NUOVO SOLDO
12 AGOSTO 2009
Catania: 10 cani avvelenati al Porto
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Catania - Sono almeno una decina i cani avvelenati da ignoti in questi giorni al Porto di Catania, un fenomeno che sta divenendo ricorrente e preoccupante, viste le dimensioni che sta assumendo.Ancora ignoti gli autori del vile e criminale gesto effettuato contro degli esseri viventi già traditi da chi hanno amato ed ora uccisi per mano di veri (loro si) bastardi e morti tra le più atroci sofferenze, che il veleno purtroppo provoca.Sempre più necessaria, in tutto il territorio regionale (e lo sosteniamo anche da queste pagine da sempre), nel quale questa piaga sta assumendo proporzioni non più controllabili, una seria prevenzione da parte delle Istituzioni preposte, nei confronti del randagismo e di chi abbandona, maltratta od uccide gli animali perché come recitava una frase del Mahatma Gandhi “La civiltà di un popolo e delle sue stesse istituzioni, il valore della stessa democrazia di una nazione, si vedono da come questo popolo e le sue istituzioni trattano i propri animali”. E se dovessimo misurarla con questi parametri, non ne verrebbe certo fuori un segnale di grande salute ma solo un incontenibile senso di vergogna.
ALTO ADIGE
12 AGOSTO 2009
Mici randagi uccisi dai ragazzini
BOLZANO. Mici presi a calci, gatti seviziati e uccisi, la sparizione di quasi un’intera nidiata dalle colonie di randagi a Don Bosco. La denuncia arriva dai “gattari” del quartiere, Erich e Wally, due coniugi bolzanini che da 14 anni si prendono cura degli animali dela zona. Sabato mattina, la triste scoperta. Da una cucciolata di cinque gattini, ne sono spariti quattro. «La sera prima - raccontano - abbiamo visto dei ragazzini avvicinarsi alla zona dove si trovano le nostre colonie. Il giorno dopo i cuccioli non c’erano più. Siamo sicuri che sono morti, hanno solo un mese e non si può toglierli alla mamma così presto». La signora Wally, preoccupata, ha già fatto un giro di telefonate a veterinari e Sill per sapere se qualcuno per caso avesse portato dei gattini. Tentativo, purtroppo, andato a vuoto. Nella migliore delle ipotesi infatti, qualcuno poteva aver preso i cuccioli per adottarli ma li avrebbe sicuramente fatti controllare. Un gesto che andrebbe comunque contro la filosofia dei “gattari”. Erich, Wally ma anche altre signore del quartiere come Patrizia e Milena si occupano di questi gatti e tengono a sottolineare che, in quanto randagi, devono essere lasciati liberi di girovagare nell’ambiente dove sono nati e cresciuti, cioè per strada. «Se qualcuno vuole un animale, vada a prenderslo alla Sill. Questo non è un supermercato››. D’estate, inoltre, le colonie di Don Bosco diventano delle vere e proprie “pensioni per animali”. Alcuni abitanti del quartiere che se ne vanno in vacanza ci fanno infatti “soggiornare” i loro quattrozampe domestici, senza neanche avvisare chi se ne occuperà. Purtroppo, no è raro che questi animali vengano picchiati o avvelenati. I randagi non hanno mai avuto vita facile a Don Bosco, anche se tra i vicini di Erich e Wally, nessuno ha mai mostrato esplicitamente segni di insofferenza verso le colonie, anzi, qualcuno ogni tanto arriva con delle confezioni di Wiskas. «Noi facciamo volontariato», spiegano i “gattari” che comprano del cibo, vaccinano e sterilizzano a loro spese una decina di randagi che cercano riparo dietro alla chiesa di Santa Maria in Augia, su terreno Ipes. Un funzionario dell’Ipes ha messo a disposizione delle casette in legno per proteggere i felini dalle intemperie e per tenere sempre all’asciutto i croccantini. L’unico cucciolo sfuggito alla “razzia” di venerdì notte esplora curioso i giardini di via Alessandria. «Lo guardiamo a vista - concludono i gattari - speriamo solo di riuscire a salvarlo. Almeno lui».
MATTINO DI PADOVA
12 AGOSTO 2009
Pitbull abbandonato nel bosco a Teolo
Gianni Biasetto
TEOLO (PD). Un pitbull di taglia media è stato abbandonato domenica mattina nei boschi sotto la palestra di roccia di Rocca Pendice, sul versante del colle che guarda Villa di Teolo. Il cane è stato trovato legato con una corda di pochi metri al tronco di un albero. Vicino aveva una ciotola con dell’acqua e un po’ di cibo. Ad imbattersi nell’animale è stato un appassionato di trekking che verso le 7.30 passava lungo lo sterrato «Calti Pendice» che sale verso il campo sportivo di Teolo. L’escursionista ha pensato che il proprietario del cane si trovasse poco lontano, forse in mezzo al bosco. Un’ora più tardi, però, la povera bestia era ancora legata alla pianta e a quel punto il camminatore ha ritenuto opportuno informare il servizio veterinario dell’Usl, che lo ha prelevato e portato al canile di Selvazzano. Lunedì sono stati informati del fatto anche gli agenti della Polizia locale. I vigili hanno avviato una serie di indagini, rivolte anche agli abitanti del posto per scoprire chi domenica mattina ha lasciato il cane in quelle condizioni. La difficoltà a risalire ai proprietari deriva dal fatto che l’animale è stato trovato sprovvisto di microchip, e questo avvalora l’ipotesi dell’abbandono. Non è la prima volta che nel periodo delle ferie vengono abbandonati cani, gatti e altri animali in angoli nascosti dei Colli Euganei. Il fatto che il pitbull sia stato legato ad una pianta fa pensare che chi ha voluto disfarsene l’abbia fatto per evitare che la bestia fosse nelle condizioni di aggredire qualcuno. Anche se il cane appare pacifico.
LA REPUBBLICA 12 AGOSTO 2009
Salvata una bastardina abbandonata in discarica
Roma - Gli agenti dell'Ente Nazionale Protezione Animali di Roma, sono intervenuti in via Gildone, zona Lunghezza, estrema periferia romana, dove una cagnolina meticcia è stata trovata in stato di abbandono all'interno di un terreno utilizzato come discarica.Il cane era affetto da rogna con piaghe in gran parte del corpo, senza cibo e l'acqua a sua disposizione era verde con topi e vermi morti. Le guardie zoofile hanno contattato il magistrato di turno che ha autorizzato l'accesso nella proprietà privata. Il cane è stato soccorso e trasportato per le cure del caso presso il canile comunale di Roma.
LA GAZZETTA DI MANTOVA
12 AGOSTO 2009
Trovata una testa di caprone in via Villa Inferiore
SUZZARA (MN). Una testa di caprone e le relative budella: gli avanzi di una macellazione probabilmente clandestina sono stati trovati dagli agenti della polizia locale di Suzzara ieri in via Villa Inferiore, nei pressi di Villa Capiluppi. L’orecchino che era ancora visibile identifica i resti come appartenenti ad un animale di un allevamento di San Benedetto, con cui gli agenti stanno cercando di mettersi in contatto per accertare l’accaduto. L’animale potrebbe essere stato venduto e l’operazione non ancora registrata, oppure rubato e poi macellato clandestinamente. I resti, dell’animale, un maschio di più di 18 mesi, sembrano essere stati gettati da un furgone o da un’auto, e sono già stati mandati al laboratorio dell’istituto zooprofilattico di Mantova per le analisi sulla tse.
IL TIRRENO
12 AGOSTO 2009
Quel cigno abbandonato nel lago
VIAREGGIO (LU). «Abbiamo sofferto molto in questo periodo, abbiamo vissuto momenti terribili, ma certe scene, nonostante tutto, continuano a toccarmi, anche se non si tratta di uomini, ma di animali». Scrive così, tra le righe del suo blog, Massimiliano Bertoni, un viareggino amante della sua città e profondamente amareggiato per il pessimo stato, in cui versa, ormai da tempo, il cosiddetto “Laghetto dei cigni” nella Pineta di Ponente. Tanto da inviare una lettera al sindaco Luca Lunardini, responsabile per il decoro urbano, ed ai vari assessori competenti. Lo scenario che si presenta a coloro che transitano nei pressi del laghetto è desolante. Ad oggi, solo uno di quei maestosi volatili è presente all’interno del lago. «I cigni sono animali, che generalmente formano coppie che rimangono unite per tutta la vita - afferma Bertoni - Lasciarne solo uno significa condannarlo ad un’esistenza di tristezza e solitudine». In effetti, il pennuto pareva aggirarsi malinconicamente, solitario, per lo specchio d’acqua. In compenso, sono centinaia i piccioni che infestano il laghetto. E’risaputo che questi pennuti sono portatori di malattie tra le più comuni e pericolose, tra cui Salmonellosi e Tubercolosi. Associata alla colonia dei volatili vi è sempre la presenza dei loro ectoparassiti, in particolare, pulci, cimici e zecche. Il problema è aggravato dal fatto che il sito in questione è molto frequentato, specie da bambini ed anziani, magari accompagnati da animali domestici. Ovviamente, l’odore sprigionato è sgradevole. Gravi sono anche le ferite di due oche domestiche presenti nel lago: una presenta l’ala destra spezzata, l’altra ha la parte superiore del becco spezzata in diagonale per metà. Questa condizione perdura dallo scorso inverno, causata, si dice, da loschi personaggi che frequentano la pineta. Bertoni conclude, rivolgendo un appello alle istituzioni: «Sono convinto che debbano farsi carico della tutela degli animali del laghetto, più velocemente possibile, coinvolgendo magari un’associazione di volontari, che invii periodicamente un veterinario a visionare lo stato dei volatili, e in un secondo momento, anche delle condizioni igieniche e strutturali del complesso». Bertoni si augura che il problema non venga ignorato, ma affrontato, perché «certe scene lasciano il segno, anche nel profondo». G.N.
IL SECOLO XIX
12 AGOSTO 2009
Quattrozampe eroi abbaiano sul podio del Premio fedeltà
Domenica a san rocco di Camogli la 48a edizione del concorso riservato ai cani
Riflettori sulle storie di slanci che hanno salvato vite,dal terremoto d'Abruzzo alla tragedia di Viareggio
ROSSELLA GALEOTTI
CAMOGLI (GE). Storie di cani straordinari, intrecciate a vicende umane dai risvolti toccanti, spesso drammatici. Sono gli ingredienti del Premio internazionale "Fedeltà del Cane", edizione numero 48, che l'associazione per la Valorizzazione Turistica di San Rocco organizza domenica prossima, con il patrocinio di Provincia di Genova, Comune di Camogli ed Ente Parco di Portofino. La manifestazione fu ideata nel 1962 dall'allora parroco di San Rocco, don Carlo Giacobbe, e da Giacinto Crescini, che si ispirarono alla vicenda di "Pucci", meticcia-mascotte dei bambini del borgo. Una trovatella che tutti i sanrocchini coccolavano e nutrivano e che accompagnava i piccoli della frazione a scuola, aspettandoli, poi, pazientemente all'uscita per giocare con loro. Don Giacobbe e Crescini associarono la storia di "Pucci" alla festa patronale, celebrata ogni anno il 16 agosto, giornata dedicata a San Rocco, protettore dei cani.
Le celebrazioni in onore del patrono inizieranno, come impone la tradizione, al mattino, con la messa solenne, alle 11, che sarà officiata dal cardinale Angelo Bagnasco. Subito dopo la giuria si riunirà per decretare i vincitori, scegliendo in una "rosa" di 11 cani (10 italiani, uno straniero) per la sezione "Fedeltà" e da tre episodi di generosità umana verso i cani (sezione "Bontà"). Per la prima volta nella storia della manifestazione sarà anche attribuita una medaglia alla memoria a un cane-eroe recentemente scomparso. La cerimonia di consegna dei premi comincerà alle 16. I riconoscimenti verranno assegnati dalle autorità, schierate sul palco, sotto la "regia" di Vittorio Bozzo, presidente dell'associazione per la Valorizzazione turistica di San Rocco, anima della manifestazione. Al termine, dopo le foto di rito, verrà letta la "Preghiera del cane", scritta da Piero Scanziani, e impartita la benedizione agli animali e alle famiglie che li accolgono. Una kermesse che richiama costantemente una folla di appassionati a San Rocco e che regala ogni anno alle pagine della cronaca nuovi episodi in cui i protagonisti sono autentici eroi a quattro zampe; "angeli custodi" che hanno dimostrato un amore senza confini nei confronti dell'uomo. Prima del "rompete le righe" e dell'arrivederci all'edizione numero 49, spazio agli applausi per gli autori in erba che hanno partecipato al terzo concorso "Un cane per amico", riservato agli alunni delle scuole elementari e medie della provincia di Genova. Disegni, poesie, filastrocche, componimenti, esposti, tra l'altro, sul sagrato, per l'occasione, in cui i bambini descrivono, con trasporto, il rapporto che li lega ai loro amici a quattro zampe. «La nostra associazione crede che la diffusione delle storie dei casi premiati attraverso i media possa portare qualcosa di positivo per tutti, in particolare per i bambini, che ne risultano affascinati e traggono, da questi episodi, esempi di altruismo e abnegazione cui fare riferimento nella vita» dice Vittorio Bozzo.
ROMAGNA OGGI
12 AGOSTO 2009
Predappio (FC), blitz della Forestale: sequestrato arsenale per caccia di frodo
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PREDAPPIO (FC) - Blitz del Corpo Forestale dello Stato in una casa colonica nei pressi di Predappio sequestra una grossa gabbia per la cattura abusiva di animali di media taglia come tassi e volpi, una carabina ad aria compressa con munizioni, una Pernice rossa appena abbattuta, cartucce a palla unica. Il servizio era stato previsto da tempo: attorno alle 6 del mattino la pattuglia si è accorta della presenza di una grossa trappola metallica semi nascosta con un telo.
Una trappola mimetizzata ma già innescata e pronta alla cattura di volpi, tassi, istrici e quanto altro poteva essere appetito dall'esca di lardo lasciata a bella vista sul pianale. La pattuglia si appostava nei pressi e dopo poco tempo si udiva un colpo molto attutito di carabina e usciva all'aperto un uomo di circa 65 anni, che ammetteva di essere proprietario del terreno e della trappola usata, secondo lui, per catturare gli istrici che gli procuravano danni all'orto. Però all'interno dell'autorimessa veniva trovata anche la carabina con cannocchiale e con munizioni ed anche 14 cartucce a palla, era presente un esemplare di Pernice rossa appena abbattuta. Dal controllo che ne seguiva risultava inoltre l'assenza di un fucile da caccia che l'uomo aveva in carico, mentre venivano trovate le cartucce ed inoltre il 65enne non era provvisto nemmeno di licenza di caccia e dunque il tutto avveniva abusivamente e comunque in un periodo in cui la caccia non è permessa
Tutto l'armamentario veniva sequestrato e il cacciatore di frodo veniva denunciato per una serie di reati che vanno dall'esercizio venatorio con mezzi non consentiti come la trappola e la carabina, in periodo di divieto generale, in giorno di silenzio venatorio, per la mancata denuncia all'autorità di pubblica sicurezza della variazione del luogo di detenzione del fucile, per la mancata denuncia delle cartucce, fino ad arrivare al vero e proprio furto di selvaggina, in quanto la pernice è stata abbattuta senza nessuna licenza di caccia. Giovanni Naccarato, Comandante Provinciale del Corpo Forestale dello Stato, in proposito ha dichiarato: "Il Corpo Forestale dello Stato è intervenuto in zona rurale, a difesa della fauna selvatica uccisa o catturata illegalmente."
CASERTA NEWS
12 AGOSTO 2009
Al via il "Palio del Ciuccio"
Cuccaro Vetere (SA) – Ormai giunto alla ventisettesima edizione, anche quest'anno il Palio del Ciuccio si terrà il 12, 13 e 14 agosto a Cuccaro Vetere, originale omaggio alla laboriosità dell'asino, animale essenziale nella tradizione dell'economia rurale. Tra gli eventi in programma un convegno sul'idea Progetto dell'Oasi del Ciuccio, la mostra sui mestieri tradizionali, allestita nelle vie del centro storico e la sfilata in costumi d'epoca. Nel corso dell'ultima giornata si tiene il vero e proprio Palio, gara intercomunale di velocità in groppa agli asini. Spazi espositivi e di degustazione fanno da contorno all'iniziativa.
AGI 12 AGOSTO 2009
PALIO SIENA: FORSE NO A CAVALLI PIU' FORTI PER CORSA AGOSTO
Siena - Vigilia molto incerta della tratta dei cavalli del palio di Siena, che si terra' domani mattina in Piazza del Campo. Probabilmente i cavalli migliori, Gia' Del Menhir, due volte vincitore su tre corse disputate (uno dei proprietari e' il presidente di Banca Mps, Giuseppe Mussari), e Fedora Saura, una grigia molto potente, vincitrice di una corsa, non saranno scelti perche' ritenuti nettamente superiori agli altri animali. Molti dei capitani delle contrade partecipanti al palio sarebbero orientati a formare un lotto di cavalli livellato in basso, eliminando le punte. Non sarebbe la prima volta che i capitani delle contrade, ai quali spetta la decisione della scelta, prendono una strada del genere. Tutto e' legato infatti ai giochi e alle tattiche che nel palio di Siena sono usuali. Ad esempio eliminare un soggetto forte significa per una contrada, che magari ha vinto da poco tempo, non dare una chance di vittoria all'avversaria. Tra l'altro in questa edizione del palio ci sono ben quattro coppie di contrade rivali, un quadro che certo condizionera' le scelte alla tratta di domani mattina, alla quale parteciperanno, dopo tutta una serie controlli dei veterinari, 33 cavalli.
TELESANTERNO
12 AGOSTO 2009
Predappio (FC): denunciato cacciatore di frodo
Predappio (FC) - Caccia di frodo nel mirino del Corpo Forestale dello Stato che nel corso di un blitz in una casa colonica nei dintorni di Predappio ha sequestrato una grossa gabbia per la cattura abusiva di animali di media taglia, una carabina ad aria compressa con munizioni, una Pernice rossa che risultava appena abbattuta, cartucce a palla unica. A far scattare i controlli il ritrovamento di una trappola mimetizzata ma già innescata e pronta alla cattura. La pattuglia si è così appostava nei pressi e dopo poco tempo ha udito un colpo di carabina: è stato così sorpreso un uomo di circa 65 anni, proprietario del terreno e della trappola usata che è stato denunciato per una serie di reati che vanno dall’esercizio venatorio con mezzi non consentiti, in periodo di divieto generale, in giorno di silenzio venatorio, per la mancata denuncia all’autorità di pubblica sicurezza della variazione del luogo di detenzione del fucile, per la mancata denuncia delle cartucce, fino ad arrivare al vero e proprio furto di selvaggina, in quanto la pernice è stata abbattuta senza nessuna licenza di caccia. Giovanni Naccarato, Comandante Provinciale del Corpo Forestale dello Stato, ha sottolineato: “Il Corpo Forestale dello Stato è intervenuto in zona rurale, a difesa della fauna selvatica uccisa o catturata illegalmente.”
BRESCIA OGGI
12 AGOSTO 2009
Sala: «Caccia e ambiente a braccetto»
L'IMPEGNO. Più che un lavoro, confessa che la sua è una passione. Fin da quando, alla tenera età di 7 anni, partiva per le battute con il padre e il fido spinone Tosca
L'avviso: «Basta pressioni per i valichi O ci toccherà aprire certe zone precluse»
Natalia Danesi
Provincia di Brescia - Dal padre ha avuto in eredità non solo il libretto rosa e sgualcito della prigionia in Germania, che porta ancora ogni giorno come portafortuna nella borsa da lavoro. È la passione per la caccia che gli è stata tramandata e di cui oggi ha fatto mestiere.
Alessandro Sala, 56 anni, riconfermato assessore in Broletto, ricorda ancora oggi quelle lunghe giornate in mezzo alla natura. A 7 anni saliva in sella alla bicicletta del papà e partivano per una battuta, dietro in una cassetta l'immancabile spinone Tosca. È passata l'acqua sotto i ponti, ma non l'amore per qualcosa che è «più di uno sport - dice -. qualcosa che fa parte della nostra cultura». Assessore, la riconferma che aspettava è arrivata... «È una vera soddisfazione avere potuto occuparmi prima 10 anni con il presidente Cavalli e ora i prossimi 5 con il presidente Molgora di materie venatorie, che sono la vera passione della mia vita. Un compito che sento più che altro come motivazione. In questi anni l'apporto più grande mi è senza dubbio stato dato dalla famiglia. Il mio bambino ora ha 9 anni, è cresciuto. Ma nel frattempo a questo lavoro io ho scelto di dedicarmi anima e corpo». È soddisfatto dei risultati? «Ho l'orgoglio di aver favorito l'innalzamento culturale di questa istituzione che è punto di riferimento per 30mila cacciatori e 50mila pescatori. Penso alla Scuola di gestione faunistica, all'Archivio storico di Gardone Val Trompia, all'incubatoio di Desenzano, ai rapporti straordinari che sono riuscito a creare con i comitati di gestione e le associazioni agricole. Negli ultimi quattro anni noi, che siamo la prima provincia venatoria, non abbiamo perso nemmeno un associato. Anzi, abbiamo guadagnato anche 300 donne cacciatrici. Ha pagato pure il lavoro fatto nelle scuole, negli oratori, nelle fiere (penso ad Exa, per esempio) con pubblicazioni specifiche. L'intenzione è continuare a parlare alla società cvile. La caccia con i diritti e i doveri deve essere accettata». Molti sono i diritti, ma sempre più anche i doveri per i cacciatori...Lei che futuro vede nel Bresciano? «Io vorrei la libertà di cacciare senza essere rinchiusi in province o ambiti. E un pacchetto di giornate per la caccia alla migratoria da utilizzare in tutta la Regione. Oltre che la possibilità di prelevare nuove specie, assolutamente non in via di estinzione». Sta per aprirsi la stagione venatoria, che è uno degli impegni più importanti per la Provincia da tutti i punti di vista. Come vi preparate a questo delicato appuntamento? «L'augurio è che presto ci sia anche la possibilità di cacciare le specie in deroga. Anche quest'anno abbiamo previsto una pre apertura. Manterremo in funzione i roccoli e ne predisporremo due nuovi. Quanto ai valichi e alle rotte di migrazione, ci auguriamo che i provvedimenti presi tutelino sia i cacciatori sia i continui, assillanti ricorsi della Lac. Certo, se continuerà l'imperio verso la chiusura di alcuni valichi dovremo rendere possibili alla caccia zone oggi precluse o oasi. Il territorio recluso è molto ampio, c'è un esubero soprattutto nelle zone di montagna». Cosa ha in programma, sul fronte della sensibilizzazione della cittadinanza, nei prossimi anni? «Insisterò perché sempre di più le famiglie senza una tradizione possano rendersi conto che la caccia è la storia della nostra comunità. Intendo fare molto anche in termini di turismo venatorio e enogastronomico. Abbiamo momenti che ci qualificano. Penso allo spiedo o agli itinerari per visitare gli allevamenti di selvaggina e quell'architettura naturale che sono i roccoli. I ragazzi nelle scuole e negli oratori attraverso i nostri diorami hanno imparato a conoscere la fauna migratoria e stanziale. I bambini devono sapere che animali sono gli ungulati, devono riconoscere la differenza tra un gallo forcello e un gallo cedrone». Certo, i fondi scarseggiano...Hanno colpito anche il suo assessorato i tagli al bilancio? «I nostri sono prevalentemente fondi regionali mirati. Però mi chiedo perché dobbiamo pagare i danni, e nell'ultimo anno ammontavano a 194 mila euro, causati alla produzione agricola dall'avifauna quando potremmo cacciare le specie». Il nucleo ittico venatorio, ha annunciato l'assessore alla Sicurezza, da quest'anno farà capo al suo assessorato. È soddisfatto di questa novità? «Sì molto. Di comune accordo abbiamo riportato in capo al mio assessorato la gestione di quel servizio storico e meritevole. Lavoreremo per la prevenzione e la tutela della riproduzione nel periodo in cui la caccia è chiusa oltre che per la salvaguardia delle zone di ripopolamento e cattura e delle zone rosse». In conclusione, secondo lei la caccia sta perdendo di interesse o piuttosto sta riacquistando appeal? «Sicuramente non sta perdendo di interesse. Anzi, i bresciani stanno capendo la funzione venatoria nel periodo in cui la caccia è chiusa. I cacciatori si muovono per 3 mesi con il fucile e per 9 con la pala e i rastrelli per tenere puliti i sentieri e il territorio. In futuro vorrei sempre più sviluppare l'immagine del cacciatore anche come sensore dell'ambiente e delle sue condizioni di vivibilità».
CORRIERE ADRIATICO
12 AGOSTO 2009
Cambia il ruolo dei cacciatori
Fabriano (AN) - L'amore per la caccia e per i cani. Ma anche per l'ambiente e per le tradizioni rurali. C'è tutto questo (e anche molto altro) alla base della costituzione della neonata associazione venatoria Caccia e Cinofila, con sede in viale Serafini 68, presso Digital Foto di Garofoli Moreno. Siamo in presenza di una nuova e libera associazione a carattere nazionale, che va oltre l'attività venatoria in senso stretto. L'associazione Caccia e Cinofila - spiega Angelo Stango, uno dei promotori - si prefigge di valorizzare e ridefinire il ruolo e il significato del cacciatore, rendendo merito al valore sociale di chi ha dentro di sé la passione per l'attività venatoria, per i cani, per l'ambiente e per il volontariato. Questo nuovo soggetto, insomma, ha orizzonti più ampi delle associazioni venatorie già esistenti. Attraverso la promozione di attività di solidarietà sociale - osserva ancora Stango - vogliamo coinvolgere anche chi non pratica la caccia, proprio per unire il maggio numero di persone intorno al mondo venatorio con iniziative connesse alla difesa dell'equilibrio biologico degli habitat naturali, della fauna e della flora, del miglioramento zootecnico delle razze canine da caccia e della salvaguardia delle tradizioni, della cultura e della società rurale. Intendiamo rivalutare quella cultura della ruralità così bistrattata oggi da un ambientalismo troppo lontano dalla natura.
IL CITTADINO
12 AGOSTO 2009
San Donato (MI), operazione per salvare un falchetto
San Donato (MI) - Un falco salvato in città. Dalle torri più alte di San Donato alla cima di un pino, per finire incastrato nelle stesse fronde. È il viaggio compiuto da un falco rimasto intrappolato nei giorni scorsi in centro. È stato salvato dai vigili del fuoco del comando provinciale di Milano. Il falco è in buone condizioni di salute ed è stato trasportato nella sede Lipu (Lega Italiana protezione uccelli) di Magenta dagli agenti della polizia provinciale di Milano nella speranza che possa ritrovare presto il suo nido che molto probabilmente si trova nella area urbana milanese. I vigili del fuoco sono intervenuti con una autoscala e un carro polisoccorso. La segnalazione era stata fatta da un passante, perché l’esemplare di rapace era rimasto legato accidentalmente sulla cima di un pino. Si trovava a circa 20 metri di altezza. Non è stata un’operazione semplice perché l’animale era molto agitato e spaventato. In rinforzo sono intervenuti due agenti della polizia provinciale, specialisti nella tutela della fauna stanziale, migratoria e acquatica. Con il loro apporto è stato condotto il recupero del falchetto, che si è calmato e si è fatto catturare senza opporre resistenza. Messo al sicuro e in condizioni di essere trasportato, è stato trasferito alla sede Lipu di Magenta dalla polizia locale della Provincia di Milano. L’intervento è durato pochi minuti sotto lo sguardo di parecchi cittadini che si sono assiepati in zona per vedere gli sviluppi del salvataggio. Con i meritati applausi finali, quando tutto si è concluso. Simili attività non sono nuove: succede però raramente che a venire liberato da un albero sia un rapace, accade invece molto più di frequente di andare a recuperare un gattino in bilico ad alta quota.
CIAO PEOPLE 12 AGOSTO 2009
Sesso con animali, violenta la cagnetta per solitudine Un ventunenne, cresciuto ad Orange County, ricca contea californiana, è stato denunciato per aver violentato la sua cagnetta, la quale, a causa delle gravi lesioni interne, è stata poi soppressa...
Danila Mancini
L’uomo, che si vede nella foto, si è reso protagonista di uno sconcertante episodio, a seguito del quale non ha subito alcuna conseguenza. Si chiama Laszlo Arsenio Horvat, nato e cresciuto ad Orange County, ricca contea della California.Sarà stato il troppo benessere, la noia o la solitudine, fatto sta che l’uomo, appena ventunenne, ha violentato la sua cagnetta Silvy un numero indefinito di volte. A denunciarlo, una telefonata anonima, arrivata ai servizi veterinari della contea. A seguito della segnalazione, il personale è giunto sul posto, per verificare quanto accaduto.Il signor Horvat è stato prelevato dalla sua casa con la cagnetta e condotto poi dal veterinario. Dopo essersi rifiutato di pagare le spese della visita, ha abbandonato l’animale, allontanandosi dall’ambulatorio. Il medico, intanto, ha accertato i numerosi danni interni alla povera Silvy, proprio per questo è stato costretto a sopprimerla.L’uomo ha confessato poi la verità, ha ammesso di aver fatto sesso con la cagnetta almeno sei volte. Il motivo? Si sentiva solo e depresso. E’ stato ovviamente processato ma, dietro cauzione, è già libero. In questi casi, più che le sbarre, sarebbe utile una consulenza psicoanalitica.
CORRIERE FIORENTINO
12 AGOSTO 2009
Animali Sit in di animalisti e abitanti dei paesi sopra il lago
I cavalli selvaggi di Como «Nessuno li può catturare»
Blocchi stradali per difendere la libertà del branco
Claudio Del Frate
ROVENNA (Como) — Libero cavallo in libero stato. Dopo sette anni trascorsi a crescere e moltiplicarsi tra i prati sopra il lago di Como, per una trentina di esemplari di razza avelignese è forse finita la pacchia: il loro destino potrebbe essere quello di essere catturati e finire in qualche maneggio o allevamento. Ma a difesa dei cavalli si stanno schierando ambien-- talisti, animalisti e abitanti dei paesi attorno ai quali i quadrupedi sono soliti gironzolare.
Da due giorni volontari presidiano le strade che salgono al monte Bisbino, vetta che separa Lombardia e Canton Ticino: vogliono impedire la cattura degli animali, vogliono — romanticamente — che la vita selvaggia abbia la meglio su briglie e redini. E la storia assume un gusto, a seconda dei punti di vista, un po’ western e un po’ Disney. La situazione è precipitata in seguito a due episodi. Il primo: al termine di una complicata lite ereditaria è stato individuato un proprietario responsabile degli equini, che in origine appartenevano a un agriturismo. Il secondo: Puppy, l’esemplare più mansueto che da mesi stazionava attorno al piccolo abitato di Rovenna e che in cambio di una mela si faceva accarezzare dai bambini, da domenica è scomparso. Testimoni giurano di averlo visto caricato su un furgone per ignota destinazione. Si teme che la sorte di Puppy sia presto la stessa di tutti i suoi «parenti ». «Quello che sta avvenendo è un abuso — si infervora Massimo Bianchi, responsabile dell’associazione animalista Aurora — noi chiediamo che il cavallo torni a Rovenna e che tutti gli altri siano lasciati liberi perché il Bisbino è ormai la loro casa». Occorre mettere d’accordo diritti degli animali, tutela della salute pubblica e anche diritti di chi nel frattempo si è trovato sulle spalle la folta famigliola avelignese: lancette dell’orologio indietro fino al 2002 quando muore Roberto Della Torre, proprietario di un’azienda agricola sul Bisbino che ospita una dozzina di cavalli. Il suo testamento è oggetto di una impugnazione, quel che resta dell’azienda langue ma le bestie «orfane» del loro padrone, già abituate a vivere in uno stato semi - brado non ne risentono: cominciano a vivere facendo a meno dell’uomo, si nutrono di quel che i pascoli offrono, fanno i puledri, vagano a seconda delle stagioni per le pendici del Bisbino. Ai primi di agosto il tribunale di Como stabilisce che i beni di Della Torre vadano a una sua cognata, cavalli compresi. E a questo fatto è probabilmente legata la sparizione di Puppy. Diciamo «probabilmente» perché i diretti interessati fino a oggi non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. «Una cosa possiamo escludere fin da adesso: i cavalli non finiranno al macello come qualcuno paventa, perché la legge lo impedisce » assicura Oscar Gandola, fino a un mese fa presidente della Comunità Montana del Lario. Potranno rimanere liberi sulla montagna? «È possibile — prosegue — ma qui siamo nell’ambito di una trattativa privata». Qualche grattacapo, però, i neo proprietari potrebbero averlo. «Finché la causa ereditaria è rimasta in piedi — spiega Guido Gridavilla, dirigente veterinario dell’Asl di Como— i cavalli erano senza padrone. Ora il proprietario ne risponde davanti alla legge sotto il profilo sanitario ma anche dei danni che potrebbero essere causati ». Danni erano stati lamentati da alcuni agricoltori del versante svizzero, tanto che la questione ha mobilitato David Vogelsanger, console elvetico a Milano: «Ho chiesto che le bestie siano adottate dall’artiglieria a cavallo di di Milano, con il quale siamo in ottimi rapporti ». Ma a Rovenna questa soluzione non piace affatto. Per loro i cavalli sono nati senza padrone e tali devono restare.
BIG HUNTER
12 AGOSTO 2009
Liguria, danni cinghiali. Agricoltori: “Autorizzare sempre l'azione dei singoli cacciatori”
Alcuni agricoltori di Ventimiglia hanno criticato i nuovi indirizzi per la gestione del cinghiale approvati dalla regione Liguria negli scorsi giorni, chiedendo azioni concrete e mirate alla risoluzione definitiva del problema. "La Regione non deve andare in soccorso alle Provincie – recita la lettera degli agricoltori della zona di Intemelia - ma deve prendere serie decisioni , per contrastare il fenomeno in quanto le Provincie hanno sempre gestito il problema esattamente al contrario ed in contrasto con le esigenze dei coltivatori".
La Regione avrebbe invece “sempre trascurato le innumerevoli segnalazioni di richiesta di intervento dei cittadini ed in particolare degli agricoltori facendo gestire le emergenze dalla squadre di cacciatori della stessa zona” e “distribuendo poi risarcimenti ridicoli a fronte degli enormi danni presenti sul territorio”.
Gli agricoltori chiedono che vengano delegati i Comuni alla gestione della fauna selvatica dove vengano accertati dei danni “autorizzando sempre l'azione dei singoli cacciatori e di tutti i proprietari in possesso di regolare porto d’armi”, “consegnando poi i capi abbattuti da devolvere in beneficenza”.
Decisioni definite indispensabili in considerazione del fatto che “la gestione della caccia da parte delle Provincie – ribadiscono gli agricoltori - si è rivelata fino ad oggi un vero fallimento rispetto alle aspettative della categorie agricole produttive, tanto è vero che gli stessi ungulati sono ormai padroni anche di parte delle città (vedasi emergenze nel comune di Genova)”. Criticate anche le “sporadiche battute di selezione” perchè ritenute non risolutive. Per questi coltivatori sono invece “indispensabili interventi radicali di lunga durata estesi su tutti i territori dei comuni della provincia con incisività nelle zone a grave rischio agricolo”. Se non si agirà presto secondo gli agricoltori questo grave fenomeno “porterà al collasso definitivo l'economia delle aziende agricole con il conseguente abbandono del territorio”.
IL GAZZETTINO
12 AGOSTO 2009
Campi devastati, nascono le ronde per le nutrie
Il progetto coinvolge i comuni di Stra, Fossò, Vigonovo e Fiesso: squadre speciali per abbattere i temuti roditori
Silvano Bressanin
Stra - “In una sola notte mi hanno mangiato mezzo campo di radicchio, queste maledette! È andata però peggio al mio vicino, al quale hanno disintegrato un campo di mais. Basta, siamo stanchi. Chi di dovere si dia da fare, e subito".Sono sempre più numerosi i cittadini rivieraschi esasperati, che non sanno come difendere le loro proprietà dai raid delle nutrie. La situazione effettivamente peggiora di anno in anno anche perché questo roditore sudamericano - nell'aspetto ricorda il castoro - filia due volte all'anno non distrugge solo i campi. Infatti sta sistematicamente minando, grazie alle gallerie che scava senza soluzione di continuità, anche la tenuta degli argini dei fiumi. Interessati non solo quelli del quelli del Brenta - in modo particolare nel tratto che va dalla chiusa dei “Tamburani” a Stra-Vigonovo, sino, ed oltre, il ponte di Sandon - ma anche il Naviglio, e tutti gli innumerevoli corsi d'acqua a valle e a monte.Ma ecco una buona notizia: la situazione potrebbe migliorare decisamente, se si attiveranno, come sembra, quattro comuni rivieraschi: Stra, Fossò, Vigonovo e Fiesso d'Artico."Abbiano interessato - dice Stefano Marigo Coordinatore Italcaccia- queste amministrazioni per concertare una vera e propria “operazione abbattimento” di questi animali che arrecano tanti danni. Per il momento abbiamo ricevuto una pronta risposta solo dall'amministrazione di Fiesso d'Artico, che dopo aver richiesto in nulla osta provinciale ha dato il suo benestare per procedere".In che modo?"Abbiano formato delle squadre di cacciatori che batteranno le zone più infestate. Del progtto mirato è stata informata anche la Stazione dei Carabinieri di Stra. E' stata predisposta ogni cosa affinché la popolazione, non essendo periodo di attività venatoria, non si allarmi. Oltretutto, in ogni squadra è prevista la presenza di un guardiacaccia volontario. Ad ogni modo, la maxi operazione potrà prendere avvio solo dopo l'approvazione di tutte le amministrazioni interessate".Marigo fornisce anche un'altra informazione quanto mai interessante riguardante la volpe che sta “attivandosi“ al massimo nel territorio.“Questi animali- afferma - disdegnano gli orti, ma fanno razzia nei pollai. Interessata in modo particolare la “zona Maregate” (Via Sassara, Galta, e Via Pertile), che si trova ai confini tra Stra Vigonovo e Fossò. Un tempo in quell'area c'era una vecchia discarica. Adesso è il covo di questi e di altri animali che vivono tranquillamente perché considerata zona riproduttiva R.C (ripopolamento e cattura)."Adesso, finalmente - conclude - a seguito di una quanto mai provvida modifica regionale, riguardante il piano faunistico venatorio, le doppiette potranno entrare in campo già la terza settimana di settembre".
BIG HUNTER
12 AGOSTO 2009
Emilia Romagna: critiche di Lav e Legambiente alla gestione del capriolo
Lav e Legambiente criticano il piano regionale per l'abbattimento di 3.082 caprioli (partirà nei prossimi giorni), che sommati a quelli cacciati durante l'ultima stagione venatoria, portano a 11.000 il numero dei capi abbattuti nella stagione. Secondo la Lav, che paventa il solito “pericolo per gli escursionisti estivi”, la Regione dimostra un prevalente interesse verso le ragioni dei cacciatori a scapito di quelli delle associazioni animaliste. “Queste 'stragi' – così vengono sistematicamente definiti i piani selettivi da alcune di queste associazioni - potrebbero essere evitate con metodi alternativi e definitivi, misure che diminuirebbero anche i danni causati ogni anno a persone, auto e terreni coltivati”, ossia strumenti di prevenzione applicati al territorio.Legambiente critica invece i censimenti della specie “difficile capire quando la parte scientifica è vera e quando al servizio di meri interessi territoriali di una categoria rispetto all'altra”, denuncia Massimo Becchi di Legambiente Reggio Emilia. Legambiente chiede di poter partecipare alla consulta venatoria “altrimenti anche la nostra associazione promuoverà raccolte di firme per evitare io piani di prelievo”.In realtà il prelievo del capriolo in Emilia Romagna è in ogni caso inferiore all'obiettivo di portare la specie a densità ideali di 16 – 18 animali per chilometro quadrato (attualmente siamo a 25,5). Il piano regionale porterà la popolazione a 21.000 caprioli, considerando le 8.000 femmine e il tasso di fecondità della specie (1,8 nuovi nati per ogni femmina), si avrà di nuovo in primavera una popolazione di 34 – 35 mila animali.
BIG HUNTER
12 AGOSTO 2009
Caorle (VE): cinghiale in mare. Ripescato
Pensavamo di averle sentite tutte dopo il ripescaggio di un cinghiale nel naviglio grande, quasi in pieno centro a Milano, ma c'è qualcosa di ancora più sorprendente. Un altro cinghiale infatti, viste le temperature di questi giorni, ha pensato di farsi un bagno nel mare di Caorle (VE). L'ungulato stava nuotando tranquillamente quando è stato sorpreso da un bagnante, che ha subito contattato la guardia costiera segnalando l'insolito fatto. L'animale è stato avvistato e successivamente catturato grazie all'intervento della Polizia Provinciale e dei bagnini della zona. L'evento lascia senza dubbio esterefatti e costituisce un chiaro segnale sempre più allarmante rispetto alla diffusione di questi ungulati, ormai assidui frequentatori degli stessi ambienti fortemente antropizzati.
IL GAZZETTINO
12 AGOSTO 2009
L’armadillo con la broncopolmonite
Provincia di Venezia - Animali "allieni" in boschi e campagne, ma anche negli ambulatori dei veterinari dove finiscono per curare le patologie più disparate.Dal veterinario arriva di tutto e di più: dall’iguana ai serpenti, dai camaleonti alle ranocchie esotiche, all’armadillo con problemi respiratori. Come spiega il dottor Collarile anche a questi animali si fanno operazioni, endoscopie, tac, analisi e radiografie. «Abbiamo anche avuto un grosso coccodrillo, che ci è stato portato in studio - racconta - Aveva la mandibola bloccata ovviamente, ma lo scompiglio è stato comunque elevato. Gli abbiamo curato un ascesso ad una zampa.Oppure la rana delle foreste amazzoniche, grande non più di tre centimetri, con problemi intestinali e qualche anno fa anche qualche ragno. «Si ammalano anche loro e c’era un nostro veterinario che si era specializzato nel curarli - spiega Collarile - Certo non è come visitare un gatto».E c’è anche chi da un veterinario ci è andato con un bellissimo scarabeo, aveva una zampetta un po’ moscia. Ma per lui niente gesso.
IL GAZZETTINO
12 AGOSTO 2009
Bruttina lo è di certo
Provincia di Venezia - Bruttina lo è di certo. Lunga una quarantina di centimetri, munita di una miriade di nerborute zampette (36 per l’esattezza) e due inquietanti baffoni (non me ne vogliano gli esperti per la sommaria descrizione) che la fanno assomigliare a un animale uscito da un film dell’orrore. La sventurata è stata classificata come Scolopendra cingulata, anche se decisamente sovradimensionata, ed è finita in un bel barattolo di formalina all’Istituto Zooprofilattico delle Venezie per mostrare la sua possanza ai posteri. Da dove arrivi non si sa. É stata portata in Istituto da un signore che l’ha trovata viva e vegeta in una partita di legname di non specificata provenienza.
ADN KRONOS
12 AGOSTO 2009
MADAGASCAR: SCOPERTO MAXI RATTO DA 7 CHILI E MEZZO
Antananarivo - Un ratto di taglia extralarge, delle dimensioni di un bambino di 6 mesi e pesante oltre 7 chili e mezzo, e' stato scoperto nel sud del Madagascar. A riferirlo sono i media locali, secondo cui l'animale, appartenente alla specie "rattus norvegicus" - comunemente noto come ratto grigio o pantegana - sarebbe stato trovato nella riserva naturale di Mandena, tra le foreste tropicali che ricoprono il sud dell'isola.
TRENTINO
12 AGOSTO 2009
Salvi i cuccioli di pipistrello
BASELGA DI PINÈ (TN). Un pipistrello per amico: strano, ma possibile. Succede a due naturaliste, una è trentina e l’altra invece altoatesina, Liana Trentin e Valentina Princigalli, che hanno salvato un gruppetto di giovani pipistrelli, protagonisti, senza volerlo, di una vicenda esemplare sull’Altopiano di Pinè. Tutto comincia quando il proprietario di una baita nei pressi di Baselga scopre di avere degli ospiti indesiderati tra i travi in legno della casetta: pensando che siano topi cerca di allontanarli, per poi scoprire però che si tratta di pipistrelli, meglio detti chirotteri. Nel frattempo le madri dei cuccioli di pipistrello si sono allontanate, spaventate. I cuccioli - animali a loro modo graziosi - sono nei guai. Grazie all’intervento della locale stazione forestale si chiede allora soccorso alla Lipu, che però ospita solo uccelli nel proprio centro di recupero di Trento. Un partucolare non si poco conto perché i pipistrelli volano ma sono mammiferi: non possono trovare casa a rento. La Lipu indirizza i forestali verso le due naturaliste, studiose proprio di chirotteri. E le due ragazze si mobilitano immediatamente: accolgono i cuccioli, li allattano, li curano e alla fine riescono a reintrodurli in natura. Adesso i due pipistrelli sono liberi di volare con la loro curiosa membrana alare, che li rende misteriosi nella sera. Morale: se trovate un pipistrello in difficoltà - spiegano le naturaliste - rivolgetevi al Museo di scienze di Trento, dove si trovano gli esperti.
IL SECOLO XIX
13 AGOSTO 2009
In fondo al treno per via del cane: derubata
Costretta ad occupare la (deserta) carrozza riservata a chi viaggia con animali
Marco Grasso
Provincia di Genova - Il cane sarà anche il migliore amico dell'uomo, ma l'amicizia in alcuni casi può costare cara. Specie se bisogna fare i conti con le rigide regole che disciplinano il trasporto degli animali sui treni: chi porta con sé bestie superiori ai 6 chili deve viaggiare su una carrozza a parte. Una regola che è risultata fatale ad una giovane su intercity serale diretto a Milano: a quell'ora l'intera carrozza è vuota, lei si addormenta e viene derubata.
Barbara, il nome è di fantasia perché la ragazza chiede di mantenere l'anonimato, era salita alla stazione di Chiavari, sul treno delle 19 e 25 diretto nel capoluogo lombardo. Con sé aveva il suo amico a quattro zampe per il quale aveva pagato il biglietto. Ma per le nuove disposizioni concordate da Trenitalia con il ministero della Salute, chi viaggia con un animale di taglia superiore ai 6 chili deve sedersi solo in una carrozza riservata. In quella carrozza, l'ultima, a quell'ora della sera non c'è proprio nessuno. Barbara è un po' intimorita dalla situazione, ma il capotreno non vuol sentire ragioni: le regole sono regole. Non importa se il padrone del cane è una donna e non è proprio rassicurata dal viaggiare a quell'ora della sera in una parte del convoglio vuota. Barbara cerca di chiudersi dentro, ma la porta non è dotata di fermo così si limita a chiudere la porta scorrevole. Il viaggio è lungo e lei molto stanca, così si addormenta. Ma all'altezza di Pavia si risveglia con una brutta sorpresa. Qualcuno si è introdotto nello scompartimento e le ha portato via tutto: borsa, portafogli, documenti e telefonino. La giovane è sconvolta e anche molto spaventata anche per quello che sarebbe potuto succedere. E non si capacita come né lei né il cane si siano accorti di niente. Forse, azzarda, i ladri hanno usato dello spray narcotizzante. È la madre di Barbara a scrivere tutta la sua indignazione al comitato dei pendolari Liguri: «Era proprio necessario fare spostare una ragazza sola in uno scomparto vuoto alle otto di sera?», domanda la donna. La questione degli animali sui treni era già stata al centro di una tira e molla tra l'esecutivo, che voleva impedirne e il trasporto, e le associazioni dei consumatori, contrarie al divieto. «Non si capisce quale sia la logica di questa regola - attacca Sonia Zarino, coordinatrice del comitato dei pendolari - La sola cosa che mi viene in mente è che si vogliano così"concentrare" delle possibili fonti di insetti in un solo vagone, per poi non pulire a fondo gli altri». Zarino lancia anche una stoccata sulla sicurezza: «Quello dei furti è un problema che, pur in calo come dimostrano le statistiche, continua a destare preoccupazione». La replica di Trenitalia è lapidaria: «Quelle regole sono state fissate con il ministero della Salute e vanno rispettate». Quanto alla sicurezza, l'azienda specifica: «La Polfer ha aumentato i controlli e di recente abbiamo diffuso un decalogo per viaggiare sicuri».
SAVONA NEWS
12 AGOSTO 2009
Savona: contraccezione per gli animali selvatici,ok dell'Enpa
Savona - Soddisfazione della Protezione Animali savonese per le dichiarazioni del portavoce dei Verdi Gabriello Castellazzi sulla contraccezione quale mezzo per limitare il numero dei cinghiali.
La proposta è infatti avanzata da almeno 15 anni dall’ENPA, senza che nessun partito al governo, sia nazionale che locale, l’abbia mai neppure presa in considerazione. Purtroppo cinghiali, caprioli e daini sono considerati più utili da vivi come bersaglio dei cacciatori e carne per i ristoranti; e perciò debbono sempre essere abbondanti nei boschi, anche a scapito dei danni che talvolta procurano all’agricoltura più o meno marginale delle campagne savonesi.In altri paesi la somministrazione di sostanze cosiddette “specie-specifiche”, ovvero mirate per una determinata specie animali, è già stata studiata dagli scien-ziati ed applicata con risultati positivi. In Italia la fauna selvatica è gestita a unico e diretto beneficio dei cacciatori e praticamente non esistono né fondi né volontà di studiare sistemi alternativi al fucile dei cacciatori quale soluzione per contenere il numero degli animali selvatici in soprannumero.
IL TIRRENO
12 AGOSTO 2009
Orbetello è una città off limits per chi è in vacanza con il cane
Paola Tana
ORBETELLO (GR). «D’ora in poi boicotteremo Orbetello. Anzi non ci andremo più in vacanza. Lo abbiamo già inserito nella lista nera dei posti da evitare». A due giorni dal Ferragosto, frasi come queste, per una località che vive di turismo, sono un’autentica mazzata. Specialmente se non vengono pronunciate da “quattro amici al bar” ma si trovano scritti su dogwelcome, uno dei siti internet più letti dagli amanti dei cani che hanno nel passaparola cybernautico il loro punto di forza. Sì, perché il motivo del ripudio di Orbetello da parte di questi turisti che dicono provenire dal nord Italia risiede proprio nel fatto che quasi tutta la cittadina è proibita agli amici a quattro zampe. Nonostante la lodevole iniziativa di aprire una bau beach sulla Giannella con tanto di cartelli che ne indicano gli ingressi, ci sono invece indicazioni che allontanano i cani e sono disseminate su tutto il territorio. Come si fa ad andare in spiaggia se poi non si può accedere in paese? E come si possono portare i cani nei ristoranti che li accettano, forse con un elicottero privato che atterra e decolla sulla porta? Quest’ultima domanda la rilancia Marina Meggiorini, titolare del ristorante La Taverna che ha aderito volentieri all’invito del ministro del turismo Brambilla di far entrare i cani nei locali pubblici. D’altronde il divieto di molte zone agli animali ha suscitato polemiche fin dal momento in cui è stato apposto, qualche mese addietro. A quei tempi, a difenderlo fu l’assessore Rolando Di Vincenzo che si affrettò a precisare che i cani ad Orbetello potevano circolare, ma solo nelle zone concesse. «E’ assurdo - ribatte la Meggiorini - chi viene nella nostra cittadina la vuole visitare tutta, non può essere relegato soltanto in pochi posti». E le fanno eco i turisti delusi di internet che precisano di essere partiti da Albinia ben attrezzati di «zainetto con paletta, sacchetto per deiezioni, museruola, bottiglietta di acqua e cagnolini al guinzaglio». Insomma, tutto l’occorrente per non sporcare e non dare fastidio a nessuno. Ma una volti giunti in riva alla laguna, i turisti pongono l’accento sulla scoperta di “cartelli di divieto ovunque: lungo il lago, nel centro storico, sulle piazzette, nel grande parco comunale. Non abbiamo potuto vedere nulla. E neppure abbiamo potuto bere un caffè o acquistare una bottiglietta d’acqua in un qualsiasi negozio. E poi la televisione - dicono sconsolati - ci bombarda di appelli: non abbandonate i cani, soprattutto d’estate. Ma se questa è l’accoglienza....Amareggiati, delusi e sconfortati, ce ne siamo andati e non torneremo mai più». Per Orbetello sempre in cerca di veicoli promozionali che ne esaltino i valori, una pessima pubblicità di mezz’estate, giunta sicuramente nel periodo meno opportuno. E che meriterebbe, come minimo, un chiarimento da parte dei diretti interessati.
IL GAZZETTINO
12 AGOSTO 2009
Nessun pericolo nell’Oasi del Brenta a Nove
Nove (VI) - Nessun pericolo nell’Oasi del Brenta a Nove. Questo è il responso dell’Ulls 3 in seguito alle segnalazioni telefoniche che riferivano della morte di alcune anatre nel laghetto di Crosara di Nove. I servizi veterinari dell’Azienda Sanitaria locale infatti hanno eseguito due sopralluoghi il 29 luglio e il 5 agosto, inviando tempestivamente i campioni di una decina di anatidi all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, per i necessari esami anatomopatologici, virologici e tossicologici. Il responsabile del Centro Regionale di Epidemiologia Veterinaria esclude le principali malattie infettive dei volatili, quale ad esempio l’aviaria. Si esclude anche l’intossicazione botulinica da decomposizione dei vegetali, che avviene normalmente nei laghetti nella stagione calda. Sono naturalmente in corso ulteriori accertamenti di carattere tossicologico il cui esito verrà comunicato non appena disponibile.Intanto l’Ulss 3 sta costantemente monitorando la situazione in sinergia con l’amministrazione comunale e i referenti regionali. Infatti proprio oggi a mezzogiorno è previsto un altro sopralluogo del sindaco assieme al veterinario, il dottor Sforzi e l’entourage dell’Ulss3. Si ricorda che a seguito dell’ordinanza del sindaco è vietata la balneazione in quest’area dell’alveo del Brenta; è vietato inoltre distribuire cibo agli animali e abbandonare rifiuti."Oggi daremo maggiori dettagli sulla situazione - ha dichiarato l’assessore Gheller - e preciseremo anche che non esiste un biglietto di ingresso bensì una quota giornaliera per poter usufruire di una serie di servizi dell’area".
Animalieanimali
12 AGOSTO 2009
CANI IN SPIAGGIA? IL TOP E' LA ROMAGNA
Sono sempre di più le strutture romagnole che accettano i nostri amici a quattro zampe. Una tendenza sempre più apprezzata dai padroni che possono fare le vacanze con i propri animali.
Arriva l’estate e con le ferie arriva puntuale anche il triste fenomeno dei cani abbandonati, un fenomeno che registra 750 mila vittime all’anno in Italia. In Riviera, però, da molti anni l’ospitalità si è estesa anche agli amici a quattro zampe, arrivando a comprendere quasi una cinquantina d’esercizi attrezzati per accogliere turisti con cani al seguito. Il primato spetta a Rimini, che annovera ben 31 alberghi, otto stabilimenti balneari e un camping; seguono Cervia con 16 hotel, due bagnini, un agriturismo e un ristorante; Cattolica con 11 alberghi e Cesenatico con nove hotel e cinque lidi. C’è anche San Mauro Mare, dove cinque degli otto stabilimenti che coprono il mezzo chilometro di spiaggia di questa zona hanno preso il nome di «Grandi Spiagge-Fido Beach»: sono 50 gli ombrelloni riservati all’iniziativa. Quattro invece gli stabilimenti dei Lidi ferraresi che soddisfano le esigenze di cani e gatti: si tratta di Baia di Maui e Trocadero al Lido di Spina, di Vela e di Gabbiano al Lido degli Estensi. Fido fa parte della famiglia ed è giusto che anche lui trascorra le vacanze in compagnia; in Riviera gli viene offerto qualsiasi comfort «purché sia educato», di questo si raccomandano bagnini e albergatori.
Marco Agostini è tra i fondatori dell’associazione «Emilia-Romagna Cani d’amare» e ha dotato il suo stabilimento a Rimini di ogni necessità per i cani, non a caso si chiama Bagno 81 No Problem. «Da cinque anni ospitiamo animali in un’apposita area che ha dei box pensati per loro, ma anche lettini e ombrelloni per i proprietari — spiega — accettiamo tutti i tipi di cane, dal bassotto al rottweiler e gli offriamo la ciotola, uno sdraio tutto per loro, una pallina per giocare, un percorso di sgambata, una fontanella per lavarli e un veterinario sempre reperibile». Quattrocento persone con cani al seguito ogni stagione riempiono il Bagno 81, vengono da Bologna, da Parma, la voce si è sparsa «e io non so più dove metterli, comunque non ce la farei senza quei 30 alberghi alle spalle che accettano i cani al loro interno — ammette Carlini - adesso spero di riuscire ad avere un incontro con il sindaco per strappare uno specchio d’acqua dove gli animali possano fare il bagno, in Toscana e in Veneto li hanno già». Anche il bagno 33 offre l’opportunità di trascorrere una vacanza con il migliore amico dell’uomo: sotto l’ombrellone c’è uno spazio maggiorato per rispettare le esigenze di movimento del cane, basta presentarsi in spiaggia con il libretto delle vaccinazioni e prendere visione del regolamento, che obbliga l’uso del guinzaglio nel tragitto ingresso-ombrellone. Finita la giornata al mare, il rientro in albergo non è affatto un problema, grazie a strutture come l’Hotel Corona di Riccione, che per i suoi servizi «a quattro zampe» è il prediletto dei vip, come i giornalisti delle Iene. «Se uno tratta il proprio cane come un figlio e vuole stare con lui anche in ferie viene qui - spiega la titolare Elda Patuelli - abbiamo una sala da pranzo apposta, con un buffet preparato esclusivamente per gli animali, che ricevono ognuno la loro ciotola e possono così mangiare sotto il tavolo dei loro padroni, anche se ci sono clienti che mi chiedono un seggiolone per avere il cane a tavola con loro». L’Hotel Corona è un vero «dog hotel», ci sono stanze che accanto ai letti normali hanno lettini a baldacchino per i cani, i clienti possono festeggiare il compleanno del loro «amico» e usufruire di carrozzine se i cani sono troppo stanchi per camminare; in alternativa ci sono dei seggiolini per portarli a spasso in bicicletta. E non manca il turista che arriva con gatto o coniglio al seguito. A due passi dall’albergo di Elda Patuelli c’è un altro hotel che si premura di ospitare Fido, è l’Hotel Des Nations. «Offriamo il nostro hotel ai cani come facciamo con le persone — afferma la direzione — abbiamo un veterinario e un dog sitter attivi 24 ore su 24, abbiamo poi sono stanze riservate con parquet dove gli animali stanno con i loro padroni per tutto il tempo». Nel caso invece i cani soffrano di problemi di adattamento o di solitudine, l’albergo mette al servizio Chantal, l’esperta di floriterapia che sa trovare la giusta essenza per riequilibrare il loro benessere psicofisico. Ma in Riviera i cani non vengono solo per divertirsi. Nella spiaggia libera di Logonovo, a Porto Garibaldi, lavorano infatti le cosiddette «sentinelle del mare»: i terranova addestrati per aiutare i bagnini negli interventi di soccorso in acqua. Loro d’estate non si riposano.
IL CENTRO
12 AGOSTO 2009
Canile, sfuma il progetto della gestione ai detenuti
TERAMO. Il canile di contrada Carapollo continuerà a essere gestito dalla «Clean service» fino all’ultimazione dei lavori di messa in sicurezza della struttura. E’ questa la soluzione adottata dall’amministrazione comunale per far fronte all’emergenza legata all’impianto che ospita oltre 300 cani. Il 31 luglio è scaduto il contratto con la cooperativa che ha accudito i randagi dopo l’abbandono della struttura da parte dell’istiuto zooprofilattico. Quest’ultimo a marzo ha rinunciato alla gestione del canile, affidatagli dal Comune qualche anno fa, denunciando gravi carenze igieniche e di sicurezza nell’impianto, che tra l’altro è stato posto sotto sequestro dal tribunale. Proprio al superamento dei problemi strutturali, con un investimento di 50mila euro, è finalizzato il progetto messo a punto dall’assessore alle manutenzioni Rudy Di Stefano . I lavori di messa in sicurezza dovrebbero essere avviati nel giro di dieci giorni e al termine dell’intervento il canile recupererà le condizioni minime di utilizzabilità. A quel punto il Comune tornerà alla carica con lo zooprofilattico per riattivare la collaborazione interrotta. Nel frattempo, la gestione dell’impianto verrà garantita dalla Clean service sulla base di una proroga deliberata dalla giunta. L’attenzione rivolta all’impianto di contrada Carapollo ha indotto il Comune a sospendere la procedura per aprire un canile rifugio nei pressi del carcere che doveva essere gestito con il coinvolgimento dei detenuti. Il progetto era stato varato dalla precendente amministrazione per consentito di realizzare un impianto capace di ospitare cinquanta animali, quantità attualmente ritenuta insufficiente a superare l’emergenza. L’amministrazione ha anche avviato accertamenti sui 57 cani ospitati nel gattile di Colleparco per capire quanti siano stati mandati in quella struttura da altri comuni e disporre il trasferimento.
IL MATTINO
12 AGOSTO 2009
Portare il proprio animale domestico dal veterinario non è sempre impresa facile
Portare il proprio animale domestico dal veterinario non è sempre impresa facile: appena si arriva sul posto, Micio e Fido annusano gli odori del «temuto» dottore e si agitano accumulando particolare stress. Se poi la permanenza necessaria è anche prolungata nel tempo il discorso diventa particolarmente pesante per l’animale, soprattutto per i gatti che reagiscono in maniera piuttosto «vivace». Dall’altra parte c’è anche l’apprensione del proprietario che rimane sempre in pensiero chiedendosi «chissà come lo tratteranno...». La videochiamata. In Inghilterra c’è chi ha scelto di utilizzare le moderne tecnologie per alleviare questo problema, da ambo le parti. Un sistema, tra l’altro economico, che ci auguriamo arrivi presto anche in Italia. La clinica veterinaria «Kitten to cat», con sede a Londra e gestita da Zeta Frasca, ha pensato che per differenziare la sua attività in un modo innovativo e per fornire le migliori cure ai gatti, poteva affidarsi a Skype, sfruttando la funzione di videochiamata. In clinica. In particolare, al momento dell’accettazione, ai gatti che rimangono in cura nella clinica per un periodo di tempo lungo viene assegnato un nome utente Skype per permettere ai proprietari e al personale della struttura vetrinaria di effettuare una videochiamata attraverso la quale è possibile monitorarli durante tutta la loro permanenza, anche di notte. I proprietari possono così accedere all’account Skype in qualsiasi momento della giornata per verificare le condizioni del loro gatto. L’account è impostato per l’auto-risposta e può accettare le chiamate da parte dell’utente, a ogni ora. Questo tipo di chiamata Skype-to-Skype è completamente gratuita. I vantaggi. La dottoressa Zeta spiega: «L’ingresso alla clinica può essere un momento di stress per tutti i soggetti coinvolti. E i gatti ne risentono in modo particolare, molto di più rispetto alla maggior parte degli altri animali domestici. Esattamente come negli esseri umani, lo stress provoca problemi di salute e ostacola il tempo di recupero. La principale causa di preoccupazione per i proprietari del gatto è il timore che, quando non sono vicini al loro amico felino, quest’ultimo non riceva la stessa dose di affetto e attenzione che avrebbe a casa. Ma con Skype questo non è più un problema». Le coccole. «La videochiamata - conclude la veterinaria londinese - è diventata lo strumento fondamentale che mette in grado la clinica di offrire un servizio che elimina lo stress sia del gatto, che può ascoltare e lasciarsi cullare dalla voce del suo proprietario, sia del proprietario stesso, che può vedere in qualsiasi momento cosa sta facendo il suo micio, controllare il suo benessere e il suo stato di salute».
ROMAGNA OGGI
12 AGOSTO 2009
Riccione: malattia delle tartarughe nel picco massimo
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RICCIONE (RN) - Arrivano senza sosta le tartarughe colpite dal parassita ‘Dente di cane' alla Fondazione Cetacea di Riccione. Sono 25 negli ultimi 20 giorni gli esemplari ammalati arrivati nella "clinica specializzata" delle tartarughe: 14 nell'ultima settimana, con un crescendo negli ultimi giorni: quattro lunedì, una martedì e due solo mercoledì mattina. La Fondazione lancia un appello per trovare volontari disposti a portare gli animali malati a Riccione. Il fenomeno è noto nella comunità scientifica, ma purtroppo a quanto pare non se ne conoscono le cause. Le tartarughe rimangono colpite in modo grave in Adriatico, la Fondazione Cetacea riesce a curarle, ma alcune sono indirizzate alla clinica veterinaria ‘Modena Sud'. Le prime tartarughe arrivate a metà luglio stanno già bene. Questo, però, solo per quelle che hanno la fortuna di trovare un bagnante di buon cuore che le raccolta e le porti a chi di dovere.Ma la Fondazione Cetacea ha bisogno di più collaboratori. "Abbiamo bisogno di aiuto. principalmente economico. Inoltre, ci servono persone che abitano a Ravenna, Cervia, Cesenatico, Pesaro, Fano, Senigallia e che siano disponibili, in caso di ritrovamento di tartarughe ad andare sul posto, recuperarle, e portarcele a Riccione", fanno sapere sul sito internet. Per aderire all'appello l'indirizzo mail è [email protected].
LA ZAMPA.IT
12 AGOSTO 2009
Anche il pesce rosso va in vacanza
In Olanda un rifugio dove far soggiornare i pesci durante la propria assenza
ROBERTA MARESCI
Ad Amsterdam è nato il Gold Fish Hôtel, un rifugio di quattro piani creato ad hoc per portare in vacanza gli amici acquatici. Non ha la forma di Nemo, malgrado per i cani ne abbiano creati a immagine e somiglianza, perfino con mamma e cucciolo acciambellati per sottolineare l’amore indissolubile che li lega. Non si trova sott’acqua e non ricorda l’acquario dove il pesce con una pinna atrofica, di disneyana memoria, viene aiutato da altri simili per evitare di finire nelle mani di un’orrida bimba. In questo albergo gli ospiti sono trattati come tali e vivono le loro habitat ideale. Ormai si sa: andare nei luoghi di villeggiatura con gli animali domestici non è più un’impresa ardua. Sono 2.647 alberghi e 680 gli agriturismi italiani accessibili a cani e gatti, oltre a spiagge e ristoranti. Ma a volte la famiglia allargata può non comprendere solo Fido e Micio. Così, prima di partire per un periodo di relax al mare o in montagna, in città d’arte o per tour all’insegna del fitness, non sono in pochi a dover organizzare diversi dettagli. E giù a risolvere gli arcani: chi annaffierà le piante? Chi ritirerà la posta? Chi cambierà l’acqua al pesce rosso? Ecco, quest’ultima domanda ha trovato una soluzione con la D-reizen, una agenzia di viaggi olandese che, per incoraggiare le famiglie a spostarsi durante l’estate, ha offerto ai suoi clienti un albergo per pesci rossi.Basta un computer per prenotazioni a portata di mouse. L’albergo, certamente inusuale, è dotato di ogni comodità. C’è addirittura un campo da tennis e una piscina dove far sguazzare il proprio pesciolino. Chi teme di smarrirlo, può contare sulla messa a punto di un sistema infallibile che evita qualsiasi fraintendimento. Infatti, per non correre il rischio che i padroni ne ricevano indietro uno diverso dal loro, ogni esemplare acquatico è incasellato in opportune zone, separate.Ma chi lo immagina solo soletto e triste per la mancanza del padroncino, rivedrà sorgere un sorriso sul proprio viso sapendo che ci sono ben 80 altri suoi simili a tenergli compagnia. Tutti residenti in vasca anche il resto dell’anno. Spetta a loro far da padrone alla struttura, nei pressi dell’aeroporto di Schiphol. Dettaglio da non sottovalutare per tutti coloro che si trovano spesso a dover partire per lunghi periodi di lavoro. E fino all’ultimo non vogliono rinunciare alla vicinanza del loro miglior amico acquatico.
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IL SECOLO XIX 12 AGOSTO 2009
IL TURISMO SALVA I GORILLA
VIDEO http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/multimedia/2009/08/12/AM3NFQpC-gorilla_turismo_salva.shtml
IL GAZZETTINO
12 AGOSTO 2009
I più diffusi sono i pesci e i crostacei che provengono da acque più calde e minacciano le specie locali che sono più remissive
Sbarca a Nordest l’esercito degli animali alieni
Dalla scolopendra gigante scoperta in una catasta di legno ai ragni enormi e prolifici, per arrivare alle mini rane
Daniela Boresi
Provincia di Venezia - Una parente oversize in effetti esiste, la scolopendra gigantea che però vive in Amazzonia e non è del tutto pacifica. Che la nostra non sia altro che una immigrata clandestina? Ma la povera scolopedra gigante non è l’unico insetto "alieno" che ha fatto capolino nelle nostre aree. Qualche mese fa sono stati trovati ragni di dimensioni abnormi e di altrettanto esagerata riproduttività o specie di volatili che nella norma non battono le nostre rotte, qualche farfalla che proprio indigena non pare, piccoli coleotteri, ma anche parassiti che minacciano le nostre piante. Animali che arrivano per i più svariati motivi e che creano dissesti all’equilibrio ambientale: viaggi clandestini (magari imballati in qualche carico, vedi la ormai indigena zanzara tigre), portati dall’uomo (per diletto o per profitto: come le nutrie arrivate dal Cile per diventare pelliccia e finite nei fossi a far concorrenza alle pantegane). Molto più difficile che vi arrivino con le proprie zampe o con le proprie ali. Magari con le pinne, come quella miriade di pesci (chiamati fauna lessepsiana, da de Lesseps, "padre" del canale di Suez) che sono tipici dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso, ma che in virtù di questa apertura si sono spinti fino al Mediterraneo. Come spiega il dottor Giuseppe Arcangeli, del Centro di referenza nazionale per le patologie di pesci, crostacei e molluschi dell’Izs, ci sono pesci, come il barracuda, o pesci palla che sono tossici se mangiati, che cominciano ad essere pescati nei mari italiani più a Sud. Il problema è la tossicità, se venduto a tranci il pesce palla non viene riconosciuto e può anche essere mortale. «Nel Veneto il problema è quello dei corsi d’acqua dolce dove sono stati gettati incautamente, o per riproduzione o per pesca sportiva, pesci che oggi minacciano le specie autoctone - spiega il dottor Arcangeli - Prendiamo ad esempio il gambero killer proveniente dalla Louisiana, importato dagli Spagnoli negli anni Settanta per allevamento e entrato in Italia negli anni ’90. È scappato da qualche allevamento e ha invaso i nostri corsi d’acqua, infestandoli e minacciando le specie locali che oggi sono quasi scomparse». Del resto, la creatura ha dimensioni ragguardevoli (anche 15 centimetri), è aggressiva e alquanto vorace.Ma se il gambero rosso ormai può vantare un permesso di soggiorno, altrettanto non si possono permettere altre specie che sono arrivate da poco e magari non si sono ancora del tutto integrate (si fa per dire). È il caso dell’abramide (una sorta di scardola che però arriva ad un chilo e mezzo di peso), ma ci sono anche la blicca, l’acerina (simile al pesce persico), il rodeo amaro indigeno dell’Asia Orientale, la pseudorasbora (originaria dell’Estremo Oriente), oltre naturalmente al già notissimo pesce siluro molto diffuso nel Po, al lucioperca (che proviene dai Paesi del Nord) o l’aspio, simile al cavedano, che può raggiungere anche i 13 chili.«Sono pesci che hanno provocato uno squilibrio nel nostro ecosistema - spiega Arcangeli - perchè possono dare fastidio alle specie esistenti. Ma ci sono anche introduzioni fortunate, fatte scientificamente, penso ad esempio al coregone che ha dato molto lavoro nei nostri laghi, o la vongola filippina che è stata la fortuna del Delta».Ma gli animali "stranieri" non si trovano solo in libertà. Anzi, la maggior parte di "immigrati" (spesso clandestini) finisce in terrari o in gabbie in qualche villa o appartamento. Il dottor Tommaso Collarile, veterinario che vanta una collaborazione con l’Università di Padova, da anni cura esclusivamente animali esotici. E vede davvero di tutto: dall’armadillo con la broncopolmonite, alle rane esotiche di qualche centimetro con alterazioni della flora intestinale. «Ci portano animali di tutti i generi, animali che acquistano in cattività. Ci sono anche specie che ormai si sono integrate, perchè scappate da qualche gabbia, come il Parrocchetto dal collare (pappagallo Asiatico o Nord Africano) che è l’unica specie che fa il nido costruendoselo, o il Parrocchetto monaco (Sud Americano), che oggi troviamo svolazzare in qualche parco. La gente si affeziona a questi animali come fossero cani e gatti e danno loro la stessa attenzione. Del resto è giusto sia così». Ed è così che dalle case, purtroppo, spesso evadono e diventano dei clandestini.
LA ZAMPA.IT
12 AGOSTO 2009
Le Miss fanno innamorare anche i delfini
Giochi in piscina con i delfini per le finaliste di Miss Universo alle Bahamas.
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Animalieanimali
12 AGOSTO 2009
L'ANTIZANZARA COLPISCE L'INSETTO MA E' PERICOLOSO ANCHE PER L'UOMO
Lo spray mette a rischio il sistema nervoso centrale
Spray, pomate e lozioni antizanzare, contengono un ingrediente che può nuocere al sistema nervoso centrale. A rivelarlo è una ricerca francese. Secondo la rivista Bmc Biology di Vincent Corbel dell'Institut de Recherche pour le Developpement di Montpellier il’Deet' (il principale ingrediente dei repellenti contro gli insetti), inattiva un enzima importantissimo per il cervello, l'acetilcolinesterasi, che taglia e rende inoperosi i neurotrasmettitori ,controllandone quindi il livello di attività.
Già in passato, si era insinuato il sospetto sulla sua sicurezza: si era visto, infatti, che il Deet può accumularsi nelle reni e nel feto. ''Abbiamo scoperto che il Deet non e' semplicemente un composto chimico modificatore del comportamento - spiega Corbel - ma e' anche in grado di inibire l'attivita' di un enzima chiave del sistema nervoso centrale, l'acetilcolinesterasi, sia negli insetti che nei mammiferi. Questa scoperta mette in discussione la sicurezza dei repellenti''. Più cauti in Italia: “È più che plausibile che il Deet, già altre volte messo sul banco degli imputati per sospetti sulla sua sicurezza, interferisca col nostro sistema nervoso, spiega Claudio Venturelli esperto di Entomologia Urbana e Sanitaria del Dipartimento di Sanità Pubblica di Cesena, in quanto esercita la sua azione sulle zanzare, proprio mandando in tilt il sistema nervoso dell'insetto; questo studio e' dunque importante - commenta - ma non deve creare allarmismi, usarli sì, purché se ne faccia un uso corretto e soprattutto senza fare mix di più sostanze”. Quindi, applicare sulla pelle prodotti antizanzare, se è vero che da una parte crea uno scudo invisibile che impedisce alle fastidiose zanzare di pungere, dall’altra c’è il rischio che diano fastidio, non solo alle zanzare, ma anche agli uomini. Il consiglio, è anche quello di non farsi ingannare dalle etichette con riportato : “tutto naturale”, se si fa attenzione, anche nella scelta di questi prodotti, si potrebbero prevenire molti problemi. Secondo il sito www.zanzaratigreonline.it ci sono infatti in commercio nuove sostanze a più basso rischio.
LA REPUBBLICA
12 AGOSTO 2009
I CANI AI RAGGI X: MANGIANO DI TUTTO
http://www.repubblica.it/2008/12/gallerie/tecnologie/lastre-cani/1.html
IL GAZZETTINO
12 AGOSTO 2009
Il branco si scatena e fa strage di galline
Paura ieri a Colfrancui: tre cani in libertà vanno all’assalto di due pollai uccidendo una ventina di "ovaiole"
Annalisa Fregonese
Oderzo (TV) - Si sono scatenati, andando a caccia grossa di... galline. Sono i tre cani, forse randagi, che ieri intorno a mezzogiorno hanno seminato la strage in un paio di pollai a Colfrancui. Una ventina i pennuti morti: 3 nel pollaio di Renzo Zara, 17 in quello di Aldo Alessandrini. Le due famiglie hanno le abitazioni nella parte terminale di via Madre Teresa di Calcutta, dove confinano con la campagna lambita dalla circonvallazione. Allarmati dallo strepito che giungeva dai pollai, i due uomini sono accorsi. Riuscendo a vedere tre cani, di media taglia, pare tutti e tre bastardini, che rincorrevano e azzannavano le povere galline. I cani, non si sa come, erano entrati nei recinti. I due uomini sono riusciti a bloccarne uno, catturato e legato ad un albero in attesa dell'arrivo dei Carabinieri e del veterinario dell'Usl 9. Esasperati gli animi, considerata che questa è la seconda strage che si verifica nel giro di un paio di settimane. Il cane catturato non ha per nulla l'aria di un randagio. È ben tenuto, pelo pulito, porta un collarino scuro al collo. Pare mansueto, tenta di giocare con chi lo avvicina. «Non sappiamo di chi siano questi cani - dicono Renzo Zara e Aldo Alessandrini - ma è chiaro che così non si può andare avanti. E se invece delle galline azzannano un bambino? Non ci bastano gli episodi che sono accaduti nell'Italia del Sud? Oltre a ciò, possiamo avere la libertà di allevare qualche gallina senza timore che un cane ce la ammazzi?». Un paio di settimane fa si era pensato ad una volpe, dato che alcuni mesi fa un esemplare era stato avvistato a Colfrancui. Invece è stato poi appurato che si trattava di cani. «Lo strano è - continua Alessandrini - che non abbiamo trovato le carcasse degli animali. Le galline sono sparite». Vien da chiedersi come abbiano fatto i cani, sebbene più d'uno, a portarsi via così tanti animali. «E dire - aggiunge Zara - che dopo le prime galline morte ero andato da un amico a chiedergli delle ovaiole. Egli aveva acquistato una cinquantina di galline per sè, a malincuore me ne aveva cedute cinque. Ero davvero soddisfatto di poter avere nuovamente le uova genuine per la nostra famiglia. Ora i cani ce le hanno ammazzate di nuovo». Il fenomeno del randagismo, peraltro, non aveva mai assunto finora contorni accentuati nell'opitergino. Nondimeno a queste famiglie la disavventura è capitata. «Chi non è in grado di badare a un cane - dicono Zara ed Alessandrini - faccia a meno di tenerlo. È assurdo abbandonarlo, causando in tal modo problemi anche ad altre persone».
IL TIRRENO
12 AGOSTO 2009
Siamo invasi dai cinghiali
Serena Bongiorni
MONTIGNOSO (MS). Cinghiali all’attacco: non è il titolo di un nuovo splatter americano, ma ciò che sta accadendo a Vietina, piccola frazione sopra Montignoso che conta poco meno di trenta anime. Continui attacchi, danni alle colture e ai recinti e disagi durante la notte. Ma soprattutto, foraggiamento abusivo. Queste le denunce dei residenti di Vietina, che chiedono provvedimenti per tutelare i loro terreni. A parlare sono alcuni residenti della frazione, che preferiscono rimanere nell’anonimato: «Qua i cinghiali tre anni fa non c’erano - racconta uno di loro - adesso ce ne sono moltissimi, e arrivano fino alle nostre case». Molti sostengono che la causa di questa improvvisa invasione sia il foraggiamento abusivo, pratica proibita dall’aprile di quest’anno in tutto il territorio regionale. «Abbiamo visto alcuni barili da cui fuoriesce granturco nel bosco; alcuni erano anche coperti con del nylon verde per camuffarli». I residenti sostengono che il granturco venga sparato non lontano dalle abitazioni, con la conseguenza di far avvicinare gli animali ai centri abitati. I danni ai terreni variano dai buchi nelle recinzioni alle buche nel terreno. Gli animali mangiano pomodori, zucche e altri ortaggi: «I danni non sono gravissimi - aggiunge un altro cittadino di Vietina - ma riguardano comunque qualcosa di “tuo”, per cui hai lavorato e faticato». Ma cosa si può fare una volta subiti dei danni? Primo, bisogna distinguere i danni alle colture e quelli alle strutture: per i primi, ci si può rivolgere all’Atc (Ambito territoriale di caccia) che risarcirà in misura proporzionale ai danni, mentre per i secondi ci si deve rivolgere alla Provincia, la quale trasmetterà la denuncia alla polizia provinciale che eseguirà il sopralluogo e valuterà l’entità dei danni. La Provincia potrà quindi fornire a chi ne farà richiesta il cavo con batteria a basso voltaggio annessa, grazie alla quale i proprietari dei terreni potranno recintare la loro proprietà per proteggerla dai cinghiali. A fine giugno la Provincia aveva anche organizzato una battuta di caccia straordinaria con la quale si era cercato di dare risposta alle lamentele dei cittadini, ma gli esiti non erano stati positivi, anzi: nessun animale abbattuto e tanta paura per un gruppo di cercatori di funghi che si era trovato in mezzo alla battuta (non indicata a dovere dai cartelli). Comunque, al dei là dei singoli episodi o dei danni concreti a orti e recinzioni, resta irrisolta la questione del foraggiamento abusivo: chi dà da mangiare a questi animali? Qualcuno punta il dito contro le squadre di cacciatori, ma questi respingono le accuse, sostenendo di essere estranei alla pratica. L’auspicio degli abitanti di Vietina è di veder allontanare questi animali: «Non vogliamo che vengano abbattuti, ma solo che siano tenuti lontani dai nostri orti».
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ANSA
12 AGOSTO 2009
Alcol: erba arma contro dipendenza
Da una pianta una sostanza che riduce dipendenza ed astinenza
ROMA, 12 AGO - E' nascosta in un principio attivo del kudzu, una pianta utilizzata dalla medicina tradizionale cinese, l'arma vincente contro l'alcolismo. La sostanza, chiamata daidzina, e' stata riprodotta in laboratorio dai ricercatori dell'Universita' della California, che ne hanno ottenuto una versione sintetica piu' potente e gia' testata con successo sui topi, in grado di ridurre la voglia di bere e eliminare i sintomi dell'astinenza. Lo rende noto una rivista specializzata.
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