CORRIERE DELLA SERA
12 NOVEMBRE 2009
Di lei non si erano più avute notizie. Poi è stata ritrovata da un militare americano
Sabi, il cane soldato commuove l'Australia Da «missing in action» a eroe nazionale
Anche il primo ministro australiano ha voluto salutare il cane anti-mine disperso dopo un combattimento
MILANO - Era ormai considerata «missing in action», dispersa dopo uno scontro a fuoco e ormai non più rintracciabile. Invece Sabi, un valoroso soldato a quattro zampe dell'esercito australiano, ha fatto ritorno a casa dopo oltre un anno. Non si sa cosa abbia fatto in questo lasso di tempo, ma quel che è certo e che più conta e che questo esemplare di labrador nero sta alla grande.
L'INCONTRO COL PREMIER - I suoi commilitoni, i soldati di un contingente misto australiano-afghano impegnato nella provincia di Urzugan, ormai disperavano di poterla riabbracciare. Invece, a distanza di un anno dalla battaglia che ha visto contrapposti il suo reparto e un gruppo di insorti vicini ai talebani, il cagnolone è tornato a scodinzolare tra gli amici di sempre. Di più: è tornata in patria, a Canberra, e si appresta a ricevere un'accoglienza da eroe. Anche il primo ministro, Kevin Rudd, aveva voluto renderle omaggio facendosi fotografare con lei e con il comandante delle truppe australiane durante una recente visita al quartier generale delle sue truppe in Afghanistan, alla Forward Operating Base Ripley di Tarin Kowt.
UN ANNO ALLO SBANDO - Come abbia fatto Sabi a cavarsela subito dopo la battaglia nessuno lo potrà mai dire. La fortuna della cagnolona è stata l'incontro fortuito con un soldato americano, che l'ha incrociata durante un pattugliamento e che l'ha portata con se alla propria base. Da uno scambio di informazioni tra i contingenti della coalizione occidentale ha permesso di risalire alla provenienza del labrador, che nelle settimane scorse è stato riaccompagnato tra i suoi compagni di camerata. I quali, dopo lo scontro a fuoco - che era costato il ferimento di nove soldati, uno dei quali poi premiato con la massima onorificenza militare australiana -, lo avevano provato a cercare per diverse settimane nelle aree della provincia di Urzugan, senza tuttavia riuscire a rintracciarla.
AZIONE ANTI-MINE - Sabi svolgeva un compito importantissimo al seguito dei militari: con il suo fiuto e grazie al suo addestramento era in grado di individuare con assoluta precisione la presenza di ordigni esplosivi lungo il percorso. Grazie a lei sono state neutralizzate diverse mine e prevenute possibili perdite tra soldati e civili. Ora è giunto il momento del meritato riposo. «Era in ottime condizioni quando è tornata con noi - ha spiegato il portavoce militare Brian Dawson -, e questo è il segno che qualcuno si è occupato di lei». Al. S.
LA ZAMPA.IT 12 NOVEMBRE 2009
Torna a casa Sabi, la cagnetta soldato presa dai Taleban Era sparita in battaglia. Rispunta in un avanposto degli alleati 14 mesi dopo FRANCESCO SEMPRINI
NEW YORK - Di Sabi se ne erano perse le tracce a settembre dello scorso anno, durante un violento scontro tra truppe australiane e milizie talebane nell’Afghanistan sud-orientale. Nel corso di una perlustrazione, la pattuglia di soldati inviati da Canberra cade in un’imboscata dei ribelli, 9 militari vengono feriti ma riescono ad evitare il peggio. Sabi invece scompare tra le alture della provincia di Uruzgan. A nulla valgono le ricerche durate oltre un mese, forse è caduta sotto il fuoco nemico, forse è stata catturata. Di fatto viene dichiarata «missing in action», dispersa in battaglia. Sino a qualche giorno fa quando il soldato John, un militare americano di cui è noto solo il nome, la ritrova vicino un avamposto alleato nella stessa provincia. Alla vista di quella mimetica così familiare Sabi capisce di avercela fatta e corre verso il soldato con le ultime forze rimaste nelle zampe. «Le ho dato dei comandi e ha ubbidito», dice John.Sabi non è una soldatessa qualsiasi, è una labrador di quattro anni dal manto nero come la pece, una cagnetta militare addestrata a fiutare esplosivi e alla sua seconda missione in Afghanistan, dove è stata inviata per coadiuvare le truppe speciali Sas assieme al suo addestratore, Mark Donaldson. Lui cade ferito da una raffica di Ak-47 durante l’imboscata ma riesce a mettere in salvo sé e i suoi compagni. Viene decorato con la Croce vittoriana (la massima onorificenza militare del Commonwealth), ma della sua fedele compagna perde ogni traccia. «E’ il pezzo che mancava per il lieto fine - dice Donaldson da Londra dove è stato da poco ricevuto dalla regina Elisabetta - Ritrovare Sabi è una grande gioia per tutti noi che abbiamo lavorato assieme a lei, fa bene al morale delle truppe».Un ritorno in grande stile non solo perché il valoroso labrador ha sopravvissuto per 14 mesi ai climi estremi, al rischio di diventare preda di qualche bestia rapace delle alture afghane, ed è scampata alla cattura delle milizie talebane. Ma perché il suo ritrovamento è giunto in coincidenza della visita del primo ministro australiano, Kevin Rudd, nella base di Tarin Kowt, dove è di stanza il contingente di Canberra. «Non solo è tornata a casa tutta intera ma la trovo in gran forma», dice il premier nel corso della cerimonia organizzata nella base. L’immagine di Sabi rimarrà nella storia mentre viene accarezzata da Rudd e dal generale Stanley McChrystal, comandante della missione Usa-Nato.Ciò che ha fatto durante gli ultimi 14 mesi rimarrà un mistero, anche se sul suo conto già si rincorrono storie di ogni genere, come quella secondo cui sarebbe scappata da un campo di prigionia dei talebani. Quello che è certo è che tutto sommato le sue condizioni sono buone, non sembra mostrare segni di stress né le prime visite hanno evidenziato traumi. «Il suo buono stato di salute indica che qualcuno forse si è preso cura di lei», dice il generale Brian Dawson, responsabile delle comunicazioni dell’Esercito australiano. Inoltre Sabi ha superato perfettamente la prova della pallina da tennis. «Ho dato un colpetto alla palla col piede e lei l’ha presa al volo - spiega uno degli addestratori dei Sas - E’ un tipo di esercizio che facciamo sempre durante l’addestramento, serve per valutarne la prontezza».Ora ad attenderla c’è un periodo di quarantena per accertare che non abbia contratto nessuna malattia infettiva. Poi ci sarà il rimpatrio con tutti gli onori del caso. Non è escluso però che nel futuro del labrador arrivi un terzo mandato in Afghanistan, del resto il suo impiego come quello di tanti altri colleghi a quattro zampe si è dimostrato importante nel corso delle operazioni di prevenzione in territorio ostile. In particolare il contingente australiano in Afghanistan, 1500 uomini molti dei quali impegnati nell’addestramento delle forze di sicurezza locali, ricorre spesso all’impiego cinofilo.Più in generale, i cani sono divenuti compagni fedeli delle migliaia di truppe impiegate in Afghanistan e in altri importanti teatri di guerra. Ad agosto alcuni militari britannici di stanza in Iraq, dopo l’ordine di ritiro del contingente da parte di Londra, sollevarono rimostranze sentite perché Downing Street aveva respinto la richiesta di rimpatriare anche Sandbag (sacco di sabbia come quelli usati per le trincee) un retriever, nato nella base di Umm Qasr e cresciuto al fianco delle truppe di Sua Maestà. Lo scorso anno il sergente Gwen Beberg, del contingente americano in Iraq, fece invece appello alla sensibilità degli Stati maggiori pur di riportare a casa Ratchet, un cane che aveva salvato durante un attentato dinamitardo. Ma è soprattutto per il loro impiego nel fiutare esplosivi rudimentali, conosciuti come Led, che i cani trovano impiego in missione. Tra questi c’è anche Sabi, il primo «missing in action» a quattro zampe tornato in caserma dopo una lunga missione in solitario.
IL SECOLO XIX
12 NOVEMBRE 2009
Ritrovata Sabi, cane soldato delle truppe australiane in Afghanistan
Ha tutti gli elementi di un film di Hollywood: un cane fedele, una violenta battaglia e un lieto fine. Un cane antiesplosivo delle truppe australiane in Afghanistan, dichiarato disperso in azione dopo un sanguinoso scontro con i talebani in cui erano rimasti feriti nove soldati australiani fra cui il suo addestratore, è stato ritrovato dopo 14 mesi trascorsi nell’arido entroterra afghano. Ripetuti tentativi delle truppe di ritrovare Sabi, una femmina di labrador nera di 10 anni, erano rimasti senza esito, ma la settimana scorsa è stata avvistata nel nordest della provincia di Oruzgan da un soldato americano, il quale ha capito subito che aveva ricevuto addestramento militare. «Ho avvicinato il cane e gli ho dato dei comandi: e ha ubbidito», ha dichiarato il soldato, che vuole essere identificato solo come John. In questa prima foto vediamo Sabi durante il suo addestramento alla Scuola motoristica militare di Melbourne, nel 2006, prima del suo impiego in Afghanistan.
FOTO http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/multimedia/2009/11/12/AM0BUL6C-ritrovata_afghanistan_australiane.shtml
CORRIERE DELL'UMBRIA
12 NOVEMBRE 2009
Picchia il cane e i vicini la denunciano.
Gli animali domestici sono anche causa di divorzio: 21 casi nell’ultimo anno a Perugia. Trentenne finisce nei guai per maltrattamenti.
PERUGIA - Denunciata per maltrattamento di animali. L’hanno vista strattonarlo e prenderlo a calci. Lui, la vittima, stavolta è un cagnolino meticcio di piccola taglia che la donna portava al guinzaglio nella periferia di Perugia. Ora la ragazza dell’est europeo di 30 anni è stata denunciata a piede libero dalla squadra volante della questura. Dopo diverse telefonate giunte alla polizia per segnalare quanto stava accadendo, una volta intervenuti, gli agenti hanno accertato che la straniera era ubriaca e hanno poi raccolto alcune testimonianze da alcuni cittadini sui maltrattamenti subiti dal cane che non ha riportato però particolari ferite. L’animale è risultato regolarmente registrato all’anagrafe canina e quindi gli agenti sono risaliti al proprietario, un amico della donna, al quale è stato restituito. Ormai gli animali, cani e gatti soprattutto, sono diventati a pieno titolo uno di famiglia. Ma non sempre l’affetto e la convivenza funzionano. Anzi, è accertato che possono essere la causa di divorzio: a Perugia sarebbero 21 i casi accertati e registrati di coppie scoppiate per fido. Sono nell'ordine Milano, Roma, La Spezia e Brindisi le capitali dei divorzi e delle separazioni dovute alla presenza di un'animale tra le mura domestiche. A rendere noti i dati relativi al periodo settembre 2008 - agosto 2009 è lo Sportello Animali di Aidaa, il servizio di consulenza gratuita per i problemi degli animali in famiglia. Secondo i dati resi noti dall'associazione animalista, in questo anno sociale di riferimento le coppie che hanno divorziato e che si sono separate a causa degli animali in famiglia, e che si sono rivolte all'associazione animalista per chiedere consulenza sono state complessivamente 1.074 e di queste, 207 hanno dichiarato che la prima motivazione di separazione è stato proprio il problema di convivenza con l'animale domestico di famiglia. Tra gli animali domestici maggiormente presenti nelle coppie che hanno deciso di separarsi sono prevalenti i cani, seguiti dai gatti e dai pappagalli, ma non mancano le convivenze interrotte a causa della presenza tra le mura domestiche di animali esotici in particolare serpenti e iguane. Per quanto riguarda le motivazioni spicca sia per lui che per lei il troppo attaccamento del partner all'animale, seguito da questioni allergiche e dalla paura.
LEGGO ONLINE 12 NOVEMBRE 2009
BOLZANO, AL VIA PROCESSO PER FILM PORNO CON CANI
Bolzano - È iniziato in tribunale a Bolzano il processo contro Christian Galeotti, 34 anni, ex proprietario di un allevamento di cani a San Genesio, vicino Bolzano, accusato di avere permesso ad una società di girare film zoo-pornografici all'interno della sua azienda. L'altoatesino deve rispondere di minaccia, ingiurie, sfruttamento e istigazione alla prostituzione.
IL GIORNALE
12 NOVEMBRE 2009
Le scimmie astronaute sacrificate dalla Nasa
OSCAR GRAZIOLI
L'agenzia americana ha deciso di sfruttare i primati per i primi viaggi su Marte. Una sperimentazione crudele e inutile: già in passato questi test non hanno saputo dire nulla degli effetti delle missioni sulla psiche umana.Non ci saranno gli alberi, le liane, la frutta. Non ci sarà nulla, se non le luci fredde della cabina, le tavolette alimentari temporizzate e il buio esterno degli spazi siderali falciati, ogni tanto, dalla luminescenza di qualche corpo celeste incontrato sul cammino. E torneranno indietro quasi sicuramente morte, se lo spazio avrà il buon cuore di restituirle almeno al pianeta dove sono nate.La Nasa torna ad arruolare scimmie e un brivido corre lungo la schiena di chi ha seguito il reclutamento dei primati, ai tempi dei primi programmi spaziali, quando America e Russia si contendevano il dominio del cielo in attesa di piantare la bandiera sulla Luna. Quanti scimpanzé sono stati immolati dagli americani e dai sovie tici, negli anni '50 e '60 per studiare l'effetto dell'accelerazione durante il lancio e i danni prodotti dalla differenza di gravità nell'orbitare a lungo intorno alla terra. Tanti, troppi e soprattutto sacrificati inutilmente, perché, come hanno dimostrato le vicende dei due cosmonauti allunati e di chi li attendeva in orbita sulla navicella di ritorno, più che i danni fisici, limitati a disturbi transitori dell'equilibrio, il vero dramma che li attendeva nel ritorno alla vita terrestre era la depressione, l'alcolismo, la durissima lotta per riappropriarsi della condizione «umana», come ci ha raccontato «Buzz» Aldrin.Chi è nato sulla terra e ne ha calcato il suolo per anni, contemplando lo scenario struggente di un cielo stellato con la luna piena che ti offre il suo volto, non può far finta di niente, quando da quello stesso volto ha potuto contemplare, in un brivido iperpiressico senza fine, l'azzurro degli oceani che disegnano il colore del volto di sua madre. Non lo può fare, senza pagarne uno scotto psicologico. Ed è per questo che, ancora una volta, le povere scimmiotte ingannate dalla Nasa per i primi viaggi su Marte non ci diranno nulla. Torneranno (se torneranno), poveri cadaveri innocenti, o esseri moribondi, irradiati ancora prima di partire, che cercavano nella cabina una banana, trovando al suo posto una serie di pulsanti da premere in rigida sequenza. Ieri erano gli scimpanzé, l'altro ieri la cagnetta Laika (per fortuna morta entro breve tempo per il surriscaldamento dell'abitacolo), oggi sono di turno le scimmie scoiattolo, trenta centimetri di altezza e una cinquantina di lunghezza della coda, scelte perché, povere sfigate, avrebbero la massa cerebrale più vicina a quella umana in rapporto al peso del corpo. Quanto queste caratteristiche possano essere calzanti, nel prendere in considerazione e paragonare all'uomo il loro comportamento nella lunga notte siderale, si commenta da sé. Delirante è fare grazia di un eufemismo. Ne sacrificheranno una trentina, non prima di avergli erogato dosi di radioattività per saggiare le conseguenze a lungo termine sui circuiti cerebrali. Come se il cervello umano e quello di una scimmia scoiattolo funzionassero nello stesso modo. Ancora una volta la «scienza» prende la via della sperimentazione animale e ancora una volta sbaglierà e otterrà dati fuorvianti, specie per quanto concerne la sfera psicologica che nell'uomo è elemento specifico e non soggetto ad ardite e incongrue trasposizioni.Del resto lo stesso Wesley Smith, fisico nucleare di fama mondiale, scrive su First Thing. «Non sono contrario alle sperimentazioni scientifiche sugli animali realmente necessarie (corsivo nell'originale, nda), ma questo esperimento non è necessario». Lasciatele ai loro giochi, nelle loro foreste. Anche loro hanno diritto a viver e su questo pianeta.
DIFFERENZE
Lo scimpanzé non parla per due amminoacidi II segreto della parola è in due amminoacidi: una differenza genetica minima, racchiusa nella proteina Foxp2, che funziona nel cervello e che avrebbe segnato la sorte di umani e scimpanzé, per cui i primi parlano e i secondi no. La scoperta pubblicata su «Nature» è di un'equipe dell'università di Los Angeles. La proteina Foxp2, che condividiamo con diverse specie animali, ha subito profondi cambiamenti in un periodo evolutivo che coincide con quello in cui è emerso il linguaggio. Finora Foxp2 è stato l'unico gene per cui è stato scoperto un ruolo chiave nello sviluppo del linguaggio. La differenza minima costituita dai due amminoacidi avrebbe ricadute enormi sul funzionamento di Foxp2 nel cervello delle due specie. Studiando tessuti cerebrali umani e di scimpanzé i ricercatori hanno scoperto che Foxp2 umana accen de un certo numero di geni importanti nel cervello, cosa che la proteina omologa degli scimpanzé non riesce a fare. IL MATTINO DI PADOVA 12 NOVEMBRE 2009
Una taglia sul killer dei cani
di Gianni Biasetto
TEOLO (PD). Una ricompensa di 10 mila euro a chi sarà in grado di fornire notizie utili a individuare l’autore dell’avvelenamento di dei due cani di Ivana Rossi, trovati morti domenica mattina dalla figlia della donna nel giardino dell’abitazione, in via Sant’Antonio, a Treponti. E’ la cifra che mette a disposizione un imprenditore di Teolo, anche alla luce della scomparsa nelle ultime ore, sempre nella zona della frazione Treponti, di un bastardino di proprietà di un artigiano e di un altro cane nel quartiere di San Biagio. Il numero di telefono per fornire informazioni sul gesto delinquenziale è 049-9900785. «Uccidere gli animali in questo modo è un atto da galera, se è necessario sono disposto a dare una ricompensa anche superiore ai 10 mila euro purché si arrivi al responsabile di questo fattaccio», afferma l’imprenditore, preoccupato dal rischio che anche i suoi cani possano fare la stessa fine. L’autopsia effettuata ieri su Asia e Viola, le due femmine rispettivamente di 2 e 11 anni di pastore tedesco e setter, trovate morte domenica ha confermato che si è trattato di avvelenamento. «Il veterinario non ci ha ancora comunicato quale tipo di veleno contenevano le esche - racconta Ivana Rossi -. Non so spiegarmi il perché di questo gesto crudele. Quelle due povere bestie non mi hanno mai creato problemi con i vicini. Perché ucciderle in questo modo? Spero non si tratti di un maniaco che gira in zona». A Treponti, intanto, chi possiede cani è allarmato non poco. Nel caso di via Sant’Antonio i bocconi avvelenati potrebbero essere stati lanciati nel giardino della famiglia Rossi direttamente dalla strada. E questo inquieta ancora di più gli abitanti del paese, i quali sperano che la taglia di 10 mila euro abbia l’effetto desiderato. Animalieanimali 12 NOVEMBRE 2009
CANE MUORE IN PENSIONE, PROPRIETARI RISARCITI
Seimila euro per danno da mancata relazione affettiva: è quanto hanno ottenuto dal Tribunale di Rovereto i proprietari di un cane morto in una pensione cui era stato affidato. IL CITTADINO 12 NOVEMBRE 2009
La protezione animali annuncia controlli sulla “festa del sacrificio” islamica: «No a macellazioni fai da te» L’Enpa: «Sequestreremo i montoni»
Lodi - Sequestreremo i montoni della “festa del sacrificio”». È saltato sulla sedia Aldo Curatolo, coordinatore della sezione di Lodi dell’Ente nazionale protezione animali e capo nucleo delle guardie zoofile, non tanto nell’apprendere che nella mattinata di venerdì 27 novembre a Lodi, al PalaCastellotti (concesso in uso dal comune) gli islamici si ritroveranno per celebrare la festa tradizionale del sacrificio di Abramo, quanto per una frase del portavoce della comunità islamica Sabri Sashouk, che, riportata sui quotidiani, così suona: «Ognuno come da tradizione, in gruppo o in famiglia potrà andare a eseguire il rito del sacrificio di un animale, solitamente un montone». «Una frase che ritengo possa configurare l’istigazione a delinquere - l’opinione di Curatolo - perché la macellazione rituale può essere effettuata per legge solamente da un imam all’interno di un macello e con specifica autorizzazione del ministero della Salute. Non vorrei che nei campi o nelle abitazioni si assistesse allo sgozzamento indiscriminato di ovini, messo in atto da persone che non solo non possono farlo per legge, ma che, essendo perlopiù inesperte, potrebbero causare atroci e inutili sofferenze agli animali. È previsto inoltre lo stordimento prima dell’uccisione, ritenuto compatibile con i rituali islamici e “kosher”, peraltro identici, ma dubito che ciò accada. Noi guardie zoofile vigileremo, ma vorrei che lo facessero anche altri organi, a partire dalla polizia locale». Curatolo ricorda un suo intervento a Sant’Angelo Lodigiano, «quando sono rimasto da solo per oltre due ore, in attesa delle forze dell’ordine, con un ovino che avevo sequestrato in occasione di un tentativo di macellazione a mio parere illegittimo, circondato da nordafricani che mi davano del razzista. La questione è un’altra: in Italia ci sono leggi a tutela del benessere animale, e vanno rispettate. Non siamo al Cairo».Curatolo ha anche predisposto una comunicazione ufficiale, indirizzata al sindaco Lorenzo Guerini, al prefetto, al questore, al servizio veterinario dell’Asl e alla presidenza nazionale dell’Enpa, in cui ricorda le norme in materia (decreto legislativo 333/1998 e decreto ministeriale 11 giugno 1980) e ricorda che “scopo di tali leggi è anche di tutela della salute pubblica e di pubblica sicurezza, considerato quanto recentemente accaduto a Caselle Lurani dove un operaio del macello locale dove era praticata la macellazione rituale si è quasi amputato una mano”.Curatolo, nella missiva che intende recapitare già stamane, rimarca infine che “il Dpr 31 marzo 1979 attribuisce ai comuni la vigilanza sull’osservanza delle norme poste a protezione degli animali”. Infine, la richiesta ufficiale alle autorità di pubblica sicurezza di “non consentire che si possano praticare macellazioni rituali nella manifestazione in oggetto”. SAVONA NEWS 12 NOVEMBRE 2009
Savona: terzo abbandono di gatti in città, indaga l'Enpa
Terzo abbandono, in un mese, di un gattino nei pressi del cancello del canile comunale di Legino.
GAZZETTA DI PARMA
12 NOVEMBRE 2009
All'asta 278 beagle di Morini. L'Enpa: "Rischiano la vivisezione"
I 278 cani di razza Beagle dell’allevamento Morini di San Polo D’Enza, che sta vivendo un momento di difficoltà, potrebbero finire in un laboratorio per la sperimentazione animale. A lanciare l’allarme è l’Ente nazionale protezione animali (Enpa) di Reggio.
L’allevamento Morini è stato in passato nel mirino degli animalisti da quando, il 29 maggio 2002, 56 beagle inviati dall’azienda ad un laboratorio tedesco per sperimentazioni furono intercettati su un Tir al Brennero. Nacque un movimento chiamato «Chiudere Morini», che ha organizzato manifestazioni di protesta in paese nel 2003 e nel 2004, quando la polizia caricò i manifestanti. L'Enpa denuncia «la situazione paradossale creatasi a seguito delle difficoltà della ditta emiliana» e attraverso il presidente nazionale, Carla Rocchi, ha chiesto al ministero della Salute di revocare all’allevamento l’autorizzazione alla vendita di animali destinati alla sperimentazione. «A causa della procedura esattoriale a carico di Morini - spiega Stella Borghi, responsabile della sezione Enpa di Reggio Emilia - i 278 beagle dell’allevamento sono stati messi all’asta come blocco unico al prezzo di circa 116mila euro, una cifra faraonica per un privato, ma non per un’impresa del settore sperimentazione».«Ci siamo attivati non appena abbiamo saputo dell’asta - prosegue Borghi - riuscendo a ottenere il frazionamento del “lotto”. Oggi pomeriggio Carla Rocchi è intervenuta al ministero della Salute chiedendo la revoca, all’allevamento Morini, dell’autorizzazione alla vendita per la sperimentazione». «Il provvedimento di revoca - aggiunge Rocchi - consegue dalla difficile situazione che la ditta Morini sta vivendo, specie nel caso in cui l’impresa non dovesse essere più in grado di esercitare la propria attività».
IL RESTO DEL CARLINO
12 NOVEMBRE 2009
Vanno all'asta i beagle destinati ai laboratori
La vendita di 278 'fido' prevista il 18 novembre. Prezzo: 115mila euro. L'Enpa chiede al governo di salvarli dalla vivisezione
Reggio Emilia - I beagles di San Polo vanno all’asta. Saranno sicuramente in molti a ricordare la vicenda dei cani beagle destinati alla ricerca scientifica (qualcuno dice alla vivisezione) allevati nell’azienda Morini di San Polo; un camion di quei cuccioli erano stati fermato nel 2002 a Vipiteno e i cani erano stati sequetrati "in condizioni non buone".
Fu l’inizio di una lotta, a volte anche molto dura, da parte degli animalisti che protestavano contro la sperimentazione animale ed in modo particolare contro l’allevamento ora gestito da Giovanna Soprani che allevava i piccoli Snoopy per i laboratori farmaceutici. Ora quei cani finiscono all’asta. Problemi economici dell’azienda hanno di fatto coinvolto 278 beagle. La notizia è apparsa sul sito della aste giudiziarie, correlata con tanto di foto. L’asta sarà battuta il 18 novembre alle 9, il prezzo base sarà di 115.898,20 euro per tutti i cani. Facendo due conti questi beagle verranno venduti a un prezzo di circa 400 euro. Ma gli animalisti sono già mobilitati. L’Enpa di Roma e gli Amici della Terra di Reggio, con la sua presidente Stella Borghi si sono già attivati e hanno informato della situazione il ministero della salute. "La presidente nazionale dell’Enpa Carla Rocchi – spiega Stella Borghi - ha informato dell’asta la segreteria del sottosegretario del ministero, Francesca Martini. Abbiamo sottolineato la necessità di assicurare che i cani venduti rientrino esclusivamente in un circuito commerciale per evitare che siano presi da chi fa sperimentazioni". Secondo gli animalisti, il ministero potrebbe decidere di revocare immediatamente l’autorizzazione della azienda di San Polo per il commercio rivolto al circuito della sperimentazione, tenendo conto che 278 cani sono un numero impegnativo, e certamente non possono essere comprati solo dai privati. Le associazioni animaliste fanno anche un appello rivolto agli amanti degli animali e agli allevatori per adottare questi animali e salvarli. Sul sito www.reggioemilia.astagiudiziatia.com è spiegato come visionare gli animali, che si possono vedere direttamente nell’allevamento di San Polo, lo stesso luogo dove si svolgerà l’asta.
COMUNICATO ENPA
12 NOVEMBRE 2009
ANIMALI. A REGGIO EMILIA ALL’ASTA 278 BEAGLE. L’ENPA: “SALVARE I CANI DALLA SPERIMENTAZIONE”
Un laboratorio per la sperimentazione animale. Potrebbe essere questo il destino che attende i 278 cani Beagle dell’allevamento Morini di San Polo D’Enza (Reggio Emilia). A lanciare l’allarme è l’Ente Nazionale Protezione Animali che denuncia la situazione paradossale creatasi a seguito delle difficoltà della ditta emiliana e che, attraverso il proprio presidente nazionale - Carla Rocchi -, ha chiesto al Ministero della Salute di revocare all’allevamento l’autorizzazione alla vendita di animali destinati alla sperimentazione. «A causa della procedura esattoriale a carico di Morini – spiega Stella Borghi, responsabile della Sezione Enpa di Reggio Emilia - i 278 beagle dell’allevamento sono stati messi all’asta come blocco unico al prezzo di circa 116mila euro, una cifra faraonica per un privato, ma non per una impresa del settore sperimentazione». «Ci siamo attivati non appena abbiamo saputo dell’asta – prosegue Borghi – riuscendo a ottenere il frazionamento del “lotto”. Questo pomeriggio il presidente nazionale dell’Enpa Carla Rocchi è intervenuta presso il Ministero della Salute chiedendo la revoca, all’allevamento Morini, dell’autorizzazione alla vendita per la sperimentazione». Già in passato gli animalisti avevano contestato l’attività di Morini e la destinazione dei cani alla sperimentazione animale: ne erano derivate fortissime contestazioni da parte non soltanto dell’Enpa ma anche di altre associazioni attive sul territorio. «Il provvedimento di revoca – aggiunge Carla Rocchi, presidente dell’Enpa – consegue dalla difficile situazione che la ditta Morini sta vivendo, specie nel caso in cui l’impresa non dovesse essere più in grado di esercitare la propria attività. Noi ci siamo sempre opposti alla vendita dei cani alla sperimentazione: sapere che, a fronte di una possibile chiusura dell’allevamento, i beagle possano essere comunque destinati a una vita di sofferenze, è un pensiero che mi fa rabbrividire». «Mi appello alla sensibilità di tutti, cittadini, imprese e istituzioni, - conclude Rocchi – affinché ci permettano di offrire una possibilità di vita migliore a questi 278 cani». (12 novembre)
LA NUOVA FERRARA 12 NOVEMBRE 2009
Animalandia in aula Parola agli imputati
MIRABELLO (FE) - . Torna in aula il processo ad Animalandia, il negozio di Mirabello i cui titolari sono accusati di frode in commercio, falso e associazione a delinquere. Ieri in aula dopo la conclusione della lista testi, è stata la volta del primo degli imputati, Marco Ferraresi mentre il processo è stato poi aggiornato al prossimo 3 dicembre per continuare gli interrogatori degli altri 4 coimputati Elisa Pocaterra, Michela Zucchini, Violetta Chiodi e Vittorio Mantovani. Tutto ruota attorno al negozio di Mirabello in Corso Italia che venne sequestrato dalla polizia provinciale per una serie di irregolarità contestate ai gestori ai danni dei propri clienti e degli animali venduti o tenuti in custodia all’interno dell’esercizio. Secondo l’accusa l’esercizio vendeva cuccioli importati dall’Est con passaporto falso per mascherarne l’età necessaria per le vaccinazioni che poi innescarono diverse malattie. La tesi difensiva dei legali Baccilieri e ed Esposito punta a dimostrare che i titolari non avevano conoscenze veterinarie e che non possono rispondere di inadempienze compiute dall’importatore. L'ARENA GIORNALE DI VERONA 12 NOVEMBRE 2009
Circhi con animali? Esiste una legge
In relazione all'articolo pubblicato su L'Arena di Verona (pag. 31) in data 12 novembre, dal titolo “Il circo con animali non piace. Basta con questi spettacoli”, si chiede la pubblicazione della seguente replica. L'ARENA GIORNALE DI VERONA 12 NOVEMBRE 2009
SONA (VR). Cittadini invitano l’amministrazione comunale a non ospitare più domatori con fruste e bestie nelle gabbie
Sona (VR) - «Il Comune di Sona non permetta più di allestire sul proprio territorio circhi con animali ammaestrati». La richiesta è di un gruppo di persone che nei giorni scorsi ha inviato al sito internet de L’Arena decine e decine di lettere per protestare contro gli spettacoli del circo, in particolare quelli del Circo di Mosca che si è fermato in paese dal 29 ottobre all’8 novembre nell’area di fronte alla Grande Mela a Sona. Animalieanimali 12 NOVEMBRE 20
CONSIGLIERI COMUNALI UNITI A NARNI CONTRO CIRCHI CON ANIMALI
Hanno preso lo spunto dalla recente presenza a Narni Scalo di un circo che presentava uno spettacolo utilizzando quasi esclusivamente gli animali. Così hanno pensato che era il momento di scendere in campo e di chiedere che d'ora in avanti venga negata la sosta sul territorio comunale a circhi e spettacoli viaggianti che fanno lavorare gli animali. Francesco Pullia dell’associazione radicale “Ernesto Rossi” di Terni, Federico Novelli, consigliere comunale del Psi e Alfonso Morelli, consigliere comunale di Sinistra e Libertà, indossano i panni degli animalisti e si schierano a favore delle bestie utilizzate per fare spettacolo. “Ci rivolgiamo al sindaco di Narni – dicono i tre - affinché, come sta accadendo in numerose altre città europee, sia negata ai circhi che detengono e sfruttano animali, l’autorizzazione a sostare nel nostro territorio e a proporre i loro spettacoli di dubbio livello artistico, perché basati su sofferenze e inenarrabili vessazioni. A tale scopo ricordiamo che esiste un’ampia e precisa normativa contro il maltrattamento degli animali, tra cui i decreti ministeriali del 29 ottobre 2007 (GU n. 293 del 18-12-2007) e del 20 novembre 2007 (GU n. 9 del 11-1-2008- Suppl. Ordinario n.7), e che è stata presentata in Parlamento una proposta di legge, firmata da esponenti di tutti gli schieramenti, per abolire il ricorso agli animali negli spettacoli circensi. Non sono pochi i circhi – insistono i tre firmatari della richiesta -, come il noto ‘Du Soleil’ , che propongono spettacoli interamente basati sulla bravura di giocolieri, clown, equilibristi, cantanti, ballerini, con esibizioni piene di attrattiva. Anche in Italia si stanno muovendo passi importanti in questa direzione già fatta propria da quindici paesi europei. Da alcuni anni, ad esempio, si svolge un ‘Festival del Circo Contemporaneo’, senza animali. Una grande affluenza di pubblico dimostra quanto sia giusta la strada intrapresa. Nessuna frusta, nessuna privazione, nessun dolore ma soprattutto nessun animale”. ALTO ADIGE 12 NOVEMBRE 2009
Il Circo di Mosca ha piantato le tende qui
BOLZANO. Diciamoci la verità: di circhi non se ne vedono più come una volta. E allora ecco che l’arrivo in città di un classico tendone circense diventa notizia. Da oggi fa tappa a Bolzano, in via Einstein nel parcheggio della Fercam, il famoso Circo di Mosca, alla quinta turnè italiana con David Roscoe Orfei. La struttura circense gialloblù, che ricrea la piazza Rossa di Mosca, rimarrà a Bolzano fino al 22 novembre con spettacoli tutti i giorni alle ore 17 e alle 21.15, domenica alle 10.30 e 17 (martedì e mercoledì riposo) e quello che si vedrà in pista sarà un confronto fra i migliori numeri della scuola di circo russa e quella italiana. Dal temerario funambolo Alexandrov ai saltatori Nicolae con la loro piramide umana, dai trapezisti Flyng Damico agli show equestri, di elefanti e animali esotici, oltre naturalmente a clown e giocolieri. Il debutto bolzanino oggi è alle ore 21.15, info telefonando al numero 348 - 0056243. Animalieanimali 12 NOVEMBRE 2009
ASSOCIAZIONI PRESENTANO RICORSO CONTRO PROGETTO ZOOSAFARI RAVENNA
La nostra promessa di un ricorso legale contro lo Zooosafari ha preso consistenza". Lo annunciano le associazioni ambientaliste che da tempo si battono contro la realizzazione del parco riservato agli animali. Così il 4 novembre, dopo un lungo lavoro di analisi, è stato notificato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica relativo al progetto di insediamento di uno zoo a Ravenna, località Standiana a nome di tutte le associazioni contrarie al progetto. IL TIRRENO 12 NOVEMBRE 2009
Il gipeto è vivo, il parco è in festa
MASSA. «Finalmente possiamo tirare un sospiro di sollievo». È questo il clima che si respira al parco delle Alpi Apuane e nell’ambiente ornitologico in generale, che in questi giorni è rimasto col fiato sospeso in attesa di conoscere il destino di “Maseta”, il Gipeto che ormai da più di venti giorni vaga sulle Alpi Apuane. Notizie confortanti sono giunte nelle ultime ore: la radio satellitare ha trasmesso nuovi segnali che indicano spostamenti dell’avvoltoio dalla vallata di Forno al Comune di Vergemoli, 15 chilometri più a sud. I guardiaparco hanno tentato invano di avvistarlo, ma in compenso è stato osservato da alcuni birdwatchers, fugando del tutto l’ipotesi della morte del Gipeto. Adesso la speranza è che trovi sulle nostre montagne cibo sufficiente e magari si soffermi ancora un po’ prima di riprendere i suoi erratismi. In effetti la zona in cui è stato localizzato si trova nel cuore del Parco delle Alpi Apuane, è ricca di mufloni, cinghiali e caprioli ed è quindi possibile che sul territorio vi siano carcasse disponibili per alimentarsi. La sopravvivenza di Maseta, oltre a rallegrare chiunque abbia a cuore le tematiche della salvaguardia e della conservazione delle specie e degli ecosistemi, è di fondamentale importanza per il progetto di reintroduzione di questo avvoltoio sulle Alpi. Il Gipeto, infatti, si riproduce soltanto dopo diversi anni di vita, formando coppie che rimangono unite per sempre, fino alla morte di uno dei partner e che producono in genere un solo piccolo, come tutti i grandi rapaci. L’esistenza in natura di giovani femmine, come Maseta, in grado di garantire un valido ricambio o di dar vita a una nuova coppia quando avrà raggiunto la maturità, è perciò indispensabile per alimentare le speranze di successo del progetto. I Guardiaparco continuano intanto nel monitoraggio, vigilando affinché Maseta possa esplorare con tranquillità il territorio e decidere se prolungare o meno il suo soggiorno in Apuane. L’allarme era scattato nei giorni scorsi, non appena si erano interrotti i segnali satellitari. L’adulto del Gipeto può raggiungere una lunghezza di 110-115 centimetri (la sola coda, a forma di cuneo, misura 42/44 centimetri), con un’apertura alare di 266/282 centimetri e con un peso di 5/7 chilogrammi. Tali dimensioni possono essere tranquillamente estese a entrambi i sessi, in quanto la femmina è in genere appena più grande del maschio. LA PROVINCIA DI LECCO 12 NOVEMBRE 2009
Cavalli scappano da maneggio In via Buozzi si scatena il caos
Lecco - Caos in città ieri pomeriggio quando da un maneggio di via Buozzi sono scappati tre cavalli. Gli animali, forse spaventati quando si sono ritrovati in strada, hanno cominciato a correre, raggiungendo via De Gasperi. Qualche automobilista, trovatosi faccia a faccia con gli equini, ha subito avvertito la polizia locale che è prontamente intervenuta, riuscendo dopo molte peripezie a ricondurre i tre animali entro il recinto, evitando così che qualcuno si facesse male. LA ZAMPA.IT 12 NOVEMBRE 2009
Code mozzate ai cani, l'Italia sfida l'Europa Al voto il permesso di tagliarla per motivi estetici. Rivolta degli animalisti: tortura dannosa e inutile
ANTONELLA MARIOTTI
TORINO - Per migliorare la razza sarebbero da tagliare al padrone...». È uno dei messaggi che compare nelle centinaia di forum animalisti che, ieri sera, aspettavano l’esito della discussione alla Camera sull’emendamento Stefani e Contento alla legge di ratifica sulla Convenzione di Strasburgo, che reintroduce l’amputazione della coda e delle orecchie in alcune razze di cani. «Un clamoroso autogol, dopo i passi avanti con le ordinanze della Martini sugli animali». La prima a scagliarsi contro le mutilazioni è l’Enpa, con il suo direttore scientifico e veterinario Ilaria Ferri: «È una pratica richiesta da cacciatori e commercianti. Secondo i cacciatori, i cani di alcune razze che nascono con la coda lunga possono farsi male nei boschi. Quindi vuol dire che la caccia è una pratica pericolosa anche per i cani. E allora perché praticarla? Poi ci sono le esigenze dei commercianti».In questo caso, però, la smentita arriva dal presidente dell’ordine dei veterinari di Torino, Cesare Pierbattisti. «Ormai in tutti gli standard delle mostre canine non vengono ammessi esemplari con la coda o le orecchie tagliate. In Inghilterra, che è uno dei Paesi più garantisti, la coda può essere tagliata solo nei primi otto giorni di vita del cucciolo». È stata l’Europa, comunque, a dire no alle amputazioni - spesso molto dolorose - delle estremità dei cani, e alle direttive europee si è subito allineata la Federazione cinofila internazionale. «Non si capisce perché reintrodurre questa pratica - aggiunge Pierbattisti - perché così gli animali non potranno più partecipare alle mostre canine».E accanto all’aspetto utilitaristico c’è quello più autentico. Per i cani - spiegano i veterinari - coda e orecchie sono come per noi le parole e i gesti. Le orecchie dritte indicano uno stato di allerta e quindi una posizione di difesa o di attacco. «È come se a un uomo tagliassero le mani. L’animale con le orecchie mozzate sarà sempre in difficoltà con i propri simili e non verrà mai accettato tranquillamente: i suoi simili ne avranno sempre paura». Lo spiega Roberto Marchesini, zooantropologo, si occupa da anni di comportamento animale e della relazione animale-uomo. Conosciuto dalle associazioni animaliste, si batte da anni per una buona «convivenza» tra cittadini proprietari di animali e non. Nella sua famiglia vive «Maya», una rottweiler che, naturalmente, conserva tutta intera la sua coda. Ma sono proprio le orecchie il nocciolo del problema. «Il loro taglio - sottolinea - stravolge la mimica del cane: avrà sempre un aspetto aggressivo e, non appena lo vedono gli altri cani, è inevitabile che comincino ad abbaiare e a innervosirsi».La comunicazione del cane - conclude Marchesini - è sempre «una comunicazione di calma»: «E’ un animale che cerca sempre la relazione. Soffre quindi il rifiuto dei simili e, poi, c’è la questione della sofferenza fisica: il taglio delle orecchie è doloroso e per la coda c’è, come per gli esseri umani, la sensazione dell’arto fantasma. Sono sbigottito dal livello di ignoranza che c’è in tema di animali». LA ZAMPA.IT 12 NOVEMBRE 2009
Cani, le razze "vittime" della loro coda
Cocker. E' una delle razze di cani da caccia alle quali viene tagliata solo la coda. Il motivo è che, come per i Bracchi, la coda può ferirsi durante la caccia o può essere un appiglio negli scontri con animali selvatici particolarmente aggressivi. Le ferite sulla coda sono particolarmente difficili da far guarire e possono portare a un'amputazione successiva, se non a un'infezione di difficile soluzione. Dobermann. Le amputazioni venivano fatte per due motivi: il cane acquisisce un'aria più aggressiva e funzionale, eliminando i punti che possono essere usati per fermarlo, diventa ancora più temibile come cane da difesa. Il dobermann integro non è più soggetto ad otiti come si crede, e la coda integra difficilmente si può rompere, in quanto è spessa e ben protetta dal pelo Pitbull e Dogo argentino. In questo caso purtroppo il motivo del taglio di coda e orecchie è solo per evitare di dare appigli durante i combattimenti. Sono razze usate dalla criminalità nei combattimenti tra cani dove il «reddito» arriva dal giro di scommesse. Schnauzer. Le origini più remote di questa razza vanno ricercate negli antichi cani da pastore del Tirolo e nel Bovaro delle Fiandre. Proprio questa caratteristica spinse al taglio per non dare ai lupi o agli orsi appigli durante i possibili attacchi al bestiame.
FOTO http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=22118&tipo=FOTOGALLERY IL GIORNALE 12 NOVEMBRE 2009
CHE BATTAGLIA SULLE ORECCHIE DEI CANI
Negli ultimi due giorni le commissioni riunite degli Esteri e della Giustizia della Camera, presiedute da Stefano Stefani e da Giulia Bongiorno, si sono cimentate in una delle più accese discussioni politiche degli ultimi anni. Non si trattava della bomba atomica iraniana e neanche dei gasdotti caucasici, ma delle code e delle orecchie dei cani. Questione seria: l’Europa vent’anni fa stabilì un accordo di protezione per gli animali di compagnia. L’Italia sta per sottoscriverlo, con il proverbiale ritardo. Il fatto però è questo: l’accordo prevede il divieto per i veterinari di operare chirurgicamente gli animali, se non per ragioni terapeutiche o per sterilizzarli. La Lega però voleva che per i cani da caccia si potesse fare un’eccezione e che bracchi e setter venissero amputati di code e orecchie da cuccioli. Il risultato delle discussioni arriverà presto in Aula, sperando che nel frattempo l’Irak rinunci a farsi sentire con i suoi ordigni nucleari (scherzi a parte, la questione della salute degli animali non è certo una quisquilia).
ANMVI OGGI
12 NOVEMBRE 2009
TAGLIO NON TERAPEUTICO: DIBATTITO IN AULA
"Quella che può sembrare una crudeltà nei confronti degli animali, mi riferisco nella fattispecie agli ausiliari per la caccia, è in realtà un atto di amore per gli animali. Quando si chiede l'amputazione della coda ciò avviene solo nell'interesse dell'animale, e ne spiego in poche parole la ragione: alcune tipologie di cani da caccia impiegati nella caccia nella macchia mediterranea molto spesso, esercitando il loro compito di ausiliari, si feriscono proprio alla coda, che poi va in cancrena. Intervenire, amputando la coda per alcune specie di cani da caccia è quindi nell'esclusivo interesse degli animali, anche perché quando si esegue questa operazione su un animale cucciolo i danni ed il dolore sono di gran lunga inferiori". Così l'On Stefano Stefani in Aula stamattina durante la discussione per l'approvazione del Ddl di ratifica della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia. Il testo è approdato in Aula modificato all'articolo 3 dalla Commissione Giustizia: malgrado il parere contrario del Sottosegretario Martini, la Commissione ha sottratto alla fattispecie penale il taglio della coda e delle orecchie (e le mutilazioni elencate nella Convenzione) quando eseguito da un medico veterinario per ragioni anche non terapeutiche. Favorevole, come altri, l'On Gabriele Cimadoro, allevatore, che ha ricordato " in Italia, abbiamo raggiunto ce rti standard di qualità .Abbiamo 120-130 mila iscritti all'ENCI, allevatori e non, gente che cura la bellezza, il carattere, il fisico di questi animali. Abbiamo raggiunto standard di qualità superiori addirittura ai Paesi dove sono nati i cani, sia continentali, mi riferisco ai breton e ad altre razze, sia inglesi, setter e altri. Abbiamo raggiunto standard superiori agli stessi Paesi di origine.
Credo che se il problema è la coda, se il problema è l'età, considerato che oggi siamo nell'epoca della chirurgia plastica, che le donne si sottopongono a interventi chirurgici e gli uomini si fanno tagliare il naso e si fanno togliere di tutto, noi non consentiamo quello che quasi naturalmente accade presso gli allevatori o negli allevamenti. Ma accade da cinquant'anni". "Non credo - ha aggiunto Cimadoro, fra gli applausi dei Deputati dell'Italia dei Valori- che sia più drammatico o più cruento il fatto che un animale venga castrato piuttosto che gli venga tagliata la coda. La sensibilità femminile su questo dovrebbe essere la prima ad essere d'accordo con noi. È peggio castrare un animale, maschio o femmina che sia, o peggio tagliargli la coda? Questa è la domanda". L'On Gianni Mancuso ha preso la parola per sostenere la formulazione originaria del Ddl, come proposto dal Governo: l' amputazione non è reato penale solo se consiste in un intervento terapeutico a cura del medico veterinario. Il dibattito è in corso fra i Deputati. I relatori e il Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica, dopo la discussione sulle linee generali del provvedimento.
ANMVI OGGI
12 NOVEMBRE 2009
CASSAZIONE: CANI NON SEMPRE AL GUINZAGLIO
I cani non devono sempre avere guinzaglio e museruola. Infatti non può essere multato il padrone se l'amico a quattro zampe gira libero per piccole strade con qualche abitazione intorno.Lo ha sancito la Corte di cassazione che, con la sentenza 23820 del 10 novembre 2009, ha ricordato che il divieto, spesso imposto con ordinanze comunali, vale solo nei centri abitati (in senso stretto). Ma non basta. Con la stessa decisione la seconda sezione civile ha stabilito che l'infrazione, qualora cane e padrone siano in città, non va contestata immediatamente dal vigile. (fonte: cassazione.net)
ADN KRONOS
12 NOVEMBRE 2009
Camera, la ratifica di una norma su Fido e Fuffi blocca l'aula per una mattinata
Roma - (Adnkronos) - Ventisei interventi, maggioranza divisa, nessuna decisione definitiva e anche la polemica finale sull'ordine dei lavori: Montecitorio si arena sull'articolo 3 della convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia
Roma - Ventisei interventi, dibattito serrato, maggioranza divisa, polemica finale sull'ordine dei lavori. Per la Finanziaria? Per il Dpef? Per una importante riforma istituzionale? No, per la ratifica della convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia. Per buona parte della mattinata, l'aula della Camera e' stata impegnata a discutere del provvedimento senza, per altro, arrivare ad una decisione definitiva. Perche' il testo, alla fine, e' stato rimandato in commissione.
La legge, a onor del vero, figura formalmente presentata da ben sette ministri (Frattini, Alfano, Sacconi, Maroni, Tremonti, Fitto e Ronchi). E forse in omaggio agli illustri firmatari, o per un sincero spirito cinofilo, i deputati si sono impegnati in un esame approfondito. Che si e' 'incagliato' sull'articolo 3, quello che dispone le modifiche al codice penale per introdurre il reato di 'maltrattamento di animali'. A complicare la situazione ci si e' messo anche un emendamento della Lega che e' sembrato non riscuotere l'entusiasmo di tutta la maggioranza. Interrompendo un acceso dibattito tra deputati di tutti gli schieramenti, e' Antonio Di Pietro a chiedere il rinvio in commissione. A questo punto una delle relatrici, Mariarosa Rossi (Pdl), tenta il tutto per tutto per salvare il provvedimento e, in extremis, chiede la sospensione della seduta per riunire il comitato dei diciotto. Niente fare, il presidente di turno Rosy Bindi, tra i mugugni dell'aula, si impone: si vota il ritorno in commissione della legge.
PROGRESSO ONLINE
12 NOVEMBRE 2009
L'eleganza del matador vestito Armani
Il celebre torero spagnolo Cayetano Rivera Ordonez ha indossato un traje de luz disegnato dallo stilista italiano
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“Amo gli animali”. E' il nome di una recente campagna di sensibilizzazione promossa da un'associazione no profit a favore dei poveri cani e gatti abbandonati per le strade. Molti vip, tra i testimonial. Elisabetta Canalis, Walter Nudo e Barbara D'urso, tra gli altri. A rappresentare il mondo della moda, un sorridente Giorgio Armani immortalato nel suo ufficio con in braccio il suo tenerissimo e nerissimo gatto. Chissà cosa avranno pensato, invece, i battaglieri animalisti quando lo stilista italiano ha deciso, per una volta, di rinunciare alle istituzionali passerelle nelle città di moda. Per darsi alla corrida, la più odiata delle esibizioni.La svolta (anti)animalista dello stilista italiano era in programma da molti mesi, ma si è concretizzata soltanto lo scorso 5 settembre, durante la tradizionale corrida della Goyesca, che si tiene ogni anno a Ronda, nella plaza de toro più antica di tutta la Spagna. Nell'occasione, Giorgio Armani ha scelto di disegnare l'abito indossato da uno dei matador più importanti della penisola iberica. Il nome del fortunato torero non dirà molto al pubblico italiano e internazionale, ma gli appassionati di corrida sanno che Cayetano Rivera Ordonez fa parte di una lunga stirpe di brillanti matador. A cominciare dal padre Francisco, tragicamente ucciso da un toro durante una sua esibizione quando Cayetano aveva solo 8 anni, passando per il bisnonno, che ispirò un romanzo di Hernest Hemingway, per poi arrivare al passato ben più dorato del nonno Antonio. Negli anni cinquanta, proprio Antonio Ordonez si fece disegnare il suo Traje de Luz (questo il nome dell'abito da torero) da un grandissimo artista nel pieno della sua ispirazione. Pablo Picasso fu, dunque, il suo personale stilista per una corrida.Nel 2009, Cayetano prova a calcare le stesse orme del suo antenato sulla polvere delle plaza de toros di tutta la Spagna, anche per quanto riguarda lo stile. Lo scorso settembre, il torero ha danzato soavemente a pochi centimetri dal sudore di uno sbuffante toro in corsa, predestinata vittima dell'eroe della serata. Come sempre. Ma questa volta il portamento del matador, al cospetto degli entusiasti “olè” di approvazione del pubblico, è stato ancora più elegante. Grazie all'abito marchiato Armani, composto da giacca, pantaloni e mantella in techno satin, ricamati con pailettes e piccole luccicanti pietre. Il tutto in tonalità grigio Armani.In realtà, il completo made in Italy era già pronto da un anno e Cayetano Rivera Ordonez avrebbe dovuto indossarlo all'evento del 2008, cui poi il torero aveva rinunciato. Il torero spagnolo, inoltre, è stato testimonial dello stilista nostrano anche in altre occasioni. Quando, per esempio, è stato il volto della collezione primavera-estate 2007 di Giorgio Armani e ha sfilato per lui in passerella. Del resto, la sua bravura con i tori è pari quasi al suo deciso fascino da modello, che lo fanno un personaggio amatissimo nel suo paese. Soprattutto dal genere femminile.
CORRIERE DELLA SERA
12 NOVEMBRE 2009
I visitatori se ne accorgono e danno l'allarme. Tutti salvi gli squaletti
Squalo azzanna femmina gravida:con il suo morso fa partorire 4 cuccioli
Insolito «parto cesareo» in un acquario della Nuova Zelanda: il predatore voleva mangiarseli
Elmar Burchia
MILANO - Qualche settimana fa fece abbastanza scalpore la notizia di uno squalo bianco, in Australia, azzannato da uno più grosso della stessa specie. In quell'occasione il morso fu fatale e la preda non ebbe scampo. In Nuova Zelanda, invece - questa volta dietro ai vetri protettivi di un acquario - i visitatori hanno potuto assistere a come uno squalo abbia effettuato un taglio cesareo del tutto particolare: il predatore ha azzannato il ventre di un altro simile - e ha liberato così quattro piccoli davanti agli occhi di più persone che hanno potuto dare l'allarme. In caso contrario, se ad esempio il parto fosse avvenuto di notte senza che nessuno se ne accorgesse, i piccoli sarebbero morti, divorati dallo stesso esemplare maschio. Persino la madre è sopravvissuta.
RAPPORTO BRUTALE - Teatro della vicenda è l'acquario sottomarino Kelly Tarlton di Auckland. Lo squalo ha azzannato allo stomaco una femmina della stessa specie davanti agli occhi increduli dei visitatori. I collaboratori della struttura sono prontamente intervenuti per prestare aiuto ai cuccioli; i veterinari hanno quindi provveduto a ricucire il grosso taglio. Questo «taglio cesareo» poco ortodosso ha però salvato la vita a tutti quanti, ha spiegato l'esperta Fiona Davies al quotidiano New Zealand Herald. Il rapporto brutale che hanno avuto non è nulla di insolito, ha aggiunto. Anche nei loro habitat naturali si staccano a morsi pezzi di corpo l'uno dall'altro. Inoltre, i piccoli di squalo sono una prelibatezza per gli squali adulti: vengono divorati regolarmente, ha sottolineato. Anche per questo motivo nell'acquario neozelandese gli esemplari maschi sono tenuti a distanza da quelli femmina, in un'altra vasca. Tuttavia, i responsabili ammettono di non aver saputo che una di loro era gravida. Se il parto fosse avvenuto di notte, con ogni probabilità i piccoli sarebbero morti, divorati dagli altri squali, ha aggiunto Davies.
MORSO FORTUNATO - Gli operatori dello zoo erano dapprima scettici su quanto riferito da alcuni visitatori allarmati: da una grossa ferita da morso sulla pancia di uno squalo sarebbero usciti nuotando diversi piccoli squali, hanno raccontato i testimoni. Prima uno, poi il secondo, il terzo... quindi il quarto. Cuccioli di circa 20 cm con coda e pinnuzze varie, identici nella forma alla madre. «E' incredibile», ha concluso Davies, «con il suo morso lo squalo ha dovuto centrare una zona ben precisa, per non ferire mortalmente sia la madre che i piccoli».
CORRIERE ADRIATICO
12 NOVEMBRE 2009
Un fiocco rosso sul collo e maestose corna Difficoltà del proprietario per far rincasare l’animale
Caprone fugge e sosta in piazza
Allarme, curiosità e risate a Pianello Vallesina. Intervento dei vigili
Pianello Vallesina (AN) - Ieri un grosso caprone, con corna ricurve di circa 30 centimetri e un grosso fiocco rosso al collo, è arrivato da solo fino alla piazza principale, tra la curiosità e l’ilarità della gente che ha subito collegato la presenza dell’animale con la Festa di San Martino che, vuole la tradizione, pare sia il protettore dei “cornuti”, ma non intesi come animali, bensì mariti e fidanzati. Poi qualcuno lo ha messo al guinzaglio assicurandolo alla balaustra metallica presente in piazza, mentre altri gli portavano verdure da mangiare. Quel fiocco rosso sul collo del caprone dalle maestose corna, faceva nascere qualche dubbio sul fatto che l’animale - proprio nel giorno di San Martino -, si sia volontariamente allontanato dal pascolo o da dove stava, per raggiungere la piazza di Pianello Vallesina. E nemmeno quando è arrivato il padrone del caprone, un noto cultore (più che allevatori) di animali di diversa specie che custodisce in semi cattività non molto lontano da Pianello Vallesina, i dubbi sono stati dissipati. Certo, ai vigili urbani subito intervenuti dopo aver ricevuto “preoccupate segnalazioni”, l’uomo ha detto che sì, il caprone era sfuggito alla sua attenzione ed era arrivato, camminando sulla strada fino a raggiungere la piazza di Pianello. Dove evidentemente s’è trovato a suo agio.Ricevuto l’ordine di portarlo via da lì, il padrone dell’ovino cornuto, ha replicato che mica poteva portarlo via a mano, ma occorreva un camion e lui lo stava cercando. Ma mica è semplice trovare un camion, e soprattutto un camionista disponibili così su due piedi. Così il caprone cornuto è rimasto per diverse ore nella piazza di Pianello diventando attrattiva per le persone e soprattutto per i bambini. Che però non capivano perché i g randi ridevano tanto a vederlo. E nessuno (ovviamente) ha spiegato loro come e perché il santo guerriero che donò al mendicante metà del suo mantello, avendo in cambio dal buon Dio una giornata di sole, sia diventato il patrono di mariti e fidanzati di donne infedeli.
E per fortuna che dopo un po’ l’animale dai ricurvi attributi in fronte e con il fiocco rosso, è stato portato via dal padrone (della categoria sposati), soddisfatto di aver onorato, a modo suo, l’11 novembre.
IL GAZZETTINO DI BELLUNO
12 NOVEMBRE 2009
Assolto il podologo maniscalco dei cavalli
Provincia di Belluno - Per il giudice Domenico Riposati, Vittorio Sonnino, podologo per cavalli, non svolgeva abusivamente la professione di veterinario. Si è concluso ieri l’incubo del 44enne di Sospirolo difeso dall’avvocato Gianluca Nicolai accusato di esercizio abusivo della professione senza averne i requisiti secondo una denuncia dell’Ordine dei veterinari.La difesa ha sempre sostenuto, fin dall’inizio del processo, che la contestazione non reggeva in quanto l’uomo non aveva mai prescritto e tanto meno somministrato farmaci agli animali, essendosi semmai limitato a fornire dei consigli nella cura degli zoccoli dei cavalli. I fatti risalgono al 2007. A mettere nei guai l’uomo pare sia stato un volantino in circolazione nel maneggio nel quale veniva segnalata la possibilità di avvalersi della sua competenza di podologo-maniscalco per la cura dei cavalli, che lavora per la Forestale. A qualcuno forse la cosa parve non opportuna, ritenendosi quella pratica di esclusiva prerogativa di "addetti ai lavori" e il volantino finì nelle mani della presidenza dell’Ordine dei veterinari, che denunciò la cosa. Lui, sentito a suo tempo dagli inquirenti, si difese sostenendo di essersi sempre limitato unicamente a fornire dei consigli a chi glieli aveva richiesti sulla scorta della sua esperienza e delle sue conoscenze. Dopodiché aveva sempre suggerito di consultare il veterinario. Quanto ad una confezione di erbe, inviata in Lombardia ad una persona, aveva fatto presente che si trattava solo di una cortesia legata al prezzo conveniente con cui il prodotto in questione era venduto nel Bellunese.
CORRIERE DELLE ALPI 12 NOVEMBRE 2009
Le cure sui cavalli erano «lecite»
BELLUNO. Esercizio arbitrario della professione. È l’accusa dalla quale è stato assolto V.S., 44 anni di Sospirolo (difeso dall’avvocato Gianluca Nicolai). L’uomo era accusato di aver effettuato consulenze ed aver disposto la somministrazione di farmaci a cavalli. Lui, laureato in biologia ed esperto di cavalli, tanto da gestire un maneggio, era accusato di aver in altre parole esercitato abusivamente la professione di veterinario per cavalli. A lui si sarebbero infatti rivolti gestori di maneggi e conoscenti per curare i loro animali. Tutte accuse che l’imputato ha respinto al mittente. «Solo consigli, mai prescrizioni», questa in sintesi la linea difensiva. Ieri mattina la sentenza di assoluzione da parte del giudice Domenico Riposati. Un ’udienza piuttosto rapida nel corso della quale è stato sentito lo stesso imputato, che si è difeso dalle accuse a lui rivolte. Nel corso di un blitz, condotto dalla polizia, furono trovati in casa dell’imputato anche dei mangimi ritenuti dalla pubblica accusa materiale che provava l’attività abusiva dell’imputato. Ma evidentemente il fatto non è bastato.
ANMVI OGGI
12 NOVEMBRE 2009
AOSTA, TRE VETERINARI AI DOMICILIARI
In carcere il titolare di un caseificio. Agli arresti domiciliari i titolari di un laboratorio analisi, di un'azienda agricola, allevatori e tre veterinari. Questo l'esito, due notti fa, dell'azione del Corpo forestale e dei carabinieri del Nas a seguito di un'inchiesta per truffa.Le accuse sono gravi: vanno dall'associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni della Regione Valle d'Aosta, maltrattamento e uccisione di animali, abusivo esercizio di professione, frode in commercio. Si ipotizza una contaminazione della razza bovina valdostana a scopo di truffa. Il tutto, si ipotizza, per poter aver i contributi regionali. Tra le ipotesi di reato ci sono: la mancata comunicazione di capi infetti per mantenere indenni gli allevamenti; l'acquisto di foraggio non valdostano per produrre latte destinato alla fontina; il maltrattamento e l'uccisione di animali (quando risultavano infetti); la vendita di fontine "adulterate". Nell'ordinanza è poi sottolineata "la fecondazione di animali con semi non autoctoni provenienti dalla Svizzera" e "l'approdo diretto di bovini svizzeri negli allevamenti valdostani". Violazioni al disciplinare della Fontina, bovine morte e rimpiazzate, seme e bovine svizzere.L'atto di accusa, 123 pagine di violazioni di legge e di comportamenti scorretti, smaschera una rete il cui obiettivo era quello di aggirare la legge, ottenendo i finanziamenti regionali per la tutela della razza bovina valdostana. Secondo l'accusa, molti allevatori utilizzavano seme di tori svizzeri per la fecondazione delle vacche valdostane, o addirittura venivano condotte, attraverso i valichi alpini, bovine svizzere di razza D'Hérens, molto simili a quelle della razza pezzata nera valdostana ma più aggressive, utilizzate per rimpiazzare bovine autoctone morte o malate, e per creare "super-reine" per i combattimenti.Un altro filone dell'inchiesta riguarda il fieno, spesso proveniente da fuori Valle e utilizzato per la produ zione della Fontina nonostante il disciplinare per la Denominazione di origine protetta è molto rigido a riguardo.Infine, è stato smascherato un vero e proprio sistema di doping bovino, con la somministrazione di farmaci a base di ormoni per migliorare la resa nei combattimenti e la produzione di latte.
Il dettaglio delle accuse firmate dal GIP:
1. fecondazione di animali con semi non autoctoni illecitamente importati dalla Svizzera; 2. approvvigionamento di bovini sul territorio elvetico e successiva importazione clandestina degli stessi; 3. alimentazione di bovine utilizzate per la produzione di latte destinato alla produzione di Fontina Dop con fieno non autoctono, in contrasto con i dettami previsti dal disciplinare di produzione della Fontina Dop; 4. produzione e immissione in commercio di Fontina Dop non corrispondenti alle norme del disciplinare di produzione; 5. produzione e immissione in commercio di Fontina Dop e altri derivati con latte proveniente da bovini malati, nonché da allevamenti con qualifica di ufficialmente indenni revocata e/o sospesa per tubercolosi o brucellosi, o da allevamenti non autorizzati alla commercializzazione del latte; 6. produzione e immissione in commercio di prodotti alimentari, nella fattispeci e Fontina Dop, formaggio valdostano e zangolato, pericolosi per la salute pubblica; 7. vendita di foraggio utilizzato per alimentazione di bovine da latte destinato alla produzione di Fontina Dop in assenza delle previste documentazioni commerciali e al di fuori di qualunque controllo; 8. importazione clandestina di specialità medicinali a base di ormoni a uso veterinario illecitamente somministrati ai capi bovini; 9. alterazione del risultato della prova tubercolinica; 10. illecita inoculazione del vaccino Buck 19 (antitubercolare) il cui utilizzo in Valle d'Aosta è stato vietato da diversi anni, che determina alle analisi di laboratorio titoli positivi alla brucellosi; 11. produzione di latte non di qualità con illecita percezione di contributi riconosciuti invece per la produzione del latte di qualità; 12. ricorso a un canale parallelo di esami ematici al fine di accertare preventivamente ossia prima dei controlli e d elle operazioni di risanamento ufficiale la positività alla tubercolosi e alla brucellosi di bovine valdostane per il tramite di un laboratorio e adottare così una delle strategie seguenti: mantenere il bovino in allevamento con il rischio di perdere la qualifica di "indenne" e il contributo che ne consegue; avviare il bovino alla macellazione; venderlo sottacendo la patologia; alterare il risultato della prova tubercolinica. IL TEMPO 12 NOVEMBRE 2009
Castel di Sangro La Forestale controlla il trasporto dei rifiuti e l'anagrafe equina
Claudia Sette
Roccaraso (AQ) - Nell'ambito di una serie di attività condotte sul territorio, al fine di prevenire e salvaguardare il patrimonio naturale, sono state riscontrate una serie di irregolarità che hanno riguardato soprattutto l'ambito del trasporto dei rifiuti e il settore dell'anagrafe equina. In relazione a tali ambiti di indagine sono pertanto state elevate da parte degli agenti del Cfs diverse sanzioni amministrative per un importo complessivo di diverse migliaia di euro. I casi registrati hanno riguardato soprattutto il trasporto di materiali di scavo proveniente in modo particolare da attività private; in questi casi i rifiuti risultavano trasportati senza la corretta o con la parziale compilazione dei relativi formulari. Multe che hanno interessato comunque tutte persone non residenti nel territorio comunale, ma fermate durante le attività di controllo effettuate lungo le principali arterie stradali di collegamento. Anche nel caso dei cavalli inoltre, le irregolarità riscontrate hanno riguardato soprattutto animali che viaggiavano su camion di trasporto di provenienza sia italiana che estera, ma in ogni caso sempre relativa a cittadini non residenti. Le sanzioni sono state relative a mancanze attinenti la nuova legge vigente in materia che prevede l'iscrizione dei capi di bestiame presenti sul territorio nell'apposita anagrafe equina. Controlli, quelli effettuati con il coordinamento dell'ispettore Franco Di Bartolomeo, che verranno ripetuti a scadenze periodiche con l'obiettivo di tutelare la salute pubblica e il patrimonio zootecnico fornendo nel contempo elementi utili ai consumatori circa la provenienza e l'origine nelle carni acquistate. Attività di questo genere sono state avviate anche in altri territori ed in particolari in quelli ricadenti nell'area parco. L'UNICO 12 NOVEMBRE 2009
“La caccia nel mirino”, la campagna anticaccia dell'Ente Nazionale Protezione Animali
Se, già nel 1990, 18 milioni di persone espressero il loro “no” alla caccia nell’apposito referendum, il sondaggio proposto nel 2004 da Enpa tramite Eurisko evidenziò che: l’82,5 % degli italiani si oppone a ogni ulteriore liberalizzazione della caccia; il 74 % è contrario all’attività venatoria; per il 71 % la caccia sottrae a tutti una parte del patrimonio naturale; per il 69 % della popolazione, la caccia può costituire un pericolo anche per l’uomo; il 65% degli italiani è convinto che il cacciatore uccida per divertimento. La vigente legge sulla caccia presenta incongruenze giuridiche: nei confronti dell’articolo 842 del Codice Civile, in quanto impedisce ai proprietari di vietare l’accesso dei cacciatori nei loro terreni, il che costituisce una grave limitazione del diritto di proprietà; per l’abitudine di alcune Regioni a derogare alla normativa nazionale, prassi contestata sia da Bruxelles che dalla Corte Costituzionale. Se l'Unione Europea dovesse arrivare a comminare sanzioni, l'Italia sarebbe chiamata a versare una somma minima di quasi dieci milioni di euro per ogni infrazione e una penale giornaliera (si parte da ventimila euro) per ogni giorno in cui non sono state correttamente recepite le disposizioni. Un danno considerevole per un Paese la cui stragrande maggioranza è contraria all'attività venatoria. MARKET PRESS 12 NOVEMBRE 2009
FVG: RABBIA SILVESTRE, NUOVE MISURE DI PREVENZIONE
Trieste - Cani, gatti e furetti al seguito di persone dirette nel territorio della provincia di Udine devono essere sottoposti a vaccinazione antirabbica, effettuata da almeno 21 giorni e da non oltre 11 mesi. Come informa la Direzione centrale Salute e Protezione sociale della Regione, a stabilirlo è un´ordinanza ministeriale, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale di ieri, 10 novembre, che indica tutta una serie di "Misure urgenti per prevenire la diffusione del contagio da rabbia silvestre" - peraltro gia adottate o in via di adozione da parte delle Aziende per i servizi sanitari - suddividendole tra quelle che vanno introdotte in tutti i comuni del Friuli Venezia Giulia, oppure solo in quelli dove vi sono dei focolai e nelle aree limitrofe. Più nel dettaglio, ovunque cani e altri animali domestici vanno tenuti sotto controllo, specie in zone silvestri o montane. Parallelamente le pratiche venatorie con l´impiego di cani sono consentite solo con animali vaccinati. Un obbligo che si estende a tutte le attività, anche di tipo ludico e amatoriale, svolte fuori dai centri abitati, a meno che i cani non siano tenuti costantemente al guinzaglio ovvero siano confinati. Sempre in tutta la regione va quindi intensificata la lotta al randagismo, mentre non vanno per nessun motivo toccati animali sospetti, vivi o morti, volpi in particolare. Il personale competente si occuperà di raccogliere con le dovute cautele le volpi uccise o trovate morte e gli altri animali selvatici e domestici abbattuti perchè sospetti o trovati morti, inviandoli al più presto alla Sezione dell´Istituto Zooprofilattico competente per territorio per gli opportuni accertamenti diagnostici. Ben più restrittive, poi, sono le indicazioni che riguardano quei territori dove è stato ritrovato o abbattuto un animale rabido. Dalla data del rinvenimento e per 60 giorni i cani vanno sempre condotti al guinzaglio; inoltre vanno vaccinati non solo i cani ma anche, a discrezione del Servizio Veterinario, bovini, ovini, caprini e equidi che si trovano esposti al pericolo di contagio. Vaccinazioni che sono effettuate gratuitamente dai veterinari dell´Azienda sanitaria o da liberi professionisti convenzionati. L´obbligo di vaccinazione si estende di conseguenza anche a tutti i cani provenienti da fuori comune. In proposito albergatori e proprietari di pensioni sono tenuti a segnalare all´Autorità Comunale la presenza di cani che accompagnano i loro clienti. Nelle stesse aree vi è anche il divieto di pascolo vagante. Per i trasgressori sono previsti sanzioni amministrative. . . BIG HUNTER 12 NOVEMBRE 2009
Rabbia Silvestre: vaccinazioni obbligatorie per i cani da caccia in Friuli
La direzione centrale Salute e Protezione della Regione Friuli Venezia Giulia informa che i cani (ma anche gatti e furetti) nel territorio della Provincia di Udine devono essere sottoposti alla vaccinazione antirabbica come stabilito da un'ordinanza ministeriale pubblicata lo scorso 10 novembre che indica una serie di 'Misure urgenti per prevenire la diffusione del contagio da rabbia silvestre” suddividendole tra quelle che vanno introdotte in tutti i comuni del Friuli Venezia Giulia, oppure solo in quelli dove vi sono dei focolai e nelle aree limitrofe. Il provvedimento di conseguenza stabilisce l'impiego del cane nelle pratiche venatorie soltanto se vaccinati, come in generale per tutte quelle attività che prevedono l'utilizzo del cane senza guinzaglio.
IL GAZZETTINO DI PORDENONE
12 NOVEMBRE 2009
CASTELNOVO (PN) - Continua la profilassi contro il contagio nelle province di Udine e Pordenone
Castelnovo (PN) - Come si temeva, aumentano i casi di rabbia silvestre in provincia di Pordenone. Nei giorni scorsi, l'Istituto zooprofilattico delle Venezie ha ufficializzato il rinvenimento di altri due esemplari infetti, rispettivamente nel territorio comunale di Travesio – si tratta del quarto caso da inizio ottobre – e della contigua Castelnovo del Friuli. A maggior ragione dopo la scoperta di questi altri due esemplari (in totale sono cinque), è necessaria una grande attenzione tanto da parte dei cacciatori – che dovranno obbligatoriamente sottoporre i loro cani a vaccinazione prima di poterli portare con sé in battuta – quanto dei residenti, sopratutto per quanto riguarda coloro che hanno degli animali domestici e poderi accessibili o non completamente recintati. Circa le conseguenze per l'uomo, la situazione è totalmente sotto controllo, visto che ci si dovrebbe proprio imbattere nell'animale infetto e comunque sarebbe poi sufficiente la profilassi antirabbica per scongiurare problemi di sorta. In ogni caso, gli esperti ammoniscono di non abbassare la guardia e di rivolgersi per eventuali dubbi al servizio veterinario dell'Azienda sanitaria, che sta predisponendo sia le vaccinazioni dei cani, sia quelle delle volpi. In questo caso, il metodo consiste nel somministrare del cibo che contiene il medicinale che rende immune la volpe dalla malattia. Essendo un animale territoriale, l'esemplare difenderà il suo ambito impedendo l'accesso ad eventuali esponenti malati della specie. Per la cronaca, in provincia di Udine le volpi infette sono già 27, oltre a due tassi, un cane e un capriolo.
IL GAZZETTINO DI UDINE
12 NOVEMBRE 2009
Antirabbica per cani e gatti
Provincia di Udine - Cani, gatti e furetti al seguito di persone dirette nel territorio della provincia di Udine devono essere sottoposti a vaccinazione antirabbica, effettuata da almeno ventun giorni e non oltre undici mesi. Come informa la direzione centrale Salute e protezione sociale della Regione, a stabilirlo è un’ordinanza ministeriale. Gli albergatori sono tenuti a segnalare all’autorità comunale la presenza di cani che accompagnano i loro clienti.
MATTINO DI PADOVA 12 NOVEMBRE 2009
Rigoni Stern usato per propagandare la caccia
Venezia - Dopo Asiago, Vicenza e Torino, fa tappa a Venezia, nella sede del Consiglio regionale del Veneto, la mostra multimediale «Omaggio a Mario Rigoni Stern, uomo, narratore e cacciatore». I grandi pannelli fotografici che riproducono immagini dell’altopiano, le foto personali dello scrittore veneto donate dalla famiglia, i brani delle sue pagine e il video che ripropone spezzoni di interviste di Rigoni Stern degli anni Sessanta e Settanta abitano palazzo Ferro-Fini sino a venerdì 4 dicembre. «I boschi, gli animali, la montagna sono i grandi protagonisti dell’esperienza umana e letteraria di Mario Rigoni Stern», ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale Marino Finozzi rendendo omaggio «al grande veneto, grande scrittore e appassionato di caccia» scomparso un anno e mezzo fa. «Con questa mostra - ha spiegato l’assessore alla caccia Elena Donazzan - la Regione Veneto rende omaggio a un grande veneto della letteratura italiana e a un “testimonial” della tradizione veneta della caccia». La mostra su Mario Rigoni Stern è ora attesa ad Agripolis, a Legnaro. «Mario Rigoni Stern - ha detto il sindaco di Asiago Gios leggendo una lettera del figlio Gianni e citando un passo dello scrittore - continua a vivere nel silenzio dei boschi e nello stile “ambientalista” dell’attività venatoria, attenta a preservare il delicato equilibrio della natura». «Non sogno carnieri pieni di animali - scriveva Rigoni Stern - ma di andare per i boschi, lentamente, con il mio cane». «Non sappiamo con quale logica sia stata allestita questa mostra dedicata a Mario Rigoni Stern: certo che, aggirandoci negli androni di palazzo Ferro-Fini e osservando i grandi pannelli in esposizione, appare evidente l’intento di strumentalizzare l’evento per pubblicizzare la caccia». Così il capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, Giovanni Gallo, e il consigliere Claudio Rizzato, commentano la mostra. «Si rischia in questo modo di banalizzare il messaggio di quest’uomo di cultura che è stato grande cantore della montagna e della natura, animato da un amore infinito per la vita e per i suoi valori più alti». «Rigoni Stern - concludono Gallo e Rizzato - aveva una concezione della caccia esattamente opposta rispetto a quella distruttiva che viene propinata da chi governa il Veneto. Un maggior rispetto per uno dei più grandi scrittori italiani non avrebbe fatto male».
ANSA AMBIENTE
12 NOVEMBRE 2009
IN RUSSIA PROGRAMMA PER TUTELA TIGRI AMUR
MOSCA - Il governo russo ha deciso di aumentare i finanziamenti destinati al programma di tutela delle tigri dell'Amur, specie a rischio di estinzione nel paese, stanziando ulteriori 500 mila dollari. Lo riferisce il quotidiano Gazeta, che cita il viceministro per le Risorse naturali e per l'Ecologia, Igor Maidanov. I fondi erogati dal Cremlino rientrano tra i finanziamenti destinati ad un programma internazionale di protezione delle tigri promosso da 13 nazioni, tra cui Russia, India, Corea del sud e Nepal. L'obiettivo del programma, il cui costo totale secondo il Wwf si aggira intorno a un miliardo di dollari, e' quello di raddoppiare il numero degli esemplari dell'animale entro il 2020. Maidanov ha osservato che la Russia e' molto attenta alla causa. Per arginare il problema della rapida estinzione delle tigri dell'Amur, negli ultimi tre anni sono stati creati nella Federazione tre parchi nazionali e una riserva naturale destinata esclusivamente a questa specie. Il direttore della filiale russa del Wwf, Igor Cestin, - citato dal giornale - ha osservato che al mondo ci sono in tutto 3.500 tigri e che la specie russa conta 450 esemplari. ''La situazione e' catastrofica'', ha detto Cestin spiegando che un secolo fa l'animale contava circa 100 mila esemplari. Cestin ha ricordato poi che a settembre 2010 verra' organizzato nella citta' di Vladivostok, nell'Estremo Oriente russo, il ''Summit della tigre'' cui parteciperanno i capi di governo dei 13 paesi coinvolti nel programma di tutela. ''Bisogna proteggere il territorio in cui abitano questi animali e garantire loro il cibo necessario per vivere. Dobbiamo inoltre rafforzare i controlli contro i bracconieri e il commercio illegale delle tigri'', ha aggiunto Cestin. Un recente sondaggio svolto dal Wwf in Russia ha rivelato che, sebbene un quarto della popolazione ignori che nel paese vivano le tigri, la maggioranza dei russi e' favorevole a misure per garantirne la sopravvivenza, e di questi il 40% pensa che finora lo Stato non abbia fatto abbastanza per proteggere la specie. Il Wwf, dal canto suo, ha avviato una campagna per sostenere la sopravvivenza delle tigri. A tal proposito il prossimo aprile sara' organizzata a Mosca una maratona sportiva di beneficenza e a settembre 2010, prima del summit internazionale, sempre nella capitale russa si terra' un concerto di beneficenza il cui ricavato sara' destinato a sostenere la causa delle tigri. IL TIRRENO 12 NOVEMBRE 2009
Chiuso il Carapax per la salmonella
Elisabetta Giorgi
MASSA MARITTIMA (GR). Allarme salmonella al centro Carapax. Gli accertamenti di Asl e Arpat hanno riscontrato la presenza del batterio in un laghetto del centro recupero tartarughe, e il sindaco di Massa Marittima ha imposto la bonifica dell’area, vietandone l’accesso. Il divieto è arrivato con un’ ordinanza firmata nei giorni scorsi dal sindaco Lidia Bai nella quale impone al direttore l’immediata bonifica della zona. Non più, quindi, solo problemi di «detenzione irregolare di specie esotiche» e di rilascio degli immobili e terreni della Regione Toscana. In località Venelle è esplosa forte la questione ambientale, riguardante rischi sull’igiene e la sanità pubblica. In uno specchio d’acqua detto “Lousiana lake”, esperti della sanità e della sicurezza ambientale hanno rilevato una consistente presenza dei batteri della salmonella, l’agente batterico più comunemente isolato e pericoloso in caso di infezioni trasmesse dagli alimenti. In particolare il primo ottobre scorso l’Asl evidenziava la presenza di coliformi ed enterococchi (indice di una fecalizzazione ambientale), oltre ad agenti patogeni (appunto la salmonella) nel laghetto detto “Louisiana Lake”, che ospita vari tipi di tartarughe. Così il sindaco Lidia Bai ha convocato una “riunione operativa” in Comune, con gli enti interessati, per poi disporre l’atto formale con cui obbliga il direttore del centro, Donato Ballasina, a provvedere subito a bonificare i luoghi infestati dal batterio. L’ordinanza fissa anche una serie di ultimatum a decorrere dalla notifica dell’atto. Da parte sua Ballasina deve redigere «un piano di gestione del rischio sanitario e di tutela delle tartarughe», e comunicare il crono programma degli interventi. Il piano impone una serie di misure a tutela del benessere degli animali (separazione delle tartarughe e costante ricambio d’acqua), ma anche dell’igiene, della sicurezza e della salute pubblica. Non ultima, l’ordinanza ha vietato l’accesso al pubblico per impedire che le persone entrino in contatto con il battterioo. Ora la polizia municipale, forze dell’ordine e l’Asl dovranno verificare l’esecuzione dell’ordinanza, contro la quale i titolari del centro possono presentare ricorso al Tar entro 60 giorni. Segnalata per la prima volta nel 1886, durante la peste suina, dal medico americano Daniel Salmon, la salmonella (presente in natura con più di 2000 varianti) ha già infestato - lo scorso agosto - le acque del laghetto nel parco di via Giotto, costringendo il sindaco Bonifazi a fare un’ordinanza simile a quella del sindaco di Massa. IL TIRRENO 12 NOVEMBRE 2009
Biodiversità sempre più minacciata Oltre 17mila specie animali a rischio
Nei giorni scorsi l’Iucn (International Union Conservazione della Natura) ha reso noto l’ultimo aggiornamento della sua Lista Rossa e purtroppo le notizie non sono buone: «17.291 specie sulle 47.677 specie repertoriate sono minacciate di estinzione». Secondo l’Iucn «I risultati rivelano che il 21% di tutti i mammiferi conosciuti, il 30% di tutti gli anfibi conosciuti, il 12% di tutti gli uccelli, il 28% dei rettili, il 37% dei pesci di acqua dolce, il 70% delle piante, il 35% degli invertebrati repertoriati ad oggi sono minacciati». L’umanità sta assistendo inconsapevole alla perdita della bellezza e all’assottigliarsi della complessa tela della vita che la sostiene. L’Antropocene ingoia specie su specie e la Lista Rossa lancia un allarme troppo spesso inascoltato. Secondo Jane Smart, direttrice del Biodiversity conservation group dell’Iucn «Si accumulano le prove della severità della crisi dell’estinzione che stiamo attraversando. A gennaio inizierà l’International Year of Biodiversity. Secondo le ultime analisi della Red List dell’Iucn, sarà impossibile arginare la perdita della biodiversità nel 2010, come prevedevano i nostri obiettivi. E’ tempo che i governi comincino seriamente ad operare per la protezione delle specie e che questo scottante soggetto figuri tra le loro priorità l’anno prossimo, perché il tempo pressa». La situazione è particolarmente drammatica per gli animali a noi più vicini: sulle 5.490 specie di mammiferi classificate nel mondo, 79 sono estinte o estinte allo stato selvatico, 188 sono in pericolo critico di estinzione, 449 sono in pericolo e 505 vulnerabili. Per la prima volta compare nella Lista Rossa il Voalavo antsahabensis, un roditore del Madagascar che è in pericolo a causa della pratica del “brucia e coltiva” che sta distruggendo le foreste tropicali di montagna nella grande isola africana. Nella Red List compaiono 1.677 specie di rettili, e addirittura 293 sono state aggiunte quest’anno. In tutto, 469 specie sono minacciate di estinzione, 22 sono già estinte io estinte allo stato selvatico. L’estinzione avanza a grandi passi tra i rettili delle Filippine che ormai contano ben 165 specie endemiche nella Lista Rossa, compreso il varano di Panay (Varanus mabitang), un sauro estremamente localizzato e minacciato sia dalla perdita di habitat dovuta all’agricoltura ed alla deforestazione, sia dalla caccia. Anche l’idrosauro delle Filippine (Hydrosaurus pustulatus) é entrato nella Red List come vulnerabile, causa la caccia intensiva cui vengono sottoposti i suoi piccoli per rifornire il mercato occidentale degli animali da compagnia, mentre gli adulti vengono cacciati per la loro carne da vendere sul mercato locale. Simon Stuart, che dirige la Species survival commission dell’Iucn, spiega che «I rettili del pianeta sono senza o in una cattiva posizione, ma è possibile che la situazione attuale sia ben peggio di quanto appaia. Servirebbe una valutazione basata su tutti i rettili per capire la gravità della situazione, ma ci mancano i 2 o 3 milioni di dollari necessari». Mentre scarseggiano i dollari (promessi solennemente anche al G8) gli animali che più soffrono il cambiamento climatico e l’inquinamento stanno scomparendo in silenzio: secondo la Lista Rossa Iucn tra le 6.285 specie di anfibi fino ad oggi conosciute nel mondo, 1.895 sono in pericolo di estinzione, il record tra i vari gruppi del regno animale. 39 specie di anfibi sono ormai estinte o scomparse in natura, 484 sono in pericolo critico di estinzione, 754 sono in pericolo e 657 sono vulnerabili. Dalla Lista Rossa emerge proprio la drammatica situazione della fauna di acqua dolce, che cioè vive nell’elemento vitale per la sopravvivenza ed il benessere degli esseri umani. Sono 3.120 specie di pesci di acqua dolce, 510 in più di quelle comprese nelle Red List l’anno scorso, ma rimane ancora molto da fare per conoscere la situazione di tutti i pesci dolceacquicoli del mondo. Quel che oggi sappiamo è che almeno 1.147 specie sono minacciate di estinzione. La Lista Rossa si occupa anche del mondo vegetale che molti vedono come un indistinto problema all’interno della più generale deforestazione. Ma sulle 12.151 specie di piante comprese nella Lista, ben 8.500 sono minacciate di estinzione e 114 sono già estinte o ne rimangono solo esemplari coltivati.
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SWISSCOM 12 NOVEMBRE 2009
Trapianti: pelle suina per rifare seni dopo tumore Sei donne operate recentemente in Germania per un tumore al petto, con asportazione del seno, hanno ricevuto tessuto cutaneo di maiale come base per la ricostruzione e l'impianto di protesi al silicone, hanno reso noto oggi a Monaco di Baviera ricercatori della clinica di medicina femminile e neonatalità del policlinico universitario
Per la prima volta in Europa i medici tedeschi hanno rinunciato al metodo consueto, cioé al trapianto di pelle e tessuto adiposo prelevato alle pazienti in altri punti del corpo, soprattutto dallo stomaco, dal sedere o dalla schiena, in quanto questa tecnica lascia cicatrici molto marcate. Il nuovo sistema invece fa uso di materiale sottocutaneo di maiale, al quale in laboratorio sono state tolte tutte le cellule suine. Rimane così una struttura sterile, ma completa di vasi sanguigni, che viene impiantata al momento stesso dell'asportazione del seno e fa da base per la rigenerazione e la ricostruzione di tessuto del petto, in grado poi di sostenere la protesi artificiale. Finora con questo metodo, denominato 'Strattice Reconstructive Tissue Matrix' non ci sono stati fenomeni di rigetto in nessuna delle sei donne operate. I medici tedeschi riconoscono che la sperimentazione è solo all'inizio, ma anche in America si sta lavorando in questa direzione e per ora le mutue in Germania hanno accettato di finanziare questi interventi.
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