IL SECOLO XIX 11 NOVEMBRE 2009
Legano e torturano gli animali Varazze, caccia ai sadici
Silvia Simoncelli
VARAZZE (SV). Continuano i ritrovamenti di volatili maltrattati da sadici sconsiderati. Ieri è stata la volta di tre colombi con le zampe avvolte e stritolate da un sottile filo di nylon. Se non fossero stati soccorsi in tempo sarebbero morti lentamente. IL SECOLO XIX 11 NOVEMBRE 2009
LEGANO I VOLATILI PER LE ESTREMITA' E LI COSTRINGONO A VOLARE LA PROTEZIONE ANIMALI
Mario Schenone
SAVONA. I maltrattamenti agli animali sono sempre più sadici nel savonese. Ad affermarlo è il vice presidente provinciale dell'Enpa, Gianni Buzzi, che rincara la dose. IL SECOLO XIX 11 NOVEMBRE 2009
Per lesioni e sevizie si rischia multa e un anno di carcere
Le nuove norme previste dal codice penale in seguito all'entrata in vigore della legge 189 del luglio 2004 ha inasprito ulteriormente le pene per chi maltratta un animale. L'oggetto preso in considerazione da tutelare non è più la pietà umana, bensì«il sentimento verso gli animali». MATTINO DI PADOVA 11 NOVEMBRE 2009
Ammazzati due cani «Bocconi avvelenati pericolo per tutti»
Gianni Biasetto
TEOLO (PD). Ha i contorni di un giallo il ritrovamento l’altra mattina nel giardino di un’abitazione di Treponti, al civico 46 di via Sant’Antonio, di due cani domestici di grossa taglia. morti quasi certamente per avvelenamento. Una fine terribile che Asia, una femmina di pastore tedesco di appena due anni, e Viola una cagna di razza setter di 11 anni devono aver fatto nella notte, dopo aver inghiottito esche avvelenate. Una morte atroce, nel cuore della notte, senza che nessuno li potesse salvare. Ad accorgersi dell’episodio che lascia un misto di dolore e rabbia nei proprietari è stata una ragazzina che, come faceva ogni mattina, era andata a portare dei biscotti ai due animali. Ivana Rossi, la proprietaria dei due poveri cani, non sa darsi pace. A quei due animali era molto affezionata anche perché le facevano tanta compagnia. La signora non ha dubbi sull’avvelenamento anche se l’ultima parola spetta ora al veterinario, che ha effettuato l’autopsia. La donna, nel frattempo. ha provveduto a segnalare l’accaduto alla stazione dei carabinieri di Bresseo per le necessarie indagini. «Con i vicini di casa abbiamo un ottimo rapporto, e poi Asia e Viola erano due animali tranquilli che raramente disturbavano il vicinato - racconta Ivana Rossi - Mi domando chi e perché abbia voluto far fare a quelle due povere bestie una fine così crudele. Assurdo. Si tratta, a mio avviso, di un fatto gravissimo, opera di un delinquente». Anche se è la prima volta che succede un caso del genere nella zona di Treponti, gli abitanti del quartiere che possiedono animali ora sono molto allarmati. Si teme, infatti, la presenza in zona di un maniaco che, nel caso della famiglia Rossi, potrebbe aver lanciato le polpette avvelenate direttamente dalla strada. La quantità di esca avvelenata utilizzata, inoltre, deve essere stata parecchia, data anche la stazza dei due cani. Il pericolo, oltre per gli animali, è anche per i bambini che potrebbero venire a contatto con i «bocconi» avvelenati. «I miei due cani non me li ridarà più nessuno, spero almeno che si faccia luce su quanto accaduto affinché non facciano la stessa fine altri animali, anche perché prima di morire Asia e Viola, che sono state trovate prive di vita una davanti alla porta d’ingresso dell’abitazione e l’altra vicino alla sua cuccia, devono aver sofferto tantissimo», aggiunge addolorata la signora Ivana. CORRIERE FIORENTINO 11 NOVEMBRE 2009
Pistoia Pugni e calci alla barboncina di un’amica. I vicini avvertirono la polizia. La soddisfazione della Lav Massacrò la cagnolina: condannato Al giovane una multa di 10 mila euro. E altri 5 mila per i danni morali
Agata Finocchiaro
PISTOIA — Aveva iniziato a lottare per gioco con il cagnolino di un’amica, fino a quando lo ha ucciso davvero. Per questo un 25enne, G.D.N., è stato condannato dal tribunale di Pistoia a pagare una multa di diecimila euro, oltre a dover risarcire i danni morali, quantificati in cinquemila euro, e le spese processuali alla Lav, che si era costituita parte civile. Il giudice monocratico Valeria Marino ha ritenuto il 25enne responsabile del reato di maltrattamento di animali. CITY 11 NOVEMBRE 2009
Muore in pensione Risarciti padroni cane
Rovereto (TN) - Il Tribunale di Rovereto ha condannato i titolari di una pensione per cani nei pressi di Mori (Tn) a risarcire per danno affettivo i proprietari di un meticcio, morto dopo essere stato loro affidato. Nel riconoscere i 6mila euro di risarcimento il giudice ha sancito che “il legame tra cane e padrone si inserisce tra le attività realizzatrici della persona umana tutelata dall’art. 2 della Costituzione” TRENTINO 11 NOVEMBRE 2009
Muore il cane in pensione: risarciti i padroni
ROVERETO (TN). Avevano affidato il loro cane Whisky, un simpatico meticcio, agli operatori di maso Valluce, una pensione per animali domestici a Pannone. Una scelta obbligata, perche Giorgia Pizzini e Roberto Atzori si stavano per sposare e non avendo altra possibilità si rivolsero alla struttura grestana. Dalla quale però due giorni dopo ricevettero comunicazione che il cane era morto. Le circostanze del decesso non sono state mai chiarite: inizialmente i responsabili di maso Valluce spiegarono che Whisky era stato azzannato dal cane da guardia della pensione, poi dissero che il cagnetto, tentando di scavalcare la recinzione, era caduto da quasi due metri riportando ferite mortali. Il veterinario interrogato dal giudice ha spiegato che lesioni erano compatibili in entrambe le ipotesi. Ma la conclusione più sorprendente l’ha tirata il giudice Simona Caterbi, che ha condannato i titolari di maso Valluce a risarcire entrambi i proprietari (in realtà il cane era di lei, ma anche l’attuale marito aveva sviluppato con la bestiola un rapporto affettivo) in ragione di tremila euro a testa. Tanto è stato riconosciuto alla coppia per la mancanza dell’animale d’affezione. Poco importa, insomma, quale sia la causa della morte: in quel momento Whisky era affidato a maso Valluce e spettava alla pensione la responsabilità dell’animale. La morte della povera bestiola, secondo il giudice, è effetto della mancata sorveglianza. E va sanzionata. IL TIRRENO 11 NOCEMBRE 2009
Uccise un barboncino, dovrà pagare 15mila euro
PISTOIA. Un parà è stato condannato a 10mila euro di multa per maltrattamento di animali. Gregorio Di Norcia, 25 anni, era accusato di aver ucciso una barboncina: dovrà anche risarcire, con 5mila euro, i danni morali nei confronti della Lav di Pistoia, che nel processo si era costituita parte civile. Il giovane aveva spezzato il collo e causato la morte della barboncina scagliandola contro un mobile dopo che il cane lo aveva morsicato. L’episodio che ha portato al processo risale all’agosto 2007. Secondo la testimonianza di una donna che aveva assistito alla scena dal palazzo di fronte, il militare si trovava sul terrazzo della casa dove aveva in affitto una stanza e lì era avvenuto il crudele episodio con il cane della proprietaria. IL TIRRENO 11 NOVEMBRE 2009
Sentenza giusta, ma non basta
PISTOIA. La soddisfazione per la sentenza è tanta, ma resta anche l’amarezza di fronte a quanto ancora resta da fare per una diffusione capillare di un’autentica cultura del rispetto degli animali. All’indomani della condanna del parà che, scagliandola contro un mobile, aveva spezzato il collo e causato la morte di una barboncina, a prendere la parola è la Lav, la Lega antivivisezione, che nel processo si era costituita parte civile. «Una brutta storia di violenza gratuita, di grave mancanza di rispetto verso un altro, piccolo, essere vivente e di non conoscenza del corretto comportamento da assumere nei confronti di un cane che, se provocato o maltrattato, cercherà di difendersi anche mordendo come è naturale che sia - commenta Ilaria Innocenti, del settore Cani e gatti della Lav - Chi ha avuto la peggio è purtroppo la piccola cagnolina, deceduta dopo una terribile agonia. Simili reati devono essere prevenuti attraverso una capillare attività di sensibilizzazione e di informazione sulla corretta interazione con gli animali: la Lav lo fa da più di 30 anni, anche attraverso attività educative nelle scuole, ma è indispensabile lavorare ad ogni livello e in ogni ambito, per diffondere un’autentica cultura del rispetto degli animali». Lunedì pomeriggio, il giudice monocratico di Pistoia ha condannato a 10.000 euro di multa un giovane parà finito sul banco degli imputati per maltrattamento di animali. Gregorio Di Norcia, 25 anni, dovrà inoltre risarcire, con 5.000 euro, i danni morali nei confronti della Lav, che nel processo, come detto, si era costituita parte civile. L’episodio che ha portato al processo risale all’agosto 2007. Secondo la testimonianza di una donna che aveva assistito alla scena dal palazzo di fronte, il militare si trovava sul terrazzo dell’appartamento dove aveva in affitto una stanza. Insieme a lui, Camilla, una barboncina di quattro anni, di proprietà della padrona di casa. Il giovane aveva cominciato a inscenare una finta lotta con l’animale a suon di mosse di arti marziali, toccandolo, senza forza, con mani e piedi. La cagnolina, evidentemente impaurita, a un certo punto aveva morso al dito di una mano il parà, che aveva avuto una reazione incontrollata: l’aveva afferrata e l’aveva scagliata dentro l’appartamento, probabilmente mandandola a sbattere contro lo spigolo di un mobile. Un impatto che le aveva spezzato le vertebre cervicali. Secondo l’accusa, a quel punto, il parà, per coprire ciò che aveva fatto, avrebbe sceso le scale e abbandonato l’animale nel giardino, per uscire di casa nuovamente e portarlo dal veterinario (dove era morto il giorno dopo) solo quando si era visto scoperto di vari testimoni. Secondo l’avvocato difensore, invece, il militare era sceso con il cane in braccio per portarlo dal veterinario e lo aveva appoggiato a terra per tornare su a prendere le chiavi dell’auto che si era scordato nell’appartamento.
IL GIORNALE
11 NOVEMBRE 2009
Muore Fido? Risarcito il danno affettivo
OSCAR GRAZIOLI
Di fronte alle incertezze del veterinario che pare non abbia saputo descrivere con chiarezza le cause della morte di Whisky, il giudice civile ha mostrato maggiore sicurezza nel riconoscere per la prima volta, il danno da mancata relazione affettiva.È il quotidiano l'Adige a raccontare la storia di due giovani coniugi, Giorgia e Roberto Atzori, la cui vicenda inizia nel 2005, quando la coppia, prossima alle nozze, decide di affidare a una pensione Whisky, il cucciolone meticcio adorabile, ma un tantino impegnativo da gestire durante la cerimonia matrimoniale e il viaggio in luna di miele.Gli Atzori dunque decidono di lasciare il proprio beniamino in una pensione per cani, la Maso Valluce, in quel di Mori, cittadina del Trentino situata a metà strada tra Rovereto e il lago di Garda. C'era poi un'altra più che valida ragione per affidare momentaneamente Whisky alle cure di un pensionato. «Il cane era mio», spiega Giorgia, «e di solito, quando andavamo in giro, lo lasciavamo da mia suocera. In questo caso non era possibile, perché l'altra cagnetta di casa era in calore, quindi abbiamo preferito scegliere una pensione che credevamo affidabile».Dopo neanche due giorni ecco però il dramma: i gestori telefonano ai familiari degli Atzori per avvisarli della morte improvvisa del cane. La giustificazione del decesso improvviso di Whisky, secondo chi gestiva il ricovero di Maso Valluce, era riferibile a un tentativo di fuga del cucciolone che forse scavando sotto la rete o forse tentando di scavalcarla si era procurato una ferita mortale.I due giovani coniugi però non hanno creduto all'ineluttabilità di un improbabile incidente, tanto più che il veterinario chiamato in soccorso del cane (ormai defunto) si era mostrato troppo perplesso, e forse un tantino troppo cauto, nell'ipotizzare la causa della morte. A questo punto gli Atzori hanno fatto causa ai gestori della pensione, ritenendoli colpevoli di incuria e chiedendo il risarcimento del danno da mancata relazione affettiva.Nel grosso paese di Mori più di un abitante ha sogghignato, di fronte a tale richiesta. E invece i due sposini, alla fine, hanno trovato pieno riscontro alle loro ragioni. Il giudice civile di Rovereto, Simonetta Caterbi, ha infatti riconosciuto il risarcimento alla coppia, ribaltando addirittura una recente sentenza della corte di Cassazione che aveva indicato per un caso simile un esempio di danno esistenziale non risarcibile, perché non costituzionalmente garantito. Nient'affatto, ha sentenziato la Caterbi, peraltro molto sensibile anche in passato ai danni morali (è noto un suo saggio sul danno da vacanza rovinata). «Lo Stato - si legge nella sentenza del giudice - è consapevole del legame che si instaura fra l'animale e il suo padrone, rapporto che non può essere limitato al solo profilo affettivo e nel quale si inserisce una di quelle attività realizzatrici della persona umana che la stessa carta costituzionale tutela all' articolo 2».In altri termini, il rapporto di affettività è una faccenda che può estrinsecarsi nei confronti di un oggetto che ci è particolarmente caro (una penna, un anello, un orologio ecc.). Altra faccenda è l'elaborazione mentale del dolore inflitto a causa della mancata relazione affettiva con un organismo vivente e senziente, quale il proprio cane. Ergo, 6.000 euro di multa ai gestori sbadati della pensione.
NUMERI
150míla E' il numero dei cani abbandonati ogni anno nel nostro paese, soprattutto in corrispondenza dei periodi di ferie. La legge oggi prevede sanzioni pesanti e persino l'arresto 60 milioni Siamo il primo Paese, tra quelli dell'Unione europea, per numero di animali da compagnia tenuti in casa: oltre 6omilioni, compresi pesci rossi, canarini, furetti, serpenti 1 su 3 Solo uno su tre padroni di animali porta in vacanza con se il proprio «amico». il 25%. lo lascia a casa affidandolo a vicini o parenti, mentre solo il 2% si affida a pensioni 2 miliardi Quello che riguarda gli animali domestici è un business in continua crescita che ha già abbondantemente superato la soglia dei due miliardi di euro.
IL GAZZETTINO
11 NOVEMBRE 2009
SCHIO (VI) Morsi due vigili che l’avevano catturato. «Impossibile era senza denti»
Processo al cane morto
Proprietaria accusata di lesioni, ma l’animale è già stato soppresso
Schio (VI) - Una bizzarra storia di un cane di razza Corso (esclusa da quelle ritenute a rischio per aggressività) che nel dicembre 2007 addentò due vigili urbani impegnati ad acciuffarlo dopo essere sfuggito alla vigilanza della proprietaria, sta incuriosendo la città. Domani la sua proprietaria, Monica Greselin, 42 anni, si presenterà dal giudice di pace, per difendersi dall’accusa di lesioni e omessa custodia del cane, formulata dalla polizia municipale. Per l’accusata l’amico a quattro zampe, 60 chili di peso circa, non poteva provocare ai due vigili urbani lesioni giudicate dal pronto soccorso guaribili in tre e sette giorni, perché era totalmente privo di dentatura. C’è discordanza nella valutazione dell’aggressione del cane, sfuggito il 15 dicembre 2007 da casa nel quartiere di Santissima Trinità. A dirimere la questione sarà il giudice di pace, con il primo protagonista assente, perché soppresso dodici giorni dopo per decisione della proprietaria. “Da quasi due anni sto vivendo nell’ansia per un fatto che non ritengo plausibile - il giudizio di Monica Greselin -. Il mio Brahms era un cane Corso, quindi da compagnia e non da guardia, docile e non aggressivo, come possono testimoniare più veterinari. Inoltre era privo dei denti, perché malato di epilessia e sotto cure mediche. Non vedo come possa avere ferito, con tanto di prognosi, i due vigili a colpi di gengive. Inoltre il cane non mi è scappato dal giardino di casa, ma è stato fatto uscire da qualcuno che ha scassinato l’apertura del cancello. Allora abitavo nella zona dei licei, da poco mi sono trasferita in un altro quartiere”. Il suo Brahms è stato catturato vicino all’ospedale da due vigili che nell’operazione sono stati morsicati. “Avevo personalmente informato i vigili della fuga del cane” finito poi al canile di Piovene. "L’ho riportato a casa il giorno successivo per farlo sopprimere, con il cuore in lacrime” conclude Monica Greselin “per evitare una denuncia, che è arrivata comunque”.
IL SECOLO XIX 11 NOVEMBRE 2009
Scoperto dai Nas un canile lager a Quattordio (AL)
Avevano rinchiuso più di cento cuccioli di cani e gatti all’interno di una specie di lager, condannandoli ad una vita indecente. È accaduto a Quattordio, provincia di Alessandria, dove ieri i carabinieri del Nas hanno fatto irruzione in una cascina abbandonata di strada/Serra 2. Scoprendovi un ghetto di animali sporchi e abbandonati. L’intervento è stato portato a segno dai carabinieri del Nas alle 13.30 di ieri, insieme agli uomini della Guardia forestale, dell’Asl, dell’ufficio veterinario della provincia e della polizia municipale. Su mandato della Procura di Alessandria, i vigili del fuoco hanno tranciato con una grossa cesoia i sistemi di chiusura, scoprendo all’interno della cascina una situazione di estremo degrado. A denunciare la situazione erano stati alcuni abitanti della zona che da circa tre anni, oltre al cattivo odore che proveniva dalla cascina, sentivano il continuo lamento e l’abbaiare degli animali. «Ci siamo rivolti a tutti - dice Gianna Capra, residente ad un centinaio di metri dal canile abusivo - ma nessuno ci ha risposto. Così lo scorso mese abbiamo segnalato il caso a “Striscia la notizia”, che lunedì pomeriggio ha realizzato il servizio-denuncia riprendendo dall’alto a bordo di un elicottero la grave situazione verificatasi all’interno».
VIDEO http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/basso_piemonte/2009/11/11/AM50n35C-scoperto_canile_quattordio.shtml
AGENFAX
11 NOVEMBRE 2009
QUATTORDIO (AL): SEQUESTRO DI UN CANILE ABUSIVO
(nas 11/11) - Sono in corso le operazioni di sequestro di un canile abusivo sito in Quattordio, strada Serra, ove sono stati rinvenuti in totale abbandono circa 100 cani, per lo più meticci, con età variabile da pochi giorni a 10 anni, denutriti, costretti in recinti fangosi, cosparsi di rifiuti ed escrementi, privi di qualsiasi protezione da freddo ed intemperie.
L’operazione, condotta dal NAS CC di Alessandria, con il concorso della Stazione Carabinieri di Felizzano, dei Vigili del Fuoco, di personale del Servizio Veterinario della ASL di Alessandria e del Corpo Forestale dello Stato, nasce dalla segnalazione della trasmissione televisiva “Striscia la Notizia”: nella mattinata odierna i militari si sono recati sul posto ed hanno provveduto, dopo idoneo provvedimento dell’Autorità Giudiziaria, a forzare il cancello di ingresso, rinvenendo gli animali in totale stato di abbandono. Ora proseguono le indagini per rintracciare i due responsabili del reato di maltrattamento di animali, resisi irreperibili a seguito della citata trasmissione televisiva. I cani sono stati ricoverati presso canili ed associazioni della provincia, dove i veterinari della ASL AL condurranno approfonditi accertamenti di natura sanitaria. La struttura è stata sequestrata.
CORRIERE DELLA SERA
11 NOVEMBRE 2009
Tir si ribalta in viale Certosa, venti bovini sulla carreggiata
Per un malore dell'autista. Tre mucche uccise dalle auto e altre quattro abbattute perché agonizzanti
MILANO - Davvero insolito l'incidente avvenuto intorno alle 3 di mercoledì mattina allo svincolo di viale Certosa della A4 a Milano: un autotreno che viaggiava in direzione Torino si è ribaltato e una ventina di bovini sono stati scaraventati sulla carreggiata. È stato probabilmente un malore dell'autista la causa dell'incidente, che non ha provocato feriti. Sono rimaste però uccise sette mucche: tre investite da automobilisti che non hanno potuto evitarle, altre quattro abbattute perché ormai agonizzanti. Molti bovini, confusi dal buio e dai lampeggianti, sono andati a sbattere contro le auto della polizia ammaccandone la carrozzeria. Dopo circa due ore di lavoro, verso le 5, i veterinari sono riusciti a caricare gli animali su un altro rimorchio. Alle 8 il traffico è ripreso e in un'ora circa è tornato regolare.
CITTA' OGGI
11 NOVEMBRE 2009
Si ribalta un autotreno carico di bovini: 7 mucche morte, paralizzata la A4 fino alle 8
Milano - Nelle prime ore del mattino a Milano, lo svincolo di viale Certosa della A4 in direzione Torino è rimasto paralizzato per la presenza di una ventina di bovini scaraventati sulla carreggiata dal ribaltamento dell'autotreno che li trasportava. È stato probabilmente un malore dell'autista la causa dell'incidente, che non ha provocato feriti. GAZZETTA DI REGGIO 11 NOVEMBRE 2009
Scontro in udienza sul canile di Giaroli «Animali sofferenti»
Tiziano Soresina
BIBBIANO (RE). E’ ormai vicino alla sentenza - in tribunale a Reggio - il processo sulla vicenda emersa nell’estate di tre anni fa: per gli inquirenti oltre 350 cani vennero trovati in condizioni impossibili in box non autorizzati dal Comune di Bibbiano. UDIENZA «AFFOLLATA». Alla sbarra Ermete Giaroli, titolare dell’allevamento «Only Dog», che è accusato di maltrattamenti ad animali ed abuso edilizio. Ieri davanti al giudice Renato Poschi sono sfilati tutti i testimoni per «rievocare» il blitz. Sono stati sentiti quattro veterinari dell’Ausl, l’ispettore capo Claudio Rossoli della Forestale e il sindaco Sandro Venturelli. Un’udienza-chiave che è stata seguita con attenzione dall’associazione Amici della Terra. AMICI DELLA TERRA. «Il direttore del servizio veterinario Antonio Cuccurrese ha illustrato molto bene il quadro di quei sopralluoghi - dice la presidente Stella Borghi - e ha spiegato che i cani erano tenuti in spazi ristretti, inferiori a quelli previsti da delibere della giunta regionale. Ed era stata riscontrata la presenza di cuccioli in tenera età, che addirittura non arrivavano ai 60 giorni, eppure erano già stati sottratti alle cure materne. Il dottor Cuccurrese - aggiunge - ha altresì evidenziato le condizioni di un cucciolo Golden Retriver femmina affetto da prolasso rettale, a tal punto privato di qualsivoglia cura veterinaria da morire in fase di trasferimento alla struttura veterinaria attuata dal Corpo forestale in sede d’ispezione». LA DIFESA. Una ricostruzione che viene contestata dall’avvocato modenese Marco Ferretti, difensore dell’imputato. Secondo il legale uno dei veterinari avrebbe riferito che i cani erano in buona salute, ad eccezione di un paio d’esemplari su 371 animali allevati. «Non si tratta di sovraffollamento - aveva controbattuto alla Gazzetta Daniele Giaroli, figlio di Ermete, intervistato nell’agosto di tre anni fa - bensì il destino ha voluto che proprio mentre eravamo in procinto di costruire i nuovi box siano venuti ad affettuare i controlli ed abbiano trovato questa situazione di provvisorietà. Non abbiamo esitato a far entrare le telecamere nel canile, non abbiamo nulla da nascondere e l’abbiamo dimostrato». Il processo si concluderà il 12 gennaio. IL TEMPO 11 NOVEMBRE 2009
Forestale 600 quelli realizzati con l'animale di specie protetta A caccia di giubbotti di procione Erano realizzati con colli di pelle di procione provenienti dalla Cina e recavano una falsa etichettatura made in Italy per coprire quella originale made in China, gli oltre 600 giubbotti da donna sequestrati ieri mattina dagli agenti del Corpo forestale dello Stato nel corso di una vasta operazione nel Lazio, in Puglia e in Campania.
FROSINONE - In particolare i Forestali hanno messo al setaccio i capi d'abbigliamento esposti presso 14 esercizi commerciali della Capitale fra cui tre punti vendita in via del Corso. Il procione è una specie originaria del Nord America e le sue pelli, come quelle di altri animali da pelliccia massicciamente utilizzati nell'industria della moda italiana ed europea, provengono spesso da pratiche di cattura illegali mediante tagliole e bracconaggio. Una rigida legislazione europea vieta l'importazione di queste pellicce se non e' dimostrata la provenienza da allevamenti autorizzati. L'operazione, coordinata dalla Sezione investigativa Cites di Roma del Corpo forestale dello Stato, ha visto impegnati oltre settanta Forestali appartenenti ai Comandi Provinciali di Roma, Rieti, Viterbo, Latina, Frosinone, Bari e Caserta nonche' il personale dell'Agenzia delle Dogane di Fiumicino. IL TEMPO ROMA 11 NOVEMBRE 2009
Giubbotti con pelliccia vietata Erano realizzati con colli di pelli procione provenienti dalla Cina e recavano una falsa etichetta made in Italy, gli oltre 600 giubbotti da donna sequestrati dal Corpo forestale dello Stato nel corso di una vasta operazione che ha coinvolto 14 negozi, di cui tre in via del Corso e di una nota catena di abbigliamento.
Le pelli di procione, come quelle di altri animali provengono spesso da pratiche di cattura illegali mediante tagliole e bracconaggio. I capi venivano acquistati a 19 euro e rivenduti a 80. IL GIORNALE 11 NOVEMBRE 2009
Sequestro di merci falsificate
Roma - Oltre seicento giubbotti da donna contraffatti, ricavati da pelli di specie animali protette, sono stati sequestrati ieri mattina dal Corpo forestale dello Stato.
CORRIERE DI VITERBO
11 NOVEMBRE 2009
Sequestrati giubbotti con pelli di procioni.
Erano realizzati con colli di pelle di procione provenienti dalla Cina e recavano una falsa etichettatura made in Italy per coprire quella originale made in China, gli oltre 600 giubbotti da donna sequestrati ieri dagli agenti del Corpo forestale dello Stato nel corso di una operazione nel Lazio, in Puglia e in Campania. In particolare i forestali hanno messo al setaccio i capi d’abbigliamento esposti presso 14 esercizi commerciali della capitale fra cui tre punti vendita in via del Corso, la frequentatissima strada dello shopping romano. Il procione è una specie originaria del Nord America e le sue pelli, come quelle di altri animali da pelliccia massicciamente utilizzati nell’industria della moda italiana ed europea, provengono spesso da pratiche di cattura illegali mediante tagliole e bracconaggio. Una rigida legislazione europea vieta l’importazione di queste pellicce se non è dimostrata la provenienza da allevamenti autorizzati. L’operazione, coordinata dalla Sezione investigativa Cites di Roma del Corpo forestale dello Stato, ha visto impegnati oltre settanta Forestali appartenenti ai Comandi provinciali di Roma, Rieti, Viterbo, Latina, Frosinone, Bari e Caserta nonchè il personale dell’Agenzia delle Dogane di Fiumicino.
L'ECO DEL CHISONE 11 NOVEMBRE 2009
Bagnolo (CN): vince un cavallo o un asino?
"A caval donato non si guarda in bocca", recita un antico proverbio. Ma Tatiana Oulchina, vincitrice del puledro alla lotteria della rassegna agricola bagnolese tenutasi ad ottobre, non ha potuto far finta di nulla quando è andata a ritirare il suo premio. «L'animale era in cattive condizioni» dice. Dai documenti prodotti poi risultava essere non un cavallo, ma… un asino. Così è scattata la denuncia per maltrattamenti e falso ideologico al Corpo forestale dello Stato di Cuneo.
SANREMO NEWS
11 NOVEMBRE 2009
Rezzo (IM): toro bloccato, in corso le operazioni di salvataggio
Rezzo (IM) - L'elicottero dei Vigili del Fuoco sta per raggiungere la zona del passo della Mezzaluna nel comune di Rezzo, nel profondo entroterra di Imperia. Infatti, da ieri un toro è rimasto intrappolato in un'area impervia da dove l'animale non riesce più a risalire. Ad avvisare i Vigili del Fuoco l'allevatore che ritrovato l'animale inizialmente perso di vista ha poi chiamato il 115.
Nonostante fosse programmato per ieri, il salvataggio del toro è stato posticipato ad oggi in quanto l'elicottero ieri è stato usato per il trasporto di una paziente dall'ospedale di Sanremo al Santa Corona di Pietra Ligure. In questi istanti una squadra dei Vigili del Fuoco di Imperia a bordo della campagnola ha raggiunto la bestia che verrà addormentata a breve. A quel punto verra chiamato l'elicottero che da Genova raggiungerà l'area in questione e da lì si provvederà alle operazioni di recupero. Un lavoro che secondo le prime stime dovrebbe terminare entro le 16.30 salvo complicazioni. IL GAZZETTINO 11 NOVEMBRE 2009
La boccia deprime i pesci: acquario sferico "fuorilegge"
Venezia - Un bel pesce rosso nella boccia trasparente. Sapori di una volta. Quando non si sapeva che l’acquario a forma sferica stressa, e deprime pure, i pesci d’acqua dolce. Proprio così. Fatto sta che gli acquari con pareti curve portano all’esaurimento i piccoli “Nemo”, tanto che il loro uso da oggi in poi sarà vietato, nei negozi come nelle abitazioni private. Lo si legge nel nuovo “Regolamento comunale di igiene urbana veterinaria e sul benessere degli animali”, che prestissimo passerà al vaglio del consiglio comunale. Tantissime le curiosità, molte riprese dalle normative regionali stesse. Per restare in tema, i pesciolini rossi, e tutti gli animali vivi in genere, non potranno più essere dati in omaggio durante le sagre, nelle fiere, nelle lotterie e nei luna park.Per chi non ha un gran pollice verde, è meglio ricordarsi di svuotare settimanalmente sottovasi di piante e annaffiatoi anche nei giardini, nei cortili e all’interno delle abitazioni. Il rischio è la proliferazione di insetti molesti. Attenzione anche a chi appende il guinzaglio del cane alla bicicletta per portare a spasso il quattro zampe. Stress a parte – degli esseri umani e non - le multe sono salatissime, da 25 a 500 euro. LEGGO 11 NOVEMBRE 2009
Stop ai maltrattamenti agli animali e controlli degli ispettori ambientali
VENEZIA - Stop ai maltrattamenti agli animali e controlli degli ispettori ambientali e dell’Asl sulle condizioni in cui vengono tenuti anche i piccoli amici dell’uomo. «Il divieto degli acquari di forma sferica per i pesci? E’ stato introdotto perché se circondati da pareti curve, i pesci possono lasciarsi morire - dice l’assessore all’Ambiente Pierantonio Belcaro -. Nel formulare il nuovo regolamento d’igiene urbana e sul benessere degli animali abbiamo recepito la più recente normativa in materia. I controlli li faranno gli ispettori ambientali, coadiuvati dall’Asl. Non ci metteremo certo a sfondare le porte delle abitazioni, ma in caso di segnalazioni di maltrattamenti o irregolarità, controlli e multe saranno inevitabili anche per i privati». Perplessi i veterinari sul divieto di portare i cani in calore nei parchi. «Difficile stabilire se un cane è nel suo periodo di calore o se è solamente troppo simpatico o nervoso», dicono alcuni veterinari. (V. Cor./ass) L'ECO DEL CHISONE 11 NOVEMBRE 2009
La predazione in un recinto all'inverso del paese
FENESTRELLE (TO) - I lupi continuano a farsi sentire nelle valli pinerolesi. Dopo l’avvistamento di due settimane fa a Massello, ecco una nuova apparizione, questa volta più problematica, a Fenestrelle.Nella notte di venerdì scorso è stato aggredito un gregge all’inverso del paese, a poca distanza dal Chisone. «I lupi hanno saltato il recinto con la corrente, in parte danneggiato, e hanno ucciso sei agnelli, ma ne hanno mangiato solo uno», spiega il proprietario del gregge Angelo Colombo che ha scoperto i danni solo il mattino seguente.I lupi non sono stati visti, ma «potrebbe essere stato un branco con cuccioli che giocavano, visto che non tutti gli agnelli sono stati mangiati» ipotizza l’assessore Blanc. Già quest’estate il predatore si era fatto vedere sugli alpeggi di Fenestrelle, ma è la prima volta che si avvicinava così tanto alle case.«Ora ho creato due recinti - afferma Colombo - uno esterno e uno più interno e ho deciso di tenere fuori il cane. Fino ad ora avevo preferito lasciar perdere per paura che fosse aggressivo con le persone ma adesso è necessario». E conclude: «Non ci sono molte soluzioni. Secondo me l’unica cosa da fare è eliminare i lupi». TRENTINO 11 NOVEMBRE 2009
Anche in Tirolo 9 pecore uccise
Di lupo si torna a parlare proprio in questi giorni anche in Tirolo. Saranno infatti le indagini genetiche affidate a degli specialisti bavaresi, a stabilire se 9 pecore uccise a 1300 metri in montagna nella zona di Imst, siano state predate dal lupo. Gli animali riportavano infatti i segni caratteristici dell’attacco da parte di un canide, anche se il tutto potrebbe benissimo essere opera di un grosso cane domestico. Per ora è quindi d’obbligo il punto di domanda. Animalieanimali 11 NOVEMBRE 2009
STOP SPARI A COTURNICE E FAGIANO, IN FRIULI SI DEVE
Se non si chiude completamente la caccia alla Coturnice e al Fagiano di monte maschio, queste specie rischiano seriamente l'estinzione dal territorio regionale: l'allarme è stato lanciato a gran voce dal rappresentante delle associazioni di protezione ambientale in seno al Comitato Faunistico Regionale, Maurizio Rozza, in occasione della seduta dello stesso Comitato. BIG HUNTER 11 NOVEMBRE 2009
Lara Leporatti: "spero che la mia esperienza e la mia passione possano avvicinare altre donne alla caccia"
Lara Leporatti, 32 anni, impiegata vive una passione smisurata per la caccia e per i cani che alleva personalmente. Il nome certo non vi sarà nuovo, Lara è stata già protagonista insieme alle amiche cacciatrici Catia Santopadre e Arianna Cipriani di un'appassionante intervista curata da Sabine Middelhaufe e pubblicata da questo portale non molto tempo fa. L'impegno per la caccia di Lara si concretizza anche nel suo ruolo di presidente della Fidc di Lastra a Signa, un compito che svolge con particolare dedizione contribuendo ad avvalorare l'apporto della caccia al femminile, per Lara fatta soprattutto di complicità e amicizia. Lara è una cacciatrice poliedrica: in compagnia delle sue bracche italiane Darma e Ermione, si dedica alla caccia di selezione ma non solo. Le ha provate praticamente tutte cacciando al cinghiale, al camoscio, alle lodole, alla beccaccia, alle quaglie, alla lepre e via così. “Cerco di essere un cacciatore completo e non uno specializzato - dice - anche se le troppe limitazioni ci faranno arrivare alla specializzazione. Troppe regole e regoline porteranno la caccia a diventare uno sport e non più una passione o uno stile di vita”. Come altre sue “colleghe” hanno già affermato Lara si associa all'idea di caccia intesa come filosofia di vita, qualcosa che si discosta molto dalla definizione di Sport: “si organizza tutto in funzione della caccia, si cena con le nostre prede, compriamo auto adatte allo scopo , organizziamo le ferie per andare a caccia. No è molto di più di una passione”. A caccia “possiamo sbagliare da soli - confessa Lara - ma possiamo anche comprendere come le prede si comportano per avere, un giorno, una vittoria sulle loro astuzie”. Una gioia che Lara ama condividere “questo fine settimana ad esempio – spiega Lara - l’ho passato con amici; sabato sera, mentre tutti, alla mia età, sono nei pub o in discoteca, noi eravamo in giro con la macchina, a vedere daini e cervi, emozionandoci per i piccoli - che si vedono in questo periodo - e per i segni di presenza lasciati dai vecchi “palconi”. Forse non siamo normali, ma nessuno di noi avrebbe voluto essere in un altro posto!".A dispetto dei tanti problemi legati al territorio e all'ambiente, l'attenzione degli ambientalisti spesso si concentra solo sulla caccia. “Si perdono così di vista molte cose importanti – sottolinea Lara - dare la colpa al cacciatore cattivo fa molto più rumore ed è più facile. L’ambiente sta cambiando in fretta e noi che lo viviamo andando a caccia ne siamo molto consapevoli, cerchiamo di preservarlo anche egoisticamente per la nostra passione, siamo le “vedette” dell’ambiente e lottando per la nostra passione lottiamo anche per l’ambiente”.L'impegno di Lara sfocia anche nell'utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione "ho imparato ad usare internet frequento forum, mailing-list, mi piace raccontare le mie giornate e le mie esperienze a caccia, alle volte mi capita di essere contattata da donne che si vogliono avvicinare alla caccia e non sanno come fare o che sono affascinate da questo mondo e mi chiedono consigli , spero che la mia esperienza e la mia passione possa avvicinare altre donne alla caccia”. IL CENTRO 11 NOVEMBRE 2009
Animalisti adottano un fagiano
Loretta Montenero
PETTORANO (AQ). Ha bussato alla porta giusta il fagiano femmina. Una famiglia residente nel paesino della Valle Peligna si è ritrovata davanti alla porta di casa il volatile appollaiato in un angolo, dietro al vaso di gerani. La famiglia, nota in paese per la cura che dedica agli animali, ha accolto il pennuto nel salotto di casa. «Era spaurito e affamato e l’abbiamo sistemato in un ricovero improvvisato al calduccio, davanti al caminetto» racconta la figlia. Il fagiano di colore nero e marrone macchiato di giallo, è una femmina. «A giudicare dalla evidente stanchezza, se ne deduce che ha volato parecchio» continua la ragazza. Potrebbe essersi allontanato dalla Riserva del Monte Genzana di Pettorano, dove i fagiani sono di casa. Sulla rotta di volo però, il volatile potrebbe aver trovato i cacciatori appostati che in questi giorni di febbrile attività venatoria fanno sentire le doppiette sibilare nella zona. Oppure potrebbe essere stato il maltempo di questi giorni a disorientarlo. Fatto sta che, scampato alle doppiette e al freddo, l’inversione di rotta del volatile è finita in paese salvando, è il caso di dirlo, le penne a casa della famiglia che l’ha accudito e rifocillato. Dopo aver pernottato in salotto e ripreso le forze, il fagiano è stato restituito ai boschi della riserva. ANSA AMBIENTE 11 NOVEMBRE 2009
ENPA, EMENDAMENTI TAGLIA CODA CONTRO DIFESA DIRITTI
ROMA - E' prevista per oggi la votazione a scrutinio segreto sugli emendamenti Stefani e Contento alla legge di ratifica della Convenzione di Strasburgo, che, reintroducendo l'amputazione della coda per i cani, smentiscono quanto stabilito dalle ordinanza Martini in tema di tutela della salute e del benessere animale. ''Gli emendamenti Stefani e Contento sono un clamoroso autogol: contraddicono gli enormi progressi compiuti negli ultimi mesi per la difesa dei diritti degli animali grazie alle ordinanze del sottosegretario al Welfare Francesca Martini'', e' il commento dell'Enpa, (Ente nazionale protezione animali) . ''Questi emendamenti - prosegue il comunicato Enpa - non hanno altro obiettivo se non quello di compiacere alcune categorie come, ad esempio, quelle dei cacciatori e degli allevatori''. ''Chiediamo che governo e maggioranza non sacrifichino il benessere degli animali alle pressioni delle lobby e a un mero capriccio estetico - conclude l'Enpa -. Per i cani la coda e le orecchie sono un importantissimo strumento di comunicazione con i loro simili e con l'uomo stesso. Ci appelliamo al Parlamento affinche' questi assurdi emendamenti siano bocciati e sia invece confermato quanto a suo tempo disposto dal sottosegretario Martini''.
CITY 11 NOVEMBRE 2009
Australia, salviamo il koala S.O.S. SPECIE Le foreste australiane rischiano di perdere uno dei suoi abitanti più caratteristici e buffi: il koala. Ne restano tra gli 40 e 80mila esemplari.
CANBERRA - Grandi orecchie pelose, occhietti vivaci, una tasca capiente dove alloggiare i cuccioli. Il koala, l’orsetto marsupiale che passa la sua vita sugli alberi di eucalipto - delle cui foglie è ghiottissimo -, rischia di sparire dalla faccia del pianeta. Per sempre. La colpa? Urbanizzazioni, incendi e “global warming”. “Spariranno in trent’anni” A lanciare l’allarme è l’Australian Koala Foundation. La Fondazione ha condotto il più esteso censimento nazionale finora tentato dell’orsetto marsupiale. Risultato? Dopo aver passato in rassegna 80mila alberi in 1.800 località, ha contato tra 43mila e 80mila esemplari. Numeri che smentiscono le stime precedenti (100mila animali), e che consentirebbero di avviare la procedura per classificare la specie come “vulnerabile”. Di questo passo, insomma, del koala potrebbe non rimanere più traccia nei prossimi trent’anni. Resistenze politiche Il governo australiano ha già respinto nel 2006 la richiesta di proteggere la specie: sosteneva che nel continente fossero centinaia di migliaia i koala in libertà. La portavoce della Koala Foundation, Deborah Tabart, parla invece di “resistenze politiche alla dichiarazione di specie minacciata”: ostacolerebbe progetti di sviluppo e infrastrutture. “Non ci sono più alberi. Se continueremo ad abbatterli, non rimarrà alcun koala” conclude. La Fondazione preme sul governo per garantire maggiore protezione per l’habitat dell’orsetto marsupiale: le zone aride dell’Australia rischiano infatti di essere colpite più duramente dal riscaldamento del clima.
CORRIERE DELLA SERA
11 NOVEMBRE 2009
Gli animalisti protestano: «Pessima scelta, così li mandano al macello»
Usa, a rischio i bisonti di Yellowstone «Li salverà Ted Turner». Ma è polemica
Il Ministero dell'Agricoltura si rivolge al miliardario per ripopolare il branco colpito da una grave malattia
Ennio Caretto
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WASHINGTON – Per salvare i bisonti del mitico parco di Yellowstone nel far west, colpiti da una grave malattia, il Ministero dell'Agricoltura si è rivolto al miliardario Ted Turner, l'ex marito dell'attrice Jane Fonda, il creatore della Tv Cnn e il massimo latifondista americano. Dal 2006, la maggioranza dei bisonti di Yellowstone è in quarantena, rinchiusa in recinti, ma un centinaio di capi sono sani, e il Ministero ne manderà 80 al Flying D ranch di Turner, il resto al Parco Guersney. Il miliardario, un incrocio tra il cow boy e l'uomo d'affari, si è impegnato a «migliorarli geneticamente» in cinque anni tramite la veterinaria e l'alimentazione, a portarne il numero a 300 e a restituirne la metà al Ministero. La rifioritura dei bisonti, ha detto, è d'obbligo per il patrimonio nazionale. La malattia di cui soffrono quelli di Yellowstone, fino al 2006 uno dei pochi branchi in libertà, è la brucellosi, che è contagiosa per il bestiame di allevamento, e causa aborti nelle femmine. Negli ultimi quattro anni, il Ministero è stato costretto ad abbatterne quasi 4 mila.
POLEMICHE - Ma l'idea che Turner corra al salvataggio dei bisonti selvaggi, una specie che nel 2000 rischiò l’estinzione, ha scatenato polemiche furenti. Turner alleva già 50 mila bisonti, come fanno numerosi altri latifondisti, e ne vende la carne che contiene poco grasso e colesterolo: bistecche e hamburger di bisonte, anzi, sono il piatto forte dei suoi ristoranti. Ben Lambert della Wildlife federation e gli animalisti si sono scagliati contro il Ministero: «Una scelta pessima, si imprigionano animali che invece vanno preservati allo stato brado, e li si manda al macello, un brutto precedente». Invano Russell Miller, il direttore del Flying D ranch, ha risposto che per mantenere in vita e irrobustire gli 80 bisonti di Yellowstone Turner spenderà mezzo milione di dollari: «Difenderemo le tradizioni del West e renderemo un servizio utile alla società».
I NUMERI - Le polemiche affondano le radici in una realtà quasi sconosciuta in Europa. Prima della conquista del West, i bisonti allo stato brado erano oltre 20 milioni. Ma attorno al 2000 ne rimasero poche migliaia. Negli ultimi anni, il Ministero dell’Agricoltura riuscì a ripopolarli: oggi i bisonti in libertà sono quasi 20 mila, divisi in tredici enormi branchi, cinque nelle grandi praterie, otto nelle montagne e nei boschi, disseminati in parchi naturali come quelli di Yellowstone e Theodore Roosevelt. Nelle riserve indiane se ne trovano altri 15 mila, a volte ancora oggetto di caccia per le loro carni e le loro pelli. Ma i bisonti nelle mani dei privati, in prevalenza grandi allevatori di bestiame, sono oltre 250 mila (nel vicino Canada ammontano a 100 mila). Ken McDonald, il direttore del Wildlife and parks department al Ministero dell’agricoltura, ha ammesso che «la soluzione Turner non è la migliore» ma ha spiegato di essersi rivolto invano alle riserve indiane: «Salvare questi bisonti è un impegno gravoso». Ben Lambert della Wildlife federation paragona l'odissea dei bisonti, chiamati bufalos dagli americani, a quella dei mustangs, i cavalli selvaggi del west, anche essi falcidiati dalle malattie, la caccia di frodo – si tratta di un’altra carne pregiata in America - e le uccisioni programmate dal Ministero, che si è persino servito di elicotteri per decimarli. E ne denuncia la crescente privatizzazione: «Come i mustangs così i bisonti sono una icona nazionale, parte integrante della nostra storia. È sbagliato che il 90 per cento si trovi nei ranch e sia oggetto di commercio, come fu sbagliato che Buffalo Bill, il colonnello Cody, e altri come lui giungessero quasi al punto di sterminarli alla fine dello scorso secolo».
CORRIERE FIORENTINO 11 NOVEMBRE 2009
Divorzi L’etologo Mainardi: i cani provocano rivalità Quando è l’animale a distruggere la coppia (una volta su cinque)
Elvira Serra
MILANO — L’ingegnere di Milano che nel lettone, accanto alla moglie, voleva sempre il dobermann. Il chirurgo bergamasco che non perdeva una mostra in cui esibire il suo meraviglioso gatto certosino e al quale infine la compagna disse: amore sai che c’è?, tieniti il gatto. La coppia omosessuale di Latina che non sopravvisse alla convivenza quando il pitone uscì fuori dalla teca. E poi quella moglie di Battipaglia, nel Salernitano, che si rivolse al giudice perché il marito continuava a imporre ai figli una scena quotidiana di caccia marina: nutriva i suoi piranha con pesciolini freschi. Più o meno quanto successe in Veneto, dove una donna si stufò di assistere alla «pappa» dei serpenti di casa, accuditi amorevolmente con topolini e gattini. Per non parlare della sposina allergica ai gatti e in breve sfinita dai sette felini del marito.
LA STAMPA
11 NOVEMBRE 2009
In manette gli stregoni della mucca Frankenstein Aosta, con il doping le malattie trasmesse anche alla fontina
Cobra, la mucca «incriminata» che ha vinto combattimenti anche contro animali più grandi e aggressivi di lei. Il proprietario che esulta, Gabriele Vièrin, è stato arrestato Enrico Martinet
AOSTA - Le tradizioni portano con sé riti e scaramanzie che possono scivolare nell’illecito quando passione e affari inebriano, accecano. La battaglia tra bovine in Valle d’Aosta, atavica usanza, ha seguito questa strada. Da innocenti (o quasi) misture eccitanti quali il pane imbevuto nel vino si è passati al contrabbando di seme di prestanti tori svizzeri, al clandestino passaggio di piccole mandrie attraverso i colli. Da un lato lecita ricerca genetica per selezionare caratteristiche di aggressività, dall’altro illegali incroci tra animali spinti al combattimento su pascoli divisi da montagne di quattromila metri. Alla ricerca della bovina perfetta, invincibile, un Frankenstein del Dna. LA STAMPA 11 NOVEMBRE 2009
Fontina taroccata e stalle-farmacie L'ordinanza del Gip con le accuse
STEFANO SERGI
Aosta - Le carte del sostituto procuratore Pasquale Longarini che sono poi state riprese dall’ordinanza del Gip di Aosta (un tomo di 123 pagine) tracciano un profilo sconcertante dell’attività dei tredici arrestati. Stalle trasformate in farmacie, animali importati clandestinamente e sostituiti con altri morti, Fontine taroccate, fieno comprato senza alcun controllo, esami veterinari falsati. E il risultato di tutto ciò finiva sulle tavole dei valdostani attraverso negozi e supermercati. Tra intercettazioni e stralci di documentazione, a pagina 67 dell’ordinanza il Gip riassume in una sorta di sommario suddiviso a capitoli la mole di accuse nei confronti degli allevatori e veterinari finiti nell’occhio del ciclone. Ecco il documento. Scrive il Gip: «Le gravi condotte illecite possono essere così sintetizzate».
ANMVI OGGI
11 NOVEMBRE 2009
RABBIA IN FRIULI, ESTESA L’AREA DI VACCINAZIONE
L'Ordinanza 12 ottobre 2009 Misure urgenti per prevenire la diffusione del contagio da rabbia negli animali al seguito di persone dirette nella provincia di Udine (GU n. 262 del 10-11-2009 ) entra in vigore oggi. Le misure previste dall'ordinanza 12 ottobre 2009 erano state preannunciate dalla Direzione Generale della Sanità Animale e del Farmaco Veterinario, in considerazione dell'evoluzione della situazione epidemiologica nella regione Friuli-Venezia Giulia. Il Ministero ha ritenuto necessario limitare il piu' possibile il rischio di diffusione del contagio in particolare nei cani al seguito di persone provenienti da altri territori e diretti nel territorio della provincia di Udine.Pertanto, i cani, i gatti e i furetti al seguito di persone dirette nel territorio della provincia di Udine devono essere sottoposti a vaccinazione antirabbica precontagio, secondo le istruzioni del produttore del vaccino utilizzato, almeno ventuno giorni prima dell'arrivo nella provincia medesima e da non oltre undici mesi. I costi relativi alla vaccinazione sono a carico dei proprietari degli animali. L'Ordinanza prevede anche l'obbligo di conduzione al guinzaglio o comunque di contenimento degli animali, che devono essere tenuti sempre sotto sorveglianza, in particolare nell'ambito di zone silvestri e montane. L'introduzione nel territorio della provincia di Udine di cani, gatti e furetti che non sono stati preventivamente sottoposti alla vaccinazione antirabbica precontagio è vietata. Nell'ambito del territorio della provincia di Udine, è anche vietato avvicinare animali selvatici e in qualsiasi modo venire a contatto con essi, in particolare con volpi.
Le pratiche venatorie che prevedono l'impiego di cani, nell'ambito del territorio della provincia di Udine, sono consentite solo con animali vaccinati secondo le modalita' stabilite dall'Ordinanza (fatto salvo quanto disposto dall'art. 90 del Regolamento di polizia veterinaria). Le misure verranno estese anche ad altri territori provinciali eventualmente coinvolti dalla diffusione della situazione epidemiologica della malattia. Sulla rabbia silvestre si farà il punto con il Direttore Generale Gaetana Ferri il 19 novembre, a Cremona, durante il corso La comunicazione del rischio: una sfida per la medicina veterinaria. In quell'ambito si affronteranno gli aspetti di comunicazione del caso zooonotico, traendo spunto dalla rabbia silvestre come case history. Interverranno Renato Coassin, per la Regione Friuli, Franco Mutinelli per il Centro di referenza della Rabbia e autorità veterinarie di Slovenia e Lituania.
http://www.anmvioggi.it/files/OPUSCOLO%20DELLA%20REGIONE%20FRIULI%20SULLA%20RABBIA%20SILVESTRE.pdf
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VOTAIL PROF
11 NOVEMBRE 2009
Sperimentazioni su animali. Troppe nelle Università italiane
Nonostante, nel campo della didattica, siano disponibili numerosi supporti alternativi dimostratisi utili, continuano ad essere richieste ed autorizzate numerose procedure che coinvolgono almeno 2700 animali all’anno
Daria Raiti
“Il Sacro Cuore pompa solo dolore”. Non è il titolo di un film macabro, ma uno degli striscioni affissi durante un blitz notturno all’Università cattolica del Sacro Cuore di Roma, davanti alla facoltà di Medicina e Chirurgia, contro “l’utilizzo della vivisezione e della sperimentazione animale”. “L’Università del Sacro Cuore – spiegano gli attivisti – è famosa in Italia come l’università che detiene il primato negativo degli esperimenti sugli animali tra i più antiscientifici ed efferati”. Ma non rimane certamente un caso isolato. Nonostante, infatti, nel campo della didattica, siano disponibili numerosi supporti alternativi dimostratisi utili, etici e facilmente applicabili, purtroppo, continuano ad essere richieste ed autorizzate numerose procedure che coinvolgono almeno 2700 animali all’anno, dato statistico sottostimato che non prende in considerazione gli animali utilizzati già soppressi o loro parti.“Le statistiche – spiega Michela Kuan, biologa responsabile Vivisezione della LAV - vedono una media di 911.000 animali utilizzati nei laboratori italiani all’anno, 12 milioni in Europa e 115 milioni nel mondo. In Italia i dati sono stabili, nonostante la legge preveda l’abbandono del metodo che prevede l’uso di animali a favore dei metodi alternativi, sono però in aumento gli esperimenti in deroga (art.8 e 9 D.lgs 116) che fanno riferimento all’utilizzo di specie quali cani, gatti e primati, il non ricorso ad anestesia e l’uso di animali vivi in didattica. Assistiamo ad un forte aumento nelle procedure che creano o sperimentano su animali geneticamente modificati”. Ma forse studenti, ricercatori, dottorandi e persona le tecnico non sanno che esiste la possibilità di appellarsi alla legge 413 sull’obiezione di coscienza senza ricevere nessuna discriminazione per questa scelta. In Italia, infatti, la Legge n.413 del 1993 sul diritto all’obiezione di coscienza alla sperimentazione animale dovrebbe essere considerata un vanto per il nostro Paese, unico al mondo a garantire questo diritto. Purtroppo, invece, è troppo spesso disattesa, soprattutto in ambito accademico: i metodi alternativi, nonostante la loro comprovata validità scientifica, non sono adeguatamente diffusi e spesso chi fa obiezione di coscienza viene, più o meno velatamente, minacciato di non poter proseguire l’iter accademico. "La legge 413 - precisa la biologa Kuan- prevede l’obbligo di informazione allo studente, prassi che troppo spesso non viene rispettata; sarebbe corretto che non solo fosse affissa nelle segreterie o in bacheca ma che lo stesso professore rendesse consc io lo studente della possibilità di fare obiezione. La LAV organizza incontri e seminari presso le Università affinché gli studenti siano a conoscenza della legge".Ma è indispensabile la vivisezione per la didattica? “La vivisezione o sperimentazione animale non è mai indispensabile- commenta Michela Kuan- il concetto scientifico è fallace come presupposto di partenza perché prende come modello una specie per un’altra, sperimentare la reazione o l’efficacia di una molecola su una specie diversa dalla nostra (per lo più topi e ratti) è un processo rischioso oltre che eticamente inaccettabile, infatti ogni specie differisce per genetica, anatomia, fisiologia, risposta immunitaria etc..quindi i dati che si ottengono sono solo specie-specifici e trasferirli su altre specie può essere pericoloso e fuorviante. A dimostrazione di queste considerazioni, si sottolinea come tutto ci&ogra ve; che viene sperimentato sugli animali debba poi essere testato anche sull’uomo e non passi direttamente alla commercializzazione, cosa che invece dovrebbe avvenire se i dati fossero attendibili”. Secondo l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) gli eventi avversi da farmaci sono praticamente raddoppiati tra il 2006 e il 2008, passando da 108 segnalazioni per milione di abitanti a 196, con un trend in aumento anche nel 2009, (1150 casi solo in aprile). Questi dati allarmanti, diffusi dall’Ufficio di Farmacovigilanza dell’AIFA, sono la conferma dell’inattendibilità della sperimentazione animale, e il frutto di un sistema errato di formulazione e messa in commercio di nuovi composti farmaceutici”.I farmaci, infatti, sono una categoria di sostanze chimiche che richiede, per legge, test su animali (fase pre-clinica) e test sull’uomo (fase clinica) prima di poter essere introdotti sul mercato. I test su animali, però, si ri velano non predittivi per l’uomo, fallendo nel loro intento di predire il risultato sugli umani il 99,7% delle volte, portando a conclusioni sbagliate e spesso pericolose. "L’etica viene quindi violata due volte, prima con il passaggio sull’animale, che viene sfruttato e violentato fisicamente e psicologicamente durante tutta la permanenza nello stabulario, poi con l’uomo, l’ultima vera cavia, a volte con esiti letali, come confermano i 250mila morti all’anno nei soli Stati Uniti per effetti post-assunzione di medicinali”.E se il mondo accademico italiano aprisse di più i suoi orizzonti, si accorgerebbe che all'estero già qualcosa sta cambiando. Per quasi 30 anni, Heartland Regional Medical Center (HRMC) a St. Joseph nel Missouri ha utilizzato gatti vivi per condurre “Corsi di supporto avanzato delle funzioni vitali in pediatria” (PALS). In passato, durante questo corso, i gatti venivano sottoposti a doloro se procedure, tra le quali l’intubazione. Oggi, sia l’Accademia americana di Pediatria che l’Associazione americana per il cuore, sostengono per questo tipo di addestramento esclusivamente metodologie moderne e non animali vivi. I moderni metodi di simulazione sono educativamente superiori e utilizzati ormai in quasi tutti i corsi PALS che si svolgono negli Stati Uniti. I medici che stanno frequentando i corsi PALS al HRMC, usano ora simulatori di pazienti dotati di alta tecnologia. Un’altra importante notizia per gli animali, un altro passo in difesa dei loro diritti: negli Stati Uniti l’Università dell’Oklahoma si è unita alla lista, sempre più crescente, di scuole di Medicina Veterinaria che hanno detto di No all’uso degli animali ed hanno compiuto l’importante passo verso l’uso delle alternative nel corso delle esercitazioni di chirurgia. Alla luce della sensibilizzazione che si sta diffondendo su que sto argomento, alla domanda "Quali informazioni predittive per l’uomo possono avere esperimenti condotti su cavalli, uccelli o pesci, geneticamente differenti dagli umani?", la risposta è nessuna. Il mondo scientifico e istituzionale, quindi, deve interrogarsi su questa contraddizione e porvi rimedio.
SALUTE EUROPA
11 NOVEMBRE 2009
Dieta Yo-yo sperimentata su topi per dimostrarne la pericolosità
Uno studio di due ricercatori italiani emigrati in USA alla Boston University, ha utilizzato il modello animale in vivo per dimostrare la pericolosità e l’inefficacia delle diete definite “yo-yo”, che comportano, cioè, salti continui tra abbuffate e semi-digiuni; lo studio identifica in questo comportamento alimentare un’analogia con la tossicodipendenza e una maggiore incidenza di obesità. La sperimentazione animale ha coinvolto topi nei quali è stata alternata un’alimentazione a base di cibo da laboratorio con cibi zuccherini al cioccolato, ovvero una dieta fortemente distante dalle necessità alimentari dei roditori, definiti genericamente frugivori. “Oltre alle implicazioni morali che devono essere prese in considerazione viste le violenze fisiche e psicologiche inflitte durante tutta la vita dell’animale da laboratorio, dal punto di vista scientifico i danni legati agli shock alimentari dovuti ai digiuni e sovra-alimentazione sono noti da tempo – dichiara Michela Kuan, biologa, responsabile LAV settore Vivisezione - grazie a investigazioni epidemiologiche effettuate su persone affette da disturbi alimentari che hanno evidenziato sia dettagli chimici che psicologici, deducibili e attendibili solo nella specie umana, rendendo questi recenti studi, protratti sui topi, del tutto superflui e inutili.” Sono decenni che si sperimenta su topi e ratti per curare l’obesità e trovare la cura miracolosa che faccia perdere peso senza fatica, ma ovviamente non è successo, anzi il numero di obesi è in tragico aumento e sarebbe più utile e corretto fare informazione e prevenzione sottolineando anche i più importanti fattori di rischio e cura, soprattutto nell’età scolastica. La ricerca di base troppo spesso si macchia di violenze inaccettabili sugli animali, che comportano lente agonie che si concludono inevitabilmente con la loro morte. Oltre alle obbligatorie considerazioni etiche, non esiste alcuna applicabilità del dato all’uomo, ma vengono lanciate solo futili promesse che fanno leva su ingenti problemi legati alla salute umana.
L'UNITA'
11 NOVEMBRE 2009
TUMORI: DA GB PILLOLA CANCRO POLMONE, 50% GUARIGIONI TOPI
LONDRA, 11 NOV - Il cancro ai polmoni potrebbe essere sconfitto, tra qualche anno. Lo dicono ricercatori britannici che, riferisce la rivista Cancer Research, stanno mettendo a punto una pillola che nei test sui topi ha evidenziato un 50% di guarigioni. L'equipe dell'Imperial College di Londra ha scoperto infatti una cura che bloccherebbe lo sviluppo di cellule tumorali, nel caso di cancro ai polmoni e in particolare di carcinoma polmonare a piccole cellule (microcitoma). Questo tipo di tumore, molto comune, si diffonde rapidamente e difficilmente puo' essere affrontato chirurgicamente. Di solito si interviene con la chemioterapia, ma dopo risultati inizialmente incoraggianti, il tumore si riproduce e diventa immune ai trattamenti. Con questa scoperta invece, si attaccherebbe il microcitoma e si impedirebbe l'estensione e il contagio inducendo poi le cellule cancerose all'autodistruzione. Per ora la pillola e' stata testata su topi: in meta' dei casi, il cancro e' scomparso del tutto. ''Siamo felicissimi di questa scoperta - ha detto il professor Michael Seckl che ha diretto le ricerche -; normalmente le possibilita' di sopravvivenza al microcitoma sono poche. Negli ultimi trent'anni i progressi sono stati limitati''.
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