14 DICEMBRE  2009

IL TEMPO

14 DICEMBRE 2009

 

Misteriosa e crudele mattanza di animali padronali, acquistati legalmente e registrati

Dodici cani uccisi col veleno

San Benedetto In paese si sta costituendo un gruppo per denunciare la strage

 

Ferdinando Mercuri

 

S. BENEDETTO DEI MARSI (AQ) -  Strage di cani nell'immediata periferia del centro marruviano. Nella notte a cavallo dell'Immacolata addirittura la mattanza è stata perpetrata con ferocia indescrivibile. Una dozzina di cani sono stati uccisi barbaramente nel giro di poche ore. «Una cosa inaudita - dice l'ing. Anna Malandra - perché è stata compiuta una vera barbarie nei confronti di questi animali. Ma quello che preoccupa è che quanto è successo non è un singolo episodio, ma la mattanza va avanti da parecchio tempo». Quasi con le lacrime agli occhi la giovanissima professionista racconta di come il suo piccolo cagnolino si sia miracolosamente salvato. «Perché era nella vicinanze di un rottweiler e due cani pastori - racconta - e questi, evidentemente, non l'hanno fatto avvicinare a quello che presumibilmente era un boccone avvelenato salvandolo da sicura morte». E si fanno varie ipotesi, tra quanti ci hanno segnalato l'uccisione del proprio cane: potrebbe trattarsi di bocconi confezionati con una potente esca lumachicida pronta all'uso: insetticida per combattere le lumache, per intenderci. Diversi animali sono stati trovati ammazzati nei capannoni che si trovano a cavallo tra la circonvallazione e il fiume. Perché eliminare cani che fanno la guardia ai depositi? «Vedere un cane rantolare - dice Malandra - fa una pena indescrivibile. Si aggiunga poi il fatto che sono animali acquistati legalmente e registrati. E un rottweiler costa 700-800 euro». Sull'episodio indagano le forze dell'ordine, mentre si va costituendo un gruppo per denunciare questa strage.


ASCA
14 DICEMBRE 2009
 
ANIMALI: LAV, SEQUESTRO CUCCIOLI TRASPORTATI IN CONDIZIONI DRAMMATICHE
 
Roma - Nella notte tra il 13 e il 14 dicembre a Tarvisio (Udine), gli agenti del Corpo Forestale hanno sequestrato 38 cuccioli di cane trasportati in piena clandestinita', privi di microchip e documentazione sanitaria.Il sequestro e' avvenuto nell'ambito di un'operazione condotta in collaborazione tra Corpo Forestale regionale del Friuli Venezia Giulia, Nirda (Nucleo Investigativo Reati in Danno di Animali) del Corpo Forestale dello Stato e gli Uffici Territoriali per la Biodiversita' (UTB) del CF di Tarvisio (UD), che ha portato al fermo di tre veicoli, tutti italiani, che trasportavano cuccioli di cani e gatti, per un totale di 115 animali. Maltrattamento di animali, detenzione di animali in condizioni incompatibili e falso ideologico, i reati contestati in totale.
I 38 animali sequestrati sono stati trovati all'interno di un'auto con quattro persone a bordo, diretta nel sud Italia.
I cuccioli, appartenenti a varie razze tra cui Pincher, Barboncini, Cavalier King, Cocker, Yorkshire, Shitzu ma anche un San Bernardo, un Labrador e un Carlino, erano in condizioni drammatiche: letteralmente ammassati uno sull'altro nel bagagliaio, affamati, senza acqua e ricoperti dei propri escrementi.
74 animali (di cui 4 gatti) erano invece a bordo di un furgone proveniente dalla Polonia e adibito al trasporto di animali vivi. Al trasportatore e' stata contestata una violazione amministrativo/sanitaria per irregolarita' nella vaccinazione antirabbica, e gli animali sono stati sottoposti a vincolo sanitario a destino, per cui non potranno essere ceduti fino alla conclusione del protocollo vaccinale. Altri 3 cuccioli, all'interno di un'auto proveniente dalla Slovacchia, sono stati sequestrati per mancanza di microchip.
''L'operazione portata a termine nella notte dal personale del Corpo forestale regionale Friuli Venezia Giulia, NIRDA e UTB Tarvisio, cui va il nostro plauso, dimostra quanto sia attivo il traffico di cuccioli dall'Est Europa, incrementato a causa delle imminenti feste natalizie durante le quali molti regalano animali ai familiari, spesso ignorandone la reale provenienza - commenta Ilaria Innocenti del settore Cani e gatti della LAV.
''Ora ci auguriamo che il Disegno di Legge per la Tutela degli animali e contro il traffico dei cuccioli, approvato dalla Camera dei Deputati con 466 voti favorevoli lo scorso 25 novembre, trovi la sua rapida approvazione anche nell'Aula del Senato, fornendo a Forze di Polizia e Servizi veterinari gli strumenti per poter contrastare efficacemente il drammatico fenomeno'', conclude.

LECCE PRIMA

14 DICEMBRE 2009

 

PIPPO S'È PERSO NEI DINTORNI DI MORCIANO (LE), AIUTATEMI

Da una settimana è sparito, probabilmente si è smarrito seguendo una cagnolina in calore. Chiunque pensa di averlo visto mi chiami"

 

 

 

“Sono Serena da Morciano di Leuca, circa un anno fa, vi ho contattato per l’adozione di un volpino che era stato ridotto in fin di vita da un branco di cani randagi. Non ricevendo alcuna richiesta, ho deciso di adottare Pippo (è questo il nome del cane), anche se avevo già altri cani. Purtroppo mi rivolgo nuovamente a voi perché da una settimana è sparito, probabilmente si è smarrito seguendo una cagnolina in calore. Chiunque pensa di averlo visto mi chiami. Cellulare: 347/1805560”.

 

http://persietrovati.blogspot.com/2009/12/morciano-di-leuca-le-smarrito-cane.html


LOCALPORT

14 DICEMBRE 2009

 

Una poiana salvata dalle guardie faunistico-venatorie

 

 

Provincia di Torino - Ancora un intervento degli agenti del Servizio Tutela Fauna e Flora della Provincia di Torino per salvare un animale selvatico in difficoltà.
Nei giorni scorsi un medico veterinario con studio a Strambino ha consegnato agli agenti faunistico-venatori della Provincia un esemplare di Poiana (il nome scientifico del volatile è Buteo buteo) in evidente stato di difficoltà.L'animale era stato recuperato mentre cercava inutilmente di spiccare il volo ed è stato curato dal sanitario prima di essere affidato agli agenti provinciali, i quali, a loro volta, lo hanno consegnato al centro per il recupero della fauna selvatica “Green Heron” di Gassino (convenzionato con la Provincia) per le cure e la riabilitazione del caso. Le difficoltà dell’animale possono essere state causate dalla stanchezza dovuta ad una lunga migrazione, abbinata ad un prolungato digiuno; oppure da una forte contusione rimediata nell’impatto con un ostacolo. I volontari ed i tecnici del centro “Green Heron” contano comunque di rimettere in tempi brevi l’animale in grado di volare e di alimentarsi.


ASYLUM
14 DICEMBRE 2009
 
CERVO UBRIACO TERRORIZZA RESIDENTI CITTADINA SVEDESE
 
A quanto pare anche ai cervi piace alzare il gomito - o dovremmo dire la zampa? Peccato che quando l'alcol è troppo, gli animali diventino fin troppo aggressivi. Così, nel distretto di Södertälje, a sud di Stoccolma, un cervo ha seminato il panico. La vicenda è stata seguita dalla polizia, contattata dopo che un cervo, particolarmente rabbioso, si è scagliato contro un pedone, in pieno giorno. L'animale si stava nascondendo, e alla vista del passante, gli è saltato addosso. E non sarebbe la prima volta che commetteva un gesto del genere: "Cammina sempre da queste parti, mangia mele e si ubriaca, fino a divenire aggressivo", spiega la polizia del posto.I cervi si ubriacano mangiando mele fermentate, col risultato che possono diventare "rissosi". La decisione della polizia è stata drastica: uccidere l'animale. La vittima dell'aggressione, invece, non ha riportato ferite. Non è il primo caso del genere: già nel 2006, fece il giro del mondo la notizia che gli scolari di una scuola svedese erano diventati dei veri e propri ostaggi, terrorizzati da un cervo costantemente ubriaco.

MATTINO DI PADOVA

14 DICEMBRE 2009

 

Quella strage di animali sulla tangenziale

 

Innanzitutto mi presento: sono Rita Borella, cittadina del Comune di Cadoneghe (PD), e lavorando in zona Fiera mi servo tutti i giorni della tangenziale Sr 308 corso Irlanda tra Cadoneghe e l’uscita che sbocca alla rotonda di via Ponticello.  Scrivo per porre l’attenzione su un fatto che coinvolge migliaia di persone che, come me, utilizzano giornalmente quell’uscita, ma probabilmente nessuno ha ancora avuto il coraggio di esternarlo.  Il fatto è questo: in entrambi i sensi di marcia si possono notare sulla carreggiata i corpi di alcuni animali (prettamente lepri e/o conigli) schiacciati dai veicoli e lasciati lì a marcire finché tempo, pioggia e vento non ne fanno sparire le tracce.  I problemi che derivano da questo fatto sono molteplici, ma quello che mi preme affrontare per primo è la mattanza che viene fatta settimanalmente di queste povere bestiole. Non allego fotografie: non scrivo per attirare il gusto macabro delle persone. Essendo animali abituati a vivere all’aperto, sono per istinto portati a cercare luoghi più caldi e asciutti per passare le loro giornate (soprattutto in questi giorni di tempo piovoso), ed è altrettanto naturale che stiano sull’asfalto, il quale emana un lieve tepore causato dall’attrito tra le gomme dei veicoli e il piano stradale. Il problema è che non sanno ciò che li aspetta: la maggior parte delle volte essere investiti da un’auto o da un autocarro che sfreccia a tutta velocità per raggiungere in fretta e furia il semaforo di via San Marco.  A riguardo, giovedì 3 dicembre è stata una mattina emblematica: alle ore 7.30 ho notato con mio enorme rammarico i resti di due lepri letteralmente «spiaccicate» a pochi metri l’una dall’altra e, come se non bastasse, vi era pure un coniglietto riverso a terra, morto probabilmente a causa di una contusione (non era investito, e ovviamente tutte le auto sterzavano per evitarlo). Oltre a scatenare un’immensa pietà, questa scena spinge a una domanda: possibile che tra le migliaia di persone che passano per quel tratto non ce ne sia nemmeno una facente parte di associazioni di protezione degli animali che, vedendo questo scempio, si impietosisca e decida di fare qualcosa per queste povere bestiole?  Tralasciando per un momento la questione animale, vorrei parlare inoltre del problema sicurezza della viabilità. Se un animale attraversa improvvisamente la carreggiata, è probabile che il veicolo che si trova eventualmente nei paraggi freni o sterzi nella speranza di non investirlo (mi rifiuto di pensare a quelli che investono gli animali per divertimento), con la possibilità di causare potenziali incidenti (pochissimi infatti rispettano i limiti di velocità e le distanze di sicurezza).  Faccio inoltre presente che il medesimo problema si presenta sulla SR 515, la strada «Noalese» che va da Vigonza a Treviso passando per Santa Maria di Sala e Noale. Una mattanza ogni settimana.  Appurato che si tratta di un problema per animali e automobilisti, perchè non si fa qualcosa di concreto per trovare una soluzione? Ah già, dimentico: la burocrazia, gli appalti pubblici, il tempo e le scartoffie sprecati ogni volta per avviare una pratica, e soprattutto i fondi che non ci sono mai per delle «stupidaggini» del genere.  Spero di aver messo la pulce nell’orecchio a qualcuno, affinchè si interessi di questo «caso» e trovi presto una soluzione, visto che si parla tanto di salvaguardia dell’ambiente, di protezione animali e di miglioramenti alla viabilità ma poi in concreto non viene fatto nulla per risolvere queste problematiche tanto comuni quanto spiazzanti. Vi ringrazio per il tempo che mi avete concesso, e spero inoltre di vedere presto cantieri per lavori in corso all’uscita di via Ponticello. - Rita Borella / Cadoneghe


SIENA FREE
14 DICEMBRE 2009
 
CASOLE D'ELSA (SI), LA POLIZIA PROVINCIALE FERMA DUE BRACCONIERI NOTTURNI
Tra venerdì 11 e sabato 12 dicembre scoperte due persone lungo la strada provinciale 541 nel comune di Casole d’Elsa
.A. e M.G. le iniziali delle persone non residenti nella nostra provincia e denunciate
all’autorità giudiziaria per caccia con mezzi non consentiti
 
Casole d'Elsa (SI) - Portata a termine dalla Polizia Provinciale un’azione di repressione del bracconaggio notturno nel territorio valdelsano. Nel cuore della notte tra venerdì 11 e sabato 12 dicembre sono state fermate due persone che a bordo di un furgone percorrevano la SP 541 nel comune di Casole d’Elsa alla ricerca di prede da cacciare, presumibilmente cinghiali, daini o caprioli.
L’appostamento era iniziato in tarda serata con quattro uomini della Polizia Provinciale e cinque Guardie Volontarie dislocati in punti strategici di osservazione. Da diverse ore gli agenti erano mimetizzati nella vegetazione prossima ai campi che costeggiano la strada provinciale quando, intorno alle ore 3.30, una delle pattuglie si accorge di un veicolo che, con un potente faro ausiliario, andava illuminando lateralmente alla direzione di marcia i campi dove solitamente sostano gli animali intenti a mangiare.
Dopo una prima fase di osservazione ed un avvicinamento a fari spenti il veicolo è stato accerchiato e successivamente fermato. A bordo del furgone è stato ritrovato il  potente faro con cui il conducente illuminava campi e selvaggina mentre un'altra persona, munita di una carabina carica, completa di ottica di ingrandimento, era pronta all’azione di caccia.
Le persone fermate, C.A. e M.G. le iniziali, non residenti nella nostra provincia, ma cacciatori abituali nelle nostre zone, sono state denunciate all’autorità giudiziaria per caccia con mezzi non consentiti.

IL RIFORMISTA
14 DICEMBRE 2009
 
SIENA: LA POLIZIA PROVINCIALE FERMA DUE BRACCONIERI NOTTURNI
 
Siena - Portata a termine dalla Polizia Provinciale di Siena un'azione di repressione del bracconaggio notturno nel territorio valdelsano. Nel cuore della notte tra venerdi' e sabato scorso sono state fermate due persone che, a bordo di un furgone percorrevano la SP 541 nel comune di Casole d'Elsa alla ricerca di prede da cacciare, presumibilmente cinghiali, daini o caprioli. L'appostamento era iniziato in tarda serata con quattro uomini della Polizia Provinciale e cinque Guardie Volontarie dislocati in punti strategici di osservazione. Da diverse ore gli agenti erano mimetizzati nella vegetazione prossima ai campi che costeggiano la strada provinciale quando, intorno alle ore 3.30, una delle pattuglie si accorge di un veicolo che, con un potente faro ausiliario, andava illuminando lateralmente alla direzione di marcia i campi dove solitamente sostano gli animali intenti a mangiare. Il veicolo viene poi accerchiato e fermato dopo una prima fase di osservazione ed un avvicinamento a fari spenti. A bordo del furgone viene subito ritrovato il potente faro con cui il conducente illuminava campi e selvaggina mentre un'altra persona, munita di una carabina carica, completa di ottica di ingrandimento, era pronta all'azione di caccia. Le persone fermate, C.A. e M.G. le iniziali, residenti fuori dalla provincia di Siena, ma cacciatori abituali nelle zone del Senese, sono state denunciate all'autorita' giudiziaria per caccia con mezzi non consentiti.

E-GAZETTE
14 DICEMBRE 2009
 
Animali - Sequestrate 165 tartarughe rare a Crotone
 
Crotone – Centosessantacinque esemplari di tartarughe, appartenenti alla specie delle Testuggini di Hermann, sono stati sequestrati dagli agenti del Corpo forestale dello Stato di Santa Severina e Petilia Policastro nei pressi del santuario Madonna della Pietà, in località Griffi del Comune di Rocca di Neto (Crotone). Gli animali, appartenenti a una specie protetta dalla Convenzione internazionale di Washington perché a rischio estinzione, sono stati scoperti dagli agenti nel corso di alcuni controlli all’interno di una grotta. Gli animali erano in cattivo stato di salute e privi di alimentazione, in attesa, secondo gli investigatori della Forestale, di essere immessi sul mercato illegale. Considerate le precarie condizioni di salute, i forestali hanno provveduto a prestare alle testuggini le cure necessarie e le hanno poi liberate nel loro habitat naturale per poter garantire agli animali le condizioni di vita precedenti alla cattura. Già nei mesi scorsi il personale forestale locale aveva effettuato nella zona di Rocca di Neto altri sequestri di tartarughe destinate al mercato nero.
La Forestale, leggiamo in un comunicato, “ricordando che ogni attività commerciale che interessi le tartarughe è disciplinata dalle normative della Cites e dalle leggi nazionali di riferimento, così come previsto dalla Convenzione internazionale di Washington, invita i cittadini a segnalare eventuali illeciti riguardanti le specie protette al numero di emergenza ambientale 1515”.

VIRGILIO NOTIZIE
14 DICEMBRE 2009
 
Animali/ Roma, American circus all'Eur: No del municipio
Risoluzione condanna "condizioni degli animali nei circhi"
 
L'American circus non si esibirà all'Eur per Natale. Lo ha deciso il municipio XII di Roma, con una mozione votata all'unanimità che nega l'autorizzazione a piantare il tendone. E' il secondo stop in due settimane. In un primo tempo, infatti, il gruppo circense aveva chiesto il via libera per piazzale Clodio, ma non lo aveva ottenuto. Il municipio XVII lo aveva negato, spiegando che nell'area sono presenti troppi cantieri. Sulla vicenda era intervenuto lo stesso sindaco, Gianni Alemanno, proponendo uno spazio all'Eur. Ma il XII non ne ha voluto sapere, e oggi ha formalizzato il suo no. Gli spettacoli con animali, fa sapere l'amministrazione, non sono bene accetti all'Eur. In municipio, infatti, è passata all'unanimità una mozione che nega l'autorizzazione. "Si tratta - spiegano Andrea Santoro e Matilde Spadaro, consiglieri municipali rispettivamente del Partito democratico e della Sinistra Arcobaleno - di un atto che va nella direzione del rispetto di una risoluzione votata dalla circoscrizione XII nel 1996. Questa risoluzione prevedeva, come premessa, proprio la condanna delle condizioni alle quali sono sottoposti gli animali nei circhi e la volontà di non concedere aree nel territorio alle manifestazioni circensi che utilizzano animali nei loro spettacoli. Siamo soddisfatti di questo ripensamento della maggioranza - proseguono i due esponenti politici - per questo motivo riteniamo che l'atto di oggi sia il primo passo verso un documento che vieti autorizzazioni di circhi che usano animali sul nostro territorio e nella città di Roma. E' ora che si inizi a capire che le responsabilità che la politica ha, le mantiene intatte anche verso gli animali".

ASCA

14 DICEMBRE 2009

 

NATALE: ENPA, NO AL CUCCIOLO COME REGALO SOTTO L'ALBERO

 

Roma - Appello della Protezione Animali savonese a non regalare animali come ''sorpresa'' di Natale.E' bene prendere con se' un animale o regalarlo per Natale - avverte l'ente - solo dopo avere accertato l'effettiva disponibilita' ad accudirlo per tutta la vita. Ogni anno infatti, dopo le feste, si verificano casi di rifiuto o rinuncia a tenerli, soprattutto da parte di chi li ha ricevuti senza preavviso.A chi volesse accogliere un nuovo amico, l'ENPA savonese consiglia di evitare animali esotici e scegliere cani o gatti e, se di razza, rivolgendosi ad allevatori seri ed affidabili; ma soprattutto di adottare un cane adulto di un canile, come quello dell'associazione a Cadibona, dove 80 cani, come recita un appello natalizio, attendono una nuova famiglia.Inoltre, l'ENPA segnala autentiche truffe su internet, che si intensificano durante le feste natalizie, con inserzioni web che offrono animali in vendita o addirittura in adozione per toccare il cuore dei navigatori; attenzione pero': spesso e' un raggiro che riguarda non solo cani e gatti ma anche scimpanze', scimmie cappuccine, pappagalli.Di solito le inserzioni riguardano animali che si trovano all'estero e sono pubblicate da venditori stranieri (spesso risiedono in un Paese africano) su siti web italiani di piccoli annunci commerciali come adoos.it o bakeca.it. Le proposte di vendita o di adozione sono scritte in italiano stentato, frutto di traduzioni improvvisate: gia' questo elemento dovrebbe essere una spia d'allarme circa la scarsa affidabilita' del venditore. Le comunicazioni si svolgono prevalentemente via mail: al primo contatto il venditore fornisce tutte le informazioni relative all'animale (eta', vaccinazioni, abitudini alimentari, e cosi' via). Per rendere piu' credibile il raggiro, l'inserzionista invia una nutrita documentazione fotografica e chiede garanzie circa l'effettiva capacita' della nuova famiglia di accudire l'animale. Ma subito dopo chiede il pagamento anticipato di una somma compresa tra 100 e 300 euro a copertura delle spese di spedizione dell'animale; ovviamente senza l'anticipo la trattativa non avanti. Infine, l'amara sorpresa: pagato l'anticipo, l'acquirente o l'adottante arriva in aeroporto dove nessun aeroplano consegnera' mai alcun animale.


ANSA AMBIENTE
14 DICEMBRE 2009
 
ANIMALI: NATALE; AIDAA, SOTTO ALBERO 12.000 CANI E 3.000 GATTI
 
ROMA - Un cagnolino dentro un cartone colorato, con i buchi sul coperchio (per farlo respirare) oppure un gattino avvolto dentro un batuffolo di lana: regali da trovare sotto l'albero per cui tanti bambini (e non solo) impazzirebbero. Ma adottare un animale domestico è una bella responsabilità, per questo è una scelta da valutare bene. E, al di là della consapevolezza delle scelte, a Natale 2009, secondo l'Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente), le adozioni ''responsabili'' (con un mese di prova, per essere sicuri della scelta) di cani e gatti aumenteranno del 35% nei 100 canili monitorati sparsi su tutto il territorio nazionale (in aumento del 35% rispetto allo scorso anno): i cani che avranno una nuova famiglia saranno 12.000 mentre i gatti 3.000. Un dato significativo che dovrebbe portare, riferisce l'associazione, a ''una ulteriore sostanziare riduzione del rischio di abbandono degli animali nella prossima estate'' in calo secondo ''le previsioni degli esperti di almeno il 25%'' rispetto al 2009, ''portando di fatto la soglia di abbandono degli animali a meno 70% rispetto al dato dei tre anni precedenti''. Ecco le razze di cane più adottate: per oltre il 60% sono cani meticci di piccola e media taglia, in aumento i cani di razza (pastori-labrador-dalmata e cocker), diminuiscono le adozioni di cani di grossa taglia molti dei quali appartenenti alle 17 razze della ex lista dei cani pericolosi, di cui invece aumentano gli abbandoni. Tra i gatti, i più adottati sono gli europei, seguiti dai (quelli che sembrano) persiani e dai gatti neri. ''La situazione - dice Lorenzo Croce, presidente di Aidaa - è sicuramente in forte miglioramento rispetto allo scorso anno, una situazione che ci permette di fare una previsione ottimistica per quanto riguarda la conseguente diminuzione di abbandoni dei cani per la prossima estate''. La situazione dell'adozione responsabile va meglio al centro-nord, ma al sud è in alcuni casi peggiorata.

NUOVO SOLDO
14 DICEMBRE 2009

POESIA

 
 
Ehi….parlo a te !!!GUARDAMI !!!!! prova a sentire ciò che io sento…… freddo, fame…, rabbia, paura, dolore… gelo…dentro e fuori di me..
Qualcuno mi ha insegnato a strisciare vicino al muro… per non
farmi vedere, per essere nascosto…..per non essere torturato… per non
essere imprigionato….. ma sono qui…..prigioniero…Qualcuno mi ha
insegnato a diventare invisibile…. per non patire il tempo sempre uguale
che scorre qui…in prigione…. Sono qui, per colpe che non conosco…..
Sono qui…..recluso, umiliato, offeso, torturato, piagato.. per colpe
che non ho commesso… Sono qui…dove la solitudine è sempre la mia
compagna…. Qui sentirò il mio ultimo respiro… Qui ascolterò
l’ultimo battito del mio cuore…. Ehi, dico a te…
GUARDAMI……Guardami…………….ti
prego.. incontra i miei occhi…………, accendili….. Si,
uomo………..DICO A TE !!! Portami via……….e saremo salvi…
ENTRAMBI…… (autore ignoto)

IL MESSAGGERO
14 DICEMBRE 2009
 
Il cane è il miglior amico dell’uomo. Ma perché, l’opossum che vi ha fatto?
 
ANTONELLO DOSE
e MARCO PRESTA
 
Il cane è il miglior amico dell’uomo. Ma perché, l’opossum che vi ha fatto? Secondo ciò che emerge da un sondaggio dell’Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente) sulle discriminazioni di cui sono vittime le specie animali, l’asino è il più disprezzato e vilipeso di tutta la fauna planetaria, a causa della sua ottusità. A seguire, la jena e l’oca, tacciati rispettivamente di esasperato arrivismo e di irritante stupidità. È strano come prerogative che tra noi umani regalano spesso un sottosegretariato o la conduzione di una prima serata televisiva, siano così disprezzate quando vengono attribuite ad altre creature viventi.
Per di più, si tratta di difetti presunti, appioppati agli animali da noi uomini, critiche dettate dai pregiudizi e da un inspiegabile senso di superiorità (lo stesso fenomeno, in fin dei conti, che si è verificato nei giorni scorsi, quando Zeffirelli ha stroncato la prima della Carmen alla Scala di Milano). Non va meglio allo struzzo, che gode di scarsa considerazione per via della sua abitudine di infilare la testa sotto terra pur di non vedere la realtà. Ma non è forse un istinto che proviamo tutti, quando ad esempio arrivano i dati sull’occupazione in Italia oppure quando ci troviamo di fronte a un editoriale di Minzolini? E allora perché tutta questa disistima nei confronti dello struzzo?
Si comporta come farebbe, che so, nostro cugino, con la differenza che la carne di struzzo la possiamo mangiare, mentre quella di nostro cugino, siamo sinceri, probabilmente risulterebbe stoppacciosa. Per non parlare, poi, di come la prenderebbe male la zia. La nostra superficialità ci porta, inoltre, a considerare i gufi uccelli del malaugurio, da evitare come la peste. I dati delle associazioni ambientaliste ci informano che, purtroppo, questi bellissimi rapaci notturni sono in via d’estinzione: dovrebbero essere loro, in realtà, a fare gli scongiuri quando ci vedono.
E che dire dei vituperati gatti neri? C’è gente che, quando ne vede uno, cambia direzione, mentre non avrebbe problemi se ad attraversargli la strada fosse Ahmadinejad. Neanche il povero Balotelli deve sopportare dei preconcetti così stupidi e avvilenti. Delle pecore c’è poco da dire: sono accusate di seguire la massa pedissequamente, senza alcuna autonomia di pensiero. Abbiamo citato i sette animali indicati nel sondaggio dell’Aidaa, ma l’elenco potrebbe andare avanti all’infinito, dato che numerosissimi sono i luoghi comuni “bestiali”. Perché per definire un lussurioso (scusate il termine) diciamo “sei un porco” e non “sei un rappresentante delle Istituzioni”, come ci suggerirebbe la cronaca recente del nostro Paese? Per quale motivo citiamo come esempio di scarsa lungimiranza la cicala, piuttosto che uno dei tanti amministratori delegati dell’Alitalia che si sono susseguiti negli ultimi vent’anni? Misteri del nostro lessico, confuso e arrogante. Forse un giorno gli etologi riusciranno a interpretare fedelmente il linguaggio delle principali specie con cui condividiamo questo traballante pianeta e ci sveleranno che tutte, ma proprio tutte, usano la stessa parola per definire qualcosa di brutto, di insensato, di stupido. La parola Uomo.

GAZZETTA DI REGGIO

14 DICEMBRE 2009

 

Un flop la manifestazione di Chiudere Morini contro cavie e vivisezione

 

SAN POLO (RE). Sarà stato il freddo pungente e il cielo grigio e scuro, sarà stata la data (si sa il 13 non porta bene), ma la manifestazione organizzata dal coordinamento Chiudere Morini per protestare contro l’allevamento locale di animali e la vivisezione in genere, è stato un autentico flop.  In piazza Matteotti si è ritrovato uno sparuto gruppetto di giovani. Ai lati della piazza, intirizziti dal freddo ma costretti ad esserci per lavoro, anche alcuni carabinieri e agenti della polizia municipale. Gli unici che ieri si sono divertiti sono stati alcuni cani, che hanno giocato e rotolato sul selciato della piazza. Per il resto il nulla o quasi, se si esclude un paio di striscioni esibiti sotto l’occhio distratto dei passanti che non hanno bene capito che cosa stesse accadendo.  Sì, perchè le proteste messe in atto da Chiudere Morini, come quelle più movimentate di alcuni anni nel pieno della contestazione contro l’allevamento-lager, non sono mai state organizzate per coinvolgere direttamente e sensibilizzare i cittadini di San Polo sul crudele e condannabile fenomeno della vivisezione. Solo slogan più o meno truci, scritte spray su muri e strade e musica tecno sparata nell’aria. Ieri pomeriggio nemmeno niente di folcloristico.  Come sostiene un comunicato che appare sul sito molto dark del coordinamento, la manifestazione di ieri a San Polo doveva servire a suoi promotori per «fare il punto della situazione». Un’iniziativa definita di lotta per «scendere nelle strade e nelle piazze per parlare di ciò che sono stati anni di campagna portata avanti dal coordinamento Chiudere Morini e da tante altre situazioni e di ciò che nella lotta contro la vivisezione, ed in maniera più allargata contro lo sfruttamento del Vivente, resta ancora da combattere».  Poi un passaggio autocelebrativo: «A differenza del passato non abbiamo bisogno di far pressione per chiudere l’allevamento. Anche senza un cartello chiuso è da anni praticamente azzerata l’attività di vendita di animali ai laboratori. Collasso derivato dalle numerosissime iniziative della Campagna, dalla liberazione di 99 cani beagles dall’allevamento e dalle tante altre azioni di danneggiamento e sabotaggio, a San Polo e in tutta Italia».  Poi è calata la sera e tutti sono tornati a casa.


CORRIERE DI SIENA
14 DICEMBRE 2009
 
I cavalli che fanno beneficenza
Ai bambini del professor Messina, a suor Ginetta e alla scuderia Unicorno. L’associazione Equidia ha distribuito diecimila euro.
 
Susanna Guarino
 
SIENA - Charger Bull, Wonderfull Genesis e Kecek non si rendono conto di quanto sia importante ogni loro successo. Quando corrono, e vincono, non sanno che il loro guadagno servirà per aiutare chi ne ha bisogno. Charger Bull, Wonderfull Genesis e Kecek sono i tre cavalli di Equidia, l'associazione no profit nata nel 2006 su idea di Massimo Parri e con la collaborazione di un gruppo di amici uniti dall'amore per il mondo del cavallo. Lo scopo dell'associazione è quello di favorire l'avvicinamento al mondo ippico dei propri associati, e allo stesso tempo utilizzare il ricavato per elargizioni a favore di associazioni che operano nel mondo del volontariato, della ricerca e della beneficenza. In solo tre anni i campioni di Equidia hanno permesso di effettuare donazioni per 30mila euro. Quest'anno, durante la tradizionale serata degli auguri che si è svolta alla Certosa di Pontignano, sono stati consegnati mille euro al Gruppo volontariato Vincenziano di Siena, del quale si occupa soprattutto la dolcissima suor Ginetta. Il centro serve mediamente cento pasti giornalieri e, nei tre giorni settimanali di apertura del servizio, permette a persone senza fissa dimora di fare docce, soddisfare bisogni primari di igiene della persona e ottenere capi di vestiario. Di media usufruiscono di questo servizio 120 persone alla settimana. Il centro mette a disposizione anche cinque posti letto per dare ospitalità a donne in difficoltà con figli minori. Mille euro sono stati consegnati anche alla scuderia Unicorno di Corciano, a Perugia, dove Catia Brozzi salva, cura e recupera cavalli maltrattati o destinati al macello. In questo momento nella scuderia sono ospitati tredici cavalli dalle storie veramente tristi, mentre tanti altri, le cui condizioni erano meno critiche, Catia Brozzi è riuscita a darli in affido controllato. Per il momento l'unico aiuto ottenuto dalla scuderia è stato quello di Equidia, oltre all'organizzazione di centri estivi per bambini e ragazzi a prezzi stracciati. "Il mio sogno - spiega Catia Brozzi - è avvicinare al mondo dei cavalli anche gli anziani, e stimolare in loro l'aiuto reciproco che può dare la soddisfazione di salvare un animale in condizioni così critiche. E mi piacerebbe anche avviare una collaborazione con la facoltà di veterinaria dell'università di Perugia". Ma il contributo maggiore Equidia l'ha confermato quest'anno al progetto "Avrò cura di te" con l'associazione onlus "Iniziative di solidarietà" che opera a Siena dal 1997 con l'obiettivo di curare bambini della regione del Kurdistan affetti da patologie congenite e gravi malformazioni. All'associazione, coordinata dal professor Mario Messina, sono stati donati ottomila euro. Il contributo consentirà di garantire la completa guarigione per due bambini, Salar e Younis, che sono stati sottoposti ad un primo intervento nel giugno 2009, effettuato dal professor Messina, e che necessitano di un secondo intervento che non poteva essere effettuato a breve distanza dal primo. Younis ha 13 anni ed è affetto da una grave malformazione urogenitale che lo ha reso incontinente e soggetto a gravissime infezioni. Era stato sottoposto a numerosi interventi a Baghdad che avevano peggiorato la situazione. Il secondo intervento consentirà a Younis di essere un bambino del tutto normale. Analoga la storia di Salar che ha sei anni. Anche lui, con il secondo intervento programmato per il marzo 2010 potrà finalmente vivere come un bambino normale. Entrambi potranno tornare a Siena grazie al contributo di Equidia.

IL GAZZETTINO
14 DICEMBRE 2009
 
Un cane per aiutare i non vedenti a girare Venezia
Nel giorno di Santa Lucia una manifestazione in piazza San Marco per sensibilizzare l’opinione pubblica
 
Riccardo Petito
 
VENEZIA - Ieri mattina, nel giorno in cui a Venezia si è celebrata Santa Lucia, protettrice della vista, una parte di Piazza San Marco si è trasformata in un percorso a ostacoli, per sensibilizzare l’attenzione verso il problema dei non vedenti, ma soprattutto per dimostrare quali sono gli ausili reali per affrontare meglio la quotidianità. “Abbiamo deciso di venire a Venezia proprio nel giorno di Santa Lucia - ha spiegato Davide Cervellin, presidente del Centro Efesto di Loreggia che ha organizzato l’evento, assieme ai Lions Club del Veneto donatori dei cani guida - proprio per dimostrare come l’aiuto dei migliori amici dell’uomo addestrati sia fondamentale, soprattutto se unito a nuove tecnologie come il Gps a comando vocale”. Si tratta, infatti, di un navigatore satellitare dal costo contenuto che utilizzano i motociclisti, e che aiuta a voce a selezionare i percorsi. “Certo a Venezia – prosegue sorridendo Cervellin – l’ausilio del cane è fondamentale, anche per evitare di cadere in un canale!” La giornata di ieri era stata preceduta da visite gratuite proprio a cura del Centro Efesto: “L’importanza della prevenzione è assoluta – prosegue Cervellin – infatti abbiamo riscontrato tre casi di glaucoma che, se curati in ritardo, rischiano di degenerare”. In Piazza San Marco tre cani con tre istruttori (erano presenti anche altri cani di persone non vedenti), hanno affrontato con ammirevole efficacia aste e birilli di fronte ad un folto pubblico e all’ assessore comunale all’ambiente Pierantonio Belcaro, che ha aiutato ad ottenere le autorizzazioni necessarie.

CORRIERE DEL TICINO

14 DICEMBRE 2009

 

L'avvocato degli animali è inutile

Leuthard: meglio investire su prevenzione e controlli

 

BERNA - L'iniziativa che chiede l'istituzione di un avvocato per gli animali è «inutile e superata». Obbligare i cantoni ad agire in questo senso non farà diminuire i casi di maltrattamento. È meglio puntare su prevenzione e controlli. Ne è convinta Doris Leuthard che ha lanciato stamani un appello in favore della bocciatura, il 7 marzo prossimo, dell'iniziativa popolare della Protezione svizzera degli animali.Come la popolazione, anche il Consiglio federale dà grande importanza al benessere degli animali, ha dichiarato alla stampa la ministra dell'economia. Doris Leuthard ha ricordato che la legislazione sulla protezione degli animali è stata recentemente riveduta proprio per essere più efficace.Dal settembre 2008, la nuova regolamentazione già obbliga i cantoni a istituire un servizio specializzato per la protezione degli animali e a denunciare coloro che maltrattano le bestie in maniera intenzionale. Da allora, i casi di perseguimento sono aumentati. I cantoni hanno inoltre la possibilità di creare un posto d'avvocato per la tutela degli interessi degli animali. Per il momento, soltanto Zurigo ha optato per questa soluzione. Gli altri cantoni, per garantire l'applicazione della legge, fanno uso di altre possibilità.


ASCA
14 DICEMBRE 2009
 
ANIMALI: IL VETERINARIO, IN FORTE AUMENTO MORTI PER TUMORE CANI
 
Roma - In forte aumento le morti per cancro dei cani: le cause sono molteplici, ma i loro effetti sempre devastanti. Vi sono razze piu' colpite di altre anche rispetto agli organi. I beagle ed i golden retriever soffrono di tumori alla tiroide. I boxer ed i labrador di tumori della pelle ed il pastore tedesco si ammala alla milza. Lo evidenzia il dott. Nicola Imbimbo, veterinario nel numero di dcembre della rivista ''I Nostri Cani'' .In particolare gli apparati maggiormente colpiti sono: l'apparato emopoietico che produce le cel-lule del sangue, nel midollo osseo, e gli epiteli dell'apparato gastroenterico e respiratorio. Le patologie neoplastiche sono la seconda causa che porta a morte i nostri cani con varie localizzazioni in tutti i distretti corporei. Di pari passo con la malattia prosegue la ricerca. I veterinari si avvalgono di cure nate in laboratorio per gli umani. Nota a questo proposito Nicola Imbimbo: ''La costituzione biologica tra uomo e cane e' simile e l'insorgenza di molte patologie neoplastiche nel cane, come nell'uomo e' spontanea, al contrario di altri animali quali quelli di laboratorio dove l'insorgenza delle patologie tumorali e' indotta da sostanze che provocano la crescita dei tumori. Il cane quindi e' un anello di congiunzione fondamentale nella ricerca scientifica in quanto questa 'biosimilitudine' fa in modo che farmaci antitumorali attivi nel cane hanno molte probabilita' di essere efficaci anche nella cura delle malattie tumorali dell'uomo''.

VARESE NEWS

14 DICEMBRE 2009

 

La pelliccia "digitale" che ama gli animali e li copia

L'originale idea può essere ammirata nello showroom dell'azienda Moda Parà by Zingaro. Abiti in stile "animalier" realizzati nel rispetto della natura

 

   

 

Elena Sedin

 

Angera (VA) - Entrando nella palazzina di via Monte Grappa 3, ad Angera, ci si trova in un ambiente semioscuro in cui il muso di una zebra si muove su un manichino con un vestito bianco. Sulla parete dietro l’abito – totem, praterie e foreste scorrono in un video. Non siamo in un’esposizione di arte moderna, ma nello showroom di una piccola e importante ditta di abbigliamento della provincia di Varese: la Moda Parà by Zingaro. Venerdì 11, sabato 12 e domenica 13 dicembre, dalle 17.30 alle 20.30, è stata infatti presentata nella sede di Angera una collezione di abiti e insieme una tecnica di produzione artigianale innovativa.

L’idea avuta la titolare, Maria Pia Zingaro, è di proporre abiti creati con un tessuto che ha colori e aspetto delle pellicce senza però utilizzare gli animali. In questo modo si ottengono giubbini, gonne, giacche con un effetto “animalier” naturale e sofisticato, e nel contempo si lancia un messaggio ecologista.
“Noi li trattiamo come la seta” è scritto su un quadro appeso nello showroom per indicare il rispetto degli animali. E per le confezioni è stata usata proprio la seta, sulla quale sono state stampate digitalmente le pellicce di animali pregiati, come il murmaski e la volpe. “Il lavoro di ricerca del tessuto adatto è stato lungo – spiega una collaboratrice - ma alla fine abbiamo effetti bellissimi e pezzi diversi uno dall’altro, chic ma portabili ogni giorno. Sono anche caldi, grazie alle imbottiture in ovatta”. La ditta è specializzata nell’abbigliamento su misura: gli abiti esposti servono come modelli, quelli venduti vengono fatti in base a misure e richieste delle clienti. Anche la presentazione è stata pensata nei dettagli: la proiezione di immagini di animali e sfondi naturali è stata creata da un esperto, Marco Buzzetti, steadicam operator di produzioni cinematografiche, che ha utilizzato la suggestiva tecnica del videomapping, molto diffuso negli USA.
Maria Pia Zingaro spiega come è arrivata a questa innovazione. Da trent’anni lavora per grandi griffe dell’alta moda, che, riconoscendole flessibilità e perizia, le affidano la realizzazione dei prototipi di capi prestigiosi, presentati nelle sfilate internazionali. La sua ditta Moda Parà è una realtà di artigianato d’eccellenza, nella quale lavorano solo sette impiegate altamente qualificate. “Come tutte le aziende del settore ci troviamo di fronte a una crisi che costringe molte imprese, validissime, a chiudere. Le dirigenze, soprattutto straniere, delle grandi marche escludono le ditte dall’elenco dei fornitori da un giorno all’altro, interrompendo rapporti decennali. Noi abbiamo voluto reagire e creare qualcosa di nuovo da proporre”. Dunque un insieme di creatività femminile e di sfida alla crisi, di forza e aggressività, come gli occhi del ghepardo proiettati su un abito da sposa.
PANORMA
14 DICEMBRE 2009
 
CIBO CONTAMINATO NEI PIATTI ITALIANI: ECCO COSA ARRIVA DAI PAESI EUROPEI
 
 
Additivi e conservanti nei crostacei. Istamina, cadmio, mercurio e anisakis (parassita intestinale presente in numerosi mammiferi marini) nel pesce preparato. Echinococco, bluetongue o febbre catarrale maligna, negli ovini e bovini.
Se state pensando ai prodotti di Cina, Vietnam, Egitto o Indonesia siete fuori strada. Questi sono solo alcuni degli elementi risultati presenti, grazie alle analisi chimiche, batteriolochiche, parassitarie e virali, negli alimenti che arrivano in Italia dai Paesi dell’Unione.Il viaggio-inchiesta di
Panorama.it tra gli alimenti tossici e radioattivi che tentano di raggiungere le tavole degli italiani, non si è fermato sulle banchine dei porti tra container di merci in arrivo da Paesi terzi ma è andato a “ispezionare”, assieme agli esperti dell’UVAC (Uffici Veterinari per gli Adempimenti degli obblighi Comunitari) del Ministero della Salute, anche la merce in entrata dai Paesi della Comunità Europea.Le carni bovine e quelle ovine il pesce, il latte (e i prodotti derivati) ma anche animali vivi: vengono ispezionati “a campione”. Su 1.058.319 partite di merci importate nel 2008 (+1,6 per cento rispetto al 2007) ne sono state controllate 9.926 (0,94 per cento).
E il 37 per cento delle ispezioni sono state effettuate in laboratorio su molluschi, crostacei, squali, latte, formaggi e carni bovine.
Sotto la lente d’ingrandimento del Ministero della Salute ma soprattutto nel “quaderno rosso” dei respingimenti sono finiti gli alimenti importati da Francia, Germania e Spagna.
L’Italia riceve dai Paesi dell’Unione un volume di merci 13 volte superiore a quelle che arrivano dai Paesi terzi. Tra i maggiori fornitori di alimenti proprio la Francia (25,7 per cento sul totale), Germania(20,5), Olanda(10,7) e Spagna(9,3).L’UVAC, assieme alle Aziende sanitarie Locali delle aree interessate, ha respinto al mittente o distrutto immediatamente l’1,4 per cento delle merci controllate e risultate pericolose (+0,2 rispetto al 2007) per la salute pubblica.
Il maggior numero di riscontri di laboratorio risultati sfavorevoli sono quelli sul pesce preparato trovato positivo al mercurio. I crostacei, invece, sono risultati ricchi di cadmio mentre sugli ovo-caprini è stata segnalata la presenza di echinococco (l’echinococcosi è una malattia che viene trasmessa all’uomo dagli animali attraverso questo parassita che aggredisce il fegato ma anche milza e polmone).Molto frequenti anche le analisi positive alla salmonella riscontrate nelle carni sia su quelle già confezionate che su quelle non confezionate di pollame, bovini e suini.
Nel nostro territorio entrano mediamente in dodici mesi, e solo dai Paesi dell’Unione, circa 85 mila tonnellate di carne già preparata su di un totale di 935mila tonnellate. Sempre nei laboratori sono stati scoperti anche casi di “febbre da lingua blu” in alcuni capi di bovini di cui l’UVAC ha dato immediatamente disposizioni per l’abbattimento, in base alla normativa comunitarie.
A dire il vero, l’Italia è l’unico Paese dell’Unione che attraverso l’UVAC, uffcio nato dopo l’abolizione dei controlli alle frontiere tra gli Stati membri della Comunità Europea, controlla e analizza le merci di provenienza comunitaria. Una garanzia per il consumatore finale ma anche un monitoraggio a livello statale sulla genuinità delle merci in entrata.Panorama.it ha visitato l’
UVAC di Livorno, al quinto posto dopo Verona, Milano, Parma e Torino per l’arrivo di partite di merci dall’Unione Europea ma al secondo posto in Italia per il maggior numero di controlli effettuati in proprozione. Nel 2008, in Toscana sono arrivati 85.217 carichi dai Paesi Ue presso le 1.561 ditte registrate e riconosciute dall’Uvac.
Di questi carichi ne sono stati ispezionati 1.127, circa l’1,32 per cento del totale e analizzati in laboratorio il 26,18%. E, come al solito, è dai laboratori che spuntano le notizie più inquietanti sugli alimenti e animali: sui 42 carici risultati irregolari, sono stati trovati container di pesce spada spagnolo al mercurio,
granciporri ovvero granchi rossi, provenineti dalla Francia “conditi” con metalli pesanti (come cadio e mercurio) e anche un carico di smerigli della penisola Iberica, “insaporito” sempre con il mercurio.Non è uscito immune dai controlli neppure il kebab: l’uffico livornese ne ha ispezionato un carico proveniente dalla vicina Germania che è risultato positivo alla salmonella.
Ma il Paese dell’Ue con il maggior numero di irregolarità sia sul prodotto che sulle certificazioni sanitarie (che devono accompagnare obbligatoriamente il carico)? A sorpesa, la Francia.
http://blog.panorama.it/italia/2009/12/14/cibo-contaminato-nei-piatti-italiani-ecco-cosa-arriva-dai-paesi-europei/

LA ZAMPA.IT

14 DICEMBRE 2009

 

Alaska, trovata l'area salva-beluga

 

 

 


Operazione salvataggio per i beluga: il Naooa, (Fisheries service della National oceanic and atmospheric administration) degli Stati Uniti ha identificato una grande aree marina che potrebbe essere destinata a ospitare gli ultimi 300 esemplari di beluga sopravvissuti sulle coste dell’Alaska. Si tratta di una grande porzione, più di un terzo, del Cook Inlet, il golfo su cui si affaccia Ankorage.
È dall’anno scorso che il Noaa ha inserito i beluga di quel mare tra le specie in via di estinzione in base all’Endangered Species Act (Esa). E proprio l’atto che identifica le specie a rischio impone anche l’individuazione degli habitat destinati a rappresentare i territori e le zone di tutela. Le agenzie federali Usa devono consultarsi con il Noaa Fisheries service per garantire che non si autorizzi o realizzi un progetto che possa distruggere o modificare negativamente gli habitat critici. Il Noaa si aspetta che lo svolgimento delle procedure necessarie sia veloce e che alla fine del 2010 l’istituzione del Critical habitat dei beluga sia definitiva. L’area marina individuata, che copre circa 3.016 miglia marine quadrate, è quella che i beluga sembrano preferire per trascorrere i mesi estivi. Gli ospiti saranno solo 300, un numero ridotto rispetto agli originari 1.300 esemplari e, se non si correrà ai ripari, anche questi trecento rischiano l’estinzione. Ci sarebbe infatti una probabilità del 26% che i beluga si possano estinguere entro i prossimi 100 anni, minacciati come sono dagli scarichi inquinanti e dagli incidenti navali che si verificano spesso in questo tratto marino, oltre che dalle malattie, dalla perdita di habitat, dalla predazione da parte delle orche e dal calo delle loro prede dovuto alla pesca.


LA NUOVA SARDEGNA
14 DICEMBRE 2009
 
Catturato il cinghiale 'orso'
 
Maria Giovanna Fossati
 
ORGOSOLO (NU). Colpo grosso della squadra “ talebani” di Orgosolo. Dopo varie segnalazioni di pastori, vignaioli e contadini, la squadra di caccia ha abbattuto un cinghiale cosiddetto “orso”, della valle di Urgurui dal peso di 118 chilogrammi. Perché orso? Il cinghiale è stato segnalato più volte in posizione eretta squarciare intere surgherete per affilare le sue possenti zanne, con le quali ha distrutto orti e vigneti e messo in pericolo allevamenti di maiali allo stato brado. Ma la squadra ha circondato la zona, dispiegandosi a ventaglio in una collina boscosa e mandando i battitori più a valle: dopo qualche ora l’orso è stato scovato e catturato. L’autore del colpo è l’impiegato Mario Marine della compagnia dei “ talebani” (così chiamata perché la maggior parte dei componenti porta la barba folta): «Mi trovavo già nella posta predestinata, i battitori sono andati avanti. Ho visto l’animale arrivare ma non mi sono accorto dell’enormità della preda. Stava scappando, ho sparato e subito dopo mi sono reso conto che avevo colpito in pieno proprio il cinghiale orso». Chi da giugno era sulle tracce dell’animale, giura che le impronte lasciate sul terriccio sembravano quelle di un vitello. La stazza era intuibile anche per il numero di maschi di maiali trovati scannati quando si accoppiava con le loro femmine: il cinghiale orso lasciava per terra bestioni da 1 quintale di peso. Tanti anche gli alberi trovati scorticati in tutta la zona. Le noci e l’uva erano i suoi cibi preferiti visto il numero di vigne danneggiate tra l’estate e l’autunno e il numero di alberi di noci saccheggiati. La squadra dei “talebani” (capo caccia Michele Mura e presidente Egidio Salis) è orgogliosissima del colpo che ha messo la parola fine alle scorribande notturne del bestione.

L'OPINIONE

14 DICEMBRE 2009

 

25 YAK LIBERATI NEL PARCO DELLE DOLOMITI BELLUNESI

La trovata del ministro dell’agricoltura Zaia

 

ANTONIO RENZI

 

Ci sono nuovi coinquilini per camosci, capre e caprioli del Parco delle dolomiti bellunesi, sono i 25 yak introdotti dal Ministro alle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia.  Si tratta dell’ultima iniziativa del Ministro Zaia, che ha importato a Chies d’Alpago, nel Bellunese, ai piedi della foresta del Cansiglio, questi enormi bovini orientali, le cosiddette mucche dell’est, che da sempre i tibetani usano per il trasporto e l’agricoltura.  “Lo scopo dell’iniziativa – spiega Zaia – è duplice: combattere l’avanzata dei boschi, in virtù della voracità degli yak verso quelle erbacce che pecore e mucche non gradiscono. Secondo, fungere da attrattiva turistica per il nuovo afflusso sulle Dolomiti patrimonio Unesco”. Lo yak, un enorme bovino autoctono del nord del Tibet e delle regioni montagnose della Cina, è allevato soprattutto in Asia centrale in aree di montagna, a quote che vanno dai 2.000 ai 5.500 di altezza. È un animale che viene sfruttato in vari modi, per il lavoro nei campi, per la produzione di carne e latte e per il lungo e folto pelo. Invece il ruolo che avrà sulle Dolomiti è quello di “operatore ecologico”, inoltre il suo letame può essere utilizzato come isolate per i tetti delle case e per il riscaldamento. Abituati agli altopiani del Tibet e lungo le pendici dell’Himalaya sulle Dolomiti bellunesi gli yak potranno vivere in un contesto climatico e ambientale ideale per loro. La convivenza di questi spazzini del bosco con animali di altre specie contribuirà ad accrescere la biodiversità della zona e a favorire la salvaguardia dell’ambiente, valorizzando anche le aree marginali del territorio. Grazie alla “vocazione ecologica” di questo animale, l’ambiente sarà più pulito e si potrà valorizzare ancora di più queste aree, creando anche una ulteriore attrattiva i per il turismo nella zona.L’iniziativa ha già un precedente, nel 2005 il Ministero delle politiche agricole e forestali finanziò un progetto di ricerca triennale riguardante “L’Allevamento dello yak per il recupero delle aree marginali: studi dell’adattamento e valutazione delle caratteristiche dei prodotti”. Il progetto fu affidato al Centro di Ricerca per la Produzione delle Carni e il Miglioramento Genetico (CRA-PCM). L’esperimento, che ha condotto gli yak in prossimità dei Monti della Laga, prima, e nel Parco d’Abruzzo, poi, ha consentito un raddoppiamento del numero degli esemplari introdotti in soli due anni attestando l’alto grado di adattamento di questi animali alle nostre latitudini. Il comportamento alimentare dell’animale ha inoltre avuto il duplice effetto di favorire il controllo della crescita delle infestanti e consentire la ricrescita delle altre essenze foraggiere, contribuendo a un graduale ripristino delle condizioni normali dei pascoli dell’Appennino. Intanto, nel Parco delle Dolomiti bellunesi i bovidi saranno affidati ad un’azienda privata che dovrà garantire il loro benessere, nel pieno rispetto delle norme sui diritti degli animali e in attesa che questi facciano il loro lavoro di spazzini e che attirino i turisti.


CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

14 DICEMBRE 2009

 

L'allarme e un vertice in prefettura

«I capodogli vanno rimossi: le carcasse  si stanno ormai decomponendo»

 

FOGGIA - «A distanza di alcuni giorni dalla morte del primo animale, comincia a sentirsi un cattivo odore causato dalla decomposizione dei corpi». Lo si apprende dal comandante della circoscrizione marittima di Vieste (Foggia), comandante Vincenzo Sacco, a proposito dei capodogli morti sulla spiaggia garganica di Foce Varano. È urgente dunque la rimozione delle carcasse, per progettare e attuare la quale è in corso in prefettura a Foggia una riunione con rappresentanti degli enti istituzionali, Forze Armate e di Polizia. Partecipano il prefetto, Antonio Nunziante, rappresentanti della Asl e della Capitaneria di porto di Manfredonia, i sindaci di Cagnano Varano e Ischitella, rappresentanti di Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia e l’assessore provinciale all’ambiente, Stefano Pecorella. «Rimuovere corpi che pesano una quindicina di tonnellate ciascuno - aggiunge Sacco - è complesso ma le condizioni meteomarine ci sono favorevoli, sia per le basse temperature stagionali che rallentano il processo di decomposizione, sia perchè il vento e il moto ondoso si sono calmati rispetto alla giornata di ieri, e questo può rendere più agevole il recupero delle carcasse». I prelievi in corso da parte dei veterinari per accertare le cause della morte dei sette animali saranno completati - a quanto viene reso noto - entro la giornata.


PERIODICO ITALIANO
14 DICEMBRE 2009
 
La strana storia dei capodogli spiaggiati sulle coste del Gargano
 
Fernando Bassoli
 
In un mondo che sta conoscendo variazioni climatiche sempre più preoccupanti, la natura in generale, e la fauna in particolare, sono costrette a subire attacchi e violenze di ogni genere, che preoccupano gli esperti, perché finiscono per stravolgere abitudini di vita e… di morte, determinando anomalie che non devono essere sottovalutate. E’ il caso dei sette capodogli, di 8-10 m circa di lunghezza, morti nei giorni scorsi sulla spiaggia alla Foce di Varano (Foggia), nelle vicinanze del lago di Lesina.
SFORZI DI SALVATAGGIO RISULTATI VANI - Una vicenda che inizialmente apriva scenari inquietanti, con le persone intervenute sul posto che non si spiegavano un evento del genere, senza precedenti in zona a memoria d’uomo. Nulla hanno potuto i veterinari giunti sul posto, nel tentativo di restituire all’acqua gli animali agonizzanti e loro malgrado arenati. In un primo momento, 2 di loro sembravano recuperabili alla vita, ma nelle ore successive si è preso coscienza che ogni sforzo era inutile. Anche il lettore più distratto capirà che spostare simili colossi (il maschio può raggiungere un peso di sessanta tonnellate) non è certo operazione agevole: servono mezzi meccanici ad hoc, come le gru, che peraltro hanno notevoli difficoltà di movimento sulla sabbia. “Che cosa sarà successo per spingerli fino qui?” era la domanda ricorren te. Secondo alcuni animalisti, i cetacei (il cui nome scientifico è Physeter macrocephalus) avrebbero semplicemente perso l’orientamento, a causa delle pessime condizioni del mar Adriatico. Una tesi debole. Poi gli esperti hanno tentato di dare una risposta che appare più plausibile, col fenomeno del riscaldamento dei mari, che determinano inevitabilmente la scelta di nuovi percorsi da parte dei balenotteri, che a volte possono risultare sbagliati. Sul posto era presente anche il professor Alessandro Bortolotto, responsabile nazionale del Centro studi sui cetacei.
IL MONITORAGGIO DELLA COSTA - Nel caso specifico, va dato merito al ministero dell’Ambiente di essersi prontamente attivato, una volta appresa la notizia. Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e Guardia costiera hanno operato in sinergia, con l’invio di una motovedetta, per tenere sotto controllo la situazione e verificare la presenza di altri esemplari di questa specie in difficoltà. Ma evidentemente i 7 viaggiavano in branco e quindi hanno seguito, tutti insieme, una rotta rivelatasi fatale.
C’E’ SEMPRE UNA PRIMA VOLTA - La vicenda di cui vi stiamo riferendo è comunque destinata a restare storica. A quanto risulta, è infatti la prima occasione in assoluto - ha affermato la Capitaneria di porto di Vieste - che “cetacei così grandi sono stati rinvenuti - spiaggiati - sulle coste dell’Adriatico”. I cambiamenti in corso, anche nel nostro Paese, sono sotto gli occhi di tutti. A Roma, ad esempio, si assiste a un nuovo fenomeno, cui nessuno sa dare una spiegazione chiara: quello del proliferare di pappagalli verdi che, in brevissimo tempo, si sono insediati in alcuni polmoni verdi della capitale, ad esempio nel parco della Caffarella. Da dove provengono? Che tipo di novità porteranno, rispetto alla catena alimentare preesistente? E soprattutto, perché sono arrivati?
I CAPODOGLI E LE BALENE SONO DIVERSI - E’ importante chiarire che il capodoglio, che si caratterizza per una testa allungata, di enormi dimensioni, non è, come molti ancora pensano, una balena. Il che per un motivo molto semplice: ha i denti, appartiene cioè alla famiglia degli Odontoceti, come i delfini. In lingua inglese è denominato sperm whale, a causa della sostanza cerosa bianco-lattea (chiamasi spermaceti) che si trova nella sua testa. In passato era conosciuto come cachalot comune. Il vocabolo cachalot è di origine portoghese e deriva probabilmente da cachola, termine che significa testa. A differenza della pelle liscia della maggior parte delle balene, la pelle del dorso del capodoglio presenta molte protuberanze ed è stata paragonata alla superficie delle prugne secche. Questi animali hanno 20- 26 paia di denti a forma di cono, che si trovano nella mandibola inferiore. Ognuno di essi è lungo 8-20 cm e può arrivare a pesare un kg. Da notare che, almeno secondo le attuali conoscenze scientifiche, il capodoglio è il mammifero in grado di immergersi più in profondità (fino a circa 2200 metri), riuscendo a trattenere il respiro anche per 2 ore. Un vero record.
IL MATTINO
14 DICEMBRE 2009
 
Dopo la morte ieri mattina degli ultimi due capodogli arenatisi nei giorni scorsi
 
Provincia di Foggia - Dopo la morte ieri mattina degli ultimi due capodogli arenatisi nei giorni scorsi, insieme ad altri cinque esemplari, vicino alle coste del Gargano nella zona tra Foce Varano e Rodi Garganico, in provincia di Foggia, il problema più impellente diventa quello della rimozione delle carcasse e della messa in sicurezza, anche igienico-sanitaria, della zona. La soluzione non è facile poiché i sette animali morti pesano tra le 10 e le 15 tonnellate ciascuno. Un primo tentativo di trascinarli con dei camion fatti arrivare sul posto non è riuscito. Si sta studiando una soluzione con mezzi più efficaci: per questo è stato convocato oggi un tavolo interistituzionale alla Prefettura di Foggia. Sul posto hanno operato gli uomini della Capitaneria di Porto.

ANMVI OGGI
14 DICEMBRE 2009
 
CAPODOGLI SPIAGGIATI, IMPOSSIBILE L'OPZIONE EUTANASICA
 
Dopo la morte dell'ultimo capodoglio arenatosi nei giorni scorsi, insieme ad altri sei esemplari, vicino alle costa del Gargano nella zona tra Foce Varano e Rodi Garganico, in provincia di Foggia, il problema piu' impellente diventa quello della rimozione delle carcasse e della messa in sicurezza, anche igienico-sanitaria, della zona. L'interramento è la soluzione più accreditata anche se non di facile esecuzione poiche' i sette animali morti pesano tra le 10 e le 15 tonnellate ciascuno. L'amministra­zione provinciale di Foggia vorrebbe per i suoi musei uno scheletro.Questa mattina il lavoro del tavolo tecnico (con i biologi, l'assessore provinciale all'ambiente Stefano Pecorella, i sindaci di Cagnano Varano e Ischitella, i veterinari della Asl e Sandro Mazzariol, il coordinatore dell'equipe veterinaria di Padova che sta eseguendo un progetto sperimentale proprio sui cetacei) ha un unico punto all'ordine del giorno: risolvere il problema delle carcasse. L'idea è quella di interrare i cetacei in una cava nei pressi di Cagnano Varano dove si dovrebbero svolgere anche i rilievi per chiarire anche le cause dello spiaggiamento dei cetacei. Un primo tentativo di trascinarli con dei camion fatti arrivare sul posto non e' riuscito anche perche' nella zona c'e' la sabbia e i mezzi hanno rischiato di capovolgersi. Il prof. Nicola Zizzo (Facoltà di veterinaria, dell'Università di Bari) spiega: «Il Ministero dell'Ambiente ha allertato la prefettura di Foggia che, a sua volta, si è messa in contatto coi sindaci perché possano avere le autorizzazioni sia a operare, sia al recupero delle carcasse da parte dei vigili del fuoco. Le carcasse, infatti, dovranno essere trasportate in luoghi idonei per fare l'autopsia che sarà eseguita da me, dal dott. Troiano dell'Istituto Zooprofilattico di Foggia e da un gruppo della Facoltà di veterinaria dell'Università di Padova».«L'intervento del Ministero è fondamentale - afferma Zizzo - perché i capodogli sono animali "Cites". «Questo è un evento eccezionalissimo non è mai successo uno spiaggiamento di massa dei capodogli nel Mediterraneo. E' un evento mondiale».Nei giorni scorsi si era discusso se interrompere l'agonia con una iniezione letale ma il ministero dell'Ambiente si era opposto ad una ipotesi di eutanasia. I cetacei, stretti in uno specchio d'acqua poco profondo, sono morti asfissiati per lo schiacciamento del diaframma. l ministero dell'Ambiente aveva escluso la possibilità di effettuare eutanasia medica sugli esemplari di capodoglio ancora in vita e spiaggiati in Puglia, sulle coste del Gargano.
"Era stato deciso di abbreviare l'agonia dei capodogli morenti con una forma di eutanasia medica, ma purtroppo - afferma il ministro Stefania Prestigiacomo - non sono disponibili in Italia dosi del farmaco indicato. Ho ritenuto e continuo a ritenere inumano farli uccidere a colpi di armi da fuoco pesanti". Per l'eutanasia si è parlato anche di un problema di sicurezza degli operatori e di un farmaco «difficilmente reperibile in Italia». Il farmaco (detto M-99) è un concentrato di etorfina, un derivato della morfina ma fino a 80mila volte più potente. Fonti ministeriali sostengono che, pur di limitare le sofferenze di questi giganti del mare, era stata addirittura presa in considerazione l'ipotesi di fare intervenire l'Esercito.

IL MESSAGGERO
14 DICEMBRE 2009
 
Sono morti tutti e sette
 
EMANUELE PERUGINI

ROMA - Sono morti tutti e sette. Dopo tre giorni di agonia intrappolati dalle onde della mareggiata sulla spiaggia di Varano, anche gli ultimi due capodogli hanno smesso di lottare. Si erano arenati in sette venerdì scorso su quella stessa spiaggia. I più deboli tra loro hanno cominciato a spegnersi a uno a uno già dopo 24 ore dallo spiaggiamento. Gli ultimi due invece hanno resistito più a lungo, senza però riuscire a riprendere il largo. Solo altri due capodogli che erano stati avvistati in difficoltà poco distante dal luogo della tragedia sono riusciti a tornare in mare aperto.
Ora si cerca di capire come fare a smaltire le carcasse di questi signori del mare che arrivano a pesare anche venti tonnellate ciascuno. Ma soprattutto si dovrà cercare di dare risposta al quesito più importante che il tragico avvenimento ha suscitato. C’è la mano dell’uomo dietro alla morte dei sette capodogli? «Dubito che si possa trattare di un evento legato a cause naturali – spiega Giuseppe Nortarbartolo di Sciara, uno dei massimi esperti mondiali di cetacei e presidente del comitato scientifico di Accombans, l’Accordo per la Conservazione dei Cetacei del Mar Nero, Mar Mediterraneo e Zona Atlantica Contigua – perché se fosse così dovremmo attenderci episodi come questo molto più frequentemente. Invece nel Mediterraneo spiaggiamenti di capodogli sono molto rari, troppo, per essere legati a fattori naturali». Per trovare le tracce di altri due eventi analoghi a quello del Gargano bisogna infatti tornare molto indietro nel tempo, fino al 1734 quando 16 esemplari si spiaggiarono nei pressi di Mazara del Vallo, in Sicilia. Un altro episodio invece si verificò sulle coste istriane a metà dell’Ottocento. In quella occasione furono sei i capodogli che finirono in trappola.
Sono molti i fattori di origine umana che potrebbero aver disturbato il sistema di orientamento di questi straordinari animali. Dalle prospezioni geologiche, fino ai campi elettromagnetici e anche ai sonar ad alta frequenza delle navi militari. Ma per questa strage, anche se ci sono molti sospettati, non c’è ancora nessuna prova di reato. «Per il momento i ricercatori, seppur tra grandi difficoltà - dice Notarbartolo – stanno prelevando campioni dei tessuti degli animali piaggiati. In particolare verranno prelevati campioni dello stomaco e del sistema uditivo. Questo ci permetterà di capire se c’è stato qualche elemento che possa aver causato o un avvelenamento o un danno al sistema uditivo dei cetacei». La particolare attenzione dei ricercatori nei confronti dei tessuti dell’orecchio dei capodogli si spiega con la loro particolare capacità, tipica di tutti i cetacei di orientarsi in mare attraverso un particolare sistema acustico che si basa su segnali del tipo di quelli usati dai sonar delle navi e dei sommergibili. «I capodogli sono animali molto sofisticati – conclude Nortarbartolo – che comunicano tra loro attraverso un singolare linguaggio fatto a schiocchi. Per loro l’udito è un senso estremamente importante che li aiuta non solo ad orientarsi in mare e a cacciare in profondità, ma anche a comunicare con gli altri e a nuotare in gruppo. Se il loro sistema uditivo non funziona o viene disturbato da altri suoni, come per esempio quelli prodotti dall’uomo, gli animali potrebbero trovarsi in serie difficoltà».

IL MESSAGGERO
14 DICEMBRE 2009
 
Sono dei veri e propri signori del mare
 
Sono dei veri e propri signori del mare. Ma non chiamateli balene, perché in realtà, nonostante le dimensioni ragguardevoli, simili appunto a quelle delle balene, sono molto più vicini ai delfini e alle orche. La loro enorme bocca che si allunga sotto la testa è infatti armata di denti affilatissimi e non di teneri fanoni come quella delle balene. I capodogli ((Physeter macrocephalus) sono animali da record: sono i mammiferi che riescono a scendere più in profondità, fino anche a 3000 metri.

IL GAZZETTINO
14 DICEMBRE 2009
 
Una brillante lezione di storia sul maiale, la sua provenienza, le caratteristiche alimentari e i valori nutrizionali
 
FOSSALTA DI PORTOGRUARO (VE) - Una brillante lezione di storia sul maiale, la sua provenienza, le caratteristiche alimentari e i valori nutrizionali, quella tenuta dal professor Casimiro Tarocco già docente in Scienze della produzione animale presso l'Università di Bologna al numerosissimo pubblico intervenuto a Sacilato di Fossalta di Portogruaro per l'inaugurazione della nuova attività produttiva «Norcineria Sassilat» in via Manzoni, 81 della frazione fossaltese. Una lezione che ha messo anche in evidenza la particolarità del tipo di produzione suina e di lavorazione delle carni ottenute da suini di 220/240 kg l'uno, che sono di qualità assoluta per caratteristiche e nutrizionalità che Remo e Antonella Battiston con il marito Aurelio Moretto perseguono da anni e che ora trasformano in prodotto finito e commerciano in proprio, che sono una sfida qualitativa ed economica per la grande qualità proposta. Fra gli intervenuti, Enzo Degan della Travaglini, il segretario mandamentale dei coldiretti di Portogruaro Pierpaolo Zanotto, il consigliere regionale Daniele Stival, l'assessore di Fossalta Giuseppe Pessa a nome dell'amministrazione comunale. Al termine taglio del nastro e benedizione dei locali da parte del parroco don Ugo.

GRANDAIN
14 DICEMBRE 2009
 
Il bue grasso di Carrù vola in Giappone
 
Carrù (CN) - Il Bue Grasso di Carrù vola all'esterno e diventa internazionale. Precisamente va in Giappone. Dopo l'asta, che ha avuto come ospite d'onore Renato Pozzetto, il bue “Meo”, un esemplare da 1060 kilogrammi di proprietà di Natale Manzo di Rocca de' Baldi è stato battuto alla cifra record di 6670 euro, acquistato da Fausto Savigni, di Sambuca Pistoiese, macellaio che manderà parte della carne del bue nel paese del Sol Levante, a Maesawa e Tokyo, nei ristoranti dove la cucina è apprezzata ad alti livelli. “Meo” andrà a “battagliare” contro il bue di Kobe che si vende anche a 500 euro al kilo (l'animale viene allevato come fosse un “re”. Accudito e coccolato per mantenere la muscolatura morbida). Un altro esemplare sopra i mille kili, “Ligabue” (1004,5 kg) è stato conteso tra due italiani, di cui uno ristoratore in Giappone. Per 4170 euro l'ha spuntata la macelleria Marchisio. L'unico manzo è andato a Silvio Brarda di Cavour: 8750 euro per circa 880 kg di peso dell'animale. Sono stati battuti altri esemplari che superavano i 900 kili di peso. L'asta ha così scaldato gli animi di una Fiera che ha saputo valorizzare il gusto di una carne sublime, apprezzata in tutto il mondo.

L'OPINIONE

14 DICEMBRE 2009

 

Tutela dell’ambiente

L'attività venatoria di ieri e di oggi

 

FEDERICA RICCI

 

La caccia è un’attività che prevede uno strettissimo contatto con la natura, o meglio, richiede una simbiosi viscerale con i ritmi e i fenomeni naturali. La caccia non può infatti prescindere dall’ambiente naturale e dalle risorse di un patrimonio faunistico che tutti quanti dobbiamo impegnarci a rispettare e che la caccia, vivendola attivamente, ci insegna a tutelare e difendere. La caccia oggi non è più prelievo indiscriminato, non è più un’esigenza alimentare, ma passione e sport.  Nelle popolazioni primitive la caccia serviva sì a migliorare e variare l’alimentazione, ma rappresentava anche un momento di collaborazione sociale anche fra gruppi diversi, occasione per costruire il linguaggio, per stabilire i ruoli e le gerarchie che poi verranno trasferite all’interno del clan. Tuttavia la caccia è un’attività dinamica che cambia mentalità e presupposti in base alla cultura in cui si sviluppata e in cui viene praticata. I più recenti studi antropologici e storici sulla caccia ci offrono una lucida interpretazione delle due posizioni contrapposte che ancora dividono l’universo venatorio: una di matrice romano-giudaico-cristiana che fonda le città, coltiva la terra, e cerca, anche con le armi, nuovi mercati. L’altra, nordico-pagana, che vaga nel suo elemento, la selva, alla ricerca di nuovi territori di caccia e che talvolta vi si insedia dedicandosi a colture di mera sopravvivenza. Sono due atteggiamenti a confronto: da una parte, edonismo e dissipazione, ma anche la pretesa di mettere ordine nella selva, di trasformarla in un giardino popolato da animali domestici e di quelle specie opportuniste dell’uomo che vivono senza produrre danni apprezzabili intorno al campo coltivato; dall’altra parte, sacralità e rispetto della selva, delle sue magie e dei suoi abitanti, ma anche sfruttamento razionale delle potenzialità produttive della fauna selvatica.Ma essere cacciatori oggi, all’inizio del terzo millennio cosa significa? Se da un lato si parla di aggregazione sociale, dall’altra si può parlare di coscienza del territorio. Infatti ciò cha ha cambiato il mondo venatorio durante il ‘900 lo si può ricondurre a tre fenomeni: l’esodo rurale, l’industrializzazione e l’urbanizzazione. Caccia e territorio non hanno potuto far altro che segnare il passo di fronte a questa tendenza finché, un secolo dopo, grazie all’approvazione della legge quadro che regola l’attività venatoria (la 157/92) il cacciatore grazie ad Atc e Ca é legato al suo territorio e dunque invitato a proteggerlo e a migliorarlo. La natura ha bisogno della caccia e non può sussistere l’arte venatoria senza una gestione concordata con il mondo agricolo e responsabile nei confronti dell’ambiente da rispettare. Ma prima di arrivare a questo traguardo è importante condividere il fatto che l’Italia non sia un territorio mummificato ma una territorio animato e che il cacciatore non debba limitarsi ad osservare il territorio come potrebbe farlo un escursionista, ma deve poter avere la libertà di agire nel rispetto e nell’ottica della tutela. Il cacciatore diviene il primo vero ambientalista nella società odierna. Pensiamo ai danni provocati dal fondamentalismo ambientalista, che ha vietato per anni la caccia nelle aree protette, causando, secondo le ultime stime riferite da Sergio Marini, rappresentante delle istanze di allevatori e agricoltori, circa 70 milioni di euro di danni ogni anno, sottolineando che ad oggi il rimborso arriva mediamente a coprire il 30/40 per cento del totale denunciato. Il presidente Vincenzo Pepe durante la trasmissione “Uno Mattina” ha ribadito l’importanza della selezione all’interno delle aree protette per le specie problematiche come i cinghiali che minacciano altre specie e deturpano il patrimonio ambientale. “Se non si agisce si va contro i principi di conservazione propri di un Parco naturale”. “Il problema, afferma il professore Pepe, è che i censimenti in molte aree protette non vengono nemmeno fatti perché nell’immaginario comune resiste l’ambientalismo di vincoli e il no a priori alla caccia. Quando gli animali in eccesso alterano l’ecosistema bisogna intervenire. Il no alla caccia produce un ulteriore danno all’ecosistema”. L’attività venatoria rappresenta un importante strumento di monitoraggio e mantenimento di equilibrio tra le specie. Non solo! All’estero la caccia è anche un’alternativa all’agricoltura per attribuire un valore economico al territorio. In Scozia, ad esempio, la voce “caccia” è inserita nel bilancio nazionale. Un altro esempio di aiuto allo sviluppo rappresentato dalla caccia sono i Paesi dell’Est dove, a fronte di un cospicuo investimento di denaro destinato alla sistemazione delle stazioni della forestale ridotte a ruderi e alla garanzia di posti di lavoro, nonché alla creazione di un indotto derivato dalla caccia, i Governi locali hanno dato in gestione per un numero limitato di anni l’attività venatoria con l’imperativo di osservare i calendari, per tempi e specie locali.  Diventa necessario iniziare a guardare all’attività venatoria secondo una prospettiva di tipo europeo in cui le venga riattribuito il giusto valore secondo le leggi emanate dalla Commissione Europea. Concludo affermando che il mondo della caccia dovrebbe iniziare a pensare di occuparsi anche dell’educazione ambientale, oltre che dell’ educazione alla caccia, e che siano maggiormente i giovani ad essere coinvolti.


MESSAGGERO VENETO

14 DICEMBRE 2009

 

Due cacciatori friulani si salvano dalla carica di una mandria di cinghiali

 

50 anni fa Non ci sono molte notizie nelle due pagine di cronaca locale del Messaggero Veneto in edicola lunedì 14 dicembre 1959, anche perché buona parte dello spazio è occupata dall’inaugurazione della nuova sede provinciale dell’Inam in via San Valentino a Udine. Tra gli altri titoli, quello che colpisce di più dice: “Sparano alla disperata contro la mandria di cinghiali”. L’occhiello e il sottotitolo spiegano, rispettivamente: “Ieri mattina sulle pendici di Castelmonte”; “La sorpresa di due cacciatori che si vedono caricare dall’infuriato branco che alla fine batte in ritirata”. Nell’articolo leggiamo: «Ieri mattina, in località Carcos, sulle pendici di Castelmonte, due cacciatori di Azzida, Franco Tresic e Giovanni Galanda, si vedevano comparire davanti all’improvviso un cinghiale. Seppure presi alla sprovvista, riuscivano ad abbatterlo al primo colpo di doppietta. Quando però stavano per avvicinarsi trionfanti alla preda si avvedevano di avere dinanzi un’intera mandria di cinghiali (una decina di capi) i quali, invece di battere in ritirata, si davano a caricare in ogni senso con furiosa violenza. Ne è seguita una disperata sparatoria intercalata dai grugniti degli animali feriti. Proprio quando i due cacciatori stavano esaurendo le munizioni e cominciavano a preoccuparsi per la propria incolumità, la mandria batteva in ritirata».


ANSA
14 DICEMBRE 2009
 
Animali: vaccinazione anti-rabbia per tutti i cani
Entro marzo in Alto Adige
 
BOLZANO - In Alto Adige, entro il prossimo mese di marzo, tutti i cani dovranno essere vaccinati contro la rabbia. Parallelamente saranno distribuite nei boschi delle apposite esche per realizzare una vaccinazione a tappeto delle volpi. Questo progetto sara' portato avanti unitamente alla Regione Veneto ed alla Provincia di Trento per un'azione interregionale.

MESSAGGERO VENETO

14 DICEMBRE 2009

 

Antirabbica obbligatoria per tutti i cani: ai nastri di partenza la campagna vaccinale

 

di PIERO TALLANDINI

 

È una questione di coscienza e buon senso, non soltanto un obbligo sancito dal ministero: far somministrare al proprio cane la vaccinazione antirabbica rappresenta una difesa irrinunciabile per la salute dell’animale e degli esseri umani. Insomma, se non si ottempera all’obbligo del vaccino si mette in pericolo di vita il proprio cane e, potenzialmente, si espongono a rischi anche le persone che vengono a contatto con l’animale. L’obbligatorietà della vaccinazione antirabbica è entrata in vigore con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 7 dicembre della nuova ordinanza ministeriale per la prevenzione della malattia nelle Regioni del Nord Est. Tutti i cani anche in provincia di Gorizia devono dunque essere vaccinati per evitare di contrarre la malattia che può essere facilmente trasmessa in caso di morso o leccamento del cane da parte di un animale, di solito il veicolo di contagio è la volpe, infetto. A far scattare l’allarme sono stati i casi scoperti in provincia di Belluno nelle scorse settimane mentre nel Friuli Venezia Giulia è stato accertato un solo caso. Il rischio, però, esiste e non bisogna sottovalutarlo: anche l’uomo, infatti, può contrarre la rabbia se viene morso da un animale infetto. Sono ancora numerosissimi, purtroppo, i casi di contagio con esito mortale per gli essere umani specialmente in Africa e in Asia, ma anche in alcune zone del Sud America. Ecco allora che i veterinari anche a Gorizia hanno già cominciato a sensibilizzare i propri assistiti sulla questione vaccino, raccomandando loro di non dimenticare di adempiere a questo obbligo. «Personalmente ho già cominciato l’attività di informazione per ricordare l’obbligo della vaccinazione antirabbica – conferma a tal proposito il veterinario goriziano Daniele Coz –. Sensibilizzare i proprietari di cani su questa necessità è fondamentale perché quello della rabbia è un rischio che non va sottovalutato. Si parla tanto, per esempio, dell’influenza A, ma nessuno ricorda che secondo le statistiche nel mondo muore un uomo ogni 10 minuti a causa della rabbia. Certo, nel Nordest Italia sono stati accertati, fino alla scorsa settimana, due casi di animali infetti nel Bellunese e uno soltanto in Friuli, ma va tenuta alta la guardia. La vaccinazione è essenziale in particolare per i cani che vivono in zone vicine ai boschi o aree di campagna. Anche chi porta spesso il proprio cane a passeggiare in zone limitrofe ai boschi o in campagna deve fare molta attenzione a non scordarsi di sottoporre l’animale al vaccino. In caso di morso o di lambitura tra un animale infetto e il proprio cane la trasmissione della rabbia è inevitabile e quando la malattia si manifesta è già troppo tardi. Per il cane cui è stata trasmessa la malattia l’esito è mortale». Con l’obbligatorietà della somministrazione del farmaco ai quattro zampe verranno anche eseguiti dei controlli, non soltanto sugli animali vaganti. Non è escluso inoltre che vengano effettuati controlli incrociati fra i dati delle vaccinazioni e l’anagrafe canina. Quanto alle modalità di vaccinazione i proprietari dei cani possono rivolgersi all’Azienda sanitaria di riferimento che somministra il farmaco previo pagamento del ticket o ai veterinari privati. Il costo della vaccinazione antirabbica parte mediamente da un minimo di 30 euro.


ASCA
14 DICEMBRE 2009
 
CLIMA: RISCHIO ESTINZIONE PER PESCE 'NEMO' E PINGUINO IMPERATORE
 
Roma - L'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (Iucn) ha pubblicato la top ten delle specie a rischio estinzione per sensibilizzare i partecipanti al vertice sul clima di Copenaghen sulle conseguenze del riscaldamento globale. Ai primi posti della classifica degli animali a rischio c'e' il pesce pagliaccio che vive nell'Oceano Indiano e Pacifico. A renderlo noto il quotidiano Telegraph.co.uk.
Il piccolo pesciolino arancione e' divenuto famoso dopo il film d'animazione della Disney, ''Alla ricerca di Nemo'', ma pochi sono a conoscenza del pericolo che corre a causa dell'aumento del livello di CO2.
Secondo lo Iucn, l'acidificazione degli oceani distruggerebbe l'olfatto dei pesci pagliaccio e la loro capacita' di trovare le anemoni, fondamentali per la loro protezione. Grande rischio anche per i dolcissimi koala minacciati dalla siccita', dalle deforestazioni e dal calo del contenuto nutrizionale delle foglie di eucalipto.
L'habitat del Pinguino imperatore e' sempre piu' in pericolo, precisa il rapporto dell'organizzazione, e la specie potrebbe scomparire a causa dello scioglimento dei ghiacci (fondamentali per la loro riproduzione). Simon Stuart, presidente della Species Survival Commission dello Iucn, ha dichiarato che l'uomo non e' l'unico ad essere in pericolo per i cambiamenti climatici. ''Le persone possono fermare queste tragiche perdite'', ha detto. ''Si possono ridurre le emissioni di CO2 e chiedere un'azione forte ai propri governi per modificare'' il destino a cui andra' incontro il mondo.

TISCALI ANIMALI
14 DICEMBRE 2009
 
Natale alla Casa Bianca, anche Bo avrà una calza per i regali
 
Sul camino della Casa Bianca quest'anno ci sarà una "calza" di Natale in più. Come tutti i membri della famiglia Obama anche il cane del presidente, Bo, avrà la sua calza dove attendere i regali di Babbo Natale, o meglio Santa Klaus.
A rivelarlo è stata la first lady, Michelle Obama, nell'intervista rilasciata per le feste di Natale a Oprah Winfrey. Nessuna indiscrezione su quali regali Bo riceverà la notte della vigilia ma Michelle ha assicurato che anche il first pet avrà la sua calza, accanto a quelle del resto della famiglia, presidente compreso.
Che il cucciolo Bo facesse a tutti gli effetti parte della famiglia Obama lo si era capito anche al momento della presentazione delle decorazioni ufficiali della Casa Bianca. Per il primo Natale di Barack Obama a Washington i pasticceri della capitale hanno preparato infatti una riproduzione in pan di zenzero dalla residenza presidenziale dove trionfa un pupazzo di marzapane di Bo, proprio sotto il colonnato vicino allo Studio Ovale.
 

 

            14 DICEMBRE 2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE

CORRIERE DELLA SERA
14 DICEMBRE 2009
 
Troppe bistecche a tavola: ecco perchè si rischia l'infarto
Scoperto per la prima volta un nuovo effetto delle diete iperproteiche. La dimostrazione in laboratorio, sui topi
 
Franca Porciani
 
MILANO - Una bella placca giallastra che invade l'arteria fin quasi a chiuderla in tempi record, poche settimane, non si era mai vista in laboratorio. Se, poi, scopriamo che a provocarla è stata una dieta squilibrata a favore dei grassi e delle proteine e con pochissimi zuccheri, si sprofonda nel panico. L'alimentazione squinternata può far male al punto da distruggere le arterie, con le conseguenze che sappiamo, infarto, ictus e via andando? Ebbene, la risposta è «quasi» sì. La ricerca che ha scoperto la potenza nefasta di nutrienti messi insieme in modo sbagliato, pubblicata sulla rivista Pnas, è frutto di uno studio di Shi Yin Foo dell'istituto di ricerche cardiovascolari della Harvard Medical School di Boston su topi predisposti all'aterosclerosi perché carenti di apoliproteina E.
LO STUDIO - Un gruppo di animali è stato nutrito con la dieta classica «occidentale», in cui abbondano i grassi ma non mancano le proteine e gli zuccheri (compresi i complessi, cioè pane e pasta), l'altro riducendo l'apporto di quest'ultimi a favore delle proteine e dei grassi. Nell'arco di poche settimane, sacrificando i topi e analizzando le loro arterie, si è visto come il secondo regime alimentare abbia un effetto micidiale: provoca la formazione di una placca voluminosa, per la precisione di spessore doppio rispetto a quella che si forma nello stesso arco di tempo in seguito alla dieta occidentale. La notizia è sconcertante anche se si tratta di topi, oltretutto manipolati geneticamente, non al naturale, insomma.
EFFETTO DIRETTO - «È, in effetti, la prima volta che si dimostra un effetto diretto sull'organismo, in questo caso sulle arterie, di un certo tipo di alimentazione — commenta Maria Gabriella Gentile, responsabile della divisione di dietetica e nutrizione clinica dell'ospedale Niguarda di Milano — : una dieta sbagliata non solo facilita la comparsa di malattie, il diabete, l'obesità o la pressione alta, come si sa da tempo, ma "produce" direttamente una patologia: una placca di tale portata da essere l'anticamera dell'infarto. Ovviamente, parliamo del topo».
DIETE SQUILIBRATE - Ma tornando agli umani, di diete squilibrate nel senso di ridurre al minimo l'apporto dei zuccheri valorizzando le proteine c'è oggi un'offerta per tutti i gusti: dalle prime «storiche» degli anni Settanta Atkins e Scarsdale, ideate da due cardiologi che hanno fatto miliardi propagandando i benefici di uova, carne, salame, e formaggi a volontà, alla nostrana dieta «punti» che nello stesso decennio ebbe un grande successo in Italia. «Ma di persone anche soltanto in sovrappeso che oggi tentano di dimagrire con questo tipo di diete, diciamo Atkins "modernizzate", ne vediamo ancora tante; un successo inspiegabile perché il dimagramento che si ottiene è fugace» informa Giuliano Enzi, grande esperto di obesità, consulente del centro regionale per la cura di questa malattia di Padova.
UOMINI E TOPI - A questo punto non può mancare la domanda chiave: dal topo all'uomo il passo è breve? Risponde Enzo Manzato, direttore della clinica geriatrica dell'università di Padova: «Il topo ha un metabolismo dei grassi molto diverso da quello dell'uomo, ha poco colesterolo e molte lipoproteine buone. Prudenza, quindi, nell'estendere a noi i risultati dell'esperimento di Boston anche se la scoperta c'è, è innegabile». Scoperta che non è passata inosservata: uno degli ultimi numeri della rivista New England journal of medicine ospita un editoriale in proposito di Steve Smith, dell'istituto di ricerche traslazionali del Florida Hospital Burnham institute di Orlando, Florida. Secondo Smith un rilievo importante della ricerca di Foo è l'aver dimostrato che i topi alimentati con la dieta «bomba» di proteine, rispetto a quelli nutriti i n modo equilibrato, hanno nel sangue un numero più basso di cellule staminali endoteliali. Scoperte una decina di anni fa, queste cellule si formano nel midollo osseo e, una volta in circolo, svolgono una funzione riparatrice sulla parete interna del vaso. «Ora bisogna andare a cercare nell'uomo "la spia" di rischio cardiovascolare che ci indica questo lavoro — conclude Smith — , ovvero mettere insieme uno studio che dosi queste cellule nel sangue di volontari disposti ad alimentarsi come i topi di Foo. Se compare lo stesso calo delle cellule endoteliali staminali, le conseguenze, in termini di prevenzione, possono essere importanti, anzi importantissime». Intanto, come minimo, spaghetti a volontà!
 

TISCALI NOTIZIE
14 DICEMBRE 2009
 
ESTERI
L'Europa vuole la messa al bando degli esperimenti su alcune categorie di animali
 
 
La Commissione europea ha proposto di mettere al bando gli esperimenti su alcune categorie di animali, inclusi i primati. Ma in maggio il Parlamento ha approvato una relazione che riduce le categorie di animali su cui la ricerca scientifica potrebbe applicarsi, sostenendo che un tale bando penalizzerebbe i ricercatori europei rispetto a quelli asiatici o americani. In questi giorni, Commissione, Consiglio e Parlamento hanno trovato vari punti di compromesso sulla questione, che potrebbe essere definitivamente vagliata dall'Aula a febbraio 2010.
Basta con le sperimentazioni per la produzione di cosmetici - La delegazione che conduce i negoziati è sostanzialmente d'accordo sulla fine delle sperimentazioni sugli animali effettuate per la produzione di cosmetici, mentre restano aperte le questioni per quanto invece riguarda la ricerca farmacologica. Secondo la stessa relatrice, gli esperimenti sugli animali devono essere limitati, ma questo principio non può in nessun modo costituire un ostacolo alla ricerca scientifica sulle malattie gravi. Il concetto chiave della nuova legge dovrà dunque essere il principio delle tre R: rimpiazzare, ridurre e raffinare l'uso degli animali negli esperimenti scientifici. Nell'Ue a 27, ogni anno vengono impiegati circa 12 milioni di animali nelle procedure scientifiche.
Ridurre al minimo il numero di animali usati - Il Parlamento cercherà di rafforzare la richiesta degli Stati membri di assicurare che il numero di animali usati nei progetti sia ridotto al minimo senza compromettere gli obiettivi del progetto, confermando come caposaldo del provvedimento che laddove esistano metodi di prova, sperimentazioni o altre attività scientifiche che, pur non prevedendo l'uso di animali vivi, risultino soddisfacenti per ottenere gli esiti auspicati e possano quindi essere utilizzati in sostituzione di una procedura, gli Stati membri dovrebbero assicurare il ricorso a tali metodi alternativi. La delegazione concorda anche sul fatto che gli animali randagi e selvatici delle specie domestiche non debbano essere utilizzati per i test e sostengono il divieto di ricorrere a animali minacciati di estinzione, come le grandi scimmie, se non ai fini di esperimenti volti a conservare le specie in questione.
Rischio di penalizzare la ricerca europea - Tuttavia, visto che taluni aspetti della proposta restringerebbero drasticamente l'uso di primati, ritengono che così si corra il rischio di penalizzare la ricerca europea offrendo vantaggi competitivi ai concorrenti americani e asiatici che hanno norme meno rigorose sul benessere degli animali. Si prevede dunque che vengano pensate misure per bilanciare meglio queste esigenze e a permettere alla ricerca medica di progredire. Allo stesso tempo propongono delle misure per promuovere alternative ai test sugli animali.
LA STAMPA
14 DICEMBRE 2009
 
L'orologio interno batte i colpi? Malattie cardiovascolari in agguato
I ritmi circadiani collegati alla salute del cuore
 
Tic tac… anche dentro il nostro corpo batte un orologio ed è collegato al ritmo circadiano delle 24 ore. Quest'ultimo, dal canto suo, pare essere a sua volta collegato alla salute del cuore.
Lo sostengono i ricercatori giapponesi della Kyoto University che hanno eseguito uno studio su modello animale per cercare di comprendere come il ritmo circadiano influisse sul sistema cardiocircolatorio e il ruolo dei geni in tutto questo. In seguito ai test condotti sui topi, i ricercatori hanno scoperto che quelli privi di due molecole note con il nome di criptocromi - dei fotorecettori sensibili alla luce blu – avessero un ritmo circadiano anormale.
Un ulteriore approfondimento ha permesso di scoprire che questo provocava un aumento dei livelli di un ormone detto idosterone, il quale causa una ritenzione di liquidi nei reni. Questa situazione provocava un aumento delle pressione arteriosa dei topi.
Con queste analisi, i ricercatori hanno dimostrato che l'orologio circadiano controlla direttamente un gene, simile a quello che si trova negli esseri umani, che svolge un ruolo chiave nella produzione di ormoni. Gli scienziati sottolineano che questo studio supporta le tesi per cui
i lavoratori soggetti a turni, gli equipaggi di aerei con voli di lunga percorrenza e situazioni similari, abbiano un maggiore rischio di problemi cardiaci.
Partendo da questi concetti, la ricerca apre nuove vie per lo studio di nuovi modi per trattare l'ipertensione, suggerisce il prof. Hitoshi Okamura che ha diretto lo studio.
(lm&sdp)
Source: lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Nature Medicine".

ASCA
14 DICEMBRE 2009
 
SALUTE: PRESSIONE PIU' ALTA SE SI SCAMBIA LA NOTTE CON IL GIORNO
 
Roma - Se l'orologio biologico e' ''sballato'' cresce la predisposizione all'ipertensione e ai disturbi cardiaci: e' quanto emerge dallo studio pubblicato su Nature Medicine dai ricercatori giapponesi della Kyoto University.Durante la ricerca gli studiosi hanno osservato che i topi con un ritmo circadiano anormale correvano un rischio maggiore di sviluppare l'ipertensione a causa dell'elevata presenza di un ormone chiamato aldosterone. Secondo gli esperti se l'orologio biologico - che regola un gene essenziale per la produzione di ormoni - e' sregolato, aumenta dunque il rischio di ipertensione e, con esso, anche quello di incorrere in disturbi cardiaci come infarto e ictus.''Lo studio - spiega Hitoshi Okamura, docente della Kyoto University - e' in linea con precedenti rilevazioni secondo cui chi per lavoro ha orari sregolati, come gli equipaggi degli aerei, corre un rischio maggiore di incorrere in problemi cardiaci. Questa scoperta potrebbe consentire la sperimentazione di nuovi trattamenti contro l'ipertensione''.
 
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