IL GIORNALE
12 SETTEMBRE 2009
AUTORIZZATO A MENDICARE SOLO CHI HA UN ANIMALE COME "VERO COMPAGNO"
Savona - Questa volta l’Enpa di Savona esulta. Dalla Protezione Animali del ponente ligure arriva un comunicato positivo, occasione più unica che rara nell’aggiornamento del quotidiano bollettino di guerra animalista che denuncia incessantemente soprusi e violenze subiti da povere bestiole indifese. Motivo della soddisfazione dell’Enpa è la firma dell’ordinanza del sindaco di Celle Ligure, Remo Zunino, che impone di verificare amicizie e stato di famiglia degli animali mendicanti.
L’idea è della stessa Enpa, il sindaco l’ha fatta propria. Anzi, oltre ai vigili, saranno proprio le guardie zoofile dell’Enpa a dover far rispettare l’ordinanza. Lo scopo della regola appena introdotta a Celle è nobile: impedire che accattoni e senza tetto sfruttino cani, gatti e altri animali per impietosire i passanti e ottenere un obolo. Ma ai vigili (e agli uomini dell’Enpa) non è richiesto di portare via quei poveri animali costretti a restare sdraiati agli angoli delle strade. Non almeno se dimostrano di essere «amici veri» degli accattoni. In questo caso possono, anzi devono, essere lasciati in pace. E continuare a impietosire i passanti. «Il testo elaborato dai tecnici e legali volontari dell’Enpa - annuncia orgogliosa la Protezione animali - intende distinguere tra chi ha nel cane o nel gatto un vero compagno di vita e chi invece se ne serve solo per attirare la pietà e l’elemosina, nel qual caso scatta il sequestro e la confisca». L’ultimo incarico dei vigili sarà dunque quello di richiedere lo stato di famiglia degli animali usati dai mendicanti. Il problema potrebbe porsi qualora cani, gatti e accattoni dovessero risultare tutti residenti sotto lo stesso tetto, sotto lo stesso cielo stellato o sullo stesso cartone. Una formale «convivenza» di questo potrebbe ben rappresentare un’unione di fatto e quindi autorizzare all’accattonaggio legittimo mediante uso di animali. Ma forse proprio per questo il Comune ha indicato le Guardie Zoofile dell’Enpa come i collaboratori della polizia municipale e del servizio veterinario della Asl. Il comunicato chiude con un rammarico relativo alla situazione nel Comune di Savona. Mentre altre amministrazioni hanno un’ordinanza contro l’accattonaggio con animali, il capoluogo «non ha finora accolto le ripetute richieste dell’Enpa». Nel fare allontanare i mendicanti, i vigili savonesi non sono infatti tenuti a lasciar stare quelli con animali «amici».
ANSA
12 SETTEMBRE 2009
Incendi: Carrodano, fuoco ha fatto strage di animali e orti
Il cordone a difesa delle case non ha impedito distruzione terre
LA SPEZIA - ''La vendemmia l'ha fatta il fuoco''. Maurizio Bocchia della Protezione Civile della della Spezia, riassume cosi' la desolazione. I terreni coltivati che fino a 2 giorni fa sorgevano sotto la macchia boschiva di Carrodano, a un passo dalle case,sono stati completamente distrutti dagli incendi.Il cordone a difesa delle case non ha potuto impedire la devastazione di orti, terreni, e piccoli allevamenti domestici, con polli, conigli e altri animali da cortile, bruciati vivi dalle fiamme.
IL SECOLO XIX
12 SETTEMBRE 2009
Carrodano, il fuoco si ritira Devastati orti e allevamenti
Carrodano (SP) - Si respira, finalmente, a Carrodano: dopo due giorni di devastanti incendi, che hanno tenuto col fiato sospeso un migliaio di persone nella zona, la situazione è stata definita «sotto controllo» dalle autorità.In zona continuano a operare oltre cento persone, fra vigili del Fuoco, Forestale, volontari Antincendio boschivo, tutti impegnati a bagnare terreno e arbusti in vista della bonifica, che dovrebbe iniziare nel pomeriggio e durare almeno due giorni.
Le previsioni meteo segnalano per domani qualche rovescio sulla zona del Vara, un’eventualità attesa, perché aiuterebbe il lavoro delle squadre a terra.
L’assessore regionale all’Agricoltura ha visitato la zona e ha preso atto dei «gravi danni» ai boschi e alle strutture, come l’acquedotto comunale, le coltivazioni, alcuni rustici, le strade; incominciato il conto delle risorse che saranno necessarie per ripristinare le condizioni di normalità.
Una prima stima è stata fatta da Maurizio Bocchia, responsabile della Protezione Civile della Provincia della Spezia: «La vendemmia l’ha fatta il fuoco»; il cordone di presidio fatto a difesa delle case, infatti, non ha potuto impedire la devastazione di orti, terreni, e piccoli allevamenti domestici, con polli, conigli, e altri animali da cortile, bruciati vivi dalle fiamme.
«Purtroppo non si poteva fare di più, non ci aspettiamo di trovarne vivi - ha detto Bocchia - Ora si pone il problema igienico-sanitario della bonifica delle carcasse. Qui la realtà è fatta di piccoli coltivatori che hanno la terra e gli animali per consumo familiare. È stato spazzato via tutto».
Ora che il fuoco finalmente è cessato, si ha piena consapevolezza del disastro fatto dalle fiamme che fortunatamente non hanno provocato vittime o feriti: «Prima che la natura si riprenda, qui, ci vorrà un bel po’ di tempo» ha aggiunto Bocchia.
ESTENSE.COM
12 SETTEMBRE 2009
Polpette avvelenate per cani
Ilaria Catozzi
Provincia di Ferrara - Da giorni ormai si rincorre una voce tra i padroni dei cani che si trovano a percorrere l'area di sgambamento del sottomura: "attenzione alle polpette avvelenate". Ebbene ieri nuovamente un decesso, una cucciola di Shitzu di nome Angel, 5 mesi soltanto. La voce che aleggia tra i vari passaparola è terrificante. Pare che il sottomura dalla Casa del boia a San Giorgio sia disseminato di piccole polpette contenenti veleno per topi. Molti cani golosi assumono così dosi di veleno letali, che con un incubazione che può arrivare a 48h porta ad un agonia tremenda ed infine al decesso. Sempre questa voce dice che sembrano già identificate le persone che compiono questo atto ignobile e vile (pare una coppia di mezza età), e per ora si attende che la voce divenga urlo reale e conclamato. Mi chiedo come sia possibile arrivare a questi estremi solo per il fastidio che provano nel fare jogging dove è area libera di sgambamento, concessa dal comune con tanto di autorizzazione registrata. E' una cosa vergognosa, a cui personalmente spero venga messa la parola fine al più presto. Noi padroni siamo impauriti, sempre attenti, e ora come ora decisi a far passeggiare i nostri cani in altri luoghi.
LIBERO
12 SETTEMBRE 2009
ANIMALI: PALERMO, TROVATI CINQUE CUCCIOLI ABBANDONATI VICINO CASSONETTO
Palermo - Cinque cuccioli di cane abbandonati ai piedi di un cassonetto per la spazzatura sono stati tratti in salvo dalla Polizia a Palermo. I poliziotti dell'Ufficio Prevenzione Generale, transitando per via Zaban, hanno notato i cuccioli vicino un cassonetto Amia che ignoti avevano abbandonato. Nel contempo e' arrivato l'autocompattatore dell'Amia e solo il pronto intervento della Volante ha tratto in salvo i cuccioli i quali poco dopo venivano trasportati dall'equipaggio presso il canile comunale di via Tiro a Segno e consegnati al custode.
IL CENTRO
12 SETTEMBRE 2009
Lupa morta trovata sui monti Gemelli
VALLE CASTELLANA (TE). La carcassa di una lupa è stata trovata dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato di Rocca Santa Maria nella zona di San Giacomo, a circa 1500 metri sui monti Gemelli, in una zona del Parco Gran Sasso Laga. La scoperta è stata fatta ieri mattina, nel corso di alcuni controlli sul territorio fatti dagli agenti. La carcassa dell’animale, morta da circa quattro giorni, è stata trovata sopra gli impianti sciistici di Monte Piselli, al confine con l’Ascolano. Sul posto, dopo la segnalazione della Forestale, è intervenuto il veterinario del Parco. Secondo gli agenti l’animale sarebbe morto durante lo scontro con un altro lupo, a dimostrazione del fatto che nella zona la presenza di questi animali non è più una rarità. Non è la prima volta, infatti, che negli ultimi tempi i lupi vengono avvistati sulle montagne del Teramano. Qualche mese fa, infatti, a Cerqueto alcuni lupi si sono spinti fin nel centro storico e per qualche minuto si sono fatti ammirare da alcune persone che si trovavano davanti al bar. Qualche giorno prima erano stati avvistati in alcune contrade periferiche di Montorio a fare razzia di galline e polli. Ora il ritrovamento della carcassa nella zona di San Giacomo dimostra che molto probabilmente ci sono più branchi di lupi che stanno tornando sulle montagne del parco Gran Sasso e Monti della Laga.
IRPINIA NEWS
12 SETTEMBRE 2009
CANE DA CACCIA RISCHIA DI ANNEGARE: INTERVENGONO I CARABINIERI
Paternopoli (AV) - Nonostante i continui appelli per sensibilizzare la cittadinanza ad accrescere la tutela degli animali e contrastarne l'abbandono, i Carabinieri della compagnia MOntella sono dovuti intervenire per trarre in salvo un cane che stava per annegare. I militari della Stazione di Ptenopoli, sono stati avvisati da alcuni abitanti del luog, attratti dai latrati di un cane che era caduto in una vasca colma di acqua utilizzata per l'irrigazione agricola. I Carabinieri sono immediatamente intervenuti e, dopo alcuni tentativi, sono riusciti a salvare l'animale che stava per annegare. Il cane, un setter inglese utilizzato di solito dai cacciatori per le loro battute di caccia o anche per la ricerca dei tartufi, probabilmente sfuggito al suo padrone per rincorrere una preda, era caduto in una vasca di irrigazione piena d'acqua, in contrada Canalicchio. I Carabinieri, con l'aiuto di volontari, hanno proceduto a tirare fuori il segugio che, rifocillato, è stato successivamente affidato al servizio veterinario per le cure del caso, nonostante il complessivo stato di salute fosse buono. Le operazioni, comunque, sono state rese difficili dalla reazione dell'animale che, sebbene affaticato per essere rimasto a galla divrse ore nella profonda vasca, ha più volte cercato di aggredire i militari operanti che l'hanno salvato da morte sicura. I Carabinieri, inoltre, mediante la lettura del micochip, sono riusciti ad identificare l'animale, registrato regolarmente all'anagrafe canina, risalendo dunque al proprietario che, con estrema gratitudine, ha potuto "riabbracciare" il suo amico di tante avventure.
FOTO
http://www.irpinianews.it/Cronaca/news/?news=53903
IL TIRRENO
12 SETTEMBRE 2009
Vandali scatenati contro la pet-therapy
FORTE (LU). I soliti ignoti sono tornati a colpire pesantemente il campo di pet-therapy “La Wilma” che la Croce Verde gestisce da tempo in via Venezia a Vittoria Apuana. Ingenti i danni. «Non ne possiamo più di questi vandalismi - spiega Vasco Franceschi della Croce Verde -: ormai abbiamo perso il conto; hanno distrutto il generatore, sfondato la rete, rotto il cancello e perfino tagliato in spregio lo striscione di dedica del campo alla canina “Wilma” che tutti al Forte conoscevano bene. Mi sfuggono le ragioni di tanta cattiveria, - prosegue Franceschi - e non vorrei che qualcuno ci confondesse con il progettato campo di sgambatura per cani del Comune che ha sollevato proteste. Il nostro non è un canile, ma una scuola dove si addestrano cani per una terapia con gli animali riconosciuta e seguita ormai da tante cliniche e ospedali in favore di anziani, disabili e persone sole. Approfittarsi del buio per distruggere il nostro lavoro di volontari è veramente ignobile, preferirei che facessero avanti a viso scoperto». Franceschi ha anche annunciato di aver denunciato i fatti all’Autorità giudiziaria: «Se qualcuno pensaa di intimidirci si sbaglia, così rafforza soltanto la nostra volontà di agire per le persone che hanno bisogno di queste terapie».
LIBERO
12 SETTEMBRE 2009
La battaglia degli scoiattoli
Albina Perri
Negli umidi sottoboschi del Nord Italia gli americani le stanno dando di santa ragione ai rossi. E sarebbe una gran bella notizia, se non fosse che stiamo parlando di scoiattoli. Qui nel mondo dei roditori, infatti, le cose girano in modo strano, e se i rossi le prendono c’è poco da stare allegri: loro sono i “nostri”, gli europei. Gli altri, i Cip e Ciop, sono grandi, grossi, grigi e cattivi, arrivano da oltre Oceano e minacciano i fulvi mingherlini, rubano loro le noccioline e le more, spogliano le cortecce dei pioppi e portano le malattie. Extracomunitari belli e buoni. La guerra baffuta sta diventando talmente cruenta, coi fulvi impegnati a resistere dentro stracci di bosco sempre più minuscoli, che ne è giunta notizia pure fra gli umani. Piemonte, Liguria e Lombardia hanno approntato piani di “eradicamento”, l’Unione Europea ha chiesto di abbattere senza sentimento e ha invocato la pulizia etnica, Svizzera e Francia hanno preparato trappole anti-invasione pelosa e pregano che gli scoiattoli stranieri non varchino le Alpi. Insomma, il sottobosco è a carte quarantotto. La guerra degli scoiattoli è venuta alla luce a Genova, perché un paio di consiglieri regionali del Pdl ha rivolto un’interpellanza al presidente, Claudio Burlando. La Liguria ha infatti preventivato in bilancio una spesa di 240 mila euro per interventi “volti a contrastare la presenza dello scoiattolo grigio nel parco di Nervi, una importante minaccia”. Così si è saputo del cancan internazionale intorno al grigio dentone e che Piemonte, Lombardia e Liguria hanno firmato un protocollo d’intesa con il ministero dell’Ambiente per coordinare interventi di eradicazione. E pure che l’Europa potrebbe chiederci il conto del flagello straniero, e farci pagare una multa per non essere riusciti a debellarlo in tempo. La convenzione di Berna e un paio di raccomandazioni di Strasburgo infatti parlano chiaro: vanno «eliminate le specie di vertebrati alloctoni che rappresentino una minaccia per la fauna indigena». E lo scoiattolo grigio lo è: in gran Bretagna, dove è stato introdotto accidentalmente nel 1930 nel parco di Henbury, Cheshire, sono diventati due milioni e mezzo. Lì la guerra sembra definitivamente persa visto che, al contrario, lo scoiattolo rosso è passato da 5 milioni a 160 mila. Il rosso perde perché è più piccolo e di gusti alimentari difficili. L’americano è di bocca buona, massiccio e sano. Vince il più forte, dice la legge della giungla.Il grigio invasore è arrivato in Italia nel secondo dopoguerra, insieme col chewing-gum, il be-bop e Humphrey Bogart. Colpa di un diplomatico italiano, l’ingegner Casimiro Simonis di Vallario, rimasto imbambolato davanti al musetto cucciolo del roditore americano. L’ingegnere ne volle a tutti i costi un paio di coppie nel giardino di casa, il parco della villa di Candiolo, nei pressi di Torino. Una coppia, appena liberata, fuggì per i boschi, l’altra rimase nel giardino di villa Simonis e si riprodusse. Gli esemplari rimasti a villa Simonis furono poi abbattuti a fucilate nel 1977 per i danni arrecati alle piante da frutto.Da allora i grigi si sono moltiplicati, e i rossi si sono fatti rari, tanto che nella lista della Iucn (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), nel 2006, tra le 16.119 specie a rischio di estinzione sorprendentemente compaiono anche loro, insieme con il ghiro e con molte specie di pipistrelli. Ora in Italia ci sono tre popolazioni di scoiattoli grigi: la più grande, 4000, nelle province di Torino e di Cuneo; una seconda, 200, nella zona di Genova Nervi e una terza, la più pericolosa, che si è stabilita nel versante lombardo del Ticino, di cui non si conosce la consistenza, ma che può espandersi non solo nel resto dell’Italia, ma anche in Francia e Svizzera e da qui colonizzare il centro Europa.Non è la prima volta che in Italia si scatena la caccia allo scoiattolo grigio: tra l’aprile e il giugno 1997 nel Parco di Racconigi furono presi con gabbie-trappola e poi soppressi col gas. In due settimane vennero eliminati 188 individui (più del 50% della popolazione locale), tra cui quattro femmine in allattamento. Gli animalisti, Lav in testa, protestarono. Riuscirono a fermare la strage ma non a vedere condannati per maltrattamento i funzionari che avevano gasato gli americani. Oltre allo scoiattolo, sono 10.670 le specie aliene, tra animali e vegetali, che hanno invaso l’Europa. Il dato è il risultato di un programma della Commissione Europea chiamato Daisie (Delivering Alien Invasive Species Inventories for Europe). Ne sono esempi la medusa Rhopilema nomadica, arrivata dall’Asia attraverso il canale di Suez, o il mollusco bivalve d’acqua dolce Dreissena polymorpha, originario della Russia caspica che in Spagna ostacola la navigazione sull’Ebro, il visone americano e la nutria del Sud America. Anche oggi gli animalisti in Lombardia e in Liguria si stanno passando la voce: le previsioni dicono che se non si interviene, alla fine del secolo gli scoiattoli grigi in Italia saranno circa 11 milioni, più dei cani e dei gatti, ma a loro le previsioni non toccano. Sterilizziamoli, dicono, al limite catturiamoli e poi liberiamoli in luoghi dove non possono far danni, magari proprio in America. Tenere a bada le popolazioni straniere in Italia perché non prendano il sopravvento, soffocando le nostre, è necessario. Ma per respingere gli immigrati alle frontiere c’è modo e modo. Si attende ora l’ultima puntata di Cip e Ciop, sperando che non finisca in una camera a gas.
IL GIORNALE
12 SETTEMBRE 2009
NELL'ENTELLA NON C'E' OSSIGENO PER I PESCI
La Provincia discute delle morie di luglio. L’assessore Briano: «Meno male che se ne parla»
Provincia di Genova - L’Entella non gode certo di buona salute. La «fiumana bella» cantata da Dante nella Divina Commedia è gravemente malata e la moria di pesci e di anatre avvenuta nel luglio scorso è solo il termometro di una situazione preoccupante. La conferma arriva dalla Provincia di Genova che si è occupata ieri del caso su iniziativa dei consiglieri Angelo Spanò (Verdi) e Mario Maggi (Pdl), che per rispondere alle preoccupazioni dei cittadini avevano sollecitato gli enti interessati a fare accertamenti.
Ieri mattina la V commissione ha ricostruito gli eventi e gli interventi messi in atto nelle scorse settimane. Analisi dell’acqua e degli animali morti sono state al centro della discussione. Per quanto riguarda i pesci, la moria è da addebitare alla scarsità d’acqua e di ossigeno, che ha abbattuto le difese immunitarie e permesso il proliferarsi di batteri sempre presenti nei corsi d’acqua, che hanno attaccato gli animali. Per i volatili invece, solo in due casi si è accertata la morte per ingestione di topicida. Ma topicida di terza generazione, non solubile in acqua, e quindi non pericoloso per l’inquinamento delle falde acquifere. La chiosa all’incontro non è peraltro delle più incisive. «Una discussione utile – ha infatti detto l’assessora al patrimonio naturalistico Renata Briano – per fare chiarezza su quanto è accaduto nell’Entella. Riguardo a questo problema la Provincia si è mossa immediatamente con la Asl e l’Arpal, anche se non aveva competenza diretta sulla salute pubblica. Per il futuro ci auguriamo che ci sia miglior coordinamento per una informazione corretta e scientificamente valida, per il più tempestiva possibile».
LA TRIBUNA DI TREVISO
12 SETTEMBRE 2009
Abbattere 500 cervi
Francesco Dal Mas
VITTORIO VENETO (TV). Gli allevatori del Cansiglio, esasperati dell’assalto quotidiano dei cervi, chiedono che ne vengano abbattuti 300 capi, oltre ai 200 oggi selezionati. La Regione dovrebbe decidere in merito nella seduta di martedì prossimo della Giunta-Galan, ma siccome non sono certi che questo accadrà, gli stessi allevatori hanno messo in programma per stamani una manifestazione di protesta, in occasione della visita in Pian Cansiglio del ministro delle risorse agricole Luca Zaia e di oltre un migliaio di persone interessate ai temi e ad una nuova iniziativa di sfruttamento ecocompatibile del bosco. Di sicuro volantineranno la loro protesta, ma potrebbero andare pure oltre. «I cervi del Cansiglio sono ormai 2000 - spiega Paolo Casagrande, sindacalista dell’Anpa che rappresenta i produttori locali - e quelli compatibili con la foresta non dovrebbero essere più di 6-700. Da anni, pertanto, sollecitiamo l’abbattimento selezionato. Non solo, anche il risarcimento dei danni, che ammontano a 100 mila euro, maturati soltanto in un biennio». Nell’ambito dei demani statale e regionale, gestiti il primo dal Corpo forestale dello Stato, il secondo da Veneto Agricoltura, è vietata la caccia al cervo. All’esterno della foresta è consentito sparare a 200 capi; il territorio è quello della pedemontana, da Cordinagno a Fregona, e da Farra a Tambre. «Il fatto è - spiega Casagrande - che i cervi, avvertendo gli spari che arrivano dall’esterno, stanno rifugiati tra abeti e faggi, dentro la foresta. Quindi non si riesce nemmeno a raggiungere quota 200, quindi gli animali sono in continuo aumento». Ed ecco la proposta: la Regione acconsenta l’abbattimento anche nel demanio, almeno di un centinaio di capi. E per recuperare le quote mancate, conceda il raddoppio dei cervi da poter cacciare all’esterno, da 200 a 400. Su queste basi è stata intavolata una trattativa con la Provincia di Belluno e con quella di Treviso, ovviamente anche con Veneto Agricoltura e con il Corpo forestale dello Stato. I primi risultati dovrebbero essere portati all’esame dell’esecutivo regionale martedì prossimo. Ma l’accanimento degli allevatori, comprensibile per i danni subiti, è accompagnato dai tanti dubbi di chi, sia in Veneto Agricoltura che tra i Forestali dello Stato ritiene utile la caccia di selezione. «Non vogliamo l’espulsione dei cervi, ma - insiste Casagrande a nome degli operatori zootecnici - una contrazione del numero, per evitare 50 mila euro di danni l’anno. Danni che si evidenzieranno soprattutto nei prossimi giorni, la stagione dei bramiti, quando i pascoli saranno presi d’assalto dai curiosi che faranno impazzire i cervi, fino a provocarne lo schianto contro i recenti».
CORRIERE DELLE ALPI
12 SETTEMBRE 2009
Abbattete altri trecento cervi
Provincia di Treviso - PIAN CANSIGLIO. Gli allevatori del Cansiglio, esasperati dell’assalto quotidiano dei cervi, chiedono che ne vengano abbattuti 300 capi, oltre ai 200 oggi selezionati. La Regione Veneto dovrebbe decidere in merito nella seduta di giunta di martedì, ma siccome non sono certi che questo accadrà, gli stessi allevatori hanno messo in programma per stamani una manifestazione di protesta, in occasione della visita in Pian Cansiglio del ministro dell’Agricoltura Luca Zaia e di oltre un migliaio di persone interessate ai temi forestale. Di sicuro volantineranno la loro protesta, ma potrebbero andare oltre. «I cervi del Cansiglio sono ormai 2000 - spiega Paolo Casagrande, sindacalista dell’Anpa che rappresenta i produttori locali - e quelli compatibili con la foresta non dovrebbero essere più di 6-700. Da anni sollecitiamo l’abbattimento selezionato. Non solo, anche il risarcimento dei danni, che ammontano a 100.000 euro, maturati solo in un biennio». Nell’ambito dei demani statale e regionale, gestiti il primo dal Corpo forestale dello Stato, il secondo da Veneto Agricpoltura, è vietata la caccia al cervo. All’esterno della foresta è consentito sparare a 200 capi; il territorio è quello della pedemontana, da Cordinagno a Fregona, e da Farra a Tambre. «Il fatto è - spiega Casagrande - che i cervi, avvertendo gli spari che arrivano dall’esterno, stanno rifugiati tra abeti e faggi, dentro la foresta. Quindi non si riesce nemmeno a raggiungere quota 200, quindi gli animali sono in continuo aumento». Ed ecco la proposta: la Regione acconsenti l’abbattimento anche nel demanio, almeno di un centinaio di capi. E per recuperare le quote mancate, conceda il raddoppio dei cervi da poter cacciare all’esterno, da 200 a 400. Su queste basi è stata intavolata una trattativa con la Provincia di Belluno e con quella di Treviso, ovviamente anche con Veneto Agricoltura e con il Corpo forestale dello Stato. I primi risultati dovrebbero essere portati all’ esame dell’esecutivo regionale martedì prossimo. Ma l’accanimento degli allevatori, comprensibile per i danni subiti, è accompagnato dai tanti dubbi di chi, sia in Veneto Agricoltura che tra i Forestali dello Stato ritiene utile la caccia di selezione. «Non vogliamo l’espulsione dei cervi, ma - insiste Casagrande a nome degli operatori zootecnici - una contrazione del numero, per evitare 50 mila euro di danni l’anno. Danni che si evidenzieranno soprattutto nei prossimi giorni, la stagione dei bramiti, quando i pascoli saranno presi d’ assalto dai curiosi che faranno impazzire i cervi, fino a provocarne lo schianto contro i recenti». Il Pian Cansiglio è luogo di produzione del biologico, ma il pascolo dei cervi ha ridotto del 30% la disponibilità di erba per le mucche, per cui il fieno bio viene importato dall’Emilia Romagna e da altre regioni, a prezzi astronomici.
ASCA
12 SETTEMBRE 2009
FORESTE: ZAIA, NECESSARI ABBATTIMENTI CERVI DEL CANSIGLIO
Belluno - ''I cervi sull'altopiano del Cansiglio sono decisamente troppi e, quindi, bisognera' procedere con l'abbattimento selezionato oppure con la cattura ed il trasporto degli animali in altre foreste''. Lo afferma il ministro dell'agricoltura e delle foreste, Luca Zaia, dopo aver incontrato alcuni allevatori dell'altopiano, a cavallo delle province di Treviso, Belluno e Pordenone, in protesta perche' la presenza, a loro avviso, di oltre 2 mila cervi, ha provocato in due anni danni per 100 mila euro.Secondo le loro richieste, bisognerebbe abbattere o trasferire in altra area circa 500 capi. ''Siccome nei contesti nei quali l'ecosistema salta bisogna intervenire perche' altrimenti si crea davvero gravi problemi - dichiara Zaia -, penso che il contenimento della popolazione dei cervi ormai sia qualcosa di irrinunciabile, si tratti di un piano di abbattimento o di un programma di trasferimento.Programmi, questi, sui quali dovrebbero essere d'accordo anche gli ambientalisti''.
LA PROVINCIA DI COMO
12 SETTEMBRE 2009
Caprioli "spericolati" vivono vicino al poligono
CARLAZZO (CO) - Siamo nel campo di tiro con carabina realizzato dalla sezione cacciatori di Carlazzo ai Monti di Gottro. Il presidente, Sandro Tenca, si spinge sul bordo e lancia un sasso nella boscaglia sottostante: due caprioli, mamma e piccolo, sbucano con un salto dal fogliame e si dileguano nel bosco. «Dormono sempre qui sotto - riferisce l’esperto cacciatore, che poi mostra anche evidenti tracce di ungulati proprio all’interno dell’area del poligono -. La selvaggina si abitua e non viene spaventata dagli spari. Qui sopra, dove c’è il crotto Mirabel, tutte le sere un branco di cervi si presenta al cospetto dei gestori». Da giugno, quando in funzione il poligono, in giro c’è del malumore, in particolare proprio fra i cacciatori stessi: se gli ungulati non si fanno intimidire dagli spari, gli uccelli che da sempre frequentano i boschi circostanti, in particolare la beccaccia, secondo alcuni si tengono invece alla larga penalizzando chi fa le battute.
«C’è sempre qualche voce che deve distinguersi - afferma Tenca - Le beccacce frequentano la zona soprastante e non si lasciano spaventare dalla presenza dell’uomo e di rumori. L’idea del campo di tiro era nell’aria da parecchio. Mi sono assunto io la responsabilità: ho affittato l’area e, grazie a un lavoro di volontariato, la sezione caccia è riuscita a realizzarlo. Qui vengono per lo più cacciatori per tarare le carabine: affrontare una battuta con un fucile che spara perfettamente significa colpire l’animale nel punti vitali, evitando di lasciarlo in vita storpio o di farlo morire dissanguato dopo ore».
IL CENTRO
12 SETTEMBRE 2009
Reti elettrificate contro i cinghiali
Pasquale D’Alberto
RAIANO (AQ). Circa 800 metri di recinzioni elettrificate a protezione dei terreni coltivati nei Comuni di Raiano e Corfinio presi d’assalto dai cinghiali. L’iniziativa è stata realizzata dal Comune di Raiano e dalla Riserva naturale delle Gole di San Venanzio a seguito delle ripetute segnalazioni dei coltivatori della zona. Sarebbero i campi di mais ad essere presi di mira da cinghiali ealtri animali selvatici. Danni gravi per arginare i quali il Comune si appresta ad attivare altri interventi. Il sindaco Enio Mastrangioli , infatti, ha indetto, per giovedì 17 settembre, la riunione di un apposito tavolo di lavoro con l’obiettivo di individuare soluzioni durature e non episodiche al problema della nefasta presenza sul territorio dei cinghiali e di altra fauna selvatica. All’incontro sono stati invitati gli assessori provinciali all’Ambiente ed all’Agricoltura, Michele Fina e Luca Angelini ; i sindaci di Corfinio, Vittorito, Prezza, Roccacasale e Pratola Peligna; la direzione dei Parchi Sirente-Velino e Maiella-Morrone; le associazioni di categoria degli agricoltori; l’Ambito territoriale di caccia Subequano e la Polizia provinciale. «L’intervento messo in atto» spiega in una nota il sindaco Mastrangioli «tra l’altro in un pezzo di territorio non di competenza del nostro Comune, imperniato sulle «gabbie» e le «colture a perdere», è l’unico possibile, essendo impraticabili altri interventi, fuorilegge». Chiaro il riferimento all’ipotesi di consentire la caccia all’interno del territorio protetto della Riserva. Secondo il primo cittadino tale ipotesi risponde a convinzioni «fuorvianti e proprie di chi non conosce fino in fondo la normativa». Nello stesso tempo Mastrangioli si dice fiducioso sull’esito dell’incontro del 17 settembre: «L’obiettivo» spiega «è quello di chiarire definitivamente i ruoli, i compiti e le competenze di ognuno, per risolvere l’annosa problematica e rendere più certi i raccolti della zona e contribuire così alla sicurezza delle persone».
LA GAZZETTA DI MANTOVA
12 SETTEMBRE 2009
A caccia di notte vicino alle case
Vincenzo Corrado
Virgilio (MN) - Quattro o cinque spari, quasi ogni notte. Gli inquilini del residence Cristallo da qualche giorno sentono degli strani rumori provenire dall’area verde a pochi metri dal residence di strada del Corriere, a Virgilio. L’area fa parte del Parco: la caccia è vietata e anche se non lo fosse, di notte non si potrebbe sparare. Fagiani e lepri popolano la zona: sono loro le prede dei cacciatori notturni? Dopo ogni colpo, si sentono versi di animali, probabilmente fagiani, che vengono colpiti o scappano impauriti. Nella zona si trovano vari tipi di volatili e lepri. Proprio la presenza di animali fa supporre che a sparare siano dei cacciatori, magari armati di torce e a caccia di prede nel parco. Il residence Cristallo comprende una decina di palazzine e solo da quelle che danno sul parco (un paio) si sentono i rumori, mai registrati prima della mezzanotte. A sostegno della tesi dei cacciatori notturni, ci sono anche le modalità della ‘battuta’: i colpi si esauriscono in pochi secondi. Scappa e fuggi, per paura di essere beccati. Difficile supporre che i rumori non siano degli spari, visto che si sentono nonostante il traffico notturno sulla statale Cisa. Ma c’è di più. Chi fino a qualche giorno fa dormiva con la finestra aperta per combattere il caldo, sentiva gli spari nonostante la musica proveniente dal Chiringuito. In pratica le schioppettate si sentivano anche tra il rumore dei camion e la musica dance a qualche centinaia di metri. Da scartare l’ipotesi dei ‘cannoncini’, cioè di strumenti ad aria compressa che sparano per allontanare gli animali dalle coltivazioni. Questo espediente dovrebbe funzionare durante tutta la giornata, non solo la notte. Ma i residenti di giorno non hanno mai sentito rumori sospetti. Anche i volontari dell’Anpana (associazione nazionale protezione animali, natura e ambiente) fanno sapere che nella zona che collega Virgilio al Migliaretto non ci sono spari programmati per proteggere i campi dalla selvaggina. Di fronte al residence Cristallo ci sono delle villette, ma nessuno dei residenti dice di aver mai sentito gli spari.
LA TRIBUNA DI TREVISO
12 SETTEMBRE 2009
Lions, donato un cane-guida
MOGLIANO (TV). Il Lions Club dona un cane-guida ad un cieco. Questo il modo scelto dai soci per aprire l’anno sociale all’insegna della beneficenza, com’è nello spirito del club. L’avvio delle attività dei Lions moglianesi presieduti da Gianantonio Ena è fissato per sabato alle 20 a Villa Braida. Domenica dalle 10.30 in piazza Caduti, dimostrazione dei cani-guida e degli istruttori del centro di addestramento Lions di Milano nell’ambito della manifestazione «Due occhi per chi non vede». Il club ha già stanziato la somma necessaria per l’addestramento del cane. Sarà il Comune che segnalerà ai Lions il nominativo di un cieco bisognoso a cui affidare il quattrozampe per muoversi in sicurezza.
LA ZAMPA.IT
12 SETTEMBRE 2009
Nuovo decreto, farmaci eutanasici solo in mano ai veterinari
Tutti i farmaci eutanasici per animali saranno ad esclusivo uso del veterinario, compreso il Tanax* il cui bugiardino è in via di riscrittura. Un decreto ministeriale firmato dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini, già approvato dalla Conferenza Stato Regioni e ora alla Corte dei Conti, porterà a breve in Gazzetta Ufficiale la soluzione normativa. Lo rendono noto la Federazione Nazionale degli ordini veterinari (Fnovi) e l’Associazione nazionale medici veterinari Italiani (Anmvi) a proposito dell’impiego del Tanax* per l’eutanasia di cani e gatti. Il decreto, al quale ha lavorato per mesi il ministero del Welfare - con la sua Direzione generale della sanità animale e del farmaco veterinario - insieme alla Fnovi e all’Anmvi, colma un vuoto legislativo e rappresenta un intervento normativo coerente con il sistema di farmacovigilanza veterinaria attivo nel nostro Paese per il controllo e la sicurezza dei medicinali impiegati sugli animali. Dunque sul foglietto illustrativo del Tanax* non si leggerà più «da usarsi sotto il diretto controllo del medico veterinario», ma sarà solo il medico veterinario a poterlo gestire. Quanto alla modalità di somministrazione del farmaco al cane o al gatto, foglietto illustrativo a parte, è consolidata prassi medico veterinaria quella di evitare la sofferenza del paziente sottoposto ad eutanasia, come la deontologia e la buona pratica veterinaria richiedono. Ma il provvedimento darà garanzie anche maggiori e andrà oltre il caso Tanax*, assicurano Fnovi e Anmvi. Infatti, potranno essere impiegati solo dal veterinario tutti gli eutanasici e le categorie di farmaci (come ad esempio gli anestetici e gli antineoplastici iniettabili) che richiedono speciali accorgimenti e specifiche competenze per la detenzione e la somministrazione. Quello della sofferenza dell’animale da sopprimere è un problema sentito anche in campo zootecnico, per quei bovini - anche loro esseri senzienti e tutelati dalla legge - non più destinabili alla macellazione e per i quali non esiste alcun farmaco autorizzato. È questo un altro problema che i veterinari italiani stanno affrontando con addetti ai lavori, animalisti e autorità ministeriali.
IL GIORNALE
12 SETTEMBRE 2009
Primato Il record di Otto il bassotto A vent’anni è il cane più vecchio del mondo
Zampe corte, vita lunghissima. È la storia di Otto, un meticcio di bassotto, 20 anni, che oggi vanta il titolo di cane più vecchio del mondo. Il primato è stato ereditato dopo la morte di Chanel, la cagnetta dei record, scomparsa nei giorni scorsi nella sua casa di Long Island, negli Usa, a 21 anni (l’equivalente di 147 negli umani). Anche Chanel era un cane bassotto, ma americano. Otto invece vive a Shrewsbury, in Gran Bretagna (il suo record è stato svelato dal «Daily Telegraph»). Secondo gli esperti non è un caso che Otto sia un bassotto. «È un dato di fatto - ha spiegato Marco Melosi, vice presidente dell’Associazione nazionale medici veterinari italiani all’Adnkronos salute - che l’aspettativa di vita di un cane è inversamente proporzionale alla sua taglia». I cani di grossa taglia sono infatti «più vulnerabili a varie malattie».
LIBERO
12 SETTEMBRE 2009
Il ghepardo più veloce del mondo è femmina e corre i 100 metri in 6,13 secondi
GIANLUCA GROSSI
Si chiama Sarah ed è l’animale terrestre più veloce del mondo. È un ghepardo femmina di otto anni che due giorni fa ha percorso 100 metri in appena 6,13 secondi. Il precedente record spettava a un altro ghepardo - Nyana, ospite in una riserva sudafricana - che nel 2001 ha percorso la stessa distanza in 6,19 secondi. Sarah ha ottenuto il suo record allo zoo americano Regional Cheetah Breeding Facility, più noto col nome di Mast Farm, che si trova a Cincinnati, in Ohio. Sarah, dunque, si gode un primato - registrato dal Road Running Technical Council americano Track & Field - che non sarà facile soffiarle. Lo scopo di queste iniziative - spiegano i responsabili di Mast Farm - è attirare l’attenzione sulla triste realtà dei ghepardi. Questi mammiferi infatti rischiano l’estinzione. Secondo i dati diffusi dall’Unione internazionale per la conservazione della natura oggi rimangono appena 10mila esemplari su tutto il pianeta. In particolare rischiano soprattutto due sottospecie, il ghepardo asiatico e il ghepardo del nord Africa. I ghepardi - un tempo diffusi in tutto il continente nero, in India e in Arabia - sono i più veloci animali terrestri. Lanciati a gran velocità possono superare tranquillamente i 100 chilometri all’ora. Un esemplare cronometrato qualche tempo fa ha toccato i 120,5 chilometri orari, percorrendo 640 metri in 20 secondi. Naturalmente non possono mantenere a lungo questa andatura: si avrebbero, infatti, gravi ripercussioni sull’apparato cardiocircolatorio. In ogni caso gli basta anche un solo sprint di questo genere per cacciare con successo gazzelle e antilopi che non superano mai i 90 chilometri orari. Comparata alla velocità umana, quella del ghepardo, è nettamente superiore. Basta infatti ricordare che il record del campione del mondo in carica nei cento metri (9,58 secondi) - il giamaicano Usain Bolt - è di circa 3 secondi in meno rispetto a quello ottenuto da Sarah. Ma il ghepardo non è l’animale in assoluto più veloce. Lo batte il falco pellegrino che in picchiata può toccare i 360 km/h; mentre la pavoncella vince sulle lunghe distanze: è infatti in grado di percorrere senza mai fermarsi 3500 chilometri alla media di 145 chilometri orari. L’animale più lento è invece la lumaca carnivora: viaggia a 0,90 metri all’ora e per percorrere 1 chilometro ci mette 46 giorni.
IL PICCOLO
12 SETTEMBRE 2009
Serbia, farsi mordere dai randagi per sopravvivere
BELGRADO Nel Sud della Serbia, la zona più povera e depressa del Paese dove la crisi ha accentuato ulteriormente il forte divario nel livello di vita con le altre regioni, molti sostengono ormai che l'unico modo per sopravvivere è farsi mordere dai cani randagi. Come riferisce il quotidiano popolare «Kurir», le autorità cittadine di Kursumlija, località nel Sud della Serbia non lontana dal confine con il Kosovo, garantiscono un risarcimento di 30 mila dinari (poco più di 320 euro) a chi venga morso da cani randagi, che sono molto numerosi un pò in tutta la Serbia. Il salario medio in Serbia è di circa 36 mila dinari (quasi 390 euro), mentre nel Sud di appena 12 mila dinari (130 euro). A Kursumlija, scrive il giornale, tutte le fabbriche hanno chiuso i battenti per la crisi, l'esercito dei disoccupati si è ingrossato all'inverosimile e «in molti meditano ora di come farsi attaccare e mordere dai cani». «Non è una barzelletta ma una amara realtà» ha detto al «Kurir» una donna che lavora al Municipio di Kursumlija. Negli ultimi giorni lei stessa aveva avuto paura passando davanti a un branco di cani randagi ed era fuggita: «Poi ho pensato che forse avevo sbagliato. Dovevo lasciarmi mordere e incassare i 30 mila dinari». Una ragazza 20enne non riceve lo stipendio da tre mesi e medita anch'essa di farsi mordere dai cani di strada. «È l'unico modo per sopravvivere» ha detto al giornale. Finora a Kursumlija ci sono state 20 richieste di risarcimento di 30 mila dinari per ferite provocate dai morsi di cani randagi ma - osserva il giornale - non si sa se lo abbiano fatto apposta. «È un fatto tuttavia che il numero delle richieste di risarcimento è in netto aumento» conferma il quotidiano.
LA NUOVA FERRARA 12 SETTEMBRE 2009
L'inquinamento della Sacca di Goro colpisce gravemente anche gli uccelli
Provincia di Ferrara - Il grave inquinamento denunciato per la Sacca di Goro nei giorni scorsi, non sta solo danneggiando i campi di mitili, anche se questo è logicamente l’aspetto che più preoccupa economicamente. Da 2 settimane sono ormai decine le telefonate che sono arrivate alla LIPU, segnalando uccelli marini morti o in gravi difficoltà sulle nostre spiagge, dalla foce del Po alla foce del Reno. Di questi, quasi una decina, sono stati portati da persone che non si sono limitate a telefonare, al Centro Recupero Il Giardino delle Capinere della Lipu a Ferrara. La fin troppo facile diagnosi del veterinario, è stata intossicazione da sostanze ignote e i volontari dell’associazione, sono immediatamente intervenuti con le cure intensive e costose, prescritte in questi casi. Purtroppo ad oggi 2 non sono riusciti a farcela, mentre gli altri stanno ancora lottando per la vita. Questi episodi dimostrano, se ancora cera qualche dubbio, quanto è fragile l’ambiente acquatico e quanto è facile danneggiarlo, ma dimostra anche quanto siano importanti tutte le forme di vita che lo popolano e che possono diventare degli utilissimi indicatori della salute dello stesso, segnalandoci i problemi al loro insorgere, se solo si vogliono capire. Centri di Recupero Animali Selvatici come quello della LIPU a Ferrara, non sono molti così organizzati in Italia, peccato non si decida di utilizzare le sue potenzialità anche con le decine di animali intossicati che arrivano al Centro ogni anno, sarebbe sicuramente una risorsa in più già disponibile. Lorenzo Borghi Consigliere Nazionale LIPU
ABITARE ROMA
12 SETTEMBRE 2009
Pilgrim, un volo spezzato, uno di mille...
Una storia di bracconaggio come tante ai confini di Roma
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Il 13 gennaio del 2009 per Pilgrim era un giorno qualunque. Alla prima luce del mattino, come ogni giorno cogliendo la fredda corrente del vento, avrebbe spiegato le ali e si sarebbe alzato in volo alla ricerca di una preda..sì, come tutte le mattine, da quando aveva imparato a cacciare da solo. La mattina del 13 Gennaio Pilgrim non sapeva, non immaginava, non credeva che quel giorno per lui sarebbe stato diverso: sarebbe diventato protagonista di una triste storia, la più triste.
Una storia di mancanza di rispetto, di ignoranza o forse solo di violenza.
Il suo volo libero è stato spezzato da più colpi di arma da fuoco e 16 pallini di piombo hanno attraversato le sue penne e sono giunte fino alla carne. E così la vita di Pilgrim è cambiata in pochi secondi, un attimo era a 50 metri nel cielo con il “mondo ai sui piedi” come natura vuole e l’attimo dopo schiantato a terra, non avendo più modo di muovere le ali senza provare atroce dolore.
Precipitando chissà cosa avrà pensato: di aver sbagliato qualcosa nella sua virata, di aver urtato un ostacolo lungo il percorso. E no, Pilgrim non aveva commesso nessun errore, anzi è lui la vittima dell’orrore di altri.
Quest’orrore si chiama bracconaggio, per il nostro Paese un reato, punibile quindi dal codice penale. Si tratta spesso di incompetenza, a volte di ignoranza, nella gran parte dei casi di spietata crudeltà.
Pilgrim è un Falco pellegrino, specie particolarmente protetta perché considerata in pericolo come tante altre e chi ferisce, detiene o uccide un individuo di una specie protetta commette reato. In Italia, si sa, la situazione non è per nulla felice e il bracconaggio insieme alla distruzione degli habitat, sono in assoluto le cause principali di rischio si estinzione di molti animali.
E a Roma?
Nella nostra città, dove la natura è ormai un ombra, dove ci restano pochi posti per goderne...
a Roma nella quale i bambini non conoscono il profumo straordinario dell’erba tagliata, non sanno quale piacere può generare il contatto con la terra e molti non hanno mai visto una Mucca figuriamoci un Istrice, una Rana o un Falco pellegrino…
a Roma nella quale è molto più facile esser svegliati con il clacson di una macchina che con il canto di un uccello...
Roma che ci ha insegnato tutto sulla varietà dei gas di scarico ma ci ha fatto dimenticare il profumo della mentuccia e il sapore delle more...
a Roma in cui la campagna tenta con tutte le forze di resistere alla crescita continua delle strade, delle case...
a Roma è possibile che ci siano casi di bracconaggio???
Pilgrim è in cura al Centro Recupero Fauna Selvatica LIPU di Roma. Giunto da noi il pomeriggio del 13 gennaio 2009, consegnato da un signore che l’ha trovato sanguinante in un parco a Tor de Cenci, Mostacciano zona EUR. Speriamo di liberarlo presto all’Oasi LIPU Castel di Guido ridando il cielo a chi è nato per volare.
Pensate possa essere un caso incredibilmente raro?
Che l’elenco di seguito possa esser di risposta a questa domanda.
CENTRO RECUPERO FAUNA SELVATICA – ROMA
BOLLETTINO RICOVERI STAGIONE VENATORIA 2008-2009
Elenco degli animali non cacciabili con lesioni causate da armi da caccia ricoverati al Centro Recupero Fauna Selvatica di Roma nella stagione venatoria in corso (dal 01-09-08 al 31-01-09)*
*Gli animali sotto elencati hanno evidenziato, all’esame radiografico, pallini di piombo. Non sempre i pallini restano all’interno dell’animale, dunque la quantità di animali vittime del bracconaggio è sicuramente maggiore.
Dott.ssa Alessia De Lorenzis
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LA REPUBBLICA
12 SETTEMBRE 2009
Le falene meglio dei topi per i test in laboratorio
Un team di biologi irlandesi: "Il loro sistema immunitario è per il 90% simile ai mammiferi". Ma la sperimentazione sugli animali è controversa, e si cercano metodi alternativi
FLAMINIA FESTUCCIA
ADDIO topi da laboratorio. Le sperimentazioni sui farmaci potrebbero presto essere effettuate su falene, moscerini e bruchi. Lo spiega una ricerca presentata pochi giorni fa nel corso di un meeting di microbiologia, a Edimburgo, dal ricercatore irlandese Kevin Kavanagh. Se questa possibilità verrà adottata, il numero dei topi usati come cavie per i test di sostanze chimiche e batteri si ridurrà dell'80%, riducendo tempi e costi della ricerca. "Ormai è una pratica collaudata - spiega Kavanagh - i test iniziali dei farmaci vengono fatti prima su larve di insetto, poi si passa ai topi. Il metodo è più veloce, i test sugli insetti danno risultati in 48 ore, quelli sui roditori impiegano dalle 4 alle 6 settimane". Kavanagh e i suoi colleghi hanno scoperto infatti che le cellule del sistema immunitario dei mammiferi e quelle degli insetti lavorano praticamente allo stesso modo. "Abbiamo usato gli insetti per verificare la patogenità di un fungo o di un batterio, e abbiamo trovato un'ottima correlazione con i risultati sui mammiferi. Il sistema immunitario corrisponde al 90 per cento".
Meglio dei topi. Secondo il biologo, questi risultati potranno portare all'uso quasi esclusivo di falene e moscerini della frutta per testare farmaci antimicrobici, esperimenti per i quali si usano di solito mammiferi, per la maggior parte roditori come i topi. Rispetto agli altri animali, infatti, i topi sono piccoli, economici, si riproducono in fretta e sono facili da studiare. Ma il costo di allevamento per un a singola cavia da laboratorio si aggira tra le 50 e le 80 sterline (da 60 a 90 euro). Un bruco, invece, si alleva, si nutre e si ospita con 10, massimo 20 pence (intorno ai 20 centesimi di euro). Un risparmio enorme, senza considerare anche la maggiore rapidità di risposta che permetterebbe di tagliare i tempi della ricerca, migliorandone l'efficienza.
I problemi dei test sugli animali. Gli esperimenti su animali sono da anni nel mirino non solo degli ambientalisti e delle associazioni contro la vivisezione, ma anche degli stessi ricercatori. Dalle pagine dell'autorevole rivista scientifica Nature, poco più di un mese fa Thomas Hartung, farmacologo e tossicologo tedesco dell'Università di Costanza, commentava: "Non siamo ratti da 70 chili, i test sugli animali hanno la stessa accuratezza del lancio di una moneta". Una provocazione, ma anche una constatazione su basi statistiche. Fra gli esempi citati da Hartung: il 40% delle sostanze chimiche irritanti per i conigli non lo era per l'uomo, mentre solo il 43% degli effetti tossici di alcuni farmaci sull'uomo si riscontrava anche nei topi. I problemi, secondo il tossicologo, sono anche i falsi positivi: i casi di una sostanza non dannosa per l'uomo che viene invece classificata come tale.
Le differenze di reazione. La lista dei principi attivi che agiscono in modo completamente diverso su animali e uomini è lunga. La penicillina uccide le cavie (tra i roditori più usati per i test) mentre è un efficace antibiotico per l'uomo. L'aspirina è dannosa per topi, scimmie, cani e gatti, mentre stricnina e arsenico, letali per gli esseri umani, sono innocue rispettivamente per le scimmie e le pecore (ma anche polli e porcospini non riportano danni da questi veleni). E ancora, i conigli possono cibarsi senza danni di un fungo altamente tossico come l'amanita falloide, e topi e ratti sopravvivono benissimo all'assenza della vitamina C: il loro organismo la produce autonomamente, mentre così non è per l'uomo, in cui l'avitaminosi induce lo scorbuto.
I casi più drammatici. Ma sono molti anche i casi di farmaci che, testati sugli animali e giudicati innocui, hanno provocato enormi danni sugli esseri umani. E' tristemente noto il caso Thalidomide, un tranquillante venduto negli anni Sessanta come farmaco "da banco", che ha provocato pesantissime malformazioni in quasi dodicimila bambini, figli delle donne che lo avevano assunto in gravidanza. Stesso destino per il Dietilstilbestrolo, un estrogeno di sintesi usato per ridurre l'incidenza degli aborti spontanei. Tra le figlie nate da madri che avevano fatto uso di questo ormone si è riscontrata l'incidenza di una forma rara di cancro alla cervice anche in età giovanissima (tra i 15 e i 25 anni). Non rare le malformazioni dell'apparato riproduttivo e l'aumento del rischio di aborti e gravidanze extrauterine. Si potrebbe andare avanti a lungo.
La proposta di Hartung. Nel suo articolo intitolato "Tossicologia per il ventunesimo secolo", Thomas Hartung propone una via alternativa da seguire per arrivare a una strategia integrata che utilizzi le tecniche più recenti di colture cellulari e bioinformatica. I fenomeni biologici possono ora essere studiati in vitro, spiega Hartung, su strutture tridimensionali "organotipiche", costruite cioè come organi e tessuti umani. Un metodo che non esita a definire più affidabile, efficace, moderno. E, non ultimo, etico.
TECNOCINO
12 SETTEMBRE 2009
La NASA fa levitare i topi
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L’ultimo esperimento della NASA ha avuto come protagonisti due topini, che sono stati infilati in uno speciale contenitore e fatti levitare grazie a un “variable gravity simulator”! Il primo era visibilmente terrorizzato, il secondo è stato sedato e “sembrava contento di fluttuare”, l’hanno intervistato pure? Piccolo consiglio: prossima volta fotografate i topi non dall’alto.
Questa speciale macchina levitante è così potente da riuscire a sollevare una piccola quantità di acqua di circa 5 centimetri nell’aria, ma è soprattutto in grado di far levitare esseri viventi senza pericoli sull’incolumità fisica. Già perché il dispositivo si basa su un magnete superconduttore che genera un potente campo che solleva l’acqua contenuta all’interno di animali viventi così come spiega Yuanming Liu del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena in California e Da-Ming Zhu della University of Missouri, Kansas City.
Il primo topolino di tre settimane di vita e 10 grammi di peso era entrato nel panico (cercando freneticamente di appoggiarsi a qualcosa) così il secondo è stato in parte sedato e secondo i testimoni sembrava contento, ma forse dipendeva dalla sostanza somministrata? Ma che utilità ha questo Variable Gravity Simulator? Fa parte degli studi sugli effetti della permanenza prolungata in un ambiente di microgravità sul fisico degli esseri viventi; gli stessi che coinvolgono anche la ISS e che mirano a una futura base scientifica sulla Luna. Infatti i topi sono stati mantenuti così per quattro ore ed è stato registrato un adattamento graduale alla situazione particolare, anche senza ricorrere a sedativi. Prima dei topi erano stati testati rospi e cavallette.
A quando il test sugli esseri umani? Scommetto che i volontari non mancherebbero… Qualche tempo fa avevamo visto una riproduzione della Terra e della Luna fluttuanti e addirittura un letto magnetico
BARI MIA
12 SETTEMBRE 2009
La sigaretta rinforza i ricordi gradevoli
Gli studiosi hanno somministrato nicotina a dei topi, annotando l'attività cerebrale. Le cavie sono state liberate in una scatola con due scompartimenti: in uno prendevano nicotina, nell'altro una soluzione salina. Gli scienziati hanno misurato il tempo dei passaggi dei topi nei due settori e, registrando l'attività dell'ippocampo, l'area del cervello dove si sviluppano i nuovi ricordi, hanno annotato incredibilmente, connessioni nervose fino al 200% più forti. I topi hanno imparato in questo modo a trascorrere più tempo nel settore della nicotina, disinteressandosi dell'altra.
Il prof. John Dani, docente di neuroscienze del BCM e coautore del saggio afferma che in modo naturale il nostro cervello trasmette un segnale di gratificazione, rilasciando dopamina nel momento in cui facciamo atti che contribuiscono al nostro benessere. La nicotina è capace di controllare questo processo inconscio illudendo il cervello, che inizia a rispondere a uno stimolo come se fumare fosse un gesto positivo, rilasciando dopamina, facendoci sentire bene e fissando nei nostri ricordi gli istanti piacevoli passati a fumare. In altre parole,la nicotina concorre a creare collegamenti resistenti tra i particolari dell'ambiente in cui viene assunta e l’azione di accendere una sigaretta.
FUTURO PROSSIMO
12 SETTEMBRE 2009
Gli animalisti esultano: per gli esperimenti tossicologici addio ai topolini
Un piccolo passo avanti verso l'abolizione dell'uso degli animali per gli esperimenti in laboratorio: le sperimentazioni sui farmaci potrebbero presto essere effettuate su falene, moscerini e bruchi.
Lo spiega una ricerca del ricercatore irlandese Kevin Kavanagh presentata pochi giorni fa nel corso di un meeting di microbiologia, a Edimburgo. Se questa possibilità verrà adottata, il numero dei topi usati come cavie si ridurrà dell'80%, riducendo tempi e costi della ricerca. I test iniziali dei farmaci verranno fatti prima su larve di insetto, poi sui topi. Il metodo è più veloce, i test sugli insetti danno risultati in 48 ore, quelli sui roditori impiegano dalle 4 alle 6 settimane. Le cellule del sistema immunitario dei mammiferi e quelle degli insetti lavorano praticamente allo stesso modo. Il sistema immunitario corrisponde al 90 per cento. Secondo il biologo, questi risultati porteranno all'uso quasi esclusivo di falene e moscerini della frutta per testare farmaci antimicrobici, esperimenti per i quali si usano di solito mammiferi, per la maggior parte roditori. Il costo di allevamento per una singola cavia da laboratorio si aggira tra i 60 e i 90 euro. Un bruco, invece, si alleva, si nutre e si ospita con massimo 20 centesimi di euro:un risparmio enorme, oltre alla maggiore rapidità di risposta che taglierebbe costi e tempi della ricerca, migliorandone l'efficienza. Gli esperimenti su animali sono da anni nel mirino non solo degli ambientalisti e delle associazioni contro la vivisezione, ma anche degli stessi ricercatori. Dalle pagine dell'autorevole rivista scientifica Nature, poco più di un mese fa Thomas Hartung, farmacologo e tossicologo tedesco dell'Università di Costanza, commentava: "Non siamo ratti da 70 chili, i test sugli animali hanno la stessa accuratezza del lancio di una moneta". Una provocazione, ma anche una constatazione su basi statistiche. Fra gli esempi citati da Hartung: il 40% delle sostanze chimiche irritanti per i conigli non lo era per l'uomo, mentre solo il 43% degli effetti tossici di alcuni farmaci sull'uomo si riscontrava anche nei topi. La lista dei principi attivi che agiscono in modo completamente diverso su animali e uomini è lunga. La penicillina uccide le cavie (tra i roditori più usati per i test) mentre è un efficace antibiotico per l'uomo. L'aspirina è dannosa per topi, scimmie, cani e gatti, mentre stricnina e arsenico, letali per gli esseri umani, sono innocue rispettivamente per le scimmie e le pecore (ma anche polli e porcospini non riportano danni da questi veleni). E ancora, i conigli possono cibarsi senza danni di un fungo altamente tossico come l'amanita falloide, e topi e ratti sopravvivono benissimo all'assenza della vitamina C: il loro organismo la produce autonomamente, mentre così non è per l'uomo, in cui l'avitaminosi induce lo scorbuto. Sono molti anche i casi di farmaci che, testati sugli animali e giudicati innocui, hanno provocato enormi danni sugli esseri umani. E' tristemente noto il caso Thalidomide, un tranquillante venduto negli anni Sessanta come farmaco "da banco", che ha provocato pesantissime malformazioni in quasi dodicimila bambini, figli delle donne che lo avevano assunto in gravidanza. Stesso destino per il Dietilstilbestrolo, un estrogeno di sintesi usato per ridurre l'incidenza degli aborti spontanei. Tra le figlie nate da madri che avevano fatto uso di questo ormone si è riscontrata l'incidenza di una forma rara di cancro alla cervice anche in età giovanissima (tra i 15 e i 25 anni). Non rare le malformazioni dell'apparato riproduttivo e l'aumento del rischio di aborti e gravidanze extrauterine. Si potrebbe andare avanti a lungo. IL FUTURO DELLA TOSSICOLOGIA - Nel suo articolo intitolato "Tossicologia per il ventunesimo secolo", Thomas Hartung propone una via alternativa da seguire per arrivare a una strategia integrata che utilizzi le tecniche più recenti di colture cellulari e bioinformatica. I fenomeni biologici possono ora essere studiati in vitro, spiega Hartung, su strutture tridimensionali "organotipiche", costruite cioè come organi e tessuti umani. Un metodo che non esita a definire più affidabile, efficace, moderno. E, non ultimo, etico.
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