11 DICEMBRE  2009

IL GIORNALE

11 DICEMBRE 2009

 

CALCIONI E FRUSTATE AL CANE: 6MILA DI MULTA

 

ROMA - Condannato a una multa di seimila euro per aver picchiato brutalmente il suo cane. Lo fa sapere la Lav. I fatti risalgono al 25 novembre 2005 quando a piazza Augusto Imperatore alcuni passanti videro A.R., immigrato di 44 anni, picchiare un cane prendendolo a calci, sbattendolo contro il muro e colpendolo ripetutamente con un guinzaglio. L’animale, rannicchiato a terra terrorizzato, provava a fuggire ma era legato con una fune. Le persone presenti tentarono di fermare l’aggressione e chiamarono le forze dell’ordine, ma prima dell’arrivo della polizia l’uomo riuscì ad allontanarsi, minacciando i presenti e trascinando a forza il cane tenuto a guinzaglio. Ma per fortuna tra i testimoni era presente Ilaria Zagaria, responsabile del settore adozioni dell’Associazione «Volontari Canile di Porta Portese«, che nei giorni successivi riconobbe nella foto e nella descrizione di una scheda di riconoscimento, il cane maltrattato: un bastardino nero con una macchia bianca sul petto, entrato al canile alcune settimane prima e riconsegnato al detentore. Grazie a questo riconoscimento si è risaliti al responsabile, che è stato denunciato. «Finalmente nelle aule di giustizia si condannano gli autori di maltrattamenti verso gli animali, - dichiara l’avvocato Filippo Pompei che ha rappresentato la Lav come parte civile - per questo è importante l’attività svolta dalle associazioni, ma è fondamentale anche l’azione di denuncia da parte dei cittadini». Il cane è stato affidato al canile di Roma. Attende un padrone più umano.


MESSAGGERO VENETO
11 DICEMBRE 2009
 
Padrone picchiò il cane super-multa di 6.000 euro
 
ROMA. Punizione esemplare per il padrone di un cane protagonista di una brutale violenza ai danni della povera bestia. Il Tribunale di Roma ha condannato l’uomo di 44 anni, A. R., alla pena pecuniaria di 6.000 euro di multa. I fatti – informa una nota della Lav – risalgono al 25 novembre 2005 quando, intorno alle 22 a piazza Augusto Imperatore a Roma, diversi passanti videro l’uomo picchiare brutalmente un cane prendendolo a calci e pugni, sbattendolo contro il muro e colpendolo ripetutamente con uno spesso guinzaglio, utilizzato come una frusta. L’animale, rannicchiato a terra terrorizzato, provava a fuggire ma era legato con una fune. Le persone presenti tentarono di fermare l’aggressione, ma prima dell’arrivo della polizia l’uomo riuscì ad allontanarsi.

IL GAZZETTINO DI PADOVA
11 DICEMBRE 2009
 
LOTTE DI QUARTIERE In via Nani un pastore tedesco e un meticcio bersagliati da pallini di gomma e sassi
Per i cani guerra decennale tra i vicini di casa
 
Padova - Guerra tra vicini per i cani, arriva anche la polizia. Verbale firmato dall’ispettore e una raccomandazione: di mettere da parte i rancori e affidarsi al buon senso, nel rispetto di tutti, persone e animali. La storia nasce dieci anni fa. Via Nani, c’è anche una villetta bifamiliare divisa dalla famiglia Bortolami, fratello e sorella. Nel giardino, separato, i cani, amatissimi dalle famiglie. «Ora - dice lei - mi è rimasto solo un pastore tedesco, Dusty, mentre mio fratello ha un meticcio di piccola taglia, Briciola. Ma alcuni dei nostri vicini li detestano. Dicono che disturbano. In realtà abbaiono solo se passa sulla strada un altro cane, per il resto sono educatissimi». Guerra infinita. Ai cani sarebbero stati lanciati pallini di gomma da pistole ad aria compressa, sassi e anche liquido tossico. Alle piante spruzzato veleno. «Sono rimasti feriti i nostri cani», ricorda la Bortolami. L’altro giorno, a sostegno dei Bortolami, è arrivata l’associazione 100% animalisti, che ha tentato di contattare i vicini per trovare una soluzione. «Ma a quel punto i nostri vicini, risentiti, hanno chiamato la polizia», dice ancora la Bortolami. Gli agenti sono arrivati e hanno verbalizzato l’annosa querelle nella speranza che la guerra finisca con una carezza agli incolpevoli Dusty e Briciola.

IL GAZZETTINO
11 DICEMBRE 2009
 
Gatti avvelenati Una strage a Navarons
 
MEDUNO (PN) - «Un centinaio di abitanti, cani, galline, asinelli e pecore. Dalie, gerani, gladioli, ortensie e orti ben allineati in estate e ora dacie natalizie, luminarie, presepi e il silenzio invernale. Gatti no, i gatti avvelenati, cacciati, respinti». Lucia Mainetti, Maria Ridelfi e Mimmo Sersante denunciano una strage di gatti a Navarons: più di dieci gatti in poco tempo sono morti avvelenati nel borgo descritto come idiliaco. «Nessun colpevole - dicono - ma gatti ben nutriti, pettinati, curati dalle loro padrone rimaste sole e dolorosamente segnate da tanta crudeltà». In pratica il paese è stato ripulito da presenze indesiderate. Un fatto che a quanto pare succede ogni sette, otto anni, quando i gatti diventano troppi e non rispettano i confini degli orti e delle aiuole ben curate. Non c’è nessuna prova che qualcuno abbia colpito - dicono i tre residenti di Navarons - se non i cadaveri con segni evidenti di avvelenamento. «Non ci sono colpevoli, ma tacere significa essere complici di tanta efferatezza». 

CORRIERE DI AREZZO
11 DICEMBRE 2009
 
Muore per aiutare il cane in difficoltà.
Il suo setter era finito nelle acque di un laghetto. Il pensionato stroncato da un malore aveva lanciato una corda per mettere in salvo l’animale.
 
Il setter salvato dai vigili del fuoco a Fraccano
 
CITTA DI CASTELLO (PG) - Muore per salvare il suo cane. Lo hanno trovato ormai privo di vita accasciato a terra a pochi passi dalla sponda di un bacino formato da una diga dove il suo cane, un setter, si era tuffato e da dove non riusciva ad uscire. Lo sforzo fatto per tentare di salvarlo e la paura di vederlo affogare sotto i suoi occhi sono stati per G.M fatali. Una storia tristissima quella dell’anziano ultra ottantenne residente a Le Vigne, località nei pressi di Fraccano morto nel tentativo di salvare il suo fedele amico. Lo testimoniano una corda e una tavola lanciate in acqua affinché l’animale vi si potesse aggrappare. Un ultimo gesto prima di accasciarsi al suolo stroncato da un malore. L’animale sarà poi salvato dai vigili del fuoco. Per l’anziano, purtroppo, al momento dell’arrivo dei soccorso non c’era più niente da fare. L’allarme è scattato nel pomeriggio quando i familiari, di ritorno dall’ospedale dove assistevano la moglie dell’uomo reduce da un delicato intervento, non lo hanno trovato in casa. Dopo averlo cercato dentro e fuori l’abitazione, sono stati allertati i soccorsi. L’ottantaquattrenne è stato trovato a poche decine di metri dall’abitazione. Il rigor mortis già avanzato non esclude che il decesso possa essere sopraggiunto qualche ora prima

CORRIERE DI COMO
11 DICEMBRE 2009
 
Macellati oltre 330 animali dalla comunità islamica
NEI TRE GIORNI DEL SACRIFICIO
 
 
Como - I fedeli della comunità islamica di Como, nei tre giorni del sacrificio, hanno portato al macello oltre 300 tra bovini e ovi-caprini. L’uccisione avviene secondo un preciso rituale che prevede che, al momento del taglio della giugulare, gli animali siano coscienti e non sottoposti allo stordimento previsto dalla legge per la macellazione. L’Asl di Como ha studiato una campagna di sensibilizzazione per incentivare i musulmani ad attuare gli accorgimenti necessari per evitare sofferenze inutili agli animali. L’obiettivo dei veterinari è dimostrare che, anche con lo stordimento preventivo, un animale resta perfettamente “integro”, come richiesto dal rituale per il sacrificio. È stato pure realizzato un video – curato da Lorenza Calcaterra e Markus Rezzoli – che mostra una pecora sottoposta ad elettronarcosi, ovvero stordita con la corrente elettrica, che dopo poco più di un minuto si risveglia e si rialza.
«La macellazione rituale prevista dalla religione islamica è un fenomeno in continua crescita che deve essere tenuto in considerazione – ha detto il direttore generale dell’Asl, Roberto Antinozzi – Si tratta anche di un aspetto importante di un più vasto percorso di integrazione e convivenza tra culture diverse. Per questo stiamo lavorando per sensibilizzare la comunità islamica a questa forma di attenzione agli animali». Tra il 27 e il 29 novembre scorsi, nei giorni del sacrificio, al macello di Como autorizzato per questa pratica sono stati uccisi 17 bovini e ben 284 ovi-caprini.
«Le persone che hanno accettato di sottoporre l’animale a stordimento prima del sacrificio sono state il 30% circa – dice Giulio Gridavilla, responsabile del settore veterinario dell’Asl di Como – È un risultato modesto, ma si tratta di un forte passo avanti. Fino a pochi anni fa la maggior parte delle macellazioni avvenivano in modo clandestino. Proseguiremo in questa campagna di sensibilizzazione, auspicando anche un intervento del ministero per impedire la macellazione rituale senza stordimento».

LA PROVINCIA DI COMO
11 DICEMBRE 2009
 
Così si macella l'agnello «Non fatelo soffrire»
L'Asl coinvolge la comunità islamica: regole condivise
 
Michele Sada
 
Rispettare i dettami religiosi, evitando allo stesso tempo inutili sofferenze agli animali. Obiettivo ambizioso, perché al centro del progetto voluto dall'Asl c'è un tema delicato come quello della macellazione rituale islamica. Un argomento tabù, che i vertici di via Pessina hanno scelto di affrontare coinvolgendo fin dall'inizio i rappresentanti della comunità religiosa. Corsi di formazione e incontri si sono susseguiti, ora si raccolgono i risultati: «La religione islamica prevede che l'animale da sacrificare debba essere integro e che si proceda con un taglio della giugulare effettuato da una persona addestrata scelta dall'autorità religiosa - spiega il direttore del dipartimento veterinario Giulio Gridavilla - La legge italiana, nel caso della macellazione rituale, concede una deroga all'obbligo di stordire l'animale prima del taglio, ma noi abbiamo suggerito di utilizzare comunque lo stordimento ed è stato predisposto un video per mostrare gli effetti di questa tecnica. L'intento, naturalmente, è quello di evitare che la pecora o la capra provi dolore». L'animale, come chiarisce il filmato (tradotto anche in lingua araba), viene colpito da una scarica elettrica per tre secondi a 160 volts e cade in uno stato di incoscienza: «La tecnica non è in contrasto con i dettami religiosi, perché l'animale resta integro e vivo - dice Gridavilla - Una volta stordito, si procede con la iugulazione mentre è ancora incosciente». L'opera di sensibilizzazione è servita: su 284 ovini e caprini macellati quest'anno nell'impianto di Como, durante i tre giorni dedicati al sacrificio, il 30% è stato preventivamente stordito con l'elettronarcosi (il metodo non si può invece utilizzare sui bovini, che vengono uccisi con il sistema tradizionale e storditi subito dopo). «Non abbiamo imposto nulla - dice il direttore generale Roberto Antinozzi - puntando piuttosto sulla formazione e sul confronto. C'è già un primo riscontro importante».

IL GIORNALE
11 DICEMBRE 2009
 
Lillii, la cagnetta ecologica che insegna la pulizia ai bimbi
 
OSCAR GRAZIOLI
 
Domani sarà la giornata trionfale della cagnetta Lillii (sì, proprio con due «i») che, proveniente da un canile della bergamasca, si è stabilita presso quell'arca di Noè che si trova vicino a Castelnovo Monti (Reggio Emilia) gestita dall'eclettico Angelo Falletta. Lì, presso la «Collina dei cavalli», potrete trovare, non solo cavalli, cani, gatti, asini, ma, a seconda del momento e dell'annata, praticamente ogni sorta di animale in difficoltà, recuperato e amorevolmente curato dalla famiglia Falletta che, anni fa ha scelto di ritirarsi dalle brume milanesi, e immergersi nella natura ancora poco contaminata della montagna reggiana, dove ha fondato un'oasi che è anche un agriturismo.Domani mattina la cagnetta Lillii, addestrata con amore e giudizio da Irma Bertolini, sarà ospite delle scuole elementari di Carpineti, piccolo e antico comune arroccato sulla montagna del reggiano, dove si esibirà in uno dei suoi show preferiti: la raccolta differenziata. Lillii infatti è stata addestrata a riconoscere la carta, la plastica e l'alluminio e a portare i rifiuti nei loro corretti contenitori. L'iniziativa si svolge proprio nella provincia di Reggio Emilia che è al primo posto in Italia per questa attività sociale e sarà soltanto il primo passo per «esportare» in tutta la nazione, un messaggio ecologico di importanza fondamentale.
Nel primo pomeriggio poi Lillii arriverà a Milano portando con sé un altro messaggio altrettanto importante: la sensibilizzazione sul tema dell'abbandono, del randagismo e del recupero psicofisico dei cani lasciati per strada da proprietari senza scrupoli. Lo farà attraverso un libro che mescola realtà e fantasia in un sapiente cocktail dove dal folletto etereo nasce la cagnetta che insegna ai bambini il rispetto per la vita, anche se ha una coda e la pelle ricoperta da un mantello un tantino peloso.Così, alle 15, presso la Tabaccheria Madonnina (corso Vittorio Emanuele 4, angolo via Pattari) chi ha insegnato agli alunni reggiani, ma tempo fa anche a quelli milanesi, a fare la raccolta differenziata presenterà il suo libro, «La terra di Lillii», alla presenza del garante degli animali Gianluca Comazzi. Scritto da Ferruccio Visconti, il libro racconta una delicata storia che ha per protagonista, oltre a Lillii, una follettina di nome Mirtilla, una fiaba ambientata in un mondo parallelo al nostro, un universo dove la Natura è la vera protagonista. Acquistando il libro (12 euro) si devolveranno automaticamente 2 euro al Parco Canile del Comune di Milano per aiutare gli amici a quattro zampe meno fortunati.La giornata vuole essere solo il primo atto di una campagna che presto coprirà l'intera città con la vendita del volume presso tutte le tabaccherie milanesi. Carlo Varesi, gestore del bar-tabacchi Madonnina, ospita con piacere la manifestazione da grande cinofilo qual è, già impegnato in una campagna di raccolta fondi e aiuti per il canile di Lampedusa. Per saperne di più sul progetto «Differenziamoci» e su Lillii: www.atanatura.it. Per ulteriori informazioni: Angelo Falletta 345/4559915.

LA PROVINCIA PAVESE
11 DICEMBRE 2009
 
Il lama e le capre? Nella roulotte
 
CASEI GEROLA (PV). Più che una roulotte, sembrava un’arca di Noè prenatalizia: a bordo c’erano alcune caprette, due cavallini e un lama. E’ stato proprio quest’ultimo animale a far scoprire il trasporto «irregolare- affacciandosi al finestrino come se fosse un cane qualunque e proprio mentre passava in macchina un veterinario: a quel punto sono intervenuti i carabinieri ed è scattata la multa.  E’ accaduto l’altro pomeriggio sulla Voghera-Novara, alle porte di Casei. Gli animali sono quelli del circo «Odeon- di Germana Caveagna che ieri si è installato in Piazza Dante a Casei e che farà spettacoli fino a domenica. La carovana era partita da Balossa Bigli ed era diretta a Casei. La roulotte «incriminata- era stata agganciata a uno dei camion. I mezzi del circo Odeon erano quasi arrivati a destinazione, quando hanno incrociato casualmente un veterinario che passava con la sua auto. Il medico, sorpassando il camion e il mezzo trainato, ha visto che da un finestrino del caravan sporgeva la testa di un animale a dir poco inusuale per le latitudini padane: un lama, originario delle Ande.  Temendo di trovarsi davanti al solito caso di maltrattamenti di animali da parte di un circo, il veterinario ha subito informato dell’accaduto i carabinieri di Casei Gerola, che sono intervenuti e hanno bloccato la carovana. Gli animali sono stati visitati da un veterinario (a quanto pare lo stesso medico dell’Asl che aveva fatto la segnalazione) ed è risultato che erano in buone condizioni psicofisiche e che venivano custoditi in base alle norme. Però non si possono trasportare animali con una roulotte e quindi la multa è stata inevitabile.  «Che potevamo fare? - spiega Elio Casu, il responsabile del circo - Si è rotto il camion che utilizziamo per il trasporto degli animali e non potevamo certo lasciarli per strada in Lomellina. Ci siamo arrangiati riadattando una vecchia roulotte per il trasporto persone che non utilizzavamo più. Gli animali per noi sono più amici e compagni che strumenti di lavoro: tutti i controlli che ci ha fatto l’Asl, e sono stati numerosi, hanno dimostrato che il lama, i pony e gli altri stanno bene. Il nostro spettacolo è basato sulle persone più che sugli animali: siamo giocolieri, equilibristi, contorsionisti, acrobati, illusionisti, clown e ciclisti acrobati. Con 6 euro si può rivivere la magia del circo, per grandi e piccini-. L’Odeon sarà a Casei fino a domenica sera.

IL TIRRENO

11 DICEMBRE 2009

 

FINE ANNO

Ma i botti fanno paura ai cani

 

Giovanni Lazzari

 

Fine anno si avvicina e come al solito sembrerà di essere a Kabul tra tric trac, razzi, bombe carta e tutto il resto. Il sequestro che è avvenuto nei giorni scorsi di veri e propri ordigni esplosivi fa temere che anche quest’anno sarà una battaglia. Al di là del pericolo sempre presente per chi usa questo genere di oggetti e per chi rischia di rimanerci coinvolto suo malgrado, voglio sottolineare un altro aspetto che a volte a molti sfugge. I botti terrorizzano gli animali domestici e ogni volta si contano a decine quelli che scappano dai giardini e che finiscono per andare sotto una macchina. Quindi chi ama gli animali faccia ci pensi. In fondo si può festeggiare l’ultimo dell’anno anche senza mettere a rischio la vita dei nostri migliori amici a quattro zampe che si meritano un po’ di attenzione.


RADIO BOMBO GIORNALE DI TRANI
11 DICEMBRE 2009
 
Dopo le tartarughe, le mucche. A Trani ormai si spiaggiano tutti gli animali
 
   
 
Trani (BT) - Singolare spiaggiamento quest’oggi a Trani. Infatti militari dell’Ufficio Locale Marittimo hanno ritrovato la carcassa di una mucca sulla spiaggetta del lungomare Senatore Mongelli, in prossimità del Lido Lalli.I medici del servizio veterinario dell’ASL BAT, intervenuti sul posto, hanno constatato la morte e lo stato di decomposizione ma momenti difficili si sono vissuti per il recupero, reso difficile dalla zona impervia, per il successivo smaltimento a cura di ditta autorizzata.Si trattava in effetti di una carcassa di vacca di razza frisona di circa 3 anni priva di matricola ed in stato avanzato di decomposizione, per cui non è stato possibile ricondurla ad alcun allevamento.Dopo i ritrovamenti di tartarughe, gli uomini della Guardia Costiera ormai sono divenuti esperti in recupero di animali spiaggiati.
CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
11 DICEMBRE 2009
 
Forse travolta e trascinata in mare
E sulla spiaggia spunta una mucca morta
Trani, l’animale è stato scoperto dalla guardia costiera e recuperato dai veterinari della Asl
 
 
Trani (BT) - Una volta si ritrovavano i gabbiani, stremati e morenti sulla spiaggia. Da oggi sull'arenile è possibile imbattersi anche in una carcassa di mucca. L'animale è stato trovato spiaggiata a Trani, nelle vicinanze del lido Lalli, nella località Colonna. L’animale è stato scoperto dalla guardia costiera e recuperato dai veterinari della Asl. A quanto hanno riferito i medici, il bovino non è marchiato, non appartiene cioè ad alcun allevamento certificato.Secondo una prima ipotesi la mucca potrebbe essere stata travolta e trascinata in mare da una piena forse mentre era al pascolo nella zona della foce dell’Ofanto.

L'ARENA GIORNALE DI VERONA

11 DICEMBRE 2009

 

VILLAFRANCA (VR). L’evento era organizzato sul terreno all’angolo di via Bembo in occasione della festa di Santa Croce
C’era una volta il mussodromo Calzoni si batte per riaverlo

 

 

VILLAFRANCA (VR) - Se, con il nuovo centro sportivo, in città arriveranno i “mussi volanti” del Chievo, a Calzoni, invece, c’è chi spera di veder correre ancora una volta gli asini. La gara dei “mussi” era l’evento principale che animava, dal 1982 al 2002, la sagra di Santa Croce, che si teneva ogni terza domenica di settembre. La corsa si svolgeva al “mussodromo”, all’angolo tra via Bembo e la vecchia strada che conduce al paese. L’area, sterrata e abbandonata, c’è ancora, ma è diventata un parcheggio “abusivo” per le auto di chi è diretto al vicino aeroporto.
Lucio Feder, ex presidente dell’Associazione culturale Calzoni, che organizzava la corsa, ricorda con nostalgia la competizione. «Pensammo la gara», spiega, «per arricchire l’antica sagra, ripristinata dal Centro turistico giovanile, alla fine anni Settanta. Ai giochi tradizionali, nel 1982, aggiungemmo così la gara dei “mussi”». L’appuntamento era vissuto come un evento non solo dai residenti. «In diverse edizioni gli spettatori furono qualche migliaio», sottolinea Feder.
Il compito più impegnativo era reperire i quadrupedi per la corsa: «Più di una volta, per acquistare gli asini, ci siamo rivolti a commercianti di Montichiari. Ad ogni gara correvano al massimo sei “mussi”. Ogni squadra, formata da 4-5 giovani, cavalcava, a rotazione, tutti gli asini. Il percorso variava di volta in volta». Uno degli ostacoli più impegnativi era una grossa pozzanghera, realizzata ad arte, in mezzo al percorso. «Di fronte all’acqua gli animali spesso si fermavano e disarcionavano il fantino», prosegue Feder. Alcuni concorrenti ricevettero dei soprannomi. «Giancarlo Aiani, nel 1983 fu nominato “Aceto”», rammenta l’ex organizzatore, «come l’omonimo fantino del Palio di Siena. In paese c’erano due-tre squadre di giovani sempre pronte a sfidarsi. Altri venivano da Pescantina, San Massimo e dalla Bassa».
Pure ai “mussi” venivano affibbiati nomignoli. «Li inventava il “Gigio”, personaggio di Calzoni», spiega Feder, «e i nomi scelti erano Varenne, Brespino, ed altri ancora». E aggiunge: «Gli animali non venivano maltrattati: erano proibiti frustino e bastone».
La corsa cessò, nel 2002, assieme alla sagra. Feder ricorda: «Il colpo di grazia lo diedero i lavori di sistemazione dell’area dell’ex corte Ferrari, in centro al paese, dove c’era il cuore della festa. Finito l’intervento, qualche anno dopo, la zona fu recintata e l’accesso regolato da un cancello. Questo scoraggiò la riorganizzazione della sagra e della gara con gli asini».
Feder auspica il ritorno sia della corsa de “mussi”, così come della festa di Santa Croce. «Ogni tanto qualche giovane lancia l’idea di riorganizzarle», ammette, «e la voglia, da parte nostra, ci sarebbe. Si tratta di trovare l’area più adatta, anche se quella più ideale, per gli stand, era in centro alla frazione. Mentre gli asini dovrebbero correre in un’altra zona, diversa dall’ex “mussodromo”. La sagra, così come il Carnevale erano occasioni di aggregazione per il paese, oggi perdute».
Renzo Piazzi, consigliere di Dossobuono insieme, lancia una provocazione: «Per la sagra di Calzoni e la gara degli asini andrebbe benissimo l’area dei giardini davanti all’hotel Airport, che il Comune ha già pensato di vendere con il piano delle alienazioni».
La riqualificazione dell’ex “mussodromo” fu caldeggiata, la scorsa primavera, dal circolo di Legambiente “Il Riccio”, che inserì la richiesta tra le osservazioni al nuovo Piano di assetto del territorio.


LA ZAMPA.IT

11 DICEMBRE 2009

 

La strage oscura degli stambecchi al Gran Paradiso

Trecento carcasse l'anno, dimezzati dal 1995. «Continuano a morire e non si sa il perchè»

 

ALESSANDRO BALLESIO

 

I guardaparco li trovano in quota, ma anche nel fondovalle, nascosti tra le rocce o sotto la prima neve. Gli stambecchi vanno a morire, esausti dopo una stagione d’amore e senza nemmeno il conforto di un po’ d’erba da brucare. Giovanissimi, ma già condannati. Senza che nessuno abbia capito il perché.
È così da anni, un inverno dopo l’altro: sul «principe» del Gran Paradiso, che perfino re Vittorio Emanuele II amava tanto, sembra sia scesa una maledizione. Sembra, anzi è, un male oscuro. Fino alla metà degli Anni Novanta svettavano in cinquemila tra i riverberi bianchissimi di Ceresole Reale e della Valle d’Aosta: oggi sono meno della metà. «Ogni anno scopriamo almeno trecento carcasse»: lo dicono all’ente parco, ma lo dicono, soprattutto le cifre delle relazioni periodiche stilate dai veterinari. La paura è una quasi certezza, alla vigilia dei mesi più freddi: niente fa pensare a un’inversione di rotta, a un mezzo miracolo che finalmente li risparmi. Non solo gli anziani, vinti dalla fatica, ma anche i capretti stentano a sopravvivere. Si potrebbe dare la colpa all’ultima stagione, quella della nevicata eccezionale che ha coperto i prati con tutto quel cibo buono da far riserva e grasso. Ma non è così, perché il numero dei decessi è sempre quello. Da almeno quindici anni a questa parte.
Qual è la causa allora? Mistero. Il parco sta pure pensando a uno studio approfondito, per capirci qualcosa. È stato anche proposto nel consiglio di ieri: «Bisogna individuare un campione a caso di capretti e seguire, man mano, la loro crescita. Il censimento serve, ma non basta più». Non hanno scoperto, finora, nessuna malattia che li colpisca dalla nascita. Non è colpa nemmeno della cheratocongiuntivite, di quel batterio che li acceca finché qualcuno precipita dalle rocce e dai dirupi. «Quest’anno la malattia ha toccato il Parco delle Orobie, ma ha risparmiato il nostro - sottolinea il direttore, Michele Ottino - qui si era presentata tra gli anni Ottanta e Novanta». Pensano, allora, alla progressiva trasformazione dei pascoli, che sono sempre più poveri e meno adatti alla specie. O all’ultimo atto di una nuova selezione naturale: fino a qualche anno fa si parlava di densità eccessiva. Ma sono solo ipotesi.
E intanto qui la vita non è più la stessa. Anche perché non sono i soli ad essere in pericolo. I loro «cugini», i camosci, hanno vissuto forse la stagione più drammatica degli ultimi decenni. L’anno scorso erano in diecimila, oggi sono rimasti in ottomila: i decessi sono raddoppiati rispetto alla media.
Ma qui è la neve precoce dell’inverno passato che ha segnato il loro destino: sono stati i primi ad affrontare il periodo dell’amore senza essersi potuti saziare a sufficienza. «Questo fenomeno non è una nostra esclusiva - sottolineano dal parco - lo stiamo studiando in collaborazione con l’area protetta delle Alpi Marittime». Per una selezione così drastica non sarebbe bastato un branco di lupi, i nuovi ospiti tornati in questi boschi dopo tanti anni di assenza. E la popolazione del Gran Paradiso che attende l’inverno (ora gli ungulati si sono spinti oltre i 2000 metri, dove è caduta la neve) intanto ha perso famiglie e famiglie di cinghiali.
Ma nessuno si lamenta per la loro scomparsa: lo si capisce dai controlli che i guardaparco devono effettuare periodicamente, per accertare eventuali danni. Semmai viene da salutare il periodo d’oro delle aquile reali: ventidue coppie in perfetta salute. Loro sì che, con tutte quelle carcasse, hanno avuto di che cibarsi.


LA ZAMPA.IT

11 DICEMBRE 2009

 

Il veterinario del Gran Paradiso: "Senza aiuti, nessuna ricerca"

 
Bruno Bassano è il responsabile del servizio veterinario del Gran Paradiso.
Vi siete fatti un'idea di cosa stia uccidendo gli stambecchi?
«Possiamo soltanto fare delle ipotesi. Forse c'entra la progressiva trasformazione dei pascoli estivi, o forse la struttura fisica dei capi che non ce la fanno a sopravvivere. Per il resto non abbiamo rilevato gravi patologie, anche perché avrebbero contagiato i camosci, che sono molto simili».
Cosa serve per tracciare un quadro chiaro della situazione?
«Pensiamo a uno studio sui capretti, quelli che in troppi casi non riescono ad arrivare all'età adulta. Basterebbe un'indagine triennale per scoprire questo male oscuro. Ma servono almeno 15 mila euro all'anno, una cifra che non abbiamo».
Siete rimasti sorpresi nell'ultimo anno anche del numero di decessi dei camosci?
«Sì, di solito ne scompaiono quasi un migliaio di capi. Invece ora si parla di almeno duemila esemplari. In questo caso non siamo preoccupati, anche perché è stato l'ultimo inverno rigido a determinare una severa selezione naturale. Anzi, in qualche modo avevamo bisogno di un inverno così "importante" dopo tante stagioni senza precipitazioni».
E cosa avete rilevato dalle altre specie del parco?
«La popolazione delle marmotte, ad esempio, ha confermato di poter resistere, nei numeri, anche alle condizioni climatiche più esasperate. La presenza di molta neve per loro è positiva, sempre che non si depositi per troppo tempo».


MATTINO DI PADOVA
11 DICEMBRE 2009
 
La lite per i cani finisce a fucilate
 
Elvira Scigliano
 
Provincia di Padova - Dastin, un giovane pastore tedesco, conserva ancora i segni dell’assalto: un sopracciglio ferito, forse da un sasso o, addirittura, da una pallottola di gomma sparata da una pistola ad aria compressa da qualche violento pronto per il tiro al bersaglio.  Il suo compagno di sventure, un bastardino più piccolo di statura, è anche lui reduce da sassi e pallottole. Ma sembra abbia «provato- anche uno spray velenoso destinato alle piante della villetta dove vive con i suoi padroni.  I due animali sono dei signori Bortolami, fratello e sorella, che vivono rispettivamente ai civici 33 e al 35 di via Nani, a Voltabarozzo. La donna, mamma di due figlie e residente nella stretta via da quando è nata, punta l’indice contro due vicini.  «So che sono loro a prendersela con i nostri animali-, attacca la donna. «Sono molto arrabbiata ma soprattutto disperata. Colpiscono delle bestiole che non possono difendersi a tutte le ore del giorno e della notte. Sabato scorso erano le 4, nemmeno l’alba, quando ho sentito piangere Dastin come un bambino. Ho dovuto portarlo in casa per calmarlo. Nel giardino ho trovato sassi e pallottole. Non hanno pietà per la sofferenza degli animali. Questa storia è diventata insopportabile: non riesco a rimanere in casa, nemmeno per cucinare, per paura che facciano del male ai miei cani. Un sasso ha colpito accidentalmente anche mio fratello, giusto in testa. Inoltre ci stanno bruciando con il pesticida le piante. Ho consegnato tutto alla polizia ed agli Animalisti 100%-.  I quali mercoledì sera si sono presentati agli usci dei due accusati. Prima avevano sbattuto la foto delle case «incriminate- sul loro sito. Poi li avevano «intimiditi- con dei cartelli. Procedura davvero insolita. E gli accusati, spaventati, hanno chiamato la polizia per chiedere protezione.  «Siamo completamente estranei a questa brutta storia-, si difende il marito di una delle due famiglie tirate in ballo dalla signora. «Non ci siamo mai lamentati dell’abbaiare del cane. Le nostre camere danno dall’altra parte e non siamo disturbati dagli animali. Mia madre è anziana ed ho paura che questa storia le sia dannosa. Siamo esasperati. Se la signora Bartolami lo desidera le porgiamo le nostre scuse più sincere. Noi amiamo gli animali e non potremmo mai fare loro del male. Fino all’altro giorno avevamo dei pappagallini. Quando sono morti di vecchiaia mia moglie ha pianto dal dolore. Una pistola non l’ho nemmeno mai toccata: non ho fatto il militare perché sono un pacifista. Si tratta sicuramente di uno scambio di persona-.  Insomma nulla più di un’accusa contro un vicino di casa. Una situazione che capita spesso nella periferia di Padova. Gli animali potrebbero essere stati colpiti da qualcun altro o essersi procurati quelle ferite in altro modo. L’associazione «100% animalisti- però è intervenuta lo stesso lasciando nel giardino della casa di una delle famiglie tirata in ballo un cartello, con scritto «Sassi e pallini... ora basta!-. Una situazione difficile in cui è necessario l’intervento di un soggetto mediatore, per evitare che si creino nuove liti.

L'ARENA GIORNALE DI VERONA

11 DICEMBRE 2009

 

PARCO DEGLI ABRUZZI. Si tratta di un esemplare balcanico di 300 chili
Orso aggredisce operaio: tanta paura e una frattura

 

L’AQUILA - Un orso bruno del centro visite del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm) ha aggredito un operaio addetto alle pulizie - Donato Paglia, di 56 anni - a morsi e unghiate, procurandogli la frattura di un polso e alcune ferite. L’operaio, come tutte le mattine, stava effettuando il giro nei recinti dove sono custoditi gli animali per fare le pulizie e dare da mangiare. Terminate le pulizie Paglia ha deposto il cibo per gli animali nella parte esterna e ha aperto il box per fare uscire il primo orso, poi si è allontanato. Molto probabilmente l’operaio si è dimenticato di chiudere una delle due gabbie dell’orso che è uscito e lo ha aggredito.
Le guardie del parco richiamate dalle grida di Paglia hanno distratto l’animale e sono riuscite a farlo rientrare. Hanno poi allertato il 118 per prestare i soccorsi al custode che presentava ferite da morso ed era molto spaventato.
Paglia è stato trasportato all’ospedale di Castel di Sangro dove è stato sottoposto ad un intervento chirurgico per la riduzione della frattura. L’orso, di nome Carlo, è un esemplare di «bruno centroeuropeo balcanico», e pesa oltre tre quintali.
Il capo della Guardia Forestale del Pnalm, Luciano Sammarone, ha sostenuto che si è trattato di un semplice «incidente di lavoro, perchè non esiste letteratura di aggressioni del genere da parte di orsi in natura in Italia, e questo caso è relativo ad un orso in cattività».


IL CITTADINO

11 DICEMBRE 2009

 

Parco d’Abruzzo, un inserviente ferito da un orso

 

L’Aquila Un operaio del Parco nazionale d’Abuzzo, Lazio e Molise (Pnalm), Diodato Paglia, 56 anni di Opi, è stato aggredito ieri da un orso in gabbia a cui stava dando da mangiare. È accaduto alle 8 di ieri al centro visita del Parco a Pescasseroli. L’uomo, addetto alla nutrizione degli animali, come ogni mattina era entrato nella gabbia più grande che custodisce un orso bruno, un maschio adulto, del peso di circa 300 chilogrammi, quando per cause in fase di accertamento è stato colpito con diverse zampate al dorso. Soccorso da un collega, che è riuscito a far allontanare l’orso da quella che ormai era la sua preda, è stato subito portato all’ospedale di Castel di Sangro. Le condizioni di salute dell’uomo, che ha perso conoscenza dopo essere stato aggredito, non sarebbero gravissime: Paglia, un 56enne di Opi, ha riportato la frattura di un braccio, diverse ferite alla testa e una profonda lacerazione alla spalla. Dal pronto soccorso dell’ospedale di Castel di Sangro hanno riferito che l’uomo ha perso molto sangue. La prognosi, ieri sera, non era ancora stata sciolta.


TRENTINO
11 DICEMBRE 2009
 
Operaio aggredito da un orso bruno
 
L’AQUILA. Un orso bruno del centro visite del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha aggredito un operaio addetto alle pulizie - Donato Paglia, di 56 anni - a morsi e unghiate, procurandogli la frattura di un polso e alcune ferite. L’uomo, le cui condizioni in un primo momento apparivano gravi, se la caverà con 20 giorni di riposo assoluto. L’operaio, come tutte le mattine, stava effettuando il giro nei recinti dove sono custoditi gli animali per fare le pulizie e dare da mangiare. Il primo recinto dove vengono effettuate queste operazioni è la gabbia dove sono ospitati due orsi bruni non appartenenti alla specie che vive libera nel territorio del Parco.  Terminate le pulizie Paglia ha deposto il cibo per gli animali nella parte esterna e ha aperto il box per fare uscire il primo orso, poi si è allontanato. Molto probabilmente l’operaio si è dimenticato di chiudere una delle due gabbie dell’orso che è uscito e lo ha aggredito. Le guardie del parco richiamate dalle grida di Paglia hanno distratto l’animale e sono riuscite a farlo rientrare. Hanno poi allertato il 118 per prestare i soccorsi al custode che presentava ferite da morso ed era molto spaventato.  Paglia è stato trasportato all’ospedale di Castel di Sangro dove è stato sottoposto ad un intervento chirurgico per la riduzione della frattura. L’orso, di nome Carlo, è un esemplare di “bruno centroeuropeo balcanico”, e pesa oltre tre quintali. Sull’incidente i responsabili del Pnalm hanno avviato un’inchiesta interna per ricostruire l’accaduto.

TISCALI NOTIZIE
11 DICEMBRE 2009
 
Belgio, Leonessa asiatica uccide suoi 3 cuccioli in Zoo nel nord
 
Bruxelles - Una leonessa asiatica, specie minacciata di estinzione, ha ucciso i suoi tre cuccioli allo zoo Planckendael a Malines (Fiandre), nel nord del Belgio. I tre leoncini, nati il 16 ottobre, dovevano essere vaccinati mercoledì contro una malattia felina, quando la madre si è avventata su di loro e li ha uccisi, ha spiegato la direzione dello zoo, che dipende da quello di Anversa, nel suo sito internet. "Per un motivo sconosciuto, la madre ha vissuto questa vaccinazione come un fattore pericoloso e ha ucciso i piccoli", forse "convinta che non doveva più investire energia in loro perchè non avrebbero sopravvissuto", ha aggiunto il testo. Si tratta di un "fatto spiacevole per Planckendael, ma anche per il programma di allevamento di questi leoni indiani in via di estinzione", ha aggiunto la direzione dello zoo, ricordando che solo una piccola popolazione sopravvive nella riserva della foresta di Gir nel nord-ovest dell'India.

ASYLUM
11 DICEMBRE 2009
 
VOLPI ROSICCHIANO I FILI DEI FRENI, TERRORIZZANDO LA POPOLAZIONE
 
Per otto mesi, i residenti di un piccolo sobborgo di Londra hanno vissuto nel terrore che ci fosse un serial killer che girasse per le strade a sabotare i freni delle auto.
Hanno poi scoperto che si trattava di un branco di volpi con un'insana passione per il liquido dei freni.
Nella cittadina di West Wikhman, erano state prese di mira nove auto dal misterioso "bandito dei freni", scatenando così il panico tra gli automobilisti della zona. Dopo, grazie a un professore di biologia, sono arrivati i risultati della scientifica: si trattava di volpi.
Sembra che le volpi, infatti, amino rosicchiare le cose, e pare abbiano sviluppato una vera passione per il liquido dei freni. Pare ci sia un solo modo per scacciare queste sabotatrici involontarie: chiedere aiuto alla loro predatrice naturale, l'aquila reale.

LA REPUBBLICA

11 DICEMBRE 2009
 
Nove capodogli spiaggiati sulle coste pugliesi del Gargano
 
FOGGIA - Giacciono "bloccati" sul litorale pugliese nei pressi di Foce Varano, nel territorio del comune di Peschici. Quattro di loro, dei capodogli lunghi circa 10 metri, erano già morti al momento del ritrovamento. Stando a quanto riportato da alcune fonti ufficiali, i nove cetacei sarebbero tutt'ora bloccati sui bassi fondali a circa 20 metri dalla costa, forse a causa delle pessime condizioni armosferiche. I soccorsi stanno per raggiungere il posto, mentre sarà l'unità operativa dell'Università di Padova a prelevare dagli animali dei campioni di tessuto per effettuare delle analisi per capire quale sia stata la vera causa dello spiaggiamento.
DIRE
11 DICEMBRE 2009
 
7 capodogli spiaggiati sul litorale del Gargano, 4 morti
Sui bassi fondali a 20 metri dalla costa nel territorio di Peschici. Il ministero dell'Ambiente: "In arrivo una unità operativa"
 
ROMA - Sette capodogli sono stati rinvenuti "spiaggiati" ieri sera su litorale del Gargano in località Foce Varano, nel territorio del comune di Peschici: quattro dei cetacei, lunghi circa 10 metri e dal peso stimato di alcune tonnellate, sono già morti. I capodogli sono bloccati sui bassi fondali a circa 20 metri dalla costa. E' quanto fa sapere una nota del ministero dell'Ambiente.Il dicastero, "appresa la notizia ha allertato l'Ispra e la Guardia Costiera che ha mandato lungo il litorale, oggi segnato da avverse condizioni atmosferiche e da mare agitato, una motovedetta della classe 800 che sta pattugliando la zona per monitorare la situazione". Inoltre, spiegano sempre dal ministero, sta per arrivare sul posto anche una unità operativa dell'Università di Padova, che segue per conto del ministero questi eventi e che preleverà dagli animali campioni di tessuto per effettuare analisi che consentano di identificare la causa dello spiaggiamento.

IL GIORNALE
11 DICEMBRE 2009
 
CAPODOGLI SPIAGGIATI: QUATTRO SONO MORTI
I cetacei, tra i 10 ed i 12 metri di lunghezza, che si sono arenati a cinque metri dal bagnasciuga sul litorale di Capoiale, in Puglia. Un evento, secondo molti, unico del genere in Italia. Due sono riusciti a tornare al largo
 
Foggia - Sette capodogli sono stati rinvenuti "spiaggiati" ieri sera su litorale del Gargano in località Foce Varano, nel territorio del comune di Peschici: quattro dei cetacei, lunghi circa 10 metri e dal peso stimato di alcune tonnellate, sono già morti. Lo comunica il ministero dell’Ambiente. I capodogli sono bloccati sui bassi fondali a circa 20 metri dalla costa. Il Ministero, appresa la notizia ha allertato l’Ispra e la Guardia Costiera che ha mandato lungo il litorale, oggi segnato da avverse condizioni atmosferiche e da mare agitato, una motovedetta della classe 800 che sta pattugliando la zona per monitorare la situazione. Sta per arrivare sul posto anche una unità operativa dell’Università di Padova, che segue per conto del ministero questi eventi e che preleverà dagli animali campioni di tessuto per effettuare analisi che consentano di identificare la causa dello spiaggiamento.

IL GAZZETTINO DI BELLUNO
11 DICEMBRE 2009
 
LA RABBIA Mentre visitava l’asino, poi abbattuto, si ruppe il guanto
Veterinario sottoposto a profilassi
 
Provincia di Belluno - Anche il veterinario Nicola Repole, che ha seguito il caso dell’asino di San Pietro, abbattuto perché contagiato dalla rabbia, è ora sottoposto alla profilassi. Durante una visita all’animale, infatti, accidentalmente si è rotto il guanto che indossava. Così automaticamente è scattata la prevenzione, che durerà fino alla fine del mese. Analoga terapia viene seguita dai proprietari dell’asino e dalla polizia provinciale, nonché da tutti coloro che vengono a contatto con animali ammalati.La vicenda dell’asino di San Pietro rappresenta, però, un caso unico. Da 60-70 anni non veniva registrato e la casistica e la bibliografia in merito sono molto limitate, tanto che il veterinario ha predisposto una relazione, che potrà rivelarsi utile anche per i colleghi.«L’asino, probabilmente, è stato morsicato al labbro da una volpe – spiega Repole, che ha seguito il decorso della malattia e che si è insospettito quando si è trovato di fronte la caratteristica forma furiosa, precedente all’ultimo stadio paralitico.Attorno al caso si sono subito attivati la polizia provinciale, gli istituti profilattici di Belluno e di Padova. Intanto sono saliti a tre gli animali deceduti per la malattia nel comprensorio comeliano. Sono risultate positive anche due volpi, a Santo Stefano e San Nicolò, e fra una decina di giorni cominceranno le vaccinazioni. Gli organizzatori stanno inoltre valutando di sospendere la manifestazione zootecnica di Santa Lucia a San Pietro.

ALTO ADIGE
11 DICEMBRE 2009
 
Cervi nel mirino in val Martello
 
VAL MARTELLO (BZ). Agli spari al poligono del biatlon si accompagnano in questi giorni quelli per gli abbattimenti dei cervi in soprannumero. È normale vedere gruppetti di persone che munite di binocoli osservano i versanti montani.  Lo sfoltimento degli animali è in corso dal 20 ottobre su decisione del Parco nazionale, come capita in Venosta - dice Peter Gamper, sindaco di Martello - dal 1997. La popolazione capisce e condivide un provvedimento che lascia poca scelta. Si sente dire infatti: o distribuire foraggio o abbattere i cervi in soprannumero. Certo non si può lasciarli morire di fame o scendere nei paesi, fuori del loro habitat naturale, nel tentativo di sfamarsi, come clamorosamente avvenuto l’anno scorso. In linea insomma con il pensiero espresso dal presidente Durnwalder affermando davanti alla gente della valle. In val Martello sono circa 90 gli animali da abbattere, mentre in tutta la valle sono circa 380. All’operazione, sotto il controllo delle autorità del parco, provvedono cacciatori preparati mediante corsi di formazione, chiaro segno di collaborazione fra Parco e cacciatori. Sono inoltre in corso studi per approfondire il problema.

MESSAGGERO VENETO
11 DICEMBRE 2009
 
Nutrie bianche lungo il fiume Ausa
 
CERVIGNANO (UD). Una nutria bianca, esemplare rarissimo, molto simile a un castoro, dal quale si differenzia solo per le dimensioni corporee più modeste e per la coda cilindrica, è stata avvistata sopra un isolotto sul fiume Ausa, dopo l'immissione del canale Banduzzi nel principale corso d'acqua cervignanese. A scoprire il grosso roditore, il cui peso corporeo è compreso tra i 5 e i 10 chili, per un'altezza di circa 30-40 centimetri, è stato un cervignanese, Raul Lovisoni, insegnante, musicista e componente della commissione ambiente del comune che, mentre stava realizzando alcuni filmati, si è accorto della presenza dell'animale. «Sono riuscito a filmare la nutria bianca con la mia videocamera, da una distanza di soli tre metri - racconta - L'ho osservata mentre mangiava, mentre nuotava e mentre se ne stava in piedi, incuriosita, ad osservare il paesaggio circostante. Di nutrie ce ne sono molte nella nostra regione ma quelle bianche sono rarissime. Non è facile vedere questi animali anche perché escono soltanto di sera ed esclusivamente quando non percepiscono altre presenze nei dintorni». Racconta ancora Lovisoni: «A detta di molte persone la nutria è dannosa per gli argini ma non va dimenticato che è stato proprio l’uomo ad introdurla nel nostro Paese. Personalmente sono contrario alla caccia di queste bellissime bestiole e propendo, piuttosto, per una politica di contenimento delle loro nascite. Attualmente, sono stati realizzati soltanto due filmati in tutto il mondo, che hanno per protagonista una nutria bianca e, uno di questi video, è quello realizzato dal sottoscritto a Cervignano (per vedere il video è sufficiente inserire "withe nutria" sul motore di ricerca Google, nella sezione video o su youtube)». Intanto a commentare la scoperta è anche l'assessore comunale all’ambiente Ivan Snidero, che spiega: «Stiamo predisponendo, assieme ai volontari della Protezione civile e alle associazioni ambientaliste, alcune ispezioni nella zona del ritrovamento, lungo gli argini dell'Ausa, per valutare se questi animali possono arrecare danni all'ambiente. A questo proposito le versioni sono contrastanti in quanto secondo alcuni le nutrie sono un vero e proprio danno per l'agricoltura e per le sistemazioni idrauliche mentre per altri sono roditori innocui. Non va dimenticato, ad ogni buon conto, che l'Unione Internazionale conservazione natura ha depennato le nutrie dalla lista degli animali che possono creare danni all’uomo. Naturalmente inviteremo Raul, conosciuto anche come l'uomo dei boschi, a partecipare a questa spedizione».

ALTO ADIGE
11 DICEMBRE 2009
 
In municipio tartarughe anti-stress
 
BOLZANO. Precedute dalle telefonate di decine di persone interessate a vedere le tartarughe, ieri in Municipio, sono arrivati due splendidi esemplari di “Pelomedusa Subrufa Subrufa” detta anche “Tartaruga che sorride”. Obiettivo dell’iniziativa sfruttare il potere antistress di questi animali. Per ospitarle, nell’anticamera dell’ufficio del sindaco, è stato montato un acquario di due metri e 70. Le tartarughe sono state regalate da Sylvia Gögele e Thomas Geier che avevano organizzato una mostra al Museo naturale.

ANMVI OGGI
11 DICEMBRE 2009
 
ESOTICI: SERVONO LEGGI CHIARE NON GLI SCOOP
 
Il Vice Presidente dell'ANMVI, Lorenzo Crosta, con delega al settore degli animali esotici, e il Presidente della SIVAE, Paolo Selleri, hanno inviato oggi una nota al Sottosegretario Francesca Martini che nei giorni scorsi aveva dichiarato di voler riunire un tavolo di coordinamento istituzionale e di regolamentare il settore.ANMVI e SIVAE - scrivono i Colleghi - ritengono indispensabile che a qualunque tavolo, confronto o gruppo di lavoro sul mantenimento, la salute e il benessere degli animali siano presenti uno o più rappresentanti della classe veterinaria, e che questi rappresentanti siano dei professionisti con comprovate credenziali ed una specifica esperienza nel settore."A nostro avviso- proseguono Crosta e Selleri- uno scoop mediatico su un soggetto particolare, scoperto per caso in un negozio e messo in mostra sui media non può determinare le scelte del Legislatore; in un settore dove le norme non sono chiare per nulla e soprattutto non sono applicate in maniera univoca sul territorio nazionale, deve essere la chiarezza delle leggi, ad aiutare chi è istituzionalmente deputato a farle osservare (il Corpo Forestale dello Stato)".Basti citare, scrivono i Colleghi, "l'inesattezza semantica con cui si definiscono genericamente "esotici" animali come il coniglio o il furetto (la cui culla biologica è il bacino del Mediterraneo) o "non convenzionali" animali come i falchi e i colombi (che sono stati domesticati probabilmente prima del cane e del gatto)". "E' innegabile -proseguono- che periodicamente questo settore sollevi dei problemi e richieda che si faccia finalmente chiarezza".Nella nota, indirizzata anche al Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e alla Direzione Generale di Sanità Animale, Lorenzo Crosta e Paolo Selleri evidenziano che "il settore registra un aumento dell'interesse verso gli animali cosiddetti "esotici" e che "l'introduzione di soggetti selvatici (leggi: non riprodotti in cattività) di molte specie di animali "non convenzionali" è proibita dai Paesi Terzi verso l'Unione Europea". Anche in assenza di importazioni di animali selvatici, il settore è in grado di auto-sostenersi, con una produzione (riproduzione) interna (Europea), sufficiente a soddisfare le richieste di un mercato in espansione. Il fatto che la produzione interna sia sufficiente per il mercato è dovuto alla qualità che anche gli allevamenti amatoriali di animali "esotici", hanno raggiunto, e che permette di tenere bene, in buona salute e riprodurre in maniera continuativa animali anche difficili.Non si trascuri inoltre che, soprattutto nel Nord Est del nostro Paese, ci sono fior di aziende oneste, che generano occupazione e che producono attrezzature fra le migliori al mondo per il buon mantenimento in cattività di uccelli, roditori, conigli, furetti, rettili e pesci. "Alla luce di ciò- concludono i rappresentanti di ANMVI e SIVE- molte delle accuse rivolte demagogicamente al settore, vengono facilmente a cadere".

POSITANO NEWS
11 DICEMBRE 2009
 

COMUNICATO STAMPA

NATALE E REGALI SOTTO L’ALBERO: UN CUCCIOLO DI ANIMALE NON E’ UN GIOCATTOLO

CODICI CAMPANIA: UN VADEMECUM DI REGOLE PER ACQUISTARE I CUCCIOLI IN SICUREZZA

 

È iniziata la caccia ai regali di Natale e, soprattutto per i più piccoli, ci si sbizzarrisce a trovare doni particolarmente originali. Proprio ai bambini spesso vengono regalati dei cuccioli di animali, convinti di stare facendo una buona azione, sia per il beneficiario del regalo che per il cucciolo stesso, al quale viene trovato un padrone.

L’associazione Codici – Centro per I Diritti del Cittadino – invita però i genitori che intendono fare un regalo del genere a riflettere bene prima di provvedere ad acquistare un cucciolo e ad adottare tutte le accortezze del caso.“Un cucciolo non è un giocattolo, se si decide di regalarlo bisogna essere certi che il destinatario lo desideri veramente e che sia disponibile a prendersene cura per tutta la vita dell’animale – spiega Danila Navarra, responsabile dello sportello regionale di Codici Campania – Altrimenti si rischia di aumentare il numero dei randagi, già eccessivamente alto in Italia e in particolare in Campania”.Dal '70 ad oggi, a Napoli, sono stati abbattuti circa 2.200 cani all'anno con una percentuale di riscatto (coloro che reclamavano il cane perduto) di circa il 3 per cento. Negli ultimi tempi, le Asl e alcuni Comuni hanno avviato programmi di sterilizzazione dei cani randagi. Secondo i dati Istat aggiornati a luglio 2009, in Campania l’ingresso di cani nei canili sanitari è stato di 9.388 nell’ultimo anno.“Adottare un cane è un gesto di responsabilità che va ponderato attentamente. Se non si e’ pienamente convinti dell’acquisto di un animale domestico, meglio comprare un peluche, costa meno e si lava con maggiore facilità!”, aggiunge Danila Navarra.

ALCUNI CONSIGLI UTILI PER CHI DECIDE DI REGALARE UN CUCCIOLO

Se dopo aver riflettuto bene sull’opportunità o meno di regalare un cucciolo, avete concluso che chi lo riceverà sarà disposto a custodirlo con amore e responsabilità, nella scelta dell’animale non fatevi guidare solo dalla bellezza del primo cucciolo che vedrete nel negozio di animali. Ecco alcuni consigli utili:

1. Considerare la taglia, le cure necessarie, le attitudini, sia dell’animale che di chi lo riceve

2. Considerare la sua necessità di spazio, ovvero se ha bisogno di un giardino o se può vivere anche in appartamento.

3. I luoghi migliori ove acquistare un animale sono i negozi specializzati e gli allevamenti.

4. il cucciolo dovrà essere venduto insieme ad un libretto sanitario compilato con i dai dell’animale, compresa la data di nascita

5. mai comprare un cucciolo prima dello svezzamento, ovvero prima dei 60 giorni, l’età ideale è di circa due mesi di vita anche per non avere problemi comportamentali in seguito.

6. Nel libretto sanitario dovranno essere riportati anche i trattamenti antiparassitari, le vaccinazioni già effettuate con firma e timbro del veterinario.

7. Se il cane ha più di due mesi, dovrà essere anche munito di microchip di identificazione.

8. In ogni caso, prima di regalare il cucciolo, è buona norma portarlo da un veterinario di fiducia, in modo da effettuare una visita per verificare le effettive condizioni di salute.

San Giuseppe Vesuviano, 10.12.2009

UFFICIO STAMPA

CODICI CAMPANIA

Tel. Fax 0815297180 – cell. 368519742


LA REPUBBLICA
11 DICEMBRE 2009
 
Cane o gatto? Bella lotta Vince Fido perché è più utile
Lo studio pubblicato sulla rivista New Scientist. Undici categorie, due contendenti. Delusione per i fan di Felix, ma è solo una classifica provvisoria
 
GIULIA BELARDELLI
 
DA SEMPRE, il mondo è diviso tra fan dei cani e fan dei gatti: una scelta che è molto più di una semplice affermazione di preferenza. Dietro la militanza nell'una o nell'altra fazione si nascondono, infatti, vere e proprie filosofie di vita, modi di essere e di vedere se stessi e gli altri. Anche per questo, il senso comune porterebbe molti di noi a respingere qualsiasi tentativo di stabilire un vincitore tra Fido e Felix. Semplicemente, dipende dal cane, dal gatto e soprattutto dal padrone. Eppure, diversi esperimenti sono stati fatti per misurare le capacità dell'uno o dell'altro, nell'obiettivo, spesso indiretto, di stabilire un primo in classifica. A tirare le fila di anni e anni di ricerche è stata la rivista britannica New Scientist, che ha deciso di "raccogliere la sfida" e provare a dare un valore scientifico alla presunta contesa. Con un risultato che non può che lasciare l'amaro in bocca ad una delle due parti: in questo caso i "gattari", sconfitti per un pelo con un punteggio di 5 a 6. Ma vediamo come si è arrivati a questo risultato, che incorona i cani come "animali domestici superiori".
Testa a testa. L'analisi di New Scientist mette a confronto cani e gatti in undici categorie: cervello, storia condivisa, legami, popolarità, comprensione, probem solving, trattabilità, capacità vocali, sviluppo sensoriale, impatto ambientale e utilità. Dopo un avvincente testa a testa, sono proprio i cani a guadagnare la medaglia d'oro, posizionandosi al primo posto in sei categorie su undici.
Cervello. Con un peso medio di 64 grammi, il cervello dei cani è più grande rispetto a quello dei loro "rivali", la cui materia grigia pesa in media solo 25 grammi. Tuttavia, se si considera la massa cerebrale come percentuale della massa corporea, la valutazione cambia, assegnando il primato ai felini. In questo caso, a far pendere l'ago della bilancia è un dato anatomico, vale a dire il numero di neuroni che affollano la corteccia cerebrale. Il risultato è schiacciante: 300 milioni di neuroni a favore dei gatti, contro i 160 milioni dei cani. Uno a zero per Felix.
Storia condivisa. Il cane, si sa, è amico dell'uomo da migliaia di anni. Secondo alcuni studi realizzati dall'Università della California, il primo evento di addomesticazione risale ad almeno 50.000 anni fa. Anche i gatti hanno una lunga storia di contatti con gli esseri umani, come dimostra il ritrovamento di diversi reperti nell'antico Egitto e a Cipro. Su questo punto, però, sembra non esserci storia: i cani sono da più tempo nel cuore degli uomini, fosse anche inizialmente come animali da allevamento. Uno pari e palla al centro.
Legami. Ad aggiudicarsi questo punto è, ancora una volta, Fido, che secondo gli scienziati ha una relazione con il proprio padrone simile a quella tra madre e figlio. Qualsiasi amante dei gatti, d'altronde, non avrebbe problemi ad ammettere l'indipendenza del proprio beniamino, che anzi può essere considerata un pregio piuttosto che una carenza d'affetto. I cani, dal canto loro, hanno una tendenza spontanea all'affiliazione, che nel corso del tempo si è trasformata in una maggiore propensione ad essere addomesticati. Fido di nuovo in vantaggio: 2 a 1.
Popolarità. Secondo i ricercatori consultati da New Scientist, il miglior modo per stabilire l'indice di gradimento dei due animali è considerare la loro diffusione nelle case di tutto il mondo. Il primato, allora, spetta ai gatti. Nei dieci paesi a maggioranza felina, infatti, i gatti sono oltre 204 milioni, mentre nei corrispettivi a maggioranza canina, si contano meno di 173 milioni di cani. Parità ristabilita, dunque, ma ancora per poco.
Comprensione, problem solving e trattabilità. Per quanto riguarda la capacità di capire gli esseri umani, i più bravi sembrano essere i cani. Partendo da casi illustri, come quello del border collie Rico, capace di comprendere il significato di oltre 200 parole, gli autori della ricerca assegnano il punto ai cani sulla base di una lunga serie di esperimenti. Tuttavia, avvertono, la maggiore predisposizione di Fido a comprendere azioni e intenzioni del proprio padrone potrebbe essere dovuta alla natura più "filiale" del rapporto, piuttosto che ad abilità logiche maggiormente sviluppate. Questo li renderebbe anche più socievoli e inclini alla pedagogia: un aspetto che ai gatti proprio non va giù, facendoli perdere anche sul versante "trattabilità". Lo stesso discorso vale anche per la capacità di risolvere problemi di natura logica (problem solving), più acuta nei cani forse solo perché più attenti ad osservare gli indizi preparati per loro dagli esseri umani. Resta il fatto che siamo a tre punti in più per Fido: 5 a 2, inizia l'ascesa del cane.
Vocalizzi e super-sensi. Su questo, i gatti sono imbattibili. Sebbene i cani godano di una maggiore flessibilità vocale, i felini sono in grado di modulare i loro vocalizzi su una gamma di suoni molto più ampia. Addirittura, sarebbero capaci di utilizzare "la voce" ad un livello subliminale, proprio come fanno i bambini quando variano l'intensità del pianto in base all'urgenza del capriccio. Per quanto riguarda i sensi, i gatti superano i cani sia (a sorpresa) nell'olfatto, sia (prevedibilmente) nella vista e nell'udito: 5 a 4, Felix non si arrende.
Impatto ambientale. I gatti amano la natura, si sa, ma i cani non sono da meno. La differenza, su questo, è data dai consumi. L'impatto ecologico di un cane è molto maggiore rispetto a quello di un gatto. Basti pensare, ricorda New Scientist, che la superficie di terra necessaria per nutrire un cane di medie dimensioni per circa un anno è di 0,84 ettari; 0,28 nel caso di un chihuahua. I gatti, invece, si accontentano di 0,15 ettari all'anno. Per questo meritano un punto in più: di nuovo 5 pari.
Utilità. E' qui che casca il gatto. Secondo gli autori, infatti, il cane è molto più "utile" rispetto al gatto: è in grado di cacciare, fare la guardia, guidare un cieco, correre per sport e persino scovare bombe, droga e feci di balena. Per molti padroni, inoltre, la passeggiata quotidiana rappresenta pressoché l'unica occasione per muoversi un po', introducendo una sana abitudine in vite altrimenti sedentarie. I gatti, dal canto loro, sono utilissimi in caso di ospiti indesiderati, come topi e insetti vari. Per non parlare, poi, del loro ruolo di soffici antistress. Per questa volta, però, il premio è assegnato: largo alle critiche, ma è Fido il vincitore.

TISCALI ANIMALI
11 DICEMBRE 2009
 
I cani sono meglio dei gatti: ma come fanno gli scienziati a dirlo?
 
OSCAR GRAZIOLI
 
Bella gara e alla fine l’ha spuntata il cane per un soffio. La rivista New Scientist ha cercato di dare una risposta a una domanda che gli amanti degli animali (e magari anche chi è del tutto indifferente) si pongono da secoli. E’più intelligente il cane o il gatto? E ancora. E’ più utile all’uomo il cane o il gatto. E ancora. Se facessimo una sorta di “regolamento di conti” scientifico tra cani e gatti chi ne uscirebbe vincente e chi perdente. Siccome questa rubrica non è un thriller, annuncio subito che, alla fine della contesa, l’ha spuntata il cane con un risultato risicato: 6 a 5.
Dunque il cane è “migliore” rispetto al gatto. I ricercatori del New Scientist hanno preso come parametri undici categorie misurabili in qualche modo a livello laboratoristico, ad esempio la massa cerebrale misurata non tanto in termini di peso o dimensioni, dato molto riduttivo, dietro il quale noi maschi ci vendichiamo delle donne accusandole di avere (ed è la realtà) qualche grammo di materia cerebrale in meno. In realtà, al di là di scherzi e battute, le dimensioni non contano un bel nulla, mentre conta il rapporto tra la materia gliale o bianca (lo stroma che sostiene le cellule nobili) e la corteccia cerebrale, o, meglio ancora, il numero complessivo di neuroni e la capacità plastica dei dendriti di farli comunicare gli uni con gli altri.
Qui, vittoria netta a favore del gatto, anzi un a dèbacle, per il cane, che quella della Juve in champions è un gianduiotto. 300 milioni di cellule nobili (neuroni) contro 160. Un’altra categoria di parametri presi in considerazione è la storia dell’addomesticamento del cane rispetto a quella del gatto e soprattutto da quanto datano l’una e l’altra. Qui, il pareggio. Il cane, oltre ad essere effettivamente addomesticato (cosa che non si può dire del gatto) lo è da molto più tempo. Dunque 1 a 1. Si passa poi alla possibilità di comprendere il linguaggio e le espressioni umane da parte di questi animali.
Gli scienziati dello Scientist sostengono, contrariamente a me, che il cane sappia interpretare molto più facilmente e in modo più esatto, rispetto ai gatti, le parole e gli sguardi dell’uomo. Evidentemente non sono mai venuti a casa mia a controllare l’atteggiamento di Pio (alias Hurricane), il mio giovane gatto rosso, quando sbatte giù dal tavolo la stilografica appena regalata, Giuro che capisce perfettamente che mi girano le palle e non poco e che è il momento di andarsi a imboscare in un buco ben nascosto.
Insomma pare anche che i cani abbiano una maggiore capacità di “sonorizzazione”, ovvero, in qualche modo di comunicare e nella categoria del “problem solving” siano più abili del gatto nell’aprire porte. Vorrei vedere chi batte Pio, quando ha fame, nell’aprire quella del frigorifero. Quindi, per questi giovanotti dello Scientist, alla fine 6 a 5 per il cane. Ma cambino mestiere, vadano a raddrizzare banane. Prendete un cane o un gatto perso in strada e provate a vedere chi campa di più, altro che aprire porte. Hmmm… credo abbiate capito da che parte sto. E voi?
CORRIERE DELLA SERA
11 DICEMBRE 2009
 
Con alcune microcamere «pizzicati» tre cacciatori di frodo, poi denunciati
Blitz anti-bracconieri in Sardegna
Distrutte 13 mila trappole per uccelli
Volontari da tutta Italia per l'iniziativa Lipu-Bird Life contro la pratica dell'uccellagione
 
Un pettirosso sfuggito ai bracconieri (foto Wwf)
 
CAGLIARI - Ventisei sentieri per l'uccellagione smantellati, oltre 13mila trappole per catturare merli, tordi e pettirossi distrutte, così come 81 lacci in cavi d'acciaio per la cattura di cinghiali, gatti selvatici e cervi e otto reti per l'uccellagione illegale. È il bilancio del campo antibracconaggio svolto nelle scorse settimane dalla Lipu-BirdLife Italia per combattere il vasto fenomeno della cattura illegale di uccelli e di mammiferi in provincia di Cagliari.
CONTRASTO AI BRACCONIERI - Cinquantadue volontari, provenienti da tutta Italia, si sono dati appuntamento nei boschi del Basso Sulcis, teatro di una attività illegale cruenta e molto redditizia per gli uccellatori: nel mirino dei bracconieri soprattutto specie di uccelli come merlo, tordo bottaccio, pettirosso, verdone e codirosso, alcune delle quali (soprattutto i tordi) rivendute, nonostante i divieti, a macellerie e ristoranti locali. Questi ultimi utilizzano tali specie per la preparazione di piatti tipici, in particolare quello delle «Grive», composto da otto uccelli messi a macerare e bollire in foglie di mirto.
TRAPPOLE DISTRUTTE - Anche quest'anno i volontari, che hanno distrutto in media 521 trappole per ogni sentiero dell'uccellagione percorso, non si sono limitati a questa attivitá, ma hanno dato un notevole contributo per l'individuazione e la denuncia penale degli «uccellatori». Alcune microcamere piazzate sugli alberi, infatti, hanno ripreso complessivamente tre di essi nell'atto di recuperare la preda catturata con le trappole. Contro di loro la Lipu ha sporto denuncia per il reato di uccellagione al Comando dei Carabinieri di Capoterra, cui compete l'identificazione ed il deferimento all'autorità giudiziaria.
I DANNI DELL'UCCELLAGIONE - «L'uccellagione - spiega in una nota Giovanni Malara, coordinatore del campo antibracconaggio LIPU in provincia di Cagliari - provoca gravissimi danni al patrimonio faunistico sardo, in quanto colpisce in maniera indifferenziata tutte le specie, senza effettuare alcuna selezione. Rimangono così intrappolati uccelli stanziali, anche appartenenti a specie autoctone della Sardegna, indipendentemente dalla loro dimensione e commestibilità». Durante i controlli effettuati i volontari della Lipu, coadiuvati da un piccolo gruppo di attivisti dell'associazione tedesca Komitee, infatti, hanno ritrovato appesi alle trappole in crine di cavallo persino due splendidi esemplari di Sparviero (Accipiter nisus), uccelli rapaci e quindi particolarmente protetti dalla legge. La Lipu non si è limitata allo svolgimento di azioni di protezione attiva.

NOTIZIARIO ITALIANO
11 DICEMBRE 2009
 
La Lipu distrugge 13mila trappole per la cattura illegale di uccelli
 
CAGLIARI - Oltre 13mila trappole per catturare merli, tordi e pettirossi sono state distrutte, cosi' come 81 lacci in cavi d'acciaio per la cattura di cinghiali, gatti selvatici e cervi.
Questo è il bilancio svolto nelle scorse settimane dalla Lipu-Bird Life Italia per combattere il vasto fenomeno della cattura illegale di uccelli e di mammiferi in provincia di Cagliari. 52 volontari, provenienti da tutta Italia, si sono dati appuntamento nei boschi sardi, per porre fine ad una attivita' illegale.
Nel mirino dei bracconieri vi finivano continuamente specie di uccelli come: il Merlo, il Tordo bottaccio, il Pettirosso, il Verdone e il Codirosso. Tutte specie, utilizzate per la preparazione di piatti tipici, in particolare quello delle ''Grive'', composto da otto uccelli messi a macerare e bollire in foglie di Mirto.
Ma, quest'anno i volontari, che hanno distrutto in media 521 trappole, non si sono limitati solo a questa attivita', ma hanno dato vita ad un notevole contributo per l'individuazione e la denuncia penale degli ''uccellatori''.
Difatti, hanno posizionato alcune microcamere sugli alberi, potendo riprendere così i bracconieri mentre cercano di catturare la preda con le trappole.

BIG HUNTER
11 DICEMBRE 2009
 
Lucia Gasparini, cinofila e allevatrice: “la caccia arricchisce corpo e animo”
 
 
Lucia Sturmia Gasparini, genovese di nascita e residente in provincia di Ancona, è una vera e propria esperta di cinofilia, coltiva da oltre vent'anni la passione per i cani da tana che alleva con il marito,  Enrico Gasparini, appassionato cacciatore, dresseur cinofilo e garista con all'attivo 43 Campioni fra lavoro e bellezza sotto l'affisso Il feudo di Montecarotto.Nella struttura tanistica di Montecarotto i coniugi Gasparini organizzano gare nazionali per cani da tana con aggiudicazione di CAC. Lucia è responsabile nazionale per Libertas-Coni del settore "tana e ludotana" e autrice dei libri "Il bassotto" (ed. Cinque), "Il grande libro del bassotto" e "il grande libro del chihuahua " (ed. U.Cuomo).“Sono appassionata di attività venatorie anche sopraterra, traccia e cinghiale per bassotti e terrier e seguo mio marito in giro a caccia”, spiega Lucia raccontandoci poi che la passione per il mondo della cinofilia e dell'arte venatoria ha già coinvolto anche i figli: “sono la fierissima mamma di Pierorso, 12 anni, tiratore di poligono e tutte le domeniche a caccia con papà e nonno e Ginevra, 10 anni, da tre  anni handler sui ring italiani ed allieva di Mia Ejerstad con una decina di Campioni, fra cui uno europeo a Budapest, fatti con le sue forze, Ginevra è anche coautrice del libro dei  chihuahua, che lei alleva già; e infine c'è Alessia, di soli 7 anni, che ama caccia, cani ed è la fiera proprietaria di 2 russian toy che presenta lei”. Tutti i componenti della famiglia insomma, spiega Lucia “sono votati al fatto di legare indissolubilmente l'amore per i cani in due diversi comparti:i cani da compagnia (delle bim be) e quelli di compagnia, ma assolutamente non da compagnia quali bassotti e terrier, che possono sì  vivere  in appartamento,ma devono essere gestiti come ausiliari venatori, magari a riposo, ma venatori!!”, sottolinea l'esperta cinofila.Sulla caccia, che non pratica direttamente ma che predilige nelle forme cinofile (in tana o su traccia), ci dice ancora “ritengo che vada portata avanti una battaglia quanto più possibile  pacifica ma ferma per tutelare i sacrosanti diritti dei cacciatori, che rappresentano - nella loro stragrande maggioranza - una delle poche categorie che hanno veramente a cuore la tutela dell'ambiente e degli animali”.Per Lucia Gasparini l'arte venatoria, “che ha resistito millenni considerata un valore aggiunto di ogni  persona - dice -  non può essere relegata ad un ruolo di "tollerabile difetto" di c hi ci circonda, ma vista in una giusta ottica di condivisione di una passione che, se vissuta in modo corretto supportata da valori morali che contraddistinguono il gentiluomo cacciatore vero, è un'arte capace di allargare le menti, unire le diverse popolazioni sotto una stessa bandiera e arricchire corpo ed animo di coloro che la praticano”.
AREZZO NOTIZIE
11 DICEMBRE 2009
 
Oltre 11.000 euro di multa a due cacciatori
 
Terranuova Braccioli (AR) - Annotavano le giornate di caccia sul tesserino venatorio con la matita non indelebile per poi cancellarle e aggirare il limite.
Nei guai due cacciatori, padre e figlio, scoperti dagli agenti del Comando Stazione Forestale di Loro Ciuffenna. Pesante la sanzione per i due cacciatori di Castelfranco di Sopra: ben 11.250 gli euro da pagare.Sono stati gli aloni gialli presenti su entrambi i documenti ad insospettire i forestali che li avevano fermati per un normale controllo nei boschi di Farnibona nel comune di Terranuova Braccioli.
Il trucco era stato messo in atto ben 19 volte dal padre e 20 volte dal figlio.

BIG HUNTER
11 DICEMBRE 2009
 
L'ibridazione con il cane mette a rischio la conservazione del lupo
 
Il lupo è una specie in pericolo? Pare di sì ma non certo per la mancanza di selvaggina o per l'azione diretta dell'uomo. Pare che la principale minaccia per questa specie sia rappresentata dall'ibridazione con il cane domestico.A rilevarlo sono gli esperti riuniti proprio attorno al tema dell'ibridazione delle specie selvatiche al convegno organizzato dall'Ispra e Federparchi a Siena , i quali sostengono che il fenomeno sia sempre più frequente e costituisca una delle maggiori minacce alla biodiversità nel nostro paese.Tale deduzione si basa sui recenti sviluppi della genetica molecolare che hanno permesso di evidenziare come questo fenomeno si sta diffondendo in molti gruppi animali, causando in alcuni casi l'estinzione delle specie selvatiche o la perdita irrimediabile di adattamenti evoluti nel corso di milioni di anni.Oltre al lupo, il cui rischio di ibridazione è legato soprattutto al dilagare del fenomeno del randagismo, il problema interessa anche altre specie di animali. Si stima che almeno il 10% dei gatti selvatici presenti in Italia siano ibridi con la forma domestica. Inoltre, anche nel caso di specie diffuse e comuni come il cinghiale o il piccione torraiolo, l'incrocio con le forme domestiche ha concorso ad aggravare le problematiche gestionali connesse alla presenza di queste specie.

IL SECOLO XIX

11 DICEMBRE 2009

 

Il cappone re della tavola di Natale

Gli eventi del weekend
A Morozzo una fiera di due giorni è dedicata al delizioso galletto, allevato con regole rigide

 

MOROZZO (CN). Chi vuole giocare d'anticipo sul pranzo di Natale con un boccone eccezionale deve recarsi a Morozzo domenica 13 o lunedì 14. Il paese, a metà strada fra Cuneo e Mondovì, è la capitale regionale del cappone, delizioso galletto castrato al quale è dedicata la tradizionale fiera di metà dicembre. Con l'istituzione del Presidio Slow Food, in collaborazione con il Comune, ha creato l'albo degli allevatori, con un disciplinare particolarmente rigido, garantendo così un prodotto genuino nel pieno rispetto della tradizione. La razza utilizzata per la produzione del cappone di Morozzo è la cosiddetta nostrana: piumaggio lucente e variopinto, testa piccola di colore giallo privo di bargigli e cresta, zampe sottili di colore giallo arancione, pelle di colore giallo paglierino (indice di congruo ingrassamento) e peso variabile tra i due e i tre chilogrammi. Il cappone di Morozzo deve essere allevato libero nell'aia o nell'ambito di recinzioni adeguate (una superficie minima di 5 mq per capo) escludendo assolutamente la gabbia. Viene macellato ad un'età di almeno 220 giorni, dopo essere stato alimentato con prodotti esclusivamente vegetali privi di componenti di origine animale, antibiotici e fattori migliorativi della crescita. La castrazione è di tipo chirurgico (tradizionale). Le donne sono depositarie del perpetuarsi di questo metodo di allevamento e, per loro in special modo, sono motivo di vanto i premi conquistati nel giorno della fiera: medaglie d'oro che premiano un paziente lavoro iniziato in primavera e che porta i capponi ad avere carni tenere e delicate, delizie per la tavola del Natale. Nel 2001 è stato costituito il Consorzio di tutela e valorizzazione del cappone di Morozzo, che comprende anche i Comuni di Beinette, Castelletto Stura, Cuneo, Magliano Alpi, Margarita, Mondovì, Montanera, Pianfei, Rocca de' Baldi, Sant'Albano Stura, Trinità, Villanova Mondovì.


MESSAGGERO VENETO
11 DICEMBRE 2009
 
I capponi di Palmanova
 
Palmanova (UD) - La nostra azienda a conduzione familiare è da generazioni qui a Palmanova». Così spiega Stefano Calligaris che, in quel di Sottoselva, è specializzato nell’allevamento di suini e di animali da cortile: oche, polli, anatre, faraone.... e anche capponi. Proprio il cappone è uno dei protagonisti indiscussi delle tavole di “vilie” come, già a fine Ottocento, testimoniava dai suoi scritti lo studioso di vita friulana Valentino Ostermann: «La vigilia di Natale si fa a mezzogiorno solo una parca refezione, in cambio, la sera, le mense sono sempre abbondantemente fornite di piatti di magro». Tra i cibi preferiti dai friulani c’erano pesci di mare e di acqua dolce, la frutta secca, le trippe, la brovada e il brodo, possibilmente di cappone, sorbito semplice o rinforzato con della pasta fatta in casa. Come anche gli altri animali allevati in azienda, Stefano Calligaris dopo il periodo della castrazione che avviene in primavera, nella bella stagione alleva i capponi all’aperto, tirando su bestie ruspanti nutrite con cereali prodotti dai suoi campi. L’alimentazione segue due fasi: nei primi mesi i cereali sono macinati, quindi semplicemente sgranati in modo da favorire l’accumulo di grasso nelle carni, rinomate per essere tenere e saporite. Macellati direttamente in azienda i capponi si possono trovare di tre diverse pezzature che vanno indicativamente dai 2 ai 4 chili. Tra gli altri prodotti di Stefano Calligaris segnaliamo gli insaccati freschi e stagionati, il “muset” e, eccezionalmente per le feste e in “tiratura limitatissima”, lo zampone.

Animalieanimali

11 DICEMBRE 2009

 

MAIONESE SOLO DA UOVA «ALLEVATE» A TERRA
E' il primo prodotto del genere con questa caratteristica
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Per prima tra le aziende operanti nel mondo delle salse, la Calvè, marchio conosciuto soprattutto per la sua produzione di maionese, ha deciso di usare, come principale ingrediente della salsa più nota in cucina, esclusivamente uova da allevamento a terra. La decisione è stata adottata allo scopo di migliorare le condizioni di vita dei volatili domestici. La nuova gamma di uova sarà riconoscibile attraverso un’icona apposta sulla confezione, con relativo richiamo alle novità, e conserverà il gusto dei prodotti Calvè. La società ha voluto così anticipare l’entrata in vigore, fissata per il primo gennaio 2012, di una normativa europea che proibirà il tipo di allevamento in gabbie non modificate. La decisione è stata presa nell’ambito del progetto del Gruppo Unilever, uno dei principali distributori di generi di largo consumo che recentemente ha ricevuto nel Parlamento europeo il Good Egg Award da parte dell’associazione internazionale Compassion in World Farming per la salvaguardia e per il benessere degli animali.


CORRIERE DELLE ALPI
11 DICEMBRE 2009
 
Parte la vaccinazione per le volpi
 
Paola Dall Anese
 
BELLUNO. Partirà la settimana prossima la campagna vaccinale delle volpi contro la rabbia. Intanto, dall’istituto zooprofilattico delle Venezie arriva la conferma che altre due volpi, trovate morte a Sovramonte e a Nebbiù, sono positive al virus. Salgono così a 19 i casi accertati di rabbia in provincia. Cresce, quindi, l’allerta per cui diventa impellente riuscire ad agire velocemente.  Per questo ieri mattina si è svolto un incontro dell’Unità di crisi veneta a cui hanno partecipato i tecnici delle province autonome di Trento, Bolzano, della regione Friuli Venezia Giulia e alcuni esperti austriaci.   Il vertice dell’unità di crisi. «L’incontro è servito per fare il punto della situazione e verificare, grazie anche al confronto tra tutti i soggetti interessati, se si sta procedendo nel modo migliore per contenere il contagio. E così è stato-, precisa il responsabile dell’unità veneta di sanità animale, Piero Vio. «Inoltre la presenza di alcuni tecnici austriaci è stata importante per capire come loro si sono mossi per contrastare la rabbia, visto che là le vaccinazioni aeree sulle volpi sono terminate l’anno scorso-.   La campagna vaccinale sulle volpi. Il vaccino per le volpi inizierà ad arrivare a Venezia lunedì prossimo, come annuncia Vio: «E così già dalla settimana prossima potremo partire con la campagna vaccinale. Coinvolta nell’operazione anche la Protezione civile regionale, mentre lo spargimento delle esche sarà ad opera di alcune ditte specializzate-.  L’intervento costerà a Venezia un milione di euro complessivamente tra campagna sui cani e sulle volpi. «Somma che poi ci faremo rimborsare dall’Unione Europea, nel momento in cui avremo terminato l’operazione e avremo consegnato la documentazione necessaria che attesti le forme adeguate di intervento- sottolinea il responsabile veneto.   Come si procederà. Il lancio delle esche sarà eseguito da elicotteri e personale specializzato, mentre la ricognizione degli animali morti continua ad essere in capo alla polizia provinciale e ai cacciatori.  Il vaccino per le volpi potrà essere utilizzato anche a temperature più basse dello zero termico. «Secondo l’esperienza austriaca, infatti- dice Vio, «l’importante, affinchè il siero non perda di efficacia, è che non ci siano sbalzi termici troppo alti e che non si vada troppo sotto lo zero. Temperature come quelle che si stanno registrando in questi giorni anche in quota sarebbero positive-.   La vaccinazione dei cani. Dal servizio veterinario dell’Usl n. 1 si dicono soddisfatti per come sta andando la campagna vaccinale sui cani. «A Lozzo su 81 cani iscritti all’anagrafe, ne abbiamo vaccinati una cinquantina, segno che la gente sta partecipando attivamente, anche se molti si sono già rivolti ai veterinari privati-.   L’appello della Fnovi. E proprio la Fnovi (Federazione nazionale ordini veterinari) raccomanda a chi entra in provincia di Belluno, Bolzano, Trento e Friuli di vaccinare obbligatoriamente i cani, e facoltativamente gatti e furetti 20 giorni prima.
 

 

            11 DICEMBRE 2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE

ANMVI OGGI
11 DICEMBRE 2009
 
SPERIMENTAZIONE ANIMALE E RICERCA, NEGOZIATI IN CORSO
 
La Commissione europea ha proposto di mettere al bando gli esperimenti su alcune categorie di animali, inclusi i primati. Ma in maggio il Parlamento ha approvato una relazione che riduce le categorie di animali su cui la ricerca scientifica potrebbe applicarsi, sostenendo che un tale bando penalizzerebbe i ricercatori europei rispetto a quelli asiatici o americani. Lunedì scorso Commissione, Consiglio e Parlamento europei hanno trovato vari punti di compromesso sulla questione, che potrebbe essere definitivamente vagliata dall'Aula tra febbraio e marzo 2010. La tedesca Elisabeth Jeggle, PPE, guida la delegazione parlamentare nei negoziati, e dichiara: Sui cosmetici, siamo tutti d'accordo: gli esperimenti sugli animali si possono evitare. Ma quando in gioco c'è la vita umana, e la ricerca potrebbe aiutare a guarire gravi malattie come l'HIV, l'Alzheimer o la sclerosi multipla, è giusto mettere in primo piano il rispetto degli animali?" Lunedì sono state affrontate varie questioni con il Consiglio e la Commissione. "Ora dobbiamo riportarle ai nostri gruppi politici e vedere cosa ne pensano- aggiunge l'eurodeputata- secondo me si potrà votare su un testo finale fra febbraio e marzo".La proposta della Commissione era più a favore degli animali- dichiara la Parlamentare- il Parlamento ha votato il suo rapporto a maggio, ed eravamo tutti d'accordo che si trattava un compromesso ragionevole. Il mio compito, ora, è di introdurre quanti più elementi possibili della posizione del Parlamento nel testo finale. E' difficile - spiega- mettere insieme i due punti di vista, da un lato ho le associazioni di animalisti che vorrebbero mettere completamente al bando la ricerca sugli animali, ma dall'altro dobbiamo garantire che in Europa la ricerca possa andare avanti. Se siamo troppo restrittivi, la ricerca e l'industria andranno all'estero, e non avremo nessun impatto sulla protezione degli animali".Secondo l'europarlamentare Jeggle gli esperimenti sugli animali devono essere limitati, ma questo principio non può in nessun modo costituire un ostacolo alla ricerca scientifica sulle malattie gravi. Perché i negoziati sono così complicati? "Perché è un tema sensibile e molto emotivo. Ed è anche una questione importante: la protezione degli animali è un principio condiviso nella nostra società"dichiara la parlamentare che aggiunge"a nome della delegazione del Parlamento, io ho insistito sul rispetto della dignità umana, soprattutto degli anziani e dei malati. Questo era anche il senso del rapporto del Parlamento: la dignità umana è per noi una priorità".Il concetto chiave della nuova legge deve essere il principio delle tre "R": rimpiazzare, ridurre e raffinare l'uso degli animali negli esperimenti scientifici. La legge riguarda soprattutto la ricerca scientifica per produrre medicine contro malattie sempre più diffuse a causa dell'invecchiamento della popolazione, come l'Alzheimer, la sclerosi multipla e il Parkinson.
AGI
11 DICEMBRE 2009
 
BASTA "SPEGNERE" UN GENE
SCIENZIATI CAMBIANO SESSO DEI TOPOLINI
 
Londra - Da Minnie a Topolino spegnendo solo un gene. C'e' riuscito un team internazionale di ricercatori dell'European Molecular Biology Laboratory di Heidelberg in uno studio pubblicato sulla rivista Cell. La battaglia dei sessi non e' una guerra combattuta e conclusa una volta che i nostri corpi assumono le caratteristiche di uomo o donna. E' l'implicazione sorprendente di questo studio pioneristico che ha dimostrato che e' possibile spegnere un interruttore genetico femminile per trasformare le cellule ovariche in tessuto testicolare maschile. Per decenni i biologi sono stati convinti che la battaglia fra i sessi si concludesse con la vittoria di uno sull'altro nel grembo materno. Ora invece dovranno ricredersi. Un gruppo di scienziati e' stato in grado di dimostrare che esiste una guerra tra sessi in costante divenire tra i geni e le cellule degli individui. Uno dei grandi dogmi della biologia e' stato che il genere di un essere vivente viene fissato alla nascita e viene determinato dalla successione di alcuni geni sui cromosomi sessuali X e Y. Ma questa idea semplicistica e' stata in pratica smontata da questo studio che ha invece dimostrato che le femmine adulte e pienamente sviluppate possono subire una modifica parziale del sesso a seguito della manipolazione di un solo gene. I risultati suggeriscono che l'essere maschio o femmina non e' quindi una cosa fissata in maniera definita, ma e' qualcosa che deve essere costantemente mantenuta nel corpo adulto dalla continua interazione dei geni che combattono per mantenere lo status quo. La parte dei geni che prevale in questa guerra incessante determina la vittoria di un sesso sull'altro. Lo studio e' stato svolto sui topolini, ma le implicazioni sono rilevanti anche per gli esseri umani, secondo gli scienziati.
Spegnendo il gene "FOXL2', presente in tutti i mammiferi, le cellule delle ovaie dei topi femmina adulti sviluppano spontaneamente le cellule che producono il testosterone trovate nei testicoli dei to polini di sesso maschile, anche se non poteva produrre spermatozoi. I ricercatori hanno infatti scoperto che il gene 'FOXL2', promotore del sesso femminile, se viene eliminato favorisce il gene maschile chiamato 'SOX9'. I topolini femmina adulti in cui e' stato artificialmente spento FOXL2, hanno assunto rapidamente 'SOX9' che ha inviato segnali chimici che hanno trasformato le cellule femminile delle ovaie in cellule che si trovano nei testicoli e che producono testosterone. I topolini di sesso femminile, sottoposti a questo trattamento, hanno prodotto livelli di testosterone che normalmente producono i topolini maschio, cioe' 100 volte in piu' delle concentrazioni che si trovano nei normali topolini femmina. I risultati dello studio potrebbero spiegare alcuni grandi misteri del genere umano, come per esempio il perche' alcune donne dopo la menopausa sviluppano caratteristiche maschili, come la peluria sul viso o la voce profonda; il perche' alcune persone sono infelici del sesso che Madre Natura ha donato loro e si sottopongono a trattamenti ormonali o a interventi di cambio di sesso. Gli scienziati sono convinti che questo studio abbia anche messo in dubbio un altro dogma biologico, secondo cui tutti quanti sono per 'default' di genere femminile, ovvero che tutti gli embrioni partono come donna a meno che non possiedano una determinazione genetica che li trasforma in uomo. Perche' se anche questo dogma fosse in parte vero, cioe' che il genere si determina nel grembo materno, lo studio ha dimostrato che e' sempre possibile convertire le ovaie di una donna adulta in testicoli produttori di testosterone. "Diamo per scontato che noi manteniamo il sesso con cui siamo nati", ha detto Robin Lovell-Badge, scienziato del Medical Research Council's National Institute of Medical Research di Londra, che ha preso parte al team internazionale dell'European Molecular Biology Laboratory di Heidelberg che ha condotto lo studio. "Ma questo lavoro - ha sottolineato - dimostra che l'attivita' di un singolo gene, 'FOXL2, e' tutto cio' che impedisce alle cellule ovariche adulte di trasformarsi in cellule trovate nei testicoli. Se sara' possibile effettuare questi cambiamenti negli esseri umani adulti, si eliminera' eventualmente la necessita' di un intervento chirurgico per cambiare sesso". "Se questo non sara' possibile - ha aggiunto lo scienziato - e' probabile che, mentre gli individui trattati avrebbero gli ormoni giusti per il sesso nuovo, perderebbero la fertilita'. E' una cosa ancora molto speculativa, ma e' possibile che questo approccio possa creare un'alternativa alla chirurgia e alla rimozione delle gonadi, ovaie e testicoli. E' un po' piu' naturale, ma chiunque entra in una tale fase di cambiamento diventerebbe ovviamente sterile".
 
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