14 LUGLIO  2009

IL GAZZETTINO
14 LUGLIO 2009
 
Strage di gatti a Mercato Vecchio: in pochi giorni ne sono stati uccisi dieci con esche avvelenate
 
Montebelluna (TV) - Tempi difficili per i gatti nel montebellunese. Ora appaiono anche le esche avvelenate che hanno ucciso in diverse zone di Mercato Vecchio addirittura dieci gatti in pochi giorni. Cinque esemplari sono stati soppressi in via Capodimonte una delle vie più suggestive delle colline montebellunesi, altri cinque in aree limitrofe. Tutti i gatti hanno fatto la stessa fine: traditi da esche avvelenate posizionate ad hoc da una o più persone evidentemente molto esperte e prive di ogni scrupolo. Questo ennesimo episodio increscioso va ad aggiungersi a quelli che da tempo coinvolgono le strade del centro, via G.B.Cima da Conegliano, via Sansovino, via Palladio e viale Bertolini. Qui la moria di gatti dura da circa due anni egli animali che si sono letteralmente volatilizzati senza lasciare alcuna traccia sono addirittura 11. Tranne un esemplare che è stato ucciso da un'automobile mentre attraversava la strada, gli altri sono semplicemente scomparsi. «Sono spariti nel nulla - spiega un residente di via G.B. Cima - in pochi mesi un bellissimo esemplare di gatto di color bianco al quale eravamo particolarmente affezionati è scomparso nel nulla, così come altri due splendidi esemplari dei miei vicini di casa. Per cercare di risolvere il problema le abbiamo provate tutte. Abbiamo passato al setaccio l'intera zona, abbiamo sporto denuncia contro ignoti ai carabinieri della vicina caserma, che hanno aperto un'indagine, ma non abbiamo ottenuto alcun risultato. Ora è scomparso il più piccolo del gruppo e non riusciamo più a darci pace. Non riusciamo a capire dove possano essere finiti». «Quanto sta succedendo - continua il cittadino montebellunese - è molto grave e ci chiediamo se in giro ci sia effettivamente qualcuno che si diverta a farli sparire. Abbiamo pertanto in mente di monitorare in maniera capillare tutta la zona e controllare nel limite delle nostre possibilità e nella legalità più assoluta tutta la zona interessata coinvolgendo anche un investigatore privato. Intanto chiediamo aiuto anche alla Protezione animali per capire come dobbiamo comportarci».

SAVONA NEWS
14 LUGLIO 2009
 
Varazze (SV): Enpa: "colombi legati alle zampe con fili di nylon"
 
Varazze (SV) - A Varazze si è giunti alla tortura contro animali indifesi. I volontari dell’Enpa di Savona hanno segnalato un altro caso che si può comodamente definire di sadismo.
Tre colombi con le zampe avvolte e stritolate da sottili fili di nylon sono stati soccorsi dai volontari della Protezione animali in corso Matteotti (Aurelia); per liberarli c'è voluto l'intervento di un veterinario che ha dovuto amputare diverse dita ormai attaccate dalla cancrena. ”Sono tre anni che, sempre a luglio, accadono fatti identici. Quest'anno però una donna ha assistito per caso, senza poter intervenire perché sono subito fuggiti, alla sadica operazione di legatura delle zampe di un volatile appena catturato, da parte di due giovani. Un passatempo ignobile, che condanna gli animali ad una lunga e dolorosissima agonia e appesantisce l'attività dei volontari dell'Enpa proprio in un momento d’assoluta emergenza: 220 volatili feriti o nidiacei soccorsi da giugno, nella vergognosa assenza degli enti pubblici delegati al recupero (Regione, Provincia ed Ambiti di Caccia)”. Chiunque possa diffondere informazioni utili all'inchiesta telefoni all'Enpa (019/824735), o inviare una mail a sa[email protected], o rivolgersi direttamente agli organi di polizia.

MATTINO DI PADOVA
14 LUGLIO 2009

Uccide gli animali del vicino

GALZIGNANO (PD). Tornano da un breve periodo di vacanza e trovano il gatto e il cane uccisi ed il pollaio completamente distrutto. A quanto pare a far fare una brutta fine al povero micio, al cane e alle galline che si trovavano rinchiuse in una gabbia sarebbe stato un vicino di casa. Uno squilibrato che vive solo, conosciuto in paese per le sue stravaganze. Un uomo sulla quarantina che alterna momenti di lucidità a periodi di crisi psichica, di cui la famiglia prima di partire per le vacanze evidentemente si fidava. Il fatto è successo una ventina di giorni fa in una abitazione che si trova appena fuori dal centro di Galzignano. Sembra che prima di andare in ferie i proprietari degli animali avessero affidato proprio al balordo il compito di accudirli per il periodo della loro assenza. Assalito forse da una delle tante crisi cui va soggetto l’uomo una mattina si è scagliato contro le povere bestie. In paese dicono addirittura che al cane avrebbe fatto fare una fine barbara. La notizia dell’uccisione degli animali a Galzignano ha fatto molto scalpore, e l’uomo ora è in cura.


Animalieanimali
14 LUGLIO 2009
 
PER MESI SEMPRE SU UN BALCONE, SEQUESTRATI DUE GATTI
Intervento delle Guardie zoofile dell'Enpa a Firenze.
 
Due gatti, un siamese e un gatto europeo, da marzo fino ad oggi vivevano giorno e notte, esposti ai rigori climatici, in un piccolo balcone di un appartamento di un condominio di via Signorini a Scandicci. I due animali sono stati sequestrati dalle guardie zoofile dell’Ente Nazionale Protezione Animali. La proprietaria dovrà rispondere del reato penale di maltrattamento ai danni di animali
Firenze, 10 luglio 2009 - Due gatti, un siamese e un gatto europeo, da marzo fino ad oggi vivevano giorno e notte, esposti ai rigori climatici, in un piccolo balcone di un appartamento di un condominio di via Signorini a Scandicci.
I due animali sono stati sequestrati dalle guardie zoofile dell’Ente Nazionale Protezione Animali. Dopo mesi di appostamenti e rilievi fotografici da parte delle guardie volontarie della protezione animali per dimostrare il perdurare della situazione di segregazione e abbandono dei due felini, il tribunale di Firenze ha dato il nulla osta al sequestro degli animali. La proprietaria dovrà rispondere del reato penale di maltrattamento ai danni di animali.

IGM
14 LUGLIO 2009
 
ABBANDONO CANI A GENOVA, INTERVIENE L'ITALIA DEI DIRITTI
 
"Il caso di Genova è solo la punta dell'iceberg di questa deprecabile situazione. Infatti, il fenomeno dell'abbandono dei cani durante il periodo estivo tocca le percentuali più alte nel Centro e nel Sud Italia, con picchi elevati nelle Isole. Noi dell'Italia dei Diritti stigmatizziamo tali comportamenti e ci proponiamo di sensibilizzare le persone affinché non abbandonino i propri amici a quattro zampe". A dirlo è Marco Di Cosmo, responsabile per i diritti degli animali del movimento nazionale fondato da Antonello De Pierro. La scorsa settimana, in soli tre giorni, ben quindici cani sono arrivati nel canile di Monte Contessa a Genova, le cui strutture tuttavia rischiano a breve il collasso. E dietro la minaccia di un abbandono in autostrada la gente continua a portare gli animali al canile, che per legge è obbligato a prenderli. Illustrando una possibile soluzione Di Cosmo aggiunge: "La cultura del canile come deterrente al randagismo non è sostenibile e si rivela inefficiente per risolvere il problema dei cani abbandonati. Le amministrazioni comunali, le Asl e in generale le pubbliche istituzioni dovrebbero avviare delle sane e corrette procedure di sterilizzazione, volte a ridurre sensibilmente il numero dei cani randagi che circolano liberamente per le nostre città. Inoltre, sarebbe indispensabile attuare politiche di sostegno alle famiglie a basso reddito per sterilizzare i loro animali domestici, considerato che molti cittadini lo fanno privatamente a proprie spese, sopperendo così alle inadempienze delle istituzioni".

IL SECOLO XIX
14 LUGLIO 2009
 
Un'estate da cani boom di abbandoni
A Monte Contessa i posti scarseggiano, tutto esaurito a Traso
 
Giuliano Gnecco
 
Genova - Nando ha 8 anni; è un incrocio con un bassotto. La sua padrona stravedeva per lui: era per lui una ragione di vita. Poi la donna, anziana, si è dovuta ricoverare, e i suoi figli non ne hanno voluto sapere di accudire il fedele amico. Così la padrona, con il magone, è stata costretta a portare il cane a Monte Contessa. Nando è stato fortunato, perché dopo qualche tempo è stato adottato da un'altra signora anziana: «Cammina poco - ha notato - ma tanto cammino poco anche io». Adesso si fanno compagnia reciprocamente.
Nando è fortunato, perché non tutti trovano una nuova casa. Prendete Fedele, uno splendido pastore tedesco: è finito al canile in seguito a un sequestro, perché aveva subito maltrattamenti per i quali è in corso un procedimento penale. Storie ordinari, che d'estate si moltiplicano. Per dire: la scorsa settimana, in appena tre giorni, a Monte Contessa sono arrivati quindici cani. «E noi dobbiamo prenderli, perché ce lo impone la legge - ricorda Clara Bongiorno, direttore tecnico del gruppo Una (Uomo, Natura, Animali) che gestisce il canile municipale [...] - Però sono troppi. Qualcuno usa la scusa di uno sfratto, di una separazione, dei soldi, del fatto che si tratti di un cane caratteriale. Non ce la facciamo più. Senza contare i cani abbandonati in giro, per i quali non si può risalire al padrone perché manca il chip: mancano i controlli. Se non risolviamo questo problema, anche costruissimo duemila canili, li riempiremmo tutti».
Conferma Marcella Rossi, presidente della Cooperativa Rifugio Sherwood che gestisce il Buoncanile a Traso: «Abbiamo aperto a marzo, e per ora possiamo tenere non più di trenta cani. L'altro giorno uno è stato adottato, ma è subito stato rimpiazzato da un altro. Continua ad arrivare gente che vuole abbandonare il proprio cane; noi li dirottiamo a Monte Contessa, con il quale collaboriamo. Ma c'è gente che minaccia: "O lo prendete, o lo abbandono in autostrada"». Sembra incredibile, ma non si tratta di casi isolati: «Anzi, e ogni volta ci fa venire il mal di stomaco. Noi prendiamo i cani: sono storie quelle delle liste d'attesa. Ma prendiamo anche i dati dei padroni, affinché non si disinteressino dei loro animali».
In questo modo Leon, pitbull di 5 mesi, ha potuto mantenere un legame con la famiglia: «Non è pericoloso, ha solo paura», assicura Bongiorno. Leon giocava con i due figli dei suoi padroni: «erano come tre bambini»; teneva in bocca un pennarello, e uno dei due bimbi, per gioco, glie l'ha tolto: «Gli si è girato contro - racconta Bongiorno - Con quella dentatura, se avesse voluto fare male l'avrebbe fatto, invece si è limitato a lasciare un segnetto. Ma i padroni si sono spaventati e lo hanno portato qui». Ora stanno seguendo insieme un corso di addestramento e rieducazione, con l'obiettivo di tornare un giorno a casa. Perché l'educazione conta molto: «I nostri volontari - sottolinea Bongiorno - hanno seguito un corso di addestramento; a settembre ne attiveremo un altro, aperto a tutta la cittadinanza».
Perché d'estate c'è il grande problema di dove lasciare il proprio cane per andare in vacanza: molti alberghi non accettano animali, le spiagge autorizzate sono pressoché nulle. E così gli abbandoni lievitano: storia vecchia. Certo, ma c'è un filo conduttore: «Gli abbandoni - puntualizza Rossi - riguardano soprattutto molossidi, pitbull, rottweiler. Cani caratteriali e più problematici». Anche perché, fosse solo per il periodo delle vacanze, ci sarebbe sempre la strada delle pensioni: «Avendo aperto a marzo, non abbiamo avuto modo di attivare il servizio prima dell'estate», ammette Rossi. Dove è attivo, c'è il tutto esaurito: «Avremo circa 200 richieste - confida Stefano Baudizzone, titolare della pensione-allevamento Kirbi di Mele - ma solo trenta posti. Iniziano a chiamare a giugno, e subito chiudiamo le prenotazioni. È così da anni, e continua». Il tutto per 18 euro al giorno. «Il prezzo delle pensioni oscilla fra i 15-18 euro al giorno, che va bene, a 30-35 o perfino 40 euro, che francamente è esagerato», assicura Bongiorno.
E comunque, per stroncare il fenomeno degli abbandoni, è stata anche avanzata una proposta: pagare. «Mettere mano al portafoglio fa pensare - ricorda Bongiorno - C'è gente che viene a prendersi il cane con leggerezza, poi lo riporta sapendo che tanto non paga. Con il Comune pensavamo invece di mantenere un legame fra cane e padrone: una adozione a un prezzo più che politico, 3,50 euro al giorno». Già, ma così il rischio è di incentivare gli abbandoni in strada (o, peggio, in autostrada). Come l'ultima arrivata a Monte Contessa, una barboncina trovata domenica notte in corso Buenos Aires. Guarda caso, con chip non registrato. «Sappiamo che far pagare è pericoloso, ma può essere un'idea», insiste Bongiorno. Anche perché, «in Valle d'Aosta anche nelle valli più sperdute i cani hanno il chip - ricorda il direttore tecnico di Una - Se viene trovato in giro, chiamano il padrone e gli danno 48 ore di tempo per andare a prenderlo. E quando va, deve pure pagare 100 euro per il disturbo».
Un problema non da poco: «Più dei cani abbandonati dai padroni - osserva Katia Messina, vice presidente dell'Associazione Amici del Cane, che gestisce il canile del Monte Gazzo - è ampio il fenomeno dei cani vaganti. A dimostrazione che l'anagrafe canina non è ancora un dato di fatto. Proprio domenica scorsa abbiamo recuperato un cane di razza abbandonato dai padroni: fortunatamente l'hanno portato in una struttura come la nostra, perché aveva fatto i vaccini ma non aveva il chip. Per quanto ci riguarda abbiamo una capienza di una novantina di posti e non siamo ancora a tappo. Ma siamo appena all'inizio: agosto è il mese peggiore».
Ditelo a Iron, dogo di 11 anni: «Il padrone non aveva tempo perché doveva lavorare, i figli non lo seguivano», racconta Bongiorno. Cosìè finito a Monte Contessa. Come Larry, barboncino abbandonato in pieno centro, senza chip e con un tatuaggio non leggibile. Oppure il dogo lasciato al canile dopo che la padrona lo chiudeva sul poggiolo perché aspettava il secondo figlio e temeva per la gravidanza. «I cani sono abituati ad avere attenzione - ricorda Bongiorno - Poi nasce un bambino, e l'attenzione si sposta su di lui; come può reagire un cane? Per questo è importante l'educazione». Dell'animale a seguire certi comportamenti, e del padrone ad addestrare. Come Belfy, il pitbull dal manto marrone intenso, che è in fase di rieducazione insieme al suo padrone. C'è poi un altro fronte: tre cani sequestrati a un gruppo di romeni: loro se li sarebbero tenuti anche, ma non avevano microchip, erano con documenti non conformi e vaccini fasulli: sul libretto c'era già il timbro del 9 settembre 2009.

IL SECOLO XIX
14 LUGLIO 2009
 
Il PITBULL non gli obbedisce e il ladro finisce in manette
 
Voltri (GE) - Tenta di aizzare il pitbull di un conoscente contro una guardia giurata che lo insegue. Non ci riesce (il cane, cioè, non gli ubbidisce) come non era riuscito, qualche secondo prima, a colpire il vigilante con una pietra. Per questo un tunisino di 27 anni, clandestino, è stato arrestato domenica sera dagli agenti di una volante della Questura. L'uomo stava scappando perché era stato sorpreso a rubare vestiti dagli scaffali. Tutto è successo verso le venti alla Pam di Voltri. Il tunisino era stato visto da un vigilante mentre faceva razzia di magliette da uno scaffale. La guardia aveva tentato di fermarlo mentre lo straniero si avvicinava alle casse. Ma, appena ha visto la guardia, l'uomo ha cominciato a fuggire. È uscito di corsa dal supermercato, è arrivato sul piazzale di fronte al Pam. La guardia era a un soffio da lui, un passante (forse un suo conoscente) teneva al guinzaglio un pitbull: lo straniero ha tentato di aizzarlo contro la guardia. Ma il cane ignora l'ordine di attaccare. E la guardia riesce a immobilizzarlo fino all'arrivo della volante nel frattempo chiamata da altro personale del supermercato.
Lo straniero, già noto alle forze dell'ordine per alcuni precedenti, è stato arrestato ma anche espulso visto che non aveva permesso di soggiorno. Fortunatamente il vigilante non si è ferito nell'inseguimento. E per fortuna la "famigerata" aggressività dei cani pitbull non si è manifestata, nonostante l'invito ad attaccare.

L'ARENA GIORNALE DI VERONA
14 LUGLIO 2009
 
Sparita la famigliola di cigni: «Rapiti»
GIALLO. Mamma e sette piccoli si facevano nutrire dai residenti. Gli abitanti del Porto lanciano l'allarme
 
Verona - La famigliola di cigni reali di Porto San Pancrazio è stata...rapita. Da mesi i residenti della zona del Porto facevano a gara per nutrire gli uccelli e avevano visto anche schiudersi le uova con sette piccoli cigni olor. Era diventata un'abitudine portare cibo sfidando mamma cigno che non esitava a spalancare le ali e a soffiare per mettere in fuga gli «importunatori».
Fino a qualche tempo fa c'era anche papà cigno in zona, poi era sparito e rintracciato in zona Ca del Bue e consegnato a una cooperativa che si occupa di animali protetti, la Verde e blu. Ma la scomparsa dei sette cuccioli e della mamma adesso desta sospetto.
«Non è semplice catturarli tutti insieme», dice Giovanni Martini, uno dei cittadini che si recavano quotidianamente a portare cibo ai cigni, «noi crediamo che siano stati sottratti da qualcuno che ha un giardino grande e qualche pozza d'acqua. Non possiamo spiegarci diversamente questa scomparsa.
La carne di cigno non è commestibile, quindi tenderemmo ad escludere che gli animali siano stati uccisi per poi essere mangiati. I cigni poi sono protetti dalla legge. Ma a noi mancano perchè erano diventati un appuntamento fisso nelle nostre giornate e i bambini della zona erano felici di veder crescere i piccoli», conclude Martini.

LA PROVINCIA PAVESE
14 LUGLIO 2009
 
Piccola volpe salva
 
Pierangela Fiorani
 
Gentile direttore, mi riferisco alla lettera sul caso della volpe investita a Torrazza Coste (PV). Innanzitutto, rivolgo il mio sentito ringraziamento, anche a nome delle volpi del nostro territorio, a tutti coloro che hanno contribuito, ognuno per la propria parte, a salvare la volpacchiotta (creatura del Signore anche lei) investita da un «pirata della strada» che sicuramente avrebbe potuto soccorrerla e non l’ha fatto (tanto è un animale!).  Mi si permetta, poi, una considerazione o, meglio, una mia opinione sul fatto.  Fermo restando che la competenza alle cure degli animali selvatici è delegata ai Cras ovvero Centri di Recupero Animali Selvatici, che peraltro in Lombardia sono 2, uno a Milano e uno a Magenta, perciò parecchio lontani dal luogo dell’investimento, trattandosi nel caso in specie di un primo intervento urgente di pronto soccorso, le cliniche veterinarie interpellate avrebbero, a mio modesto parere, potuto (non «dovuto») curare l’animale avvertendo nel contempo gli organi competenti che sicuramente avrebbero compreso e autorizzato l’azione salvifica in stato di urgenza.  Un poco di elasticità mentale ogni tanto non guasta e può salvare una vita, sia pure quella di un animale.  Per fortuna la volpacchiotta è sopravvissuta e forse presto ritroverà il suo habitat libero, ma continuamente ridotto dall’incoscienza e avidità umana. Alla volpe i miei auguri più sinceri. Silvana Megazzini Casatisma  La volpacchiotta ce l’ha fatta e siamo tutti contenti, naturalmente. La burocrazia colpisce indiscriminatamente e quindi non risparmia neppure gli animali selvatici che popolano le nostre zone. Eppure basterebbe un po’ di attenzione, magari qualche sinergia in più anche con strutture private o pubbliche che sono sul territorio e persino una collaborazione con strutture universitarie che non ci mancano.  Sì, un territorio che vuole prestare attenzione alle proprie ricchezze naturalistiche (e dunque anche alla fauna del luogo) dovrebbe darsi da fare un po’ di più. Mi risulta però un po’ più difficile, gentile lettrice, pensare all’automobilista che si è trovato davanti l’animale selvatico e che evidentemente non è riuscito a evitarlo come a un «pirata della strada» pur tra virgolette. Bisognava fermarsi? Bisognava chiamare aiuto? Ma chi, appunto? E, nel frattempo, se non si è esperti come occuparsi di un animale appunto selvatico di cui magari non si conoscono possibili reazioni?  Non tutti, senza essere sterminatori di fauna autoctona, possono essere in grado di muoversi adeguatamente. Insomma, concederei all’automobilista il beneficio del dubbio.

TRENTINO
14 LUGLIO 2009
 
Una supplica a tutti voi non mangiate crostacei  
 
ACCORATO SOS Una supplica a tutti voi non mangiate crostacei  Questa lettera è scritta da una persona che crede di avere tanta considerazione per gli animali, ma che forse fa molto poco per loro. Però posso scrivere e dire quello che penso. Mi guardo intorno e vedo tutti questi esseri viventi considerati alla stregua di oggetti qualunque. Gli animali non meritano affatto quello che noi riserviamo loro: solo sfruttamento e morte, neppure più per poter sopravvivere ma solo per assecondare dei bisogni creati ad arte per il profitto.  Un tempo, penso a popoli anche lontani da noi, la caccia veniva vissuta con attenzione e praticata in determinati momenti. Probabilmente vi era anche una certa riconoscenza nei confronti degli animali... ora gli scaffali dei negozi sono sempre ricolmi di vaschette chiuse col cellophane; la bistecca è una bistecca, un oggetto che esiste in quanto tale. Molta gente mangia gli animali, ma non sarebbe mai capace di ammazzarli. C’è chi provvede, lontano dagli sguardi. Fate caso alle differenze; una cosa era il contadino che se non uccideva il maiale moriva di fame, un’altra è l’industria- lager che considera le proprie bestie delle macchine produttive e che non dice loro neppure un grazie. C’è un’altra cosa che vorrei chiedervi: non mangiate crostacei. Lì la sofferenza è inaudita. Bolliti vivi. Che bel metodo, assolutamente inumano e indegno delle persone civili che crediamo di essere. Magari poi lo si avanza pure nel piatto... Christian Marchi

IL TIRRENO
14 LUGLIO 2009
 
Il guaritore di cavalli e quel regalo speciale al maestro buddista
 
Rino Bucci
 
ROSIGNANO (LI). Il panorama è mozzafiato. L’altura permette allo sguardo di correre su tutto il verde circostante, fino a tuffarsi nel mare. Più in là, l’isola di Gorgona: potresti toccarla. È qui, sulle colline di Rosignano, a Nibbiaia che si è trasferito l’uomo che sussurra ai cavalli. David Bassi ha lasciato il Parco di San Rossore e con i suoi 20 compagni di vita si è trasferito nel podere “Pian dei lupi”.  Piemontese di 42 anni, Bassi è un rieducatore di cavalli, che nel suo approccio con l’animale unisce la filosofia buddista e la cultura indiana. Sin dall’infanzia, ha avuto un rapporto privilegiato, quasi esclusivo con gli equini.  Il primo incontro significativo avviene quando Bassi ha 17 anni, durante un soggiorno in Australia. In una fattoria conosce un nativo indiano e impara un nuovo modo di approcciarsi con l’animale. «Gli indiani del nord America - racconta Bassi - sono gli unici che cavalcano senza la coercizione di selle, cavezze e morsi. Hanno un rapporto simbiotico con il cavallo, fatto di gesti e sguardi. Il lato spirituale è imprescindibile». Bassi torna in Italia arricchito dall’esperienza che lo spinge a interessarsi con una nuova passione agli equini. Ma, la vera svolta avviene dall’incontro casuale con quella che sarà la sua futura compagna, Monica Citti. David sta passeggiando su di una spiaggia del litorale pisano, quando incontra Monica. Si conoscono, condividono la filosofia di vita e decidono di fondare l’associazione “Aquila nera”. Un omaggio al nativo conosciuto da David. L’associazione si occupa del recupero di cavalli da corsa, e non, destinati al mattatoio. «Il nostro scopo principale è quello di salvarli, ma insegniamo anche l’equitazione naturale, a pelo, e vogliamo che lo sport sia alla portata di tutti. Gli animali sono a disposizione di chiunque ne abbia bisogno; dalle scolaresche, ai privati, ai malati. I cavalli vengono venduti, ma solo a condizione che non gareggino più e che stiamo meglio di come stanno da noi. Altrimenti proponiamo l’adozione a distanza».  Questo approccio differente, che Bassi definisce «del cuore», nasce dalla sua pratica buddista e dall’incontro con il Lama Gomo Tulku, la 23esima rincarnazione di uno dei lama più importati del buddismo. «Mi trovavo a Pomaia, cercavo delle musiche che potessero rilassarmi prima dell’approccio con i miei “pazienti”. Mi ricordavo che il nativo indiano cantava delle nenie a toni bassi. Quindi ne parlai ad un monaco e gli raccontai del mio rapporto con l’animale, lui mi introdusse a Gomo Tulku. Anche il lama è un appassionato di equini. Per questo, noi di “Aquila nera” gli abbiamo donato il “Signore del tempo”, uno dei nostri ospiti». Con l’aiuto della filosofia buddista, Bassi completa la sua formazione. «Lo chiamo approccio del cuore. Il buddismo è stato fondamentale perché mi rende sereno e aiuta la respirazione. Devi essere in pace con te stesso per essere in pace con gli altri».

MESSAGGERO VENETO
14 LUGLIO 2009
 
Sono già diciannove i casi di rabbia
 
Udine - «Rinnova l’invito alla popolazione dei territori fin qui interessati dai casi di rabbia a far vaccinare i cani – attacca Salvatorelli – e la Regione affinché metta in campo il più presto possibile una campagna di vaccinazioni destinata non già agli animali domestici, ma direttamente alle volpi». «E’ necessario piazzare sul territorio una serie di esche al fine di contenere il più possibile il fenomeno – continua l’assessore - e credo che a tale scopo sarà utile, nell’immediato futuro, convocare una conferenza tra Comuni interessati, guardie forestali e azienda sanitaria per fare il punto della situazione ed evitare l’odioso nonché improduttivo rimpallo delle competenze». Ad essere interessata in prima persona è anche la Regione, spiega Adolfo D’Orlando del servizio veterinario dell’Ass3: «Una prima campagna di vaccinazioni desinata alle volpi è stata realizzata lo scorso inverno, ma è stata inefficace a causa della neve, e in breve sarà ora ripetuta». Come funziona? «Semplice – continua D’Orlando -, vengono lasciate sul territorio delle esche a mo’ di cioccolatini contenenti il vaccino che sono efficaci sia nel caso di volpi sane che malate. Quando l’animale ingerisce l’esca, se malato decede per eccesso di vaccino, se sano viene semplicemente reso immune al virus». Nel frattempo è bene, come detto, che tutti gli animali domestici a rischio vengano vaccinati e tenuti sotto controllo dai padroni. «Nel caso in cui ci fossero casi sospetti – conclude l’assessore Salvatorelli – invitiamo i privati cittadini a darne immediata comunicazione ai servizi veterinari dell’azienda sanitaria così che questi possano intervenire per tempo. Ricordo che in caso di comportamento sospetto dei cani, questi vengono portati in canile per essere osservati e sottoposti a tutti gli accertamenti del caso».

IL CENTRO
14 LUGLIO 2009
 
Morto un orso di 18 mesi
 
PESCASSEROLI (AQ). Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise perde un altro orso. Il plantigrado, di circa 18 mesi di età, è stato trovato morto in località Cerasuolo del comune di Filignano, in una zona limitrofa all’area protetta. Gli uomini del servizio di sorveglianza dell’Ente e i ricercatori del Dipartimento di biologia umana e animale della Sapienza di Roma sono riusciti a recuperare solo pochi resti dell’animale, quasi completamente divorato dai predatori.  L’orso era dotato di radiocollare. I sospetti che qualche cosa non andava risalgono a più di un mese fa, quando l’apparecchiatura elettronica non ha emesso più segnali. Pochi giorni fa la trasmittente è entrata nella modalità che indica l’assenza di movimento e sono scattate le ricerche.  I pochi resti recuperati sono stati trasportati prima nella sede del Parco a Pescasseroli e successivamente all’Istituto zooprofilattico di Teramo. La Procura di Sulmona aprirà l’inchiesta per stabile le cause della morte, che per ora restano misteriose. I carabinieri di Filignano, in passato, avevano segnalato al Parco incontri ravvicinati fra la popolazione e gli orsi. In qualche caso erano stati indicati anche dei danni causati a stalle e orti. Non è escluso quindi che il plantigrado trovato in Molise sia stato ucciso per vendetta.  E’ il secondo orso bruno marsicano trovato morto quest’anno. Il precedente risale a poche settimane fa: un animale fu trovato senza vita sulle montagne tra Scanno e Pescasseroli.  «A queste perdite si contrappongono fortunatamente segnali incoraggianti di ripresa della popolazione degli orsi», afferma Giuseppe Rossi , presidente del Parco nazionale, «l’anno scorso sono nati almeno dieci cuccioli. E anche i primi avvistamenti di queste settimane testimoniano un buon tasso di riproduzione: sono infatti già stati notati cinque cuccioli nati l’inverno scorso. E’ comunque indispensabile un momento di riflessione che coinvolga chi partecipa al Piano di azione e tutela dell’orso marsicano. I vari organismi che aderiscono al Patom devono assumersi le responsabilità che loro competono. Non si vedono, infatti, impegni concreti da parte dei firmatari del protocollo di intesa del luglio 2006: regioni, province, Parchi, ministero dell’Ambiente. Spiace constatare che il coordinamento auspicato e previsto da parte della Regione Abruzzo finora non ha funzionato». Nelle scorse settimane erano stati avvistati vicino Pescasseroli, in località Acqua ventilata, una mamma orsa con due piccoli che per più giorni si erano fatti vedere in mezzo a una radura a circa 30-40 metri dalla strada provinciale che conduce a Gioia dé Marsi; gli stessi posti frequentati dall’orso Bernardo e dalla sua compagna, ritrovati morti nel 2007 alla fine di settembre.

LA NUOVA SARDEGNA
14 LUGLIO 2009
 
Carloforte, salvata una tartaruga in difficoltà
 
CARLOFORTE (CI). Nuovo intervento per soccorrere una caretta adulta in difficoltà, nelle acque dell’isola di San Pietro.  Domenica pomeriggio, una squadra del Carloforte Tonnare Diving Center, a bordo di un gommone, stava navigando tra le Tacche Bianche e Punta Regolina, quando in superficie, i sub a bordo hanno scorto la tartaruga, che aveva difficoltà ad immergersi e respirare. I divemaster Giorgio e Mario, hanno recuperato l’animale e l’hanno trasportato a terra, per consegnarlo agli uomini della Guardia Costiera carolina.  A quel punto, è scattata l’ormai collaudata procedura di intervento, con il trasporto al centro recupero di Nora, ad opera del Corpo Forestale. Dopo le cure del caso ed un periodo di osservazione, la caretta verrà presumibilmente rilasciata nel mare dove è stata rinvenuta.

LA NUOVA VENEZIA
14 LUGLIO 2009
 
Tartaruga morta
 
BIBIONE (VE). Sorpresa ieri sulla spiaggia del camping Capalonga per una grande tartaruga morta trovata abbandonata sull’arenile. L’animale di un metro di lunghezza presentava due squarci sulla corazza, forse causati dalle eliche di un motore. La tartaruga aveva perso anche due zampe. Sul posto si è subito formato un capannello di curiosi.

CORRIERE DELLE ALPI
14 LUGLIO 2009
 
L'orso banchetta in valle di S. Lucano
 
TAIBON (BL). Dall’Agnèr all’alta Valle di San Lucano. L’orso si sposta e a farne le spese è un gregge di pecore. «Quello visto qualche giorno fa al Rifugio Scarpa - dice Alessandro Savio, già vicesindaco di Taibon - è sicuramente lo stesso animale che nella notte scorsa ha banchettato con un gregge di pecore in alta valle di San Lucano. Infatti il pastore che ogni anno viene in Comune di Taibon per trascorrere l’estate sui pascoli delle nostre montagne ha segnalato che il gregge era molto spaventato ed ha trovato una pecora e una capra sventrate sicuramente dal predatore».  Altra curiosità è il fatto che nella sua discesa dall’Agnèr l’orso potrebbe aver preso un canalone impervio denominato... “Boral de l’Orsa”

ANSA
14 LUGLIO 2009
 
Animali: nate 3 cicogne su traliccio Enel nel salernitano
Sono una quarantina in dieci anni i cicognini nati sul traliccio
 
SALA CONSILINA (SA) - Prenderanno il volo presto le tre piccole cicogne bianche nate anche quest'anno sul traliccio dell'alta tensione dell'Enel. L'evento si ripete da oltre 10 anni, nel Vallo di Diano, a sud di Salerno, e rappresenta in Italia un caso piu' unico che raro. La cicogna bianca in Italia non ha mai nidificato nello stesso luogo, per cosi' tanti anni consecutivi. Intanto salgono ad una quarantina complessivamente i cicognini nati sul traliccio.

LIBERO
14 LUGLIO 2009
 
MATERA: RECUPERATO PICCOLO ESEMPLARE FALCO GRILLAIO
 
Matera - A Matera una pattuglia del Corpo Forestale dello Stato e' intervenuta per il recupero e salvataggio di un pullo di un piccolo esemplare di falco grillaio ('falco naumanni') intrappolato in un vano luce di un esercizio commerciale nel centro storico. E' stato proprio l'esercente a chiamare il 1515. Il Corpo forestale l'ha recuperato, accertando che si tratta di un pullo di falco grillaio e lo ha affidato al Centro Recupero Rapaci della Provincia di Matera. Il grillaio e' un piccolo rapace migratore che giunge in Italia ad aprile e riparte per l'Africa alla fine dell'estate.Frequenta le aree aperte per cacciare grilli, cavallette, lucertole e micromammiferi di cui si ciba. Nidifica preferibilmente nei centri abitati approfittando delle cavita' dei muri, delle fessure sotto ai coppi e dei sottotetti. Tipica della specie e' la fedelta' al sito riproduttivo, infatti ogni anno le coppie di grillaio tornano ad occupare lo stesso sito dell'anno precedente. Il piccolo rapace ha una colonia ben radicata nel Materano e nella vicina Murgia pugliese ma a livello planetario risulta essere estremamente raro ed in serio pericolo di estinzione, tanto da essere stato inserito nell'allegato I della convenzione di Washington, norma di legge che vieta la cattura, detenzione e commercio di tutte le specie animali e vegetali, o parti di esse, in pericolo di estinzione, la cui applicazione e' demandata proprio al Corpo Forestale dello Stato, attraverso i Nuclei Operativi Cites.

AGI
14 LUGLIO 2009
 
WWF: IN RISAIE PIANURA PADANA RISCHIO STRAGE DA INSETTICIDI
 
Milano - "Una vera e propria strage rischia di abbattersi su ben 200.000 ettari di risaie tra Piemonte e Lombardia". A lanciare l'allarme e' il WWF Italia che ha chiesto alla UE di fermare un potente insetticida il cui uso e' stato permesso fino alla fine di luglio. Da alcune settimane nelle risaie piemontesi e lombarde e' in corso un uso straordinario, autorizzato con Decreto ministeriale, di un prodotto per combattere il punteruolo acquatico del riso (Lissorhoptrus oryzophilus), coleottero esotico che negli ultimi tre anni si e' diffuso nell'area risicola. Secondo il Wwf e' accertato che il 'contest', questo il nome del prodotto, "uccide tutte le forme di vita acquatiche che incontra, inclusi pesci, anfibi e invertebrati acquatici. Tra Piemonte e Lombardia si stima un'estensione di circa 200.000 ettari di risaie, sulla quale e' quindi in corso una strage biologica di proporzioni enormi causata da un prodotto che, come riportato sulla sua scheda tecnica e' 'Altamente tossico per gli organismi acquatici' e 'puo' provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente acquatico'. Questo - aggiunge il Wwf - e' particolarmente rilevante visto che le risaie sono un notevolissimo serbatoio di biodiversita' e costituiscono habitat per numerosi animali". Il WWF Italia avvisa inoltre i frequentatori delle garzaie e gli amanti del birdwatching, a prestare attenzione e segnalare eventuali casi di mortalita' anomala fra i pulcini, con attenzione anche agli uccelli che nidificano direttamente in risaia e sugli arginelli. "In alcune risaie tenute sotto osservazione si e' gia' verificata una mortalita' quasi totale di molti invertebrati e di anfibi. Ne deriva anche un'evidente pericolosita' anche solo a mettere le mani in acqua. Saranno da valutare i danni all'intera catena alimentare - per esempio sul successo riproduttivo dell'avifauna - che saranno causati dalla drastica riduzione di prede a causa del prodotto", conclude il Wwf.

IL FRIULI.IT
14 LUGLIO 2009
 
Un caldo cane
Anche gli amici a quattro zampe soffrono il caldo. Ecco qualche regola base per permettere a Fido e al micio di casa di superare indenne anche l’estate più afosa
 
In estate caldo e afa possono rappresentare un pericolo anche per gli animali, o quantomeno mettere a rischio la quotidiana e tanto amata routine degli amici a quattro zampe. Negli zoo, infatti, i veterinari distribuiscono ghiaccioli e cibi golosi ma freschi per dare un pò di refrigerio agli animali.Che fare per tutelare gli animali di casa quando le temperature sfiorano il record? Moli non sanno che molti animali che vivono in assoluta libertà in città muoiono di sete. I veterinari e le associazioni che tutelano gli animali consigliano di lasciare a disposizione di uccellini e di eventuali randagi delle ciotole d’acqua. L’importante è sostituire quotidianamente l’acqua, anche più volte al giorno, per evitare la formazione di larve e la conseguente e spiacevole invasione di zanzare.
Il colpo di calore, specie se l’animale è anziano e non gode di ottima salute, può essere letale. Come prevenirlo e come proteggere gli animali dal caldo? C’è chi in estate preferisce portare il micio o il cane di famiglia dal parrucchiere per sfoltire un po’ il pelo in eccesso. Tale pratica, seppur non proprio economica, a volte è piuttosto dolorosa e fastidiosa per l’animale che, poi, una volta a casa, può avere difficoltà ad accettarsi psicologicamente con il nuovo aspetto. Del resto come dare torto a qualche barboncino conciato come fosse un peluche?
Ecco qualche suggerimento:
Cani e gatti domestici vanno lasciati liberi in casa di scegliersi il posto più fresco dove schiacciare un pisolino. Non a caso, quando il caldo è piuttosto intenso, gli animali si spostano spesso da un punto all’altro della casa in cerca di refrigerio.
Se ci si mette in viaggio attenzione alle cucce e ai trasportino che, complici le temperature elevate, rischiano di trasformarsi in forni a micronde veri e propri. Inoltre, se si esce a fare la spesa con il cane, evitare di parcheggiare l’auto al sole e con i finestrini chiusi. Sostare all’ombra e per soltanto pochi minuti, e lasciare sempre a portata del proprio cane dell’acqua fresca. Vale la pena di ricordare che il maltrattamento degli animali è perseguibile per legge e che bastano pochi minuti per condannare il vostro animale a morte certa se lasciato in auto e sotto il sole
Sebbene tenere il cane legato a una catena in giardino sia sconsigliato a priori, non si è ancora persa tale abitudine. Fondamentale, se il cane vive in giardino, fargli trovare sempre dell’acqua fresca e pulita e non dargli troppo da mangiare. Inoltre, e questa regola vale per tutti, fare attenzione che il cibo non deperisca a causa del caldo eccessivo.
Bagnare il mantello del cane quando lo si porta a passeggio sotto il sole e farlo bere e, se il cane o il gatto hanno parti di cute esposte al sole perché prive di pelo, applicare un leggero strato di crema solare per proteggerli da scottature.
Pesci, tartarughe e uccellini
Evitare di lasciare l’acquario e le gabbiette esposte al sole diretto, ma riporle in un posto ventilato e fresco.Assicurarsi, specie se si è fuori casa tutto il giorno, che gli animaletti abbiano a disposizione sempre acqua a temperatura ambiente e cibo fresco.

ANSA AMBIENTE
14 LUGLIO 2009
 
CALDO: ANIMALI; ENPA, 10 CONSIGLI UTILI ANTI-AFA
 
ROMA - Breve vademecum di suggerimenti per salvaguardare dal caldo torrido gli animali domestici. E' stata emanata dall'Ente nazionale protezione animali, una lista di dieci consigli volti a difendere gli animali dall'ondata di caldo che da oggi influenzera' tutta l'Italia: 1 - Non lasciare mai un animale incustodito in auto 2 - Se si trova un animale rinchiuso in auto da solo prestare attenzione ai sintomi di un eventuale un colpo di calore (problemi di respirazione, spossatezza generalizzata). Se il proprietario non e' rintracciabile chiamare le forze di polizia e in attesa del loro arrivo cercare di fare ombra sull'auto con giornali e altri parasole e cercare di dissetare l'animale da un'eventuale fessura del finestrino; 3 - Assicurarsi che gli animali abbiano sempre l'accesso ad un luogo ombreggiato e abbondante acqua fresca da bere. 4 - Non costringere cani a sforzi eccessivi, come per esempio fare passeggiate nelle ore piu' calde della giornata 5 - Prevenire le scottature delle parti bianche (soprattutto della punta delle orecchie) con una crema ad alta protezione 6 - Tenere l'acquario fuori dal sole diretto 7 - Ricordarsi di mantenere il canarino sempre in un luogo fresco ed ombreggiato 8 - Controllare la presenza di parassiti esterni, come pulci, zecche e acari, che con il caldo arrivano a colpire piu' facilmente 9 - Controllare sempre la presenza di uova di mosche che possono depositarsi sul pelo di conigli, cavie a cani. 10 - Prima di effettuare lavori in giardino, con tosaerba e pesticidi, pensare alla salvaguardia della fauna selvatica che ci vive come lucertole, ricci e rane.

IL TEMPO
14 LUGLIO 2009
 
Maiali come vicini di casa
Odore nauseabondo, grugniti di maiali e condizioni igienico-sanitarie a rischio. questo lo scenario che si presenta sotto i nostri occhi a ridosso delle abitazioni proprio al confine tra i paesi di Morolo e Supino, lungo la provinciale Morolense.
 
SUPINO (FR) - A denunciare la situazione, diventata ormai insostenibile, è Emilio Gismondi, residente a Supino nelle immediate vicinanze di una porcilaia contenente al proprio interno un consistente numero di maiali. È questo lo scenario che si presenta sotto i nostri occhi a ridosso delle abitazioni proprio al confine tra i paesi di Morolo e Supino, lungo la provinciale Morolense. A denunciare la situazione, diventata ormai insostenibile, è Emilio Gismondi, residente a Supino nelle immediate vicinanze di una porcilaia contenente al proprio interno un consistente numero di maiali. Quello che subito salta agli occhi è la distanza ravvicinata della struttura dalle varie abitazioni della zona. «Questo edificio è sempre esistito – sottolinea Gismondi – dagli anni 2000 ha cominciato ad ospitare al suo interno circa una decina di animali tra suini, bovini, equini e pollame. Da allora sino ad oggi abbiamo manifestato il nostro dissenso». Lo stesso Gismondi ha fatto presente la situazione più volte alle varie autorità preposte, dal sindaco di Supino alla Prefettura di Frosinone, dall'Azienda sanitaria locale fino al Corpo Forestale dello Stato. «Se aggiungiamo poi – ha continuato Gismondi – che qui vicino ci sono anche dei bambini, questa struttura sta creando non pochi problemi vista l'aria irrespirabile e la presenza di polvere maleodorante piena di germi e di parassiti che viene trasportata dal vento. Sembra assurdo che possano ancora verificarsi situazioni del genere nel 2009». Già il 27 maggio scorso il sindaco Alessandro Foglietta aveva provveduto ad emettere un'ordinanza per far spostare l'allevamento di suini in «un sito più idoneo e lontano dai centri abitati», ma ad oggi l'allevamento è ancora lì. La speranza da parte della famiglia Gismondi è quella di veder risolta la scomoda situazione al più presto: «Ora che siamo in estate – ha concluso – la sera è impossibile stare fuori. Spero che qualcuno si metta una mano sul cuore e pensi ai bambini che vivono in questa zona».

IL QUOTIDIANO
14 LUGLIO 2009
 
Ruba un'auto e subito dopo cerca di rubare degli agnelli in una fattoria. Arrestato
 
Mosciano Sant'Angelo (TE) - L'uomo di etnia rom è stato letteralmente colto con le mani nel sacco dai Carabinieri.
Alle prime ore dell'alba di oggi, gli uomini della Stazione Carabiniri di Mosciano Sant'Angelo hanno arrestato Guarnieri A., 65enne residente a Mosciano Sant'Angelo, di etnia ROM, già noto alle Forze dell'Ordine per fatti di Giustizia.
Guarnirei dopo aver rubato una Fiat Panda di una pensionata del luogo si è recato presso una nota azienda agricola del luogo ne ha forzato la porta d'ingresso ed è riuscito a penetrare nella ditta asportando diversi agnelli caricandoli sull'autovettura.
Alcuni residenti del luogo, avendo sentito i rumori e le strilla degli animali, si sono resi conto di quanto stava accadendo ed hanno immediatamente avvisato il 112 che in breve tempo ha inviato sul posto del personale.La pattugliain brevissimo tempo è giunta sul posto bloccando e traendo in arresto il ladro poco prima che riuscisse a guadagnare la fuga.
Sia l'autovettura che gli ovini sono stati restituiti ai legittimi proprietari mentre per Guarnieri, non più giovanissimo, si sono aperte le porte del Carcere di Castrogno in attesa dell'udienza di convalida davanti al Giudice Competente, dove dovrà difendersi dall'accusa di furto aggravato.

LA ZAMPA.IT
14 LUGLIO 2009
 
Quel miagolio che ammalia
Con una diversa tonalità il gatto induce il padrone a soddisfare i suoi bisogni
 
I gatti nascondono un’arte "persuasiva" nel loro miagolio: emettono infatti ad "arte" le normali fusa dal suono basso e profondo insieme a un pianto o miagolio insistente e fastidioso quando vogliono ottenere qualcosa dal padrone, in primis la pappa. È la scoperta di Karen McComb, dell’Università inglese di Sussex, Brighton, resa nota sulla rivista Current Biology.
In pratica, questa tattica felina di manipolazione mentale del padrone consiste nell’aggiungere alle fusa che i gatti fanno normalmente un pianto di tonalità diversa, che nasconde un messaggio e che risulta particolarmente sgradevole all’orecchio umano, inducendo quindi il padrone a soddisfare i bisogni dell’animale.
La ricercatrice ha chiesto ad un gruppo di persone di registrare i diversi miagolii dei propri gatti in differenti situazioni e poi ha fatto sentire i miagolii ad altre persone, anche non possessori di gatti. È emerso che a smuovere di più l’orecchio degli ascoltatori non è il caratteristico suono continuo, sommesso e vibrante delle fusa, di solito emesso dal gatto in segno di soddisfazione. Questo suono non ha gran potere su di noi, spiega McComb, e se un gatto venisse in cerca di cibo emettendo le fusa probabilmente non otterrebbe molta considerazione. Invece, le fusa miste al pianto generano un fastidio all’orecchio degli ascoltatori (anche dei non possessori i gatti) tale che la risposta immediata ai bisogni dell’animale non può essere elusa. 
I  gatti, dunque, sono dotati di un’arte manipolatrice che induce il padrone a fare quel che desiderano: probabilmente, il pianto misto a fusa va a toccare corde profonde nel cervello del padrone, sfruttando l’innato istinto umano per l’ascolto del pianto del neonato che induce a rispondere con solerzia ai bisogni del piccolo.

GAZZETTA DI PARMA
14 LUGLIO 2009
 
Parma: va al ristorante e trova due pitoni nel parcheggio
 
ANDREA VIOLI
 
Parma - Sessanta serpenti salvati in 6 mesi: quasi tutti innocui, anche se in questo gruppo ci sono due pitoni ritrovati vicino a Parma. Sono in tutto 1.400 gli animali soccorsi e curati da gennaio ad oggi dai volontari del centro fauna selvatica «Il pettirosso» di Modena.
PITONI ABBANDONATI A PARMA. I due piccoli esemplari di pitone reale ospitati nel centro per la fauna selvatica modenese sono stati ritrovati due settimane fa alla periferia di Parma. «Un carabiniere, che non è di quelle parti e conosce il nostro centro, ci ha chiamati - spiega il responsabile Piero Milani -. Portandomi i due pitoni, mi ha detto di averli trovati nel piazzale di un ristorante fuori Parma, mentre non era in servizio. Si tratta di due piccoli di pitone reale, che si cibano di topi. È un serpente non velenoso, che in età adulta raggiunge la lunghezza di un metro e mezzo circa. Quando sono arrivati da noi, i due pitoni erano molto denutriti e disidratati: evidentemente erano abbandonati da tempo. Gli esemplari si trovano ancora qui: una volta finite le cure, saranno trasferiti in un Centro di fauna esotica riconosciuto dal ministero dell'Ambiente».
I due serpenti di Parma, insomma, non possono essere «adottati». Pitoni e altri serpenti sono sempre più acquistati ma nel contempo risultano sempre più abbandonati. «C'è chi li compra e li tiene finché sono piccoli - continua Milani - ma quando si rendono conto di quanto crescono non esitano ad abbandonarli. Si possono acquistare tranquillamente: basta avere lo scontrino fiscale. È anche abbastanza facile farli riprodurre in cattività. L'anno scorso abbiamo recuperato un pitone di 15 chili, un altro di 2 chili e un boa vicino a una scuola materna, nel Modenese. Dal Parmense era arrivata una volpe volante (un pipistrello di origini indiane, ndr). Ma esemplari giungono da tutta Italia». 
BOOM DI ANIMALI ESOTICI. Milani spiega che gli esemplari esotici conoscono un boom nei gusti di chi compra animali. E anche in quelli di chi li abbandona. Le sanzioni ci sarebbero, ma non è facile cogliere sul fatto i proprietari che se ne liberano in modo indiscriminato.
C'è un boom di rettili, ma anche pappagalli esotici, come uno che nei giorni scorsi svolazzava sugli alberi del quartiere Madonnina di Modena. «I serpenti che abbiamo qui, nessuno li ha reclamati - sottolinea Milani -. È molto preoccupante, perché aumentano gli abbandoni. E con gli inverni miti che abbiamo, i serpenti sopravvivono».
Molti anche i rapaci diurni e notturni recuperati da «Il pettirossi»: 160 tra poiane, allocchi e gheppi. E gli ungulati: oltre duecento esemplari di cervi, caprioli, cinghiali e daini. Molti investiti dalle auto o smarriti. L’ultimo dei quali, un piccolo, si era perso dopo un nubifragio a Montese, sull'Appennino. Nell’elenco dei salvataggi anche centinaia di merli, pettirossi, tordi e cince, diversi ricci, 13 tassi, 18 istrici, nel primo semestre 2009.«Particolarmente preziosa è la collaborazione dei cittadini nel segnalarci con tempestività eventuali problemi - spiega ancora il responsabile del centro -. Ogni giorno riceviamo dalle 20 alle 30 segnalazioni. Oltre 250 interventi sono stati richiesti da forze dell’ordine, Vigili del fuoco o dalla Polizia provinciale sulla base di un convenzione con la Provincia (di Modena, ndr)». Gran parte degli animali salvati è stata curata nella sede del centro in via Nonantolana a Modena per poi essere liberata «con una percentuale di reinserimento dell’80%, tra la più alte in Italia per strutture come la nostra».
PROGETTI CON L'ATENEO DI PARMA. Il centro «Il pettirosso» vive grazie alla convenzione con la Provincia di Modena, alle offerte dei privati e al lavoro dei volontari. La sua attività annovera progetti in collaborazione con l'Università di Parma. «Forniamo dei rapaci morti pe uno studio sui parassiti, in collaborazione con uno dei nostri veterinari - spiega Piero Milani -. Fra il 2004 e il 2008 con l'Ateneo di Parma abbiamo progettato la reintroduzione dei caprioli nel parco dell'Adamello. Abbiamo introdotto 50 esemplari in quattro anni».

Animalieanimali
14 LUGLIO 2009
 
CON UNO SPECIALE MIAO I GATTI COMANDANO UMANI
Ricerca di un'Università inglese.
 
I gatti nascondono un'arte 'persuasiva' nel loro miagolio: emettono infatti ad 'arte' le normali fusa dal suono basso e profondo insieme a un pianto o miagolio insistente e fastidioso quando vogliono ottenere qualcosa dal padrone, in primis la pappa. E' la scoperta di Karen McComb, dell'Università inglese di Sussex, Brighton, resa nota sulla rivista Current Biology.
In pratica, questa tattica felina di manipolazione mentale del padrone consiste nell'aggiungere alle fusa che i gatti fanno normalmente un pianto di tonalità diversa, che nasconde un messaggio e che risulta particolarmente sgradevole all'orecchio umano, inducendo quindi il padrone a soddisfare i bisogni dell'animale.
La ricercatrice ha chiesto ad un gruppo di persone di registrare i diversi miagolii dei propri gatti in differenti situazioni e poi ha fatto sentire i miagolii ad altre persone, anche non possessori di gatti. E' emerso che a smuovere di più l'orecchio degli ascoltatori non è il caratteristico suono continuo, sommesso e vibrante delle fusa, di solito emesso dal gatto in segno di soddisfazione. Questo suono non ha gran potere su di noi, spiega McComb, e se un gatto venisse in cerca di cibo emettendo le fusa probabilmente non otterrebbe molta considerazione. Invece, le fusa miste al pianto generano un fastidio all'orecchio degli ascoltatori (anche dei non possessori i gatti) tale che la risposta immediata ai bisogni dell'animale non può essere elusa.
I gatti, dunque, sono dotati di un'arte manipolatrice che induce il padrone a fare quel che desiderano: probabilmente, il pianto misto a fusa va a toccare corde profonde nel cervello del padrone, sfruttando l'innato istinto umano per l'ascolto del pianto del neonato che induce a rispondere con solerzia ai bisogni del piccolo.

Animalieanimali
14 LUGLIO 2009
 
ABRUZZO, TROVATO MORTO ORSO, NATI DIECI CUCCIOLI
Ultimi dati dal Parco nazionale
 
Gli scarsi resti di un giovane orso sono stati rinvenuti da personale del Servizio di Sorveglianza del Parco e del Dipartimento di Biologia Umana e Animale della Università La Sapienza di Roma in Molise a Filignano (Isernia), al di fuori del perimetro del Parco.
L'animale, che aveva circa 18 mesi, è stato pressoché completamente consumato da predatori, per cui è stato possibile recuperarne solo poche parti. L'esemplare era dotato di una marca auricolare trasmittente: da alcune settimane, tuttavia, il segnale radio si era perso, per poi entrare di recente nella modalità che indica l'assenza di movimento.
L'esiguità dei resti recuperati, come pure il fatto che la morte è da far risalire a parecchi giorni fa, rende molto problematico accertarne le cause: in ogni caso i resti, che sono stati trasportati presso la sede del Parco di Pescasseroli, verranno sottoposti alle analisi del caso presso l'Istituto Zooprofilattico per l'Abruzzo e il Molise.
Salgono quindi a due gli esemplari di orso rinvenuti morti nel corso dell'anno. A queste perdite si contrappongono fortunatamente segnali incoraggianti di ripresa della popolazione: dopo l'ottimo numero di cuccioli nati nello scorso anno, almeno dieci, anche i primi avvistamenti di queste settimane testimoniano un buon tasso di riproduzione: sono infatti già stati avvistati cinque cuccioli nati durante l'inverno scorso.

IL SANNIO
14 LUGLIO 2009
 
Trovati i resti di un giovane orso
 
ISERNIA - Sono stati trovati a Cerasuolo, piccola frazione del comune di Filignano (Is), i pochi resti di un giovane orso. A fare il triste ritrovamento, al di fuori del perimetro del Parco, è stato il personale del Servizio di Sorveglianza...

Sono stati trovati a Cerasuolo, piccola frazione del comune di Filignano (Is), i pochi resti di un giovane orso. A fare il triste ritrovamento, al di fuori del perimetro del Parco, è stato il personale del Servizio di Sorveglianza del Parco e del Dipartimento di Biologia Umana e Animale della Università La Sapienza di Roma. L’animale, che aveva circa 18 mesi, è stato pressoché completamente consumato da predatori, per cui è stato possibile recuperarne solo poche parti.
L’esemplare – come hanno spiegato dal Parco - era dotato di una marca auricolare trasmittente, per seguirne i movimenti nell’ambito della ricerca in corso volta a determinare consistenza e distribuzione della popolazione di orso bruno marsicano. Da alcune settimane, tuttavia, il segnale radio si era perso, per poi entrare di recente nella modalità che indica l’assenza di movimento.
L’esiguità dei resti recuperati, come pure il fatto che la morte è da far risalire a parecchi giorni fa, rende molto problematico accertarne le cause: in ogni caso i resti, che sono stati trasportati presso la sede del Parco di Pescasseroli, verranno sottoposti alle analisi del caso presso l’Istituto Zooprofilattico per l’Abruzzo e il Molise.
Salgono quindi a due gli esemplari di orso rinvenuti morti nel corso dell’anno. “A queste perdite – affermano dal Parco - si contrappongono fortunatamente segnali incoraggianti di ripresa della popolazione: dopo l’ottimo numero di cuccioli nati nello scorso anno, almeno dieci, anche i primi avvistamenti di queste settimane testimoniano un buon tasso di riproduzione: sono infatti già stati avvistati cinque cuccioli nati durante l’inverno scorso”.
Considerato l’alternarsi di buone e cattive notizie sulla salute dell’orso bruno marsicano, il Presidente dell’Ente Parco, Giuseppe Rossi, ritiene però che “si imponga, ormai, un momento di riflessione, assolutamente necessario, anche nel quadro della ricerca in corso, che coinvolga i vari attori interessati, partecipi del PATOM-Piano di Azione Tutela Orso Marsicano. Bisognerà conoscere a fondo l’attuale situazione, individuare esattamente i provvedimenti più urgenti da assumere da altre Istituzioni, oltre a quelli già adottati dal Parco: anche se, come previsto nel progetto di ricerca, i dati conclusivi degli studi, che permetteranno l’elaborazione di un vero e proprio piano di gestione del plantigrado saranno disponibili nel 2010 al termine della ricerca. I vari organismi che aderiscono al Patom – afferma in una nota stampa Rossi - devono intanto assumersi le responsabilità che loro competono, proprio per aver sottoscritto quell’Accordo. Altrimenti non si potrà che dichiarare il fallimento di questo “strumento partecipativo” che tanto interesse aveva invece suscitato al momento della sottoscrizione. Non si vedono infatti, in proposito, impegni concreti da parte dei firmatari del Protocollo di intesa del luglio 2006 (regioni, provincie, parchi, Ministero dell’Ambiente. Ispra-ex Infs). Purtroppo, spiace constatare che il coordinamento auspicato e previsto da parte della Regione Abruzzo finora non ha funzionato, che il Tavolo tecnico istituito non sta operando secondo programma, che la comunicazione e lo scambio di notizie tra partner praticamente non esiste.
E’ importante fare il punto della situazione e rilanciare un forte impegno in favore dell’orso marsicano. L’Ente Parco – conclude - continuerà naturalmente con determinazione nella propria azione di tutela e salvaguardia, mettendo in atto ogni ulteriore iniziativa possibile, sperando di trovare la necessaria collaborazione, non soltanto da parte delle pubbliche istituzioni, ma anche di chi sul territorio vive e opera”.


LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
14 LUGLIO 2009
 
Spagna: San Firmino, 4 feriti
Nessuna cornata e contusioni lievi nell'encierro' piu' veloce
 
MADRID - Si e' concluso con 4 contusi l'ottavo e ultimo 'encierro' della celebre ''Fiesta'' di San Firmino a Pamplona. Nella edizione di quest'anno e' morto un uomo di 27 anni e diversi sono stati i feriti gravi. La corsa dei tori di oggi e' stata una delle piu' veloci e spettacolari della festa. Gli animali hanno finito la corsa in soli 2 minuti e 20 secondi, facendo cadere due 'mozos' (ragazzi). Si sono registrati 4 feriti lievi e nessuno per cornate.

AGI
14 LUGLIO 2009
 
EMERGENZA LUPI: COLDIRETTI PERUGIA, PREVENZIONE E MONITORAGGIO
 
Perugia - Misure di prevenzione e monitoraggio per arginare il problema della minaccia di lupi e cani inselvatichiti: e' quanto chiede la Coldiretti di Perugia che stamani ha partecipato al summit in Prefettura che ha visto la presenza di esponenti di Regione, Provincia e rappresentanti delle forze dell'ordine. Il presidente della Coldiretti Perugia, Luca Panichi, ha raccomandato e proposto, sulla scia anche di altre esperienze in Italia, oltre che "un dovuto monitoraggio che consenta un'esatta identificazione degli aggressori e del loro numero, idonee misure di prevenzione".'Il tutto nel rispetto e nella salvaguardia degli equilibri dell'ecosistema - ha detto -, "contando anche sull'apporto coordinato delle forze dell'ordine che svolgono protezione e vigilanza sul territorio". La situazione in alcune zone della provincia di Perugia infatti - ha riferito Panichi - soprattutto in quella dell'eugubino e di Citta' di Castello e' diventata, specialmente negli ultimi mesi, molto difficile per gli imprenditori agricoli, alle prese con i danni causati dagli attacchi al proprio bestiame. "Il positivo incontro odierno - sottolinea il presidente provinciale Coldiretti - ha gettato le basi per un percorso di riflessione comune, che proseguira' nel prossimo futuro anche con l'importante contributo del mondo scientifico".

IL MATTINO
14 LUGLIO 2009
 
Ottantacinque bovini, settantotto colpiti da brucellosi, sette da tubercolosi
 
ALESSANDRA CAPPABIANCA
 
Carano (CE) - Ottantacinque bovini, settantotto colpiti da brucellosi, sette da tubercolosi: questi i numeri del sequestro fiduciario operato in un'azienda di Carano, a seguito dei rilevamenti dell'Asl. Dopo i test diagnostici effettuati dal Dipartimento di Prevenzione Servizio Veterinario, che hanno evidenziato la presenza di animali affetti da brucellosi e tubercolosi, il Servizio di Igiene Allevamenti e delle Produzioni Zootecniche ha informato il sindaco Di Meo, richiedendo l'emissione di un'ordinanza di sequestro a carico del legale rappresentante della società, L. T. Le autorità competenti comunali hanno disposto così il sequestro e l'affidamento in custodia dell'allevamento, insieme al divieto di qualsiasi movimentazione di animali da e per tale allevamento, salvo autorizzazione del Servizio Veterinario dell'Asl per l'uscita di animali destinati alla macellazione. Inoltre, è stato disposto l'isolamento dei bovini risultati positivi ai test. Per garantire l'osservanza del provvedimento, l'ordinanza sindacale è stata quindi trasmessa ai carabinieri, alla polizia di Stato, ai Vigili Urbani ed al Dipartimento dell'Asl. In più, è stata programmata la mungitura differita e separata degli animali infetti rispetto a quella degli animali sieronegativi. Quello della brucellosi bufalina è un problema che da anni affligge gli allevatori di Terra di Lavoro, dove nel solo territorio dell'ASL Caserta 2 vengono allevati 180 mila capi bufalini, distribuiti su 770 aziende. Sessa Aurunca fa parte, insieme ad altri nove comuni, di un'area della provincia sulla quale insistono 1.043 aziende zootecniche, di cui oltre la metà sono allevamenti bufalini. In questi allevamenti sono presenti quasi il 65% dei capi dell'intera provincia di Caserta e il 43% dei capi presenti in Italia. Di qui, l'attenzione al problema della brucellosi, da parte di molti rappresentanti istituzionali di Terra di Lavoro ed il "Piano straordinario di risanamento dalla brucellosi bufalina per la Provincia di Caserta", annunciato nel 2007 dall'allora assessore alle Attività Produttive, Andrea Cozzolino in occasione dell' ottavo congresso mondiale del Bufalo, che aveva creato fortissime proteste da parte degli allevatori. Il piano prevedeva, infatti, anche l'abbattimento di decine di migliaia di capi di bestiame, mentre le associazioni di categoria chiedevano un approfondimento della ricerca scientifica nel settore, per dimostrare che, non sopravvivendo il virus a temperature elevate, l'infezione non avrebbe avuto conseguenze sulla produzione della mozzarella.

LA SICILIA RAGUSA
14 LUGLIO 2009
 
Contrada zappulla   
I vigili del fuoco salvano bovino
 
Ragusa - Spettacolare salvataggio di un bovino ieri mattina in contrada Zappulla. Sono stati i vigili del fuoco del locale distaccamento a mettere in atto un recupero complicato ma che si è rivelato anche molto spettacolare grazie all'impiego dell'autogru giunta dal Comando provinciale dei vigili del fuoco di Ragusa. L'animale, una manza di 16 mesi, mentre pascolava all'interno di un recinto è precipitato in un fosso abbastanza profondo e non riusciva più a risalire. Il proprietario non riuscendo ad aiutare l'animale ha allertato i vigili del fuoco che intorno alle 8:45 sono intervenuti sul luogo e hanno iniziato tutte le complesse procedure per il recupero dell'animale. Ci sono volute oltre due ore prima che le operazioni di recupero andassero a buon fine. Dopo alcuni tentativi si è reso necessario far intervenire l'autogru dalla centrale di Ragusa. Il bovino, che era terrorizzato e molto agitato, è stato prima sedato poi imbracato e recuperato.

L'ARENA GIORNALE DI VERONA
14 LUGLIO 2009
 
LAVAGNO (VR). Una nuova conferma della presenza del plantigrado a San Briccio arriva da un agricoltore: «Sono un cacciatore, non mi sbaglio»
L’orso? Io l’ho visto in faccia
Il testimone racconta: «Stavo lavorando nel mio vigneto, l’animale si è subito rifugiato nel folto del bosco della Fratta
 
Lavagno (VR) - «Con l’orso ho davvero avuto un incontro ravvicinato. E sono anche tanto un vecchio e, dicono quanti mi conoscono bene, esperto cacciatore. Ovvero: non posso affatto confondere un orso con un cinghiale. Ci vuol altro!». È sicuro di sé, ma sceglie di non comparire «assolutamente» con il proprio nome sul giornale uno dei testimoni oculari della presenza dell’orso a San Briccio; animale che ha incontrato ai margini del bosco della Fratta, sul lato ovest del colle fino quasi alla strada per Marcellise.
Contadino e cacciatore, secondo l’anagrafe ormai vicino i settant’anni assai ben portati, conosce benissimo il territorio di cui parla d anche gli animali che vi sono stanziati e che, nell’elenco, contemplano anche cinghiali e caprioli, oltre alle lepri e a una ricca avifauna.
«E ora pure l’orso, anche se non so fino a quando rimarrà qui a casa nostra», ribadisce con forza. «Le impronte che sono state fotografate sotto gli alberi da frutta testimoniano chiaramente che non racconto frottole e non scambio un animale per l’altro. Le orme dei cinghiali e dei caprioli non hanno assolutamente una forma simile a quella del piede umano; ma queste, invece, con sole quattro dita munite di robuste unghie, che hanno lasciato un segno ben evidente nel terreno molle per le recenti piogge, sono inconfondibili».
Subito dopo spiega anche perché non vuole che si faccia il suo nome sul giornale: «Ho paura che mi prendano per un visionario, anche se la mia testimonianza ho sentito e letto che è confermata pure dalle Guardie provinciali interessate alla presenza dell'orso sul colle di San Briccio. Non vorrei, inoltre, che qualcuno pensasse che vado in giro a raccontare proprio quella dell'orso per tenere lontane le persone dai miei campi».
E ripete i particolari del proprio incontro con il plantigrado, risalente appena a qualche giorno fa. «L'ho visto bene mentre stavo lavorando nel mio vigneto che, tra l’altro confina con i campi dove anche altri contadini rumeni alle dipendenze di un noto abitante di San Briccio ripetono di averlo incontrato, cosa che ha permesso loro di stimare abbia un peso di circa 160 chilogrammi e raggiunga, in piedi, i due metri. Quando l’animale, che di solito ha paura dell’uomo, mi ha scorto, è saltato giù in fretta dal muretto a secco formato dai sassi neri vulcanici sistemati così per trattenere il terreno fertile sui fianchi del colle ed è scomparso nel folto del bosco della Fratta da cui esce alla ricerca di cibo, soprattutto frutti».
Aggiunge ancora di non aver «provato un grosso spavento» per quell’incontro davvero così ravvicinato con una creatura che mai pensava di dover vedere nella libera natura proprio a San Briccio. Praticamente sulla porta di casa.
«Comunque, un po’ di attenzione e di prudenza non guastano mai, neanche con l’orso», conclude la propria testimonianza a cui ha assistito anche Attilio Castagna, il pensionato che si è fatto portavoce di quanto sta succedendo a San Briccio e che di recente si è lasciato fotografare mentre indica le impronte presenti sul terreno.

HEALT NEWS

14 LUGLIO 2009

 

I grassi di origine animale e i rischi di tumore al pancreas

 

Alcune ricerche avevano già stabilito un legame tra i grassi alimentari di origine animale e l'aumento di rischi del cancro al pancreas, tuttavia le prove non erano ancora sufficienti. Alla luce di questi ultimi dati, è stata rafforzata l'ipotesi di una  connessione tra il tumore al pancreas e il consumo di grassi. I ricercatori del National Institute of Health (NIH) hanno valutato 500.000 dossier medici dei partecipanti iscritti alla ricerca. I ricercatori hanno seguito i partecipanti per comprendere se questi avevano sviluppato delle malattie, tra le quali il cancro al pancreas. Nell'arco di tempo tra il 1995 e il 1996 i partecipanti hanno risposto a un questionario alimentare, e sono stati controllati per i 6 anni seguenti. Nel corso dello studio, 1.337 partecipanti hanno sviluppato un tumore al pancreas.  
Una nuova ricerca pubblicata nel numero di giugno 2009 della rivista Journal of National Cancer Institute, testimonia un legame molto stretto tra l' apporto delle materie grasse e i rischi del cancro, sottolineando come questo rapporto si intensifichi in misura consistente nel caso di grassi saturi di origine animale. Questa progressione è stata registrata soprattutto negli uomini: nel caso di grassi di origine animale i rischi aumentano del 53%.  Per quanto riguarda le donne che hanno partecipato allo studio, la cifra è del 23 %. Il dott. Rachel Stolzenbrug-Solomon, che ha diretto lo studio del NIH-AARP Diet and Health, ha dichiarato: "Abbiamo osservato delle associazioni positive tra il cancro al pancreas e gli apporti di grassi saturi e monoinsaturi, in particolare in riferimento alla carne rossa e ai latticini. Non sono state rilevate connessioni con  i grassi derivati dalle piante. Gli autori dello studio aggiungono che: "In generale, questi risultati suggeriscono  un ruolo dei grassi animali nella carcinogenesi pancreatica". Il cancro pancreatico, benché sia ancora avvolto parzialmente dal mistero, si classifica al quarto posto nella lista dei tumori  mortali negli Stati Uniti. Molti fattori sono legati al rischio di contrarre questa malattia mortale, tra i quali il tabagismo, il diabete e l' obesità. Un articolo inerente alla  ricerca del NIH, co-scritto in  parte dal dott. Brian Wolphin, oncologo al Dana-Farber Cancer Institute di Boston, spiega come l'essere in sovrappeso e già in età adulta aumenti le probabilità di sviluppare questa malattia.  Eric J. Jacobs direttore  di farmaco-epidemiologia alla American Cancer Society dichiara che lo studio "fornisce la prova che un'alimentazione ricca di grassi animali aumenta i rischi„. Ha aggiunto: "Mentre sono necessarie nuove ricerche per confermare il legame tra i grassi animali e il cancro del pancreas,  i risultati di questo studio sostengono chiaramente le raccomandazioni dell'American Cancer Society, che invitano a limitare il consumo di carni rosse e a favorire i grassi vegetali per ridurre i rischi di tumore".


ANMVI OGGI
14 LUGLIO 2009
 
CONTROLLI NOTTURNI SUL TRASPORTO ANIMALE
 
Nell'ambito dei controlli sulla sicurezza alimentare e sul benessere animale, agenti del Corpo forestale dello Stato di Torino in collaborazione con i veterinari del Ministero della Salute - Ufficio Veterinario Adempimenti Comunitari (UVAC) di Torino, hanno effettuato la verifica notturna di diversi autotreni trasportanti bovini nei pressi del casello di Avigliana sull'Autostrada del Frejus A32. Ne dà notizia una nota del Corpo Forestale diffusa ieri.Nel corso dell'operazione sono state contestate sanzioni amministrative per diverse migliaia di euro per documentazione di viaggio non conforme ed eccessivo carico di bestiame trasportato. In un caso è stata riscontrata la presenza di 13 bovini caricati in eccesso all'interno dell'autotreno. A seguito della verifica dell'eccessivo carico, un autotrasportatore è stato scortato presso una stalla "di sosta" sita nel comune di La Loggia, dove i bovini trasportati in eccesso sono stati ospitati in attesa di riprendere il viaggio con altro mezzo in condizioni ottimali. Nel corso delle prossime settimane i controlli continueranno allo scopo di garantire sufficienti condizioni di benessere al bestiame trasportato e in arrivo dalla Francia.
 

 

            13 LUGLIO  2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE

 

CORRIERE DELLA SERA
14 LUGLIO 2009
 
GIORNALI BRITANNICI ENTUSIASTI. GLI ESPERTI MOLTO CAUTI
Fra dieci anni una pillola che dimezza il grasso in una settimana
Per il momento la «pastiglia miracolosa» funziona però soltanto sui topi di laboratorio
 
LONDRA - Una semplice pillola potrebbe ridurre quasi della metà il grasso localizzato in una sola settimana. Per la verità, almeno per il momento la «pastiglia miracolosa» funzionerebbe solo sui topi di laboratorio, la cui massa grassa sarebbe diminuita del 42% in appena una settimana appunto, ma gli scienziati dell’Università dell’Indiana (Usa) sono convinti che nel giro di un decennio (forse meno) la rivoluzionaria scoperta potrebbe essere usata anche dagli esseri umani, sebbene siano necessari ulteriori e molto più approfonditi test prima di provarla davvero sull’uomo. Di certo, se confermata, si tratterebbe di un’ottima notizia per tutti coloro che sono in sovrappeso e che devono lottare quotidianamente con la bilancia. Non a caso, in Inghilterra la notizia ha avuto grande enfasi sui giornali (vedi sotto la prima pagina del «Daily Express»), visto che un recente studio governativo ha previsto che entro il 2050 metà della popolazione inglese sarà clinicamente obesa.
LO STUDIO USA - La pillola, messa a punto dagli studiosi americani guidati dal professor Richard Di Marchi, è un ormone sintetico che regola il metabolismo del glucosio (precedenti studi avevano già evidenziato come tale sostanza fosse in grado di sopprimere l’appetito o ridurre il peso, aumentando il dispendio di calorie) e dopo una settimana di somministrazione sui topi, il peso delle cavie era sceso di un quarto. Ancora più drastici, invece, i risultati dopo un mese di trattamento, con una riduzione del 28,1% del peso e di quasi il 63% della massa grassa. «L’obesità e le sue conseguenze, come ad esempio il diabete, restano una minaccia primaria per la salute – ha spiegato il professor Di Marchi nello studio pubblicato sulla rivista «Nature Chemical Biology» – e allo stato attuale, solamente l’intervento chirurgico come il bypass gastrico rappresenta un’opzione terapeutica possibile per risolvere il problema in certi casi estremi. Finora i trattamenti farmacologici per l’obesità hanno avuto efficacia relativamente limitata e sono stati non di rado gravati da pericolosi effetti collaterali. Nessun agente singolo è stato, infatti, ritenuto in grado di ridurre il peso corporeo più del 5-10% nei soggetti obesi, mentre una combinazione di terapie, usando più pastiglie simultaneamente, rappresenta l’approccio preferito per combattere questo problema e abbiamo numerosi precedenti in tal senso. In questo caso, invece, abbiamo dimostrato il principio secondo cui singole molecole possono attivare contemporaneamente più di un meccanismo per normalizzare il peso in modo sicuro».
SUGLI UOMINI - Non è però la prima volta che una pillola definita «miracolosa» per i risultati ottenuti sugli animali, poi fallisce l’obiettivo una volta sperimentata sugli uomini. Da qui, il cauto ottimismo mostrato verso la ricerca americana dal professore di biochimica dell’Università di Cambridge, Stephen O’Rahilly, che, in un’intervista al «Daily Mail» , ha messo in guardia dalle eccessive aspettative legate alla pillola «taglia grassi». «È fondamentale dimostrare che questo tipo di trattamento è efficace e sicuro sugli animali, prima di procedere a testarlo sugli uomini. Del resto, molte pillole cosiddette rivoluzionarie hanno poi fallito quando sono state provate sugli esseri umani, perché non funzionavano sufficientemente bene o a causa dei pesanti effetti collaterali. Mi pare troppo presto per poter dire se questa molecola sarà l’eccezione e potrà rivelarsi davvero efficace per la cura dell’obesità umana, ma rappresenta comunque un’importante speranza per quanti soffrono di questa condizione».

IL MESSAGGERO
14 LUGLIO 2009
 
Come la Spagnola fa gravi danni ai polmoni
 
ROMA – La nuova influenza è molto differente da quella stagionale e causa danni polmonari più gravi, che somigliano molto di più a quelli provocati dalla Spagnola, il virus della pandemia del 1918. A lanciare l'allarme uno studio su animali condotto da uno dei massimi esperti di influenza che ha firmato molti di questi studi anche su aviaria e Spagnola, Yoshihiro Kawaoka dell'Università del Wisconsin, Madison. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature. E a riprova che il comportamento del nuovo virus pandemico H1N1 sia simile a quello del virus della Spagnola, spiega Kawaoka, c'è il fatto che persone nate prima del 1920 e quindi che hanno vissuto l'anno terribile della Spagnola, che si stima abbia ucciso tra 40 e 100 milioni di persone, producono anticorpi che li proteggono da H1N1. Queste persone hanno ancora la memoria immunologica che li protegge dal virus del 1918 e parimenti risultano protetti dal nuovo virus. Invece persone nate dopo il 1920 che non hanno mai “incontrato” la temuta Spagnola, non hanno anticorpi in grado di reagire all'influenza suina. Ma la per nulla tranquillizzante somiglianza tra i due virus non si ferma qui: gli esperti Usa hanno infettato vari animali, furetti scimmie e ratti, col nuovo H1N1 e visto che questo è capace di causare danni polmonari profondi, e polmonite, esattamente come la Spagnola. I normali virus influenzali stagionali, invece, non sono capaci di fare tanto, infettano le vie respiratorie solo in superficie. Unica nota rassicurante di questo studio, gli esperti hanno visto che H1N1 è messo “ko” dagli antivirali Relenza e Tamiflu.

 
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