IL SECOLO XIX
11 OTTOBRE 2009
Altro cavallo ucciso in Valgraveglia Una taglia come nel Far West E a Radio19 nasce in diretta “Adotta un cavallo”
In diretta questa mattina su Radio 19 è nata l’iniziativa “Adotta un cavallo”. Ospite della trasmissione “Due ore del Secolo” è stato Enrico Bertozzi, giornalista che lavora per le riviste di equitazione, grande appassionato di cavalli e del parco dell’Aveto. Bertozzi ha assicurato che almeno alcuni degli animali potrebbero vivere in un maneggio perché hanno un passato di cavalli da sella e sono stati poi abbandonati. È nata così l’iniziativa “Adotta un cavallo”. Bertozzi ha invitato chi fosse interessato a questa eventualità a mettersi in contatto al 333-2865801.
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LA VICENDA SVELATA DAL SECOLO XIX
Provincia di Genova - «Non siamo mica in Arizona», protesta il sindaco di Ne, Cesare Pesce; «non siamo mica nel Texas», gli fa eco il sindaco di Borzonasca, Giuseppe Maschio. Invece, le valli Sturla e val Graveglia (nel levante di Genova) sembrano diventate davvero il Far West, da quando hanno ammazzato un puledro, una fucilata al cuore che tradisce rancori covati a lungo.
La storia, riportata questa mattina in prima pagina sul Secolo XIX, va avanti da anni: fra i piani del monte Biscia e il lago di Giacopiane, conifere e castagni, galoppano mandrie di cavalli bardigiani. E nessuno li sorveglia: «Devastano gli orti, fanno paura ai bambini, sporcano le strade, non ne possiamo più», sospira il sindaco Pesce.
Questa mattina, secondo quanto appreso dal Decimonono, al mistero si è aggiunto un altro tassello, perché un altro cavallo è stato trovato morto, anche lui ucciso a fucilate, a poca distanza da dove era stato trovato l’altro.
La notizia è stata diffusa dall’associazione Un Cavallo per Amico che, insieme con Enpa e Wwf, rivolge un appello «a tutti i cacciatori seri, che portano avanti la loro passione nel rispetto delle regole e della natura, e agli abitanti della zona di Borzonasca e del parco dell’Aveto, affinché collaborino con le autorità per individuare il responsabile» di questi fatti.
Da parte sua, l’associazione offre una ricompensa di 1500 euro «a chi vorrà essere determinante in tal senso»; per contattare l’associazione si può scrivere a [email protected] .
IL SECOLO XIX
11 OTTOBRE 2009
Gli animalisti contro il sindaco di Ne: pronti a bloccare la cattura
Provincia di Genova - IL TAM-TAM è stato rapidissimo sul web. La notizia dell'uccisione di due cavalli in alta Valle Sturla si è diffusa capillarmente. Ma ancor più rumore hanno fatto le dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Ne Giuseppe Pesce al Secolo XIX: «Stavolta il piano di cattura lo facciamo sul serio, non ci limitiamo a prenderne due o tre. Devastano gli orti, fanno paura ai bambini, sporcano le strade. Potrebbero diffondere malattie, danneggiare le auto, prende a calci qualcuno: non ne possiamo proprio più».
Così, di fronte alla richiesta di squadre di cow-boy incaricate di braccare i cavalli per poi, evidentemente, destinarli al macello, numerosi appassionati hanno preso a organizzarsi e, su Internet, nei forum e nei blog, ma anche telefonicamente, si dicono pronti a cavalcare fino alla Malga di Perlezzi per bloccare le catture degli animali. «Si parla di riunioni in prefettura, di piani per sbarazzarsi definitivamente dei cavalli presenti nell'entroterra del Tigullio - dice Paola Marinari della Onlus "Un cavallo per amico" - Dice il sindaco di Ne che le mandrie rappresentano un pericolo, ma così si ribalta il problema. Oggi contiamo due cavalli uccisi a fucilate, non due persone aggredite o scalciate da puledri o stalloni. Vogliono catturare gli esemplari allo stato brado? Mi fa piacere che gli appassionati e gli amanti si dimostrino uniti e pronti a reagire e non posso escludere che in tanti decideranno di intervenire, a cavallo, per bloccare le catture». s. t.
IL SECOLO XIX
11 OTTOBRE 2009
Costruire grandi recinti ad alta quota
La proposta dell'esperto
BORZONASCA (GE). «Il problema è serio. La situazione allarmante. Occorre scoprire chi ha ucciso i due cavalli alla Malga di Perlezzi, ma anche trovare una sistemazione per i cavalli della valle Sturla, della val d'Aveto e della piana del Biscia». Lo dice Enrico Bertozzi, appassionato ed esperto, uno che in sella trascorrere mesi interi, galoppando e campeggiando sulle ippovie istituite nel parco dell'Aveto: «Niente catture, semmai sarebbe opportuno costruire ampli recinti alle quote più alte e lì lasciare gli animali in uno stato semi-brado. Liberi, ma sotto controllo. Solo così, questi animali potranno continuare ad essere una risorsa per l'entroterra del Tigullio e smetteranno di rappresentare, per qualcuno, un problema».
IL TIRRENO 11 OTTOBRE 2009
Dopo cinque mesi di agonia è morto il cane Argante L’Enpa accusa ancora l'Asl
Emilio Guariglia
ROCCALBEGNA (GR). Argante ha finito di soffrire. Mesi di atroce agonia, l’altra notte l’abbraccio liberatorio della morte. Morte annunciata, eppure mai ostacolata da nessuno. Ed è per questo che la brutta storia di Argante è approdata alla Procura della Repubblica, con una dettagliata denuncia dell’Enpa. Già, l’Enpa, Ente nazionale protezione animali. Perché Argante era un cane, un meticcio. Insieme con Morris, un pastore abruzzese, ha avuto un destino di sfortuna pari alla tenerezza dei suoi ultimi sguardi. Attraverso chissà quali vie, è finito in una specie di “lager”. A gestirlo un uomo di Roccalbegna, che nel suo appezzamento di terra teneva una dozzina di quattrozampe in condizioni spaventose. L’uomo ora è in carcere, a Prato, dove sconta una condanna per violenze su esseri umani alla quale se n’è sommata una per i maltrattamenti agli animali. Circa due anni fa - dopo l’arresto - una decina dei “suoi” cani furono sequestrati dalla Procura e portati in un canile. Argante e Morris, non è chiaro perché, furono invece lasciati lì, “custoditi” dai familiari del carcerato. Custoditi tra virgolette, perché di fatto Morris e Argante sono rimasti a sopravvivere nel lager. Sempre alla catena lunga un metro, esposti al sole e agli acquazzoni, malnutriti. Alla fine dello scorso maggio l’Enpa, che aveva collaborato attivamente alla prima denuncia di quell’inferno, compie un blitz. Una volontaria locale e la presidente provinciale, Marlena Giacolini, vanno a vedere come stanno Argante e Morris. Li trovano allo stremo, Argante in agonia. Marlena, il 23 maggio, descrive l’orrore in un esposto denuncia verbalizzato dai carabinieri di Roccalbegna. Sono senza cuccia, scrive Marlena, bevono acqua putrida, Argante appare «divorato dalla lesmania». L’esposto parte per le sedi competenti (Procura, Asl, Comune), ma a quanto pare non trova seguito. Così quattro mesi più tardi la Giacolini e l’Enpa tornano a Roccalbegna. E verificano che, se possibile, lo stato di salute dei due cani è peggiorato ancora. Furiosa, la presidente dell’Enpa va all’attacco: rende pubblica la vicenda attraverso il Tirreno e al tempo stesso (lunedì 28 settembre) va in Procura e denuncia l’Asl di Castel del Piano per omissione di intervento e conseguente maltrattamento di animali. Argante - dice la Giacolini - sta morendo tra sofferenze indicibili, che avrebbero potuto essergli risparmiate - se proprio non lo si poteva più curare - almeno con l’eutanasia. Due giorni dopo l’Asl 9 replica. Prima ricorda di essersi interessata alla vicenda ma di non aver potuto effettuare visite e prelievi per la mancata collaborazione dei proprietari dei cani; poi evidenzia come, in concomitanza con l’uscita dell’articolo sul Tirreno, i veterinari siano andati a visitare i due animali; quindi annuncia di aver inviato una relazione al sindaco, invitandolo a “ordinare” cure specifiche o il trasferimento degli animali a un canile; infine sottolinea come non sia facile sottrarre dei cani ai legittimi proprietari contro la volontà di questi ultimi. «Tutte scuse», tuona oggi Marlena Giacolini. «L’Asl di Castel del Piano si è mossa solo dopo la giornalata. La visita l’hanno fatta martedì 29 settembre, il giorno successivo all’articolo. E che visita: né prelievi né altro, per Argante, in fin di vita, i veterinari hanno ordinato uno shampoo antiparassitario. Dopodiché sono tornati, ma per microchippare i due animali. Intestandoli a chi? Al padrone che si trova in carcere a Prato, condannato anche per maltrattamenti su animali». L’Enpa decide quindi di agire da sé. Chiama il dottor Marco Aloisi, veterinario del Crasm di Semproniano, che il 5 ottobre visita i cani, diagnostica per Argante una grave forma di rogna e invia il sangue di entrambi gli animali all’istituto zooprofilattico per tutti gli approfondimenti necessari. Argante, però, non ha più bisogno di nulla. I suoi occhi giganteschi, l’ultimo segnale di vita in una carcassa di ossa e piaghe, nella notte fra il 5 e il 6 ottobre si sono finalmente chiusi. «Il tardivo intervento dell’Asl - conclude Marlena Giacolini - è maltrattamento. Per tutta la sofferenza che almeno dal 23 maggio scorso questo animale, sempre tenuto a catena, ha dovuto subire». IL TIRRENO 11 OTTOBRE 2009
Chi doveva agire ha agito tardi e in modo del tutto sbagliato
Provincia di Grosseto - Il fatto che, da parte mia, non ci sia stato un riscontro immediato alla replica dell’Asl di Castel del Piano pubblicata dal Tirreno il 30 settembre, non è casuale: non è nel mio stile imbastire polemiche sterili. Mi servo esclusivamente di prove tangibili e le prove sono qui, in queste foto che parlano da sé e nel certificato redatto dal dottor Marco Aloisi: l’Enpa lo ha incaricato di visitare i cani e lui professionalmente, il 5 ottobre, l’ha fatto. Morris, il pastore abruzzese, se curato, ce la può fare; Argante, il meticcio, era chiaramente “alla frutta”. E non poteva essere certo uno shampoo “taumaturgico” per pulci a compiere il miracolo. C’è di più: queste abluzioni prescritte dall’Asl avrebbero dovuto espletarsi in loco, in un ambiente degradato e malsano, dove non esiste acqua corrente e per effettuarle avrebbero dovuto portarcela, forse, con l’arcaico pentolone, lungo una discesa ripidissima e pietrosa di oltre 200 metri. Pazzesco. Dal certificato si evince che Argante presentava la rogna e un grave stato di denutrizione; il referto dell’Istituto Zooprofilattico, tramite i prelievi di sangue, dirà il resto. Trapela invece tra le righe scritte dall’Asl un sottile sarcasmo per quella forma di esagerazione tipica del volontariato animalista. È vero, a volte quest’aspetto esiste. Ma non è il mio caso. Le varie istituzioni con cui ho il piacere di interloquire e collaborare quotidianamente possono confermare che ho il “brutto difetto” di difendere gli animali all’insegna della legalità e che la mia “ratio” collima con una determinazione di “rompiballe” scevra da fanatismo. Eppure, a quanto pare, questa insistenza non basta, visto che il cane è morto dopo aver patito per ben 5 mesi. Se la mia denuncia, risalente al 23 maggio, fosse stata meglio valutata, tenendo, soprattutto presente in che mani “ultranote” fossero i cani, forse non si sarebbe arrivati a tanto. A volte mi sorge il dubbio venga dimenticata l’applicazione delle leggi in materia: buonismo francescano? Carenza di diottrie? O distrazione all’italiana? So per certo che l’Asl è intervenuta il giorno seguente all’uscita dell’articolo: non sarebbe stato più opportuno trasferire subito gli animali in un posto adeguato dove curarli, forse con qualcosa in più di un semplice shampoo antiparassitario? So anche che è ritornata per microchipparli. Intestandoli a chi? A un soggetto processato e condannato per maltrattamento di animali, oggi assente perché recluso - per ben altri motivi - in un casa circondariale. Non sarebbe stato il caso, allora, di fare luce sulla provenienza di Argante e Morris, “piombati all’improvviso” dopo un sequestro di ben dieci cani? No comment. - Marlena Greco Giacolini / Presidente Provinciale Enpa LA GAZZETTA DI MANTOVA 11 OTTOBRE 2009
Rubati due cani da una corte agricola
BORGOFORTE (MN). Ormai i ladri ci hanno abituato ad ogni genere di furti. Ma pensare che si muovano nella notte solo per impadronirsi di una coppia di cani ci sembra eccessivo. E’ comunque successo a Scorzarolo, nella corte agricola di A.G.. Gli animali sono stati catturati senza colpo ferire. Il proprietario, A.G., di 71 anni, ha presentato denuncia ai carabinieri di Borgoforte che hanno avviato le indagini. I cani sono due «spinoni» italiani. O erano esemplari magnifici, oppure la loro scomparsa potrebbe essere legata ad un contenzioso tra il padrone e i ladri. IL PICCOLO GORIZIA 11 OTTOBRE 2009
Vaga impaurito lungo la regionale 56 Catturato dopo un ora maialino vietnamita
di FRANCESCO FAIN CORMONS
Provincia di Gorizia - Vagava impaurito lungo la strada regionale 56, all’incrocio con via Vino della Pace. Ad accorgersene tanti automobilisti che l’avevano scambiato per un cinghiale. In realtà, si trattava di un maialino vietnamita, forse scappato dal giardino di un’abitazione. Molte le frenate al limite e le sterzate improvvise per non investirlo. Alla fine, è scattato l’allarme. La compagnia dei carabinieri di Gradisca d’Isonzo ha immediatamente allertato la Guardia forestale che si è portata sul posto. In un primo momento, non ha trovato traccia del ”presunto” cinghiale, poi verso mezzogiorno l’animale è ricomparso tornando a mettere in difficoltà gli automobilisti. È stato in quel momento che gli agenti l’hanno individuato e hanno potuto stabilire con certezza che non si trattava di un cinghiale, bensì di un maialino vietnamita. Rispetto agli esemplari ”indigeni”, tale specie ha una taglia più piccola: inoltre, il colore è più scuro. La bestiola continuava a vagare, visibilmente, impaurita lungo la strada. «Abbiamo chiamato anche il servizio della Polizia provinciale: con apposite reti, dopo un’ora di tentativi andati falliti, siamo riusciti finalmente a catturare il maialino. Pesa una quindicina di chili e ha dimostrato di possedere una grandissima velocità, tant’è che è sfuggito più volte alla cattura», raccontano le guardie forestali accorse sul posto. Il maialino è stato condotto al centro recupero animali di Fossalon dove è stato sottoposto ai controlli sanitari anche se le sue condizioni sono buone. «Il proprietario è pregato di mettersi in contatto con la stazione della Forestale di Gorizia chiamando lo 0481-81288 o il 335-1313497», la sottolineatura degli agenti. I maialini nani vietnamiti (o maiali vietnamiti del potbelly) sono stati selezionati negli anni Sessanta partendo da maiali del Vietnam. Sono stati introdotti dapprima in Svezia e in Canada e successivamente negli Stati Uniti e in Europa nei giardini zoologici.
IL MESSAGGERO
11 OTTOBRE 2009
Se ne parla poco e si denuncia ancor meno ma il fenomeno dei “bocconi avvelenati"..
MONIA ANGELUCCI
Rieti - Se ne parla poco e si denuncia ancor meno ma il fenomeno dei “bocconi avvelenati” sta assumendo proporzioni sempre maggiori anche nel Reatino. Dopo Sant’Elia, dove l’allarme è ora rientrato, le ultime segnalazioni giunte alla Forestale portano dritte a Campoloniano. Parliamo dell’uccisione di animali mediante l’uso di esche (preparate mescolando alla carne veleni di ogni tipo o frammenti di vetro) che vengono disseminate ovunque, sia nel perimetro cittadino che extraurbano, per colpire il vicino, annientare la concorrenza (le lotte tra cacciatori o tra tartufai), eliminare selvaggina considerata nociva o più semplicemente per crudeltà verso gli animali. Creando oltretutto problemi di igiene pubblica e sicurezza e danni all’ecosistema. Nei giorni scorsi teatro dell’ennesimo atto di vigliaccheria è stata via dell’Informatica. E’ lì che qualcuno, spinto non si sa bene da cosa, ha gettato bocconi tossici all’interno di alcuni giardini privati: esche che da un primo esame sono risultate contenenti metaldeide, un pesticida per lumache che troppo spesso viene usato come strumento di morte per animali domestici e randagi. Due famiglie colpite, due cani morti dopo un’atroce agonia e tre scampati alla trappola perché i bocconi, per fortuna, l’avevano solo leccati. «Come da prassi - spiegano dall’ambulatorio veterinario Centro Italia che ha preso in cura i cinque cani avvelenati - abbiamo segnalato l’accaduto al sindaco di Rieti e alla Asl e inviato all’istituto zooprofilattico i bocconi e le carcasse degli animali». Una denuncia in Questura è stato invece lo strumento a disposizione dei proprietari per attivare le indagini e rompere il muro di silenzio che troppo spesso alimenta chi vede e non denuncia o sa ma non parla.
IL MESSAGGERO
11 OTTOBRE 2009
Ancora una triste storia di abbandono e maltrattamenti di animali in Ciociaria
Morolo (FR) - Ancora una triste storia di abbandono e maltrattamenti di animali in Ciociaria. E’ accaduto l’altro giorno nel piccolo centro lepino di Morolo, ma la notizia ha avuto conferme solo nelle ultime ore. Una donna di circa 60 anni del posto è stata denunciata per aver ucciso a bastonate un gattino di pochi mesi di vita, reo di aver disturbato la quiete della famiglia con continui gemiti. Qualche giorno fa, alcuni vicini della donna, alla periferia nord di Morolo, poco lontano dal confine con Sgurgola, si sono accorti dei maltrattamenti che la donna stava perpetrando nei confronti del gattino.
Ma si sono spinti anche oltre. Hanno preso una telecamera e ripreso il tutto registrandolo poi in un dvd. Avute le prove dei maltrattamenti nei confronti dell’animale, i vicini della donna si sono rivolti ai responsabili locali dell’Enpa, l’Ente di protezione degli animali. Questi ultimi, dopo aver condannato duramente l’accaduto, si sono rivolti ai carabinieri della Compagnia di Anagni che, svolti i dovuti accertamenti del caso ed avuto le prove del reato tramite il filmato, hanno provveduto alla denuncia per maltrattamenti di animali della donna. Non è la prima volta che il Nord della Ciociaria è teatro di fatti del genere. Già Morolo salì alla ribalta della cronaca poco più di un anno da per il ferimento con un’arma da fuoco di un cane di proprietà proprio del rappresentante Enpa e WWF, Raffaele Bianchi che da anni si batte per il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente e degli animali. Allora il fatto e quest’ultimo, hanno scatenato sconcerto tra gli abitanti del piccolo centro lepino che hanno condannato duramente l’accaduto. In precedenza era toccato alla città di Ferentino registrare gravi fatti di maltrattamenti e poca cura degli animali. In un primo caso era stato denunciato per abbandono il proprietario di un cane che aveva ferito un simile di un vicino e l’altro caso era quello della denuncia di alcuni campani possessori di cavalli per maltrattamenti nella città ernica.
LUNASET
11 OTTOBRE 2009
Maltrattamenti di animali, due denunce in alta Irpinia
Montella (AV) - (11 Ottobre) Articolata attività dei Carabinieri della Compagnia di Montella nell’ambito dei servizi predisposti dal Comando Provinciale Carabinieri di Avellino, finalizzati alla prevenzione e la repressione dei reati connessi al maltrattamento di animali.
Nonostante i continui e ripetuti appelli di sensibilizzazione alla cittadinanza alla cura ed alla tutela degli animali, i Carabinieri della Compagnia di Montella hanno messo in campo le loro forze per prevenire e contrastare il preoccupante fenomeno in questione, predisponendo appositi controlli in tutto il territorio di competenza. Grazie alla proficua attività info-operativa e confortati anche da alcuni spunti informativi derivanti dall’approfondita conoscenza del territorio e della realtà locali, i Carabinieri hanno potuto effettuare i mirati servizi ed individuare i responsabili di maltrattamenti e registrare numerosi casi in cui sono state constatate le precarie condizioni di igiene ed i luoghi angusti in cui gli animali venivano custoditi e/o trasportati. Dall’inizio dell’anno, infatti, numerose sono state le persone, tra cacciatori ed allevatori incappati nei controlli dei Carabinieri. Nella maggior parte dei casi, infatti, i cani da caccia, vengono stipati nei cofani delle automobili dagli ingrati proprietari che provengono dalle province limitrofe ed arrivano in Alta Irpina per cacciare avvalendosi delle capacità venatorie dei propri animali che, tuttavia, troppo spesso, costringono a patire inutili sofferenze perché trasportati per lunghi tragitti stipati, quasi soffocati, nei cofani angusti delle loro vetture, in gabbie troppo piccole e ristrette. A seguito di tali spregevoli comportamenti, numerose sono state le denunce in stato di libertà da parte dei Carabinieri di Montella per “maltrattamento di animali”. Nel corso degli controlli effettuati nei giorni scorsi, invece, i controlli dei Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Montella, sono incappati alcuni allevatori che trasportavano animali da macellazione, in particolare bovini e suini, in pessime condizioni igienico-sanitarie e trasportati in numero maggiore rispetto alla capienza dei mezzi. Numerose sono state le violazione accertate e le relative contravvenzioni contestate per un totale di oltre 5.000 euro, per diverse tipologie di violazioni, specie carenze igienico-sanitarie. In alcuni casi gli animali venivano trasportati senza la necessaria autorizzazione sanitaria del mezzo di trasporto perché mai rilasciata o scaduta. In altri casi perché i bovini trasportati non erano accompagnati dal documento di trasporto che ne attesta la provenienza, ossia la c.d. “Dichiarazione di provenienza degli animali”. In altri casi la mancanza di certificazione sanitaria che attesta, in pratica, la disinfestazione del veicolo. In tutti i casi gli animali venivano trasportati per un numero superiore alla capienza massima consentita. Gli allevatori sono stati tutti contravvenzionati e segnalati al Servizio Veterinario delle ASL competenti.
IL TIRRENO 11 OTTOBRE 2009
Quando gli animali non sono una priorità
Fabrizio Brancoli
Mahatma Gandhi disse: “il livello morale di un popolo si può giudicare dal modo in cui tratta gli animali”. Era la prima metà del Novecento; c’è da chiedersi quanto queste parole siano recepite come attuali da chi guida le nostre società. Nel suo piccolo, anche Luca Lunardini - figlio di un noto veterinario - ha detto una cosa importante. «Il canile è in condizioni inadeguate per una città come la nostra. Occorre realizzare in tempi brevi un nuovo canile sanitario, con annesso un canile-rifugio eventualmente intercomunale, dotato di ampi spazi verdi e ingresso libero». Era l’aprile 2008, in campagna elettorale. Lunardini oggi è sindaco ma del progetto canile nessuno si occupa. E non è un’eccezione. Molti altri sindaci, e aspiranti tali, hanno speso parole e marketing politico su questo tema, retrocedendolo poi a tema secondario una volta eletti. La verità è che la sensibilità verso gli animali non è considerata una priorità: è un optional. Un grimaldello per entrare nei favori della gente. Nella civile Versilia, per aiutare questi esseri viventi sfortunati e innocenti, abbiamo sette Comuni, una Asl e nessun accordo; solo promesse. Chi vuole davvero fare la differenza, ora? Chi, con concretezza, vuole destinare un terreno e un investimento a questa scelta di civiltà? Chi, prima delle prossime elezioni? LA NUOVA FERRARA 11 OTTOBRE 2009
A Bologna 1.600 caprioli da abbattere
BOLOGNA. In provincia di Bologna ci sono 1.600 caprioli da abbattere. Lo annuncia Gabriella Montera, assessore alla Pianificazione faunistica. La cifra, che farà sobbalzare qualsiasi animalista, è invece inferiore a quella annunciata ad aprile. La decisione di consentire ai cacciatori un abbattimento di animali selvatici è giustificata con il frequente impatto tra la vita di questi animali e le attività umane: dai danni procurati all’agricoltura fino agli incidenti causati sulle strade. «Mettere d’accordo ambientalisti, cacciatori e agricoltori è come muoversi fra i cristalli - dice l’assessore Montera - nei cacciatori poi interviene un elemento di passione che spesso li priva del raziocinio: basti pensare he quando abbiamo comunicato le nostre intenzioni sugli abbattimenti di caprioli, l’Urca (Unione regionale dei cacciatori ambientalisti, ndr) ci ha denunciato perchè avremmo potuto abbattere capriole gravide». A commentare in senso negativo la decisione è Luca Finotti, consigliere del Pdl. Il consigliere non è contrario all’abbattimento dei caprioli, bensì sottolinea che il problema semmai è che a questo non si è pensato prima: «Per troppo tempo la Provincia ha pensato al contenimento dei soli cinghiali, poi sono spuntati i caprioli e i cervi e non è stata in grado di pianificare». Attenzione, aggiunge Finotti, perchè qui ne va della salute dei cittadini: penso agli incidenti stradali ma anche alle malattie che questi ungulati si portano dietro». Altra nota dolente sono i censimenti: «Sono sempre parziali - dichiara Finotti - e poi bisogna farli nel modo giusto, cioè in più punti e contemporaneamente». Sempre il Pdl allarga la questione alla fauna ittica: Giuseppe Sabbioni, consigliere Pdl, denuncia le fortissime morie di pesci nei fiumi minori e chiede: «Come stanno i nostri pesci tradizionali? Il vairone, il cavedano, il barbo hanno ancora una buona presenza? Le nostre acque stanno subendo un’involuzione: occorre monitorare il loro stato di salute». LA NUOVA VENEZIA 11 OTTOBRE 2009
L’acquario è solo una prigione
Apprendiamo dalla stampa che la giunta comunale veneziana ha in questi giorni approvato un atto di indirizzo relativo al recupero e al riuso di Forte Marghera, in cui è prevista la creazione di un parco giochi, un orto botanico, un outlet, un acquario. Sottolineando la necessità di una discussione che coinvolga cittadinanza e associazioni su una scelta così importante per un’area di notevole estensione e interesse storico, monumentale e naturalistico, esprimiamo fin da ora la nostra netta contrarietà alla realizzazione di un acquario. Non vogliamo animali rinchiusi in spazi in ogni caso ristretti e limitati, costretti a una vita innaturale. Esistono altri modi per conoscere la loro vita. L’apparente allegria dei delfini, ad esempio, è solo dovuta alla mancanza di muscoli facciali complessi. In realtà subiscono faticosi addestramenti, trattati, nella maggioranza dei casi, come dei giocolieri da addestrare che devono continuamente esibirsi. Chiediamo pertanto di tener conto della necessità del rispetto verso gli animali, condivisa fortunatamente da sempre più persone, cancellando dal progetto tale prigione a vita. Associazione Vegerariana / e altre sette firme / Venezia
IL GIORNALE
11 OTTOBRE 2009
BASTA CAVALLI: ORA IL PALIO E' UNA SFIDA TRA GALLINELLE
CORSA In provincia di Cuneo pennuti scatenati nella gara più attesa dell’anno. Ma chi usa le ali viene squalificata
Sanfrè (Cuneo) Oggi è il grande giorno per Sanfrè, piccolo comune del Roero in provincia di Cuneo. Alle 16, dopo il rullo dei tamburi, va in scena la gara più attesa dell'anno: il Palio delle galline o per dirlo come vuole la tradizione del dialetto piemontese: Ciapa la galina, ossia prendi la gallina. La gara di velocità tra pennuti è il momento clou della festa padronale e coinvolge una ventina di concorrenti che arrivano agguerriti ai nastri di partenza con la loro beniamina: la coccodè più bella e potente del pollaio. Toccherà a lei, la gallina vezzeggiata e allenata tra una covata e l'altra durante tutto l'arco dell'anno, tenere alto l'onore del suo borgo, vincendo la corsa contro le rivali del paese.
Al via gli animali vengono appoggiati per terra e lasciati liberi: non vanno assolutamente toccati fino alla fine del percorso. Fazzoletto colorato al collo, spronate dal loro coach e incitate da un tifo da stadio, le concorrenti si sfidano lungo un percorso di 30 metri per tagliare il traguardo e godersi il primo premio: un piatto di grano. Il regolamento prevede una sola norma da rispettare rigorosamente: alle «atlete» è severamente vietato usare le ali, alla fine del percorso ci si arriva solo camminando. E far camminare una gallina in mezzo a centinaia di persone che fanno il tifo non è semplice. L'arena dove si svolge il palio non è altro che una porzione di piazza, chiusa da transenne ricoperte da sacchi di juta, per evitare che gli animali si facciano male se per caso svolazzassero nella direzione sbagliata, ma più spesso accade che decidano di non muoversi per farsi una bella «crocchiata» - una cantata - proprio in mezzo al campo di gara. La tradizione del Palio delle galline risale al 1600, quando i nobili che governavano la città decisero di concedere a un contadino privilegi per tutto l'anno. Doveva però guadagnarseli vincendo la sfida delle pule, le galline più giovani e ruspanti del pollaio. Per 12 mesi l'animale diventava intoccabile, mentre il suo padrone non avrebbe pagato le gabelle, le tasse ai suoi signori.
L'ARENA GIORNALE DI VERONA
11 OTTOBRE 2009
SAN GIOVANNI ILARIONE (VR). Oggi la competizione
Palio delle rane Occhio al codice e alle sanzioni
Regole e percorso nuovi per evitare maltrattamenti
San Giovanni Ilarione (VR) - Il «gran prix» delle rane sulle carriole, in programma oggi alle 17, cambia regole e ha come «sponsor» la legge e gli articoli del Codice penale che riguardano il maltrattamento degli animali.
«Al debutto, lo scorso anno, la foga dei contradaioli ci ha sorpreso e sebbene tutte le rane ne siano uscite indenni, la velocità ha messo a repentaglio il benessere degli animali. Così quest’anno», spiega Susy Prando, che per la Pro loco coordina il Palio delle rane con carriola, «abbiamo rivisto il regolamento ed il percorso in modo che si possa garantire uno spettacolo divertente basato sull’abilità e la fortuna e si salvaguardino gli animali. Il nuovo regolamento è stato consegnato agli otto rappresentanti delle squadre in gara assieme al testo della legge 189 del 2004 sul maltrattamento degli animali e agli articoli 544 ter e quater del Codice penale che prevedono e puniscono questo reato». Per vedere come l’organizzazione ha pensato di rivedere la corsa basterà ricavarsi un angolino oggi alle 17 lungo via IV Novembre: è qui che il Palio prenderà vita. A precederlo, alle 15, la sfilata della banda “Roccamalatina” di Guiglia (Modena) che accompagnerà le contadinelle. Alle 16 c’è la battitura in piazza dei marroni e la degustazione di «polenta e scopeton». Tornando alle rane, che sono approdate in paese un paio di giorni fa dopo una «crociera» dall’Egitto a Chioggia, a salvaguardarle è un nuovo percorso ad ostacoli, un impegnativo dosso ma anche un ingegnoso sistema inventato dagli organizzatori che renderà impossibile la corsa ai contradaioli. Otto le contrade in gara, contraddistinte ognuna da un colore, e quattro i portacolori di ogni contrada: la gara è una staffetta con tre passaggi di testimone, anzi di carriola, su cui sarà posizionata una rana. Farà la differenza l’andatura più regolare capace cioè di tranquillizzare l’animale tanto da non farlo saltare. Nel caso accada si riparte solo a rana recuperata e riposizionata. La giornata clou della settantaquattresima edizione della Sagra delle castagne, che la Pro loco, il Comune e le associazioni del paese hanno aperto giovedì, proseguirà in serata con il liscio dell’orchestra “Meri & Elisa” nel piazzale della chiesa. Domani alle 10 in piazza Moro dimostrazione pratica di lavorazione del formaggio. Alle 21 musica con l’orchestra “Rossella Ferrari e i Casanova” e alle 23 spettacolo pirotecnico.P.D.C.
IL GIORNALE
11 OTTOBRE 2009
EMOZIONI VECCHIE E NUOVE CON I FUNAMBOLI DEL CIRCO
Al Palalottomatica dal 14 al 18 ottobre gli spettacoli della più grande «famiglia» americana. In scena anche elefanti e bassotti
Alessandra Miccinesi
RBBB, che sta per Ringling Bros. And Barnum & Bailey, è un acronimo poco evocativo per l’Italia anche se profuma di storia e contratti firmati all’ombra del Colosseo. Più che un nome, è uno storico marchio di fabbrica per gli Usa, scintillante e lungo come la carovana di quattordici Tir che trasporta le ottanta persone dello staff del Circo Americano. Mitico entourage che con «Circus Party & Show» spettacolo interattivo della durata di due ore, applaudito da un milione e duecentomila spettatori dalla Florida a Puerto Rico, il 14 ottobre per la prima volta in 139 anni debutta in Italia (a Roma al Palalottomatica) con la regia di David McKelly. Le novità di quest’esordio che punta sulla tecnologia, ma strizza l’occhio alla polverosa pista calcata da Buffalo Bill - nel 1881 il fondatore del Greatest Show on Earth, Phineas Taylor Barnum, si mise in società con James Bailey dando vita al Barnum & Bailey Circus, poi acquisito dai Ringling - sono tante. Prima tra tutte la location. Al posto della classica tenda, il Circo Americano effettua lo spettacolo tra pareti di cemento. E per dare valore aggiunto alla rappresentazione introduce il fattore interattività. Grazie al pre-show, tutti coloro che hanno sempre sognato di dondolare da un trapezio o di camminare in equilibrio su un filo avranno l’opportunità di cimentarsi. Trenta minuti prima dell’apertura del sipario, le famiglie in possesso del biglietto scenderanno in pista per incontrare artisti come Justin Case, il ciclista temerario; potranno imparare giochi di prestigio, indossare i costumi di scena, vedere da vicino l’anello d’acciaio su cui sfrecceranno i motociclisti a 105 km/h e carpire i segreti del magico universo circense. Un’arte le cui origini si perdono nella notte dei tempi e che ha avuto la sua culla in Europa. Nel Nuovo Mondo, infatti, il circo mise radici solo nel 1793. Ed è questo uno dei motivi per cui nel Circus Party & Show non figurano artisti americani, ma professionisti di altre nazionalità reclutati in giro per i continenti: 24 talents impegnati in un faraonico tour europeo che punta a divertire i bimbi con cannoni spara-confetti, e ad abbagliare la fantasia degli adulti con settanta spot light mobili che creano la scenografia. Uno show incalzante, senza pause, che mescola con ritmo passato e futuro, elementi tradizionali come i domatori di leoni a numeri più moderni al solo scopo di emozionare il pubblico. Con buona pace degli animalisti, che hanno minacciato di boicottare le performance in cui figurano anche tre elefanti asiatici e nove piccoli bassotti. Il Ringling Bros. And Barnum & Bailey respinge le accuse di maltrattamento sugli animal. Repliche fino al 18 ottobre.
LA GAZZETTA DI MODENA 11 OTTOBRE 2009
La Gazzetta regala ai lettori una serata al Circo di Mosca
MODENA. Tutto pronto per il via agli spettacoli del famoso circo di Mosca che esordirà a Modena, in via Divisione Acqui, il prossimo giovedì 15 ottobre, alle 21.15. Il tendone resterà in città fino al 25 ottobre. I lettori della Gazzetta avranno l’opportunità di assistere gratis alla “prima”. Basta consegnare il coupon in originale alla cassa del circo per avere diritto all’accesso. Questa è la quinta tournée ufficiale del circo di Mosca nel nostro Paese che si è potuta organizzare grazie all’accordo organizzativo tra David Roscoe e la Cdo Srl. «Quello che sta per debuttare a Modena - spiega David Roscoe - è un grande spettacolo che approda in Italia per un tour di tre mesi in una straordinaria struttura gialloblù che ricostruisce la piazza Rossa di Mosca dove abitualmente ogni anno si svolge il Festival Mondiale del Circo con la partecipazione dei più grandi artisti del mondo e dove abitualmente vengono ospitati anche rappresentanti italiani». Tutti i giorni la troupe proporrà due spettacoli che non avranno numeri con animali: alle 17 e alle 21.15, domeniche alle 10.30 e 17, martedì e mercoledì riposo. (n.c.)
IL GIORNALE
11 OTTOBRE 2009
NERINO RANDAGIO COL PASSAPORTO (PER AMORE)
Lui, un vagabondo, abita in un paese, lei, una meticcia, in un altro. Per raggiungerla ha sfidato i divieti burocratici e l’ira dei turisti. Sembrava destinato alla galera ma è scesa in campo la diplomazia. Con un curioso permesso di soggiorno
ROMEO È stato adottato dal quartiere e ha una vita difficile alle spalle Ma anche un nuovo futuro
Eleonora Barbieri
Provincia Della Spezia - L’incontro d’amore è nel pomeriggio. Dopo pranzo Nerino, cane meticcio e randagio comincia a gironzolare. Mezz’ora e raggiunge la sua innamorata Peggy. Anche lei meticcia, ma accasata. La distanza fra Nerino e Peggy è solo di tre chilometri, ma la burocrazia fra loro aveva scavato un abisso. Nerino sconfinava illegalmente, ogni giorno rischiava l’arresto. Fino a che un po’ di altra burocrazia è riuscita a superare l’inghippo: così ora Nerino ha il permesso di intrufolarsi in territorio straniero. Anche se lui se n’è sempre fregato, visto che non ascolta le ordinanze comunali, né tanto meno le lamentele di certi turisti.
Nerino abita a Marinella di Sarzana, estremo sud della Liguria, appena prima del confine con la Toscana. Ma per amore non ha cambiato regione: l’istinto e il cuore lo spingono ogni giorno verso nord per quei tre chilometri che gli servono ad arrivare a Luni Mare. Sembra niente. Invece Marinella è sotto il comune di Sarzana e lì risiede Nerino, adottato come «cane di quartiere» secondo la legge regionale numero ventitré. Cioè è un randagio col diritto a esserlo: è vaccinato, ha una cuccia nella pineta dove dorme ogni tanto, non fa male a nessuno e ha dei tutori che si occupano di lui. E nel territorio di residenza può passeggiare a piacimento. La sua Peggy però abita in un altro comune dello spezzino, Ortonovo, e lì Nerino è considerato un clandestino. Fino a ieri, ogni incontro d’amore avrebbe potuto essere l’ultimo. C’è gente, a Luni Mare, che si è turbata a vedere Nerino scodinzolare dalla sua Peggy, e ha invocato l’accalappiacani, l’arresto, il canile. Nerino e Peggy non si sono accorti del rumore che hanno causato, ma per loro si sono mobilitati in tanti: tutti commossi per i Romeo e Giulietta della Val di Magra. Versione moderna, niente faide di famiglia, poche passioni viscerali: più prosaicamente, a dividerli, era qualche carta bollata. E la puntigliosità di alcuni turisti, o almeno così si dice: forse nessun abitante vuole assumersi la responsabilità di tanta solerzia burocratica e ammettere di essere stato lui, o lei, a denunciare il clandestino a quattrozampe. In ogni caso, gli infastiditi sarebbero una minoranza: il resto del paese ha accolto Nerino con la stessa gentilezza dei vicini di Marinella, preparandogli una cuccia in strada, per riposarsi dopo i pomeriggi d’amore a casa di Peggy. E alla fine anche il sindaco di Ortonovo si è lasciato intenerire: di fronte alla richiesta ufficiale del collega di Sarzana ha concesso a Nerino il permesso di soggiorno. Ora il randagio innamorato può sconfinare senza rischiare di finire recluso in canile. Anche perché il meticcio innamorato ha già subito maltrattamenti in passato, è stato salvato dagli abitanti di Marinella e i suoi difensori chiedono che non debba più soffrire inutilmente. Rinchiuderlo e impedirgli di incontrare la sua Peggy sarebbe solo una crudeltà, una piccineria da azzeccagarbugli. Ma in Val di Magra non vogliono passare per i Montecchi e i Capuleti del Duemila. La responsabile dell’ufficio tutela animali della provincia di La Spezia si è trasformata in diplomatica ed è riuscita a mediare fra i due sindaci: un’impresa che è valsa a Nerino la piena legalità, anche oltre confine. Peggy e Nerino non faranno la fine dei due amanti di Verona: niente veleno, niente più lacrime. Il loro amore ha la piena approvazione di tutti, ora. Perfino dei burocrati. Se proprio si vuole scomodare Shakespeare, tanto rumore per nulla. LA GAZZETTA DI MANTOVA 11 OTTOBRE 2009
Liberati sette rapaci curati a Parcobaleno
Luca Scattolini
Provincia di Mantova - Sette rapaci riprendono a volare. E’ accaduto ieri nella riserva naturale della Vallazza dove sette esemplari d’uccelli sono stati liberati dai volontari del Wwf, che li avevano accolti presso il centro di recupero per la fauna selvatica ‘Parcobaleno’ a Bosco Virgiliano. Gli uccelli sono stati liberati in presenza di alcuni bambini che hanno assistito ad un evento che ripetuto due volte l’anno, una in primavera ed una in autunno. «Abbiamo scelto questa zona ai confini del Bosco Virgiliano in quanto non soggetta all’invasione venatoria» hanno spiegato i volontari. Gli animali sono: tre civette ritrovate a Scorzarolo di Borgoforte, San Benedetto Po e Castiglione delle Stiviere, due allocchi provenienti da Borgoforte e dal Maglio di Goito, un gheppio da Novi di Modena e un gufo. Il centro, attivo, dal 2006 oltre ai rapaci, accoglie altri animali selvatici, come mammiferi e rettili, che vengono raccolti dalle guardie ecologiche volontarie del Parco del Mincio o dell’Oglio-Po o da semplici cittadini che magari sulle strade o nei parchi trovano gli animali in condizione di salute precaria o in stato d’abbandono, verificando che abbiano realmente bisogno d’aiuto. Qui i volontari danno loro le cure necessarie ed in seguito vengono liberati o qualora non fosse possibile vengono accuditi ed esposti ai visitatori, in particolar modo per le attività di tipo didattico. Per finire un appello: tutti coloro che possono trovarsi in questa situazione possono telefonare e portare prima possibile l’animale selvatico ferito al Centro di Recupero Fauna Selvatica presso il Centro Educativo Ambientale Parcobaleno, Strada Bosco Virgiliano 10 Mantova, telefono al numero 347 - 2721750. LA ZAMPA.IT 11 OTTOBRE 2009
Certificato per gli animali-dottori Una proposta di legge per disciplinare la Pet Therapy
ROMA - La Pet Therapy è la terapia con cui, attraverso gli animali, si aiutano bambini, anziani, malati e disabili con problemi psichici e fisici, a migliorare le loro condizioni di salute. Ma per fare dell’animale un dottore serve una certificazione secondo i principi di ’Carta Modena 2002’, che oggi nel Lazio manca. Presentata a Roma una Proposta di legge regionale per la «Disciplina delle attività e terapie assistite degli animali Pet Therapy», firmata dai consiglieri regionali Enrico Fontana (Capogruppo Sinistra e libertà e primo firmatario della pdl), Nicola Palombi (Fi verso il Pdl) e Mario Perilli (Pd) e presentata a Villa Torlonia alla manifestazione «Una città per due».
CORRIERE DELLA SERA
11 OTTOBRE 2009
CONTROLLI POLIZIA MUNICIPALE
Condizioni igieniche spaventose: chiuso ristorante cinese e negozio bengalese
Carne e pesce lasciati a scongelare vicino scope e detersivi. Etichettatura alimentare non a norma
ROMA - Due esercizi commerciali sono stati chiusi in via Bartolo da Sassoferrato ad un passo da Piazza Irnerio, a Roma, nel corso di controlli congiunti di Vigili urbani del XVIII gruppo, polizia e Ispettore della Asl. Nella cucina di un ristorante cinese la carne ed il pesce erano lasciati a scongelare in grandi pentole sul pavimento sporco accanto a detergenti, stracci e scope.
IL RISTORANTE CINESE - Nella cucina, con il soffitto annerito e evidenti tracce di grasso ovunque, sono state inoltre scoperte scorte alimentari con etichettatura non a norma di legge. I controlli sono proseguiti sullo stesso marciapiede e nella adiacente vendita al minuto di prodotti ortofrutticoli di un cittadino del Bangladesh la situazione igienica era pressochè identica. Casse di frutta e verdura erano stipate direttamente a terra tra cose non inerenti l'attività commerciale. In particolare nell'antibagno del retro bottega era stato ricavato un «miniappartamento» completo di letto e cucina a quattro fuochi con tanto di bombola del gas. Ai titolari dei due esercizi commerciali sono stati notificati direttamente dall'Ispettore della Asl i provvedimenti di chiusura delle attività.
IL TIRRENO 11 OTTOBRE 2009
Cane abbaia e sventa un furto
VADA (LI). Ladri messi in fuga da un cane. È successo l’altra notte a Vada, alla tabaccheria di via XX giugno, nel centro del paese. Un episodio che ieri ha fatto il giro dei bar e dei circoli della frazione vista la singolarità della dinamica. Il titolare della tabaccheria presenterà denuncia stamani, ma da una prima ricostruzione il fatto si sarebbe verificato intorno alle 5. I ladri avrebbero sfondato la porta della tabaccheria-ricevitoria e si sono così intrufolati all’interno dei locali. Con relativa tranquillità hanno iniziato a svaligiare gli scaffati dell’ampio locale che si trova di lato (quello che guarda verso Cecina) rispetto a piazza Garibaldi. Ma qualcosa è andato storto. Per “colpa” di chi? Per colpa di un cane. A quell’ora, infatti, un uomo stava portando a spasso l’animale, quando è passato davanti alla tabaccheria. Il cane ha sentito dei movimenti sospetti e ha iniziato ad abbaiare con insistenza. I ladri hanno atteso qualche secondo sperando che il cane la smettesse, ma non è stato così. E allora, per paura di essere scoperti o almeno visti, hanno lasciato tutto il bottino e si sono dati alla fuga. La notizia ha fatto il giro del paese anche perché è l’ennesimo tentativo di furto ai danni di esercizi pubblici vadesi. TRENTINO 11 OTTOBRE 2009
Quelle donne che usano il corpo per salvare i tori
Una ricerca degli psicologi della Radbouds University in Olanda ci dice che “il sex appeal fa andare l’uomo giù di testa”. L’esperimento ha dimostrato come dopo sette minuti trascorsi con una bella donna alcuni studenti maschi eterosessuali siano propensi a dimenticare la sequenza di lettere dell’alfabeto memorizzata in precedenza. La spiegazione data è che in queste situazioni gli uomini userebbero gran parte delle risorse cognitive per fare colpo sulla femmina. Risorse che vengono sottratte all’attività che in quel momento stanno svolgendo. Probabilmente le donne lo sanno visto che le animaliste spagnole si sono spesso spogliate per distogliere gli uomini dalla passione per la corrida. Con successo, poiché a fine mese il parlamento autonomo catalano sarà chiamato a decidere se proibirle o meno. Che la fine sia certa ne è sicura Jennifer Berengueras della Piattaforma Prou. Questa associazione ha raccolto per la causa 180 mila firme con l’appoggio di una ottantina di municipi abolizionisti in tutta la Spagna. Ma al di là dei poteri della bellezza femminile è risaputo che l’abolizione della corrida è notevolmente appoggiata dal nazionalismo catalano che l’ha sempre percepita come simbolo della colonizzazione culturale spagnola. Durante il Cammino di Santiago di Compostela i vari punti di ristoro offrono piatti a base di carne serviti davanti a un televisore che trasmette quasi sempre la corrida. Un modo per farla assimilare ai turisti pellegrini. Ma quanta confusione quando nella pace scandita dai passi del cammino s’insinua prepotente lo spettacolo della violenza. Il toro è il maschio della mucca. O meglio, lo sarebbe se gli fosse concesso. I vitelli oggi nascono in seguito all’inseminazione artificiale praticata alle mucche da latte e del toro nei nostri pensieri non esiste più neppure l’ombra. Eppure tradizionalmente è simbolo di fertilità, potenza, abbondanza e prosperità. Caratteristiche che gli sono sottratte nell’arena a favore dei toreri e del pubblico esultante. Una grande finzione dove la potenza animale è umiliata a favore della codardia umana: le corna sono limate per esporre i nervi; ha dell’ovatta in una narice per togliergli il fiato; un ago infilato nei testicoli e laudano nelle orecchie; gli zoccoli divaricati a forza per rendere il passo incerto. Poiché il torero ha paura del toro già prima di entrare nell’arena.
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