11 LUGLIO  2009

IL SECOLO XIX
11 LUGLIO 2009
 
San Firmino, "vince" il toro corredor muore incornato
La tradizionale festa di pamplona
Tre i feriti. E nel pomeriggio nella corrida trova la morte anche l'animale
 
Paola Del Vecchio
 
Madrid. Si chiamava Capuchino il toro fulvo numero 106 dell'allevamento di Jandilla che alle 8,30 di ieri ha infilzato a morte Daniel Jimeno Romero, madrileño di 27 anni, nel quarto e tragico "encierro" delle feste di San Fermin, a Pamplona. La cronaca di una morte annunciata, lacrime e sangue, la conta dei feriti e degli incornati è ciò che mantiene alta l'audience delle Fiestas mitizzate dalla penna di Ernest Hamingway. Il brivido che percorre 'los mozos' in fuga davanti alle mandrie impaurite, l'emozione del pubblico assiepato sulle traverse di protezione e penzolanti a grappoli dai balconi nelle stradine del centro antico di Pamplona.
Dopo tre giorni di corse rapide e pulite, senza feriti, i tori di Jandilla, noti per la pericolosità e il record di cornate inflitte, non hanno deluso. Capuchino si è staccato dal gruppo di sei esemplari da oltre 500 chili ciascuno all'altezza della curva chiamata Telefonica. Ha travolto tre 'corredores', distribuendo cornate a quanti trovava sul suo cammino. Daniel Jimeno, Dani per gli amici, appassionato dei "Sanfermines" anche per i nonni originari di Pamplona, esperto corridore, se l'è visto venire contro. Ha tentato di scappare, è caduto, travolto dagli altri mozos terrorizzati. Si è rialzato, ha cercato riparo dietro la palizzata, ma non ha fatto a tempo a scavalcare il muro umano. Capuchino l'ha raggiunto e gli ha assestato una cornata discendente al collo che gli ha reciso l'aorta e il polmone sinistro. I soccorsi sono stati immediati, ma vani: fatale l'emorragia. Il giovane è stato rianimato, ma solo per morire pochi minuti dopo in ospedale. Con lui sono stati ricoverati altri tre ragazzi con ferite da asta e sei contusi e feriti a vario titolo, inclusi un argentino di 24 anni e un 61enne americano, con un forte trauma toracico, ora in rianimazione.
Daniel Jimeno è la prima vittima delle corse da sei anni, la numero 16 dal 1922, anno di fondazione della Plaza de toros e d'inizio della discussa tradizione che ogni estate dal 7 al 14 luglio porta a Pamplona turisti in cerca di emozioni da tutto il mondo. Ma anche centinaia di animalisti che in segno di protesta corrono nudi davanti ai tori, per chiedere la fine di una usanza definita barbara. Da anni, ogni estate, Dani si spostava dal quartiere umile di Puerta de Madrid, ad Alcalà de Henares, dove risiedeva, nel capoluogo della Navarra, terra d'origine del padre e dei nonni, per assistere agli "encierros" che erano la sua passione. La madre, quando è accorsa in ospedale dopo aver visto le immagini del figlio ferito a morte in diretta tv, è svenuta. A lei e alla fidanzata della vittima, Cristina, è toccato il terribile rituale del riconoscimento.
Il tragico bilancio della quarta giornata dei Sanfermines ha dato la stura a critiche e accuse di pericolosità delle corse di Pamplona. Il sindaco Yolanda Barcina ha ribadito che sono state rafforzatele misure per la sicurezza dei corridori e delle comparse, le decine di migliaia di persone coi fazzoletti rossi che invadono le strade della cittadina Navarra. Per la prima volta si è cosparso con un liquido speciale il percorso che sfocia nella Plaza de toros, per evitare che i corridori scivolino lungo il tragitto.
Eppure, nello stridore dei contrasti fra vita e morte, suonava ieri a beffa il fiocco nero issato dal Comune in segno di lutto e il minuto di silenzio osservato ieri alle 18,30, prima della corrida, nella Plaza de toros in memoria di Daniel. Nell'arena Capuchino, il toro assassino è stato trafitto e ucciso dalla spada del matador David Fandilla, detto El Fandi. È morto anche lui, dunque. Solo che la sua agonia è stata più lunga.

CORRIERE FIORENTINO
11 LUGLIO 2009
 
Tragedia alla «fiesta» di San Firmin ragazzo muore incornato da un toro
 
PAMPLONA — La famosa corsa dei tori in onore del santo patrono di Pamplona, San Firmin, è finita in tragedia ieri pomeriggio.
Uno spagnolo di 27 anni, Daniel Jimeno Romero, è morto per le cornate al collo e al torace di un toro di 515 chili, rimasto isolato dal gruppo degli altri animali, lanciati lungo un percorso di 850 metri nei vicoli della città vecchia tra centinaia di
coridores che li sfidano avvicinandosi il più possibile.
Celebrata dal XIII secolo, resa famosa nel mondo dal romanzo
Fiesta di Ernest Hemingway, oggi attrazione per migliaia di turisti, la corsa dei tori che si tiene tradizionalmente tra il 7 e il 14 luglio a Pamplona era trascorsa senza incidenti negli ultimi anni. Le statistiche dicono che l’ultimo morto c’era stato nel 2003, ma l’ultima vittima dovuta a una cornata risale al 1995.
Le immagini trasmesse da una tv locale mostrano il toro Capuchino, un animale particolarmente combattivo, mentre si accanisce su Jimeno, scivolato al suolo nella confusione. I soccorsi e il trasferimento all’ospedale non sono bastati a salvargli la vita. Ieri altri 11
coridores sono stati feriti: tre a cornate. Un americano di 61 anni è grave.

IL PICCOLO
11 LUGLIO 2009
 
Muore incornato da un toro turista spagnolo a Pamplona
 
MADRID Si è concluso in tragedia il quarto «encierro» di San Firmino, la corsa dei tori nelle stradine di Pamplona resa leggendaria da Ernest Hemingway: un giovane spagnolo è morto incornato da uno dei tori mollati in mezzo alla folla dei «coridores», le centinaia di giovani e meno giovani che corrono accanto agli animali, sfidandoli. Daniel Jimeno, 27 anni, di Alcalà de Henares, vicino a Madrid, è morto dopo essere stato incornato al collo e al torace mentre cercava di fuggire, buttandosi dietro alle protezioni laterali, dalla rabbia di Capuchino, un toro marrone dell'allevamento Jandilla, nota per la combattività dei suoi animali. Era in vacanza con la fidanzata e con i genitori. A nulla è servito l'intervento dei soccorritori e l'immediato trasferimento in ospedale. Altri 11 coridores sono stati feriti: tre a cornate. Un americano di 61 anni è grave. L'ultimo incidente mortale era avvenuto a Pamplona nel 2003. L'ultima morte per incornata nel 1995. Dal 1911 negli encierros, le corse dei tori lungo 850 metri circa, che per otto giorni ogni mattina si svolgono a Pamplona durante la Fiesta de San Fermin, i morti sono stati 15. Si potrebbe dire «solo» 15, guardando le immagini della folle corsa fra i bestioni e la marea umana che li accompagna. Capuchino, 515 chili di muscoli, ieri era rimasto indietro, isolato dagli altri tori. Subito circondato da decine di coridores, ha cominciato a dare cornate a destra e manca. Daniel è caduto al suolo contro una staccionata quando il toro l'ha investito da dietro, colpendolo prima al collo, poi al torace penetrando fino al polmone. Secondo Esther Vila, la chirurga che l'ha operato, «le ferite erano mortali, non c'era nulla da fare». La morte di Jimeno ha interrotto la serie di corse «rapide e pulite», come le definiscono gli specialisti, che durava dal 2003, quando perse la vita il pamplonese Fermin Etxeberria, di 62 anni. Il pericolo maggiore delle corse sono appunto i tori «rezagados», ovvero quelli che si sfilano dal gruppo e smettono di correre. Proprio come è successo ieri a Capuchino, che ha colpito vari «mozos» ed ha tardato più di quattro minuti ad arrivare alla meta. I tori dell'allevamento Jandilla di Caceres (Estremadura) sono ritenuti fra i più pericolosi. Dal 2003 ad oggi hanno incornato diversi coridores. Lo sfidare la sorte e la morte correndo a pochi centimetri dalle corna dei tori fu l'aspetto che più colpì Hernest Hemingway, quando nel 1923 scoprì gli encierros di Pamplona. Lo scrittore americano li raccontò nel suo libro «Fiesta», rendendoli famosi in tutto il mondo.

IL GIORNALE
11 LUGLIO 2009
 
SPAGNA, SANGUE A DAN FIRMINO
 
Davide Mattei
 
Madrid Il quarto giorno si sono compiuti i peggiori pronostici. L'«encierro» di ieri della festa di San Firmino di Pamplona, dove, come tutti gli anni, per otto giorni consecutivi i «mozos» rischiano la vita correndo davanti ai tori per le viuzze della cittadina, si è chiuso con una tragedia. Sul selciato è rimasto un giovane ventisettenne di Alcalá de Henares (vicino Madrid), a cui le corna del toro Capuchino hanno reciso in pochi istanti la vita. È il primo decesso dal 2003.
La corsa di ieri si annunciava particolarmente pericolosa per via dei tori dell'allevamento di Jandilla, dell'Estremadura, tra i più temuti perché detentori del poco rassicurante record di incornate nelle corse: ben 21 dal 2003. Alle otto in punto, come tutte le mattine, si sono spalancate le porte ed i corridori hanno subito avvertito il pericolo. L'unico toro marrone, dei sei lanciati per le strade assieme ad altri sei buoi, ha superato il gruppo correndo velocemente, ed ha investito subito quattro o cinque «mozos», scaraventandoli contro le protezioni. L'animale di 515 chili, chiamato Capuchino si è rialzato ed ha continuato la sua corsa in solitario, aumentando il pericolo. Un toro «rezagado», come viene chiamato quello che si sfila dal gruppo, è imprevedibile perché può colpire in ogni direzione. Contro di lui, contro il suo famigerato allevamento e contro la sfortuna non ha potuto nulla neanche l'esperienza del giovane Daniel Jimeno, che, caduto a terra, è stato incornato. Daniel stava provando a infilarsi sotto le protezioni quando un corno gli ha reciso l'aorta, la vena cava ed è penetrato fino al polmone.
Inutili sono stati i soccorsi istantanei del personale medico e dei chirurghi dell'ospedale della Navarra: «Le ferite erano mortali, non c'era nulla da fare», hanno detto. Daniel Jimeno era un «mozo» esperto, e partecipava da anni agli «encierros» di Pamplona e di altre parti di Spagna.
Con la morte di Daniel sale a 16 il bilancio dei corridori che hanno perso la vita dal 1910 nelle corse tanto celebrate da Hemingway nel suo libro Fiesta. La corsa di ieri, ha lasciato a terra anche altri 11 corridori, tre con ferite da «asta», le famigerate cornate, mentre un uomo statunitense di 61 anni è ricoverato in terapia intensiva per un forte trauma toracico. Ma il brivido continua. Mancano ancora quattro «encierros».

LA PROVINCIA PAVESE
11 LUGLIO 2009
 
Pamplona, toro uccide a cornate
 
MADRID. Si è concluso in tragedia ieri il quarto “encierro” di San Firmino, la corsa dei tori nelle stradine di Pamplona resa leggendaria da Ernest Hemingway: un giovane spagnolo è morto incornato da uno dei tori mollati in mezzo alla folla dei “coridores”, le centinaia di giovani e meno giovani che corrono accanto agli animali, sfidandoli. Daniel Jimeno, 27 anni, di Alcalà de Henares, vicino a Madrid, è morto dopo essere stato incornato al collo e al torace mentre cercava di fuggire, buttandosi dietro alle protezioni laterali, dalla rabbia di Capuchino, un toro marrone dell’allevamento Jandilla, nota per la combattività dei suoi animali. Era in vacanza con la fidanzata e con i genitori. A nulla è servito l’intervento dei soccorritori e l’immediato trasferimento in ospedale. Altri 11 coridores sono stati feriti: tre a cornate. Un americano di 61 anni è grave. L’ultimo incidente mortale è avvenuto a Pamplona nel 2003. L’ultima morte per incornata nel 1995. Dal 1911 negli “encierros”, le corse dei tori lungo 850 metri circa, che per otto giorni ogni mattina si svolgono a Pamplona durante la Fiesta de San Fermin, i morti sono stati 15. Si potrebbe dire “solo” 15, guardando le immagini della folle corsa fra i bestioni e la marea umana che li accompagna. Capuchino, 515 chili di muscoli, ieri era rimasto indietro. Subito circondato da decine di coridores, ha cominciato a dare cornate a destra e manca. Daniel è caduto al suolo contro una staccionata quando il toro l’ha investito da dietro, colpendolo prima al collo, poi al torace.

ALTO ADIGE
11 LUGLIO 2009
 
«Coridore» incornato muore a Pamplona
 
MADRID. Si è concluso in tragedia ieri il quarto «encierro» di San Firmino, la corsa dei tori nelle stradine di Pamplona resa leggendaria da Ernest Hemingway: un giovane spagnolo è morto incornato da uno dei tori mollati in mezzo alla folla dei «coridores», le centinaia di giovani e meno giovani che corrono accanto agli animali, sfidandoli.  Daniel Jimeno, 27 anni, di Alcalà de Henares, vicino a Madrid, è morto dopo essere stato incornato al collo e al torace mentre cercava di fuggire, buttandosi dietro alle protezioni laterali, dalla rabbia di Capuchino, un toro marrone dell’allevamento Jandilla, nota per la combattività dei suoi animali. Era in vacanza con la fidanzata e con i genitori. A nulla è servito l’intervento dei soccorritori e l’immediato trasferimento in ospedale. Altri 11 coridores sono stati feriti: tre a cornate. Un americano di 61 anni è grave. L’ultimo incidente mortale è avvenuto a Pamplona nel 2003. L’ultima morte per incornata nel 1995. Dal 1911 negli «encierros», le corse dei tori lungo 850 metri circa, che per otto giorni ogni mattina si svolgono a Pamplona durante la Fiesta de San Fermin, i morti sono stati 15. Si potrebbe dire solo 15, guardando le immagini della folle corsa fra i bestioni e la marea umana che li accompagna. Capuchino, 515 chili di muscoli, ieri era rimasto indietro, isolato dagli altri tori.  Subito circondato da decine di coridores, ha cominciato a dare cornate a destra e manca. Daniel è caduto al suolo contro una staccionata quando il toro l’ha investito da dietro, colpendolo prima al collo, poi al torace penetrando fino al polmone. Secondo Esther Vila, la chirurga che l’ha operato, «le ferite erano mortali, non c’era nulla da fare».

IL SECOLO XIX
11 LUGLIO 2009
 
Palmipedi in gara al "palio degli ochi"
 
Provincia di Genova - SI SVOLGE oggi a Lago di Sori il Palio degli Ochi, una gara vera e propria tra palmipedi, che da queste parti vengono chiamati con il nome al maschile: ogni quartiere e frazione sorese ha un suo campione starnazzante. L'oca che arriva prima al traguardo vincerà il palio, ma è proibito toccare gli animali, pena l'esclusione dalla gara. Il tracciato è ricavato sulla strada comunale, circa 100 metri di percorso. La gara si svolge alle 22.30. Prima del gran finale, dalle 19.30, apertura di stand con pansoti, focaccette al formaggio e salsicce. Alle 22,15 sfilata di figuranti in costumi locali.

L'ARENA GIORNALE DI VERONA
11 LUGLIO 2009
 
«Animali maltrattati», interviene il magistrato
SANT'ANNA D'ALFAEDO (VR). Sequestro del Corpo Forestale in una stalla alla Masua di Corrubio
Una denuncia della Lav ha messo in moto l'inchiesta Nel mirino le precarie condizioni igienico-sanitarie
 
 
 
 
Sant'Anna d'Alfaedo (VR). Un'asina, un cavallo, tre cani, una femmina di pastore tedesco, una femmina di beagle e un maschio di breton e ben cinque cinghiali sono stati sequestrati dal Corpo forestale su disposizione del giudice delle indagini preliminari Guido Taramelli, così come richiesto del pm Pier Umberto Vallerin.
L'operazione del Corpo forestale è avvenuto in in una stalla in località La Masua di Corrubio vicino a Sant'Anna d'Alfaedo. Il provvedimento è arrivato dopo la denuncia della Lega antivivisezione di Verona, presentata il 3 giugno, che ha ottenuto anche la custodia degli animali. Sotto inchiesta è finito il proprietario dell'immobile, S.M., 54 anni, accusato di maltrattamenti di animali.
Secondo la denuncia della Lav, gli animali sarebbero stati costretti per diverso tempo a vivere «in condizioni igienico-sanitarie gravemente carenti, in spazi angusti e bui per buona parte dell'anno, avendo a disposizione soltanto poca acqua putrida e cibo scadente». In particolare, i cani venivano alimentati con pasta cruda scaduta, gettata da una finestra all'interno del capannone dove erano rinchiusi, obbligati a stare sopra un pavimento di terra battuta coperto di escrementi. Terribile anche la situazione della femmina di cinghiale, prigioniera in un recinto sporco e buio». L'asina e la cavalla erano tenute in un'area recintata all'aperto sulla quale erano sparsi rifiuti di ogni genere».
«Infliggere privazioni agli animali è reato punibile penalmente», commenta Lorenza Zanaboni, responsabile della Lav di Verona, «e per il reato non è necessaria la volontà di infliggere sofferenza: bastano incuria, insensibilità e indifferenza nei confronti del mondo animale».
La responsabile Lav, ringraziando Forestale e magistrato per la competenza e la sensibilità dimostrata, sottolinea altresì gli aspetti innovativi della legge del 2004 che hanno trasformato la tutela degli animali in un concetto più avanzato, estendendone la protezione al trasporto, alla detenzione in condizioni inadeguate o all'incuria e al maltrattamento di animali da reddito.
Il sequestro è stato operato perchè, sostiene il gip Taramelli, vi è la fondata ragione di ritenere che la disponibilità dell'immobile possa protrarre le conseguenze del reato. In più, a parere del giudice, l'indagato non ha adeguate strutture per tenere animali in cattività. E, infine, si è dimostrato insensibile alla situazione visto che la Lav gli aveva fatto presente della situazione irregolare già dal gennaio 2009.

CORRIERE D'AREZZO
11 LUGLIO 2009
 
Morti 150 cani durante il sequestro
Il processo intanto continua col titolare che è accusato di maltrattamenti ma c’è un nuovo caso. Il legale denuncia, mentre l’allevamento viene dissequestrato.
 
Sansepolcro (AR) - “Circa 150 cani pregiati di razza Segugio italiano sono morti o risultano dispersi nel periodo in cui l’allevamento di Sansepolcro del mio cliente è stato sequestrato”. Lo afferma l’avvocato Eraldo Stefani annunciando il dissequestro della struttura deciso dal giudice del tribunale di Sansepolcro. La vicenda ha avuto inizio il 30 gennaio 2007 quando l’allevamento e 85 cani, tra cui alcune femmine che poi hanno avuto diverse cucciolate, vennero sequestrati durante un’operazione della guardia di finanza. Quattro le persone che vennero denunciate, tra cui il titolare Bernardo Tarchiani, con l’accusa di maltrattamenti sugli animali. “Il processo continua - spiega il legale - La prossima udienza è per il 23 ottobre prossimo. Intanto, dopo aver ottenuto il dissequestro di struttura e degli animali, chiederemo alla magistratura di disporre accertamenti per individuare i responsabili di morti e sparizioni. Si tratta di una vera e propria strage e di un grave danno faunistico-ambientale». Dopo il sequestro, i cani furono affidati in custodia giudiziaria prima in una struttura di Modena e poi in una di Todi in provincia di Perugia.

ANSA
11 LUGLIO 2009
 
Ammazza cane che aveva ucciso galline: denunciato
Padrone denunciato per omessa custodia e malgoverno animali
 
MONTEGRANARO (FERMO) - Un sessantenne di Montegranaro e' stato denunciato a piede libero dai carabinieri per uccisione di animali. L'uomo, con un fucile da caccia regolrmente detenuto, ha abbattutto un cane di razza setter inglese che si era introdotto nel suo cortile, azzannando e uccidendo alcuni volatili di allevamento. Denunciato per omessa custodia e malgoverno di animali anche il proprietario del cane, un cinquantenne anche lui di Montegranaro.

IL TIRRENO
11 LUGLIO 2009
 
I gatti non trasmettono la peste «In passato l'hanno debellata»
 
PISA. «I gatti portatori di peste? Semmai l’hanno combattuta, salvando addirittura intere città, in alcuni periodi storici». La dottoressa Colombo della Adiso, associazione pisana per la tutela dei consumatori corregge il tiro a quel che, in un articolo uscito nei giorni scorsi, che parlava di una colonia di gatti a rischio (una cinquantina di esemplari che stazionano in un’area all’uscita della superstrada a Cascina, malati e con nessuno, neppure l’amministrazione comunale che si prende cura di loro), nel quale si segnalava i gatti come portatori di malattie, tra i quali la peste. «Non è affatto vero - dicono dall’Adiso, ma anche altre singole persone che conoscono, curano e amano i gatti - e questo potrebbe aver suscitato una immediata reazione di grave rigetto nei confronti dei gatti. Nel medioevo si deve proprio a questi animali se la peste non si è diffusa maggiormente, attraverso i ratti». Tutti d’accordo, anche se qualche voce fuori dal coro, anche illustre c’è. Ma, alla fine, contano i fatti: e non c’è un solo caso esistente, che possa confermare quel che - in maniera erronea (e del quale ci scusiamo con i lettori) - abbiamo scritto: i gatti non sono portatori di peste. Dunque, non c’è modo che possano trasmetterla all’uomo.

LA CITTA' DI SALERNO
11 LUGLIO 2009
 
Carcasse animali alla foce del Tusciano
 
Francesco Piccolo
 
Provincia di Salerno - Ritrovate carcasse di animali nei pressi della foce del Tusciano, aperta un’indagine dalla Procura della Repubblica. Dopo il ritrovamento da parte dei vigili urbani di una discarica di resti di animali macellati sulla litoranea battipagliese e l’intervento degli ambientalisti, è sta aperta un’inchiesta per capire la provenienza delle carcasse. Sarebbe stato accertato da indizi trovati che i resti provengano da macelli di Salerno e Giffoni Valle Piana. Difatti, su alcuni resti sarebbe addirittura stato lasciato il marchio dell’azienda di macellazione. Inoltre, la zona dove è stato fatto il macabro ritrovamento è di proprietá privata, pertanto il proprietario potrebbe incorrere in una sanzione non solo civile. Resta da capire chi materialmente abbia lasciato a marcire i resti degli animali in litoranea. La ricerca è partita dopo una segnalazione degli ambientalisti, i quali denunciavano la presenza di un cimitero all’aperto di decine di resti animali in avanzato stato di decomposizione e confezioni riportanti le etichettature delle macellerie, abbandonate tra i pochi alberi rimasti nella pineta. Uno scenario raccapricciate quello comparso agli occhi degli ambientalisti che hanno allertato le autoritá competenti per l’avvio urgente della bonifica dell’intera zona e per far piena luce sul macabro ritrovamento. I vigili hanno chiesto l’intervento dell’Asl. «Il ritrovamento di una così vasta presenza di carcasse e pezzi di animali - sottolineano gli inquirenti - desta parecchi dubbi sulla loro provenienza. Tra le ipotesi più probabili potrebbe esserci lo smaltimento illegale di rifiuti speciali provenienti dalle macellerie della zona, occultate da alcune ditte dedite allo smaltimento in modo illegale in un’area completamente abbandonata ed incontrollata. Oppure, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe trattarsi di scarti provenienti da macellazioni abusive di animali».

LA PROVINCIA PAVESE
11 LUGLIO 2009
 
Non ci sono razze cattive, tutto dipende dall'educazione
 
PAVIA.  «Il problema non è mai l’animale, è una questione di educazione. Vale la pena anche informarsi bene prima di prendere un cane di grosse dimensioni». Maria Laura Sora, responsabile dell’Enpa di Pavia (Ente protezione animali), spiega che l’elenco delle razze pericolose non c’è più, «mentre la normativa sulla custodia cambia in continuazione». Oltre alla regola di tenerli sempre al guinzaglio, sopratutto e hanno un carettere difficile, si sta discutendo della possibilità del patentino per il padrone che gestisce cani di grossa taglia. «Se ne sta già parlando in alcune città - spiega Sora -. E’ una sorta di certificazione che dovrebbe aumentare la sicurezza e che consente di portare il cane senza èproblemi a passeggio per strada o consentirgli di entrare in un engozio, ad esempio. Comunque va ribadito che nessun cane nasce cattivo, ma esiste una modalità di gestione e di educazione. Bisogna insegnare all’animale a rispettare dei comandi e poi bisogna conoscerlo bene. Il pastore tedesco, ad esempio, tende a mordicchiare, a raduna le persone, essendo un cane da gregge, oppure ad allontanarle. Se poi un bambino o una persona anziana si spaventano, il cane percepisce la paura e allora diventa aggressivo. Se il padrone non interviene o non è capace di fermarlo, possono essere guai. Se il proprietario è una persona anziana, come nel caso specifico, dovrebbe farsi aiutare, visto che comunque per lui è una compagnia e giustamente non se ne vuole staccare. Togliere l’animale a una persona deve essere l’ultima spiaggia, se ovviamente il cane è tenuto bene e non è maltrattato».  Se non si vuole sentire parlare di sterilizzazione («una tecnica che comunque può abbassare il livello di aggressività», spiega Sora) non resta che accettare i consigli dell’esperta: «Prima di arrivare ai legali, ci si può rivolgere a un educatore cinofilo. Ma se non si hanno soldi da spendere, nel caso del pastore tedesco ci si può fare aiutare, in maniera gratuita, dai gruppi di protezione civile. Spesso bastano due o tre mesi per ottenere buoni risultati».

CORRIERE FIORENTINO
11 LUGLIO 2009
 
Provincia Anche la microchippatura
La mutua di cani e gatti Visite e vaccinazioni gratis
 
Provincia di Firenze - L’associazione Ceda (Comitato Europeo Difesa Animali), lancia un progetto pilota di mutua per animali, già accolto e finanziato dalla Provincia di Firenze. Il progetto si rivolge agli anziani che già beneficiano dell’esenzione del ticket sanitario, cui verranno fornite due prestazioni: la visita e la vaccinazione ed eventualmente – se ne fossero sprovvisti – la microchippatura.
Per promuovere il progetto il Ceda, aderente alla Consulta provinciale tutela animali di Firenze, organizza in piazza della Repubblica oggi e domani (poi sabato 25 e domenica 26), un banco informativo per raccogliere i nominativi delle persone che hanno titolo per usufruire dell’intervento, in quanto già beneficiari dell’esenzione del ticket sanitario e proprietari di un animale da compagnia (un cane o un gatto), che verranno successivamente contattati per potersi recare all’ambulatorio veterinario convenzionato. Verranno garantite circa cento visite e vaccinazioni gratuite.

ANSA
11 LUGLIO 2009
 
Animali: in Italia solo 27 le spiagge accessibili a Fido
Sette le regioni amiche, prima Emilia R. , poi Liguria e Toscana
 
ROMA - Ottomila chilometri di costa e solo 27 spiagge per le famiglie con i cani al seguito: in Italia andare in vacanza con Fido resta difficile. Sono 7 le regioni che hanno spiagge accessibili ai bagnanti con cani al seguito, Abruzzo, Emilia R., Lazio, Liguria, Marche, Toscana e Veneto. L'Emilia, con 10 spiagge, e' la regione con piu' spazi, a Liguria e' seconda con 8 spiagge, seguita dalla Toscana, terza, con 4 spiagge, Marche con 2. Abruzzo, Lazio e Veneto hanno, invece, solo una spiaggia per uno.

IL GIORNALE
11 LUGLIO 2009
 
DOPING NELLE SCUDERIE:COSI' GLI ALLENATORI DROGANO I CAVALLI
False ricette e pochi controlli Ora c’è un esposto in Procura
 
Maria Sorbi
 
Cavalli dopati. Trasformati in macchine da guerra. Sempre più potenti, sempre più veloci. Accade anche questo nel mondo dell’ippica. Assieme ad analgesici ed anti infiammatori, i veterinari prescrivono senza scrupoli ricette per l’acquisto di morfina, di anabolizzanti e, durante i mesi invernali, di Hg, gli ormoni della crescita, per rinforzare i muscoli e far crescere più velocemente le ossa dei puledri. Nelle scuderie del galoppo circolano anche il Dmso, un potente veicolante, e l’Epo plus, sostanze altamente tossiche.
Nel losco giro, all’interno dell’Ippodromo di San Siro, sarebbero coinvolti almeno un veterinario e quattro grossi allenatori. Dosi sospette anche all’ippodromo di Roma e di Merano, con almeno una decina di allenatori implicati. Tanto da indurre l’associazione di animalisti Aidaa a presentare un esposto alla Procura, con i nomi e i cognomi degli allenatori e dei medici coinvolti. Al momento sono in corso le indagini e non è escluso che dietro al doping ci siano interessi legati al mondo delle scommesse, degli strozzini, delle corse truccate.
«Il mondo dell’ippica - spiega Lorenzo Croce, presidente di Aidaa - è fatto in gran parte da persone per bene. Ma ci sono anche le mele marce e noi cerchiamo di scovarle. Quando riceviamo segnalazioni su fatti specifici, è nostro dovere denunciarle, senza alcun tipo di paura. Speriamo quindi che ora la Procura possa fare chiarezza su tutto».
Fatto sta che l’abuso di droghe è un problema ormai incancrenito tra le scuderie: ci sono allenatori che da anni cercano di migliorare le prestazioni fisiche dei cavalli con tutti i mezzi, anche illegali. Per di più, stando a quanto denuncia l’associazione di animalisti, pare che il sistema dei controlli anti doping non funzioni granché bene. Chi deve controllare pare non sia nemmeno in possesso dei kit adeguati per rilevare la presenza di certe droghe. E i poveri cavalli vengono spremuti fino all’osso, pompati con ogni tipo di «aiutino» chimico, e poi, quando dopo tre o quattro anni scoppiano per gli abusi di droga, tolti dalle piste e abbandonati a se stessi, con tutti i loro problemi organici, distrutti.
«Chiediamo - aggiunge Croce - che vengano fatti controlli a tappeto nelle scuderie, in modo serio. E cioè fermando le auto dei veterinari e prelevando anche il sangue dei cavalli, non solo l’urina, per poi mandarlo ad analizzare nei laboratori delle università accreditate».
Obbiettivo dell’esposto, consegnato qualche giorno fa in Procura, è ripulire il mondo dell’ippica, tutelare la salute degli animali e far ritrovare i valori di uno sport bello e sano. Che tuttavia viene spesso macchiato da interessi che vanno ben al di là dell’agonismo. L’associazione Aidaa quindi non si ferma e chiede a tutti quelli che conoscono e frequentano il sistema dell’ippica di segnalare le situazioni sospette.

LA ZAMPA.IT
11 GIUGNO 2009
 
Perdono il cane, per trovarlo spargono urina nel quartiere
Da diversi giorni non hanno notizia di Simon, labrador di 10 anni
 
LONDRA - Disperati per aver perso ormai da diversi giorni il proprio cane, i componenti di una famiglia britannica formata da padre, madre e due figli, hanno deciso di fare un tentativo decisamente originale: hanno riempito con la loro urina, diluita in acqua, alcuni contenitori e sono andati a spruzzare alberi e pali del quartiere in cui vivono. La curiosa vicenda è accaduta a Redland, cittadina vicino Bristol, dove i Baltesz, dopo aver consultato un esperto in comportamento canino, hanno attuato il bizzarro tentativo, spruzzando con la loro urina diluita le aree di solito frequentate dal loro labrador di 10 anni, Simon, nella speranza che l’animale, riconoscendo il loro odore, riesca a ritrovare la strada di casa. «So che può sembrare strano. Ma riflettendoci, la cosa ha un senso», ha dichiarato al Bristol Evening Post, Louise Baltesz, 43 anni, ricordando che l’olfatto è un senso estremamente sviluppato nei cani. L’intento dei Baltesz è infatti quello di creare un percorso olfattivo che possa guidare Simon fino a casa.
Nei giorni scorsi Louise e i figli di 13 e 15 anni avevano inutilmente perlustrato tutto il quartiere, affiggendo cartelli con la foto del labrador, e si erano perfino rivolti a un servizio specializzato nella ricerca di animali scomparsi. Intanto, sembra che nel quartiere non tutti abbiano apprezzato la trovata. «Pensiamo che non sia una buona idea del punto di vista sanitario», ha detto alla Bbc un membro del consiglio municipale di Bristol. Da parte sua, un portavoce della polizia ha fatto sapere che finchè non ci saranno denunce, i Baltesz potranno continuare a spargere urina per il quartiere. D’altronde - ha precisato - nel Regno Unito urinare in pubblico è un reato, ma solo se offende il pudore.
 
 

 

            11 LUGLIO  2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE
 

 

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