13 SETTEMBRE  2009

IL GIORNALE
13 SETTEMBRE 2009
 
Eutanasia
 
Ho letto l’articolo del dott. Grazioli in merito alla specialità che noi medici veterinari utilizziamo per l’eutanasia dei piccoli animali. Condivido completamente quanto scritto dal collega giornalista e spero che nessuno debba più assistere alla morte barbara di cani o gatti ai quali sia stato somministrato il farmaco senza una precedente anestesia o perlomeno, una profonda sedazione. Vari anni fa, ho assistito all’uccisione (non so come altro chiamarla) di una cane sanissimo di cui il proprietario voleva sbarazzarsi, in quanto l’animale gli aveva ucciso varie galline. Il cane, un maremmano quindi piuttosto massiccio, era tenuto bloccato da tre assistenti e un medico veterinario gli ha inoculato direttamente in vena il farmaco, senza sedazione. Il cane ha emesso un urlo agghiacciante, che non ho mai più udito da un animale dopo allora, un urlo che sembrava venire dall’oltretomba, poi si è accasciato con uno sguardo che ricorderò per sempre. Allibita, chiesi al collega perché mai avesse soppresso il cane in quel modo e lui mi rispose che non era obbligatorio sedare l’animale. Non è possibile che sia ancora permesso uccidere animali in questo modo. Tanto varrebbe fare come i vecchi contadini che sparavano ai cani un colpo di fucile in testa. Credo che la sofferenza sarebbe minore.
Spero che l’articolo del collega Grazioli non cada nel vuoto, non credo sia difficile apportare una piccola modifica al «bugiardino» del farmaco; questo permetterebbe di agire per vie legali contro medici veterinari, spero pochi, che dimostrano di non avere la minima sensibilità.
L’eutanasia ha una sua procedura che comporta un profondo rispetto dell’animale e della sua relazione con i suoi proprietari, che spesso assistono all’evento. Va effettuata con dovuta calma, con raccoglimento e con tutto il tempo necessario, in un posto tranquillo dove i proprietari possano piangere in pace il loro animale. è nostro dovere che l’animale arrivi a questo momento nel modo più rilassato e indolore possibile e che se ne vada passando dal sonno alla morte, altrimenti tanto vale cambiare il termine di «eutanasia».
Forlimpopoli (FC)

IL MATTINO
13 SETTEMBRE 2009
 
I carabinieri della stazione di Paternopoli salvano un cane utilizzato dai cercatori di tartufi
 
Paternopoli. I carabinieri della stazione di Paternopoli salvano un cane utilizzato dai cercatori di tartufi. Il setter inglese era caduto in una vasca colma di acqua utilizzata per l'irrigazione agricola, forse rincorrendo una preda. I militari, con l’aiuto di volontari, hanno provveduto a tirare il segugio dalla vasca. Rifocillato, è stato successivamente affidato al servizio veterinario dell’Asl per le cure del caso. Attraverso il microchip di cui era dotato è stato possibile identificare l'animale, regolarmente registrato all'anagrafe canina, risalendo dunque al proprietario. In tal modo il cane e il padrone si sono ritrovati.

SAVONA NEWS
13 SETTEMBRE 2009
 
Savona: oasi felina, ritrovo per i drogati della città
 
Savona - Non c'è pace per i gatti dell'oasi felina libera posta sotto il ponte di accesso alla fortezza del Priamar a Savona; dopo le incursioni notturne di grossi cani che avevano ferito gravemente alcuni gatti, ora è diventata ritrovo notturno di alcuni drogati. Quasi ogni mattina i Volontari della Protezione Animali che sfamano e curano i felini trovano, oltre alle tipiche siringhe, cucce rubate, reti divelte, porte stranamente cucite con fil di ferro ed i gatti spaventati e nascosti nelle vicinanze.
L'ENPA ha rinnovato la richiesta di aiuto alla Polizia Municipale, ai Carabinieri ed alla Questura, per intensificare la vigilanza in zona, anche nelle ore notturne. Ricorda inoltre che l'articolo 8 della legge regionale 23 del 2000, elaborato e proposto proprio dalla sezione savonese, detta norme precise un materia: "I gatti che vivono in stato di libertà sul territorio sono protetti ed è fatto divieto a chiunque di maltrattarli o di allontanarli dal loro habitat.", "La somministrazione di cibo e cura delle colonie feline da parte degli zoofili non può essere impedita", "E' vietato a chiunque ostacolare l'attività di gestione di una colonia o asportare o danneggiare gli oggetti impiegati"; e prevede per i trasgressori sanzioni fino a 516 euro.

Comunicato LAC
13 settembre 2009

Gatti torturati e uccisi a Codognè (TV) la LAC con una proprietaria mettono una taglia di 1.000 euro per assicurare alla giustizia il responsabile.
Continuano i ritrovamenti dei gatti morti.

Lo scorso primo settembre Romeo, un gatto tigrato e sterilizzato di una anziana signora residente in via Dalmazia a Cimetta di Codognè, abituato a stare nelle poltrone di casa, verso le 20 è rientrato in casa con delle vistose ferite e con il pelo intriso di escrementi di maiale e pieno di vermi.
La dottoressa Mirella Forest, medico di base e figlia dell’anziana signora, ha portato subito Romeo in un ambulatorio veterinario dove è morto sabato 5 settembre dopo cinque giorni di agonia; nel corpo del povero micio sono stati trovati segni di tortura, ovvero numerose ferite fatte probabilmente con un punteruolo.
La dottoressa Forest che ha denunciato l’accaduto ai Carabinieri ha dichiarato: “Abbiamo consultato anche un medico psichiatra; chi ha compiuto un atto simile è una persona abituata fin da bambina alla violenza e potrebbe colpire anche le persone più deboli. Non è la prima volta che accadono fatti simili; tre gatti dei vicini erano spariti e un altro micio per tre volte è tornato a casa ferito. Per questo eravamo in allerta”.
Sabato 12 settembre si è verificato nuovamente un caso simile, questa volta a morire è stata una gatta della signora Angelina residente anch’essa in via Dalmazia; è ormai da troppo tempo che tra Codognè eFontanelle vengono denunciate uccisioni e sparizioni di gatti.
“In Italia abbiamo delle leggi che tutelano gli animali di affezione severamente- ha dichiarato Andrea Zanoni presidente della Lega Abolizione Caccia del Veneto – dobbiamo quindi far rispettare queste leggi e assicurare alla giustizia il responsabile delle torture affinché vengano elevate le pesanti sanzioni penali.
Con la dottoressa Forest abbiamo pertanto deciso di mettere una taglia di mille euro a disposizione di chi ci darà gli elementi utili per individuare il responsabile. Chi vuole effettuare queste segnalazioni mi può chiamare in ore pasti al 347/9385856”.
Lega per l’Abolizione della Caccia - Sezione del Veneto



 

di Maria Fiore

 

TORREVECCHIA (PV).  Un’ordinanza contro il maltrattamento degli animali agita il Palio degli asinelli in programma oggi, a partire dalle 8,30, a Torrevecchia Pia. La legge sugli animali è stata approvata pochi giorni fa dal ministero della Salute, ma ha già messo in subbuglio gli organizzatori della manifestazione, giunta quest’anno alla quarta edizione. Il Ministero ha contattato la Prefettura di Pavia, segnalando il caso e invitando a tenere alta la guardia su possibili irregolarità.  Il prefetto Ferdinando Buffoni, a sua volta, ha inviato una nota al sindaco di Torrevecchia, Antonio Esposito, richiamando gli organizzatori al rispetto delle norme nell’utilizzo degli animali. Gli asinelli, cavalcati da un fantino, correranno nel campo sportivo dell’oratorio alle 17,30 (al termine ci sarà la premiazione delle contrade vincenti nella piazza del Comune).  Non si esclude che siano disposti controlli appositi della questura per verificare che la gara sia fatta secondo le regole imposte dall’ordinanza del Ministero e firmata dal sottosegretario Francesca Martini.  «Che vengano pure a controllare - dice il sindaco, Antonio Esposito -. Noi ci siamo mossi da tempo. L’ordinanza, che fra l’altro non è stata ancora pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, chiede che venga fatta una commissione apposita per vigilare sulla gara. Ebbene, la commissione sarà pronta per l’inizio della manifestazione».  Il primo cittadino assicura che le regole saranno rispettate: «Posso garantire che gli asinelli non sono sottoposti ad alcun tipo di maltrattamento. Sono tutti vaccinati e in buone condizioni. E poi corrono sull’erba, non certo sulla strada. Il mio invito è rivolto a quelli della protezione animali. Che vengano pure. Se trovano delle irregolarità sarò il primo a prendere provvedimenti. Se assistono a qualche maltrattamento lo devono denunciare al sottoscritto. Ma credo proprio che non ce ne sarà bisogno».  Il sindaco conferma di avere ricevuto la nota dalla Prefettura: «Ma ho anche ricevuto parecchie telefonate di associazioni e persone che volevano chiarimenti sul Palio. Rispetto chi la pensa diversamente, posso solo tranquillizzare chi è preoccupato dicendo che la manifestazione di Torrevecchia è fatta per divertirsi e stare bene insieme, non certo per infliggere sofferenze agli animali».


LA GAZZETTA DI MANTOVA

13 SETTEMBRE 2009

 

Comprano un cucciolo e pagano 800 euro con un assegno scoperto

 

SAN GIACOMO SEGNATE (MN). Anche l’acquisto di un cucciolo di cane può servire per truffare qualcuno. E’ successo a San Giacomo delle Segnate, dove una coppia di conviventi, lui svizzero lei rumena, hanno raggirato un allevatore di cani, pagandogli (800 euro) un cagnolino di Razza Bolognese con un assegno postale risultato poi scoperto. La denuncia è stata inoltrata ai carabinieri, i quali, proprio dal certificato di credito sono riusciti a risalire ai due ladri, lui J.P.L.P., 41 anni, svizzero con residenza ufficiale a Torino e lei M.M.S., 35 anni, rumena con residenza a Lucca. Di fatto domiciliati chissà dove, quindi entrambi irreperibili.


IL GAZZETTINO DI TREVISO
13 SETTEMBRE 2009
 
Zaia: cinquecento cervi da uccidere per salvare il Cansiglio
 
Provincia di Treviso - Dimezzare la popolazione di cervi che vivono in Cansiglio. Sembra diventata una priorità, quasi una crociata per quanti hanno a cuore lo sviluppo economico del Pian Cansiglio attraverso l’agricoltura. Un grido d’allarme che è stato raccolto dal ministro delle Politiche agricole Luca Zaia. «Abbattere almeno 500 cervi in Pian del Cansiglio per evitare la devastazione delle produzioni biologiche di foraggio, il 40% delle quali viene attualmente distrutta dagli animali, aumentati di numero in modo incontrollato», a sostenerlo è il ministro Zaia che ieri era in Cansiglio su invito di Paolo Casagrande, presidente veneto Anpa (Associazione nazionale produttori agricoli). L’imprenditore aveva inscenato una protesta pacifica con volantinaggio durante la presentazione del progetto di valorizzazione della faggeta del Cansiglio, chiamato "Assi del Cansiglio", avviato da Itlas e Veneto Agricoltura. «Non è di nostra competenza - è stata la tesi del ministro, presente alla manifestazione "Vivi la foresta con noi" - ma credo che la questione sia già nelle mani dell'assessore regionale, che deciderà per il meglio». Gli agricoltori - l’opinione di Casagrande - «vogliono che il Cansiglio continui a vivere, ma oggi è compromesso dalle devastazioni dei cervi. Non vogliamo che si estinguano ma che il loro numero torni ad essere di 500-600». Di parere diametralmente opposto Guido Iemmi, uno dei responsabili della Lav (Lega antivivisezione): «Assistiamo - esordisce - al solito ritornello. Prima si fa in modo che una popolazione animale aumenti, facendole trovare un microsistema molto favorevole. A quel punto scatta l’allarme degli agricoltori, che in precedenza avevano però vissuto grazie ai contributi pubblici ottenuti come risarcimento dei danni causati dalla fauna selvatica. Infine arrivano politici ed esperti che, rispondendo alle esigenze dei cacciatori, invocano la mattanza. È ciò che sta accadendo - conclude Iemmi - in Cansiglio e già visto per cinghiali e orsi».

IL GAZZETTINO
13 SETTEMBRE 2009
 
Troppi cervi, abbattimento per cinquecento esemplari
 
Belluno Abbattere almeno 500 cervi in Pian del Cansiglio «per evitare la devastazione delle produzioni biologiche di foraggio, il 40% delle quali viene attualmente distrutta dall'aumento incontrollato di questi animali». A chiederlo al ministro delle Politiche agricole Luca Zaia è stato Paolo Casagrande, presidente veneto dell'Anpa (Associazione nazionale produttori agricoli), che ha inscenato una protesta pacifica con volantinaggio durante la presentazione del progetto di valorizzazione della faggeta del Cansiglio, chiamato "Assi del Cansiglio", avviato da Itlas e Veneto Agricoltura.  «Non è di nostra competenza - ha replicato il ministro, presente alla manifestazione "Vivi la foresta con noi" - ma credo che la questione sia già nelle mani dell'assessore regionale, che deciderà per il meglio». Gli agricoltori, ha sottolineato Casagrande, «vogliono che il settore in Pian del Cansiglio continui a vivere, ma oggi è compromesso dalle devastazioni dei cervi: non vogliamo che si estinguano - precisa - ma solo che il loro numero torni ad essere di 500-600, quanti erano nel 2000».

LA TRIBUNA DI TREVISO

13 SETTEMBRE 2009

 

Zaia: «Troppi cervi, abbatterli o trasferirli»

 

Francesco Dal Mas

 

PIAN CANSIGLIO (TV). «Troppi cervi in Cansiglio, una parte bisogna abbatterli o trasferirli in altri siti ambientali. E su questo saranno d’accordo anche gli ambientalisti». Il ministro delle politiche agricole, Luca Zaia, è dunque d’accordo con gli allevatori dell’altopiano del Cansiglio che, protestando per i danni patiti (130 mila euro l’anno), hanno chiesto di riportare i cervi alla popolazione censita nel 2000, circa 700 capi. Da abbattere o trasferire, dunque, ce ne sarebbero 1300. Una mattanza improponibile.  Ed è per questo che gli stessi allevatori hanno fatto sapere che si accontenterebbero di 500 capi, di cui un centinaio all’interno della foresta, cioè nel demanio statale o in quello regionale. Ed è anche di questo che il ministro Zaia ha parlato con i dirigenti dei due demani, prima della convenzione della società Itlas&Laborlegno sui pavimenti biologici, con più di mille intervenuti. Davanti alla sede del megaconvegno gli allevatori hanno piazzato autobotti con grandi scritte ed hanno diffuso un volantino in cui sollecitano il risarcimento dei danni ed un piano per l’abbattimento dei cervi, i quali consumano il 40% del foraggio delle aziende locali. «Non ci sono dubbi, alle istanze degli allevatori bisogna venire sicuramente incontro - dice il ministro Zaia -. Siccome nei contesti nei quali l’ecosistema salta bisogna intervenire perché altrimenti si creano davvero gravi problemi, penso che il contenimento della popolazione dei cervi ormai sia qualcosa di irrinunciabile, si tratti di un piano di abbattimento o di un programma di trasferimento. Programmi, questi, sui quali dovrebbero essere d’accordo anche gli ambientalisti». La caccia di selezione o la cattura sono fondamentali, secondo Zaia, anche per la sopravvivenza della flora e della fauna del Cansiglio. Per il ministro, fra l’altro, si tratta di fare del Cansiglio un esperimento pilota: perfezionare un progetto specifico per capire come contenere e diminuire la pressione della fauna selvatica in contesti così delicati, come questi. Non mancano le perplessità all’interno del Corpo forestale dello Stato e di Veneto Agricoltura che hanno in gestione i due demani. La caccia proprio no, semmai la cattura - si sostiene - per trasferire altrove gli animali. Ma gli allevatori non intendono più aspettare. Vorrebbero che la giunta regionale decidesse già nella seduta di martedì prossimo la possibilità di cacciare. La competenza è anche delle Province di Treviso e Belluno, per quanto riguarda le aree esterne del Cansiglio. «Il problema è serio - interviene Giampaolo Bottacin, presidente della Provincia di Belluno -, gli allevatori del Consiglio non ce la fanno più in queste condizioni, quindi anche noi siamo del parere che le loro istanze debbano essere accolte. Magari si cominci con numeri più contenuti, ma dall’interno stesso della foresta». E’ un tabù? Bottacin ritiene di no. «Si tratta di studiare il piano di abbattimento alla perfezione».  Vittorio De Savorgnani, ambientalista e fondatore del Comitato per il parco del Cansiglio, ammette: «Si tratta di una questione delicata, bisognerà decidere con la testa veramente sulle spalle».


CORRIERE DELL'UMBRIA
13 SETTEMBRE 2009
 
L’Arci caccia a convegno dà le dritte per ambiente e fauna.
Pacchetto di proposte dell’associazione.
 
Sergio Spaccapelo
 
Castiglione del Lago (PG) - L'Arci caccia di Castiglione del Lago ha presentato venerdì sera, in un convegno sulla "Gestione faunistica e ambientale del territorio del Trasimeno" svoltosi nella sala delle conferenze del palazzo municipale, un documento contenente una serie di proposte per difendere il patrimonio faunistico e tutelare l'ambiente. All'incontro sono intervenuti, tra gli altri, oltre al sindaco, Sergio Batino, e ad Emanuele Bennati, presidente del locale Circolo Arci caccia, Giampaolo Zandrini, rappresentante della stessa associazione nel consiglio dell'Ambito territoriale di caccia (Atc) Perugia 1, Lino Volpi, responsabile del Servizio programmazione e gestione faunistica della Provincia, Marino Capoccia, collaboratore dei Centri di produzione faunistica regionale, i presidenti degli Atc Perugia 1, Quartilio Ciofini, e Siena 19, Alfio Sanchini, nonché l'assessore regionale all'Ambiente, Lamberto Bottini. Il dibattito che è seguito è stato concluso dal presidente nazionale dell'Arci caccia, Osvaldo Veneziano. "I cacciatori vogliono e devono essere protagonisti della gestione del territorio, senza più subire una gestione passiva e distante da parte di un Atc che considera il nostro Comune un'appendice del territorio e non dialoga e non si confronta con le associazioni locali dei cacciatori". Questa la posizione, molto critica verso l'Atc, dell'Arci caccia castiglionese. Molto chiare anche le proposte dell'associazione, formulate a partire da un'articolata analisi della situazione attuale. Tra i problemi principali si evidenzia una notevole pressione venatoria nella zona castiglionese nei primi giorni di caccia. E per ovviare a questa e ad altre questioni viene proposta la formazione di un Atc che comprenda tutto il territorio del Trasimeno. Un territorio che, "data la particolarità della sua conformazione, ha bisogno - si è detto - di una gestione diversa, attenta ad aspetti legati strettamente al lago". L'Arci caccia castiglionese propone inoltre l'individuazione di zone di rispetto (nelle quali la selvaggina possa trovare rifugio durante la stagione venatoria e riprodursi), la creazione di zone di ripopolamento e cattura anche nei Comuni limitrofi, l'istituzione di comitati unici per la loro gestione, un calendario di caccia unico con le regioni confinanti. Altra questione sulla quale si è espressa l'Arcicaccia castiglionese è quella del contenimento della presenza di cinghiali, che tanti danni arrecano alle colture. Occorre, si è spiegato, ricondurre la specie nel suo ambiente naturale, che è il bosco, e da questo punto di vista un problema è costituito dai canneti, che dovrebbero tornare alla loro condizione originaria di habitat ideale per animali acquatici e limicoli, anziché ospitare cinghiali, volpi, istrici e nutrie. L'associazione venatoria propone innanzitutto censimenti con le squadre e con gli enti preposti per valutare la presenza di cinghiali nelle zone vocate a questo tipo di caccia e stimare il numero dei capi da abbattere. Le battute di contenimento dovrebbero poi essere effettuate da gennaio a marzo, prima che cominci il periodo di riproduzione di altre specie. Più in generale, per una buona gestione della fauna e dell'ambiente, secondo l'Arci caccia di Castiglione del Lago, è indispensabile l'istituzione di un tavolo di concertazione.

IL PICCOLO

13 SETTEMBRE 2009

 

Safari anti-cinghiali

 

Provincia di Trieste - Leggiamo sul quotidiano locale che l’Assessorato regionale alla Formazione ha concluso l’istruttoria per il bando 2009 e ha autorizzato l’avvio dei corsi di alfabetizzazione informatica distribuiti su tutto il territorio regionale. A dire il vero, non abbiamo avuto occasione, o per colpa nostra, o perché non è stato sufficientemente reclamizzato, di essere informati sulle modalità di iscrizione e sulle sedi di formazione. Per il nostro gruppo di over 60 di Muggia, dover spostarci a Trieste significherebbe rinunciare ai corsi. Potremmo avere, attraverso «Il Piccolo» o il Comune, informazioni più precise per capire se abbiamo o no la possibilità di beneficiare di questa «nuova» opportunità? Un gruppo di over 60 seguono 6 firme Quando ero piccola mi raccontavano la storia del lupo cattivo. Per fortuna ora il lupo non c’è più: i cacciatori l’hanno braccato e lui è scappato in Slovenia dove continua a terrorizzare i bambini! I miei figli sono più fortunati devono temere il cinghiale cattivo perché il lupo non c’è più e qualcuno doveva pur prendere il suo posto. Ora anche loro hanno un cattivo da temere e cresceranno con almeno una sicurezza perché sapranno che l’uomo veglia sempre su di loro ed ucciderà anche il cinghiale. Fin poco tempo fa, quando i cinghiali ci attraversavano la strada (stranamente, rispettando il codice stradale non ho mai investito un animale selvatico) li indicavo ai miei figli con gioia e rispetto perché li consideravo parte della natura che ci circonda. Chiedo scusa. Per fortuna quest’anno, per rimediare al mio poco senso civico, ho potuto far notar loro che ci sono meno porcospini. Ero così preoccupata per le ruote di quelle povere macchine che si sporcavano investendoli ogni volta che attraversavano la strada! Forse, essendo animali intelligenti, hanno pensato al suicidio di massa prima che ci pensassimo noi! In compenso ho visto un po’ troppi gabbiani, qualche gatto randagio, alcuni caprioli, addirittura un paio di volpi ed un tasso!! Proporrei una periodica chiusura del centro cittadino e della periferia per organizzare ogni tanto un safari ovviamente a scopo socio-educativo! Nel frattempo teniamo in casa i nostri figli perché (forse non sono aggiornata) il branco di umani che quest’estate ha violentato una ragazza a Sistiana è ancora a piede libero come tutte le altre «bestie» che stuprano, uccidono, rubano e vengono giudicate dai loro simili e poi rimesse in libertà. Agli animali spariamo alla testa e poi lasciamo le carcasse a monito. Ora sì che mi sento protetta. Grazie. Susanna Rigutti Duino


GAZZETTA DI MANTOVA

13 SETTEMBRE 2009

 

I cacciatori: ricorreremo al Tar

 

di Francesco Romani

 

MANTOVA. Cacciatori pronti ad imbracciare l’arma del ricorso al Tar se la Provincia dirà no all’attività venatoria nei parchi. «È un nostro diritto al quale per anni abbiamo rinunciato - dice Cesare Polischi -. Quest’anno non accetteremo marce indietro».  Il riferimento del presidente della Libera caccia, la seconda associazione in provincia con oltre 800 soci, è all’accordo raggiunto dai parchi e dalle Atc, gli organismi territoriali di gestione venatoria. Un’intesa secondo la quale alcune aree tutelate (circa il 10% sul totale provinciale fra Parco del Mincio ed Oglio Sud) sarebbero state destinate quest’anno alle attività di caccia e addestramento cani. «Partendo dal fatto - spiega Polischi - che per legge noi possiamo cacciare nei parchi regionali, come quello del Mincio e dell’Oglio Sud. Ma questo diritto non è mai stato esercitato. Ora bloccare tutto a pochi giorni dall’apertura della caccia è assurdo. Se la Provincia vieterà l’esercizio venatorio nei parchi, siamo pronti a fare ricorso al Tar».  In effetti, la caccia apre fra una settimana, domenica 20. Ma a tutt’oggi il calendario integrativo provinciale, pronto nelle sue linee generali già a giugno, non è ancora stato emanato. L’impasse della Provincia, dove in giunta il provvedimento è sinora slittato, sarebbe dovuto in parte a tensioni interne.  «Nel calendario integrativo da anni inseriamo norme restrittive - ricorda però Polischi -. E se la Provincia non delibera in tempo utile, varranno le regole regionali che sono molto più liberali».  Intanto ieri è arrivato l’appello della Lav contro la caccia nei parchi attraverso un volantinaggio in città a mantova. «I parchi naturali del Mincio e dell’Oglio Sud sono aree protette oggi a rischio. I questi giorni la Provincia di Mantova dovrà decidere se consentire ai cacciatori di praticare l’attività venatoria in queste aree. I parchi sono l’ultimo polmone verde patrimonio naturale di tutti».  Poi l’invito a tutta la cittadinanza: «La Provincia aumenti la tutela dell’ambiente e la superficie delle aree protette. Invitiamo la Provincia a rispettare la legge proteggendo l’ambiente e la vita nei parchi. Invitiamo i parchi mantovani ad assumersi la responsabilità della gestione faunistica dei loro territori».

Quindi la richiesta finale di scrivere direttamente alla presidenza della Provincia, al Parco del Mincio e al Parco Oglio Sud.


LA ZAMPA.IT
13 SETTEMBRE 2009
 
Ruba gatto e gli fa inalare cannabis, condannato da tribunale inglese
 
LONDRA - Mano pesante del tribunale di South Shields, nei pressi di Newcastle, nel nord est dell’Inghilterra, nei confronti di un giovane britannico riconosciuto colpevole di aver costretto un gatto a inalare cannabis prima di rinchiuderlo in un sacco e farselo volteggiare sopra la testa. Mark Kane, 20 anni, è stato condannato a dodici settimane di reclusione col beneficio della condizionale e al divieto di possedere animali domestici per dieci anni, per aver maltrattato un animale. L’episodio risale al gennaio scorso ma le immagini delle sevizie di Kane sono state trovate dalla polizia sul suo telefono cellulare. Il giovane disoccupato aveva rubato l'animale da un'automobile e l'aveva messo in un sacco di plastica chiuso, poi aveva soffiato all’interno del fumo di cannabis, quindi aveva fatto roteare nell’aria la busta con l’animale.

VIVI ENNA
13 SETTEMBRE 2009
 
Pietraperzia. Pugno duro contro il bracconaggio
 
Pietraperzia (EN). Pugno duro contro il bracconaggio. La fine di tale pratica scorretta è avvenuta nelle settimane scorse, prima dell’apertura della stagione ufficiale della caccia grazie ad interventi mirati e massicci da parte dei carabinieri del locale comando. Nei mesi scorsi, numerosi cittadini avevano segnalato alle forze dell’ordine, alla Procura della Repubblica di Enna e al altre autorità ed istituzioni, la presenza, nel territorio di Pietraperzia, del deprecabile fenomeno del bracconaggio. I militari dell’Arma di Pietraperzia si sono mossi con molta determinazione ed hanno scoraggiato la “caccia” illegale della selvaggina. I carabinieri hanno battuto in lungo e in largo gli “obiettivi sensibili” quali le campagne del territorio pietrino e principalmente nelle ore notturne. Il passa voce ha indotto molti bracconieri o presunti tali a desistere dal loro proposito. I carabinieri hanno battuto le campagne palmo per palmo e in ore diverse ed impensate del giorno e della notte. Tali servizi di controllo e monitoraggio da parte dei carabinieri continueranno anche per l’avvenire proprio per scoraggiare il fenomeno del bracconaggio e debellarlo in maniera definitiva. Da registrare che i militari dell’Arma hanno fatto ricorso, nella lotta al bracconaggio, anche a metodi tanto semplici quanto efficaci come quello del travestimento da contadini o da “operatori della campagna”. Notevole soddisfazione da parte dei cacciatori “legali” per la massiccia operazione condotta dai carabinieri e per i positivi risultati conseguiti. In caso di bracconaggio sono previsti multe molto salate ed il sequestro della selvaggina catturata illegalmente oltre che la denuncia all’autorità giudiziaria e il sequestro delle armi. Intanto i carabinieri raccomandano, anche nell’esercizio della caccia legale, la massima prudenza per evitare incidenti di qualsivoglia natura.

IL PICCOLO

13 SETTEMBRE 2009

 

Istria, epidemia tra i cani da tartufo

 

PINGUENTE I Comuni della zona di Pinguente stanno dichiarando guerra alle zanzare, quest' anno più numerose che mai, per salvare la stagione dei tartufi. Viene subito da chiedersi che nesso ci sia tra i due aspetti. Ecco presto spiegato: le zanzare, specie quelle del tipo tigre molto aggressive apparse in Istria cinque anni fa, rappresentano il veicolo di diffusione della dirofilariosi, una malattia parassitaria che colpisce il cane, il gatto e altri canidi e felidi. Gli effetti principali sugli animali sono stanchezza, tosse, dimagramento, edema polmonare e insufficienza cardiaca. Questi sintomi si aggravano ulteriormente se l'animale viene sottoposto a sforzi. Se non curata, la malattia ha esiti spesso fatali. In altre parole il cane da tartufo contagiato si stanca molto presto per cui la sua efficienza e utilità risultano molto limitate. E c’è da preoccuparsi veramente. Infatti nell’area pinguentina potrebbe essere contagiato il 75% dei 2.000 cani evidenziati. Ben 1.500 sono proprio cani da tartufo, 150 da caccia e il resto sono animali da guardia o compagnia. Ebbene su 12 bestiole sottoposte ad analisi ben nove sono risultate positive alla dirofiliarosi. Sicuramente il campione è troppo limitato per tracciare una proiezione che riguardi l’intero territorio. Come comunicato alla conferenza stampa convocata dai rappresentanti della locale società venatoria, del Partito dei verdi e della Stazione veterinaria, è necessario quantificare immediatamente l’epidemia di dirofiliarosi per poi procedere alla cura dei cani. È stato deciso di avviare martedì il monitoraggio in tutti i villaggi del Pinguentino, il che per i proprietari dei cani non comporterà alcuna spesa. Si rende però necessario distruggere quanto prima il veicolo del contagio, ossia le zanzare. In questo caso per raggiungere risultati soddisfacenti, è stato detto, è necessaria la collaborazione delle autonomie locali, dell’amministrazione regionale nonché delle aziende Forestale e Idrica. Visto che l’irrorazione aerea d’insetticidi è proibita, non rimane altro che impiegare un apposito veicolo dotato di cannoni che spruzzano insetticida. Il veicolo esiste ed è in dotazione alla Stazione veterinaria di Parenzo. L’unica condizione per il suo uso e che i boschi siano percorribili. Parlando di cani da tartufo finora non si è verificato l’incivile e sadico fenomeno degli anni precedenti, quando in settembre–ottobre numerosi cani venivano avvelenati da esche killer disseminate nei boschi da raccoglitori senza scrupoli (mai però individuati) per colpire i concorrenti.


LA NUOVA SARDEGNA

13 SETTEMBRE 2009

 

Stop al commercio del tonno rosso

 

di Simone Repetto

 

CARLOFORTE (CI). La Commissione Europea chiederà al Consiglio di sostenere la proposta di Monaco di inserire il tonno rosso nella lista delle specie a rischio di estinzione del Cites, per limitarne e regolarne il commercio internazionale.  Se andasse in porto l’idea, quali sarebbero le conseguenze per la pesca nel mare nostrum e che fine farebbero le secolari mattanze, ancora disputate nei mari del Sulcis?  Nessuno può dirlo, ma i pescatori e l’Italia sono già sul piede di guerra, per contrastare, insieme a Spagna e Malta, questa nuova prospettiva. Nelle rotte migratorie del Thunnus thynnus in Mediterraneo, continuano ad imperversare proposte e posizioni spesso contrapposte: da un lato, l’esigenza di conservazione della risorsa, dall’altro la salvaguardia del lavoro umano. Dopo la pausa agostana, il dibattito a settembre si è riaperto con la novità dell’intenzione, formulata a Bruxelles, di sostenere l’inserimento del tonno rosso tra le specie soggette a stretto controllo del commercio internazionale, in base alla Convenzione Cites, che tutela gli animali oggetto di interesse commerciale.  Una proposta sostenuta da alcuni paesi europei ed avversata dai rappresentanti delle associazioni di pesca, secondo le quali la presenza del tonno rosso in Mediterraneo non sarebbe a rischio, al punto da chiedere una moratoria (ovvero uno stop temporaneo delle catture) o l’inserimento nel primo allegato delle liste Cites, con le specie maggiormente minacciate.  Se la proposta venisse ratificata dell’UE e dall’assemblea Cites, prevista a Doha a marzo, verrebbe ridimensionato tutto il commercio mondiale del tonno rosso, e le prime “vittime” sarebbero proprio i pescatori, che non potrebbero più cacciare il prelibato predone dei mari, le cui carni proverrebbero quasi esclusivamente dagli allevamenti a mare. Scenari ancora virtuali e discussi da organismi sovranazionali, come l’Unione Europea, gli stati membri detentori di quote di pesca, l’Iccat, il Cites e le organizzazioni di categoria, nazionali ed internazionali. Un’aggiornamento sulla consistenza degli stock ittici mediterranei, verrà presentato a novembre in Brasile, quando si terrà la nuova riunione dell’Iccat (Commissione internazionale per la conservazione del tonno atlantico).  Gli operatori, favorevoli all’adozione di misure per la sostenibilità della pesca, ritengono esagerate le ultime proposte, considerando le programmate riduzioni delle quote di pesca, i controlli serrati sulle catture e, a loro dire, il recente aumento della taglia media del pescato. In sostanza, sembra eccessivo vietare la pesca al tonno rosso, ma saranno gli ultimi dati sulle catture e le pressioni politiche degli stati “tonnieri” a risultare determinanti.  In queste acque agitate, oltre al tonno ci naviga anche la tonnara fissa, antico sistema di pesca considerato il più sostenibile ed a maggior valore aggiunto, con l’aspetto tradizionale e turistico.  A Carloforte e Portoscuso, dopo secolari peripezie ed altalenanti stagioni, le tonnare ci sono ancora e sono le uniche attive in Italia.  Ci sono quattro concessioni, a Cala Vinagra, Isola Piana, Portoscuso e Porto Paglia.  Unanimi le richieste degli imprenditori: per mandare avanti questa rischiosa e difficile attività, è necessario “liberarla” dai vincoli maggiori imposti a livello internazionale, poichè le tonnare catturano solo una minima parte dei tonni in transito.


HAI SENTITO

13 SETTEMBRE 2009

 

Orso Knut: la sua compagna e’ italiana

 

L’Orso Knut e’ diventato grande. Vi ricordate di questo bel cucciolone di orso bianco, che era diventato una vera e propria star dello zoo di Berlino dove era ospitato? Come tutti i cuccioli, anche lui e’ cresciuto. E’ diventato grande ed e’ anche pronto a mettere su famiglia. Da cucciolo tanto amato dai bambini di tutto il mondo, che facevano la fila per poterlo vedere nella sua gabbia dello zoo di Berlino, adesso l’Orso Knut e’ diventato bello grande: tanto che qualcuno lo ha anche gia’ dimenticato, attratto da altri cuccioli ben piu’ carini e teneri.Non lo hanno dimenticato allo zoo di Berlino, dove gli hanno persino trovato una compagna. Ed e’ italiana: la fidanzata dell’Orso Knut, infatti, si chiama Gianna, ha tre anni ed e’ nata a Pistoia, anche se e’ sempre vissuta nello zoo di Monaco Baviera, in Germania.Gianna e Knut vivranno insieme per i prossimi nove mesi: intanto le rifaranno una nuova casa nel giardino zoologico di Monaco. Con lei sono arrivati anche alri due orsi polari. Andranno d’accordo? Piccola curiosita’: e’ stata chiamata Gianna in onore di Gianna Nannini.


LA VOCE
13 SETTEMBRE 2009
 
Scoperte nuove specie animali in un cratere spento
Una spedizione in Nuova Guinea dai risvolti spettacolari: circa 40 specie sconosciute fino a oggi
 
Eleonora M. Viganò
 
Nuova Guinea - Immaginatevi di trovarvi nella foresta della Papua Nuova Guinea, di arrivare di fronte ad un cratere spento da circa 200 mila anni, ora un monte di 1000 metri di altezza, chiamato Monte Bosavi. E oltre alla bellezza di tutto questo, pensate cosa possano aver provato alcuni esploratori nel vedere un “topo” di 82 cm inquadrato dalle telecamere ad infrarossi piazzate all’interno del cratere.
La spedizione era composta da scienziati britannici, americani, hawaiiani e papuani uniti alla troupe del dipartimento di Scienze naturali della Bbc per la creazione di un documentario televisivo. Ed è stato proprio il cameraman Gordon Buchnan ad allertare la comunità scientifica, dopo aver potuto osservare un roditore di 82 cm, del peso di 1 chilogrammo e mezzo, ammantato da una folta pelliccia che gli consente di vivere in quel luogo umido e freddo quale il monte Bosavi. Il roditore, che si pensa sia vegetariano, non ha mostrato paura nei confronti dell’uomo.  Il nome attuale, per nulla scientifico, è Bosavi lanoso, dal luogo di provenienza e dal manto proprio di tale ratto, strettamente imparentato, a detta degli esperti, al più comune e per nulla esotico abitante delle fognature.
L’attenzione si è in seguito spostata grazie all’avvistamento di numerosi altri esemplari sicuramente ancora da inserire all’interno delle nostre classificazioni: pesci che grugniscono, rane con le zanne, un marsupiale, un geco sconosciuto.
Non sono mancati all’appello bruchi e insetti del tutto particolari e desiderosi di trovare alloggio all’interno della nostra tassonomia biologica. In tutto dovrebbero essere una quarantina le nuove specie riportate alla luce. Ecco un ottimo esempio moderno di isolamento geografico che ha permesso a nuove specie di sopravvivere e svilupparsi, fino ad ogg,i indisturbate.

INFORMA AREZZO
13 SETTEMBRE 2009
 
Influenza: Cosa succede se l’informazione è al soldo delle case farmaceutiche?
Il Tamiflu fu brevettato dalla Gilead Sciences, sotto la presidenza di Donal Rumsfeld. I diritti furono ceduti poi alla Roche ma trattendendosi una royalty sulle vendite, ma il successo è arrivato solo adesso.... il resto proviamo a immaginarcelo!
 
Premesso che i poveri suini non hanno colpe, visto anche che non si hanno notizie di animali influenzati, ormai abbiamo deciso di chiamarla suina, e così sia. (Infatti contrariamente a quanto avvenne per i polli, continuamo tranquillamente a consumare suino)Quando l’allarmismo sulla influenza sembrava calare, i media hanno deciso di rialzare subito l’attenzione dichiarando, con uno scoop completamente falso, che l’associazione pediatri chiedeva la chiusura delle scuole.  Tanto è bastato per riportare in prima pagina a 4 colonne, il tema dell'influenza suina. Ma a chi giova tenere in ansia il paese ? Intanto la stessa associazione pediatri, oltre a smentire la menzogna, ha preso posizione contro il pressante allarmismo e le scelte basate sull'emotività, piuttosto che sulle evidenze scientifiche,  in una lettera aperta pubblicata online sul sito www.acp.it, rivolta a politici, professionisti della salute e media. Secondo gli esperti, su vaccini e farmaci antivirali benefici e rischi sono ancora da dimostrare, anche perchè il virus si è dimostrato allo stato attuale meno aggressivo della influenza stagionale. Diventa perciò difficile capire, continua la lettera aperta, perché sia stato dichiarato lo stato di pandemia modificando addirittura i criteri della definizione (è scomparsa ad esempio l’elevata mortalità), come spiega Tom Jefferson della Cochrane vaccines field in un’intervista a Spiegel.  (La spiegazione è che Il Tamiflu,  è stato brevettato dal 1997 al 2001 dalla Gilead Sciences sotto la presidenza di Donal Rumsfeld che ha poi ceduto i diritti alla Roche, trattendendo una royalty sulle vendite del farmaco. Nell'attuale Consiglio di Amministrazione siedono l' ex segretario di Stato, George Shultz, il cofondatore della Intel Gordon Moore e la 5a presidentessa del Council for Foreign Relations, Carla Anderson Hills).

I vaccini, in particolare, sono ancora in fase di sperimentazione - osserva Luisella Grandori del Gruppo vaccinazioni Acp - Nessuno è in grado oggi di sapere se e quanto saranno efficaci e se, come accaduto in passato, produrranno più morti della stessa malattia. Sulla sicurezza sia l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che l’Agenzia europea del farmaco (EMEA), fanno presente la necessità di un’attenta sorveglianza post-marketing (questa affermazione mi fa rizzare il pelo) per rilevare eventuali effetti collaterali che potrebbero manifestarsi con l’uso su larga scala, anche perché alcuni vaccini sono allestiti con tecnologie nuove. Abbiamo già visto durante la pandemia del 1976, diversi casi di Guillain-Barré (una neuropatia periferica) associati alla vaccinazione di milioni di americani contro un virus che fu considerato anch’esso di derivazione suina (poveri prosciuttini). Chi decide di vaccinarsi, dovrebbe firmare un consenso informato che illustri con precisione benefici e rischi.

E gli antivirali? Vanno usati solo su indicazione medica e solo per casi gravi o su persone in cattive condizioni di salute, sostiene ancora l'associazione dei pediatri. Inoltre non va dimenticato che possono dare a volte effetti collaterali importanti. Il 18% dei bambini in età scolare del Regno Unito a cui è stato somministrato l’Oseltamivir (Tamiflu) in occasione dell’epidemia di A/H1N1, ha presentato sintomi neuropsichiatrici e il 40% sintomi gastroenterici.

Trovo molto chiaro e preciso questo comunicato dell'ACP in un momento di gran caos mediatico e di informazione. Leggiamolo per intero anche per quel che riguarda le precauzioni che mi sembrano gli unici veri 'vaccini' atti ad evitare l'H1N1.

Che si chiami suina, H1N1 o semplicemente A, sappiamo di cosa si tratta e anche che chi vende il Tamiflu sta facendo affari d’oro. Ma dove viene e dove colpisce lo diciamo con più difficoltà. E’ cominciata dal Messico, va bene. Ma è una cosa messicana? Sappiamo di no, come sappiamo che l’Italia è abbastanza al sicuro e che di suina da noi non si muore. Ma dove ha davvero colpito la malattia? In che percentuale? E chi ha ucciso?

Ci aiuta David McCandless, un visual & data journalist londinese, che vuol dire che col suo blog fa giornalismo con numeri e grafici. David ci permette di andare a fare i conti in tasca alla suina. In primo luogo vediamo dove ha colpito di più in valori assoluti:

Noto che tra i primi sei sono presenti paesi di ben quattro continenti. Al primo posto ci sono gli Stati Uniti, e si sapeva, con oltre 43.000 casi. Al secondo l’Australia, e non si sapeva, seguono il Messico, e si sapeva, la Germania (chi ne ha mai parlato?), la Gran Bretagna, e questo ce lo hanno detto, con al sesto posto la Thailandia. Nel sistema mediatico mondiale, la conclusione è mia, c’è stata una sovraesposizione del Messico e una sottoesposizione di Australia e Germania. Ho visto almeno 10 servizi da Londra sull’H1N1 e nessuno da Berlino e mi domando perché.

H1N1 o suina, è solo un business per le case farmaceutiche e panico per i popoli ? Nel bel Paese intanto, questo panico di pandemia ha cambiato il modo di vivere degli italiani, basta uno starnuto e tutti ti guardano con l’interrogativo. La normale influenza ha provocato e provocherà più morti della suina.


IL PANE E LE ROSE

13 SETTEMBRE 2009

 

Pandemia di lucro

2000 persone contraggono l'influenza suina e ci si mette la mascherina...
25 milioni di persone con AIDS e non ci si mette il preservativo...

 

Che interessi economici si muovono dietro l'influenza suina?
Nel mondo, ogni anno, muoiono milioni di persone, vittime della malaria..
I notiziari di questo non parlano...
Nel mondo, ogni anno muoiono due milioni di bambini per diarrea che si potrebbe evitare con un semplice rimedio che costa 25 centesimi...
I notiziari di questo non parlano...

Polmonite e molte altre malattie curabili con vaccini economici, provocano la morte di 10 milioni di persone ogni anno.
I notiziari di questo non parlano...

Ma quando comparve la famosa influenza dei polli... i notiziari mondiali si inondarono di notizie.... un'epidemia e più pericolosa di tutte, una pandemia!
Non si parlava d'altro, nonostante questa influenza causò la morte di 250 persone in 10 anni... 25 morti l'anno!!

L'influenza comune, uccide ogni anno mezzo milione di persone nel mondo....Mezzo milione contro 25.
E quindi perché un così grande scandalo con l'influenza dei polli? Perché dietro questi polli c'era un "grande gallo".

La casa farmaceutica internazionale Roche con il suo famoso Tamiflu, vendette milioni di dosi ai paesi asiatici. Nonostante il vaccino fosse di dubbia efficacia, il governo britannico comprò 14 milioni di dosi a scopo preventivo per la sua popolazione. Con questa influenza, Roche e Relenza, ottennero milioni di dollari di lucro.

Prima con i polli, adesso con i suini: e così adesso è iniziata la psicosi dell'inflluenza suina. E tutti i notiziari del mondo parlano di questo. E allora viene da chiedersi: se dietro l'influenza dei polli c'era un grande gallo, non sarà che dietro l'influenza suina ci sia un "grande porco?".

L'impresa nord americana Gilead Sciences ha il brevetto del Tamiflu. Il principale azionista di questa impresa è niente meno che un personaggio sinistro, Donald Rumsfeld, segretario della difesa di Gorge Bush, artefice della guerra contro l'Iraq...

Gli azionisti di Roche e Relenza si stanno fregando le mani... felici per la nuova vendita milionaria.
La vera pandemia è il guadagno, gli enormi guadagni di questi mercenari della salute...

Se l'influenza suina è così terribile come dicono i mezzi di informazione, se l'Organizzazione Mondiale della Salute (diretta dalla cinese Margaret Chan) è tanto preoccupata, perché non dichiara un problema di salute pubblica mondiale e autorizza la produzione farmaci generici per combatterla?

DIFFONDI QUESTO MESSAGGIO COME SE SI TRATTASSE DI UN VACCINO, PERCHE' TUTTI CONOSCANO LA REALTA' DI QUESTA "PANDEMIA".


LA PROVINCIA PAVESE

13 SETTEMBRE 2009

 

Già in 400 al lavaggio «low cost» dei cani

 

CAVA MANARA (PV). Forse non tutti i proprietari di cani sanno che a località Tre Re-Cava Manara, in via Turati 6/8, c’è un lavaggio per cani, aperto 24 ore su 24. Si chiama Wash Dog. Niente più peli sparsi per la casa. Niente più scarico intasato. Tutto è a portata di mano e a prezzi modici. La spesa varia tra i 5 sino ad un massimo di 15 euro per cani di taglia grande: «E’ la prima volta che vengo - dice Annamaria Veronesi - ho appena preso Cleo dal canile. Sono state le ragazze dello studio a dirmi di questo posto. La trovo un’idea splendida. E’ comodissimo e soprattutto è igienico. A casa andrebbero peli ovunque - continua - è anche un modo per stare insieme al proprio cane. Mi sembra una bella idea per convincere le persone a prendere degli animali». «Buona idea. Si può venire in qualsiasi orario perché è aperto anche la sera - sostiene sostienePaola Gatti - Non ci sono tempi d’attesa. Non devi prendere appuntamento e così non perdi neanche le ore di lavoro. Se andassi in un centro dovrei perdere almeno mezza giornata di tempo. E poi anche la spesa non è eccessiva. Anzi. Io devo lavare la mia Molly tutte le settimane perché ha dei problemi. Se la portassi in un centro apposito spenderei dalle 25 alle 40 euro. Qui ne spendo solo 6 - prosegue - è una struttura ben attrezzata. Mi trovo bene. Io vengo qui apposta da Pavia».  «Io e la mia fidanzata volevamo aprire un’attività che avesse a che fare con gli animali - dice Marco Colciaghi, proprietario dell’attività - e abbiamo pensato a questo lavaggio per cani. E’ un franchising, a Pavia e dintorni siamo gli unici ad avere aperto questo tipo di attività. Le persone per accedere devono fare una tessera. Qui è aperto 24 ore su 24. Possono venire a lavare il cane quando vogliono. Le vasche sono dotate di acqua, shampoo, balsamo, aspira peli e phon. Quando la tessera viene estratta c’è un sistema auto igienizzante che pulisce tutto. Così non ci sono rischi. Poi abbiamo un distributore dove si possono acquistare shampoo particolari, guanti e profumo ad esempio. La tessera è ricaricabile. A seconda del tipo di servizio di cui si usufruisce i soldi gradualmente si scalano».  In totale sono state emesse 400 tessere: «I primi due mesi sono stati un po’ difficili - dice Marco - ma adesso ci sono molte persone. Qui possono entrare cani di tutte le taglie. Su prenotazione, eseguiamo anche servizi di toelettatura».


IL PICCOLO TRIESTE

13 SETTEMBRE 2009

 

Carne pregiata che i cacciatori vendono ai macellai

Prosciutti e braciole, un animale vale mille euro

 

Laura Tonero

 

Un prosciutto di cinghiale, intero, di circa 6 chili, arriva a costare intorno ai 200 euro. Le sue salsicce stagionate vengono pagate tra i 18 euro e i 20 euro al chilo, a 20 anche le braciole mentre il salame è acquistabile spendendo tra i 2,5 e i 3 euro all'etto. Da un animale così si possono ricavare circa mille euro. I cacciatori che sul Carso triestino abbattono questi esemplari possono poi farli macellare a Prosecco. C'è chi decide di tenere carne ed insaccati per sè, per consumarli in famiglia e chi invece vende la carne dell'animale ai macellai. «Sono gli stessi cacciatori che ci propongono la carne dei cinghiali abbattuti in questa zona - precisano dalla macelleria Suerz di via Genova - ma devono proporla con tutte le carte in regola: la carcassa della bestia deve essere accompagnata dai documenti vidimati dal guardiacaccia, da certificato del medico dell'azienda sanitaria e dal cartellino della riserva dove è stato ucciso l'animale». «Il periodo di caccia al cinghiale inizia tra poco - precisa il titolare di Tuttocarne in via Battisti - e di conseguenza anche le macellerie triestine offriranno ai clienti la carne di questa bestia. La parte più ambita è quella della schiena dalla quale si ricavano le braciole che sono molto pregiate». Del cinghiale, come pure del maiale, i macellai dicono che non si butta nulla. «Nel corso della macellazione, un bravo macellaio, riesce a scartare appena il 20 per cento dell'animale - spiega Mauro Licciardello, macellaio della catena di supermercati Despar - con le cosce e le spalle si fa lo speck o il prosciutto, con il resto invece salsicce, salame e pezzi per spezzatino che poi vengono usati nella nostra cucina carsolina per fare il sugo e accompagnare gnocchi e polenta». Nei supermercati triestini è più facile trovare carne di cinghiale surgelata proveniente il più delle volte da allevamenti umbri e toscani. In Friuli e nell'isontino esistono supermercati specializzati proprio in carne di selvaggina e di conseguenza anche di cinghiale. «Un esemplare maschio adulto pesa intorno ai 120 chili - precisa Licciardello - se femmina intono ai 90 chili. I capi giovani di solito vengono abbattuti solo dai bracconieri o usati per farli allo spiedo. Ad un cinghiale maschio appena ucciso, se si intende consumare la sua carne, vanno tagliati i genitali - spiega il macellaio - perché l'animale, morendo, si urina addosso sporcandosi». Alcuni sostengono che questa pratica vada adottata anche al fine di non far diventare la carne dura e amara. Durante la macellazione l’animale viene appeso a testa in giù e con le gambe aperte. Un brutto spettacolo.

 

 

 

            13 SETTEMBRE 2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE

CORRIERE FIORENTINO
13 SETTEMBRE 2009
 
ANIMALI DA ESPERIMENTO
La digestione si studia sul pitone
 
Pitoni? Potrà sembrare strano, eppure per cercare di capire meglio i meccanismi della digestione, dell'assorbimento e della utilizzazione dei principi nutritivi, questi serpenti si rivelano assai utili. A usarli, all'Università dell'Alabama , è Stephen Secor, esperto di fisiologia della digestione che da anni si dedica a questo tipo di ricerche. Ma perché proprio questi serpenti? Perché i pitoni, a secondo delle caratteristiche della specie, possono mangiare anche solo una o poche volte l’anno, prede anche di notevoli dimensioni (come piccoli suini selvatici) che sono in grado di digerire completamente. E' dunque evidente che in questi rettili, le risposte fisiologiche al consumo di cibo possono essere assai più «rilevabili», visti i tempi e l’impegno richiesto dalla digestione, rispetto a quelle di altri animali, che mangiano più spesso e in minori quantità; può quindi diventare molto più facile studiare i meccanismi coinvolti.

 
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