ANSA
15 GENNAIO 2010
Animali: sequestro cuccioli cani e gatto in porto Ancona
Denunciato per maltrattamenti trasportatore polacco
ANCONA, 15 GEN - Una quarantina di cuccioli di cane di varie razze ha evitato la via dello smercio clandestino grazie all'intervento del Corpo forestale dello Stato, della Dogana e della Guardia di finanza di Ancona. Gli animali erano su un furgone con targa polacca, in procinto di imbarcarsi per la Grecia, bloccato in porto. I cuccioli, che hanno tra le 4 e le 10 settimane di vita, e un gatto persiano di due anni erano chiusi in 22 gabbie in plastica. Il trasportatore, un polacco residente in Grecia, e' stato denunciato per maltrattamento, falso ideologico e falso in atti. (ANSA).
ANCONA INFORMA
15 GENNAIO 2010
Sequestrati al porto cuccioli di cani maltrattati
43 cuccioli di cane e 1 gatto provenienti dalla Polonia e diretti in Grecia
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Ancona - Una quarantina di cuccioli di varie razze, tra cui Labrador,Golden Retriever, Yorkeshire, Pincher, Bulbogg, West Hingland, Cocker, Maltese, Cane da pastore, Jack Russel ecc. - ha evitato la via dello smercio clandestino grazie all’ intervento sinergico del Corpo forestale dello Stato, Comando Provinciale e Nucleo CITES,dell’Ufficio Dogane Sezione Marittima e della Guardia di Finanza,Comando Gruppo di Ancona, che hanno intercettato nella mattinata del 14 gennaio un furgone con targa polacca in procinto di imbarco per la Grecia. Al suo interno sono stati rinvenuti 43 cuccioli di cani di età compresa tra le 4 e le 10 settimane di vita e un gatto persiano di 2 anni tutti raccolti in 22 gabbie in plastica destinate al trasporto di animali domestici.
Gli accertamenti successivi non hanno comunque consentito al personale di polizia coadiuvato dal Servizio Igiene Allevamenti e produzioni zootecniche dell’ASUR di Ancona di procedere alla identificazione di alcuno degli animali in quanto non dotati di microchip sottocutaneo e di passaporto identificativo. Le operazioni di controllo e la visita sanitaria effettuate successivamente hanno consentito la identificazione dei cuccioli mediante apposizione ad ognuno del relativo microchip sottocutaneo e assegnazione del relativo passaporto identificativo. Tutti i cuccioli sono stati affidati in custodia temporanea ad un canile in Provincia di Ancona. Il trasportatore di origine polacca e residente in Grecia è stato denunciato con l’accusa di maltrattamento, falso ideologico e falso in atti. Le indagini in corso, dovranno altresì chiarire se all’origine risulta una organizzazione dedita al traffico illegale di animali da affezione in considerazione della progressiva riduzione delle importazioni legali.
VIVERE CIVITANOVA
15 GENNAIO 2010
Ancona: sequestrati cuccioli di cane al porto, denunciato trasportatore polacco
Una quarantina di cuccioli di cane di varie razze ha evitato la via dello smercio clandestino grazie all'intervento del Corpo forestale dello Stato, della Dogana e della Guardia di finanza di Ancona. I cagnolini, che hanno tra le quattro e le dieci settimane di vita, sono stati rinvenuti chiusi in ventidue gabbie di plastica all'interno di un furgone con targa polacca che transitava nel porto di Ancona, in attesa di imbarcarsi per poter raggiungere la Grecia. La stessa sorte sarebbe toccata anche a un gatto persiano di due anni, rinchiuso in una delle gabbie.Una volta scoperto il trasportatore, un uomo di nazionalità polacca residente in Grecia, è stato denunciato per maltrattamento, falso ideologico e falso in atti.
IL RESTO DEL CARLINO
15 GENNAIO 2010
Porto, 40 cuccioli trovati su un tir "Forse destinati al mercato illegale"
Gli uomini del Corpo forestale dello Stato, della Dogana e della Guardia di finanza di Ancona hanno intercettato gli animali su un furgone. Denunciato per maltrattamento l'autista, un polacco
Ancona, 15 gennaio 2010 - Una quarantina di cuccioli di cane e un gatto persiano sono stati salvati da una brutta fine. Gli uomini del Corpo forestale dello Stato, della Dogana e della Guardia di finanza di Ancona hanno intercettato gli animali su un furgone in procinto di imbarcarsi per la Grecia.I cuccioli, che hanno tra le 4 e le 10 settimane di vita, e un gatto persiano di due anni erano chiusi in 22 gabbie in plastica. Tutti i cagnolini erano sprovvisti di microchip sottocutaneo e di passaporto identificativo. Sottoposti a visita sanitaria, i cuccioli sono poi stati affidati in custodia temporanea a un canile in provincia di Ancona.Le indagini dovranno appurare se all’origine vi sia un’organizzazione dedita al traffico illegale di animali da affezione in considerazione della progressiva riduzione delle importazioni legali. Il trasportatore, un polacco residente in Grecia, è stato denunciato per maltrattamento, falso ideologico e falso in atti.
CORRIERE ADRIATICO
15 GENNAIO 2010
Contestate sevizie a 171 animali Scatta il processo per i cani maltrattati
Macerata E’ finita sul banco degli imputati la polacca Niedwiedzka Katarizina, 42 anni, gestrice del canile “Casa del cane Sara” di Macerata. Secondo l’accusa, sostenuta dal pubblico ministero onorario Francesca D’Arienzo, la donna avrebbe detenuto nella struttura 171 cani in condizioni tali da procurare loro lesioni e sevizie insopportabili. Gli stessi animali, sempre secondo l’accusa, sarebbero stati tenuti in box di ridotte dimensioni e non coperti. Contestata anche la non idoneità del materiale in cui erano state realizzate le recinzioni.
IL RESTO DEL CARLINO
15 GENNAIO 2010
L'imputata si difende gli animalisti chiedono il risarcimento dei danni morali
Maltrattamenti nella "Pensione Sara", accusata la titolare del canile
Macerata - Finisce sotto processo la titolare del canile "Pensione Sara" in contrada Fontezucca (vicino al Palavirtus) Katarzyna Niedzwiedzdka, che gestisce la struttura, è accusata di maltrattamento ai danni di 160 animali, ospitati nel canile; i tetti in lamiera, gli spazi angusti, le gabbie ricavate su un terreno in discesa non sarebbero conformi a quanto prevede la legge e a quanto indica l'etologia secondo il sostituto procuratore Andrea De Feis, che l'ha rinviata a giudizio. Ieri, davanti al giudice Iannielli, si sarebbe dovuta tenere la prima udienza. Ma l'avvocato Damiano De Minicis, che difende l'imputata con il collega Giuseppe Clementi, ha eccepito l'incompletezza dell'istruttoria, perchè la donna non è mai stata interrogata dagli inquirenti e non ha mai ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini. Gli atti dunque sono tornati alla procura, per completare tutti i passaggi procedurali. Il canile - spiega l'avvocato De Minicis - riceve controlli di Asur e Nas ogni due mesi, e ogni volta non vengono mosse contestazioni di alcun tipo perchè la struttura è perfettamente in regola. I cani sono tenuti bene e spesso vengono dati in adozione. Se fosse stata sentita, la titolare avrebbe potuto chiarire ogni aspetto della vicenda.- Cosa dunque che ora avrà modo di fare.
Di avviso completamente diverso quattro associazioni animaliste (Amici degli Animali, di Osimo, Qua la Zampa di Castelfidardo, Io non ti Abbandono di Pollenza e Anta di Civitanova) che ieri mattina in tribunale hanno annunciato la costituzione di parte civile al processo con una richiesta di risarcimento per danni morali. Furono proprio le associazioni animaliste, nell'ottobre 2008, a sollecitare un blitz del corpo forestale, accusando i gestori di tenere i cani in condizioni pessime. la struttura riceve i cani randagi di numerosi comuni dei dintorni di Macerata come Pollenza, Montecassiano, Corridonia, Monte San giusto, Porto Recanati, Urbisaglia e Treia (in passato anche di alcuni centri dell'Anconetano, che poi però hanno scelto di portare altrove i loro randagi) Per ciascun animale affidato alla struttura, i comuni pagano una retta giornaliera alla titolare. Le amministrazioni comunque saranno informate del procedimento penale in corso a carico del canile.
GAZZETTA DI REGGIO
15 GENNAIO 2010
Canile abusivo condanna e multa
BIBBIANO (RE). E’ stato condannato a dieci giorni di reclusione e al pagamento di 22.500 euro, Ermete Giaroli, il titolare dell’allevamento «Only dog» di Bibbiano. La vicenda era scoppiata nell’estate di tre anni fa, quando 350 cani vennero trovati in cattive condizioni, rinchiusi in box che risultarono non essere stati autorizzati dal Comune. Un caso che creò scalpore tra gli amanti degli animali: un cucciolo di Golden Retriver morì per le conseguenze di una patologia che, forse, non venne adeguatamente curata. La sentenza è arrivata martedì pomeriggio in tribunale a Reggio. Il pubblico ministero aveva chiesto per l’uomo una condanna a tre mesi e 15 giorni. Nella sentenza, il giudice ha derubricato il reato più grave, il maltrattamento degli animali, con l’articolo 727 del codice penale. Le cui conseguenze sono più lievi per chi le commette. L’allevatore è stato condannato anche per l’abuso edilizio: quella colata di cemento su cui erano state costruite le gabbie per i cani. Moderata soddisfazione da parte del legale della difesa, l’avvocato Marco Ferretti del Foro di Modena. «Ora però - commenta - attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza».
CORRIERE DELLA SERA
15 GENNAIO 2010
DOPO LA PIENA E il Tevere porta in mare i cani affogati Giallo sulla fine degli animali che vengono allevati sugli argini del fiume per i combattimenti o l'accattonaggio
Ilaria Sacchettoni
ROMA - Con i tronchi, la sporcizia e i detriti, alla foce, sono arrivate anche quelle: carcasse di cane. «Gonfie d’acqua e quasi irriconoscibili. Povere bestie, non potevi non farci caso, ti ci cadevano gli occhi. La corrente, in quel punto, era fortissima, saranno stati almeno dieci nodi. Uno spettacolo penoso» racconta un socio del circolo nautico «Tecnomar» di Fiumara che, sabato scorso, era di guardia ai suoi ormeggi. Gonfie e rigide come marionette, le carcasse correvano a intasare la foce assieme agli altri relitti. Cani lupo, rottweiler, pitbull, molossi in genere. Cani tenuti alla catena, di guardia alle baracche che pullulano sugli argini del fiume. Magliana, Ponte Marconi, Spinaceto e, ben prima, fra Castel Giubileo e Ponte. Mentre ancora era sospesa tra una perturbazione e l’altra, con gli argini vigilati speciali e il Tevere che smaltiva le piene dell’Aniene e quelle di Corbara, la città faceva i conti con le sue sponde più degradate. Chi abita gli argini del Tevere alleva cani come deterrente da aggressioni e incursioni vandaliche o magari lo istruisce a fare da sentinella. E poi c’è anche l’altro impiego, quello più specificamente illegale e - secondo la Lav e l’Enpa - in aumento esponenziale negli ultimi anni. «I cuccioli vengono venduti per l’attività di accattonaggio, tristemente fiorente. Anche se il Comune di Roma è stato tra i primi a sanzionare questi comportamenti come maltrattamento» ricordano dal Nirda, il Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali del Corpo Forestale. Il reparto (Nirda), guidato dal vicequestore aggiuntivo Cristina Alanzo, si occupa di maltrattamenti, abbandoni e sequestri di animali domestici e conosce bene le sponde del fiume. «Bisogna precisare che alla foce, anche durante gli ultimi episodi di maltempo, arrivano carcasse di ogni genere: nutrie, capre, gatti, cani. Sulle sponde del Tevere c’è spazio per tutti» aggiungono ancora gli investigatori del Nirda. Poi ci sarebbe il capitolo che riguarda gli allevamenti per cani da combattimento. «Vietati dalla legge, la numero 189 del 2004- ricorda per l’Enpa, Claudio Locuratolo - eppure, purtroppo, ancora molto diffusi». Il 27 agosto scorso, la polizia municipale del XVII Gruppo sgomberò dalle sponde di lungotevere Oberdan, una coppia di romeni, madre e figlio, che aveva messo su una produzione di cuccioli da elemosina: ammassati fra le suppellettili, i vigili trovarono una quindicina di piccoli labrador (poi trasferiti al canile della Muratella) ammassati tra le suppellettili di una baracca sul fiume. Anche questo raccontano le sponde del Tevere: l’esecuzione di un cane tenuto alla catena. A Ponte Marconi, una famiglia zingara che ha «ereditato» uno sfasciacarrozze abbandonato, alleva pollame e asini. La municipale è passata ad avvisare della piena nei giorni scorsi ma loro sono rimasti: «Abbiamo spostato gli asini più in alto» diceva la proprietaria di casa sabato scorso. Chissà, se eseguito in maniera capillare, un transennamento degli argini sarebbe bastato a evitare la strage.
ASYLUM
15 GENNAIO 2010
LEI LO LASCIA E LUI LE UCCIDE PER DISPETTO I CONIGLI
Quando la fidanzata ha deciso di lasciarlo, lui non ci ha più visto dalla rabbia e si è vendicato colpendo ciò a cui la ragazza teneva di più: i suoi conigli. Il 31enne li ha presi entrambi, e li ha strozzati, salvo poi colpirli con un sasso sulla testa.I protagonisti della storia sono Clifford Whitbread e Sarah Roberts, madre del loro figlio di 16 mesi. La relazione tra i due si chiude, dopo circa due anni e mezzo, lo scorso mese di settembre, per i problemi di alcol di cui soffriva il compagno. E perché lei doveva subire violenze fisiche, quando questi alzava troppo il gomito.
Inizialmente lui reagisce tentando di uccidersi. Tre giorni dopo averlo lasciato, Sarah si rende conto che, mentre lei stava dormendo, qualcuno aveva visitato il suo giardino, a Waterfoot, nel Lancashire. E là l'amara sorpresa: i conigli giacevano sul prato, completamente insanguinati. Una sua vicina di casa le ha riferito di aver visto un uomo entrare nella sua proprietà. Nel giardino, Sarah ha trovato anche la giacca dell'ex compagno, ancora sporca di sangue. Il caso è approdato adesso ad una corte di tribunale, dove il marito ha ammesso le proprie responsabilità: "Il mio cliente - ha detto l'avvocato - si è reso conto di aver sbagliato, ed è disgustato dal suo comportamento". L'uomo è stato condannato a 18 mesi di libertà vigilata, e dovrà anche prendere parte ad un corso per alcolisti.
LA NUOVA SARDEGNA
15 GENNAIO 2010
Cagnetta uccisa dal branco
Piero Garau
SASSARI. Un branco di sette cani è riuscito a entrare la notte scorsa all’interno di un deposito di bombole in via delle Conce, dove si trovava Kyda, la cagnetta di tre anni del proprietario dell’attività Daniele Cau. Un testimone ha riferito di avere visto i cani accanirsi contro di lei. Quando ha dato l’allarme, però, per Kyda non c’era più niente da fare. Dopo pochi minuti, non appena la persona che passava davanti al deposito di bombole l’ha avvisato, Daniele Cau è arrivato in via delle Conce. Sul posto sono intervenute le guardie zoofile guidate dal comandante Salvatore Sale che hanno proceduto ai rilievi del caso e stilato il verbale. Pare che ad attaccare la cagnetta sia stato il gruppetto di cani randagi che staziona abitualmente in via Padre Zirano, nei pressi della fermata degli autobus. Per entrare nel deposito avrebbero scavalcato la rete metallica. Cani dall’aria mansueta, dei quali si prendono cura alcune signore amanti degli animali che ogni giorno provvedono a portare loro il cibo. La loro presenza, però, non è particolarmente gradita dai residenti della zona. Alcuni giorni fa un uomo ha raccontato di essere aggredito dal branco e di essersi rifugiato all’interno della propria auto. Daniele Cau, comprensibilmente dispiaciuto e arrabbiato per quanto successo alla sua cagnetta, dice che «la presenza dei cani è stata segnalata a gli organi preposti, cioè al Comune e alla Asl, che hanno provveduto a dotare ciascuno di loro di un microchip. Adesso - aggiunge Daniele Cau - ho paura che possano fare del male alle persone che aspettano il pullman in via Padre Zirano».
IL CITTADINO 15 GENNAIO 2010
Cerro, l’appello di Alex: «Il mio cucciolo è sparito»
Cerro (MI) È mistero sulla scomparsa di un cane a Riozzo (MI). Il padrone dell’animale lancia l’allarme: «Temo me l’abbiano portato via». A raccontare l’intera vicenda è stato Alex Tarenzi, giovane che vive con la famiglia alla cascina Fornaci di Riozzo nel comune di Cerro al Lambro. «Una quindicina di giorni fa - ha spiegato Tarenzi - il nostro cucciolo di nome Bomber è improvvisamente scomparso». Il cane è senza collare, mentre un paio di unghie delle zampe sono nere. «Sul far della sera - ha ripreso nel racconto Tarenzi - Bomber è uscito dalla cascina per una passeggiata nelle campagne circostanti, come del resto è solito fare». Ma stavolta non ha fatto più ritorno a casa. «Il cane è piuttosto grazioso ed affettuoso - ha commentato il giovane -, per cui il rischio è che qualcuno l’abbia trovato e se lo sia portato via. Anche perché era sprovvisto del collare». Sin da subito la famiglia Tarenzi ha avviato le ricerche per ritrovare il cucciolo, a cui è piuttosto affezionata, che tuttavia sinora non hanno dato alcun tipo di esito. «Lo abbiamo cercato nelle campagne attorno a Riozzo e a Cerro - ha raccontato ancora il ragazzo -, ma ci siamo anche spinti nella zona di Melegnano. Sta di fatto che del nostro Bomber non abbiamo trovato nessuna traccia». Ecco perché in queste ore sono stati preparati decine di manifesti con la foto e una descrizione sommaria del cane, che nei prossimi giorni saranno distribuiti nell’intero Sudmilano. «Li porteremo a Cerro e a Melegnano - ha continuato Alex Tarenzi - ma anche a Dresano, Vizzolo e Carpiano». Chiunque avesse notizie sull’animale scomparso può telefonare al 333-1949451. «Se poi qualcuno se lo fosse davvero portato via - ha ribadito Tarenzi in conclusione -, è pregato vivamente di restituircelo. Perchè noi gli siamo tanti legati».Negli ultimi mesi nella vicina Melegnano si sono verificate altre vicende di questo tipo. Tra luglio ed agosto un cane è scomparso in zona Carmine, mentre di recente un episodio analogo è accaduto nella periferia ovest.
IL CENTRO L'AQUILA
15 GENNAIO 2010
CANE INVESTITO.
L'Aquila - Un cane pastore, quasi certamente padronale, due giorni fa verso le 19, è stato investito e ucciso da una macchina lungo viale della Fiamme Gialle. L’animale è morto dopo una agonia durata circa un ora e c’è il rammarico di alcune persone che sostengono di avere chiamato la Asl dell’Aquila per farlo soccorrere tramite il servizio veterinario, ma senza avere alcuna risposta.
IL GIORNALE DI VICENZA 15 GENNAIO 2010
SCHIO (VI) TRAFFICO DI UCCELLI VIVI CHIESI 28 ANNI DI CARCERE TRIBUNALE. IPOTESI DI PECULATO E RICETTAZIONE SONO 8 GLI IMPUTATI LA PENA PIU' ALTA 4 ANNI E 9 MESI PER IL POLIZIOTTO MARSILIO PER GLI ALTRI CACCIATORI INTORNO AI 2 ANNI
Schio (VI). Il traffico illecito di anelli e uccelli da richiamo vivi al roccolo Rossi al Tretto all'inizio degli anni Duemila è pacifico per il pm Severi. A sei anni dall'inchiesta "prigionieri alati" della Forestale chiede al tribunale presieduto da Maurizio Gianesini (giudici Eleonora Babudri e Dario Morsiani) la condanna degli 8 imputati a pene variabili tra 4 anni 9 mesi di reclusione per il poliziotto Maurizio Marsilio, accusato anche di peculato, e 1 anno di reclusione per il cacciatore Giampietro Gaspari, passando per i 2 anni e rotti per i presunti complici della ricettazione. Fino a 3 anni la cella è condonata.
LA PROVINCIA PAVESE
15 GENNAIO 2010
Garlasco, bracconieri all oasi
Simona Bombonato
GARLASCO (PV). Sparano alle anatre con il buio e nonostante la neve: sono due condizioni in cui vige il divieto assoluto di caccia. I bracconieri alzano il tiro attorno al bosco del Vignolo, l’oasi protetta dalla Lipu (Lega italiana protezione uccelli) alle Bozzole. E le guardie intensificano i controlli con presidi anche notturni. Un mese fa il ritrovamento di quindici trappole per cinghiali. «Cerchiamo volontari - è l’appello del responsabile dell’oasi naturalistica, Flavio Pistoja -. La caccia al cinghiale con i lacci è una barbarie, provoca la morte per soffocamento dopo una lunga agonia. I bracconieri la utilizzano in questo periodo perché il freddo mantiene la carne in condizioni migliori. Anche le anatre sono sotto tiro da chi si apposta a fine giornata sul confine del bosco, in attesa che gli animali escano dall’area protetta per spostarsi verso la campagna aperta». La denuncia di Pistoja dà la misura del fenomeno. La caccia è aperta fino al 31 gennaio. Non è consentita però dopo il tramonto e se nevica. Di anatre ferite o impallinate da bracconieri che, a fine giornata, ne aspettano le micro migrazioni verso le risaie se ne trovano sempre. «Sentiamo gli spari ogni sera - dice Pistoja -. Il periodo critico è proprio questo». I controlli sono appannaggio delle guardie della Provincia, del Parco del Ticino e dell’Atc 2 Dorno. Ma servirebbero più uomini per potenziare il servizio. L’allarme è scattato a inizio dicembre, dopo il ritrovamento di una quindicina di lacci utilizzati per la caccia al cinghiale. Lacci metallici che funzionano come cappi, vietati in modo tassativo. Gli animali, anche cani e selvatici, restano intrappolati e soffocano dopo ore di sofferenze. «I bracconieri agiscono con la complicità di alcuni macellai e ristoratori - denuncia Pistoja -. Un cinghiale produce dagli 80 ai 100 chili di carne. Dietro a questi episodi c’è un mercato nero complesso e ramificato, che ignora anche le regole igienico-sanitarie cui devono rispondere le carni destinate al consumo umano».
VDA
15 GENNAIO 2010
ANIMALI: 16 CAVIE ABBANDONATE TRA AOSTA E POLLEIN
AOSTA - Sono ospitate al canile-gattile regionale di Saint-Christophe le 16 cavie (più comunemente chiamate porcellini d'India) che sono state abbandonate all'inizio dell'anno ad Aosta e dintorni.
Si tratta di piccoli roditori, alcuni in attesa di partorire, che ora sono in buone condizioni di salute. Dodici esemplari sono stati trovati in uno scatolone nella zona di Saint-Martin-de-Corleans, mentre gli altri quattro sono stati abbandonati nel bagno del parcheggio dell'ipermercato Carrefour di Pollein.
SICILIA ONLINE
15 GENNAIO 2010
PALERMO: GDF INTERCETTA TRAFFICO ANIMALI IMBALSAMATI IN AEROPORTO
PALERMO (ITALPRESS) - La Guardia di finanza in servizio nell'aeroporto Falcone Borsellino di Palermo ha bloccato un traffico di animali imbalsamati, appartenenti a specie protette dalla Convenzione di Washington. Le fiamme gialle hanno intercettato sei urne contenenti rarissimi esemplari di cuccioli di squalo della specie "Selachimorpha" e 5 teste di coccodrillo della famiglia "alligator mississippiensis", specie in via di estinzione in sud America, che stavano per essere importate nel nostro Paese. Ad insospettire i militari, impegnati nei controlli dei passeggeri sbarcati dal volo proveniente da Miami via Fiumicino e' stato l'atteggiamento tenuto da tre studenti palermitani trentenni, che hanno tentato rapidamente e nervosamente di attraversare gli spazi doganali. Adesso dovranno pagare sanzioni fino a 6200 euro ciascuno.
HERCOLE.IT
15 GENNAIO 2010
Fauna esotica protetta, importazione illegale bloccata all'aeroporto di Palermo
Palermo - I militari del comando provinciale della guardia di finanza in servizio presso l’aeroporto “Falcone-Borsellino”, in collaborazione con la locale sezione doganale e il corpo forestale dello Stato, hanno rintracciato ed impedito un’ illecita importazione di animali imbalsamati, tutelati dalla Convenzione Internazionale di Washington, che regolamenta il commercio, in termini di esportazione, importazione, transito, trasbordo o detenzione a qualunque scopo, di talune specie protette di fauna e flora minacciate di estinzione, nei 130 Paesi che hanno aderito all’accordo.In particolare, si è tentato di importare sei urne contenenti rarissimi esemplari di cuccioli di squalo della specie “Selachimorpha” e cinque teste di coccodrillo della famiglia “alligator mississippiensis”, specie in via di estinzione del sud America.
LA NUOVA SARDEGNA
15 GENNAIO 2010
Mattatoio pronto a riaprire per la terza volta in 30 anni
DORGALI (NU). Dovrebbe, e qui il condizionale è più che mai d’obbligo, aprire i battenti fra qualche mese il mattatoio comunale di Dorgali. Questa volta potrebbe essere la volta buona. Una ditta non locale si è fatta avanti e vuole prendere in gestione la struttura che non appena messi a punto gli ultimi dettagli sarà all’avanguardia. Una bella notizia per il paese che finalmente potrà disporre di un mattatoi degno di tal nome a cui fare riferimento in molte occasioni senza essere costretti alla macellazione clandestina che tra l’altro è vietata dalla legge. In attesa che la struttura possa iniziare l’attività l’assessorato all’Agricoltura ha stanziato 30 mila euro per mettere in sicurezza i locali che di recente erano stati presi di mira dai ladri. Gli attuali amministratori, come del resto hanno fatto tutti quelli che si sono alternati negli ultimi anni, stanno facendo di tutto per avviare all’attività la struttura nata trent’anni fa e mai entrata in funzione a pieno ritmo come avrebbe meritato un’opera pubblica dove negli anni si è speso un mare di quattrini per renderla operativa. Attualmente sono in atto i bandi per l’acquisto dei materiali e attrezzature mancanti per l’avvio all’attività. Ultimato questo passaggio si darà il via alla nuova gestione da parte della ditta che si è resa disponibile. Nessuno si sbilancia ma i tempi sono già abbastanza stretti ed è più che probabile che per il periodo pasquale il mattatoio sia già in funzione, e sarebbe la terza volta. Dopo un lungo lavoro per la messa a norma voluto dall’allora assessore Ignazio Loi, aveva aperto i battenti nell’aprile 2005. Un mattatoio con tanto di bollo Cee a capacità di macellazione illimitata. Una struttura all’avanguardia che può essere punto di riferimento non solo per gli allevatori di Dorgali ma anche per molti centri limitrofi vista la carenza di strutture per la macellazione in regola. La struttura è nata negli anni Settanta e ha conosciuto mille traversie senza essere stata mai utilizzata al meglio delle sue potenzialità. Capacità che con l’attuale ammodernamento sono cresciute in maniera esponenziale e oggi la linea ovini può consentire la macellazione dai 2 ai 300 agnelli l’ora. Cifra importante anche nelle linea riservata agli ovini dove c’è la possibilità di macellare circa 35 vitelli l’ora. Una volta che aprirà, chiunque potrà portare un animale alla macellazione in un luogo sicuro dal punto di vista sanitario e in regola.
Animalieanimali 15 GENNAIO 2010
DECINE DI BOVINI STIPATI IN TIR, DENUNCIA ENPA
Decine di bovini, stipati ne rimorchio di un TIR proveniente dall'Ungheria e diretto in Francia, sono rimasti per ore in frazione Barcheto di Imperia, senza poter bere, mangiare o muoversi; la Protezione Animali savonese chiede l'intervento urgente degli organi di vigilanza per procedere contro i responsabili per il reato di maltrattamento di animali.
PANORAMA
15 GENNAIO 2010
FINTI MACELLAI E IL DISPIACERE DELLA CARNE: LA MAPPA ITALIANA
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Centinaia e centinia di carcasse scarnificate. Come sul set di un film dell’orrore. Invece era tutto reale: i teschi e gli scheletri di pecore, capre, bovini e bufale mescolati al pellame e alle interiora, spuntavano ovunque.
La campagna intorno a Caivano, paesino della periferia nord di Napoli, era stata scelta da alcuni macellai abusivi come discarica a cielo aperto per la loro attività illecità. Ogni giorno caricavano sul furgone o sul trattore le parti del bestiame che non riuscivano a vendere, né sul mercato legale delle carni né su quello clandestino, e le abbandonavano un po’ nel canale Regio Lagno che collega la zona industriale del capoluogo partenopeo a Caserta, un po’ nel campo adiacente: diecimila metri di terra interamente ricoperti di ossa. Così, giorno dopo giorno, insieme ai resti sono aumentati i cattivi odori, le mosche, i gatti e i cani affamati.E la carne degli animali che fine ha fatto? Ha trovato posto nei banchi delle macellerie, in alcuni ristoranti della città e anche in qualche supermercato. I carabinieri del Nas di Napoli hanno scoperto e sequestrato, nei primi giorni di gennaio 2010, una villetta e alcune stanze di un altro edificio trasformate in laboratorio dove i titolari macellavano abusivamente centinaia di capi di bestiame, in particolare pecore e capre. Ovviamente, senza nessun rispetto per le norme igenico-sanitarie e men che meno per la conservazione della carne. Molto presunibilmente, quindi, le bistecche,le costine e i cosciotti sono finiti, per alcuni mesi, nei piatti degli napoletani. Com’e stato possibile? Facile: i finti macellai falsificavano i timbri sanitari. E, con gli attestati di controlli in realtà mai effettuati dalle Asl, le carni macellate abusivamente entravo nel circuito legale della vendita. E non che fosse la prima volta. I Nas avevano già sequestrato, qualche settimana prima, gli stessi locali ma i macellai abusivi, sprezzanti del divieto, avevano rotto i sigilli e coperto il provvedimento dell’Autorità giudiziaria affisso al portone d’ingresso con un sacco dell’immondizia.Ma il caso del capoluogo campano non è il solo. In poche settimane sono state denunciate, dal Sud al Nord della Penisola, dai carabinieri per la Tutela della Salute 11 macellai abusivi, sequestrati 7 impianti di macellazione e ritirate dal mercato oltre 12 tonnellate di carne lavorata abusivamente. A Brescia l’attività illegale veniva svolta in un garage tra scooter, biciclette e attrezzi per il bricolage. Assieme ai martelli, chiodi e cacciaviti c’erano anche i coltellacci e i tavoli dove venivano lavorate le carni. Volatili in particolare. I macellai abusivi lombardi ne confezionavano di tutte le specie. Proibite e non. I Nas ne hanno sequestrate solo all’interno del garage oltre 3 tonnellate potenzialmente pericolose per la salute dei consumatori.Dalla Lombardia al Veneto. In Provincia di Treviso, il business era la macellazione illegale dei conigli. I titolari di un’azienda agricola si erano “reinventati” macellai e avevano creato in una stanza adiacente alla stalla, un vero e proprio laboratorio per la lavorazione delle carni (e non solo quelle dei conigli): peccato che non avesse nessun requisito sanitario. Durante le perquisizioni sono spuntati da armadi e frigoriferi anche diversi quintali di insaccati e volatili.Tornando al Sud, i casi di Catanzaro, Potenza e Salerno. In Calabria sono state messe sosttosequestro 11 tonnellate di salame, mortadella e specialità locali. Le carni, che stavano per entrare nel circuito legale di norcinerie e della ristorazione, erano conservate in un deposito di materie prime utilizzate per la produzione di insaccati che non possedeva nessuna licenza e neppure ambienti idonei alla lavorazione degli animali. Stessa sorte per le carni macellate in condizioni igenico-sanitarie e strutturali precarie, in uno stabilimento di Potenza.A Scafati, in provincia di Salerno, invece la Guardia di Finanza ha scovato quattro macellai abusivi che si erano improvvisati anche esperti importatori: acquistavano capi vivi di bestiame dalla Germania, Belgio e Austria che una volta giunti in Italia veninano macellati clandestinamente in capannoni disseminati nelle campagne campane e “piazzati” nel settore del commercio all’ingrosso. In pochi mesi gli pseudo-macellai sono riusciti a guadagnare “in nero” oltre 90 milioni di euro ed ad evadere 17 milioni di euro di Iva e 78 milioni di base imponibile Irap.D’altronde la macellazione abusiva e il contrabbando delle carni è un mercato davvero redditizio. Solamente nei dodici mesi del 2009, stando ai dati del Nas, sono stati sequestrati 305 mila chilogrammi di carne per un valore di oltre 35 milioni e 174 mila euro. Nel corso delle 4.726 ispezioni effettuate lo scorso anno, sono state riscontrate 1.298 infrazioni di carattere penale e chiusi 251 stabilimenti di macellazione, molti dei quali abusivi. Neppure il settore della lavorazione degli insaccati è immune da abusivismo o irregolarità nel confezionamento del prodotto: 4, 1 tonnellate di salumi e insaccati sono stati distrutti perché tossici o mal conservati. Dieci in totale gli stabilimenti sequestrati.
ALTRE FOTO
http://blog.panorama.it/italia/2010/01/15/finti-macellai-e-i-dispiaceri-della-carne-la-mappa-italiana-degli/
VIRGILIO NOTIZIE
15 GENNAIO 2010
Sicilia/ Macelli clandestini, Martini: Bene Nas, stop a Far West Plauso sottosegretario all'operazione in una struttura di Palermo
Soddisfazione è stata espressa dal sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, a seguito dell'operazione del Nas in una struttura di Palermo utilizzata illegalmente come laboratorio di sezionamento e ricovero di cavalli, dove sono stati sequestrati alcuni quintali di carne e recuperati sette equini. "Esprimo - dice la Martini in una nota - grande soddisfazione per l'operazione in Sicilia, regione che ancora una volta si distingue per situazioni di illegalità". "E' giunto il momento di porre fine a questo vero e proprio 'Far West' che mette a repentaglio la salute delle persone e costituisce una vera barbarie nei confronti degli animali. Auspico che i servizi veterinari territorialmente competenti e le istituzioni nel loro complesso, con coraggio e senso di responsabilità, riprendano il controllo della situazione intervenendo fattivamente per ripristinare uno stato di diritto nel rispetto della normativa vigente, a tutela sia dei cittadini per quanto attiene la sicurezza alimentare che del benessere degli animali".
HELP CONSUMATORI
15 GENNAIO 2010
SALUTE. Sicilia, Nas sequestrano carne macellata illegalmente
Palermo - Nel corso dell'operazione in una struttura di Palermo utilizzata illegalmente quale laboratorio di sezionamento e ricovero di equini, i Nas hanno rinvenuto 7 cavalli tutti sprovvisti di documentazione identificativa e verosimilmente destinati alla macellazione e sono stati sequestrati circa 100 kg. di carne proveniente dalla macellazione clandestina di un puledro oltre ad attrezzature e utensili vari per la macellazione di animali e ad una pistola munita di silenziatore, con conseguente arresto del responsabile. Soddisfatta il Sottosegretario Francesca Martini: "Ancora una volta la Sicilia si distingue per situazioni di illegalità. E' giunto il momento di porre fine a questo vero e proprio Far West che mette a repentaglio la salute delle persone e costituisce una vera barbarie nei confronti degli animali. Auspico che i servizi veterinari territorialmente competenti e le istituzioni nel loro complesso, con coraggio e senso di responsabilità, riprendano il controllo della situazione intervenendo fattivamente per ripristinare uno stato di diritto nel rispetto della normativa vigente, a tutela sia dei cittadini per quanto attiene la sicurezza alimentare che del benessere degli animali."2010 - redattore: VC
AUDIO NEWS
15 GENNAIO 2010
Scoperto un macello equino clandestino
Palermo - Scoperta a Palermo una stalla in cui venivano macellati clandestinamente dei cavalli. I carabinieri hanno trovato nella struttura sei equini di razza, alcuni in cattivo stato di salute, ed i resti di un animale appena abbattuto. Arrestato il proprietario della stalla, un 34enne.
LA TRIBUNA DI TREVISO
15 GENNAIO 2010
Macello fuori norma, il Nas mette i sigilli
Giuseppina Piovesana
MOTTA DI LIVENZA (TV). Ispezione del Nas in un’azienda agricola di Motta, con annesso allevamento di conigli e una struttura per la macellazione. I carabinieri dei Nas di Treviso hanno sequestrato una parte dello stabilimento abusivamente destinato alle attività di macellazione dei conigli e di altri volatili. L’operazione di controllo è scattata prima di Natale, in un allevamento avicolo di Motta di Livenza. I carabinieri del Nas di Treviso, dopo un’ispezione eseguita presso l’azienda agricola, avevano sequestrato una parte dell’allevamento e delle zone dello stabilimento abusivamente destinate alle macellazioni dei conigli. I carabinieri del Nas hanno sequestrato anche diversi quintali di insaccati, conigli e altri volatili che erano stati macellati in una struttura che non aveva i necessari requisiti igienico-sanitari. Il sindaco di Motta Paolo Speranzon, ha di conseguenza emesso un’ordinanza di convalida del sequestro delle carni macellate che era stato effettuato dal Nas, oltre che dei locali di macellazione. «Una questione burocratica - spiega il sindaco di Motta di Livenza - tutto si è risolto con la richiesta e la concessione di regolari autorizzazioni. La sospensione delle attività di macellazione è durata soltanto alcuni giorni, poi tutto è rientrato, già durante le feste natalizie. L’autorizzazione per la macellazione è stata concessa giusto in tempo per far riprendere le attività della ditta. Un’attività importante, sia per i produttori, per gli allevatori, sia per tutta la filiera, e le persone che vi lavorano. In questi tempi è importante pensare alla salvaguardia del lavoro. Per quanto riguarda invece la sanzione, credo che i titolari l’abbiamo contestata», conclude il sindaco di Motta di Livenza. Nell’impianto di allevamento e di macellazione, le richieste e le autorizzazioni che la ditta aveva in suo possesso, riguardavano la macellazione dei conigli dell’allevamento, invece, sembra che nella struttura, in prossimità delle feste natalizie, fossero stati macellati anche dei volatili: polli, anatre, capponi. Il sopralluogo dei carabinieri del Nas, ha portato in evidenza che nell’azienda oltre che ai conigli si procedeva anche alla macellazione di altri animali, per questo è scattato il provvedimento di sequestro di una parte dello stabilimento dove avveniva la macellazione. Oltre a questo sono stati sequestrati anche diversi quintali di carni già lavorate ed insaccate. Ma il sindaco di Motta, pur nel rispetto dei provvedimenti del Nas, precisa: «Nulla di grave, soltanto una questione burocratica riguardante dei permessi e delle autorizzazioni. Tutto è rientrato in pochi giorni, dopo la richiesta e la concessione delle autorizzazioni. La ditta ha riperso il suo normale lavoro già da qualche settimana». I titolari hanno anche contestato le sanzioni inflitte. A Motta di Livenza, in consiglio comunale era stato discusso il regolamento di polizia rurale, per regolare le attività di allevamento in zona agricola, le emissioni di polveri e di odori e per sanzionare chi accende fuochi impropri nei dintorni delle abitazioni e nei campi.
TRANI WEB
15 GENNAIO 2010
Stop alla carne di cavallo: un putiferio
Unimpresa Bat scrive al Ministro Zaia
Addio alla carne di cavallo a tavola. E' quanto potrebbe accadere se diventerà realtà una proposta di legge per vietare la macellazione degli equini. La proposta di legge, firmata dalla vicepresidente della Commissione Cultura della Camera, Paola Frassinetti, ha trovato due sponsor eccellenti: il sottosegretario alla Salute Francesca Martini e il ministro alle Politiche Agricole Luca Zaia. Sull'argomento registriamo l'intervento di Unimpresa BAT: «Apprendiamo di una proposta di legge che vorrebbe abolire la macellazione della carne di cavallo ma non la vendita né il consumo. Invitiamo il Ministro Zaia a venire nella nostra provincia e assaporare bontà che egli nemmeno immagina, tutte a base di carne equina. E’ curioso il fatto che si vorrebbe vietare la macellazione, lasciandone libera la possibilità di consumo e vendita. Che significa? Dovremmo invitare tutte le nostre macellerie equine a rifornirsi di carne, magari congelata e preconfezionata sottovuoto, proveniente dalle industrie del Nord che, magari, le importano dai Paesi Esteri?
Dov’è la politica a sostegno della qualità dei nostri prodotti freschi e del Sud Italia, ove maggiore è il consumo di tale prodotto? Caro Ministro, pensi al Parmigiano Reggiano e al Grana Padano e lasci stare la carne di cavallo, animale a noi tutti tanto caro come i buoi e i capretti che tanto vi piacciono al Nord. Non susciti un’inutile rivoluzione perché qui da noi la gente stenta a campare. Toglieteci tutto... ma non la carne di cavallo». La classifica italiana nel consumo della carne di cavallo vede al primo posto la Puglia, con il 32%; segue la Lombardia che è al 14,3%, il Piemonte al 10,8%, l’Emilia Romagna al 9,2%, il Veneto al 7,6% e il Lazio al 5,5%. In media ogni italiano consuma un chilogrammo all’anno di carne di cavallo, e la percentuale è in continuo calo.
http://www.federfauna.org/News/news.php?id=2509
FEDERFAUNA
15 GENNAIO 2010
IL BUSINESS DEI SEQUESTRI DI ANIMALI...
Un vero e proprio racket mascherato da "tutela del benessere animale". I fatti risalgono allo scorso novembre e si riferiscono ad un sequestro di uccelli promosso e condotto, in alta Italia, da una nota associazione animalista, nei confronti di un commerciante. Gli animali, sequestrati perche' ritenuti "di provenienza illecita", nonostante il detentore avesse mostrato tutta la documentazione relativa all'acquisto, sarebbero poi stati "liberati". Motivo: sempre a detta degli animalisti, per "naturale insofferenza degli animali a permanere nella gabbietta". Gli stessi animali pero', sarebbero invece stati trovati in vendita, poco tempo dopo, in un altro esercizio commerciale sempre del nord Italia. Vista la gravita' dei fatti che hanno generato diversi procedimenti penali attualmente in corso, FederFauna non e' ancora possesso di ulteriori particolari che, non appena possibile, verranno resi pubblici. A difesa del commerciante e' stato chiamato l'avvocato Massimiliano Bacillieri di Bologna che, in una nota, sottolinea che l'intera vicenda sara' oggetto di attente valutazioni di carattere processuale e procedurale, con particolare riguardo ai poteri e alle facolta' concesse dalla legge a tutti coloro che si fregiano del titolo di guardie particolari giurate o di guardie volontarie di associazioni animaliste. E pensare, che se passasse il Ddl che tanto vuole la Martini, gli animalisti potrebbero percepire anche dei soldi per "mantenere" gli animali, oltre ai soldi delle sanzioni inflitte sempre a chi il sequestro aveva subito. Sara' sicuramente un caso, ma fa pensare, il fatto che ieri, quasi contemporaneamente, sui media sono comparse due notizie: una riportava del sequestro di 186 bovini di razza piemontese (animale che dimostra una buona adattabilita' ai climi piu' diversi e che risponde bene sia nell'allevamento stallino, sia in quello brado o semibrado), perche' "esposti al gelo e alle intemperie" e del loro allevatore, naturalmente accusato di maltrattamento; l'altra, sulla macellazione clandestina, in particolare di bovini "sottratti" alle aziende agricole, che e' particolarmente pericolosa anche per la salute dei cittadini, perche' priva delle necessarie garanzie sanitarie.
LA NUOVA SARDEGNA
15 GENNAIO 2010
Affidamento diretto, la ricetta contro il randagismo
OLBIA. La lotta al randagismo non è persa. La battaglia è dura da vincere, ma chi è in prima linea da una vita non vuol sentir parlare di sconfitta annunciata. Anche durante le feste di Natale e l’estate, cioè i periodi dell’anno in cui gli abbandoni dei cani aumentano in maniera vertiginosa. I momenti in cui i padroni si dimenticano dei loro piccoli amici a quattro zampe. Ne sa qualcosa Elisa Magnanensi, la responsabile dell’Arpa, la lega autonoma anti randagismo e protezione ambientale. «Mi occupo di cani da oltre 25 anni - spiega -. Da sempre in prima linea, superando anche vicende amare e difficili, sono ancora oggi più che mai convinta che questo problema sociale non abbia possibilità di soluzione definitiva in quanto è sempre in fieri, ma allo stesso tempo è indispensabile un controllo costante con strategie mirate per impedirne il dilagare». Strategie che, secondo la paladina dei cani, già collaudate da decenni e rapportate ai tempi attuali, si potranno rivelare ancora una volta la medicina più efficace per combattere il randagismo. «Innanzitutto - spiega Elisa Magnanensi - è fondamentale un collegamento costante con le scuole, il modo migliore per diffondere quella rivoluzione culturale che ha permesso la tutela degli animali attraverso leggi dello Stato. Seconda cosa, non meno importante, la sostituzione dei tanti e brutali metodi per sbarazzarsi degli animali indesiderati con la sterilizzazione, che deve essere effettuata non solo alle femmine ma anche ai maschi, per evitarne l’esubero». Ma la grande novità della lega presieduta dalla Magnanensi è l’affidamento diretto degli animali ai richiedenti. «Si tratta di soggetti già sensibili al problema e soprattutto responsabili. Attraverso una scheda l’associazione stabilisce le regole che riguardano cibo, salute e spazi adeguati, a cui l’adottante deve attenersi. Tutto sotto il controllo dell’associazione. Inoltre, salvo rare eccezioni, evitiamo trasferimenti all’esterno del nostro territorio, perché altrimenti non c’è nessuna certezza di poter verificare il buon fine dell’adozione. La deportazione è da impedire anche per il fatto che lo Stato eroga a Regioni e Comuni sovvenzioni per occuparsi del problema nel territorio».
CORRIERE DELLA SERA
15 GENNAIO 2010
A pergine Valsugana, in provincia di Trento
Coltivava marijuana, ma per le galline
Denunciato un contadino di 82 anni. Il legale: non è un appassionato di droghe, si tratta di una vecchia usanza
TRENTO - Coltivava marijuana nel suo orto, ma era destinata alle galline. Si è difeso così un contadino di 82 anni di Pergine Valsugana (Trento), denunciato e finito sotto processo. La difesa vuole dimostrare che l'anziano non è un appassionato di sostanze stupefacenti e che «coltivava le piante per dare da mangiare alle galline», usando la cannabis sativa (canapa), come si faceva una volta nelle valli trentine, sia come fibra al posto del cotone, sia come antiparassitario biologico, sia come mangime per gli animali da cortile.
DISCIPLINA RIGIDA - Il caso - sottolinea il quotidiano L'Adige che riporta la notizia - è problematico dal punto di vista penale perché vi è una rigida disciplina in materia, che non distingue tra chi coltiva cannabis per usi legati all'assunzione di stupefacenti e chi lo fa per motivi analoghi a quelli del contadino trentino o per scopi scientifici. A denunciare la presenza sospetta della pianta illegale coltivata vicino a insalata e pomodori è stato un vicino, che ha segnalato il caso alla Guardia di Finanza: dopo il sopralluogo il fatto è stato segnalato all'autorità giudiziaria.
L'UNIONE SARDA
15 GENNAIO 2010
Nello stagno a pesca con la varechina Bracconieri usano candeggina nei canali È una pratica diffusa. Non sono pochi quelli che pescano con le bilance e le reti e senza autorizzazione. «Facciamo qualche chilo di lissa e carina , quando va bene. Nulla di più», raccontava ieri mattina un anziano pescatore che non nasconde di esercitare il mestiere senza permesso. «Piccoli pesci per noi stessi per la nostra famiglia. Quando si usa la candeggina accade ben altro, si inquina e si fanno danni gravi».
ANDREA PIRAS
La varechina usata dai pescatori di frodo per catturare muggini e spigole. Una pratica diffusa che sta scatenando le proteste dei regolari.I predatori della notte si sono rifatti vivi nello stagno di Capoterra, in quei canali lungo la dorsale consortile del Casic e le vasche della Contivecchi. Pochi litri di varechina e il gioco è fatto. Muggini e spigole, soffocati dal veleno, salgono a galla e lì, sulla superficie dell'acqua, restano. Annaspando per qualche minuto prima di morire. Bottino sin troppo facile per i bracconieri della zona umida che senza scrupoli scelgono le scorciatoie per far strage di pesci. Basta un coppo per rastrellare chili e chili di ottimo pesce. In barba alle leggi, alle regole. Infischiandosene del fatto che a breve distanza, in su Staineddu e bidda , come i capoterresi chiamano il loro stagno, lavorano i pescatori regolari, i soci della cooperativa Su Castiau che gestisce questo piccolo paradiso.Irregolari e abusivi, di fatto, che rubano lavoro e denaro a chi sta tentando di far rinascere le peschiere del passato, quando in tanti operavano tra la laguna di Santa Gilla e i “vasconi” naturali oggi confinanti con le saline.Li conoscono eccome, i pescatori che svuotano le taniche nei canali più stretti dove i cefali si radunano. Si conoscono tutti tra di loro. Regolari e pescatori di frodo. E si rispettano. Ma il dito è puntato contro i pochi che non solo prelevano dallo stagno muggini, spigole, orate e altro ben di Dio. Contro gli avvelenatori dell'acqua che non rispettano quel patto non scritto di non belligeranza.«Ce n'erano davvero tanti di muggini a galla, l'altra mattina. La maggior parte se la sono portata via, raccolta dopo averla soffocata con la candeggina. Ma all'alba di carcasse imprigionate tra la vegetazione delle sponde e gli impianti che separano i canali se ne vedevano ancora. Corpi destinati a imputridire nell'acqua o ad essere catturati dagli uccelli acquatici. Quando perdono l'odore del veleno. A cui si aggiunge una vera montagna di novellame ucciso senza alcuna ragione, senza motivo.Intanto alla cooperativa Su Castiau chiedono interventi seri per liberare gli scarichi a mare delle acque del rio Santa Lucia. «Lo stiamo dicendo da tempo, dopo l'ultima alluvione sono rimaste ancora canne, tronchi, copertoni e altro materiale trascinato dal fiume che sta rappresentando un serio pericolo», spiega il presidente della coop, Gianni Loddo. «Se l'acqua non riesce a defluire, magari quando le piogge sono abbondanti e il fiume ingrossa, sono guai per le abitazioni che si affacciano sullo stagno. Ma come sempre dobbiamo assistere a vergognosi ritardi. La bonifica va fatta adesso, subito. Non quando i problemi diventano emergenza». All'altezza dei Maramura, insomma, dopo i lavori di rafforzamento del ponte che sulla statale Sulcitana danneggiato dall'alluvione del 22 ottobre 2008 e realizzati dall'Anas, c'è ancora un tappo di frasche e tronchi. Che va raccolto. Ora, in questi giorni di pioggia intensa. «Pulitelo quel canale, non solo per un problema di tipo ambientale e per l'equilibrio idrosalino tra la zona umida e il mare. Pulitelo per evitare impedire che accada l'irreparabile».
IL GAZZETTINO DI TREVISO
15 GENNAIO 2010
AVVISTAMENTO Fotografato da una coppia Quel capriolo bianco nei boschi del Montello
Maura Bertanzon
Provincia di Treviso - Due cuori, una casetta e un cerbiatto. Bianco come la neve. Sicuramente un po’ magico. A incontrarlo, tre anni fa, tra i boschi del Montello, sono stati Simone Piazza e la sua compagna Emanuela Stefani. Lo hanno intravisto tra gli arbusti, mentre era con altri due esemplari, ma dal manto comune. Unico scricciolo dal pelo candido a risaltare tra la terra bruna e il rosso del tramonto. “Era novembre. Gli animali non erano infastiditi dalla nostra presenza. Così sono riuscito ad avvicinarmi per fotografarlo”, racconta Simone, 36 anni, insegnante elementare ed educatore, ancora stupito quando ripensa a quell’incontro.E il cerbiatto, che di comune aveva ben poco, ha cambiato per incanto il destino dei due giovani. “Ci è sembrato un segno. In quel periodo eravamo insieme da poco ma stavamo cercando casa. Ne avevamo appena vista una a Venegazzù, molto carina. Ma eravamo dubbiosi. Così abbiamo infilato la prima presa del Montello per una passeggiata. E lo abbiamo avvistato. È stato un incontro troppo speciale. Per noi è stato un segno”, aggiunge il giovane.Insieme ad Emanuela, che lavora nel sociale, si sono trasferiti in quella che oggi è la loro “Casetta”. Con la C maiuscola, perché ne hanno fatto un’associazione. O meglio un porto di mare, fatto di amici con cui discutere e realizzare progetti di cultura, arte e natura. “Siamo aperti a tutti. Ai nostri amici sudamericani dell’associazione VillaMaga (http://blog.libero.it/VillamagaItalia), come al progetto per un musical sulla carta internazionale dei diritti dell’infanzia, finanziato dal Csv di Treviso”, spiega Simone. Tutto grazie all’incontro con il Bambi color neve.
NEW NOTIZIE
15 GENNAIO 2010
Incredibile Turchia: pecora da alla luce agnello con il volto umano
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Sembra assurdo ma in realtà è una notizia trasmessa dalla Cnn, prima rete televisiva americana, e pubblicata sul sito del Daily Telegraph. In Turchia, in un villaggio vicino non lontano la città di Izmir, una pecora ha dato alla luce un piccolo agnello aiutata dal veterinario Erhan Elibol che ha effettuato un taglio cesareoMper aiutare l’agnello a nascere, ma quest’ultimo è rimasto letteralmente shockato dal primo impatto con l’animale. Era infatti evidente come il muso del quadrupede riprendesse pienamente le fattezze di un volto umano.“Ho già visto mutazioni con mucche e pecore prima. Ho visto un vitello con un occhio solo , un vitello con due teste, uno con cinque zampe. Ma quando ho visto questo non potevo credere ai miei occhi.” – spi ega il giovane veterinario che successivamente ha sottolineato come le uniche caratteristiche umane dell’animale fossero naso occhi e bocca mentre le orecchie sarebbero quelle comuni a tutte le pecore.La notizia si è sparsa in lungo e in largo e tra i veterinari non c’è un parere comune. Molti sostengono che questa rarissima mutazione sia avvenuta a causa del foraggio somministrato all’animale colpevole di venire addizionato di troppa vitamina A .Anche in passato si rilevano casi simili,come nel settembre del 2009 in Zimbabwe, ma questo li supera di gran lunga tutti, inspiegabile infatti è al momento la semi-totalità della somiglianza.L.B.
LA ZAMPA.IT
15 GENNAIO 2010
Gb, servono standard più severi per la salute dei cani di razza
La relazione segue un documentario denuncia della Bbc nel 2008
LONDRA - Gli scienziati britannici chiedono standard più severi per ridurre i problemi di salute dei cani col pedigree. Il biologo Patrick Bateson ha spiegato che alcuni cani soffrono di deformità e altre malattie, a causa della ricerca degli allevatori di creare il cane perfetto.
In una relazione l’esperto britannico chiede standard più severi per regolamentare le azioni degli allevatori e una migliore educazione in tutta l’industria per ridurre il problema. La relazione di Bateson è stata redatta dopo che un’indagine del 2008 della Bbc denunciò che i processi di procreazione erano concentrati sui principi di bellezza, invece che sulla salute dell’animale, il che portava ad alte percentuali di deformità e malattie genetiche tra i cani di razza pura. Il documentario dell’emittente di Stato britannica portò alla chiusura del programma Crufts, il più grande spettacolo di cani nel paese. Anche gli sponsor ritirarono il loro sostegno. Secondo Bateson l’accoppiamento tra consanguinei rende il cane meno forte e più predisposto alle malattie.
BIG HUNTER
15 GENNAIO 2010
Siena: il Tar annulla disposizioni di caccia a daino e caprioli di un anno fa
Siena - Il Tar di Firenze ha accolto il ricorso della Lav ed annullato definitivamente il provvedimento approvato dalla Provincia di Siena nel febbraio del 2008, con il quale si autorizzava il prelievo di daini e caprioli. Si tratta solo dell'atto formale che chiude una vecchia questione, che ha il suo centro nella mancata comunicazione di un numero preciso dei capi da abbattere. Il Tar già al momento dell'approvazione aveva infatti sospeso immediatamente il provvedimento e confermato la decisione nella successiva udienza dell'11 marzo 2008. Dalla sentenza dello scorso 5 gennaio si evince che la Provincia di Siena in quell'occasione ha palesemente violato la legge 157. In una nota diffusa dalla LAV, si legge che: "la sentenza del TAR di Firenze indica, senza ombra di dubbio, che la gestione della fauna selvatica deve sottostare alle indicazioni previste dalla normativa nazionale, quella normativa che molte amministrazioni provinciali tendono ad aggirare alla ricerca di facili consensi all'interno del mondo venatorio”. La Lav ne trae spunto anche per una polemica dai toni politici : “soprattutto nei periodi che precedono i confronti elettorali, la fauna selvatica viene purtroppo utilizzata come “moneta di scambio” da parte di candidati senza scrupoli. Accattivarsi le simpatie dei cacciatori con promesse di deregulation normativa, garantisce un buon numero di voti che gli stessi cacciatori, ignari di essere semplici pedine in un gioco più grande di loro stessi, incautamente affidano ai loro politici di riferimento. A farne le spese, come al solito, sono coloro che non si possono difendere, che non hanno voce in capitolo: le migliaia di animali selvatici che vengono uccisi grazie alla connivenza di alcune amministrazioni provinciali".Secondo Massimo Vitturi, responsabile del settore caccia e fauna selvatica della Lav la sentenza è :“uno stop chiaro e inequivocabile alle tante aperture nei confronti del mondo venatorio, volute dallo stesso presidente regionale Martini che lo scorso anno organizzò un convegno sulla caccia ad Arezzo, nel corso del quale i cacciatori proposero la loro “soluzione finale” al problema dei danni causati dagli animali selvatici all'agricoltura”.
AGI
15 GENNAIO 2010
ANIMALI: AL PARCO D'ABRUZZO CONVEGNO INTERNAZIONALE SU UNGULATI
Pescasseroli (L'Aquila) - E' previsto per la primavera del 2012 e vi parteciperanno circa 200 esperti, studiosi e ricercatori da tutto il mondo. Si tratta del Sesto Convegno Mondiale sugli Ungulati di Montagna (6th World Congress on Mountain Ungulates), che il Parco organizzera' in collaborazione con il "Caprinae Specialist Group" dell'IUCN.
IL PICCOLO
15 GENNAIO 2010
Nuova incursione dei lupi in Carso Sbranate due capre e una pecora
di CLAUDIO ERNÈ
TRIESTE I lupi sono ritornati e hanno sbranato due capre e una pecora nello stesso recinto di Basovizza già meta alla fine di dicembre di una loro scorreria. Le carcasse dilaniate sono state scoperte ieri nella tarda mattinata ma l’incursione del branco risale alla notte precedente. Lo dicono le abitudini dei lupi, ma lo dice soprattutto la temperatura già bassa dei tre animali uccisi, misurata ieri all’inizio del sopralluogo effettuato dai guardacaccia della Provincia e dai Forestali regionali. Anche in questa incursione i lupi hanno superato tranquillamente i fili del recinto elettrificato che corrono attorno al pascolo, posto a lato della strada che da Basovizza porta a Lipizza. Dal punto in cui giacevano a terra le carcasse alla linea di confine, la distanza non supera i cento metri. Il branco di lupi è ritornato a uccidere perché ha capito che in quel pascolo è facile sfamarsi. Nessun cane da pastore sorveglia infatti le capre e le pecore. Non ci sono guardiani che proteggono l’ovile e il terreno circostante, pieno di arbusti e cespugli, consente una facile mimetizzazione. Una adiacente dolina con i fianchi poco scoscesi costituisce un punto di appoggio per l’agguato. Poi ai lupi non resta che attendere il momento propizio per agire. A confermare che l’incursione è stata ”firmata” dallo dallo stesso branco che aveva già ucciso a dicembre una capra e quattro pecore, sono le misure delle impronte lasciata dai denti dei lupi. Coincidono perfettamente con quelle di due settimane fa. Ma c’è di più. Ieri i forestali regionali e i guardacaccia della polizia ambientale della Provincia hanno ricuperato alcuni ciuffi di pelo che serviranno per approfondire la conoscenza del branco attraverso il Dna. Nessun escremento è stato invece trovato. I lupi anche l’altra notte hanno dilaniato quasi completamente una capra. Poi ne hanno ucciso una seconda solo in parte mangiata e infine una terza pecora. Nessuno degli altri esemplari dei due greggi che vivono a poca distanza l’uno dall’altro, è stato ferito dal branco e ieri nel primissimo pomeriggio capre e pecore brucavano tranquille la magra erba invernale a una trentina di metri dalle carcasse e dai forestali. Ora è evidente che i lupi ritorneranno prima o poi a colpire spinti dalla fame. Sanno che tra Lipizza e Basovizza è sempre disponibile un «supermercato» della carne con grandi disponibilità di scelta. Questo «punto» di approvvigionamento non è protetto nè da cani, nè da efficienti recinti elettrificati. I lupi fino dalla prima incursione hanno individuato nei cancelli il punto debole, perché non sono elettrificati. Passano di lì e si trovano di fronte al banchetto, al pasto. Non c’è che l’imbarazzo della scelta tra un esemplare e l’altro tra le capre col pelo color marrone e le pecore quasi bianche. Ora i gestori del pascolo e delle greggi si trovano di fronte a un problema non previsto: quello di proteggere adeguatamente i loro animali da nuove incursioni dei lupi. Potrebbero chiudere di notte le pecore e le capre all’interno di uno stavolo o di un qualunque edificio. La protezione sarebbe totale. Oppure agire come fanno da anni i pastori che circondano le proprie bestie con recinti elettrificati ad alta efficienza, temuti dai lupi. Ma i branchi hanno già adottato le adeguate contromisure. Un esemplare si getta a gran carriera verso il recinto, le pecore si sbandano e fuggono nella direzione opposta, fino a lambire i fili con la corrente. Lì altri lupi sono appostati e le aggrediscono. Anche per questo motivo ora le greggi più numerose sono circondate dai fili di due reti elettriche concentriche. Qualcuno per precauzione e sicurezza ne ha allestito anche una terza.
IL PICCOLO TRIESTE
15 GENNAIO 2010
Lupi pronti a colpire ancora Reti inclinate di 45 gradi per fermare i nuovi assalti
di CLAUDIO ERNÈ
«Sono proprio lupi». Da ieri è confermato che le pecore e le capre sbranate a Basovizza nelle ultime due settimane sono state vittime di un branco di lupi. Il sì ufficiale è venuto da una riunione cui hanno partecipato tra gli altri i forestali della Regione, il professor Stefano Filacorda del Dipartimento di Scienze animali dell’Università di Udine, le guardie venatorie della Provincia e un ricercatore che da anni monitora i flussi dei branchi di lupi presenti in Slovenia. Del resto fin dalla scoperta delle prime carcasse di ovini, a pochi metri dalla strada che collega Basovizza a Lipizza, la tesi di una azione cruenta di un branco di lupi aveva preso il sopravvento su quella della responsabilità di un gruppo di cani rinselvatichiti. La distanza tra i canini misurata nella carne delle carcasse, le modalità dell’attacco, i morsi che hanno interessato solo l’area compresa tra la gola e guancia delle pecore e delle capre, schiacciando la regione seno-carotidea, hanno dimostrato la presenza di questi predatori sul Carso triestino. Va aggiunto che nessun altro esemplare appartenente ai due greggi è stato ferito negli attacchi. I cani al contrario lo avrebbero fatto - hanno spiegato gli esperti - mordendo altre capre e altre pecore alle zampe. Ora che la presenza dei lupi è accertata ufficialmente, devono essere individuate le contromisure idonee a proteggere capre e pecore da altri attacchi. Secondo gli esperti tra una incursione e l’altra nello stesso pascolo non passano quasi mai più di quindici giorni. In queste due settimane la probabilità del secondo attacco è massima e a Basovizza si è effettivamente ripetuta. In totale sono state sbranate cinque pecore e tre capre. È altrettanto certo che in un uguale lasso di tempo i lupi ritorneranno nello stesso pascolo, che ai loro occhi appare come una dispensa o un frigorifero strapieno e facilmente raggiungibile senza correre rischi. Vanno adottate dunque misure di prevenzione e di dissuasione. Le reti antilupo devono essere fissate profondamente nel terreno e inclinando di 45 gradi verso l’esterno il margine superiore del recinto. In questo modo i salti degli aggressori vengono resi più difficili. Anche le reti elettrificate sono efficaci ma non assicurano una protezione del 100 per cento. Lo dimostrano proprio le incursioni effettuate a Bosovizza dove i lupi hanno capito che i cancelli del pascolo non erano elettrificati e sono passati attraverso questi varchi lasciati dall’uomo. In altre occasioni il branco si è suddiviso i ruoli. Un lupo ha effettuato una incursione dimostrativa che ha però indotto gli ovini a rifugiarsi all’estermità opposta del recinto dove altri lupi, erano in agguato per fare bottino. Anche recinti doppi sono stati superati perché i lupi dopo un primo sbandamento determinato dalla nuova, inaspettata situazione, imparano e scavano il terreno sotto le reti, si appiattiscono, si infiltrano, specie se spinti dalla fame. Un effetto dissuasivo viene esercitato anche da fonti di rumore poste accanto ai recinti. Ma dopo qualche tempo anche la loro efficacia si riduce fino ad annullarsi. I cani al contrario rappresentano un’ottima difesa attiva e ne serve almeno uno ogni cinquanta capre o pecore. Ma i cani devono essere addestrati alla difesa, costano in termini di mantenimento forse anche più dei danni economici che il lupo può provocare. Talvolta possono attaccare i passanti e gli escursionisti che si avvicinano al recinto e agli animali. Va infine aggiunto che oggi un branco è composto mediamente da quattro individui. Una coppia con due cuccioloni occupa mediamente una superficie minima di 120-140 chilometri quadrati in cui altri esemplari della stessa specie non sono ammessi. La presenza non influisce sulla densità di ungulati selvatici, ma li seleziona secondo il loro stato di salute. Nel mirino dei lupi soprattutto caprioli e cinghiali, oggi tra le prede più ambite dai fucili degli umani.
ANMVI OGGI
15 GENNAIO 2010
CONTRAFFATTO IL 3-5% DEI FARMACI ZOOTECNICI
La lotta alla contraffazione dei medicinali è alla base dell'accordo siglato a dicembre da Federchimica e il Comando dei Carabinieri per la Tutela della Salute, che coordina l'attività dei N.A.S., Nuclei Antisofisticazioni e Sanità. E' la prima volta che un Comando dell'Arma sigla un accordo con un'associazione confindustriale.I dati diffusi da Federchimica indicano che i casi di contraffazione affliggono anche il settore dei prodotti per la salute animale: il fenomeno ad oggi non è in attenuazione, e interessa circa il 3-5% delle specialità farmaceutiche per animali produttori di derrate alimentari. Altre forme di "illegalità", quali il mercato nero o le eccessive e ripetute preparazioni galeniche allestite in farmacia, coprono di fatto la contraffazione nel suo significato letterale.Secondo i dati Oms la contraffazione riguarda gli antibiotici (28%), gli ormoni (18%), gli antiallergici (8%) e gli antimalarici (7%). E, se nei Paesi occidentali le confezioni contraffatte non superano l'1% dei prodotti, in Africa, Asia e America Latina si attestano fra il 30 e il 50%. I prodotti che si trovano più facilmente sono quelli che hanno l'etichetta con informazioni ingannevoli sul contenuto e sull'origine del prodotto stesso.Dal 1 gennaio un sito web dell'ISS informa i cittadini sui rischi legati all'acquisto di farmaci attraverso canali non autorizzati. L'iniziativa dell'Istituto superiore di Sanita' punta a informare il cittadino sull'entita' e diffusione dei farmaci contraffatti e sui rischi per la salute, scoraggiando dall'acquisto tramite le farmacie online o altri canali non garantiti. Riconoscere un farmaco contraffatto non è facile. Bisogna osservare attentamente le scatole: spesso ci sono errori di ortografia sulle confezioni e sui foglietti illustrativi, colori alterati rispetto all'originale, fialette e compresse dalle dimensioni irregolari, sono gli indizi che ci aiutano a scoprire un farmaco fasullo. Proprio per aiutare il cittadino a evitare raggiri, su IMPACT Italia sono stati inseriti due sportelli online aperti al pubblico: uno per segnalare casi, anche solo sospetti, di farmaci contraffatti con i quali il cittadino possa essere entrato in contatto (sportello 'Segnalazioni'), l'altro per porre quesiti specifici sul problema della contraffazione farmaceutica (sportello L'esperto risponde). Le segnalazioni relative al rinvenimento di un farmaco contraffatto e le domande dei cittadini sono gestite attraverso un network collaborativo sviluppato dall'Unità Informatica del Dipartimento del Farmaco. Questa piattaforma consente l'interconnessione delle istituzioni governative che partecipano alle attività di IMPACT Italia e la loro cooperazione online attraverso lo scambio in tempo reale di informazioni.
SOCIAL POST
15 GENNAIO 2010
BROOKLYN: MUORE A 104 ANNI JOE ROLLINO, L'UOMO PIU' FORTE DEL MONDO
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E’ morto oggi alla bella età di 104 Joe Rollino, pioniere del Body Building, conosciuto negli anni ‘20 e ‘30 come l‘uomo più forte del mondo e ricordato come ‘l’ultimo degli strongmen di Coney Island’.Nato a Coney Island da una famiglia italo americana nel 1905, Rollino ha cominciato ad allenarsi con i pesi negli anni ’20. Durante il suo show, all’interno del Festival di Coney Island, ha stupito centinaia di spettatori esibendosi nel sollevamento di 200 kg con la sola forza dei denti, di 280 kg con un solo dito, e addirittura nel sollevamento di 1.420 kg, ovviamente solo di pochi centimetri da terra.Al termine della carriera ‘agonistica’ ha lavorato come scaricatore di porto (ottenendo anche una particina in ‘Fronte del Porto’ con Marlon Brando) e combattuto nella Seconda Guerra Mondiale, durante la quale è stato più volte decorato. Una volta spenti i riflettori, ha condotto una vita riservata, concedendosi pochissime uscite pubbliche. Durante una delle rarissime interviste, concessa nel 2008, ha dichiarato che il segreto della sua forma fisica e longevità derivava dalla predisposizione naturale (“Sono nato forte”) ed alla sua vita integerrima: allenamento quotidiano, niente fumo né alcool e dieta strettamente vegetariana.Rollino è stato travolto da un minivan a Brooklyn mentre attraversava le strisce pedonali, riportando varie fratture. La morte è sopravvenuta poche ore dopo il trasporto all’ospedale. Una fine veramente poco epica per chi come lui era stato soprannominato ‘l’eroe degli eroi’.
BIG HUNTER
15 GENNAIO 2010
BigHunter Giovani: Emanuele Castelli “è grazie ai cacciatori più anziani che siamo così forti e preparati”
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Ha solo 22 anni ma le idee già chiarissime e la testa sulle spalle. Studia medicina veterinaria all'Università degli Studi di Milano e da settembre a gennaio dedica il suo tempo libero alla caccia. Nei restanti mesi, come molti coetanei si diverte ad uscire con gli amici, porta a spasso il suo labrador di 10 anni, naviga su internet e ogni tanto spara al piattello per tenersi allenato.A qualcuno suonerà strano che un giovane cacciatore voglia intraprendere la carriera veterinaria. Tutto sta nel dare il giusto valore ad ogni cosa. Come spiega lo stesso Emanuele “la caccia è contemplazione delle meraviglie della natura soprattutto degli animali” – scrive rispondendo alla nostra curiosità -. "Chi ritiene che la caccia sia inconciliabile con l'amore per gli animali selvatici non ha capito cosa significa amare veramente gli animali". Ossia anzitutto, spiega, garantire la sicurezza della continuità vitale per ogni specie, cosa che si ottiene conoscendo e rispettando le esigenze fisiologiche ed etologiche e soprattutto l’habitat degli animali. "In quest' ottica il cacciatore profondo conoscitore della natura e degli animali, è il diretto interessato e deve diventare il vero protagonista nella difesa e gestione della natura, degli habitat e degli animali. Chi ama veramente gli animali, cacciatore o non cacciatore, non ha difficoltà a percepire tutto questo”. Proprio su questo punto Emanuele mette tutte le sue energie “ho deciso di iscrivermi alla Facoltà di Medicina Veterinaria nella speranza di poter apportate il mio piccolo contributo scientifico al mondo della caccia e degli animali selvatici”.
Nessun cacciatore in famiglia, Emanuele ha seguito una passione personale. “Un giorno – racconta - passando davanti a un'armeria, mi sono fermato ad osservare la vetrina. Vidi dei libri che parlavano di caccia e di animali. Entrai e chiesi cosa bisognava fare per poter andare a caccia. L’armiere mi presentò a un cacciatore che mi aiutò a conseguire la licenza. Questa persona mi ha trasmesso la passione per la caccia”. Tramite questa testimonianza ci dice di voler rincuorare i cacciatori più “anziani” che lo leggeranno su BigHunter: “noi giovani siamo in pochi, ma è grazie a voi che siamo forti e preparati – dice -, sapremo difendere la caccia, salvaguardare la natura e tramandare i vostri insegnamenti nel tempo”.
Emanuele è appassionato alla caccia vagante con il cane da ferma (con un bracco italiano di 11 anni), che pratica nella zona Ovest di Milano e in Lomellina, ma ogni tanto va in Toscana a caccia di cinghiali. “Penso che tutte le forme di caccia siano ugualmente appassionanti – spiega - Il mio sogno nel cassetto è avere una muta di segugi e andare a lepri e cinghiali”. Al riguardo ci racconta un'esperienza per lui importante. “Era la seconda volta in vita mia che andavo in Toscana a caccia di cinghiali. Quel giorno pioveva a dirotto e io ero l’ultima posta in fondo ad un canalone. Avvolto nella mantella e protetto da un leccio ero assorto nei miei pensieri. All’improvviso apparve una macchia scura che correva diritto verso di me lungo il canalone. Il cuore mi balzò in gola: era un grosso cinghiale. Imbracciai ed esplosi il colpo. Il cinghiale scartò bruscamente di lato, risalì verso il bosco e scomparve dalla mia vista. L’avevo padellato. Ero disperato: come avevo potuto sprecare un’occasione del genere? Alla fine della battuta arrivò il canaio. Gli mostrai il percorso seguito dal cinghiale in fuga. Egli scrutò attentamente il terreno e poi sciolse alcuni cani che iniziarono a seguire la traccia. Ci addentrammo nella macchia e dopo una ventina di metri il canaio mi disse: “l’hai preso, c’è del sangue qua!”. Dopo pochi metri trovammo il cinghiale esanime. La felicità che provai quel giorno resterà impressa per sempre dentro di me”. Emanuele, che per la caccia farebbe “qualsiasi cosa”, promette di essere pronto ad impegnarsi ovunque ce ne sia bisogno: “il cacciatore deve essere il primo responsabile della gestione del territorio e della fauna che vi dimora. Questa gestione deve essere rivolta alla conservazione ed eventualmente all’incremento di tutte, sottolineo tutte, le specie animali senza stravolgere gli equilibri naturali. La caccia deve essere misurata e ponderata affinché, come dice Mario Quadri – scrittore ed esperto di caccia e cinofilia ndr - , “ogni essere vivente possa godere del benessere con la sicurezza della continuità vitale per ogni specie”. Aderendo all'appello di BigHunter Emanuele ci fa sapere di voler creare una rete di contatti tra giovani cacciatori della sua zona e non “chi fosse interessato– scrive alla nostra redazione - può contattarmi via mail all’indirizzo [email protected]”.Qualcosa possono fare di più e meglio anche le associazioni venatorie “hanno una funzione importante – ricorda Emanuele - ovvero quella di unire i cacciatori, di organizzare e coinvolgere direttamente i cacciatori in attività di vario tipo, di promuovere la figura del cacciatore, di difendere la caccia, di promuovere l’aggiornamento culturale dei cacciatori in materia venatoria. A mio avviso bisogna ancora lavorare molto in questa direzione, soprattutto per quanto riguarda il coinvolgimento diretto dei cacciatori”.
I nostri più sinceri complimenti a questo giovane cacciatore deciso a far rispettare il valore delle tradizioni e della conservazione, preparato e sensibile alle esigenze ambientali. E' questa la nuova faccia della caccia di domani.
IL GAZZETTINO 15 GENNAIO 2010
ALLARME PER L’EPIDEMIA DI RABBIA Morde un uomo, cane in "quarantena"
CHIOGGIA (VE) – Il Dipartimento prevenzione dei Servizi veterinari ha tenuto sotto stretta vigilanza un cane di grossa taglia che nei giorni scorsi ha inspiegabilmente morso un uomo. Per fortuna i rigorosi controlli, protratti per 10 giorni, hanno scongiurato il peggio. Il malcapitato non si è, dunque, dovuto sottoporre alla profilassi antirabbica. L’animale, invece, è stato restituito alla padrona, con la raccomandazione di tenerlo a bada e di affidarne la salute al veterinario di fiducia.L’episodio ha comunque suscitato una certa apprensione perché, qualche settimana fa, la Regione ha avviato una campagna in grande stile contro la malattia, ricomparsa nella provincia di Belluno a seguito dell’evoluzione dell’epidemia che, originatasi in Slovenia, aveva già interessato il Friuli. La rabbia è trasmessa ai cani soprattutto dalle volpi, il cui numero risulta sensibilmente aumentato anche nelle campagne del Clodiense e del Cavarzerano. Oltre a raccomandare il mantenimento dell’efficacia del vaccino, mediante le pratiche suggerite, la Regione mette in guardia da qualsiasi contatto con gli animali selvatici e con qualunque esemplare sconosciuto, anche se si mostra socievole.Nelle zone a rischio la vaccinazione è obbligatoria per i cani, consigliabile per gatti e furetti. Ogni comportamento anomalo o inusuale delle bestie va segnalato al veterinario di fiducia. IL GAZZETTINO 15 GENNAIO 2010
«Rabbia, ora attenzione alle volpi» Il veterinario: i cani rischiano di essere aggrediti. Poche vaccinazioni a San Vito
San Vito (BL) - è il comune dove, in sostanza, è stato vaccinato il minor numero di cani. «Ma ciò non significa che i residenti non abbiamo compreso l'importanza di sottoporre al vaccino antirabbico le proprie bestiole - sostiene il veterinario della Ulss Maurizio Stefani - aAnzi, sicuramente avranno provveduto a farlo in largo anticipo, rispetto alla data individuata».Con Perarolo, dopo Cortina, si chiude il ciclo. Il calendario è stato stilato privilegiando le sedi di focolaio. Ma i problemi non sono finiti. Anzi. Stefani mette sull'avviso: «Attenzione alle volpi. Oramai arrivano vicino alle case e c'è il rischio che aggrediscano i cani lasciati all'esterno. Si sono verificati già alcuni episodi, come a Santo Stefano dove un cagnetto è stato sopraffatto ed è morto, nonostante l'intervento di una persona che ha cercato di allontanare la volpe a badilate, quando però era ormai troppo tardi».Stefani, che opera assieme al collega Nicola Lepore, spiega perché ha detto no alla vaccinazione di qualche gatto nella specifica occasione. «Il micio, alla vista dei cani, prende paura e scappa. Come è successo a Cibiana. Si rischia il caos e noi non siamo in grado di gestire una situazione di quel genere. Ricordo che per il gatto la vaccinazione non è obbligatoria ma consigliata. La si può effettuare in qualsiasi ambulatorio privato, A Cortina come Auronzo».
IL GAZZETTINO DI TREVISO
15 GENNAIO 2010
VACCINAZIONE Il veterinario Renzo Piccin ha scoperto che molti cani non avevano "l'identikit" L’antirabbia smaschera i furbetti Le scorte dei documenti identificativi elettronici sono così andate esaurite in poche ore
Provincia di Treviso - L'obbligo della vaccinazione contro la rabbia silvestre porta a galla un'infinità di cani privi del microchip previsto perlegge. Un problema che sta provocando interminabili code agli ambulatori dei veterinari abilitati a certificare l’identità elettronica sottocutanea degli amici a quattro zampe. In breve (da martedì) le scorte dei minuscoli apparecchi sono andate esaurite. Solo ieri l'Uls 7 ha provveduto al rifornimento. Prevedibile anche le ulteriori scorte termineranno presto, rallentando la vaccinazione antirabbica. Gli animali privi di microchip non possono infatti essere vaccinati. «Per cui - osserva il veterinario Renzo Piccin, di San Giacomo - è inutile presentarsi agli ambulatori per il vaccino perché l'antirabbica và certificata con l'indicazione del numero di schedatura del cane e del nome del proprietario. La vaccinazione ha fatto emergere un'enorme quantità di animali sprovvisti di identificazione, che dovranno essere messi in regola». È per ora impossibile conoscere il numero dei cani presenti nel territorio. Da un calcolo approssimativo le vaccinazioni sono state quasi tremila con oltre cinquecento microchip innestati. «Gli unici abilitati all’inserimento del microchip sono i veterinari», spiegano all'ambulatorio di Meschio.Per i cani non vaccinati si rischiano pesanti multe: da 2 a 9 mila euro. La mancanza del microchip equivale a 77 euro. Chi viene trovato a passeggio con il cane negli ambienti agro-silvo pastorali incorre in una multa da 3mila 100 euro. Un normativa che da fine novembre ha bloccato l'attività dei cacciatori che immediatamente hanno osservato il divieto di uscire in battuta con i cani. Intanto l'Uls 7 ha predisposto un fitto calendario per le vaccinazioni con orario unico dalle 10 alle 15, il via ieri a Nove, ogi si prosegue alle ex scuole di Longhere, sabato a Serravale sul lato nord del distretto sanitario, lunedì e martedì all'ex macello comunale, il 20-21 a Carpesica, il 22-23 alle ex Filande di S. Giacomo e il 25-26 all'ex Mafil.
TRENTINO
15 GENNAIO 2010
Allarme rabbia: che fare
di Ivana Sandri
TRENTO. Serata densa di informazioni e di emozioni, quella organizzata nei giorni scorsi, al museo Caproni a Mattarello, dall’associazione cacciatori e dalla delegazione trentina dell’Enci per parlare di rabbia. E’ giunto anche l’assessore alla salute Ugo Rossi, che ha considerato importante l’opera dei cacciatori nel monitorare il territorio. Giovanni Farina, dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, ha spiegato le modalità di trasmissione della rabbia. La saliva, ha detto, è infetta da 2 a 7 giorni prima che si manifestino i sintomi clinici, ecco perché gli animali sospetti di contagio sono tenuti sotto osservazione per 10 giorni. Alessandra Zanin, dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, ha spiegato che si tratta di una malattia letale per l’uomo, soggetta a segnalazione obbligatoria, ma molto rara e sensibile alle alte temperature (circa 60º) e ai comuni disinfettanti come alcool e tintura di iodio. Si trasmette all’uomo in 3 differenti modi: con graffio della cute, attraverso il morso con lacerazione, in conseguenza del leccamento di cute non integra o delle mucose. Alessandro Brugnoli, dell’associazione cacciatori, ha richiamato l’ordinanza provinciale che definisce i tempi della vaccinazione dei cani per mezzo di inoculazione di virus spento (dovrà essere terminata entro il 31 marzo in tutto il Trentino) e le modalità della vaccinazione per via aerea delle volpi, attraverso lo spargimento di esche contenenti il virus vivo attenuato (iniziata già alla fine del 2009). Alberto Mengon dei Servizi veterinari ha ricordato che la Provincia ha predisposto la presenza in ogni comune del servizio pubblico per provvedere alle vaccinazioni, in giorni e orari stabiliti. Ha anche sottolineato il divieto di recarsi nei boschi con i cani, seppure al guinzaglio. Dal pubblico è giunta la segnalazione della insufficiente informazione sul tema e poi sono iniziate le domande e le richieste dei cacciatori di rendere meno limitative nei loro confronti le regole di circolazione con gli animali, sia per quanto riguarda le manifestazioni e le mostre che gli addestramenti dei cani da caccia. Rossi ha invitato i cacciatori a un tavolo di concertazione. Infine, a quasi 20 anni dall’emanazione della famosa, e in Trentino mai completamente recepita, legge 281 del 1991 per la tutela degli animali, si è tornati a parlare di uccidere i gatti e i cani che girano liberi e dalla platea si sono levati applausi. E’ stato proposto l’abbattimento dei cani “randagi” (in realtà il Trentino è esente da randagismo e si tratta di cani lasciati girare liberi dai proprietari o sfuggiti al loro controllo: quanti ne verrebbero ammazzati nei giorni dopo Capodanno, quando gli animali fuggono spaventati dai botti) e l’uso di trappole per catturare i gatti da sopprimere (perché, come riferito, «infestano i boschi»). Le uniche a salvarsi sarebbero le volpi, perché si è dimostrato più valido procedere alla vaccinazione, per dare origine a una popolazione indenne, mentre la loro uccisione causerebbe un effetto “risucchio”, con il rischio di richiamare volpi infette da altre zone.
MESSAGGERO VENETO
15 GENNAIO 2010
Allerta per la tularemia
Dopo la rabbia potrebbe arrivare l’allarme “tularemia”. Sono state scoperte nel ferrarese infatti due lepri con la “tularemia”, grave patologia infettiva che può colpire per trasmissione l'uomo con un semplice contatto. L'infezione è stata diagnosticata in due lepri importate dall'Ungheria e dalla Romania. Da qui l’allerta anche in Friuli, dove potrebbero essere importate gli stessi animali provenienti sempre da Ungheria e Romania. Gli enti di tutela hanno lanciato ai cacciatori che in questo periodo sono impegnati nelle catture l'invito a prestare grande attenzione e a coloro che maneggiano lepri morte (e anche micromammiferi) a fare attenzione ed utilizzare guanti e mascherina.
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CORRIERE DELLA SERA 15 GENNAIO 2010
Ventinove suini saranno collegati ad apparecchi medici e studiati mentre muoiono Maiali sepolti vivi per un esperimento Polemica in Austria per un test sulla morte per asfissia sotto una slavina. Ma i ricercatori: così salviamo persone
MILANO - Maiali sepolti vivi sotto una slavina: un discutibile esperimento nel Tirolo austriaco dell'Ötztal, svolto dall'Istituto per la medicina d'emergenza in montagna di Bolzano, sta surriscaldando gli animi della politica e delle organizzazioni per protezione degli animali. Il test prevede di simulare la morte di una persona sotto le masse di neve. Per effettuare lo studio saranno impiegati 29 maiali. L'ESPERIMENTO - IL progetto prevede che questo gruppo di suini da macello vengano sepolti vivi sotto le masse di neve di una slavina simulata a Vent, nel Tirolo del nord. Il crudele esperimento, che ha già avuto il nulla osta dalle autorità, viene svolto dai ricercatori della clinica universitaria di Innsbruck, in Austria, con la collaborazione dell'Istituto per la medicina d'emergenza in montagna dell'Eurac di Bolzano. E' partito martedì e durerà due settimane. «Con i test speriamo di far luce sulle circostanze che portano al decesso di una persona rimasta sepolta sotto una slavina», ha spiegato alla rete austriaca Orf, Herman Brugger, dell'Istituto pubblico altoatesino di ricerche. Ogni giorno verranno impiegati dai due ai tre animali. Dapprima verranno narcotizzati per poi essere «sotterrati» sotto la neve; alcuni completamente, altri solo fino alla testa. I ricercatori documenteranno quindi minuziosamente le ultime ore di vita dei maiali che saranno collegati a speciali apparecchi medici, a cui spetterà il compito di registrare tutti i parametri durante la loro morte per asfissia. In seguito gli animali verranno estratti e campioni di tessuto spediti negli Stati Uniti per essere analizzati dagli scienziati. LA POLEMICA - Dure proteste e la richiesta di un immediato stop all'esperimento, autorizzato dalla Commissione ministeriale d'etica per gli esperimenti sugli animali in Austria, sono arrivati dagli ambienti politici e da quelli per la difesa degli animali. «Sotto la neve dovrebbero sotterrarsi i ricercatori stessi per poi far analizzare i dati dai loro colleghi», accusano le organizzazioni per la difesa dei diritti degli animali nel Paese, che senza mezzi termini parlano di «scandalo» e «inaudita barbaria». Anche la politica si distanzia dall'esperimento, mentre gruppi di attivisti annunciano cortei di protesta per bloccare l'esperimento. LA DIFESA DEI RICERCATORI - Si difendono i ricercatori: «Con questo esperimento vengono salvate vite umane». Herbert Lochs, rettore dell'università di Innsbruck, ha spiegato invece che l'esperimento ha innanzitutto lo scopo di scoprire cosa accade nell'organismo delle vittime delle slavine. «Nella situazione drammatica dopo un salvataggio i medici di pronto intervento potrebbero così giudicare meglio quali vittime hanno reali possibilità di sopravvivere - hanno sottolineato i ricercatori -, mentre i soccorritori sul posto saprebbero come comportarsi nel modo migliore». E oltretutto, «il disagio delle cavie sarebbe ridotto al minimo, di molto inferiore agli abituali metodi di macellazione».
TISCALI NOTIZIE
15 GENNAIO 2010
Maiali sepoliti vivi nella neve, la folle sperimentazione sugli animali non ha fine
OSCAR GRAZIOLI
La follia della sperimentazione sugli animali, e la conseguente trasposizione dei dati agli esseri umani, sembra non avere fine. D’altronde, come ampiamente dimostrato nel passato remoto e recente, l’enorme business che ruota attorno alla vivisezione è il primo volano di questa pratica criminale, mentre il secondo riguarda i punteggi che i ricercatori si aggiudicano attraverso pubblicazioni inutili e anzi addirittura fuorvianti.
Mentre in Europa si discute ancora, dopo anni di pressioni da parte delle associazioni animaliste, sulla data in cui finalmente terminerà l’oscena sperimentazione di rossetti, ciprie, dopobarba ecc. sugli occhi dei conigli per indovinare se poi saranno irritanti per l’uomo (la famigerata dicitura “dermatologicamente testato”), mentre, contrariamente alle aspettative, sia in Europa che in America (non parliamo dei paesi asiatici da cui non trapela nulla e quel che trapela toglie il sonno) le cavie avviate alla vivisezione pare subiscano un aumento di numero anziché una diminuzione, nella civilissima Austria si sta conducendo una sperimentazione che porterà sicuramente a risultati in grado di cambiare il destino dell’uomo.
Questa volta le cavie sono i maiali, peraltro già abituati a questo ruolo per una loro pretesa affinità con gli uomini a livello cardiaco. Naturalmente niente di più sbagliato: il cuore dei maiali, potrà anche essere anatomicamente più simile all’uomo di quello del cane, ma è “governato” da un sistema neurovegetativo completamente diverso da quello umano che rende il suo funzionamento affatto differente al punto di vista fisiologico. Non sono bastati gli esperimenti del Taser (l’arma immobilizzatrice) che sembravano deporre per un’analogia tra maiale e uomo e sono poi stati definitivamente contraddetti da studi che hanno posto in luce profonde differenze.
Ora a Vent (Austria), con l’appoggio dell’Istituto per la medicina d’emergenza in montagna di Bolzano, 29 maiali saranno sepolti vivi nella neve per studiare gli effetti di soffocamento e assideramento nell’uomo (sic). I più sfortunati saranno lasciati con la testa fuori per studiare la lenta morte per congelamento, mentre gli altri saranno sepolti nella neve artificiale dove troveranno una morte più rapida, ma non meno angosciante, per soffocamento. Dopo morti verranno prelevati tessuti per analisi istologiche che, come ho scritto, sono certo cambieranno il destino dell’uomo e il futuro di chi va a sciare: magari nel fuori pista dopo 200 avvertimenti della protezione civile sul rischio di valanghe.
Non lo so ma a me ricorda quegli “scienziati” che studiavano in quanto tempo moriva, di fame, di sete o di sonno un gatto per applicare poi le “conoscenze” all’uomo. Solo che si trattava di un secolo fa che, se non è una giustificazione, è una debole attenuante. Lascio a voi i commenti.
MONTAGNA TV
15 GENNAIO 2010
Maiali sepolti vivi per studiare le valanghe
VIENNA, Austria -- Vogliono seppellire vivi 29 maiali, per studiarli mentre muoiono per asfissia sotto la neve. Questo l'agghiacciante test iniziato nei giorni scorsi in Austria da un gruppo internazionale di istituti di ricerca per studiare meglio le morti sotto slavine e valanghe. Immediata la rivolta delle associazioni animaliste, che si sono scagliate contro l'iniziativa insieme a migliaia di persone.
L'esperimento è iniziato due giorni fa sulle nevi della valle di Ötztal, nel Tirolo Austriaco. Alcuni animali sarebbero già andati incontro al loro destino di cavie: secondo quanto riferito dai ricercatori ne verranno utilizzati due o tre al giorno. Entro 14 giorni saranno tutti morti.L'idea degli scienziati è quella di monitorare la morte per asfissia e ipotermia dei maiali, per capire meglio le dinamiche e la tempistica di sopravvivenza di chi viene travolto da una valanga. Per questo i suini, narcotizzati e sepolti alcuni completamente, altri fino al collo, verranno collegati alle macchine prima di essere seppelliti. Poi verranno monitorate tutte le loro reazioni da un computer.Gli animali, dopo morti, verranno estratti dalla neve. Alcuni loro campioni di tessuto verranno inviati negli Stati Uniti per delle analisi, insieme ai parametri registrati dal computer. Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera, l'esperimento sarebbe stato autorizzato dalla Commissione ministeriale d'etica per gli animali in Austria e organizzato dalla clinica universitaria di Innsbruck. Vi parteciperebbe anche un ente italiano, l'Istituto per la medicina d'emergenza in montagna dell'Eurac di Bolzano.
Inutile dire che l'iniziativa, definita "scandalo" e "inaudita barbarie", è stata presa di mira da tutte le associazioni animaliste che ne sono venute a conoscenza, e che ora stanno tentando di bloccare l'esperimento con ogni mezzo. A nulla sono valse le dichiarazioni dei ricercatori, che hanno sottolineato come i maiali fossero stati selezionati tra quelli destinati al macello. "Bisogna ricporrere ad un esperimento animale perchè non è possibile nessun’altra simulazione" ha detto Herman Brugger dell’Istituto per la medicina del soccorso alpino di Bolzano alla tv austriaca Orf. Ma gli amanti degli animali non ci stanno. "E' un approccio ottocentesco e fuorviante - ha risposto tagliente Michela Kuan, responsabile Lav settore Vivisezione -. L'anatomia e la fisiologia del maiale sono differenti dalla nostra specie: parametri come il diverso spessore cutaneo, rapporto tra masse grassa e magra, frequenza del battito cardiaco e distanza degli arti dal cuore, rendono i risultati inapplicabili all'uomo". Lo stesso soccorso alpino ha condannato l'esperimento, dissociandosi dalle finalità ufficiali dell'esperimento. Politici e privati hanno fatto lo stesso. E a quanto pare, sono pronte denunce e cortei di protesta.
ANSA
15 GENNAIO 2010
AUSTRIA: MAIALI-CAVIE SEPOLTI DA NEVE, TEST INTERROTTO /ANSA
(ANSA) - BOLZANO, 15 GEN - Poco dopo essere cominciati, e dopo che le immagini televisive dei porcellini morenti in mezzo alla neve avevano fatto il giro dell'Austria, sono stati interrotti, anche per le polemiche degli animalisti, alcuni esprimenti condotti in Austria per un test sulle slavine con maiali vivi, che morivano a Vent nella valle dell'Oetztal. Gli esperimenti sulle possibilita' di sopravvivenza sotto le valanghe erano condotti da un'equipe internazionale di scienziati sotto la guida della clinica universitaria di anestesia di Innsbruck, in collaborazione con l'Accademia europea Eurac di Bolzano dove sorge un centro per la Medicina d'urgenza in montagna fondato appena pochi mesi fa. Come si legge in una nota dei responsabili diffusa a Bolzano, gli esperimenti sono stati interrotti ''dato che il loro regolare svolgimento non poteva piu' essere garantito'', viste le pressioni esterne. In sostanza, erano insorti gli animalisti, non solo in Austria, ma anche in Italia dove la Lega anti-vivisezione Lav aveva fatto presente che esperimenti di questo genere, almeno in Italia sarebbero illegali. L'esperimento avrebbe dovuto durare un paio di settimane, ma pochi minuti dopo la divulgazione della notizia erano arrivate le proteste dall'Austria come dall'Alto Adige. I responsabili hanno ribadito l'importanza scientifica del loro operato, volto - hanno sottolineato - a migliorare le possibilita' di sopravvivenza di persone che fossero eventualmente travolte da valanghe. L'equipe di ricerca composta da ricercatori provenienti da Austria (Universita' di Medicina di Innsbruck), Germania (Charite' Berlin), Norvegia (Universita' di Tromsoe), Alto Adige (Accademia Europea di Bolzano) e con collaborazioni negli Stati Uniti (Mayo Clinic, Rochester) ha ora espresso il proprio rammarico ''per la scarsa attenzione riservata alla rilevanza medica e scientifica dell'esperimento''. ''Nel corso degli ultimi otto anni, abbiamo soppesato con cautela i benefici che la ricerca medica avrebbe tratto dallo studio con la sofferenza inflitta alla cavie'', hanno detto i responsabili dello studio, Hermann Brugger e Peter Paal. Benefici che si sarebbero tradotti in diminuzione del tasso di mortalita' grazie al perfezionamento delle terapie e allo sviluppo di nuove attrezzature''.(ANSA).
TRENTINO
15 GENNAIO 2010
Slavine, stop ai test con maiali narcotizzati
BOLZANO. Maiali vivi utilizzati in un esperimento sulle morti provocate dalle slavine. Il test era in programma sul versante austriaco della Ötztal ed è curato dalla facoltà di medicina di Innsbruck e dall’Istituto per la medicina di emergenza in montagna dell’Eurac, diretto da Hermann Brugger. La notizia, diffusa ieri, ha scatenato la reazione dei Verdi dell’Alto Adige e della Lav, che hanno duramente critiche l’uso di cavie animali (29 i suini destinati a morire sotto la neve) per l’esperimento in quota. Nel tardo pomeriggio di ieri il presidente del Tirolo, Anton Steixner, ha deciso, in accordo con il Ministero della ricerca, di bloccare i test. Lo stesso Steixner ha dichiarato che l’esperimento è «moralmente discutibile». «E’ un crudele e macabro esperimento, che va subito sospeso - hanno detto i Verdi - tra l’altro, nella comunità scientifica è stato sollevato più di un dubbio sull’utilità dei dati che da simili prove possono essere ricavati. E’ significativo che perfino il soccorso alpino del Tirolo abbia preso le distanze da questo esperimento». «Sono chiare a tutti, ad esclusione dei ricercatori coinvolti, le ovvie e doverose implicazioni etiche legate all’esperimento: l’approccio metodologico è invece, ottocentesco e fuorviante - commenta Michela Kuan, responsabile Lav settore Vivisezione - l’anatomia e la fisiologia del maiale, infatti, sono differenti dalla nostra specie: parametri come il diverso spessore cutaneo, rapporto tra masse grassa e magra, frequenza del battito cardiaco». «I 29 maiali selezionati per l’esperimento sono stati alloggiati in una stalla ufficialmente certificata e approvata da una commissione internazionale di esperti - ha replicato Brugger prima che arrivasse lo stop ai test - nel giorno di avvio dell’esperimento, agli animali viene somministrata una dose di narcotico e fino alla loro morte non percepiscono niente dell’ambiente circostante. Il carico sugli animali - prosegue - è quindi ridotto al minimo e molto inferiore ai metodi tradizionalmente utilizzati per la macellazione. Considerato il grande numero di vittime che le valanghe provocano nell’arco alpino e in Europa, il progetto internazionale si pone l’obiettivo di intervenire con maggiore efficacia per salvare vite umane. Visto che non è possibile simulare in laboratorio la pressione atmosferica che si riscontra in alta quota, la riproduzione della slavina offre una preziosa risposta su come intervenire con i pazienti - spiega Brugger - nessuno di noi ricercatori accetterebbe di compiere un esperimento di questo tipo, se non fosse convinto della sua utilità», ha concluso.
Comunicato stampa LAV
15/01/2010
SOSPESI ESPERIMENTI SU MAIALI NELLA NEVE. LAV: SOLO PRIMO PASSO. STATO O PROVINCIA DI BOLZANO FINANZIANO L’EURAC?
Dopo la forte posizione contraria presa dalla LAV, insieme ad associazioni animaliste austriache, esponenti politici e opinione pubblica, gli esperimenti che prevedevano l’utilizzo di 29 maiali sepolti vivi nella neve per indagare gli effetti del congelamento e morte in condizioni simili sull’uomo, sono stati sospesi. |