14 AGOSTO  2009

L'ARENA GIORNALE DI VERONA

14 AGOSTO 2009

 

E nell'Est i felini scompaiono

MONTEFORTE (VR). Sul monte Riondo una dozzina di «mici», negli ultimi mesi, si è letteralmente volatilizzata

Denunciati ai Carabinieri anche alcuni episodi di maltrattamento e di morti sospette

 

Provincia di Verona - Sul Monte Riondo i gatti si volatilizzano, ma c'è anche chi s'è visto tornare il micio impallinato e ha denunciato il fatto ai carabinieri. E' Dora Bellin, che abita al civico 24 di via Monte Riondo, a sollevare il caso: «Ho due femmine ed un maschio e fino alla fine di giugno avevo ospite anche il gatto di mia nipote. Un giorno il gatto è sparito, l'ho cercato per un mese ed è proprio col tam tam tra i vicini che ho scoperto un fatto strano: nell'ultimo periodo sono spariti sei gatti nella via ed altri sette poco fuori». Alla donna qualcuna delle diciannove famiglie della sua strada dice di provare a cercare il gatto in una vecchia casa disabitata, poco sotto la sua, dove i randagi si ritrovano abitualmente: «Ci sono andata, ma non ho trovato nulla se non ciotole vuote». L'idea che in zona si sono fatti è che la stagione felina degli amori, accompagnata da miagolii a più voci, possa aver disturbato qualcuno: «Anche perché nelle notti dell'ultimo mese al coro dei gatti seguiva quello dei cani, e all'acquietarsi dei cani la ripresa dei gatti e così via. Per me è inconcepibile, però…». A darle in qualche modo una conferma circa la singolare “evancesenza” dei mici della zona è stata, il 2 agosto, una lettera che tanto lei quanto le altre famiglie della via si sono trovate nella cassetta della posta. L'ha firmata uno dei residenti dopo essersi visto tornare a casa il proprio gatto con un pallino da pistola ad aria compressa conficcato sotto un occhio. La lettera fa riferimento a «numerosi altri episodi di maltrattamento, morti per avvelenamento e sparizione di animali», fa presente che quel che gli è accaduto è stato oggetto di una denuncia ai carabinieri e si appella al senso di responsabilità dei vicini nel vigilare. La lettera si rivolge anche all'eventuale responsabile intimando lo stop alle macabre pratiche. «Solo qualche giorno prima», dice Dora Bellin, «sono andata anche io dai carabinieri a segnalare questi strani episodi. Ho voluto che quello che sta accadendo diventasse di dominio pubblico per mandare un segnale a chi è responsabile, per fargli sapere che siamo tutti all'erta e prima o poi potrebbe essere colto con le mani nel sacco».
Quasi a far da contraltare a ciò che accade in cima al Monte Riondo, all'inizio della salita c'è invece un signore che s'è rassegnato ad essere l'orfanotrofio dei gatti: ogni anno gli catapultano in giardino mamma gatta e gattini appena nati. E lui li accudisce e li sfama, almeno fino a quando, com'è successo quest'anno, non spariscono.


L'ARENA GIORNALE DI VERONA

14 AGOSTO 2009

 

ERBEZZO (VR). La denuncia di una donna che d’estate soggiorna in paese e anche d’inverno sale a portar cibo agli animali

Strage di gatti a Erbezzo Decine quelli avvelenati

La signora che li sfamava: «Chi butta esche qua e là uccide anche altre specie qui invece si è voluta colpire la mia attività»

 

Erbezzo (VR) - Ancora gatti morti avvelenati: la strage continua ad Erbezzo. La denuncia è di Loredana Garonzi, impiegata part-time in un'agenzia di assicurazioni, residente a Verona ma d'estate villeggiante ad Erbezzo, che il suo tempo libero lo spende nel dare sostentamento ai mici randagi del piccolo Comune montano.
Un'attività che la occupa anche nel periodo invernale, quando sale tre volte la settimana dalla città per assicurare un pasto ai suoi numerosi amici a quattro zampe.
Sono decine i felini (e in passato pure una volpe) che nel corso degli anni hanno eletto l'abitazione di via Monti Lessini a luogo di ristoro privilegiato, dove abbuffarsi di pastasciutta e croccantini, tra una scorribanda e l'altra nei boschi. Negli ultimi tempi i commensali fissi erano poco più di una ventina, in gran parte randagi, ma non mancavano i domestici del circondario che rimpinguavano il pasto casalingo alla mensa della Garonzi. Della allegra combriccola di buongustai però, oggi ne è rimasto solo uno, piccolo, spaurito, col pelo rossiccio. Il resto è stato spazzato via dalla mano di qualche sconsiderato che ha individuato nel veleno, messo probabilmente proprio nelle ciotole in cui trovavano conforto alla fame, il mezzo per consumare qualche assurda forma di ripicca. «Erano tutti gatti mangia e fuggi anche perché, a parte la mia, questa è una zona di case che rimangono aperte solo tra luglio ed agosto», spiega la Garonzi accarezzando Nerino, uno dei suoi gatti. «Quelli a cui do da mangiare sono per la maggior parte mici non domestici che vivono la loro vita tra fienili, legnaie o rifugi di fortuna. E che d'inverno, quando qui è tutto chiuso, mangiano tre volte la settimana, quando salgo da Verona apposta per portargli un po di cibo».
Chili di pastasciutta, croccantini e scatolette, che d'inverno rappresentano l'unico viatico alla fame di questi poveri gatti e che l'impiegata divide in sei ciotole riparate, per non farne ghiacciare il contenuto. «Quel tanto che basta per dargli sostentamento. E infatti non ne è mai morto uno di fame». Nella strage è rimasto vittima anche il micio dei vicini, che si concedeva qualche scappatella gastronomica in compagnia. Una morte orrenda anche per lui, come per i suoi venti commensali. Il racconto di Loredana è raccapricciante. «Alcuni li ho trovati morti vicino a casa, altri sono andati a morire altrove», ricorda. «Una morte lenta la loro, prolungata nel tempo. Tutti avevano la pancia gonfia, molle e striata di blu. Blu come le feci lasciate prima di morire». Stesso pasto, stessa fine. Il sospetto è che sia stato avvelenato il cibo che tutti i giorni Loredana prepara per la sua affezionata clientela. Un gesto mirato, compiuto da qualcuno che conosce bene le abitudini della signora e dei suoi amici. «Non siamo di fronte ad un killer dei gatti», conferma la Garonzi. «Quello butta un'esca qua e là, coinvolgendo anche altri animali, come i cani. No, qui qualcuno ha voluto colpire proprio la mia attività. Un'attività che non è segreta. Tutti qui sanno che da anni porto da mangiare ai gatti, ma si vede che c'è chi non l'ha mai mandata giù». E ha messo il veleno proprio nelle sue ciotole. Ma quale tipo di sostanza? «Non lo so proprio», dice la signora. «Ho letto di gatti morti per avvelenamento che saltavano, rantolavano o si contorcevano. No, qui è stato utilizzato qualcosa di molto più debilitante nel tempo». Le prime avvisaglie della strage risalgono alla fine di giugno. «Ho notato che giorno dopo giorno qualche ciotola rimaneva intoccata», ricorda Loredana. «Al momento ho pensato a scappatelle amorose. E' stato poi l'atteggiamento inappetente e la sparizione di un paio di gatte e dei loro piccoli a farmi balenare il sospetto che stesse accadendo qualcosa di molto più grave». Amara l'ultima considerazione di Loredana. «La tolleranza oggi è merce sempre più rara. Manca la pietà, quel poco di pietà che dovremmo avere sempre anche per gli animali».


LIBERO
14 AGOSTO 2009
 
PALERMO: TROVA GATTO SU COFANO AUTO E LO GETTA IN DIRUPO, DENUNCIATO
 
Palermo - Lega un gatto con un corda e lo lancia da un dirupo. Accade a Baucina, in provincia di Palermo, dove i carabinieri hanno denunciato per maltrattamenti di animali un 65enne disoccupato. L'uomo e' stato notato dai carabinieri, mentre transitava in contrada Rini con una corda in mano, intento a disfarsi di un fardello, che alla vista dei militari l'uomo non ha esitato a lanciare in un dirupo, provocando presumibilmente la morte del gatto. Il dirupo, infatti, e' molto impervio e non e' stato possibile recuperare l'esemplare ferito, nemmeno la carcassa dell'animale. Subito bloccato e accompagnato in caserma, l'anziano si e' giustificato dicendo che il gatto, senza padrone, da giorni si aggirava attorno a casa sua, ma la cosa che lo ha fatto andare sulle furie e' stata quella di trovarlo accovacciato sul cofano della sua auto, cosi' l'ha catturato e lanciato nel dirupo.

UFFICIO STAMPA APAS
14 AGOSTO 2009
 
L'APAS denuncia gli assassini del capriolo a Borgo maggiore (RSM)
 
San Marino - L’Associazione Sammarinese Protezione Animali (APAS) apprende con costernazione quanto accaduto a Borgo Maggiore (RSM) nella prima mattinata di Giovedì 13 Agosto u.s. ovvero la barbara uccisione a bastonate di un capriolo da parte di spietati balordi che, probabilmente sotto l’effetto di alcool e droga hanno massacrato a colpi di bastone il povero animale, sottraendone poi il corpo. Diversi cittadini, inorriditi dalla notizia appresa dai giornali si sono rivolti all’APAS per chiedere giustizia e per far sì che i colpevoli del disumano ed efferato gesto vengano severamente puniti ai sensi dell’art 282 bis del Codice Penale. Il Consiglio Direttivo APAS si attiverà quanto prima per sporgere denuncia contro ignoti, invitando le forze dell’ordine ad indagare con massima attenzione per catturare appunto i malviventi.
L’atto barbaro compiuto ai danni di un povero e mansueto animale, la cui unica “colpa” è stata quella di avvicinarsi troppo al centro abitato, andando incontro così ad una fine tragica e dolorosa, ha ferito la sensibilità di molte persone, che si sono sentite offese nella propria appartenenza ad una società civile ed evoluta, scevra da violenza e da sopraffazione verso esseri indifesi, i quali, nel caso specifico sono parte del patrimonio indisponibile dell’intera comunità.
Allo stesso modo è forte la preoccupazione che atti del genere possano essere frutto di un malessere esistenziale che pervade alcune persone, alienate e annoiate, che passano la notte a bere e a drogarsi, sfogando le proprie frustrazioni, attraverso atti di indicibile violenza come quello citato.
L’APAS, si augura che un tale deplorevole episodio rappresenti un fatto isolato, da condannare in assoluto e che esso non costituisca un esempio da seguire per i giovani, i quali, al contrario manifestano nei confronti degli animali e verso la natura grande sensibilità e motivazione personale.
Il Consiglio Direttivo APAS invita segnatamente coloro che avessero indizi, testimonianze, nuovi elementi da apportare sulla triste vicenda, a rivolgersi alla brigata della Gendarmeria di Borgo Maggiore, dove l’APAS stessa nella giornata di lunedì 17 Agosto formalizzerà la denuncia.

LA GAZZETTA DI MODENA
14 AGOSTO 2009
 
Cane sotto al treno: un'odissea
 
MODENA - Un cane investito dal treno non è un fatto comune. Ma diventa un episodio unico se il macchinista si ferma per recuperare l’animale ferito e allerta il capostazione che mobilita i colleghi per salvare la bestiola.  Il fatto è successo ieri sulla linea Modena - Sassuolo, a pochissima distanza da piazza Manzoni. L’animale stava attraversando un sottopassaggio buio assieme a un suo amico: solo che lui era di colore scuro e il convoglio di ‘Gigetto’ non ha fatto a tempo ad accorgersi di quello che stava succedendo.  Quando ha sentito i guaiti il macchinista si è fermato e la mobilitazione dei ferrovieri è stata totale. Solo che i loro sforzi in quegli attimi sono stati frustrati dalle incomprensioni col centralino del Comune di Modena. Uno dei dipendenti Atcm si è così sentito in dovere di correre dal primo ambulatorio veterinario privato, caricando il cane ferito e sanguinante sulla vettura.  La storia ha avuto un lieto fine. Il veterinario ha fornito le prime cure e ha rassicurato i soccorritori sulle condizioni di salute dell’animale. Nel frattempo è arrivato l’accalappiacani, non appena identificato il luogo dov’era stato portato il cane, e anche il suo proprietario, identificato dal numero di cellulare scritto su una targhetta attaccata al collare.  L’Ufficio Diritti degli Animali del Comune si è mosso in parallelo per verificare la destinazione della vittima dell’incidente. Risultato: il cane è stato portato dal veterinario di fiducia del proprietario e lì è rimasto per qualche ora per controllare gli esiti delle medicazioni e in serata è stato rientrato a casa.

LA NUOVA SARDEGNA
14 AGOSTO 2009
 
Sgozzate sette mucche
 
di Maria Antonietta Cossu
 
SEDILO (OR). Criminali con l’animo dei carnefici. Sono i misteriosi individui che nella notte fra martedì e mercoledì hanno colpito duro. Prima hanno tramortito - pare a martellate o a colpi di crick - e poi sgozzato sette capi bovini, lasciati al pascolo brado in un terreno di “Lure”, località campestre quasi al confine tra l’agro di Sedilo e quello di Dualchi.  Il proprietario del bestiame, Pietro Depalmas, 81 anni, ha scoperto il massacro alle prime luci dell’alba di avantieri, poco dopo aver raggiunto il suo podere per la consueta cura delle bestie. Alla vista di quella carneficina l’anziano allevatore è rimasto visibilmente scosso, ma è rimontato subito in auto dirigendosi in caserma per sporgere denuncia contro ignoti.  La crudeltà con cui i feroci “macellai” hanno agito lascia pochi dubbi sulla volontà di intimorire con quel sinistro “messaggio” l’ultraottuagenario allevatore. Che tuttavia risulta un messaggio d’incomprensibile lettura, tenuto conto dell’ottima reputazione di cui Pietro Depalmas gode in paese.  Resta un’ipotesi, ma la tesi di un avvertimento o di una ritorsione sembrerebbe avvalorata dalla scelta degli attentatori di infierire solo sui capi adulti, risparmiando circa una ventina di vitelli. Tra l’altro la cruenta esecuzione ha richiesto tempo e metodica: i poveri animali sono stati condotti nel paddock accanto alla stalla, immobilizzati, quindi storditi a sprangate sul cranio per poi essere scannati e lasciati agonizzanti nel box.  Sull’ episodio indagano i carabinieri della stazione e quelli della compagnia di Ghilarza. Ci sono due gravi precedenti: Pietro Depalmas era già finito nel mirino degli attentatori, che nel 2002 piazzarono un ordigno nella stalla di “Pranoscula” devastando la struttura e le attrezzature meccaniche; mentre qualche anno dopo gli fu decimato un gregge di pecore. C’è un nesso?

ASYLUM
14 AGOSTO 2009
 
DECAPITA IL SUO CAVALLO CON LA MOTOSEGA E LO DA IN PASTO AI CANI
 
C'è chi ha dichiarato il suo amore malato per gli equini, l'uomo di cui vi parliamo oggi ha dato un'ulteriore prova di dove può arrivare la follia dell'orrore umano. Un californiano è accusato di aver decapitato un cavallo con la motosega dandolo in pasto ai suoi cani e dovrà affrontare un processo per crudeltà contro gli animali.Secondo l'accusa, l'uomo avrebbe colpito il suo cavallo con un martello e poi gli avrebbe tagliato la testa con la sega elettrica. La macabra esecuzione avrebbe avuto luogo nella fattoria dell'uomo, in un paese sperduto tra le montagne. All'inizio sembrava che ad attaccare e uccidere il cavallo fossero stati i 40 cani di Ziniuk, ma lo sceriffo intervenuto ha pensato che difficilmente un animale a quattro zampe può impugnare un martello.
Ziniuk si dichiara non colpevole e dice che amava molto l'animale, di nome Grizzle, che sarebbe stato già morto quando il proprietario è intervenuto. Il veterinario non è dello stesso parere, secondo l'autopsia il cavallo sarebbe stato ancora vivo al momento del "taglio". L'uomo potrà affrontare una condanna fino a 3 anni e 8 mesi di carcere.

LA ZAMPA.IT

14 AGOSTO 2009

 

Genova, gli animalisti liberano il cinghiale Piero: "Ora è clandestino"

«Era stato "arrestato" a maggio dalla polizia provinciale perchè aveva morso una persona»

 

GENOVA - Il cinghiale Piero, mascotte di via Carso a Mignanego, nella estrema periferia di Genova, catturato perchè solito avvicinare le persone in cerca di cibo e per sottrarlo alle battute di caccia finalizzate, è stato liberato nei giorni scorsi con un blitz da un gruppo di animalisti che hanno operato durante la notte. Ne dà notizia il Corriere Mercantile di Genova. Il cinghiale Piero, ormai diventato amico degli esseri umani, era stato "arrestato" a maggio dalla polizia provinciale perchè aveva morso una persona. Dopo l’arresto, anche il popolo di Facebook ha ritenuto di concorrere a salvarlo. Piero era stato confinato in una gabbia di 3 metri per 3, ufficialmente per «salvarlo dalle battute di caccia». Qualche notte fa un gruppo animalista ha portato a termine la liberazione del cinghiale: le griglie della gabbia sono state tagliate e Piero è tornato in libertà. Nella rivendicazione, diffusa per web e su alcuni muri della città, si afferma di «aver deciso di restituire la libertà a Piero distruggendo la sua prigione con la complicità della notte. Ora Piero è clandestino».


MESSAGGERO VENETO
14 AGOSTO 2009
 
Nell'area festeggiamenti torna la corsa sugli asini
 
Porcia (PN) -  PORCIA. In origine a Porcia si montavano gli asini in competizione due volte l’anno, durante la Pasqua e, ad agosto, in occasione della Festa dell’Assunta. Succedeva più di un secolo fa, quando la “corsa dei musi” nasceva come una sfida tra le comunità dei vecchi borghi. Anche all’epoca, come oggi e dopo ben 107 edizioni, la vittoria veniva proclamata di fronte alla porta d’accesso alla torre campanaria: il primo fantino che in groppa al suo asino superava i concorrenti nel tragitto dal mussodromo alla torre conquistava il diritto di salirvi fino alla cima. Oggi, nell’area festeggiamenti di via delle Acacie, con inizio alle 19.30, sarà questa la tradizione che una decina di ragazzi di Porcia in groppa ad altrettanti asini (prestati da privati allevatori della bassa friulana) andranno a rievocare. «Da qualche anno abbiamo apportato ulteriori accorgimenti – spiega Giacomo Perin del comitato festeggiamenti – a tutela degli animali e per la sicurezza dei fantini: per cui, diversamente dalla tradizione, dopo alcuni giri all’interno del mussodromo questi scenderanno e cercheranno di portare, a piedi, il proprio asino fino alla torre. La corsa è tutta su sterrato». La manifestazione è una delle principali attrattive della sagra dell’Assunta, che si concluderà domenica. Domani, intanto, Festa dell’Assunta dopo la santa messa delle 18 ci sarà la processione dei fedeli nel centro storico accompagnata dalla banda musicale di Porcia. Il sipario calerà invece domenica: dopo l’esibizione dell’orchestra “Rossella Ferrari e i Casanova”, l’estrazione dei biglietti della lotteria e, alle 24, l’immancabile spettacolo pirotecnico.

LA TRIBUNA DI TRVISO
14 AGOSTO 2009
 
Osei in mostra
 
Vittorio Veneto (TV) - Ferragosto a Vittorio Veneto è come dire «Plurisecolare mostra mercato degli uccelli», una storia che si perde nei secoli e che l’associazione «’l Gavinel», presieduta da Pierfrancesco Comis, mantiene di estrema attualità. E’ un appuntamento che negli ultimi tre anni ha visto affluire a Vittorio Veneto tanti visitatori quanti gli abitanti della città, circa 28.000. La festa comincia alle prime luci dell’alba. A partire dalle 5 girando per Serravalle si potrà gustare il canto di allodole, merli, sasselli, prispoloni, fringuelli, tordi, quaglie che partecipano al Concorso Canoro 2009. In palio oltre 3.000 euro. Alle 6,30 in via Antonello da Serravalle apre la «Mostra animali da cortile» e alle 7,30 in via Parravicini quelle di «Farfalle e insetti» e dell’artigianato locale. E poi costumi medioevali, uccelli rapaci e falconeria.

SAVONA NEWS
14 AGOSTO 2009
 
Noli (SV): liberate le tre civette soccorse a giugno dall'Enpa
 
 
 
Noli (SV) - Liberate in una zona protetta le tre civette soccorse a Noli lo scorso giugno dai volontari della Protezione Animali.
I piccoli, dopo essere cresciuti in via Cavour e avviati al centro di recupero di Bernezzo sono state liberate nell'entroterra.Nei prossimi giorni, i rappresentanti dell'Enpa incontreranno gli amministratori povinciali per risolvere il grave problema del soccorso, della cura e della riabilitazione della fauna selvatica in difficoltà.

LA REPUBBLICA DI PARMA
14 AGOSTO 2009
 
ABBANDONA UN GATTO IN STRADA, DENUNCIATA DAL TRIBUNALE DEGLI ANIMALI
 
Parma - Abbandona il suo gatto sulla strada a Parma: individuata e denunciata per il reato di abbandono di animali. Il fatto è accaduto in via Bavagnoli nella giornata di mercoledì 12 Agosto. Verso le 18.30 da un’auto Mercedes ClasseA grigio metallizzata guidata da una donna si ferma in via Bavagnoli. Un gattino maschio di pochi mesi viene scaraventato nel mezzo della strada, quindi l’auto si allontana. Un cittadino di Parma che assiste alla scena, dopo aver preso il numero di targa dell’auto, riesce anche a recuperare il gattino che nel frattempo si era nascosto in un giardino limotrofo al luogo dell’abbandono e a portarlo in salvo presso la propria abitazione, dove il micino – dopo le cure veterinarie – si trova tuttora al sicuro. L’uomo si è successivamente rivolto al Tribunale degli Animali di Aidaa di Parma raccontando quanto avvenuto. Immediatamente il presidente nazionale Aidaa ha deciso di sporgere denuncia penale nei confronti della persona responsabile di questo ignobile gesto.
“Non è facile cogliere in flagrante qualcuno che abbandona gli animali, in questo caso grazie soprattutto alla prontezza di spirito del signore che ha assistito alla scena siamo stati in grado di denunciare alle autorità l’autore dell’abbandono di un micio di 4 mesi lasciato in mezzo alla strada nella calda giornata di mercoledì scorso. Pur essendo chiusa la sede del Tribunale degli Animali di Parma per il periodo estivo – dice Lorenzo Croce presidente di Aidaa – ho ritenuto necessario procedere immediatamente alla stesura ed all’invio della denuncia penale ipotizzando il reato di abbandono di animale contro la persona autrice di questo ignobile gesto. Ringrazio pubblicamente il cittadino di Parma che con la sua prontezza di riflessi ha reso possibile l’individuazione dell’autrice del fatto – continua Croce – ringraziamento ancora più sentito in quanto il cittadino in questione non solo non si è voltato dall’altra parte, ma si è messo a disposizione fornendoci la testimonianza indispensabile per procedere con la denuncia, ed inoltre si è preso carico del gattino, salvandolo da morte quasi sicura. Si tratta forse di un piccolo gesto – conclude Croce – ma che comunque, anche in questo caso, rappresenta l’alta civiltà dei cittadini parmensi”.

IL GAZZETTINO DI PADOVA

14 AGOSTO 2009

 

Non abbandonate gli animali. Nè quelli domestici e neppure quegli esotici

 

Nicoletta Cozza

 

Padova - «Non abbandonate gli animali. Nè quelli domestici e neppure quegli esotici». L’appello arriva da Alessandro Zan, neo assessore all’Ambiente, che sta avviando una serie di iniziative per tutelarli. Alcuni incontri si sono già tenuti, altri sono in agenda nei prossimi giorni, visto che questo è il periodo in cui purtroppo molti proprietari non si fanno scrupolo di lasciare al loro destino bestiole di tutti i tipi, comprese quelle arrivate clandestinamente in Italia come souvenir, nascoste in valigia in modo da bypassare dogane e controlli.«Il numero degli animali esotici che vengono abbandonati - ha osservato Zan - è in continuo aumento, come mi hanno confermato gli uomini della Guardia Forestale ai quali ieri mattina ho chiesto di fare il punto sulla situazione. In certi casi si tratta di specie innocue, in altri, invece, di soggetti che costituiscono un pericolo per l'incolumità. Il problema è che non sono registrati e quindi è pressoché impossibile risalire ai proprietari che li hanno importati in modo illecito. Vale la pena di ricordare, comunque, che la legge prevede per il reato di abbandono un anno di reclusione e un’ammenda minima di 10 mila euro, il cui importo però sale qualora gli animali lasciati soli arrechino danni a cose, o a persone.L’assessore, intanto, ha iniziato li incontri con le associazioni di volontariato presenti sul territorio. «Ce ne sono tante e parcellizzate - ha spiegato - e quindi l’ideale sarebbe riuscire ad avviare un tavolo di coordinamento che le riunisca, visto che l'obiettivo è lo stesso per tutte. Mi piacerebbe che a partire da settembre si potessero avviare delle iniziative coordinate, che vadano oltre gli interventi dell’Ulss che sono invece finalizzati alla sterilizzazione degli esemplari che vivono nelle colonie».Alessandro Zan, inoltre, si prefigge anche un altro obiettivo: riuscire a coinvolgere gli anziani nella realizzazione di alcune casette da collocare all’interno dell’area dell’ex Macello dove da tempo vivono alcuni gatti, grazie al fatto che ci sono delle persone sensibili che si prendono cura di loro dandogli da mangiare. «Questa - ha concluso - potrebbe essere una prima iniziativa, a costo zero per le casse comunali, ma che consentirebbe di dare un segnale concreto e positivo per la tutela degli animali presenti sul nostro territorio».


LIBERO
14 AGOSTO 2009
 
ANIMALI: SU TRATTO CAMPANO A3 STRISCIONI SALERNO FUTURISTA CONTRO ABBANDONI
 
Salerno - ''Non tradirlo, l'abbandono e' un crimine''. Recitano cosi' gli striscioni affissi nella notte nel tratto campano della Salerno-Reggio Calabria dagli attivisti dell'associazione culturale "Salerno Futurista - CasaPound Italia".''Completa la scena del crimine un peluche che rappresenta gli animali domestici che ogni anno vengono abbandonati per una non meglio specificata maggiore liberta' di andare in vacanza da parte di gente senza scrupoli - afferma il responsabile cultura di Cpi Campania Luca Lezzi - Nonostante l'ampliamento delle pene e' dura a morire questa cattiva consuetudine che ogni estate si ripete provocando la morte di cuccioli e animali incapaci di badare a se stessi privi dell'affetto di una famiglia che loro non tradirebbero mai! Le azioni a difesa degli animali non si concluderanno oggi ma ci vedranno impegnati su svariati fronti, l'associazione culturale si fara' promotrice della situazione degli animali 'detenuti' nei canili comunali e di una vasta opera di sensibilizzazione nelle scuole alla ripresa dell'attivita' scolastica tramite il Blocco Studentesco''.

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

14 AGOSTO 2009

 

Lav: a Palio Siena troppi incidenti

Appello degli animalisti a previgilia di corsa dell'Assunta

 

FIRENZE - 'Troppi incidenti al Palio di Siena: due cavalli feriti a luglio, almeno 48 animali morti negli ultimi decenni'.
Lo denuncia la Lav. A due giorni dal Palio dell'Assunta che si terra' il 16 agosto, il vicepresidente della Lega anti vivisezione Roberto Bennati lancia un appello affinche' 'si faccia un passo concreto in avanti' con una 'organica legge sulla materia, reclamata da anni e divenuta indispensabile'.
Bennati ricorda poi che 'maltrattare gli animali e il doping sono reati'.


LA ZAMPA.IT

14 AGOSTO 2009

 

Gigius, il cane innamorato prende il treno per la Francia

Aldo, il padrone: «Adora stanare camosci e cervi ma per le femmine...»

 

SILVIA GARBARINO

 


Profumo di donna. Irresistibile per un maschio, umano o canino a volte non fa alcuna differenza. Gigius IV è un purissimo meticcio che avanza baldanzoso verso i 13 anni senza perdere le sue innate doti da cacciatore ad ampio raggio, dai camosci alle cagnette, la sua vera passione. A Bardonecchia dove vive fedele solo al suo padrone, Aldo autista delle navette che collegano il centro della località dell’Alta Valsusa con le frazioni più distanti, Gigius è un latin lover riconosciuto e un ottimo compagno nella stagione delle doppiette. «Fin da cucciolo ha dimostrato un istinto preciso nello scovare i camosci e i cervi - racconta il suo padrone, rinunciando a un pizzico di quella riservatezza che in montagna è legge - e ha un olfatto micidiale».
È capace di rifare esattamente le strade che percorriamo insieme nei boschi anche a distanza di settimane».Infallibile anche la sua propensione al corteggiamento delle Lilli che, in estate e in inverno soprattutto, vengono ad esibire il loro pedigree nella cittadina olimpica. Storie di passione che negli anni hanno avuto riscontri tangibili, con cucciolate dalle caratteristiche nette: il muso bianco e i denti sporgenti proprio simili a quelli dell’ineffabile Gigius. Che dalla sua ha pure una pazienza infinita e una velocità d’esecuzione da non sottovalutare.Ma la sua ultima audace avventura ha strabiliato. Anche se, forse per pudore, esce allo scoperto solo adesso. Febbraio, neve come non mai, una manna per gli sciatori, case zeppe di gente. Gigius gironzolando per le vie di Bardonecchia è attratto da un’odore inequivocabile e lo segue sino alla casetta dove la lady di turno s’accuccia. Giornate ad aspettare sullo zerbino, arrampicandosi e scivolando da un cumulo di neve oltre lo steccato che lo divide dalla sua principessa, e rientrando a casa solo per cena.L’attenzione dei padroni della miss però è alta, la prudenza anche, come i teloni di plastica stesi sulla neve per impedirgli di salirci sopra, e altrettanto abilmente scansati inserendosi fra le pieghe di congiunzione dei teli, e quando arriva il dì della partenza Gigius non si fa cogliere impreparato. Annusa le tracce e va. Si ritrova in stazione davanti ad un treno per la Francia. Questione di un attimo, le portiere si aprono e il dongiovanni a quattro zampe balza sull’eurocity per Modane. Un viaggio di mezz’ora, nessuno sa ancora se condito da successo e quindi futura prole, ma la certezza è che a Modane capistazione e ferrovieri lo vedono scendere da un vagone e tranquillamente corricchiare verso la galleria che riporta in Italia.
A Bardonecchia, intanto, Aldo inquietato dall’assenza prolungata del suo «compagno di tanta vita» cerca indizi ovunque. L’attesa snervante termina con l’arrivo di una telefonata di due turiste francesi habitué di Bardo, che lo notano all’imbocco della galleria, lo riconoscono, lo bloccano e leggono sulla medaglietta il numero di cellulare di Aldo. «L’emigrante» viene riconsegnato a sorella e cognato di Aldo che lo riportano a casa, fra una sgridata e un bacio sul muso incanutito.«Gigius lo abbiamo preso in famiglia quando aveva una manciata di mesi - dice ancora Aldo -. È cresciuto con i miei genitori e poi con me. È il quarto cane che possiedo per questo al nome segue il numero. Lo ritengo un fratello. Da sempre andiamo a passeggiare sui monti, adora scovare i camosci. Poi quando li individua abbaia e scappa anche perché sono grandi e grossi 8 volte tanto e forse capisce che rischia la pellaccia». La fiducia in Aldo è totale, sebbene il Casanova canino non rinunci alla sua libertà e a gesti di affetto. «È successo già più volte che Gigius venga ad aspettarmi al capolinea del bus, in centro al paese o davanti alla stazione. Si siede e quando arrivo con la navetta comincia ad abbaiare e scodinzolare. La gente del posto lo sa e non si stupisce più, ma per i turisti è una scena divertente e insolita».
Si mantiene snello, il cibo non lo disdegna ma non è un ghiottone. Lo fa sbiellare una cosa sola, «l’odore del sesso» come canta Ligabue. Ma, in fondo, non è mica l’unico.


LA ZAMPA.IT

14 AGOSTO 2009

 

"Normale, hanno un universo olfattivo che li fa orientare"

Parla l'etologo Pier Vittorio Molinario

 

 

Gigius, capace di andare in treno a Modane e ritorno a quattro zampe a Bardonecchia, è un cane eccezionale? Non lo pensa l’etologo Pier Vittorio Molinario che ride e dice: «No, è un cane».
Che cosa significa?
«Che un cane ha un universo olfattivo che sostituisce quello che è il nostro universo visivo. Se uno di noi viene abbandonato nella pianura padana si orienta guardando il Monviso. Gigius ha il suo Monviso olfattivo. Alza il naso, fiuta, cerca una pista olfattiva. la trova e la segue, magari sbaglia una volta o due, ma prima o poi la trova».
Ma la distanza Modane-Bardonecchia non è breve.
«Consiglio a tutti la lettura del delizioso libro “Red dog” che racconta di un cane che si è fatto anche in autostop l’intera Australia. Serve per capire che cosa è un cane».
E che cosa è un cane?
«Un essere assolutamente sofisticato che da noi umani viene appiattito e reso un peluche o un soprammobile».
Un giudizio severo, le deriva da anni si esperienza come etologo e comportamentista?
«Sì. Mi fa sorridere lo stupore e la meraviglia quando si dice che possono imparare 200 parole. Possono fare ben altro».
Tornando a Gigius; è un incorreggibile latin lover che ha seguito l’amata fino a Modane; normale anche questo?
«Certamente sì. I cani maschi non hanno fantasie, reagiscono all’odore della femmina in calore. Perdono la testa, possono farle la posta senza mangiare anche per una intera settimana. Poi, che abbiano raggiunto o meno l’obiettivo, hanno un calo della libido. I più infelici sono i cani di città sollecitati ogni giorno da odori femminili; la loro libido non cala mai».


KATAWEB

14 AGOSTO 2009

 

Le responsabilità dei produttori, dei medici veterinari e dei sindaci

Bocconi avvelenati, i pericoli per cani e gatti d'estate

(Ordinanza Salute - GURI 13 del 17.1.2009)

 

L'ordinanza è di pochi mesi fa ma torna di attualità ora, durante le vacanze, quando i nostri cani di città si trovano spesso in luoghi nuovi e sconosciuti. Il pericolo dei bocconi avvelenati non va sottovalutato ed è bene sapere che esistono delle regole molte severe. Eccole.
A rischio non sono solo la fauna selvatica, le specie protette e gli animali domestici. Si tratta di una grave minaccia per la salute umana, specialmente dei bambini. In via generale, il monitoraggio e la gestione degli interventi da effettuare dipenderà da un «Tavolo di coordinamento» attivato in ogni Prefettura.
Nel concreto, l’ordinanza riflette le gravi responsabilità penali che derivano dall’uso irresponsabile di questi preparati: dal getto pericoloso di cose, alla violazione delle norme sulla caccia, fino al maltrattamento e all’uccisione di animali altrui. Si fa quindi ampio divieto a chiunque di utilizzare in modo improprio esche o bocconi avvelenati e di detenere, preparare, miscelare e abbandonare alimenti che contengano sostanze tossiche o nocive, compresi vetri, plastiche e metalli. I produttori di fitosanitari e di sostanze pericolose devono poi seguire alcune precauzioni, aggiungendo ai topicidi, ratticidi, lumachicidi e nematocidi ad uso domestico, civile ed agricolo, una sostanza amaricante che li renda sgradevoli ai bambini e agli animali non bersaglio. Le etichette devono inoltre riportare le modalità d’uso e di smaltimento. Nel caso in cui la forma commerciale sia un'esca (ad es. carcasse di piccoli animali, uova o carne imbottiti di veleno) deve essere previsto un contenitore che consenta l’accesso solo all'animale bersaglio. Un’attenta prevenzione è richiesta anche alle ditte che eseguono operazioni di derattizzazione e disinfestazione, cui spetta l’obbligo di esporre degli avvisi nelle zone interessate, con almeno cinque giorni lavorativi di anticipo. Gli avvisi indicano la presenza del veleno, la durata dell’intervento, il responsabile del trattamento e le sostanze utilizzate. Il proprietario o il responsabile dell' animale deceduto a causa di esche o di bocconi avvelenati deve segnalare il fatto alle Autorità competenti. Nei casi di sospetto avvelenamento, il medico veterinario deve comunicare la diagnosi ai sindaci e alle Aziende sanitarie locali affinché vengano disposte le necessarie procedure di indagine, di autopsia e di bonifica territoriale, fino all’eventuale interessamento da parte dell’Autorità giudiziaria.


IL TIRRENO
14 AGOSTO 2009
 
Laghetto senza cigni
L'ultimo è malato
 
Gabriele Noli
 
VIAREGGIO (LU). Nel “Laghetto dei Cigni” adesso di cigni non ce ne sono più. L’ultimo rimasto è stato trasferito a Livorno per essere curato. Sandra Palmucci, che gestisce il canile comunale e conosce la storia del povero animale, assicura che «il cigno, una femmina, non è in gravi condizioni. È continuamente monitorato e a breve potrà tornare a Viareggio in un’area che dovrà comunicare il Comune». Anche le oche del laghetto, seppur ferite, non destano preoccupazione: «Quella con il becco rotto ormai si alimenta autonomamente, la frattura è presente da troppo tempo per poterla risanare. L’altra oca, quella con l’ala fratturata, sarà sottoposta ad un intervento. La Palmucci si augura che il “Laghetto dei Cigni” sia sottoposta ad un’opera di bonifica: «E’ necessaria - dice - le fratture delle oche non sono casuali, sono atti di crudeltà. Sarebbe opportuna una diversa sistemazione per gli animali, possibilmente in un luogo in cui non si possa far loro del male».

LA PROVINCIA PAVESE
14 AGOSTO 2009
 
Gambolò, controlli ai cani dei nomadi
 
GAMBOLO’ (PV). L’Asl ha mandato un controllo al campo nomadi, dove vivono alcune famiglie sinti. Alcuni di loro hanno dei cani e l’azienda sanitaria locale in accordo col Comune si è mossa per controllare lo stato di salute degli animali. «Sì, uno dei nostri veterinari - spiegano i responsabili dell’Asl - mercoledì 12 ha effettuato una visita al campo nomadi di Gambolò per verificare le condizioni di detenzione di alcuni cani. Il verbale relativo al sopralluogo non appena in possesso della direzione del dipartimento aziendale di compentenza sarà trasmesso al sindaco di Gambolò». L’ultima parola toccherà quindi al sindaco Elena Nai, nel caso in cui venissero riscontrate anomalie. Non sarebbe il primo provvedimento che arriverebbe dal Comune riguardante la comunità sinti. A gennaio era stata emessa un’ordinanza di sgombero, dal momento che le roulotte, che si trovano su un lembo di terreno ai bordi della strada che conduce alla frazione Remondò, erano ritenute d’intralcio al traffico. I nomadi hanno però ricorso al Tar ottenendo la sospensiva. Al momento è tutto fermo e nei prossimi mesi il tribunale si pronuncerà, decidendo se i sinti, che sono cittadini gambolesi a tutti gli effetti, potranno rimanere sul terreno oppure dovranno spostarsi.

SESTO POTERE

14 AGOSTO 2009

 

Vacanze, anche cani e gatti devono essere muniti di un passaporto quando viaggiano

 

Roma - Con la stagione delle vacanze che entra nel vivo, molti europei si preparano a lasciare l'ufficio e a soggiornare in un altro paese. Che vi apprestiate a fare trekking nei Carpazi, esplorare le isole del Mediterraneo o visitare le tante attrazioni culturali e architettoniche del continente, è comunque importante conoscere i propri diritti e portare con sé i documenti necessari per un viaggio piacevole e senza intoppi.Valigie già pronte? Non dimenticate la carta d'identità - anche se non ci sono controlli alle frontiere interne dell'UE (ad eccezione di Regno Unito, Irlanda, Cipro, Romania e Bulgaria), bisogna portare la carta d'identità o il passaporto per i viaggi in aereo, o anche solo per mostrare chi siete in caso di prenotazione alberghiera.Anche cani, gatti e furetti devono essere muniti di un passaporto per animali quando viaggiano: si tratta di un documento rilasciato dal veterinario e indicante che l'animale è stato vaccinato contro la rabbia. Se vi recate col vostro animale a Malta, in Irlanda, nel Regno Unito, in Finlandia o in Svezia, è obbligatorio sottoporlo a un trattamento contro le zecche e la tenia.A volte, gli spostamenti da e verso casa possono causare qualche problema: può capitare di perdere l'aereo o la navetta, oppure ancora il bagaglio. In quanto passeggero di un aereo, però, ciascuno di noi ha dei diritti precisi, e può ricevere un rimborso. Da qualche tempo, le norme europee permettono di confrontare più facilmente i costi dei voli: i prezzi pubblicizzati devono comprendere tutte le tasse e le spese aggiuntive.Il cellulare ci permette di tenerci in contatto coi nostri cari che sono rimasti a casa, e in alcuni casi è un'àncora di salvezza. Gli elevati costi del roaming hanno spesso scoraggiato chi voleva chiamare dall'estero, ma le nuove norme hanno introdotto limiti di 0,43 euro al minuto per le chiamate in un altro paese dell'UE e di 0,19 euro per le telefonate ricevute. L'invio di un sms non costa più di 0,11 euro.Infine, è utile sapere che in tutta l'UE si può usare il 112 come numero unico di emergenza . Il 112 può essere chiamato da qualunque paese dell'Unione europea e da qualunque tipo di telefono, fisso o mobile.


BIG HUNTER

14 AGOSTO 2009

 

Cani e aggressività: presto nuove regole

 

I ripetuti fatti di cronaca che negli ultimi mesi hanno visto cani apparentemente docili aggredire e in alcuni casi uccidere delle persone, hanno costretto a rivedere le regole sull'aggressività canina, attualmente  è infatti in corso una revisione della legislazione in materia. Viene perciò messa in discussione l'ordinanza voluta dal Sottosegretario alla Salute Francesca Martini che ha sostanzialmente annullato la lista delle razze “pericolose”, sulla base del nuovo concetto che la responsabilità del comportamento dei cani ricade direttamente sul proprietario.Forse la questione non è così semplice e vanno considerati altri elementi, quali anche le caratteristiche genetiche e fisiche e sociologiche del cane. Un aspetto da non sottovalutare secondo recenti studi sono, per esempio, le ragioni di base di queste improvvise crisi di “pazzia”. Secondo ricercatori dell'Università di Vienna i cani manifestano alcune reazioni simili a quelle dei bambini, come gelosia e frustrazione, spesso aggressive. Frederike Range, del dipartimento di neurobiologia e ricerca cognitiva dell'Università di Vienna, ha infatti sottolineato: "I cani hanno uno spiccato senso della giustizia e quando percepiscono di essere trattati ingiustamente, allora, diventano gelosi".


IL TEMPO

14 AGOSTO 2009

 

Antrodoco (RI)

Forestale, equini infetti Denunciati due allevatori

In seguito all'ordinanza del primo cittadino di Micigliano relativa al caso di equini risultati positivi ai test seriologici, i forestali del comando stazione di Antrodoco hanno proceduto ad una serie di controlli sugli equini nelle località Treu e Maiuri accertando in due situazioni che i proprietari di alcuni muli, risultati postivi al test sierologico per l'anemia infettiva, anziché essere custoditi in stalla, lontano da altri equini per evitare il contagio, venivano invece utilizzati per attività di esbosco.

 

Antrodoco (RI) - Considerato che il sindaco aveva emesso un'ordinanza relativa appunto alla custodia degli animali contagiati, i forestali hanno proceduto al sequestro degli animali infetti affidandoli ai relativi proprietari per la custodia. Oltre al sequestro, ai due allevatori sono stati denunciati per una serie di violazioni: dal mancato rispetto dell'ordinanza, alla potenziale diffusione di malattia a danno al patrimonio zootecnico. L'attività di controllo nel settore zootecnico da parte della Forestale è particolarmente attiva nel periodo estivo.


Animalianimali

14 AGOSTO 2009

 

PIEMONTE, UNA FIRMA PER SALVARE I CAPRIOLI
sono stati approvati i piani di abbattimento degli ungulati per la stagione venatoria 2009/2010, e le uccisioni ricominceranno tra pochi giorni. Una petizione delle associazioni animaliste per evitare la mattanza.

 

Dopo l’estate 2006 in cui si verificarono un interesse mediatico ed uno sdegno dell’opinione pubblica senza precedenti a denuncia degli abbattimenti dei caprioli, si riparte peggio di allora.
Nella seduta della Giunta regionale del 28 luglio scorso, sono stati approvati i piani di abbattimento degli ungulati per la stagione venatoria 2009/2010, e le uccisioni ricominceranno tra pochi giorni, ad iniziare con l’apertura della caccia al capriolo il 17 agosto nelle province di Alessandria ed Asti, il 20 agosto in quella di Cuneo.
Nel complesso i numeri sono anche aumentati, con un incremento di 345 animali rispetto al 2008 (saranno abbattuti 5175 caprioli, +7% ) con punte di incremento pari al 40% nella provincia di Alessandria (785 capi da abbattere rispetto ai 559 del 2008).
Un’autentica mattanza, autorizzata per compiacere le brame venatorie di una categoria minoritaria nella popolazione, i cacciatori, e giustificata anche con la finalità di limitare i danni alle colture, in totale spregio di metodi alternativi ed incruenti da sempre proposti dalle associazioni ambientaliste.
E l’incremento dei capi abbattibili dimostra anche l’inutilità degli abbattimenti ai fini del contenimento della popolazione dei caprioli, perché i posti vacanti lasciati dagli animali uccisi sono prontamente rimpiazzati dai nuovi nati che trovano sul territorio maggiore disponibilità di spazi e cibo.
La Giunta regionale continua inoltre ad ignorare i rischi dell’apertura della stagione venatoria nel mese di agosto, mese nel quale la copertura vegetativa è
completa (quindi la visibilità scarsissima) ed è elevatissimo il numero di
escursionisti vacanzieri che frequentano boschi e campagne.
Statistiche sottostimate (desunte dalle cronache) relative alla stagione venatoria 2008 riportano un bilancio di 37 persone uccise (di cui 2 non cacciatori) e di 71 persone ferite (di cui 5 non cacciatori) da colpi di arma da caccia (fonte: http://www.abolizionecaccia. it/approfondimenti/dicacciasimuore/dicacciasimuore-stagione-20082009/).
La legge regionale sulla caccia (la L.R. 70/1996) prevede che gli abbattimenti dei caprioli avvengano nei mesi di ottobre e novembre; la possibilità di deroga a tale periodo, anch’essa prevista dalla stessa legge, ha di fatto sostituito la norma data la consuetudine della Giunta regionale di anticiparne l’inizio, senza un evidente ragione logica se non quella di consentire ai cacciatori di poter esporre un trofeo (testa e corna dell’animale) di maggior pregio, in quanto ancora lontano dal periodo della sua
caduta annuale (l’inverno).
La Giunta regionale persevera nel compiacere le richieste del mondo venatorio in totale spregio delle istanze delle associazioni animaliste ed ambientaliste, portatrici di interessi e sensibilità largamente diffusi nella popolazione, che chiedono maggiore rispetto per la natura e per gli animali e che il tema della convivenza degli animali selvatici su un territorio fortemente antropizzato non sia sempre risolto a colpi di fucile. Ufficio stampa LAC Piemonte


LIBERO
14 AGOSTO 2009
 
Caldo, stambecchi in pericolo
Al Gran Paradiso morti la metà
 
L'innalzamento delle temperature legato ai cambiamenti climatici sta mettendo a rischio la sopravvivenza degli stambecchi proprio nel loro ambiente simbolo: il Parco nazionale del Gran Paradiso, a cavallo tra la Valle d'Aosta e il Piemonte. L'allarme è stato lanciato dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucun) per le Liste Rosse che ha iniziato a considerare la specie come vulnerabile visto che la popolazione di stambecchi presente nel Gran Paradiso insieme a quelle del gemello francese Parco della Vanoise e del Parco Nazionale Svizzero sta vivendo momenti difficili con un declino superiore al 35 per cento. Nel solo Gran Paradiso si è passati da 5.000 capi nel 1993 agli attuali 2.600. «Quello che sta emergendo dagli studi condotti anche nel Parco è che il declino delle popolazioni sia legato alla caduta della sopravvivenza dei capretti di stambecco che non riescono a raggiungere il primo anno di vita e scompaiono già durante le fasi finali della stagione estiva», spiega Bruno Bassano, responsabile del servizio scientifico e veterinario del Parco del Gran Paradiso. Studi recenti hanno dimostrato esserci un legame tra la caduta della sopravvivenza dei capretti e i fattori climatici, legati al riscaldamento globale. Sulle praterie alpine infatti ci sono negli ultimi anni primavere troppo calde che favoriscono una rapida crescita della vegetazione, producendo un foraggio poco nutriente e poco proteico per i cuccioli.

LA NUOVA VENEZIA
14 AGOSTO 2009
 
Pipistrelli, topi o gatti e oche da salvare
 
PADOVA. Ci sono i pipistrelli che si annidano nelle abitazioni, i gatti che salgono sui tetti, le oche intrappolate in mezzo ai laghetti e c’è persino l’elefante che precipita sull’argine. Gira e rigira a intervenire sono sempre loro, i vigili del fuoco. Il loro ordinamento prevede anche la salvaguardia e la protezione degli animali, ma durante i loro interventi si va ben oltre il «protocollo previsto». I pompieri amano gli animali e lo dimostrano ogni giorno. Ecco alcuni degli interventi più curiosi successi negli ultimi anni. «I pipistrelli entrano nelle abitazioni e i cittadini hanno paura e chiamano - racconta l’ispettore dei vigili del fuoco Gabriele Griggio - le nostre squadre intervengono, chiudono le porte, tranquillizzano i residenti e fanno uscire l’animale dalla finestra. Poi ci sono i topi, sia piccoli che grandi, che si intrufolano negli appartamenti e causano scompiglio. E anche in questo caso, chi credete che chiami la gente? Nel centro storico qualche volta veniamo chiamati di notte perché ci sono lungo le riviere, le oche, rimangono tutte in un isolotto circondato da acqua e fango e magari starnazzano. Poi ci sono i gatti che salgono su tetti, alberi e grondaie e non riescono a scendere.  Tempo fa a Campo San Martino c’era un elefante unica attrazione di un circo. I domatori l’avevano portato a brucare l’erba e non riusciva a risalire. Ci hanno chiamato: abbiamo fatto come fosse stato un grosso furgone. Il domatore lo ha imbragato e l’abbiamo sollevato.  Spesso gli animali da stalla finiscono dentro le vasche del liquame o scappano e noi interveniamo. In questo modo facciamo 150-160 intervenuti di recupero animali all’anno. E l’intervento non finisce con la salvezza dell’animale, bisogna pensare anche alla sua tutela, bisogna trovare il proprietario che accetti la restituzione o affidare a dei veterinari o alla guardia forestale lo sfortunato esemplare.

ANSA

14 AGOSTO 2009

 

Animali: si estingue capra apuana, dimezzati capi in 10 anni

Sono rimasti 400 esemplari, dieci anni fa erano 1000

 

MASSA (MASSA CARRARA) - E' sull'orlo dell'estinzione la capra apuana, una delle poche razze che resiste ancora allo stato brado. La popolazione era a quota mille esemplari dieci anni fa, mentre oggi si e' praticamente dimezzata superando di poco i 400 capi. Il Parco della Apuane sta studiando incentivi per i pastori che ancora portano avanti la tradizione della transumanza.


IL TIRRENO
14 AGOSTO 2009
 
Lotta ai predatori di pecore
 
CASTEL DEL PIANO (GR). Dopo gli incontri con le associazioni di categoria degli agricoltori, gli allevatori e le associazioni ambientaliste e di protezione animali, sul problema delle aggressioni dei predatori alle greggi, la Provincia passa all’azione. Dalla seconda metà di agosto e per tutto settembre, la Polizia provinciale effettuerà sopralluoghi specie nelle zone degli attacchi.  «Il compito delle guardie provinciali - spiega l’assessore allo Sviluppo rurale Enzo Rossi che coordina l’iniziativa insieme all’assessore alla Polizia provinciale Patrizia Siveri - sarà quello di vigilare ed effettuare indagini sul campo, con l’aiuto degli allevatori, per rilevare la eventuale presenza del lupo, utilizzando vari metodi tra i quali quello del richiamo. Ma anche segnalare la presenza di cani abbandonati, inselvatichiti e incrociati con il lupo che sono, a detta degli allevatori, il problema principale».  «In tutto - continua l’assessore - sono stati programmati 20 sopralluoghi a cui se ne potrebbero aggiungere altri in futuro, se ritenuti necessari. Per ogni uscita verranno impegnati 3 uomini».  «Come è stato più volte ricordato - commenta Rossi - ad attaccare le greggi sono spesso cani randagi in cerca di cibo. Mentre nel caso del lupo il nostro margine di azione è fortemente limitato dalla legge, per quanto riguarda i cani si cercherà di risolvere il problema agendo su più fronti. Tra l’altro la Provincia chiederà alla Regione Toscana di sostenere finanziariamente l’azione dei Comuni per attivare in tempi brevi i piani di cattura».  «Ci stiamo, inoltre, muovendo con la Regione - aggiunge Rossi - affinchè il Ministero e la Comunità europea individuino specifiche misure per la salvaguardia del lavoro degli allevatori nelle zone dove il lupo è ormai insediato. Al riguardo il presidente Leonardo Marras sta lavorando con l’assessore regionale Anna Rita Bramerini per realizzare a Grosseto, nel mese di ottobre, una giornata di studio di livello nazionale che coinvolga il Ministero dell’Ambiente e la Commissione europea nella individuazione di opportune soluzioni”.

Animalianimali

14 AGOSTO 2009

 

CON L'AUMENTO DEL CALDO SI RIMPICCIOLISCONO I VOLATILI

Secondo una ricerca australiana durante l'ultimo secolo, durante il quale le temperature sono cresciuto dello 0,7 per cento, alcuni uccelli si sono ridotti del 4 per cento.

 

Aumenta il caldo si rimpiccioliscono i volatili. Secondo una ricerca australiana durante l'ultimo secolo, durante il quale le temperature sono cresciuto dello 0,7 per cento, alcuni uccelli si sono ridotti del 4 per cento.
È una risposta evolutiva all'aumento di temperature, scrive la biologa Janet Gardner dell' Australian National University, nello studio pubblicato su Proceedings of the Royal Society. Era noto che gli uccelli che vivono più vicino all' equatore sono più piccoli di quelli della stessa specie in latitudini maggiori e la ragione, spiega, è che gli uccelli più piccoli diffondono calore più rapidamente e sopportano meglio il caldo.
Gardner e i suoi collaboratori hanno studiato più di 500 uccelli di otto specie, conservati in musei australiani fra la fine del 1800 e il 2000, misurando le lunghezze d'ala. In media gli uccelli del 20/o secolo sono più piccoli di uno scarto fra 1,8 e 3,6% di quelli di 100 anni prima. Sono state escluse altre spiegazioni, come cambiamenti di nutrizione. È un cambiamento significativo, sostiene la biologa. «Alcune specie si sono ridotte più di altre, ma tutte mostrano lo stesso trend. È così che si adattano al riscaldamento globale».


IL GAZZETTINO

14 AGOSTO 2009

 

NOVE (VI) - Il sindaco Manuele Bozzetto invita a non creare falsi allarmi sulla vicenda della moria di uccelli

Anatre morte, nessun pericolo

La causa della strage resta ignota ma non ci sono rischi per l’uomo. Resta il divieto di balneazione

 

Nove (VI) - “Invito tutti a non creare falsi allarmismi. Qui non c’è alcuna situazione di pericolo e ogni preoccupazione per la salute dell’uomo in merito a quello che è accaduto negli ultimi dieci giorni con la moria di anitre è del tutto ingiustificata”. L’appello lanciato ieri dal sindaco di Nove, Manuele Bozzetto, è quanto mai chiaro e tranquillizzante, sia per i cittadini che per tutti quelli che frequentano l’Oasi del Brenta a Nove. D’altra parte il responso dell’Ulls 3 sulla morte di alcune anatre nel laghetto di Crosara di Nove era già stato chiaro nei giorni scorsi: escluse tutte le principali malattie infettive dei volatili, quale ad esempio l’aviaria e l’intossicazione botulinica da decomposizione dei vegetali, che avviene normalmente nei laghetti nella stagione calda. Ieri a mezzogiorno l’amministrazione comunale, accompagnata dai servizi veterinari dell’Azienda Sanitaria locale, dalle forze dell’ordine e da alcuni volontari ha incontrato la stampa proprio per fare chiarezza sulle paure che sono sorte da queste segnalazioni.“Non c’è alcun pericolo per l’uomo – ha ribadito Bozzetto – anche se adesso vogliamo andare a fondo della questione e attraverso tutte le analisi possibili vogliamo trovare la causa della morte di questi animali. L’ultimo peraltro risale a due giorni fa e a seconda del parere del veterinario si tratta anche di un esemplare piuttosto vecchio, che potrebbe aver ingerito qualche cibo avariato, quindi non si tratta delle nuove nidiate”. “In ogni caso, valutata bene la situazione, ho voluto emanare un’ordinanza che vieta la balneazione in quest’area dell’alveo del Brenta; vieta la distribuzione di cibo agli animali e l’abbandono di rifiuti che possono essere ingeriti dalle anatre. Inoltre abbiamo provveduto ad aumentare anche il volume di acqua nel laghetto, per contrastare le problematiche legate al gran caldo di questi giorni”. E sulla questione del biglietto d’ingresso che ha sollevato tanti pareri discordi? “Voglio sottolineare che la quota di dieci euro è stata inserita per disciplinare l’utilizzo della zona. Chi usufruisce degli spazi interni all’Oasi, del parcheggio e dei servizi è giusto che paghi una sorta di ‘pedaggio’ mentre chi vuole accedere all’Oasi a piedi e portare con sè un tavolino, delle sedie o l’occorrente per un pic-nic lo può fare liberamente e a costo zero. Sul fatto che i novesi non pagano mi sembra che anche in questo non servano molte spiegazioni. Diamo un servizio ai nostri cittadini che già sono contribuenti con le loro tasse per il mantenimento dell’area. E soprattutto voglio evidenziare che gli introiti non fanno cassa, bensì vengono reinvestiti nel miglioramento e nella gestione dell’Oasi stessa”.


Animalianimali

14 AGOSTO 2009

 

PADOVA, TROVA UN PITONE NEL WATER. E CE N'E' UN ALTRO IN GIRO!

Lungo un metro e mezzo, è stato catturato da un erpetologo. C'è la denuncia per un altro serpente reale a piede libero in città.

 

Pitone reale di un metro e mezzo ritrovato comodamente "acciambellato" sul pavimento del bagno in una casa del Bassanello. A far la scoperta da brivido la coppia residente nell'appartamento. Il pitone, uscito dal water, è stato catturato da un erpetologo intervenuto per risolvere la situazione che stava facendosi complicata.E ora si cerca un altro rettile della stessa specie, di oltre un metro e del quale è stata denunciata la sparizione, ancora libero di girare per la città e le case dei padovani.
Una scoperta da brivido nel cuore della notte. La coppia che si è imbattuta nel pitone lungo più di un metro e mezzo che, molto probabilmente risalendo dalle fognature, si era installata nel bagno di casa, abita in via Tomitano, nel quartiere del Bassanello. La terrificante scoperta è avvenuta intorno alla mezzanotte: l'uomo era andato in bagno quando ha intravisto qualcosa vicino alla tazza del water, capendo cosa fosse ha inizato a gridare e, ovviamente, si è alzato. È stato allora che il pitone si è "rigettato" nel water tentado di fuggire. Dato l'allarme, l'animale è stato recuperato.
L'ipotesi è che l'animale, affidato ad una struttura specializzata nel recupero di animali esotici, si sia introdotto nel bagno attraverso le condutture fognarie.
Un altro pitone si aggira ancora per la città. Il secondo caso - si è appreso in giornata - riguarda invece un esemplare di otto anni, lungo 120 centimetri, la cui scomparsa è stata denunciata ai carabinieri di Vigodarzere (Padova) ieri sera. Le ricerche dell'animale per il momento hanno dato esito negativo.
Il pitone ritrovato ad Arre nel luglio scorso. Un altro rettile della stessa specie, lungo circa tre metri, è stato ritrovato intorno a metà luglio in un campo ad Arre. Il serpente rimase incastrato tra le barre di una trebbiatrice e finì dilaniato.


LA NUOVA VENEZIA
14 AGOSTO 2009
 
Scappa un altro pitone, è psicosi
 
di Enrico Ferro
 
PADOVA. A 24 ore dalla cattura del pitone nell’abitazione di via Tomitano, scatta l’allarme per la fuga di un altro rettile. Si tratta ancora una volta di un pitone reale, stavolta maschio, lungo circa un metro e mezzo. E’ fuggito mercoledì sera da un’abitazione di Vigodarzere, in via Udine 7. Ed è già scoppiata la psicosi.  NUOVO CASO. Via Udine è la piccola porzione di un quartiere residenziale appena fuori dal centro di Vigodarzere. Charlene Piccinato, 24 anni, teneva in casa il rettile dal 2002. Ormai Lupin, questo il nome scelto per il serpente, era a tutti gli effetti un animale domestico. Conviveva con un cane e un gatto, in perfetta armonia. «Stiamo ritinteggiando le pareti interne dell’abitazione - racconta Jaqueline, la madre di Charlene - abbiamo aperto tutte le finestre per far asciugare il colore e verso le 21 di mercoledì ci siamo resi conto che Lupin era sparito. Abbiamo provato a cercarlo sia in casa che in giardino, poi ci siamo arresi e abbiamo chiesto aiuto ai carabinieri». I militari del Radiomobile di Padova hanno perlustrato da cima a fondo l’area intorno all’abitazione di via Udine, dalle 23 fino all’una di notte. Ma niente da fare. In un primo momento, appena dato l’allarme, i carabinieri hanno ipotizzato che si trattasse della padrona del pitone trovato in via Tomitano. Ma i tempi non coincidono. «Il nostro è rimasto a casa fino a mercoledì pomeriggio - sottolinea la donna - l’altro invece è stato avvistato la prima volta sabato notte».  
AL BASSANELLO. Lo choc non è ancora stato superato. Paolo Iemmolo e la compagna Valeria sono ancora frastornati dall’esperienza fatta all’interno delle mura domestiche. Sabato notte nel bagno di casa Paolo ha trovato un pitone dietro il water. Il rettile non ha esitato a saltare all’interno della tazza scendendo poi giù lungo lo scarico, nel momento in cui l’uomo ha iniziato a urlare. In quell’istante è stato dato l’allarme, con la richiesta di intervento a carabinieri, vigili urbani e vigili del fuoco. Successivamente è stata chiesta un’ispezione anche ai tecnici di Aps, ma del serpente nessuna traccia. L’animale ha fatto capolino sempre nel bagno dell’appartamento al civico 15 di via Tomitano quattro giorni dopo, verso le 22 di martedì. Valeria si stava lavando le mani, quando ha rivisto il pitone accanto al termosifone. Il compagno è riuscito a tenerlo a bada con un bastone, spostandolo poi all’interno del box doccia. I vigili del fuoco hanno contattato l’erpetologo Mauro Ghidotti, che l’ha catturato. Fino ad ora però nessuno non si è fatto vivo. Non si sa da quanto tempo fosse in libertà e per quanto sia rimasto tra le tubature della rete fognaria.  
L’ERPETOLOGO. «Ho provato a chiamare la Forestale ma non sono riuscito a mettermi in contatto con nessuno, sarà per il periodo di ferie - rivela Mauro Ghidotti, l’erpetologo intervenuto in via Tomitano - nel frattempo il pitone resta al Tiger Experience di Campolongo Maggiore. Resto comunque in attesa di indicazioni». Ghidotti era stato messo in allerta dai vigili del fuoco già sabato notte, dopo il primo avvistamento. «Martedì sera, quando mi hanno richiamato, sono corso in via Tomitano - racconta - il rettile era stato rinchiuso nel box doccia, ma non ho dovuto faticare per catturarlo». Il pitone reale è originario dell’Africa occidentale: lo si trova in particolare nel Togo, nel Ghana e nel Gabon. E’ un serpente mansueto e non velenoso. In particolare, quello catturato è un esemplare femmina di circa 4 anni, lungo un metro e mezzo. «Il suo habitat è la boscaglia, le aride radure africane. Però ama vivere anche sei mesi l’anno sottoterra, nelle tane abbandonate di altri animali».  
ANCORA ALLERTA. Dopo la denuncia fatta dai proprietari del rettile di Vigodarzere, Ghidotti è stato messo nuovamente in allerta.  «I vigili del fuoco mi hanno chiamato mercoledì sera, comunicandomi la scomparsa del pitone dall’abitazione di Vigodarzere. Sono episodi simili ma del tutto casuali, collegati a distrazioni o comunque ad abbandoni. In luglio e agosto abbiamo sempre un piccolo degli animali, esotici e non, abbandonati. E’ un comportamento stupido perché esistono centri che li possono ospitare anche per lunghi periodi e comunque se ne possono stare tranquillamente a casa. Riescono restare anche cinque mesi senza mangiare. Hanno un altro metabolismo rispetto a noi».

MATTINO DI PADOVA
14 AGOSTO 2009
 
Due casi in due giorni
 
PADOVA - Due casi in due giorni. Due pitoni fuggiti, ma solamente uno ritrovato. Con la paura che qualche altra famiglia venga terrorizzata. Le foto qui accanto mostrano la cronistoria di queste due giornate al limite dell’irreale. MARTEDI’ SERA. Poco dopo le 21 in un appartamento al piano terra del condominio al civico 15 di via Tomitano viene trovato un pitone lungo un metro e mezzo. I padroni di casa l’hanno avvistato la prima volta quattro giorni prima e l’animale ricompare accanto al water. Qui accanto ecco la foto del rettile sul piatto della doccia. L’immagine è stata immortalata dal padrone di casa con il telefonino. Sempre martedì sera i vigili del fuoco richiedono l’aiuto di Mauro Ghidotti (nella foto al centro), erpetologo. L’esperto riesce a catturare l’animale, per poi consegnarlo in custodia al Tiger Experience. MERCOLEDI’ SERA. Sembra uno scherzo. Ma non lo è. I carabinieri ricevono una telefonata da una famiglia di Vigodarzere. Charlene Piccinato, residente in via Udine 7, dice di aver perso il suo serpente: un pitone reale maschio, lungo circa un metro e mezzo. I militari si precipitano a casa della ragazza, dove sono tornati anche ieri pomeriggio (l’intervento nell’ultima delle tre foto) per ulteriori accertamenti. I proprietari del rettile hanno ammesso di aver lasciato tutte le finestre aperte. In questo periodo stanno ritinteggiando le pareti interne dell’abitazione e serviva riciclo d’aria per far asciugare il colore. Il pitone, di nome Lupin, ne ha approfittato ed è scappato. LA PSICOSI. La gente ora ha paura. Sia in via Tomitano a Padova, che in via Udine a Vigodarzere, la gente si guarda intorno con circospezione. L’assessore all’Ambiente Alessandro Zan ha proposto l’istituzione di appositi controlli e multe per tutti coloro che abbandonano gli animali domestici ed esotici.

IL GAZZETTINO

14 AGOSTO 2009

 

La Capitaneria di porto recupera altre due tartarughe in difficoltà

PUNTA SABBIONI

 

Giuseppe Babbo

 

Provincia di Venezia - Tartarughe spiaggiate recuperate dalla Capitaneria di Porto. Questa volta ad essere state recuperate sono stati due giovani esemplari della specie “caretta caretta”, entrambe dal peso di un chilo e mezzo rinvenute lo scorso mercoledì nella spiaggia di Punta Sabbioni e a riva dell’isola di Sant’Andrea. La segnalazione è partita da alcuni turisti che avevano notato i due animali a riva e subito recuperati dai militari della Guardia costiera che successivamente hanno consegnato le tartarughe alle cure degli esperti della facoltà di veterinaria dell’università di Padova. Gli esemplari, riportavano lungo tutto il corpo ed il carapace numerosi “balani” (chiamati anche “denti di cane”), ovvero piccoli parassiti marini che solitamente incrostano gli scogli e le carene delle barche e che potevano portare al decesso delle stesse tartarughe essendosi formati in parti vitali come gli occhi e la bocca, andando ad impedirne l’apertura e pertanto limitando le funzioni vitali. Non appena le tartarughe verranno ripulite dai “balani” saranno rilasciate in mare come accadrà questa mattina per una tartaruga di 30 chili recuperata domenica scorsa sempre nella laguna nord e curata nei giorni scorsi dagli stessi esperti dell’università di Padova. La Capitaneria di Porto raccomanda di tenere le tartarughe in una bacinella con acqua dolce o salata o di avvolgerle in uno asciugamano umido, di non togliere i “balani” ed eventuali corpi esterni presenti sul corpo (lenze e ami) e di telefonare al 1530.


LA REPUBBLICA

14 AGOSTO 2009

 

FERRAGOSTO, "GHIACCIOLI" DI PESCE E FRUTTA PER OSPITI BIOPARCO

 

"Sabato 15 e domenica 16 agosto, dalle ore 11 fino alle 16 al Bioparco di Roma si potrà assistere ai pasti degli animali. I visitatori grandi e piccoli potranno partecipare e festeggiare il giorno di Ferragosto in compagnia degli animali del Bioparco". E' quanto si legge in una nota del Bioparco di Roma. "In particolare alla Valle degli orsi - prosegue il testo - si potranno vedere i quattro esemplari di orso bruno tuffarsi nella grande piscina alla ricerca del loro ghiacciolone preferito, a base di pesce e frutta fresca. Sandro, Nino e Luca, che sono tre fratelli nati nel 1996, in questo periodo di caldo torrido amano sgranocchiare il cibo in acqua, così si nutrono e si rinfrescano allo stesso tempo. Non sono da meno i macachi del Giappone che non mancheranno di tuffarsi nella loro piscina, alla conquista del loro ghiacciolo di yogurt o di frutta fresca, come susine, banane, meloni ecc. Le due elefantesse asiatiche Nelly e Sophia amano alternare il loro pasto, a base di erba e frutta freschissima, con docce rinfrescanti e bagni di fango che utilizzano come una crema protettiva contro i raggi solari". "I lemuri del Madagascar festeggeranno il ferragosto insieme al piccolo lemure Catta nato da qualche settimana da mamma Kintana, mangiando cocomeri, verdura e frutta mista di stagione. Gli Scimpanzé pranzeranno con frutta e verdura, come carote o patate lesse oppure canne di bambù piene di yogurt o frutta congelata. A festeggiare il loro primo ferragosto ci saranno anche Primo, il piccolo di zebra di Grant nato tra la notte del 19 e il 20 giugno nell'area della Savana, e Nausicàa la piccola di tapiro Terrestris nata tra la notte del 6 e 7 agosto nell'area del Sud America". "Inoltre, alla fattoria dei bambini, si possono osservare tutti gli animali domestici di una tipica fattoria: mucche, pecore, conigli, galline, maialini e le due asinelle sarde - conclude la nota - Per concludere la giornata, c'è il pasto delle foche che in questo periodo mangiano tra i 5 e i 7 chili di pesce al giorno". Questo è l'orario dei pasti: macachi, ore 11; lemuri, ore 11.30; elefanti, ore 12; orsi, ore 12.30; scimpanzé, ore 14.30; ippopotami anfibi, ore 15; "A tu per tu con la Fattoria, ore 15.30; foche, ore 16.


LIBERO
14 AGOSTO 2009
 
Canada, spariti 9 milioni di salmoni
 

La carica dei nove milioni di scomparsi. Dove sono i salmoni rossi? In Canada se lo chiedono in molti visto che ne mancano all’appello circa nove milioni. Un’assenza che si nota: era attesa l'ondata di salmoni nati nel 2005 in acqua dolce, che hanno raggiunto l'oceano due anni più tardi per tornare in acqua dolce per deporre nel quarto anno di vita prima di morire. All’appuntamento però non si è presentato quasi nessuno. per il terzo anno consecutivo il governo di Ottawa ha interdetto la pesca del salmone rosso sia a scopo commerciale che ricreativo lungo il Fraser River, ma la misura non sembra essere servita a molto. E il quotidiano Globe and Mail parla già di «catastrofe» per le comunità native che vivono lungo il corso d'acqua e che vivono essenzialmente di pesca.Per gli ambientalisti i motivi di questo drastico calo di presenze è dovuto alla pulce di mare, un parassita nato negli allevamenti lungo il fiume, che avrebbe quasi sterminato il salmone rosso canadese. l'associazione ambientalista da anni chiede siano allontanati dal suo corso. Per il governo, non avviene nel fiume ma nell'Oceano Pacifico, e come ipotesi alternative si pensa al surriscaldamento degli oceani dovuto ai cambiamenti climatici, alla conseguente carenza di cibo o alla migrazione verso nord di grandi predatori. Resta un mistero anche perchè per altre varietà di salmone, come «chinook», «coho» e salmone rosa, le cosa vadano meglio. E perchè un altro fiume della British Columbia frequentato d'estate dai salmoni, lo Skeena, abbia patito un calo molto minore rispetto al Fraser.


IL TIRRENO
14 AGOSTO 2009
 
La città chiude i giardini ai cani Appaiono i cartelli di divieto ed esplode subito la protesta
 
PONTEDERA (PI). «È assurdo, devono spiegarmi dove devo portare il mio cane per la passeggiata quotidiana, ora che hanno tolto quei pochi spazi che ci erano rimasti». Simonetta Sabbatini era molto arrabbiata ieri mattina al telefono. Abita vicino alla scuola Maltagliata ed era uscita come ogni giorno per far sgranchire un po’ le gambe al suo cane, trovando però gli operai del Comune intenti a sistemare cartelli di divieto di accesso per cani al guinzaglio in uno dei giardini della zona.  «Qui avevamo solamente questo giardino dove far circolare legati i nostri cani - spiega la donna, fattasi portavoce di numerosi cittadini che ieri mattina hanno trovato l’amara sorpresa - ma adesso che c’è il divieto cosa dobbiamo fare secondo l’amministrazione comunale?».  La soluzione sarebbe quella di spostarsi nell’area recintata del Parco dei Salici, dove i cani possono fare ciò che vogliono indisturbati, oppure percorrere una parte dell’argine dell’Era adibita alle passeggiatine degli animali a guinzaglio. «Non credo sia la soluzione ideale - ripende la donna - specie per chi come me è invalida o è anziano. Qui ci sono molti campi completamente abbandonati con l’erba alta e piante cresciute senza controllo. Potrebbero pulire e recintare questi spazi e creare aree destinate ai cani e ai loro bisogni».  Ecco la soluzione, secondo la signora, che potrebbe anche essere oggetto della riunione sull’argomento in Comune che avverrà verso la fine del mese, come spiegato dal vicesindaco Massimiliano Sonetti. «Si - riprende Sabbatini - intanto però si continua a usare il divieto contro i cani, quando sarebbe più educativo effettuare veri controlli e pulizie dei giardini. Sembra che ci sia un accanimento contro chi ha cani, mentre nelle ultime sere siamo stati costretti a chiamare le forze dell’ordine di notte per gli schiamazzi che provenivano dalla strada, senza però vedere nessun intervento».  Gli operai del comune che stavano sistemando i cartelli ieri mattina hanno dovuto fronteggiare, loro malgrado, le proteste di numerosi cittadini con i loro cani al guinzaglio. Non solo nella zona della scuola Maltagliata, nel quartiere Fuori del Ponte, ma anche al percorso pedonale del laghetto della Fornace Braccini.

TARGATO CN
14 AGOSTO 2009
 
Per conoscere da vicino la Pecora di Langa
 
 
 
L'APA ha diffuso un articolo cui diamo pubblicazione, tratto da 'Il Quaderno' supplemento n.13 e scritto da Antonio Crespi, Piero Cagnotti, Seppe Rinaldi.
Piccoli gruppi di animali, cinque-dieci: 'strup', che caratterizzavano il paesaggio rurale di Alta e Bassa Langa: cespugli ambulanti bianco avorio, dinamici e sincopali o l'uno dietro l'altro "come i frati maggior vanno per via", alla ricerca di alimento furtivo e ombra. Un allevamento minore che tanto minore poi non era: l’economia della donna e spicciola della casa, spesso era legata alle 'cavagne' ceste di giunco pesanti di tume e uova portate sottobraccio. Con i soldi delle 'cavagne' e degli agnelli arrivavano in casa zucchero e sale, olio e acciughe, stoviglie, indumenti. La pecora di Langa, alta, snella con testa leggera e senza corna, lunghe orecchie ciondolanti e muso marcatamente montonino, ha il vello bianco avorio dai boccoli ondulati e appuntiti, la pancia è senza pelo e le zampe sono lunghe e sottili. La lunga coda viene d'abitudine recisa per agevolare mungitura e accoppiamento. La lana di poco pregio: da materasso, ma già un lusso al confronto delle ruvide foglie di meliga e del crine delle 'paiasse' su cui giaceva l'aborigeno langarolo, veniva adoperata - niente si butta - per calze 'scapin', canotte e mutande cartavetrande, la cui morbidezza poco ricorda la lana dei Mohair. Questa razza di pecora, già esistente in epoca romana (i formaggi puzzolenti citati da Cesare nel De Bello Gallico), migliorata dagli Arabi giunti dal Nord Africa per la Spagna, é da considerarsi autoctona. Se negli anni trenta contava circa 40.000 capi, con la fuga dalle campagne negli anni 60-70, rischiò l'estinzione, ora c'è stata una certa ripresa con i 15.000 capi odierni. Le pecore della Langa venivano portate al pascolo mattino e sera spesso da bam¬bini e ragazzi nei terreni marginali e anche nelle vigne prima del germogliamento, così si teneva tutto pulito evitando gli incendi.
Per i bambini andare al pascolo era motivo di divertimento e giochi comuni, come saltare un gorgo del Belbo con le pecore spinte dal cane o andare a cavallino su quelle più domestiche oppure far assaggiare il bastone alle bestie più dispettose: bistorne e sofistiche, che volentieri scappavano e sconfinando portavano a liti. D'inverno l'alimento era molto povero, per lo più fogliame secco raccolto in fascine, fieno brutto, il buono era peri bovini. Solo all'epoca dei parti, tardo inverno e primavera o nel primo periodo di mungitura si davano le bacinelle col pastone di farina di granaglie aziendali, crusca dì grano "bren", orzo, mais. Gli animali erano ricoverati in porticati precari o sotto tettoie di fortuna dalle porticciole sbilenche legate col fil di ferro e, solo al momento del parto, le pecore venivano portate per qualche giorno nella stalla.
Era tutto a carico delle donne, cosi la mungitura e la fabbricazione dei formaggi. L'uomo non si occupava delle pecore, ma dei buoi, vacche e vitelli. I possessori di arieti erano rari, così vigeva la curiosa abitudine di portare le pecore alla monta dove rimanevano circa un mese, per lo più a settembre. Il grande mercato dei montoni “i beru” era a Murazzano, sempre l'ultimo venerdì di agosto e tutt'ora e così. Il “beru” valeva circa il doppio di una pecora e veniva cambiato tutti gli anni, era quindi di giovane età, uno o due anni. La mungitura, una volta manuale, avveniva per i primi due mesi, anche tre volte al giorno, in estate solo due volte e una sola volta nel tardo autunno e nel periodo della monta, avendo cura di allontanare il montone onde evitare spia¬cevoli incidenti. Gli agnelli venivano portati al mercato, spesso a Pasqua a 20-30 giorni dalla nascita e del peso di 15/17 kg., dopo aver poppato solo latte materno; la loro carne e sempre stata molto considerata: squisita, prelibata e rituale. L'allevamento moderno della pecora di Lana è molto cambiato, non più piccoli gruppi di animali, ma allevamenti specializzati di 100-200 capi, vere e proprie imprese agricole; queste sono dotate di stalle razionali e mungitura meccanica, idonei locali di caseificazione a norma; la stagionatura delle robiole avviene con temperature e umidità controllate. Alle robiole di Murazzano, per finezza di profumo e di pasta è stata ora concessa la D.O.P.: denominazione di origine protetta. Le pecore vengono ancora fatte pascolare, ma su buoni prati e l'alimentazione è integrata con mangimi specifici, d'inverno si usa fieno di migliore qualità. Una buona pecora di Lunga produce 180-200 litri di latte in sei mesi, con punte sino a 250-300 litri.
Gli agnelli sempre molto richiesti sono svezzati precocemente: dopo aver poppato il colostro vengono alimentati con latte in polvere ricostituito. Le stalle sono localizzate solo più nell'Alta Langa, mentre nella Bassa Langa sono state scalzate dalla monocoltura, specie della vite e dei nocciolo. L'allevamento ovi-caprino può essere rivalutato per una serie di componenti sociologiche e ambientali di primo piano e nella prospettiva di un augurabile ripopolamento e valorizzazione delle alte colline e valli montane.
Le tume di Langa, squisite per profumo, sapore e digeribilità sono molto apprezzate; la loro fama è uscita dal Piemonte e sono richieste nelle mense dei buongustai ben oltre i nostri confini.

IL TIRRENO
14 AGOSTO 2009
 
Carne scaduta, scatta il sequestro
 
PRATO. Se qualcuno pensava che la detenzione di alimenti in cattivo stato di conservazione fosse un’esclusiva dei cinesi, dovrà ricredersi dopo i sequestri che in questi giorni sono stati compiuti dai carabinieri del Nucleo antisofisticazione e dagli ispettori dell’Unità alimenti di origine animale dell’Azienda sanitaria. In entrambi i casi i titolari delle attività sono italiani.  Il primo sequestro risale a lunedì ed è stato compiuto in una macelleria di Montepiano, nel comune di Vernio.  Gli ispettori dell’Asl, non si sa se in seguito a una precisa segnalazione o nel corso dei controlli di routine, sono andati a far visita al negozio e hanno accertato che tra gli alimenti presenti in dispensa c’era una certa quantità di carne suina, di insaccati e di formaggi in cattivo stato di conservazione. In alcuni casi invece gli alimenti sarebbero stati già scaduti.  A questo punto gli ispettori hanno fatto un inventario e hanno provveduto al sequestro della merce. Una segnalazione è stata inviata alla Procura. La merce quasi certamente verrà distrutta.  L’altro sequestro, come detto, è stato compiuto dai carabinieri del Nas ed è di maggiore entità. Martedì mattina i militari hanno fatto un controllo in un deposito di alimenti di Carmignano, di cui non è stato reso noto il nome. Si tratta di un’azienda che importa carne e rifornisce numerosi ristoranti della provincia. Nelle celle frigorifere sono stati trovati complessivamente 300 chili di carne scaduta o congelata senza rispettare le norme in materia alimentare. Il titolare, un italiano di 54 anni, è stato denunciato.  I carabinieri, nell’ambito dei controlli sulla sicurezza alimentare, hanno trovato la carne, sia italiana sia di provenienza francese, nei congelatori e nelle celle frigo del deposito. Su alcune confezioni, come data di scadenza, era riportato l’anno 2007.  Una pessima notizia per chi ancora crede che andare in certi ristoranti e non in altri è una garanzia di qualità. Il sospetto è che, se il distributore era in cattiva fede, nemmeno i ristoratori avrebbero mai saputo che la carne era scaduto o che era stata conservata male. Non sarebbe la prima volta che l’etichetta di scadenza viene sostituita per commercializzare alimenti che altrimenti dovrebbero essere buttati via.  Anche in questo caso la carne verrà distrutta all’esito degli ulteriori accertamenti della magistratura.  I controlli del Nucleo anti-sofisticazione proseguiranno nei prossimi giorni per prevenire possibili frodi alimentari.

TRENTINO
14 AGOSTO 2009
 
In Paganella arrivano i primi cassonetti «anti-orso»
 
TRENTO. Cassonetti per la spazzatura a prova di orso: sono stati distribuiti in alcune zone del Trentino, dove in più occasioni i plantigradi si sono avvicinati alle zone abitate alla ricerca di cibo nei cassonetti e li hanno aperti, rovesciati e se ne sono serviti. L’iniziativa è scattata nei giorni scorsi, forti dell’esperienza collaudata per i grizzly in Alaska e avviata anche nei Grigioni in Svizzera per i più tranquilli orsi bruni.  La presenza degli orsi in Trentino non è infatti più sporadica come in passato ma quasi “normale” visto il progetto di reintroduzione dei plantigradi, Life Ursus.  Al centro dell’attenzione stavolta ci sono i bidoni per l’umido, che restano gli stessi, quelli marroni, ma con qualche accorgimento per ostacolare gli orsi. Per aprire il coperchio bisogna far girare una manopola per sganciarlo, azione che dovrebbe essere complicata per un orso, in più proprio la zona del bordo del coperchio è rinforzata d’acciaio, per resistere alle unghie di questi animali.  Per ora sono stati distribuiti dalla Provincia nella zona della Paganella (al momento i cassonetti già presenti in zona sono circa un centinaio), e la diffusione proseguirà in maniera progressiva nelle altre zone del Trentino. In alcune aree intanto sono stati costruiti i moloch interrati, quegli spazi in muratura per contenere i rifiuti, e altrove, in Val d’Algone, un recinto elettrico per l’isola ecologica è stata la soluzione trovata per calmare i “bollenti spiriti” della fame degli orsi trentini.

LA NUOVA VENEZIA
14 AGOSTO 2009
 
Allarme volpi in campagna
 
Giovanni Monforte
 
SAN DONA’ (VE). E’ allarme volpi nelle campagne tra San Donà e Ceggia. Gli agricoltori si dicono molto preoccupati, mentre i cacciatori chiedono di poterle ammazzare. L’ultima razzia risale alla notte scorsa, quando alcuni animali, che potrebbero essere volpi anche se alcuni sostengono siano cani randagi, hanno preso di mira un pollaio nella zona di via Valdoro, proprio al confine tra San Donà e Ceggia. Nonostante la recinzione alta quasi due metri, le volpi sono riuscite a penetrare nel pollaio. Tra animali uccisi, feriti gravemente o scappati nel caos, le volpi, secondo il proprietario, avrebbero ucciso un’ottantina tra anatre selvatiche, germani reali e oche. Un danno economico non indifferente. Tanto più che in zona era già toccato ad altre aziende agricole ed agriturismo. Se gli agricoltori protestano, i cacciatori temono di veder compromessi gli interventi di ripopolamento di lepri e fagiani e, guarda caso, chiedono di poter sparare anche alle volpi. «In questi anni la Provincia ha rilasciato ai cacciatori dei permessi per la selezione della volpe, ma - rileva Graziano Vidali, segretario dell’ambito territoriale di caccia 5 A2 di San Donà - si tratta di permessi che possono essere utilizzati solo nel periodo da settembre a marzo e solo nelle zone di rifugio e cattura. Sarebbe auspicabile estendere il periodo del permesso e, soprattutto, permettere la selezione anche nel territorio libero».

 

 

            14 AGOSTO 2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE
 

 
MESSAGGERO VENETO
14 AGOSTO 2009
 
Sclerosi e diabete, scoperto il meccanismo che li scatena
 
Importante risultato dei ricercatori del gruppo di Immunologia dell’università di Udine: in collaborazione con l’Istituto tumori di Milano, hanno scoperto uno dei meccanismi che stanno alla base dell’inizio delle malattie autoimmuni, come la sclerosi multipla, il diabete o l’artrite reumatoide. Inoltre, dall’assenza o dal malfunzionamento di questo stesso meccanismo nel caso di malattie neoplastiche, i ricercatori hanno dedotto come il sistema immunitario potrebbe essere direttamente coinvolto nello sviluppo e nella progressione dei tumori. Si tratta, dunque, del primo, fondamentale passo per il proseguimento degli studi verso la definizione delle strategie terapeutiche per il controllo delle componenti infiammatorie responsabili sia dell’inizio delle patologie autoimmuni, sia dell’espansione tumorale e che sarebbero di fondamentale importanza dal punto di vista della prevenzione e cura di queste malattie. Lo studio, pubblicato sulla rivista Blood, è stato condotto dalle ricercatrici Giorgia Gri e Barbara Frossi del gruppo di Immunologia dell’ateneo friulano (http://groups.google.it/group/the-pucillo-laboratory-group, diretto da Carlo Pucillo, che opera nel dipartimento di Scienze e tecnologie biomediche e nel Centro di eccellenza Mati (Microgravità, aging, training and immobilità) dell’università di Udine. La ricerca «è stata condotta – precisano Gri e Frossi - sul modello animale della sclerosi multipla, ma lo stesso meccanismo di regolazione si può estendere ad altre malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide, il diabete e il lupus eritematoso, o ad altre patologie infiammatorie croniche come, a esempio, la celiachia». Lo studio è la prosecuzione della ricerca, pubblicata sulla rivista Immunity nel novembre 2008, che ha consentito agli stessi ricercatori udinesi di individuare il meccanismo molecolare che regola l’innesco delle risposte immunitarie, ossia delle reazioni, scatenate dalle allergie. «Tutti questi risultati – dice Pucillo – mostrano che molti disordini di natura immunologica sono riconducibili a un unico meccanismo di interazione cellulare che, se alterato, è responsabile sia dell’insorgenza delle allergie, sia delle malattie autoimmuni. Lo stesso meccanismo, se mancante, consente lo sviluppo e la progressione del tumore. Ora, uno studio più approfondito, da parte del nostro gruppo o dell’intera comunità scientifica, permetterà di definire meglio strategie terapeutiche».

VIRGILIO NOTIZIE
14 AGOSTO 2009
 
Progressi in lotta contro cancro, in Usa scoperto nuovo farmaco
Il trattamento uccide le cellule staminali del tumore
 
Si è aperta una nuova strada nella ricerca contro il cancro. Gli scienziati dell'università di Harvard e del Massachusetts Institute of Technology hanno messo a punto una strategia con cui selezionare farmaci particolarmente efficaci nel distruggere i tumori. L'obiettivo degli esperimenti era trovare composti chimici adatti a colpire le cellule cancerogene staminali, ritenute le più difficile da eliminare, e in molti casi l'origine della malattia. Dopo 16.000 tentativi, i ricercatori hanno scelto 32 composti chimici: li hanno testati e la più efficace si è dimostrata una molecola detta Salinomicina, un antibiotico già da tempo in uso. In campo oncologico si sarebbe dimostrato almeno 100 volte più potente dei farmaci più comuni nei cicli di chemioterapie. L'esperimento è stato condotto su cavie animali che avevano sviluppato tumori al seno. "Molte terapie uccidono gran parte della massa cancerogena, non tutta però, e la malattia ritorna: questo studio potrebbe essere l'inizio di una nuova cura", ha detto Eric Lander, direttore del Broad Institute, il laboratorio di ricerca del Mit e di Harvard. Le cellule staminali cancerogene, secondo le ricerche degli ultimi anni, alimentano la crescita di molti tumori, come quelli al seno, ai polmoni e al cervello. Queste cellule dimostrano una particolare resistenza alle terapie: "Trovare un sistema per ucciderle è dunque fondamentale", spiega Judy Lieberman, docente alla Harvard Medical School. "Adesso abbiamo un metodo che i laboratori di tutto il mondo possono utilizzare nella ricerca di un trattamento contro cellule cancerogene staminali, e potenzialmente trovare un cura contro la malattia", ha detto Piyush Gupta, uno degli autori dello studio. Gupta, insieme ad altri scienziati, testerà la Salinomicina su altri animali per studiarne l'efficacia, fino ad un'eventuale sperimentazione sull'uomo.
 
torna alla pagina iniziale [email protected] torna all'archivio della rassegna stampa