12 MAGGIO 2010
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
12 MAGGIO 2010
«Taglia di 2.000 € per la cagnolina arsa viva a Trepuzzi»

MARINA INGROSSO
BARI - Il Partito animalista europeo (Pae) ha messo una taglia di 2.000 euro sugli assassini di Aura, la cagnolina bruciata viva a Trepuzzi (Lecce). Sul sito ufficiale (www.partitoanimalistaeuropeo.com), un intervento a firma del presidente nazionale, Stefano Fuccelli, oltre a stigmatizzare l'omertà della comunità locale, «invita tutti i cittadini del luogo nel collaborare per individuare i responsabili dei reati compiuti. A tal fine - si legge - il Pae sarà riconoscente rimborsando le spese dei collaboratori, corrispondenti ad euro 2.000, per tutte le informazioni utili ad individuare i colpevoli affinchè vengano processati e condannati».
Inoltre, si apprende che «Il Partito Animalista Euopeo si è proposto parte civile nel procedimento penale contro gli autori del reato presentando una formale denuncia-querela alla competente Procura della Repubblica».
La piccola Aura (cucciola di appena 8 mesi) è morta dopo aver sofferto terribilmente a causa delle ustioni che "animali su due piedi" le hanno provocato. Volontari la trovarono un paio di giorni dopo. Era ancora viva ma il loro tentativo di salvarla fu inutile: la cagnolina morì lo scorso lunedì, 3 maggio.
«Solo ieri Aura ha iniziato ad alimentarsi con omogeneizzato e a bere un po’ con una siringa – raccontavano un pugno di ore prima, le volontarie che l'avevano in cura - l'aspetto più preoccupante è la sua cecità ormai certa in quanto avrà cercato di spegnere le fiamme che ardevano sul suo corpo leccandosi. Non si è mai lamentata». Ben presto, esplose l'indignazione sul Web: in pochi giorni quasi 11mila contatti su Facebook per un gruppo che cerca giustizia mandando petizioni al sindaco di Trepuzzi e a chiunque possa sollevare il caso. Petizioni sono state mandate non solo via Facebook, ma anche email, al comune di Trepuzzi, al tribunale dei minorenni di Lecce e a personaggi dello spettacolo (Rita Dalla Chiesa, Licia Colò, Fabiop e Mingo) per sensibilizzare e chiedere l'intervento delle autorità competenti.
Da indiscrezioni sembra che ad agire contro la cagnetta siano stati due tredicenni del luogo presi dalla noia di una pigra domenica pre-estat
Oggi, la "taglia" del Partito animalista europeo
IL TIRRENO
12 MAGGIO 2010
In pochi mesi gli uccidono sette dei suoi gatti
SANTA MARIA A MONTE (PI). A.C. è disperato. Negli ultimi mesi qualcuno ha ucciso sette dei gatti che abitualmente accudisce. La sua storia comincia nelle ultime settimane del dicembre 2009. «Era il 23 dicembre - racconta A.C., che abita a San Donato - quando mi hanno chiamato da casa dicendomi che in giardino c’erano sei dei miei gatti sdraiati a terra senza vita. Si trattava di una gatta di mia proprietà con tutti i suoi cuccioli, nati nei mesi precedenti. Quando io e mia moglie abbiamo portato dal veterinario l’ultimo ancora moribondo, il medico ci ha detto che non c’era più nulla da fare e che c’erano tutti i segni di un avvelenamento». «Due mesi dopo - continua A.C. - ho ritrovato dietro casa un altro mio gatto morto. Come hanno accertato le analisi, è stato ucciso da un trauma all’addome, forse un forte calcio». Di qui la decisione di denunciare: «Chi si comporta così non può farla franca. Io ho dei nipoti piccoli che mi vengono a trovare. Cosa succederebbe se, stando in giardino, trovassero un boccone avvelenato?». Stessi toni dal presidente Enpa di Pisa Anna Maria Brunoni: «La Protezione Animali si costituirà parte civile - afferma Brunoni -. Invitiamo chiunque abbia il minimo indizio a segnalarlo alle autorità». N.D.M.
TUSCIA WEB
12 MAGGIO 2010
Terrorizza il vicino minacciandolo e sgozzando animali, arrestato
CELLERE (VT) – (md) I carabinieri di Cellere, a conclusione di complesse indagini avviate nel mese di aprile, a seguito di minacce e uccisioni di alcuni capi di ovini, nonché l'abbattimento di alcuni cavalli in danno di un cittadino di Cellere, hanno arrestato un 40enne, noto pluripregiudicato della zona, sottoposto agli arresti domiciliari. Lo stalker, con la sua condotta violenta e reiterata, sin dai primi giorni del mese di aprile ha minacciato e intimidito in più occasioni la vittima, facendogli trovare quattro ovini sgozzati e uno decapitato. Successivamente ha anche accoltellato un cavallo, ferendolo più volte al volto e al collo, procurando tagli, che comunque non hanno portato all’abbattimento dell’animale.
Con tali atti persecutori reiterati il malvivente, già sottoposto a misura cautelare per altri gravi delitti, è riuscito a procurare alla vittima un perdurante stato d’ansia e paura, ingenerando fondati timori per la sua incolumità e quella dei suoi familiari. L’intervento risolutivo dei carabinieri, impiegati in numerosi servizi di osservazione e controllo, in particolar modo nelle ore notturne, ha posto definitivamente fine alla sua condotta sempre più opprimente.
TUSCIA WEB
12 MAGGIO 2010
OVINI SGOZZZATI DAVANTI ALLA PORTA DI CASA
Cellere (VT) - I carabinieri di Cellere hanno fermato un 40enne, pluripregiudicato, e lo hanno sottoposto al regime degli arresti domiciliari. I carabinieri lo tenevano d'occhio da circa un mese. Fin dai primi di aprile, infatti, aveva preso a minacciare un cittadino di Cellere, facendogli trovare quattro ovini sgozzati e decapitandone la testa di uno.Successivamente ha accoltellato un cavallo di proprietà della vittima, ferendolo più volte al volto e al collo e procurando tagli che, comunque, non hanno portato all’abbattimento dell’animale.
Alla fine, il 40enne, già sottoposto a misura cautelare per altri gravi delitti, è stato arrestato dai carabinieri, che hanno, così, messo fine alla serie di minacce con cui l'uomo terrorizzava la sua vittima.
ROMAGNA OGGI
12 MAGGIO 2010
Forlì, tagliano orecchie e coda ai loro cani per 'bellezza'. Denunciati i proprietari

FORLI' - Avevano subito il taglio delle orecchie e della coda per fini estetici. Quattro cani, un pit bull e tre bracchi ungheresi, sono stati sequestrati dal Corpo Forestale dello Stato, che hanno denunciato i due proprietari per maltrattamento. I militari sono intervenuti su segnalazione della Guardia Zoofila di Forlì, con due operazioni distinte. La prima segnalazione ha riguardato il taglio della coda di tre bracchi ungheresi appartenenti ad un 63enne forlivese.Durante il sopralluogo della forestale è stato verificato come effettivamente i cani avevano subito il taglio della coda, senza motivazioni di cura, ma semplicemente per fini estetici, mentre il proprietario non era in grado di mostrare il certificato veterinario per poter documentare che il taglio fosse avvenuto entro 7 giorni dalla nascita, come peraltro consente la normativa.
Nel secondo caso a carico di un forlivese di 46 anni, veniva verificato che 2 Pitt bull non erano stati iscrittiall'anagrafe canina ed inoltre che un Pitt bull aveva subito il taglio delle orecchie, per renderle appuntite, senza scopi curativi e senza altra necessità se non quella puramente estetica. Pertanto entrambi i proprietari dei cani sono stati denunciati per maltrattamento di animali per il taglio chirurgico di orecchie e coda dei cani, senza nessuna documentazione veterinaria che attestasse motivazioni curative, ma effettuate solamente per motivazioni estetiche. Inoltre al 46enne sono state contestate anche 2 sanzioni amministrative di 77 euro ciascuna per la mancata iscrizione all'anagrafe canina del comune di appartenenza.
Giovanni Naccarato, Comandante Provinciale del Corpo Forestale dello Stato, in proposito ha dichiarato: "Il Corpo Forestale dello Stato è intervenuto su segnalazione del maltrattamento di cani, che avevano subito interventi chirurgici di natura estetica, senza l'intervento del veterinario. L'indagine si inserisce nella più vasta problematica che riguarda il maltrattamento di animali e che vede il Corpo Forestale dello Stato impegnato nelle indagini."
LA ZAMPA.IT
12 MAGGIO 2010
La disavventura di Paco, salvato dalla strada e perso in aeroporto

DETROIT - "Perdere un bagaglio è una cosa, ma perdere un animale..." commenta così Josiah Allen, uno studente statunitense che, in viaggio con la propria fidanzata Erin, ha vissuto l'incubo di vedersi smarrire il suo cagnolino durante un volo aereo da Mexico City a Detroit.
L'amore dei due ragazzi nei confronti di Paco, questo il nome del cagnolino smarrito, li ha spinti a lanciare un disperato appello sulla rete per spingere la compagnia aerea Delta Airlines a ritrovare il loro piccolo amico.
Dopo aver detto che il cane era rimasto a Mexico City, la compagnia ha ammesso lo smarrimento di Paco e ha offerto una "contropartita" di 200 dollari in voli aerei.
La coppia di ragazzi aveva trovato Paco allo stato randagio proprio durante la vacanza natalizia in Messico e si era subito innamorata di lui e l'avevano portato dal veterinario per una visita sottoponendolo a vaccinazioni. Decisi a portarlo in Ontario, l'avevano imbarcato fiduciosi a Mexico City, ma nella tappa intermedia di Detroit si erano resi conto di averlo perso.
Una portavoce della compagnia aerea spiega che molte persone sono state impiegate nella ricerca dell'animale, ma senza alcun risultato positivo. Da parte sua Josiah Allen ha rifiutato con sdegno, ritenendola ridicola, l'offerta fatta dalla Delta Airlines. Proprio quest'ultima ha cercato di rilanciare raddoppiando l'importo di 200 dollari in voli aerei a cui ha aggiunto 380 dollari per rimborso delle spese veterinarie e sostentamento all'animale che la coppia aveva sostenuto.
Ma come è facilmente immaginabile, l'interesse della coppia di studenti è rimasta legata all'animale e, per questo, i due continuano le ricerche e il tam-tam in rete con la speranza di ritrovare il piccolo Paco.
IL PICCOLO
12 MAGGIO 2010
La scuola è crollata, i cani rintracciano gli alunni
ROMANS (GO) - Si è svolta la prova di evacuazione della scuola primaria, organizzata dal Gruppo comunale della Protezione civile che, per l'esercitazione di quest'anno, ha invitato l'Associazione per l'addestramento cani da catastrofe, di San Giovanni al Natisone. Dopo la prova di evacuazione della scuola, gli alunni hanno potuto apprendere molte informazioni utili e interessanti sui cani, sulle loro caratteristiche e sul modo più corretto e sicuro per avvicinarli. Si è, poi, svolta una dimostrazione su come questi animali vengono addestrati e operano nella ricerca delle persone: a più riprese alcuni bambini si sono nascosti dentro scatoloni di cartone e teloni predisposti per l'occasione e, infallibilmente, dopo aver fiutato in lungo e in largo, i cani hanno individuato i nascondigli, abbaiando poi sonoramente per attirare l'attenzione dei soccorritori. C'è stato anche tempo e modo per "fraternizzare" liberamente: più di cento bambini e cinque cani, tre golden retriever, un labrador e un "bastardino", che hanno stupito insegnanti e ragazzi per la loro abilità, obbedienza e mansuetudine.
STRILLI.IT
12 MAGGIO 2010
Potenza: Senatrice Poretti dice no a trasferimento 420 cani in Calabria
Un anno di proteste sul web e di appelli ''caduti nel vuoto'', poiche' i 420 cani ospitati in canili dei Comuni lucani che fanno parte della Comunita' montana della Val d'Agri saranno ''deportati'', domani, in una struttura in provincia di Cosenza. Il trasferimento in Calabria si basa su un bando pubblico di giugno 2009, e, secondo la senatrice radicale Donatella Poretti (Pd), con ''gravi conseguenze negative sullo stato psico-fisico'' degli animali, come la stessa senatrice ha scritto in una lettera inviata al pm di Potenza, Sergio Marotta. Il motivo del trasferimento riguarderebbe ''motivi esclusivamente economici'' e la struttura calabrese, secondo quanto scritto in una nota, dovrebbe ''mantenere i cani per un euro e sessanta centesimo al giorno'': si tratterebbe quindi ''di prezzi troppo stracciati'', con un ''ribasso vicino al sospetto che con quei pochi soldi i randagi avrebbero un futuro quanto meno dubbio''.
IL MATTINO
12 MAGGIO 2010
Il Tar Campania accoglie il ricorso del Codici ..
Patrizia Capuano
MONTE DI PROCIDA (NA). Il Tar Campania accoglie il ricorso del Codici (centro per i diritti del cittadino) contro la discussa ordinanza del sindaco, Francesco Paolo Iannuzzi, che regola la somministrazione del cibo a colombi e randagi negli spazi pubblici del territorio comunale. In una prima stesura il provvedimento, a tutela del decoro e dell’igiene urbana, prevedeva multe da 100 a 600 euro per chi sfamava i randagi sporcando la città. Contro l’ordinanza si sono scagliati animalisti e il sottosegretario Martini. A loro favore è la sentenza del Tar: i giudici della quinta sezione del Tribunale amministrativo regionale infatti danno ragione al Codici che, con un’istanza firmata dall’avvocato Massimo Rizzato, si è opposto al dispositivo sindacale definito da molti «affamarandagi». «Rilevato che il ricorso è fondato - si legge nella sentenza - sussistendo nell’atto eccesso di potere per irragionevolezza, atteso che l’amministrazione avrebbe potuto limitarsi a sanzionare la mancata raccolta dei residui di cibo per i randagi, piuttosto che vietarne del tutto la somministrazione». Valentina Coppola, responsabile Ambiente del Codici, commenta: «È una vittoria importante soprattutto perché individua l’irragionevole abuso di potere messo in campo da alcuni sindaci che, in barba a leggi e regolamenti, pensano di fare il bello ed il cattivo tempo nei propri Comuni». Il primo cittadino, Francesco Paolo Iannuzzi, a riguardo afferma: «Mi sorprende e sono rammaricato che l’associazione Codici abbia presentato ricorso. Ho già modificato l’ordinanza con un provvedimento estensivo concordato con gli animalisti». Il dispositivo relativo al divieto di somministrare cibo agli animali randagi - cani, gatti e colombi - negli spazi pubblici «si intende nel senso di vietare quelle attività che comportino lesione/pregiudizio della tutela dell’igiene ambientale. Il provvedimento non intende incidere sull’alimentazione dei randagi - precisa il sindaco Iannuzzi - ma è relativa al rispetto delle norme igienico-sanitarie inderogabili poste a tutela della salute pubblica».
BLOGOSFERE
12 MAGGIO 2010
IPhone ha l’idea pazza che aiuta a soccorrere gli animali
Feriti, persi o trovati, agli animali in difficoltà oggi ci pensa iPhone con l'app iFaunalovers.
Il quinto progetto "folle ma nemmeno tanto" ad essersi aggiudicato il premio di Mad Ideas è, infatti, un'applicazione per iPhone dedicata a chi ama la natura e gli animali con una triplice funzione: ritrovare gli animali che sono scappati o si sono persi, segnalare il ritrovamento di animali feriti e/o vittime della trappole dei contrabbandieri, denunciare il ritrovamento di quest'ultime.
Il nuovo codice della strada impone di prestare aiuto agli animali coinvolti in un incidente? Non c'è problema!
Una volta scaricata, l'app consentirà di collegarsi a Google Maps per recuperare informazioni sugli ospedali veterinari più vicini aperti 24 ore su 24 oppure di turno in quell'istante con tanto di recapito e relativo numero di telefono. Non ci saranno più scuse: con questo ausilio qualsiasi soccorritore in possesso del melafonino con iFaunalovers avrà tutti gli strumenti necessari per aiutare l'animale ferito.
E se l'animale in questione è stato smarrito, iFaunalovers aiuterà a fargli ritrovare il suo padrone. Infatti, con questa nuova Mad ideas chiunque ritrovi per strada un cane o un gatto, avrà la possibilità di fotografarlo, segnalare il luogo di ritrovamento, fornire qualche segno particolare identificativo ed eventualmente indicare a quale canile è stato affidato.
Si potrà così costruire un database di animali abbandonati e ritrovati, di qualsiasi genere; chiunque abbia smarrito il proprio cane o gatto avrà quindi anche questa risorsa per verificare se nelle vicinanze qualcuno ha avvistato l'amico scomparso.
Una chance in più che di sicuro sarà apprezzata dalle associazioni che accolgono animali in stato di abbandono e quindi in pericolo, ma anche e soprattutto da quanti si sono già trovati nella condizione di girare a vuoto per giorni, mesi o perfino anni nella speranza di veder alla fine spuntare da qualche parte il proprio quattro zampe.
Il database aiuterà ovviamente anche chi è in cerca di nuovo amico e vuole trovarlo tra i quattro zampe più sfortunati, quelli cioè che "esseri umani" senza scrupoli hanno deciso di abbandonare. Perché non è che tutti gli animali trovati sono frutto di smarrimenti.
Di "persone" senza scrupoli è, purtroppo, pieno il mondo.
Ma l'applicazione per fortuna è stata studiata pensando anche a queste e infatti, può permettere di segnalare alle guardie forestali, ad esempio, il ritrovamento di trappole abusive per animali istallate da bracconieri.
Davanti ad una situazione di questo genere, il cittadino responsabile potrebbe indicarne l'esatta posizione alla guardia forestale in modo da eliminare la minaccia per gli animali e cogliere in flagrante il bracconiere in un secondo momento.
Uno dei problemi più grossi delle moderne società cosiddette "evolute" è l'indifferenza ed è necessario cercare di combattere prima di tutto questa.
Un impresa ardua per la quale essere responsabili e amare gli animali può non bastare se non ci sono gli strumenti giusti e i modi per comunicare con altre persone altrettanto responsabili e amanti degli animali. Oggi gli strumenti ci sono e allora ben vengano le nuove tecnologie (queste sì davvero evolute) se possono aiutarci anche a combattere l'indifferenza giorno per giorno.
Certo, in questo caso bisogna avere anche iPhone o iPad con l'app giusta, ma se siete creativi da farvi venire in idea per Apple abbastanza folle e in linea con il progetto di Saidmade potreste aggiudicarvi anche voi l'iPod Nano da 8Gb che fa i video con cui documentare almeno le vostre missioni da "cittadini responsabili" e che questa volta è andato ad Anna, l'ideatrice di iFaunalovers.
Il team di Saidmade è già pronto ad accogliere nuove proposte, per premiarle con magnifici premi Apple e realizzare quella che sarà la vostra idea più geniale e folle!
Tutte le informazioni per partecipare su www.mad-ideas.it
Se invece siete volontari di un'associazione o comunque vi è capitato di perdere o trovare un animale potete sempre raccontarmi le difficoltà che avete incontrato e se iFaunalovers avrebbe potuto essere la soluzione!!
IL CENTRO
12 MAGGIO 2010
Corvara, caccia al vitello in fuga
CORVARA (PE). Rocambolesca operazione nell’estesa campagna che circonda il paese per la cattura di un vitello impazzito. Che si è conclusa, dopo ore di inseguimento, con l’immobilizzazione dell’animale attraverso una carica narcotizzante sparata coraggiosamente da un rappresentante della polizia municipale di Tocco da Casauria, esperto in questo tipo di operazione. Da almeno tre giorni, i titolari dell’azienda agricola di Maria Rosa Di Donato , rincorrevano il vitello fuggito dalla stalla. Si tratta di un animale che era cresciuto libero in montagna allo stato brado e probabilmente non si era mai adattato a vivere all’interno di una stalla. Ha sfruttato la prima occasione per tornare libero e lasciare il chiuso della stalla e le razioni di foraggio fornite dagli allevatori. L’animale era talmente avvezzo a captare i pericoli, che nessuno è riuscito ad avvicinarlo. I proprietari si sono allora rivolti al servizio veterinario della Asl che, non avendo al momento il personale esperto a disposizione, ha chiamato il sottotenente della polizia municipale in servizio a Tocco da Casauria, Silvio Del Rosso , per affidargli l’incarico della cattura del vitello. C’è voluto anche un accordo preventivo scritto fra i due Comuni per consentire la prestazione del vigile da un comune all’altro. Ma messo da parte l’incartamento, è cominciata l’avventura. Ore di inseguimento con il fucile carico della siringa narcotizzante. Il vitello dimostrava di conoscere ogni anfratto e saper ritrovare poi utili vie di fuga. Finché con l’appostamento del vigile da una parte, la pressione degli altri inseguitori dall’altra, il vitello si è trovato al cospetto del fucile spianato di Del Rosso. Un colpo ben assestato su una coscia e in pochi minuti l’animale è stramazzato. La sua libertà è finità lì. In pochi secondi, si è trovato con tante funi che gli legavano zampe e collo. E’ stato il preludio anche della fine della sua vita, perché la cattura era l’operazione preliminare per avviarlo al mattatoio. In ogni caso, il pericolo a Corvara è stato eliminato.
IL RESTO DEL CARLINO
12 MAGGIO 2010
Ore di 'caccia grossa' a Conselice per catturare tre possenti tori
Gli animali, destinati al macello, erano fuggiti da un'azienda agricola. Per fermare gli esemplari di razza chianina sono servite forti dosi di un sedativo
Lugo (RA) - FORSE aveva intuito che stava per giungere la sua ora. Per questo, sfruttando la sua impressionante potenza, è riuscito a forzare la robusta paratia di protezione utilizzata per incanalarlo dalla stalla a un camion che l’avrebbe trasportato al macello. Stiamo parlando del gigantesco toro di razza Chianina (colore bianco) fuggito ieri mattina da un’azienda agricola di via Rampina, strada in aperta campagna che separa la frazione conselicese di Chiesanuova da quella imolese di Spazzate Sassatelli in territorio bolognese. Ad approfittare dell’inattesa opportunità sono stati altri due grossi esemplari della medesima razza, fuggiti assieme al primo toro nei campi circostanti.
Una situazione rivelatasi incontrollabile e che ha indotto il personale dell’allevamento a chiedere immediatamente ‘rinforzi’ per tentare il recupero degli animali. Sul posto, oltre ai carabinieri di Conselice e di Lavezzola, è intervenuta una squadra dei vigili del fuoco del distaccamento di Lugo che però non ha potuto fare più di tanto, perché i tre grossi bovini, del peso di una decina di quintali ciascuno, non ne volevano sapere di farsi catturare. Anzi, ogni volta che qualcuno tentava — seppur a debita distanza di sicurezza — di avvicinarsi, le tre bestie fuggivano percorrendo in pochi minuti diverse centinaia di metri.
NEL FRATTEMPO è intervenuto personale specializzato dell’Animal Rescue Team Italia, associazione no profit con sede a Russi formata da amanti della natura e degli animali, da professionisti del settore zoologico e ambientale, che si occupa tra le altre cose di soccorso e di emergenze proprio di questo tipo. Il presidente dell’associazione, il veterinario Matteo Galliani, in collaborazione con colleghi dell’Ausl, si è diretto sul posto per tentare di sedare gli imponenti bovini sparandogli con un fucile di precisione una ventina di millilitri di un potente anestetico. Operazione che è riuscita solo con uno dei tre tori, il quale dopo essere stato colpito per ben tre volte ha cominciato a barcollare sotto l’effetto del narcotico. Solo a quel punto i veterinari sono riusciti a immobilizzarlo con l’ausilio di corde e a caricarlo sul camion.
PER I restanti due tori invece non c’è stato nulla da fare. Dopo essersi fermati alcuni minuti in un frutteto a circa 200 metri da via Rampina, non appena l’auto con a bordo l’addetto del Animal Rescue Team si è avvicinata sono fuggiti percorrendo in una decina di minuti quasi due chilometri tra i campi in direzione di Campotto. Questa insolita ‘corrida’ è proseguita senza esito per alcune ore, poi nel pomeriggio i due tori sono stati catturati anche grazie all’intervento di personale del Servizio veterinario di Bologna, con il più robusto che è risultato particolarmente resistente al sedativo. Gli animali non sono stati maltrattati. A tenere in sicurezza l’area hanno provveduto i carabinieri di Conselice e Lavezzola e la Polizia municipale di Conselice.
IL GAZZETTINO DI VICENZA
12 MAGGIO 2010
"Dino" sempre più feroce sbranato l’ottavo asino

Provincia di Vicenza - L’orso Dino è tornato sull'Altopiano ed è tornato ad aggredire animali domestici. Il plantigrado, nelle valli di Foza, prima ha "puntato" un recinto con un cavallo, ma è stato messo in fuga dal proprietario; poi ha ucciso un asino (l’ottavo) e ne ha ferito gravemente un altro.
L'ARENA
12 MAGGIO 2010
Dino non ha perso il suo vizio e ne fa le spese un altro asino
LESSINIA. Dopo un ritrovamento di tracce nella Valle dei Ronchi, l'orso è salito a Foza sull'altopiano di Asiago
Intanto crescono le segnalazioni dei cittadini Al Boscon, vicino a San Fidenzio, la forma scura nel bosco era un cinghiale di oltre un quintale
L'orso Dino provvisto di collare con segnale satellitare
Vittorio Zambaldo
Provincia di Verona - Non è andato tanto lontano l'orso Dino ed è tutt'altro che abbattuto come temevano tanti suoi fan che su internet si interrogavano sulla sua sorte. Ci sono state fra domenica e lunedì delle predazioni attribuite a un orso nella Valle dei Ronchi la profonda spaccatura che divide la Lessinia veronese dal Trentino, ma lunedì sera vero le 23 l'orso è ricomparso a Foza, sull'altopiano di Asiago, tentando di entrare in un recinto di cavalli. I nitriti hanno svegliato il proprietario, che puntando la luce di una torcia sul recinto ha inquadrato l'orso che vistosi scoperto se l'è data a zampe levate. Verso l'alba, poco lontano, ha avuto più fortuna, aggredendo un recinto di asini, uccidendone uno e ferendone lievemente un altro. Dai rilievi sulle impronte eseguite dalla polizia provinciale vicentina sembra che si tratti effettivamente di M5 Dino.
«In mancanza del segnale satellitare non possiamo dire che si tratti di Dino o se sia invece un altro esemplare», anticipa la dottoressa Sonia Calderola, medico veterinario, referente per l'orso all'interno dell'Unità di progetto caccia e pesca della Regione Veneto.
Orsi veri e orsi fantastici: Dino ha invaso l'immaginario collettivo e in questi giorni si susseguono le segnalazioni sempre verificate sia dalla polizia provinciale sia dal Corpo forestale dello Stato. L'ultima è di ieri mattina alle 7 arrivata da un cittadino a passeggio con il cane in località El Boscon nei pressi di San Fidenzio fra Montorio e la Valpantena, dove segnalava di aver visto un grosso animale nero infilarsi tra la vegetazione, inseguito per in tratto dal suo cane. «Siamo stati sul posto guidati da dal cittadino che ha fatto la segnalazione e liberando anche il nostro cane da traccia bavarese», racconta Daniele Ferrais, agente della polizia provinciale, «ma abbiamo potuto trovare solo tracce evidenti di cinghiale. Sia le impronte che le fatte presenti sul terreno erano inequivocabilmente quelle di un cinghiale».
Il fatto che il segnale satellitare del radiocollare di Dino taccia da 13 giorni è motivo di credere che non funzioni più. Trasmetteva una volta al giorno a un dato orario, programmato così dalla polizia provinciale di Trento per prolungare la vita delle batterie, ma la precauzione non è servita di fronte al probabile guasto dell'apparecchiatura montata al collo di Dino lo scorso 14 ottobre.
«Che quello presente ai confini fra Trentino e Veneto sia M5 detto Dino o un altro orso ancora non lo sappiamo», aggiunge Calderola, «ma è certo che alla presenza dell'orso dobbiamo ormai abituarci perché M5 è arrivato spontaneamente dalla Slovenia ed è probabile che gli arrivi si intensifichino con il passare degli anni. Il nostro compito ora è di informare correttamente la popolazione e di gestire la sua presenza nel modo migliore, convincendo i residenti che non si tratta di un animale aggressivo nei confronti dell'uomo. Certo occorre tener conto che è un animale opportunista: è prevalentemente vegetariano, ma se trova prede a portata di zampa e non custodite le può aggredire».
Calderola, smentisce che la predilezione di Dino per la carne d'asino sia la conseguenza dell'abitudine ad alimentarsi ai carnai della Slovenia da dove proviene. perché «Con l'ingresso della Slovenia nell'Unione Europea sono proibiti i carnai con carcasse e permessi solo quelli con vegetali, cereali e frutta».
IL GAZZETTINO DI VICENZA
12 MAGGIO 2010
L’orso Dino è tornato sull'Altopiano di Asiago
Luca Pozza
Provincia di Vicenza - L’orso Dino è tornato sull'Altopiano di Asiago. Ed è tornato ad aggredire animali domestici, uccidendo un asino e ferendone un secondo in maniera grave. Inoltre ha quasi sfondato un recinto, dove all'interno si trovava un cavallo. Una notte di scorribande, quella tra lunedì e martedì, per il plantigrado "M5" (con questo codice è stato catalogato dai forestali trentini) che da un mese e mezzo imperversa in provincia di Vicenza, salvo una breve parentesi sui Lessini, nel Veronese. Secondo la ricostruzione fatta dalle guardie provinciali “Dino”, attorno alle 23 di lunedì, ha assalito un allevamento a Gavelle di Foza, di proprietà di Antonio Paterno, probabilmente con l'obiettivo di azzannare lo stallone. E' stato proprio l'uomo, dopo aver sentito dei rumori, ad uscire con la pila: a pochi metri di stanza ha colto l'orso, che si è subito dileguato, scappando velocemente in direzione del bosco. Da qui si è recato in direzione sud, verso località Lazzaretti, dove all'alba ha ucciso, in Val Capra, sempre nel comune di Foza, un asino e ne ha ferito un altro. Quest'ultimo è stato condotto nel pomeriggio di ieri dal veterinario, per accertare la gravità delle lesioni e soprattutto per capire se potrà guarire. I due animali sono di proprietà dell'allevatore Graziani Contri, che ha avvisato le guardie provinciali, giunte sul posto un'ora dopo. Il fatto che il corpo dell'animale fosse ancora tiepido, starebbe a significare che l'assalto è avvenuto tra le 5.30 e le 6.30, un orario compatibile con il fatto che le due località sono distanti tra loro una ventina di chilometri. Sul posto dove è avvenuta la doppia aggressione gli agenti hanno rilevato le impronte, che da un primo sopralluogo apparterrebbero per l’appunto a Dino, anche perchè è da escludere la presenza di un altro orso in Altopiano. Con quello dell’ultima notte M5 ha ucciso l’ottavo asino, sei tra Lusiana e Lugo Vicentino e uno nel Veronese.
L'ARENA
12 MAGGIO 2010
Mettiamolo in aree sicure
Da qualche anno si ha notizia di orsi che vagano tra la Slovenia e il Nord-Est italiano attraversando anche strade e autostrade, chissà se rispettando il codice! Dalle ultime notizie in proposito apprendo che i movimenti recenti sono conosciuti da un paio di mesi e si parla di orso monitorato. Nessuno si è preoccupato di avvisare la popolazione la quale ne è venuta a conoscenza solo dopo il verificarsi di «incidenti» (per fortuna, non ancora disgrazie) con animali domestici. Tutto questo mi induce a pensare a tentativi di introdurre l’animale nei nostri territori da parte di alcuni ambientalisti, supportati da operatori delle istituzioni pubbliche.
Ritengo improponibile la convivenza del passato perché il contesto ambientale e comportamentale è estremamente cambiato, così come non trovo convincenti i suggerimenti di autotutela profusi dagli addetti ai lavori.
Già nel caso dell’orso sul Baldo ho sostenuto la assoluta priorità della incolumità degli esseri umani; con ciò non sono qui a perorare la eliminazione di questa specie, tutt’altro. Invece mi permetto di proporre un possibile compromesso: insediare l’animale in talune ampie aree demaniali adeguatamente controllate e con percorsi di guida a pagamento, che conducano i visitatori a gustare, in tutta sicurezza, l'incontro con questo selvatico peraltro simpatico. Intravedo così anche una valenza turistica e culturale e la reciproca soddisfazione delle genti montane, dei turisti, degli ambientalisti più seri e anche delle casse degli enti gestori.
Gianmaria Carazza VERONA
MESSAGGERO VENETO
12 MAGGIO 2010
L'orso, dopo la gita , torna in Carnia
di ANTONIO SIMEOLI
SOCCHIEVE (UD). I bambini di Socchieve, dopo una sofferta votazione, l’hanno chiamato Riki. E l’orso di 140 kg, che da diversi mesi frequenta i boschi della val Tagliamento, ma che nei giorni scorsi si era spinto fin quasi in pianura, lasciando evidenti tracce a Osoppo e Majano, quasi sentisse aria di casa pare stia tornando nella Val Tagliamento. Ieri, infatti, un cacciatore ha riferito agli uomini del Corpo forestale regionale, che ha informato la task-force dell’Università di Udine che studia i plantigradi in regione, di aver avvistato con il binocolo un orso, addirittura alzatosi sulle zampe posteriori, in un bosco sotto il San Simeone. Ora gli esperti dovranno verificare la testimonianza del cacciatore, ricercare le tracce lasciate dall’animale, ma se l’avvistamente fosse confermato, si tratterebbe di un fatto pressochè unico. L’avvistamento infatti è delle 13 di ieri: insomma, l’orso si sposterebbe anche di giorno e non solo la notte, come solitamente è abituato a fare. Una notizia che sorprende non poco gli esperti dell’Università di Udine guidati dal ricercatore Stefano Filacorda, una piccola task-force, guarda caso con fondi ridotti all’osso specie negli ultimi anni e che ora ha l’obiettivo di rintracciare uno dei due plantigradi avvistati recentemente in Carnia (Riki appunto in val Tagliamento e un altro animale tra Illegio e Moggio) e piazzargli addosso un collare con ricetrasmittente, che naturalmente è uno solo vista la sopracitata mancanza di fondi. «Riki - spiega il dottor Filacorda - sta ritornando in Carnia dopo l’escursione nella zona collinare. L’avvistamento di ieri, se sarà canfermato, confermerebbe la nostra ipotesi». Piuttosto soprende non poco gli esperti il fatto che l’animale si sia fatto vedere di giorno. Verrebbe da dire che Riki ha fretta di tornare “a casa” in Carnia. Secondo gli esperti infatti, l’orso, si muovo abitualmente la notte, mentre di giorno si rifugia in anfratti difficilmente raggiungibili dall’uomo. Insomma, non ama i contatti con il genere umano. Di notte quindi, dopo un paio d’ore di “risveglio”, sempre secondo gli studiosi, solitamente dalle 22 alle 24 va a caccia di cibo. Miele e, germogli, erba, ma anche uova sono le sue passioni. L’animale è capace di ingurgitare anche 20 kg di germogli al giorno o decine di kg di miele, come dimostrato l’altro giorno a Majano con l’attacco alle arnie di un apicoltore. L’animale, ovviamente, non disdegna anche il pasto “nobile” di animali, meglio se domestici o di allevamento. Perchè? È più facile per lui cacciarli. Si tratta infatti pur sempre di un bestione di 140 km, presumibilmente di 4-5 anni d’età, capace anche di percorrere 40 km di notte, ma dai movimenti non certo felini. Agli allevatori, dunque, il consiglio di mettere al sicuro gli animali. E chi dovesse incontrarlo? Difficile accada, perchè l’orso quasi mai si fa vedere, tuttavia il consiglio (difficile da recepire) è quello di non gridare e fare movimenti inconsulti. Cursiosità: l’animale, se vede un uomo, gli sta alla larga, ma poi ritorna sempre sulle tracce dell’umano per “immagazzinare” i suoi odori. Riki, comunque, come tutta la mezza dozzina di orsi che vive in regione, secondo gli esperti, è destinato a tornare da dove è venuto: in Slovenia. Lì pare ci sia l’unica femmina della zona. E al cuor non si comanda.
MARKET PRESS
12 MAGGIO 2010
ACCERTATA LA PRESENZA DI UN LUPO NEL BRENTA
Tracce sulla neve erano state rinvenute lo scorso 13 aprile La conferma arriva dall´Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale di Bologna Erano di un lupo le tracce rinvenute sulla neve il 13 aprile scorso dal personale di sorveglianza del Parco Naturale Adamello Brenta. La conferma è arrivata dall´Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale di Bologna, che ha analizzato i campioni di urina raccolti in quell´occasione nel Brenta nord-orientale. Dopo oltre 150 anni, in territorio trentino viene accertata quindi nuovamente la presenza di un lupo. La notizia, di grande interesse naturalistico, costituisce anche nuova prova dello stato di salute dell´ambiente montano del Trentino e in particolare dei suoi parchi naturali. Nessun pericolo, invece, per l´uomo. Il giorno 13 aprile personale di sorveglianza del Parco Naturale Adamello Brenta impegnato in operazioni di monitoraggio faunistico, coadiuvato da un custode forestale, ha rinvenuto una pista su neve di un grosso canide, nel Brenta nord-orientale. Seguendo la traccia è stato possibile raccogliere alcuni campioni di urina in corrispondenza di punti in cui l’animale ha svolto un’attività di “marcatura”. I campioni organici raccolti sono stati sottoposti ad analisi genetiche da parte dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) di Bologna. I risultati delle analisi, recentemente pervenuti, hanno confermato trattarsi di un esemplare maschio di lupo, appartenente alla popolazione italiana (Canis lupus). Si tratta dunque di un animale, probabilmente giovane, in dispersione dall’arco alpino centro occidentale, dove dagli anni ’90 si è insediata una popolazione vitale, di provenienza appenninica. Dopo il 13 aprile non sono state segnalate in provincia altre tracce attribuibili a questo esemplare. La presenza di un lupo, in vita, in provincia, è stata dunque accertata per la prima dopo oltre 150 anni dalla sua scomparsa e segue di un paio d’anni il rinvenimento delle spoglie del lupo della val di Fiemme, la cui provenienza, sempre determinata geneticamente, era invece balcanica. Va inoltre ricordato che il fenomeno di naturale espansione del lupo dalle Alpi occidentali ha portato negli ultimissimi anni a registrare la presenza di singoli esemplari anche nella vicina Lombardia, in Svizzera ed in Austria. A questo proposito sarà forse possibile, attraverso un confronto con i dati genetici a disposizione degli enti extra-provinciali, risalire alla zona di origine del lupo in questione. In ogni caso si tratta di una presenza che si aggiunge, si vedrà se ed eventualmente quando in modo stabile, al già ricco patrimonio faunistico provinciale, a conferma della qualità ambientale del nostro territorio. Al pari di orso e lince infatti la presenza del lupo, posto al vertice delle catene alimentari dell’ecosistema alpino, può essere considerata come una sorta di “marchio di qualità” su di una realtà (le montagne e le foreste in questo caso del Trentino) la cui valenza va ben oltre i pur importanti aspetti paesaggistici ed ambientali considerati in senso stretto. Da ultimo è il caso di ricordare che il lupo non rappresenta alcun pericolo per l’uomo, come testimoniano tra gli altri i dati relativi al resto del territorio italiano (Appennino e Alpi occidentali) dove nell’ultimo secolo, a fronte di diverse centinaia di animali presenti, non è mai stato documentato alcun caso di aggressione all’uomo.
TRENTINO
12 MAGGIO 2010
Dopo 150 anni il lupo è tornato in Trentino
TRENTO. Erano di un lupo le tracce rinvenute sulla neve il 13 aprile scorso dal personale di sorveglianza del Parco Naturale Adamello Brenta. La conferma è arrivata dall’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale di Bologna, che ha analizzato i campioni di urina raccolti sul Brenta nord-orientale. Dunque, dopo 150 anni, il lupo è tornato. Era il 13 aprile quando il personale di sorveglianza del parco ha notato una pista su neve di un grosso canide. Seguendo la traccia è stato possibile raccogliere alcuni campioni di urina in corrispondenza di punti in cui l’animale ha marcato il territorio. I campioni sono stati sottoposti ad analisi genetiche da parte dell’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale di Bologna. I risultati delle analisi hanno confermato che si trattava di un esemplare maschio di lupo, appartenente alla popolazione italiana (Canis lupus). Si tratta dunque di un animale, probabilmente giovane, in dispersione dall’arco alpino centro occidentale, dove dagli anni ’90 si è insediata una popolazione vitale, arrivata dall’Appennino. Purtroppo dopo il 13 aprile non sono state trovate altre tracce. La scoperta delle orme segue di un paio d’anni il rinvenimento delle spoglie del lupo della val di Fiemme, la cui provenienza, sempre determinata geneticamente, era invece balcanica. Va inoltre ricordato che il fenomeno di naturale espansione del lupo dalle Alpi occidentali ha portato negli ultimissimi anni a registrare la presenza di singoli esemplari anche nella vicina Lombardia, in Svizzera ed in Austria. A questo proposito sarà forse possibile, attraverso un confronto con i dati genetici a disposizione degli enti extra-provinciali, risalire alla zona di origine del lupo in questione. In ogni caso si tratta di una presenza che si aggiunge al patrimonio faunistico provinciale. Al pari di orso e lince infatti la presenza del lupo, posto al vertice delle catene alimentari dell’ecosistema alpino, può essere considerata - viene spiegato - come una sorta di «marchio di qualità» su di una realtà la cui valenza va ben oltre i pur importanti aspetti paesaggistici ed ambientali considerati in senso stretto. Da ultimo è il caso di ricordare che il lupo non rappresenta alcun pericolo per l’uomo, come testimoniano tra gli altri i dati relativi al resto del territorio italiano (Appennino e Alpi occidentali) dove nell’ultimo secolo, a fronte di diverse centinaia di animali presenti, non è mai stato documentato alcun caso di aggressione all’uomo.
IL GAZZETTINO
12 MAGGIO 2010
Volpe, doppio avvistamento
VIGONZA (PD) - (L.Lev.) Uno splendido esemplare di volpe rossa, un paio di giorni fa, è stato avvistato nella zona di via Rigato. L’animale è stato visto oltrepassare la siepe che si trova all’interno della sede della Protezione civile per poi scomparire. E potrebbe trattarsi della stessa volpe che, qualche giorno dopo, è stata notata scappare nella zona di Capriccio.
IL SECOLO XIX
12 MAGGIO 2010
Guardie uccise a Sussisa, sparati sei colpi di pistola
Renzo Castagnola, 65 anni, l’uomo che stamani ha ucciso due guardie zoofile e poi si è tolto la vita
Provincia di Genova - Nell’entroterra di Sori, il 65enne Renzo Castagnola ha ucciso Elvio Fichera e Paola Quartini, guarde zoofile, che gli notificavano una denuncia per il presunto maltrattamento di alcuni cani. L’uomo ha anche ferito la moglie e poi s’è tolto la vitaCastagnola ha sparato sei colpi secondo i rilievi dei Carabinieri e del medico legale Marco Salvi. Tre proiettili della calibro 9 automatica, trovata a terra sul luogo dell’omicidio, hanno raggiunto Paola Quartini al viso, al torace e ad una gamba. Un colpo solo all’indirizzo dell’uomo, Elvio Fichera, raggiunto alla testa. Un proiettile ha ferito di striscio la moglie di Castagnola, ma non è chiaro se l’intenzione dell’uomo fosse della di ucciderla oppure se la donna si sia trovata sulla traiettoria. I corpi delle due guardie zoofile sono stati trovati a terra, vicini a quello dell’omicida, nell’area all’aperto delimitata da una recinzione dove si trovano anche le gabbie in cui sono tenuti i cani. Secondo quanto riferito dai militari, gli animali sono stati trovati nelle loro gabbie, in spazi ristretti, in una situazione igienica piuttosto precaria.

Il dolore dei colleghi
«Erano entrambe persone calme e molto preparate, sapevano bene come operare. Per questo diventa ancora più difficile capire cosa possa essere accaduto stamani»: è la testimonianza di Francesco Surace, coordinatore delle guardie giurate del WWF, collega di Paola Quartini ed Elvio Fichera, le due guardie zoofile uccise stamani da un cacciatore, Renzo Castagnola, che poi si è tolto la vita, a Sussisa una località sulle alture di Sori. «Se Paola aveva ottenuto il sequestro dei cani da parte del magistrato di sicuro aveva portato materiale e prove tali da dover procedere in quel senso. Prove determinanti, perché un magistrato non firma un decreto a cuor leggero», spiega Daniela Filippi, responsabile della LAV, amica di Paola di Quartini. «Paola era davvero una persona frizzante, con una grande voglia di fare, un esponente di spicco della guardia LIPU - prosegue Filippi -. E anche Elvio era una persona molto capace che ponderava molto le cose. Al loro posto in quella bara ci potevo essere io. Quanto accaduto è davvero terribile». Anche nel tribunale di Genova la vicenda ha suscitato profonda emozione. Scuote la testa e piange Patrizia Sbarbaro, dipendente dell’ufficio esecuzioni del tribunale di Genova e volontaria dell’associazione Amici degli animali abbandonati, mentre parla del presidente della associazione, Elvio Fichera. «Elvio era legatissimo agli animali - continua - da quando era andato in pensione tutto il suo tempo lo dedicava agli animali. In casa aveva tre gatti, due cani anche un cincillà che aveva salvato». Fichera viveva da solo, dopo essere rimasto vedovo, nella sua casa di San Fruttuoso, in via Repetto. La guardia lascia due figlie e alcuni nipoti. «C’eravamo sentiti l’altra sera - prosegue - mi aveva detto che aveva ottenuto il sequestro da parte del pm per potere salvare i cani. Le riunioni dell’associazione le facevamo a casa sua». «Da qualche anno - conclude - era diventato il responsabile del canile di via Adamoli. Ogni domenica andava lì per portare fuori i cani. Gli animali erano la sua passione, la sua unica passione. Faceva tutto per loro».

La vicenda
A Sussisa, piccolo centro nell’entroterra di Sori, nel levante genovese, il 65enne Renzo Castagnola ha ucciso due guardie Zoofile, ha ferito sua moglie e poi si è tolto la vita.Secondo una prima ricostruzione, l’uomo, un cacciatore di Capreno, aveva alcuni cani ed era stato accusato più volte di maltrattamenti nei loro confronti, una vicenda di cui in paese si era parlato molto e che aveva portato anche a una denuncia, a quanto sembra, da parte di alcuni vicini.Questa mattina, le due guardie - Elvio Fichera, presidente dell’associazione Amici degli Animali abbandonati, e la camogliese Paola Quartini - hanno raggiunto l’abitazione dell’uomo per notificargli la denuncia, risalente al 6 di maggio e relativa allo stato di nove cani che Castagnola teneva per conto di alcuni cacciatori di cinghiali.A quanto pare, l’uomo avrebbe accolto Fichera e la Quartini in casa, facendoli accomodare intorno al tavolo della cucina; poi, con una scusa («vado a prendere una penna», avrebbe detto, dovendo firmare la ricevuta della denuncia), sarebbe salito al piano di sopra per prendere una pistola, che avrebbe usato per uccidere i due. Nella sparatoria, come detto, è rimasta ferita anche la moglie dell’uomo, la 62enne Giacomina Spaggiari, colpita alla testa e a un braccio e ora ricoverata all’ospedale San Martino di Genova, dove è comunque cosciente. Sul luogo erano presenti anche carabinieri e vigili urbani: uno di loro sarebbe rimasto ferito.Subito dopo, Castagnola, che aveva un porto d’armi per armi da caccia e, secondo le prime informazioni, faceva parte di una squadra per le battute al cinghiale, ha rivolto l’arma contro di sé e si è tolto la vita.Paola Quartini era sposata e aveva un figlio. Pochi giorni fa, Fichera aveva accettato di parlare con Il Secolo XIX degli ultimi sviluppi della vicenda del cinghiale Piero, come potete leggere cliccando sul link in fondo al testo.Sentite da Radio19 intorno alle 12, due vicine di casa dell’uomo si sono dette sconvolte dalla notizia, «senza parole», descrivendo entrambe Castagnola e la famiglia come «persone bravissime» che, a loro dire, «non maltrattavano i cani».
IL SECOLO XIX
12 MAGGIO 2010
Multato per i cani, fa una strage
FOTO
http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/multimedia/2010/05/12/AMYXncgD-multato_strage_cani.shtml?ph=0
ADN KRONOS
12 MAGGIO 2010
Feriti la moglie dell'uomo e i vigili urbani presenti per il sequestro
Volevano sequestrargli i cani, cacciatore uccide due guardie zoofile e si ammazza
Genova - (Adnkronos/Ign) - Nell'entraterra del Levante genovese un 65enne ha sparato e ucciso a colpi di pistola i due volontari che si erano recati presso la sua abitazione. Poi si è suicidato
Genova - Tre persone hanno perso la vita in un omicidio-suidicio avvenuto questa mattina intorno alle 11 in località Sussisa, comune di Sori, nell'entroterra del Levante genovese. Un cacciatore 65enne ha ucciso due guardie zoofile volontarie della provincia di Genova a colpi d'arma da fuoco e poi si è tolto la vita sparandosi.
Si chiamava Remo Castagnola il sessantacinquenne che ha fatto fuoco contro Elvio Fichera e Paola Quartini, le due guardie venute a consegnargli un decreto ingiuntivo per il sequestro dei cani da caccia, in seguito a una denuncia per maltrattamenti di animali. Fichera e Quartini erano volontari, rispettivamente, dell'associazione 'Quattro A' e della 'Lipu'; si erano presentati all'abitazione dell'uomo in un primo tempo senza essere scortati dalle forze dell'ordine, come è invece obbligatorio fare, per motivi di sicurezza in caso di visite o sopralluoghi al domicilio di persone con porto d'armi, e quando l'uomo ha cominciato a protestare, hanno contattato la polizia municipale di Sori. A questo punto Castagnola ha impugnato la pistola, sparando e uccidendo i due volontari e ferendo la moglie, prima di rivolgere l'arma contro di sé. Gli agenti municipali hanno allertato i carabinieri, giunti poco dopo sul posto.
IL SECOLO XIX
12 MAGGIO 2010
«Dovevo seguirlo, l'avrei fermato»
Il delitto di sussisa. giacomina spiaggiari è rimasta ferita nella sparatoria
La moglie dell'assassino non si dà pace mentre viene trasportata in ospedale
Francesca Forleo
Provincia di Genova - «DOVEVO SEGUIRLO quando si è allontanato per andare a prendere i documenti del cane. Se l'avessi seguito non gli avrei fatto prendere la pistola. Se l'avessi seguito non sarebbe successo niente. Perché non l'ho fatto, perché?». Sull'ambulanza che dalla scena del massacro di Sussisa, sulle alture di Sori, la porta all'ospedale San Martino, Giacomina Spaggiari, 56 anni, non fa che rimproverarsi così. «Dovevo seguirlo, dovevo seguirlo», è quasi un mantra bisbigliato tra sé e sé, tornante dopo tornante. La testa e una mano ferite, sanguinanti. Il sangue è anche sulle sue scarpe da passeggio argentate. Quelle che piacciono tanto alle signore della sua età, perché sono a metà tra lo sportivo e il vezzoso. Negli occhi sgranati verso i soccorritori la donna ha impressa la sequenza dell'orrore. Il marito, Renzo Castagnola, 58 anni, che si allontana dal cortile dove, di fronte a due carabinieri e a due vigili urbani, le guardie zoofile Elvio Fichera, 72 anni, e Paola Quartini, 55, gli annunciano il sequestro dei suoi cani da caccia. Il marito che torna con la pistola calibro nove in mano, ma nascosta. Tanto che nessuno se ne accorge finché non la estrae e la punta contro le guardie. Prima spara alla donna, poi all'uomo. Sei colpi che, tra un omicidio e l'altro, feriscono anche la moglie. Addirittura c'è la possibilità che Giacomina sia stata ferita da uno dei colpi che ha ucciso la guardia Fichera. Passano pochi secondi e il marito rivolge la pistola contro di sè. Un colpo al cuore.
«Dovevo seguirlo», ripete Giacomina. Intanto l'ambulanza è già al pronto soccorso del San Martino. Dove, in apparenza senza spiegazione, l'atteggiamento della donna muta radicalmente. Con la nipote, arrivata di corsa insieme a un'amica, e la sorella, che la raggiunge poco dopo, è tutta un ringraziamento e un sorriso. In pochi minuti viene sottoposta ai raggi e a una tac che evidenzia la presenza di piccoli corpi estranei in testa, probabilmente frammenti di proiettili, e un ematoma cerebrale, in corrispondenza della fronte, che merita approfondimenti e fa tenere la prognosi riservata.
«Occorre qualche giorno per capire se sia necessario operarla o meno», spiega il responsabile del pronto soccorso, Paolo Moscatelli, che segue la donna passo passo nei controlli. Giacomina gli fa sì con la testa. Fa sì con gli occhi. Dice: «Sì, grazie, dottore, mi sento bene».
Il dolore della donna esplode tutto insieme di fronte a un parente che arriva mentre gli infermieri del San Martino la accompagnano nel reparto di Chirurgia maxillo facciale, al primo piano. Le sue urla e i suoi singhiozzi incontenibili squarciano il brusio di fondo dell'ospedale affollati di ammalati, parenti, medici, infermieri e barellieri. Come quelli che trascinano lungo il corridoio del Pronto soccorso Giacomina e il suo dolore. Le parole della donna sono incomprensibili, confuse dal pianto. Fino a quando le porte dell'ascensore si chiudono e isolano il momento più difficile per lei e per i familiari. Quello della presa di coscienza. Quello dei nervi che crollano in mille pezzi. Ma la donna, anche grazie ai calmanti che le vengono somministrati, torna in sè quando i carabinieri della sezione omicidi diretta da Roberto Valvano, arrivano in reparto per ascoltarla. Poche domande, date le circostanze, da inserire nella relazione per il magistrato Francesca Nanni. «Mio marito si sentiva perseguitato da quella donna - spiega con calma Giacomina - perché non era la prima volta che lo denunciava e aveva paura che gli portasse via i cani». Prima dell'ultima indagine di Paola Quartini e Elvio Fichera, Renzo Castagnola era già stato sanzionato dall'Enpa, l'Ente nazionale protezione animali. «Ma si era adeguato alle nostre prescrizioni», ricorda Rosanna Zanardi, responsabile Enpa. Almeno fino a quando le altre guardie non sono tornate a controllare il canile. E lo hanno trovato in condizioni tali da giustificare il decreto di sequestro del magistrato.
TG COM
12 MAGGIO 2010
Sparatoria nel Genovese, 3 i morti
Uccide due guardie zoofile e si spara
Provincia di Genova - Tre persone sono morte in una sparatoria avvenuta in una frazione di Sori, sulle alture della riviera genovese di levante. Secondo le prime ricostruzioni un 65enne avrebbe ucciso due guardie provinciali, un uomo e una donna, che stavano procedendo con il sequestro dei suoi cani da caccia a seguito di una denuncia per maltrattamenti su animali. Dopo averli colpiti l'uomo si è tolto la vita. Sul posto il 118 e i carabinieri di Sori e di Santa Margherita. Il duplice omicidio è avvenuto a Sussisa. Renzo Castagnola, questo il nome del 65enne, titolare di un canile e caposquadra dei cacciatori della zona, avrebbe anche ferito la moglie che stava tentando di fermarlo dal compiere il folle gesto. Le guardie provinciali, Elvio Fichera e Paola Quartino, si erano presentate con un decreto, firmato dal Pubblico Ministero Piercarlo di Gennaro, di sequestro dei suoi cani da caccia in seguito a segnalazioni di maltrattamenti.
Dopo aver ascoltato la lettura del decreto e delle contestazioni, al momento di firmare, l'uomo ha detto "Vado a prendere una penna". Invece è tornato armato e ha cominciato a sparare. Sul luogo erano presenti anche vigili urbani e carabinieri che fortunatamente sono riusciti a mettersi in salvo. A seguire le indagini il pubblico ministero Cardona Albini.
Castagnola aveva un porto d'armi per armi da caccia poiché faceva parte di una squadra per le battute di caccia al cinghiale. L'uomo, prima di trasferirsi a Sussisa, abitava a Capreno, altra frazione di Sori: in paese, da tempo, girava voce che maltrattasse gli animali.
IL SECOLO XIX
12 MAGGIO 2010
Duplice omicidio a Sussisa
Uccise due guardie Zoofile
Sori (GE) - A Sussisa, piccolo centro nell’entroterra di Sori, nel levante genovese, il 65enne Renzo Castagnola ha ucciso due guardie Zoofile, ha ferito sua moglie e poi si è tolto la vita.Secondo una prima ricostruzione, l’uomo, un cacciatore di Capreno, aveva alcuni cani ed era stato accusato più volte di maltrattamenti nei loro confronti, una vicenda di cui in paese si era parlato molto e che aveva portato anche a una denuncia, a quanto sembra, da parte di alcuni vicini.
Questa mattina, le due guardie - Elvio Fichera, presidente dell’associazione Amici degli Animali abbandonati, e la camogliese Paola Quartini - hanno raggiunto l’abitazione dell’uomo per notificargli la denuncia, risalente al 6 di maggio e relativa allo stato di nove cani che Castagnola teneva per conto di alcuni cacciatori di cinghiali.A quanto pare, l’uomo avrebbe accolto Fichera e la Quartini in casa, facendoli accomodare intorno al tavolo della cucina; poi, con una scusa («vado a prendere una penna», avrebbe detto, dovendo firmare la ricevuta della denuncia), sarebbe salito al piano di sopra per prendere una pistola, che avrebbe usato per uccidere i due. Nella sparatoria, come detto, è rimasta ferita anche la moglie dell’uomo, la 62enne Giacomina Spaggiari, colpita alla testa e a un braccio e ora ricoverata all’ospedale San Martino di Genova, dove è comunque cosciente. Sul luogo erano presenti anche carabinieri e vigili urbani: uno di loro sarebbe rimasto ferito.Subito dopo, Castagnola, che aveva un porto d’armi per armi da caccia e, secondo le prime informazioni, faceva parte di una squadra per le battute al cinghiale, ha rivolto l’arma contro di sé e si è tolto la vita.Paola Quartini era sposata e aveva un figlio. Pochi giorni fa, Fichera aveva accettato di parlare con Il Secolo XIX degli ultimi sviluppi della vicenda del cinghiale Piero, come potete leggere cliccando sul link in fondo al testo.Sentite da Radio19 intorno alle 12, due vicine di casa dell’uomo si sono dette sconvolte dalla notizia, «senza parole», descrivendo entrambe Castagnola e la famiglia come «persone bravissime» che, a loro dire, «non maltrattavano i cani».Sul posto sono accorsi gli uomini del 118 e i carabinieri delle compagnie di Sori e di Santa Margherita Ligure.
IL SECOLO XIX
12 MAGGIO 2010
Duplice omicidio, reazioni e testimonianze
Lega Difesa del Cane: «Riflessione su porto d’armi»
La Lega Nazionale per la Difesa del Cane esprime il più sentito cordoglio per le vittime della tragedia di Sori, «cadute nell’adempimento del dovere» e chiede di aprire «una riflessione sulle concessioni del porto d’armi». «Le guardie zoofile svolgono la propria missione tra mille difficoltà - ha dichiarato Laura Rossi Presidente della Lega Nazionale per la Difesa del Cane - ma mai si era giunti ad un tale orrore. La magistratura chiarirà la dinamica dei fatti ma è da tempo che il mondo di chi lucra sugli animali ha sferrato un attacco frontale nei confronti delle associazioni protezionistiche il cui unico scopo è adoperarsi per il rispetto della legge».
Secondo Laura Rossi, «chi soffia sul fuoco esasperando la polemica ha la responsabilità morale di questa tragedia: continuare ad affermare che le associazioni si muovono unicamente per poter lucrare sui proventi della custodia dei cani sequestrati, al netto dei singoli casi di malaffare ugualmente riprovevoli, oltre che a propagandare una palese menzogna, crea nel paese un clima di contrapposizione che può alimentare la follia di un singolo». «Qualunque sia il proprio legittimo orientamento in merito all’esercizio venatorio - ha detto Gian Luca Scagliotti, avvocato della Lega Nazionale per la Difesa del Cane - non si può negare che ogni cacciatore sia in possesso di una o più armi potenzialmente o effettivamente letali come è avvenuto nella tragedia di Sussisa. Il cordoglio rimarrebbe uno sterile esercizio di retorica - ha concluso il legale - se non si aprisse una seria riflessione sui requisiti di concessione del porto d’armi per la caccia, al fine di evitare altre tragedie in futuro».
Il sottosegretario Martini: «Episodio gravissimo»
«Questo gravissimo episodio ci fa comprendere come quella della difesa degli animali sembri avere i profili di una vera e propria battaglia di civiltà con le sue vittime. Non a caso anche alla sottoscritta sono arrivate più volte intimidazioni». Così il sottosegretario alla Salute Francesca Martini in merito alla notizia del duplice omicidio avvenuto questa mattina a Sussisa, nella riviera di Levante di Genova, dove due guardie zoofile sono rimaste vittime del fuoco aperto dal titolare del canile gestito in convenzione.
«Da sempre - sottolinea Martini - considero le guardie ecozoofile un patrimonio di estremo valore per le istituzioni e per il territorio. Sono sconvolta da quanto accaduto e mi stringo ad un abbraccio alle famiglie di queste straordinarie persone che oggi ci vengono violentemente strappate. Fatti di una violenza inaudita come questo pongono in evidenza la assoluta necessità che i gestori di canili, di qualsiasi natura, siano sottoposti a valutazione di ordine morale ed equilibrio comportamentale e psichico, nonchè debbano in futuro certificare una formazione in materia, un percorso su cui mi muoverò immediatamente sul piano legislativo».
Un amico: «Era una brava persona»
«Era una brava persona, davvero. I suoi cani non li aveva mai maltrattati. Anzi. Con sua moglie Mina non avevano figli e per questo molto del loro tempo lo dedicavano ai loro animali. Lo deve aver fatto perché era esasperato da questa storia dei cani che ormai andava avanti da tempo e di cui parlava spesso anche con noi»: a parlare è Claudio Olcese, un amico e vicino di casa di Renzo Castagnola, che stamani ha ucciso due guardie zoofile prima di togliersi la vita sparandosi un colpo al cuore. Sia la moglie Mina, originaria di Sussisa, che Renzo Castagnola, originario di Capreno, erano molto conosciuti in questa zona. La loro casa sorge proprio nella piazza principale della località sulle alture del comune di Sori. Erano venuti a vivere qui da alcuni anni fa, dopo la morte della madre di lei. Vicino all’abitazione una trattoria ed una tabaccheria. Proprio davanti alla loro casa il bosco, dove l’omicida aveva eretto un’ampia recinzione con alcune baracche per custodirvi i suoi animali, alcuni cuccioli di maremmano e altre razze. Ed è proprio qui che stamani si è consumata la tragedia. «Renzo aveva recintato una parte del bosco per permettere ai suoi animali di stare bene, di sgambare, anche quando non era periodo di caccia - prosegue Olcese -. La storia dei cani però era già iniziata quando abitavano a Capreno. È davvero una brutta storia. Ancora non ci credo».
Il cordoglio dei cacciatori
«Siamo sconvolti e addolorati. Non riusciamo a capire come possa essere successa una cosa del genere. Castagnola era conosciuto come una persona tranquilla»: Adriano Zanni, presidente dell’ambito caccia di Genova 1 parla a nome del Coordinamento delle Associazioni Venatorie della Provincia ed esprime cordoglio per le vittime della sparatoria di stamani a Sussisa. «Conoscevamo Paola Quartini - afferma Zanni - era un’ottima persona. Faceva parte del comitato faunistico che gestisce le attività venatorie della provincia. Avevamo avuto occasione così di apprezzarla». Il ritratto di Castagnola fornito da Zanni è quello di un uomo «che non ha mai avuto problemi», un «ottimo coordinatore che collaborava cn la provincia per gli interventi di controllo faunistico», «una persona al di sopra di ogni sospetto». «L’ultima volta che l’ho incontrato - ricorda Zanni - è stato nell’autunno scorso, in occasione di una riunione di caccia a Chiavari».
«Un amico degli animali»
«Era una persona sensibile e generosa, l’altra sera ci siamo sentiti, era tutto felice perché aveva fatto un’altra buona azione, era riuscito a portare a spasso un cane difficile, rinchiuso nel canile». Così Enza Tammaro, gattofila genovese e amica di Elvio Fichera, ricorda la guardia zoofila uccisa stamane da un cacciatore di cinghiali mentre eseguiva un decreto di sequestro di cani. «L’altro giorno era tutto felice per quel cane - ricorda Enza -. Avevamo seguito insieme la vicenda del cinghiale piero che nei giorni scorsi è stato ucciso dai cacciatori. Ci siamo sentiti per organizzare il funerale simbolico». In qualità di guardia zoofila, Fichera andava dove venivano segnalati maltrattamenti di animali. «In genere - spiega ancora Enza - prima si fanno dei controlli e dei sopralluoghi per avere un quadro della situazione. Poi si fanno le segnalazioni alle autorità competenti. Elvio mi aveva accennato a questa missione per i cani maltrattati, ma nulla lasciava presagire la tragedia».
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IL SECOLO XIX
9 MAGGIO 2010
Una taglia di 500 euro sul “killer” del cinghiale Piero
Una taglia di 500 euro a chi saprà fornire notizie utili «per smascherare chi ha ucciso il cinghiale Piero». La offre il Nucleo Guardie Zoofile - Associazione Amici Animali Abbandonati il cui presidente, Elvio Fichera, ripercorre la storia del cinghiale «fatto fuggire forzatamente» dal recinto di Mignanego dove era rinchiuso, ma anche accudito da un gran numero di volontari. Secondo Fichera da qualche tempo attorno al recinto del cinghiale, diventato oramai un beniamino, giravano persone sospette «e proprio per questo stavamo cercando un’altra sistemazione più sicura ma non ne abbiamo avuto il tempo. Dopo il taglio della recinzione presso La Scuderia La Vittoria - racconta ancora Fichera - il cinghiale si era stabilito in un terreno boscoso della frazione Chiesa dei Giovi». A sentire il presidente, l’animale non faceva grossi danni, anche se qualche volta si è cibato di frutta, Tuttavia, secondo Fichera «Piero era malvisto da molti proprietari dei terreni circostanti». Riferendosi alla taglia e ai 500 euro messi a disposizione e che «possono crescere se qualcuno è disponibile ad aumentare l’offerta».Secondo Fichera il cinghiale Piero «non era un animale selvatico, ma domestico. E quindi andava tutelato come animale d’affezione per il quale valgono tutte le leggi connesse. Non dimenticando che il luogo dove è stato ucciso è zona con divieto di caccia». Dunque chi lo avrebbe ucciso ha commesso un reato.«Penso a qualche bracconiere. È difficile che si sia allontanato a cercare qualche femmina in questa stagione». Così l’etologo Giorgio Celli al Secolo XIX ha confermato alcuni giorni fa l’ipotesi della morte del cinghiale scomparso: «è la più attendibile - aveva dichiarato - si tratta di animali abitudinari, come i gatti, che quando trovano una gattara non la lasciano. I cinghiali stanno ai maiali come i lupi ai cani: per quanto nel profondo, tendono a socializzare con l’uomo». Anche Celli aveva in qualche modo sottolineato l’aspetto domestico di questo animale ancorché selvatico: «Sono animali che si fanno avvicinare dall’uomo, conosco un caso a Faenza dove una persona ha curato un cinghiale femmina che aveva avuto un incidente stradale, e ora lei si comporta come un cagnolino. Quindi se Piero non è ancora tornato dalle persone che lo accudivano, temo davvero sia morto». Prove non ce ne saranno mai. Perché chi ha ucciso Piero ha fatto sparire il corpo. Ma persone sospette, come dice il presidente dell’Associazione Amici Animali Abbandonati, sono state notate e ora parte un’altra caccia. Non all’animale, ma all’uomo. «Gente crudele che ha voluto uccidere un animale che credeva negli uomini», conclude Fichera.
KIKKEMANIA
12 MAGGIO 2010
Renzo Castagnola spara contro guardie zoologiche Elvio Fichera e Paola Quartino,poi si suicidia Genova
GENOVA, 12 MAG - Tre persone sono morte in una sparatoria in strada a Sussisa, una frazione di Sori, sulle alture della riviera genovese di levante. Si tratta di un duplice omicidio e di un suicidio. Le vittime sono due guardie zoofile e il titolare di un canile. Le guardie erano andate a effettuare un sopralluogo al canile e a mettere i sigilli alla struttura dopo una segnalazione su maltrattamenti agli animali. Il titolare, al loro arrivo, ha sparato e poi si e' tolto la vita.
Duplice omicidio e suicidio sulle alture della riviera nel Golfo Paradiso nel Levante di Genova. Le vittime sono due guardie zoofile e il titolare di un canile. Le guardie erano andate a effettuare un sopralluogo al canile per mettere i sigilli alla struttura in seguito a una segnalazione su maltrattamenti agli animali. Il titolare, al loro arrivo, ha sparato contro di loro e si è poi suicidato. Nella sparatoria una donna è rimasta ferita ed è stata trasportata al pronto soccorso dell’ospedale San Martino di Genova.
L’episodio si è verificato poco prima delle 11 in località Sussisa, nel comune di Sori. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Santa Margherita Ligure.
Si chiama Renzo Castagnola, aveva 65 anni, l’uomo che ha fatto fuoco sulle due guardie zoofile, un uomo ed una donna. Nella sparatoria è rimasta ferita anche la moglie dell’uomo . Le guardie provinciali - Elvio Fichera e Paola Quartino - si erano presentate presso l’abitazione dell’uomo con un decreto, firmato dal Pubblico Ministero Piercarlo di Gennaro, di sequestro dei suoi cani da caccia in seguito a segnalazioni di maltrattamenti.
Dopo aver ascoltato la lettura del decreto e delle contestazioni, al momento di firmare, l’uomo ha detto «Vado a prendere una penna». È invece tornato armato e ha iniziato a sparare all’impazzata. La moglie, che si trovava sulla traiettoria è rimasta ferita
VIDEO
http://www.video.mediaset.it/video/tg5/servizio/166682/finisce-in-tragedia-una-lite-per-i-cani.html#tc-s1-c1-o1-p2
VIDEO MEDIASET
mercoledì 12 maggio 2010
Renzo Castagnola spara contro guardie zoologiche Elvio Fichera e Paola Quartino,poi si suicidia Genova
http://www.video.mediaset.it/video/tg5/servizio/166682/finisce-in-tragedia-una-lite-per-i-cani.html#tc-s1-c1-o1-p2
ROMAGNA OGGI
12 MAGGIO 2010
Genova, uccide due guardie zoofile e si ammazza
GENOVA - Un maltrattamento di animale. E' questo il motivo scatenante del duplice omicidio commesso mercoledì mattina a Sussisa, nel comune genovese di Sori. A sparare diversi colpi di pistola è stato il titolare di un canile. L'uomo ha aperto il fuoco contro due guardie zoofile che si erano recate sul posto per effettuare un sopralluogo al canile e a mettere i sigilli alla struttura in seguito ad una segnalazione su maltrattamenti agli animali. Poi si è tolto la vita.Sul posto i militari e il personale del 118 di Genova. Una donna e' rimasta ferita è stata trasportata all'ospedale San Martino di Genova.
SICILIA NEWS24
12 MAGGIO 2010
Naro: abbattuti 250 ovini affetti da brucellosi, una denuncia
NARO (AGRIGENTO) - Circa 250 ovini affetti da brucellosi sono stati abbattuti a Naro, su disposizione della Procura di Agrigento, dai carabinieri con l'ausilio di personale dell'Asp e dei vigili urbani. Il provvedimento di sequestro e abbattimento e' stato disposto a seguito dell'esito delle analisi dei veterinari dell'Asp. Gli animali facevano parte di un gregge di 570 capi di un'azienda zootecnica di contrada Gibbesi. La titolare, T.M., 35 anni, di Canicatti', e' stata denunciata per diffusione di malattie infettive degli animali e frode in commercio.
LA PROVINCIA PAVESE
12 MAGGIO 2010
Orti Borromaici, tutti a vedere i «brutti anatroccoli»
Anna Ghezzi
PAVIA. C’erano sette uova nel laghetto degli Orti Borromaici, ora ci sono sei “brutti anatroccoli” che presto diventeranno cigni, come nella fiaba. E ogni giorno bambini, nonni, coppie e studenti si fermano a guardarli, da lontano, per non disturbarli mentre nuotano e “pascolano” con i genitori. Sono nati due settimane fa, piano piano crescono e i piumini lasceranno il posto alle piume bianche e ai colli affusolati. «Stanno arrivando un sacco di visitatori - conferma don Ernesto Maggi, rettore del collegio Borromeo -. Si fermano sul vialetto e osservano, ma non ci si può avvicinare per non disturbarli perché stanno in una zona protetta». Gli Orti, infatti, sono stati disegnati per ricreare alcuni ambienti naturali umidi favorevoli alla riproduzione della fauna locale. La progettazione, realizzata dal dipartimento di Ecologia del territorio dell’Università, aveva ricreato un mosaico ambientale con gruppi di vegetazione autoctona variabile dalle zone umide depresse verso quelle più alte, dal salice al canneto fino a querce e carpini, rovi e rose selvatiche. Per il momento gli otto cigni restano lì, insieme, poi si vedrà. «Il laghetto è troppo piccolo - riprende don Maggin -. per contenerli tutti quando saranno cresciuti. Vedremo dove andranno i genitori, se si sposteranno in Ticino o se sarà il caso di portarli in qualche lago: i cigni sono animali che vanno e vengono». Intanto i cigni che hanno colonizzato lo stagno e hanno messo su famiglia, e si vedono i genitori portare in superficie le alghe di cui si nutrono i piccoli. Ma non sono soli. «I germani reali hanno trovato un ambiente favorevole e protetto - spiega don Maggi -. Anche loro vengono allo stagno da quando sono nati i piccoli e utilizzano le alghe sollevate dai cigni per trovare nutrimento».
SICILIA 24 NEWS
12 MAGGIO 2010
Animali: sei poiane ed una volpe liberate nell'agrigentino
AGRIGENTO - Il Centro di Recupero Fauna Selvatica e Tartarughe Marine di Cattolica Eraclea ha reintrodotto in natura sei esemplari di poiana e una volpe che nei mesi scorsi sono stati curati dal Centro. Gli animali sono stati rilasciati nelle aree del Monte Rosa e della Riserva Naturale Orientata della Foce del Fiume Platani in territorio di Ribera, dove erano stati ritrovati qualche tempo fa in condizioni quasi disperate dagli agenti del Corpo forestale.
TRENTINO
12 MAGGIO 2010
IL CIRCO A TRENTO
Boicottate gli spettacoli in cui gli animali soffrono Anche noi vogliamo esprimere il nostro disaccordo con il Comune di Trento che ospita nuovamente un circo con animali. In tante nazioni è vietato, probabilmente sono più evolute di noi, infatti come diceva M. Gandhi “il livello di civiltà di un popolo si misura dal rispetto che esso nutre per gli animali”. L’unica soluzione possibile è boicottare tali spettacoli che mandano ai bambini il messaggio per cui gli animali possono essere usati e sfruttati a nostro piacimento, costringendoli a comportamenti e modi di vita del tutto innaturali e che procurano loro grandi sofferenze. Un divertimento che maschera violenza e privazione della dignità non porta sicuramente verso il Paese civile che desideriamo.
ASCA
12 MAGGIO 2010
CACCIA: LAV, VIA LIBERA SENATO. ITALIA NON PIU' COMPLICE STRAGE FOCHE
Roma - L'Italia non e' piu' complice della strage di cuccioli di foca. Lo annuncia con soddisfazione la LAV dando notizia del via libera del Senato che ha approvato oggi in via definitiva il sistema sanzionatorio per le violazioni al Regolamento Comunitario 1007/2009 contro il commercio di prodotti derivanti dalle foche, ponendo cosi' il nostro Paese tra i primi ad applicare la effettiva tutela e la salvaguardia dei mammiferi marini cacciati in particolare in Canada e Namibia.
Il divieto europeo, che sara' effettivo a partire dal prossimo 20 agosto, vede gia' quindi applicabili in Italia sanzioni che, rafforzando la Legge 189 del 2004 contro il maltrattamento degli animali, prevedono l'arresto da tre mesi a un anno o l'ammenda da 5.000 a 100.000 euro per chi produce, commercializza, esporta o introduce nel territorio nazionale qualunque prodotto derivante dalla foca. Il dispositivo prevede inoltre sanzioni accessorie quali la sospensione della licenza da tre mesi a un anno e, in caso di reiterazione, il ritiro della stessa.
''Il provvedimento e' stato richiesto dalla LAV e grazie ad un emendamento del relatore alla Legge Comunitaria, Santini, conclude l'importante iter legislativo che gia' nel 2006, con un Decreto Interministeriale, vedeva l'Italia in prima linea nel contrastare un commercio insanguinato nel quale purtroppo il nostro Paese eccelleva - dichiara Roberto Bennati, vicepresidente LAV - questo nuovo strumento sanzionatorio e' un importante passo avanti nella tutela giuridica degli animali e ora si rende necessario predisporre uno specifico piano di controlli che eviti violazioni nel mercato internazionale di prodotti di foca ''.
Il provvedimento - assicura la LAV - salvera' la vita a molte migliaia di foche, se si considera che solo negli anni 2000 e nel 2003 l'Italia ha importato rispettivamente 55.000 e 15.000 pelli di foca.
Era il 2004 quando l'associazione fu testimone diretta, insieme a giornalisti italiani, della strage che i cacciatori di foche stavano attuando in Canada. Da allora inizio' una forte mobilitazione nazionale che coinvolse subito le Istituzioni italiane con protagonista il Ministro Frattini (tramite due Risoluzioni parlamentari) poi il Consiglio d'Europa (con una Risoluzione e una Raccomandazione), poi nuovamente il Parlamento italiano con un Disegno di legge (approvato nel 2007 dalla Commissione Ambiente del Senato ma poi bloccato a causa dello scioglimento anticipato delle Camere). La svolta nel 2009, quando ormai la mobilitazione aveva coinvolto gran parte dei cittadini europei, che gia' nel luglio 2008 avevano partecipato ad una imponente manifestazione di fronte al Palazzo della Commissione Europea a Bruxelles.
Il 5 maggio 2009 il Parlamento UE ha approvato il Regolamento n.1007 che ha messo al bando i prodotti di foca dal mercato comunitario e il 27 luglio 2009 il Consiglio dell'Unione Europea ha adottato definitivamente il divieto che oggi fa salva la vita a milioni di animali.
MEDIADRESS
12 MAGGIO 2010
CACCIA FOCHE, SENATO APPROVA SANZIONI.VITTORIA LAV
FONTE : LAV
FOCHE: ITALIA NON PIU’ COMPLICE DELLA CACCIA. IL SENATO APPROVA SISTEMA SANZIONATORIO PER LE VIOLAZIONI AL REGOLAMENTO EUROPEO 1007/2009 SUL COMMERCIO DI PRODOTTI DERIVANTI DALL’UCCISIONE DEI MAMMIFERI MARINI. UNA NUOVA VITTORIA DELLA LAV PER GLI ANIMALI
Nella Legge Comunitaria 2009, approvata in via definitiva oggi dal Senato, viene adottato il sistema sanzionatorio per le violazioni al Regolamento Comunitario 1007/2009 contro il commercio di prodotti derivanti dalle foche, ponendo così il nostro Paese tra i primi ad applicare la effettiva tutela e la salvaguardia dei mammiferi marini cacciati in particolare in Canada e Namibia.
Il divieto europeo, che sarà effettivo a partire dal prossimo 20 agosto, vede già quindi applicabili in Italia sanzioni che, rafforzando la Legge 189 del 2004 contro il maltrattamento degli animali, prevedono l’arresto da tre mesi a un anno o l’ammenda da 5.000 a 100.000 euro per chi produce, commercializza, esporta o introduce nel territorio nazionale qualunque prodotto derivante dalla foca. Il dispositivo prevede inoltre sanzioni accessorie quali la sospensione della licenza da tre mesi a un anno e, in caso di reiterazione, il ritiro della stessa.
“Il provvedimento è stato richiesto dalla LAV e grazie ad un emendamento del relatore alla Legge Comunitaria, Santini, conclude l’importante iter legislativo che già nel 2006, con un Decreto Interministeriale, vedeva l’Italia in prima linea nel contrastare un commercio insanguinato nel quale purtroppo il nostro Paese eccelleva – dichiara Roberto Bennati, vicepresidente LAV – questo nuovo strumento sanzionatorio è un importante passo avanti nella tutela giuridica degli animali e ora si rende necessario predisporre uno specifico piano di controlli che eviti violazioni nel mercato internazionale di prodotti di foca ”.
Questo provvedimento salverà la vita a molte migliaia di foche, se si considera che solo negli anni 2000 e nel 2003 l’Italia ha importato rispettivamente 55.000 e 15.000 pelli di foca.
Era il 2004 quando la LAV fu testimone diretta, insieme a giornalisti italiani, della strage che i cacciatori di foche stavano attuando in Canada. Da allora iniziò una forte mobilitazione nazionale che coinvolse subito le Istituzioni italiane con protagonista il Ministro Frattini (tramite due Risoluzioni parlamentari) poi il Consiglio d’Europa (con una Risoluzione e una Raccomandazione), poi nuovamente il Parlamento italiano con un Disegno di legge (approvato nel 2007 dalla Commissione Ambiente del Senato ma poi bloccato a causa dello scioglimento anticipato delle Camere). La svolta nel 2009, quando ormai la mobilitazione aveva coinvolto gran parte dei cittadini europei, che già nel luglio 2008 avevano partecipato ad una imponente manifestazione di fronte al Palazzo della Commissione Europea a Bruxelles, e anche lì la LAV era presente.
Il 5 maggio 2009 il Parlamento UE ha approvato il Regolamento n.1007 che ha messo al bando i prodotti di foca dal mercato comunitario e il 27 luglio 2009 il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato definitivamente il divieto che oggi fa salva la vita a milioni di animali.
12 maggio 2010
Ufficio stampa LAV 06 4461325 – 329 0398535 www.lav.it
Il mercato europeo delle pelli di foca
Tra il 1993 e il 2003, il 29% di tutte le pelli grezze sono state esportate verso l’Unione Europea.
La Danimarca (19.6% ), la Germania (3.15%), l’Italia (2.77%), la Polonia (2.26%), l’Estonia (1.14%), e la Grecia (0.03%) hanno importato pelli dei foca nel periodo tra il 1999 e il 2003.
L’Italia riveste un ruolo primario nel mercato internazionale di prodotti di foca. I dati forniti dal nostro Governo all’Eurostat Datashop di Berlino registrano, tra il 2002 e il 2005, un import di prodotti di foca di 8,4 milioni di euro e un export di 16,2 milioni di euro. L’Italia rappresenta uno dei principali trasformatori al mondo di pellicce di foca.
Il bando europeo alla caccia alle foche in Canada colpisce circa il 25% delle vendite di carne di foca e derivati.
Il governo canadese, per sostenere l’industria della caccia alle foche continua a cercare nuove strategie per contestare il bando UE e aprire il mercato verso paesi alternativi quali Cina e Russia.
Lo scorso mese di marzo il Ministro canadese della Pesca e degli Oceani, Gail Shea, aveva annunciato la quota per il 2010: 388.200 foche.
La fase di recessione ed il bando UE ai prodotti derivati dalle foche hanno fatto sì che i prezzi delle pelli siano scesi al minimo: dove un tempo erano vendute per 100 dollari ora il valore si aggira intorno agli 8 dollari.
Inoltre occorre tenere presente che, oltre alla caccia praticata dall’uomo, l’inverno caldo ha drasticamente ridotto il ghiaccio nelle zone di riproduzione delle foche e molti cuccioli, essendo incapaci di nuotare nelle prime settimane di vita, sono morti annegati a causa della rottura del ghiaccio troppo sottile o diventati cibo per altri predatori.
L’articolo 49 della Legge Comunitaria 2009
Art. 49.
(Modifiche alla legge 20 luglio 2004, n. 189, in applicazione del regolamento (CE) n. 1007/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 settembre 2009, sul commercio dei prodotti derivati della foca)
1. All’articolo 2 della legge 20 luglio 2004, n. 189, sono apportate le seguenti modifiche:
a) nella rubrica, dopo la parola: «pellicce» sono inserite le seguenti: «e disposizioni sanzionatorie sul commercio dei prodotti derivati dalla foca»;
b) dopo il comma 2 è inserito il seguente:
«2-bis. Chiunque produce, commercializza, esporta o introduce nel territorio nazionale qualunque prodotto derivato dalla foca, in violazione dell’articolo 3 del regolamento (CE) n. 1007/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 settembre 2009, è punito con l’arresto da tre mesi a un anno o con l’ammenda da 5.000 a 100.000 euro»;
c) al comma 3, dopo la parola: «condanna» sono inserite le seguenti: «, o all’applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell’articolo 444 del codice di procedura penale» e le parole: «al comma 1» sono sostituite dalle seguenti: «ai commi 1 e 2-bis»;
d) dopo il comma 3 sono aggiunti i seguenti:
«3-bis. In caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell’articolo 444 del codice di procedura penale per i reati previsti dai commi 1 e 2-bis, il giudice con la sentenza o con il decreto penale di condanna applica la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della licenza per un periodo da tre mesi ad un anno, e, in caso di reiterazione della violazione, la sanzione amministrativa accessoria del ritiro della stessa.
3-ter. Al fine dell’esecuzione delle sanzioni amministrative accessorie, la sentenza o il decreto penale di condanna divenuti irrevocabili sono trasmessi senza ritardo, a cura del cancelliere, all’autorità amministrativa competente per l’adozione dei conseguenti provvedimenti».
ANMVI OGGI
12 MAGGIO 2010
CETACEI SPIAGGIATI, UN REBUS PER VETERINARI
Lo scorso 10 dicembre sette capodogli sono stati rinvenuti spiaggiati sulla costa garganica, nei pressi di Peschici. Un evento simile non accadeva da oltre 70 anni nel Mediterraneo. Per capire cosa possa aver causato la morte degli animali, tutti giovani maschi, il Ministero dell'Ambiente ha disposto una task force multidisciplinare di veterinari e biologi per svolgere approfondite analisi su alcuni esemplari. In questi giorni, un altro cetaceo morto, in avanzato stato di decomposizione, è stato ritrovato spiaggiato, forse a causa del forte vento di scirocco che ha soffiato negli ultimi giorni, sulle spiagge della marina di Manduria. Manca la parte della testa e proprio questo particolare ha reso sinora molto difficoltoso il lavoro dei veterinari dell'Asl, che hanno tentato di risalire alla specie dell'esemplare, lungo 3 metri, anche inviando le foto a vari enti competenti (come l'Università di Bari).Il 23 aprile scorso, più di 250 persone si sono date appuntamento per la giornata di studi "Conservazione e salute dei cetacei in natura" organizzata dall'Università di Teramo per discutere dei risultati e fare il punto sulle conoscenze ad oggi disponibili riguardo la condizione dei mammiferi marini nei nostri mari.Intervistato da Galileo, Giovanni Di Guardo, patologo veterinario presso l'ateneo abruzzese: "È sempre molto difficile stabilire una chiara relazione di causa-effetto, e non c'è quasi mai un solo fattore alla base di questo fenomeno. Certo è, però, che noi esseri umani abbiamo una grande responsabilità. Questi capodogli presentavano delle lesioni nei linfonodi indicative di una condizione di immunodepressione. Le indagini istopatologiche e istochimiche del cervello, inoltre, hanno rivelato una sofferenza neuronale. Non sappiamo cosa abbia portato a tutto questo, sappiamo però che il mercurio e certi altri contaminanti come diossine, Pcb e i cosiddetti ritardanti di fiamma possono avere effetti immunotossici e neurotossici, oltre ad agire come distruttori endocrini. Negli animali rinvenuti spiaggiati sulle coste mediterranee, le concentrazioni di queste sostanze sono particolarmente alte. In questo specifico caso, comunque, potrebbero aver giocato un ruolo anche altri fattori che non conosciamo: antropici, naturali, ecologici e comportamentali. Per esempio il gruppo era giovane e forse inesperto".
SARDEGNA CORPO FORESTALE
12 MAGGIO 2010
Video sulla liberazione di un cervo
Durante le attività di perlustrazione antibracconaggio, in una zona alle pendici del massiccio del Monte Arcosu (Uta), gli uomini della Stazione Forestale di Capoterra, hanno scoperto, ancora vivo, un cervo intrappolato da un cavo d’acciaio che lo teneva bloccato alla zampa anteriore.
I Forestali, constatato il buono stato di salute dell’animale, uno splendido esemplare di circa tre anni, gli hanno restituito la libertà.
E' disponibile il documentario amatoriale della liberazione. Negli stessi giorni il Corpo Forestale ha denunciato nove persone in flagranza di reato per esercizio dell’uccellagione, sequestrando un centinaio di tordi assieme a oltre 3000 sistemi di cattura illegali fra lacci, reti e trappole.
L’operazione, coordinata dal Servizio ispettorato di Cagliari, ha coinvolto le stazioni di Sinnai, Campuomu, Castiadas, Teulada e Capoterra e ha interessato i boschi del Sulcis meridionale e del massiccio dei Sette Fratelli e ha comportato la bonifica di ampie zone dai lacci in acciaio predisposti per la cattura di cervi e cinghiali.
VIDEO
http://www.sardegnaambiente.it/index.php?xsl=612&s=136034&v=2&c=4577&idsito=19&b=1
MARKET PRESS
12 MAGGIO 2010
BOLZANO: RABBIA SILVESTRE: VACCINAZIONE ESTESE AI COMUNI DI MONGUELFO E CASIES
Dopo i tre casi di rabbia silvestre nei comuni di Dobbiaco e Badia, il Servizio veterinario provinciale amplia la campagna di vaccinazione. "Da Roma abbiamo avuto il via libera per vaccinare tutti gli animali da reddito anche nei Comuni di Monguelfo e Casies", spiega l´assessore provinciale Hans Berger. Dal Centro di referenza nazionale e dal Ministero della Salute è giunto il via libera alla proposta del Servizio veterinario provinciale, che dopo la comparsa dei 3 casi di positività delle volpi alla rabbia silvestre nei comuni di Badia (2 maschi) e Dobbiaco (una femmina), ha chiesto di sottoporre a vaccinazione gli animali da reddito - bovini, ovicaprini, equidi - nei comuni circostanti di Valle di Casies e Monguelfo-tesido. "Vogliamo ampliare la campagna vaccinale per contenere il più possibile la malattia", spiega l´assessore Berger. Complessivamente si prevede di vaccinare un totale di 3.768 capi nel comune di Valle di Casies, dei quali 3.298 bovini, 275 pecore e 195 capre; nel comune di Monguelfo-tesido si conta di vaccinare 1.792 capi: 1.536 bovini, 198 pecore e 58 capre. Inoltre si prevede la vaccinazione di equidi e un numero ridotto di suini. Contatti sono in corso con l´Azienda sanitaria provinciale e il comprensorio di Brunico. La vaccinazione avrà inizio al più presto con la collaborazione dei veterinari libero-professionisti, visto che tra fine maggio e inizio giugno gli animali vengono trasferiti in alpeggio. Sono già 23 i comuni nei quali sono stati vaccinati gli animali da reddito: in totale circa 40mila capi, a cui si aggiungeranno i 3.800 di Casies e i circa 1.800 di Monguelfo-tesido. Nel frattempo sono state ben 61mila le esche antirabbia lanciate sul territorio con l´elicottero per vaccinare le volpi.
VIRGILIO NOTIZIE
12 MAGGIO 2010
Una giraffa uccide una donna con un calcio
E' successo in Sudafrica

Johannesburg - La giraffa è uno dei mammiferi più pacifici del pianeta ma è anche un animale molto forte che con un sol calcio potrebbe ammazzare un leone. E non lo fa quasi mai, se non è particolarmente spaventata. Purtroppo una 25enne è rimasta vittima di una di queste rare circostanze sfortunate: una giraffa spaventata in una fattoria nel nord est del Sudafrica le ha sferrato un calcio in pieno collo, uccidendola sul colpo. Lo riporta la South African Press Agency secondo la quale la donna era a passeggio con i suoi due cani nella fattoria, nella provincia di Limpopo. Citando il giornale sudafricano Beeld, l'agenzia ha riportato che i cani sono corsi verso un branco di giraffe, spaventandole. La malcapitata, nel tentativo di proteggere i suoi cani, ha preso il calcio che le è stato fatale.
ASCA
12 MAGGIO 2010
AGRICOLTURA: SEQUESTRI FORESTALE NEL SALERNITANO. PLAUSO DI GALAN
Roma - ''Il lavoro del Corpo Forestale dello Stato e' strumento efficace per l'intero settore agricolo e alimentare. L'operazione 'Dolly Ghost' nel salernitano che ha portato all'individuazione di un allevamento non registrato e il sequestro di migliaia di quintali di prodotti congelati, entrambi nel salernitano, evidenziano come la tutela della salute pubblica passi necessariamente attraverso il ripristino della legalita'''. Cosi' il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan, ha commentato le due operazioni portate a termine dal Corpo Forestale dello Stato oggi, entrambi nella provincia di Salerno.
La prima, denominata ''Dolly Ghost'', riguarda un ''allevamento fantasma'' nel Parco Nazionale del Cilento e Valle di Diano e ha portato alla segnalazione di un allevatore di Sanza (Sa) che deteneva senza alcuna autorizzazione 60 capi tra ovini e caprini sprovvisti dei marchi auricolari necessari per la loro identificazione.
L'operazione, frutto di complesse attivita' di indagini volte alla tutela delle produzioni zootecniche e al rispetto delle norme relative alla tracciabilita' degli allevamenti, e' stata condotta dagli agenti dei Comandi Stazione Forestali di Sanza e Teggiano (Sa), diretti dal Coordinamento Territoriale per l'Ambiente di Vallo della Lucania. Dai controlli effettuati, e' emerso che l'azienda non era registrata presso il Servizio Veterinario ed era quindi assente dalla banca dati nazionale.
Inoltre, l'allevatore e' stato trovato privo di qualsiasi tipo di documentazione sanitaria e del registro di carico e scarico, dove e' obbligatorio inserire i dati identificativi di ogni animale, la data di nascita, se e' nato in azienda o se e' stato acquistato e, in tal caso, l'azienda di provenienza. Il Comando Stazione Forestale di Foce Sele, sempre oggi, ha sequestrato nel Comune di Eboli (Sa) un capannone abusivo contenente migliaia di quintali di latte di bufala congelato e altri alimenti. Nella struttura agricola, adibita senza autorizzazioni ad attivita' industriale di alimenti congelati di origine animale, erano presenti oltre 40mila secchi contenenti 60mila quintali di latte di bufala congelato, quasi 3000 scatole di gelati mille quintali di vongole congelate. L'operazione si inserisce in un vasto programma di controlli sul territorio salernitano finalizzati alla tutela dei prodotti Dop e Igp.
IL CACCIATORE
12 MAGGIO 2010
ANUU: ora basta! Pretendiamo rispetto.
ANUUMIgratoristi, Castellani: adesso basta!Pretendiamo rispetto.

Bergamo – “Non sono personalmente disponibile, ma non lo sono nemmeno come Presidente dell’ANUUMigratoristi Italiani, a tollerare che degli esponenti di Governo si permettano di ignorare i loro doveri istituzionali reiterando deprecabili quanto immotivati ed insensati attacchi nei confronti dei cacciatori italiani e dell’intero mondo rurale”.Così si è espresso il Presidente dell’ANUUMigratoristi Marco Castellani, commentando le dichiarazioni rese pubbliche ieri dal Ministro del Turismo Michela Brambilla.Castellani ha poi precisato: “insieme alle altre Associazioni venatorie, che vorranno condividere l’iniziativa, intendo prendere una ferma posizione rivolgendomi al Presidente del Consiglio ed a tutti i Ministri più direttamente interessati alla questione per chiedere con forza l’immediata esecuzione degli atti formali necessari a ripristinare nell’opinione pubblica una corretta informazione ed una rispettosa immagine della caccia e dei cacciatori italiani, ed a riportare nell’’alveo dei propri doveri istituzionali quanti, nell’attuale compagine governativa, si permettono di ignorarli ripetutamente lasciandosi trasportare da propri personali convincimenti frutto di sola prevenzione ed ignoranza in materia ambientale, agricola, zootecnica e faunistico – venatoria”.“Ai rappresentanti del Governo chiediamo rispetto, considerazione ed impegno – ha aggiunto Castellani – per tutelare e promuovere una fondamentale espressione della nostra cultura e delle nostre tradizioni fonte, peraltro, di concrete azioni per la gestione e la salvaguardia dell’ambiente oltre che di ricchezza ed occupazione per il Paese, allineandola finalmente alla ben più evoluta realtà europea”.Castellani ha quindi concluso che “naturalmente ci riserviamo in ogni caso la possibilità di ricorrere alle più opportune azioni per la tutela del mondo venatorio nelle competenti sedi, mentre lasciamo ai nostri soci, in questo particolare momento di preoccupazione per i veri e giganteschi problemi della società, la valutazione politica di quanti preferiscono ignorarli per dedicarsi a sproposito alla caccia ed ai cacciatori che non rappresentano un problema, ma una grande risorsa per la collettività”.
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