09 NOVEMBRE 2010
LA ZAMPA.IT
9 NOVEMBRE 2010
 
I volontari accusano: a Carmagnola il canile è un lager
«Animali malati, molti muoiono di freddo»
 
 
 
 
 
FEDERICO GENTA
 
CARMAGNOLA (TO)
Altro che paradiso per gli animali in cerca di famiglia, il canile di Carmagnola è un lager». Questo è il racconto choc di Enrico Pecoraio ed Elena Setti, due giovani volontari che da anni dedicano il loro tempo agli ospiti di via Ceis. «Vogliono far credere che sia un posto splendido, ma la realtà è ben diversa. Ci sono cani che vengono affidati anche se malati e senza vaccino. Altri muoiono di freddo prima di trovare un padrone».
Al centro delle polemiche c'è uno dei canili più rinomati della Provincia. Che costa alle casse del Comune più di 100 mila euro l'anno. Costruito alla fine degli anni 90, è stato affidato sin dall'inizio alla cooperativa Solidarietà 4. Si prende cura e fa adottare centinaia di cani ogni anno. L'affidamento dei cuccioli e degli esemplari più piccoli, ha perfino richiesto la creazione di una lista d'attesa. Ma per l'associazione Animal Sos si tratta solo di una bella facciata.
«È dal 2006 che entriamo e usciamo da quei cancelli. Sappiamo bene quel che succede lì dentro» spiega Elena, 23 anni. «I metodi che vengono usati sono grotteschi. I cani vengono bastonati se non ubbidiscono. Se abbaiano troppo gli viene legato il muso con lo spago. E poi lasciati in gabbia per giorni senza acqua e cibo». I volontari puntano il dito contro il gestore, Lorenzo Appendino. «L'ho visto personalmente colpire, con un manico di scopa, un povero animale rintanato nella cuccia» conferma Enrico, 28 anni, che ha molti dubbi anche sulla gestione degli affidamenti.
«Più volte abbiamo notato che i cuccioli di razza non venivano lasciati ai privati che ne facevano richiesta. Lo scorso anno era stata ritrovata Milly, un piccolo bassotto. Per darla via chiedevano 100 euro. La sua fine è stata terribile. A dicembre è stata bagnata mentre con una pompa veniva lavata la sua gabbia. È morta nella notte, congelata». Le accuse non risparmiano nemmeno i rapporti con i veterinari. «Quando arriva il medico gli vengono solo mostrati alcuni casi, non tutti i cani malati. Molti vengono lasciati per mesi senza cure, e spesso siamo noi a preoccuparci della loro salute».
La scorsa settimana Animal Sos ha deciso di informare il sindaco Gian Luigi Surra su quello che succede all'80 di via Ceis. Intanto Lorenzo Appendino nega qualsiasi responsabilità. «So cosa dicono quei due, ma sono tutte frottole. Siamo qui da dieci anni e non è mai stato maltrattato nessun animale. Il nostro è un canile modello, che gli altri paesi ci invidiano. A loro non va a genio come viene gestito il centro, ma le cose che raccontano sono false». Il Comune difende l'operato della cooperativa. «Prima d'ora non avevamo mai ricevuto una lamentela. Nemmeno la più piccola critica. Possibile che da un giorno all'altro si possa sollevare un simile polverone?» si chiede Margherita Vaschetti, dell'Ufficio ambiente: «Addirittura si pensava di ampliare la struttura, per poter accogliere anche i cani dei paesi vicini».

MANFREDONIA.NET
9 NOVEMBRE 2010
 
Strage di cani a Siponto (FG)
Ritrovati morti sei cani di piccola e media taglia e due gatti. Lupoli dell'Enpa: "è molto difficile trovare i colpevoli di queste carneficine"
 
 
 
 
Siponto (FG) - Sei cani di piccola e media taglia e due gatti sono stati ritrovati morti una settimana fa nelle vicinanze di alcune ville e poderi di Siponto, nei pressi di viale dei Pini.
"Non è la prima volta che ci troviamo a dover assistere a spettacoli del genere - commenta Marco Lupoli, responsabile Enpa di Manfredonia - abbiamo trovato cani puliti e curati, e non randagi, sicuramente dopo aver ingerito esche ingannevoli avvelenate o topicidi".
In passato, ricordiamo i 18 cani trovati morti nei pressi del villaggio di Ippocampo, sulla riviera sud, altre carcasse ritrovate nella pineta di Siponto e in zona Acqua di Cristo, alla periferia est della città.
Numerosi sono i sopralluoghi che i volontari Enpa effettuano sistematicamente, insieme ai vigii rubani e agli uomini del corpo forestale, anche "grazie alle varie segnalazioni e denunce che ci giungono da parte dei cittadini, particolarmente sensibili a questo fenomeno.
Noi dell'Enpa - prosegue Lupoli - continueremo sempre ad adoperarci per risalire all'identità dei responsabili di queste carneficine ma è molto difficile trovare i colpevoli, soprattutto quando si tratta di zone agricole. Può essere stato davvero chiunque, con bocconi o polpette lanciati al volo nelle campagne. I veleni dispersi sul territorio sotto forma di esche costituiscono davvero un grave pericolo per gli animali".
Utilizzare bocconi avvelenati è illegale. La legge (L.N. 157/92 art. 21 lett. U) vieta espressamente l'uso di questi mezzi e prevede sanzioni penali per chi contravviene a questo divieto. Uccidere gli animali è espressamente vietato anche dalla legge 473/94 (modifica 727 c.p.), nel caso in cui gli animali morti siano di proprietà il reato è perseguibile anche ai sensi dell'art. 638 c.p. con una pena fino ad un anno di reclusione e con una multa fino a € 309,87.
E' importante dire che il reato previsto dall'art. 638 c.p. è punito solo con querela di parte, cioè il proprietario dell'animale deve chiedere espressamente al Giudice (Pretore), entro tre mesi dal giorno in cui è venuto a conoscenza del fatto, di perseguire la persona o le persone che hanno ucciso o danneggiato l'animale.
"La denuncia è importante e necessaria sia per smascherare e punire gli avventori - conclude Marco Lupoli - sia per stilare una mappatura più precisa e completa della zona in cui si verificano tali episodi".

GEA PRESS
9 NOVEMBRE 2010
 
Canile di Atripalda (AV) di nuovo allagato
Terzo atto di una tragedia annunciata e, per fortuna, solo sfiorata.
 
Atripalda (AV) – In un solo mese il canile si è allagato tre volte, ma questa volta il fiume Sabato ha esondato ed il canile, che si allaga per una semplice pioggia, è stato inondato dall’acqua. Il fiume in piena è entrato nel canile.Gli ospiti del canile hanno ricevuto soccorsi solo dai volontari dell’Aipa, i soccorsi istituzionali erano impegnati su altri fronti.Eppure tutti sapevano, tutti conoscevano i problemi del canile. Lo scorso 13 ottobre, all’indomani del secondo allagamento del mese (vedi articolo GeaPress) il Comune era stato “invitato” a prendere provvedimenti risolutivi per la sicurezza del canile: ovvio che se si tralascia la prevenzione, nel momento dell’emergenza gli animali vengono sempre dopo! Ma chi lo ha sancito?Se si pensa l’emergenza, ma anche la vita quotidiana, con priorità piramidali i cittadini non-umani verranno sempre per ultimi. Il diritto ad essere soccorsi si prepara in tempo di pace. Gli amministratori sono delegati dai cittadini proprio per programmare e prevenire i disastri non per dichiarare stati di calamità a disastro avvenuto e dopo l’ozio istituzionale!L’Aipa, l’associazione che gestisce il canile è allo stremo, non riceve fondi per il mantenimento dei cani oramai da gennaio scorso, in più deve “accollarsi” responsabilità proprie della pubblica amministrazione. Il canile è sotto sequestro amministrativo dall’aprile del 2009, proprio per gli annosi problemi strutturali, ma il Comune di Atripalda finge di non sapere.L’associazione, per non essere complice, si trova costretta a restituire le chiavi della struttura al primo cittadino.
“L’Aipa entro la fine di questo mese consegnerà le chiavi della struttura al Sindaco del Comune di Atripalda,- dichiara la presidente Angela Luongo - non possiamo e non dobbiamo essere l’alibi di Amministratori inadempienti ed Istituzioni assenti.”
Con la riconsegna delle chiavi al Sindaco, per i randagi di Atripalda la tragedia sarebbe completa!
 
Vedi photo gallery:
http://www.geapress.org/animali-in-emergenza/canile-di-atripalda-av-di-nuovo-allagato/8197

TARGATO CN
9 NOVEMBRE 2010
 
Gli Agenti della Forestale scoprono una stalla con 34 bovini morti a Mondovì
Nuovo grave episodio di maltrattamento animali
 
 
    
 
Mondovì (CN) - Insospettiti dall’odore nauseabondo che proveniva da una cascina, gli Agenti del Comando Stazione forestale di Mondovì hanno scoperto nel Comune di Mondovì,  una stalla dove 14 bovini in grave stato di denutrizione erano rinchiusi insieme a 34 capi morti, in vario grado di decomposizione, su uno strato di materie fecali che copriva l’intero pavimento. Alcuni dei capi morti risultavano privi dei marchi auricolari identificativi. Dopo aver richiesto l’intervento del Servizio veterinario dell’ASL CN1,  i Forestali procedevano a far sistemare temporaneamente i capi vivi in un locale attiguo alla stalla ed a farli nutrire, mentre all’allevatore veniva ingiunto di provvedere all’immediato sgombero delle carcasse ed alla successiva pulizia e disinfezione della stalla.  I 14 bovini vivi sono stati macellati nei giorni successivi. Il proprietario degli animali è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Mondovì per il delitto di maltrattamento di animali: sono in via di completamento, sotto il periodico controllo della Forestale e dei Servizi veterinari, i lavori di ripristino delle normali condizioni igieniche. Sono sempre più frequenti i casi di incuria e maltrattamento nei confronti di bestiame da allevamento, spesso connessi con periodi di difficoltà economiche o psico-fisiche dei proprietari. Stati di disagio di tal genere potrebbero e dovrebbero invece essere prontamente segnalati, per immediati interventi di sostegno, ai Servizi veterinari territorialmente competenti.

LEGGO
9 NOVEMBRE 2010
 
FAMIGLIA IMPICCA E SCUOIA
UN CANE: FOTO CHOC IN CINA
 
 
Hanno prima impiccato e poi scuoiato un povero cane randagio, per poi fotografarsi sorridenti mentre infieriscono contro di esso. E' successo in Cina, e le immagini, impressionanti, sono finite su un sito web, facendo arrabbiare gli internauti amanti degli animali. Nelle foto si vede l'allegra famigliola che prende il cane, lo impicca e lo sgozza, per poi scuoiarlo: non è chiaro se, nel momento dello scuoiamento, il cane fosse ancora vivo. Le immagini sono fortemente consigliate ad un pubblico adulto.

IL TEMPO
9 NOVEMBRE 2010
 
Porta da mangiare a una colonia di gatti Anziana malmenata
TARQUINIA Brutta avventura per una signora di Tarquinia di 70 anni, aggredita, picchiata e tirata per i capelli fino all'interno della sua autovettura da uno sconosciuto di 50 anni.
 
TARQUINIA  (VT) - La pensionata si era recata a Marina Velka per accudire una colonia di gatti all'interno del giardino della villetta di proprietà di una sua conoscente. All'improvviso l'uomo ha scatenato contro di lei la sua furia, apparentemente senza alcuna ragione plausibile. Non contento, dopo aver picchiato la donna le ha anche scaricato un secchio di rifiuti sull'auto. A quel punto l'anziana è fuggita a bordo dell'auto rifugiandosi in lacrime al Commissariato di polizia di Tarquinia. Ha raccontato tutto agli agenti del vicequestore Bartoli senza però poter dare notizie concrete riguardo al suo aggressore. I poliziotti non hanno perso tempo ed è scattato un sopralluogo sulla vettura da parte della Scientifica. Gli agenti cercavano eventuali impronte dell'aggressore e invece hanno trovato un mazzo di chiavi con il telecomando di un cancello elettrico. C'è voluto poco per capire che appartenevano all'aggressore. Gli agenti hanno così deciso di passare nelle strade della zona in cui era avvenuta la «bravata» provando ad azionare il telecomando davanti ai cancelli delle varie villette. Alla fine hanno trovato quello giusto che si è aperto e la pattuglia è riuscita a rintracciare l'aggressore, che era rimasto sotto la pioggia nei pressi della sua abitazione in cui non era potuto entrare avendo perso le chiavi. L'uomo è stato costretto ad ammettere che era lui il responsabile del brutale pestaggio. Una furia cieca innescata dal fatto che si è sentito esausto per il disturbo creato dalla colonia di gatti che a suo dire insudiciano e creano problematiche igieniche sanitarie. L'aggressore sbadato ha potuto far rientro a casa ma è stato denunciato ed ora dovrà rispondere dell'accusa di lesioni davanti al magistrato.

LA REPUBBLICA
9 NOVEMBRE 2010
 
ANIMALI, AIDAA: "TAGLIA 5MILA EURO SU AVVELENATORE GATTI"
 
ROMA - "Fermare il pazzo che da inizio novembre sparge bocconi e polpette avvelenate che hanno portato nei giorni scorsi alla morte per avvelenamento da stricnina tre gatti di proprietà all'interno del condominio di via M. Marilyn a Roma. Questo è il motivo per il quale Aidaa ha posto una taglia di 5.000 euro che verrà riconosciuta a chi sarà in grado di fornire informazioni precise che permettano di trovare e denunciare l'assassino dei gatti". Così una nota dell'associazione animalista. "I gatti sono morti avvelenati all'interno dello spazio condominiale nel periodo compreso tra il 4 ed il 6 di novembre scorso - prosegue il comunicato - Successivamente i proprietari dei mici hanno fatto fare l'autopsia ai cadaveri dei tre gatti presso un pronto soccorso veterinario di Roma da dove è risultato che i mici sono stati uccisi attraverso bocconi avvelenati con la stricnina, veleno potentissimo che in passato veniva utilizzato anche per la derattizzazione".

IL PIACENZA
9 NOVEMBRE 2010
 
Ammazza un capriolo con munizioni proibite "spezzate": nei guai 25enne
Un 25enne ha ucciso un capriolo con proibitissime munizioni spezzate, che inducono terribili sofferenze all'animale: segnalato in procura. Beccata, poi, intera squadra di caccia al cinghiale illegale
 
 
 
Provincia di Piacenza - Sparava ai caprioli con munizioni “spezzate”, cartucce cariche di pallini di piombo che inducono terribili sofferenze pre-morte agli ungulati. Un colpo ha centrato a morte un animale, fatto che ha innescato la sanzione penale e la segnalazione in procura di un 25enne, da parte del nucleo di tutela faunistica della polizia provinciale. Al cacciatore, sprovvisto di regolare permesso per la caccia di selezione agli ungulati, è stata comminata anche una sanzione pecuniaria e gli sono stati sequestrati: armi, munizioni e il cadavere dell'animale, ora a disposizione dell'autorità giudiziaria.
UN SQUADRA DI CACCIA AL CINGHIALE ILLEGALE - L'episodio è accaduto domenica scorsa a Colle San Giuseppe (Alseno) ed è l'ultimo aggiornamento di una lunga sequenza di operazioni messe a segno dal corpo di via Garibaldi con la collaborazione delle forze dell'ordine e delle guardie giurate venatorie volontarie, 250 occhi puntati sul territorio coordinati dalla polizia provinciale. E proprio il team composto da polizia provinciale, carabinieri, e Guardie venatorie, ha consentito giovedì scorso anche di bloccare e sanzionare l'attività – in corso – di una squadra di cacciatori di cinghiali non autorizzati in alta Valchero. Dotati di attrezzature (radio ricetrasmittenti e armi specifiche) e provvisti di regolare abilitazione, non rispettavano gli obblighi di alta visibilità (la legge prescrive l'utilizzo di giubbini rifrangenti del tutto identici a quelli previsti dal codice stradale), non avevano provveduto a comunicare alla popolazione la loro presenza in valle e praticavano l'attività venatoria in un giorno non consentito. La pratica è infatti prevista unicamente il mercoledì, il sabato e la domenica, fatta eccezione per gli abbattimenti autorizzati. Il caposquadra, individuato e fermato dall'ispettore Roberto Cravedi, dovrà pagare una salata sanzione pecuniaria. Aumentano inoltre gli episodi di utilizzo illegale delle carabine ad aria compressa.
SUL CIGLIO DELLA STRADA A SPARARE AI FAGIANI - “Si tratta – spiega Cravedi – di armi che fino al 2001 erano equiparate a quelle comuni da sparo. Da quell'anno la normativa è cambiata, ne prevede la libera vendita (per potenze uguali o inferiori ai 7,5 Joule) ma non il libero utilizzo. E' infatti concesso il trasporto (se riposte nella custodia e scariche) ma non il porto (che ne identifica “l'immediata disponibilità”). Queste armi vanno utilizzate in ambienti chiusi o nei poligoni di tiro”. Domenica 26 settembre – segnala l'ispettore – un 50enne è stato bloccato alla Farnesiana, tra la tangenziale e il distributore Agip, mentre, dalla sua auto, sparava ai fagiani presenti nella zona. L'uomo, accesi quattro lampeggianti, sostava in corsia schivato dalle vetture che sopraggiungevano e – col finestrino abbassato – in piena mattinata cercava di abbattere gli animali che popolano i campi che costeggiano la strada. Episodio analogo è successo qualche settimana fa. Nel mirino delle sanzioni due ecuadoriani e un italiano segnalati grazie al prezioso ausilio delle Guardie volontarie. Il bilancio dell'attività della polizia provinciale, dall'inizio dell'anno al 31 ottobre, parla di oltre 170 verbali per esercizio irregolare della caccia, per un totale di sanzioni che ammonta a circa 19mila euro.
"UN PRESIDIO FONDAMENTALE" - “Polizia provinciale e forze dell'ordine – commenta l'assessore provinciale alla sicurezza Maurizio Parma – sono un presidio fondamentale per prevenire e contrastare i fenomeni di caccia abusiva nelle sue varie declinazioni, fino ad arrivare agli spiacevoli e odiosi episodi di caccia di frodo e bracconaggio”. “La capacità di fare squadra – commenta la comandante della polizia provinciale Anna Olati –, soprattutto quando si tratta di monitorare capillarmente il territorio con organici limitati, è fondamentale. I risultati ottenuti dimostrano l'efficacia delle sinergie, di un buon coordinamento e delle positive collaborazioni attuate tra tutti i soggetti che, a vario titolo, garantiscono presidio e sorveglianza, quindi sicurezza e possibilità di interventi tempestivi e puntuali”.
TARGATO CN
9 NOVEMBRE 2010
 
Gli Agenti della Forestale scoprono una stalla con 34 bovini morti a Mondovì
Nuovo grave episodio di maltrattamento animali
 
FOTO
http://www.targatocn.it/2010/11/09/leggi-notizia/articolo/gli-agenti-della-forestale-scoprono-una-stalla-con-34-bovini-morti-a-mondovi.html
 
Mondovì (CN) - Insospettiti dall’odore nauseabondo che proveniva da una cascina, gli Agenti del Comando Stazione forestale di Mondovì hanno scoperto nel Comune di Mondovì,  una stalla dove 14 bovini in grave stato di denutrizione erano rinchiusi insieme a 34 capi morti, in vario grado di decomposizione, su uno strato di materie fecali che copriva l’intero pavimento. Alcuni dei capi morti risultavano privi dei marchi auricolari identificativi. Dopo aver richiesto l’intervento del Servizio veterinario dell’ASL CN1,  i Forestali procedevano a far sistemare temporaneamente i capi vivi in un locale attiguo alla stalla ed a farli nutrire, mentre all’allevatore veniva ingiunto di provvedere all’immediato sgombero delle carcasse ed alla successiva pulizia e disinfezione della stalla.  I 14 bovini vivi sono stati macellati nei giorni successivi. Il proprietario degli animali è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Mondovì per il delitto di maltrattamento di animali: sono in via di completamento, sotto il periodico controllo della Forestale e dei Servizi veterinari, i lavori di ripristino delle normali condizioni igieniche. Sono sempre più frequenti i casi di incuria e maltrattamento nei confronti di bestiame da allevamento, spesso connessi con periodi di difficoltà economiche o psico-fisiche dei proprietari. Stati di disagio di tal genere potrebbero e dovrebbero invece essere prontamente segnalati, per immediati interventi di sostegno, ai Servizi veterinari territorialmente competenti.

JULIE NEWS
9 NOVEMBRE 2010
 
Introdotte pene severe per il traffico illegale di cuccioli
 
Rosario Lavorgna
 
ROMA - Approvata definitivamente dalla Camera il 27 ottobre 2010 la ratifica della Convenzione di Strasburgo del 13 novembre 1987, che introduce norme a protezione degli animali da compagnia, intendendo per animale da compagnia (come si legge nella Convenzione) «ogni animale tenuto o destinato ad essere tenuto dall’uomo, in particolare presso il suo alloggio domestico, per suo diletto e compagnia». La Convenzione “introduce principi e sanzioni penali”, in particolare: il divieto di causare inutilmente ad un animale da compagnia dolore, sofferenza o angoscia; - il divieto di maltrattare o abbandonare un animale da compagnia; - il diritto degli animali al benessere e a interventi chirurgici o medici, fatti con tutte le caratteristiche per evitare sofferenze. Chiunque tenga un animale da compagnia o se ne occupi, deve provvedere alla sua installazione e fornirgli cure ed attenzione, tenendo conto dei suoi bisogni etologici, secondo la sua specie e la sua razza; in particolare deve: rifornirlo in quantità sufficiente di cibo e di acqua, procurargli adeguate possibilità di esercizio, prendere ogni provvedimento per impedirne la fuga. La novità più importante è l’introduzione di nuovi reati: del traffico illecito di cani e gatti; del taglio della coda, delle orecchie, e di altre mutilazioni non motivate da esigenze terapeutiche.

GIORNALETTISMO
9 NOVEMBRE 2010
 
L’ultima sull’esercito inglese: paracadutano i cani nelle basi talebane
In Afghanistan, le Sas, forze armate speciali britanniche lanciano pastori tedeschi addestrati con videocamere legate alla testa per stanare gli insorti. Almeno otto animali sono già stati uccisi durante le operazioni.
Le forze speciali britanniche in Afghanistan stanno paracadutando dei pastori tedeschi con videocamere legate alla testa, nelle roccaforti talebane per cercare i rifugi dei ribelli, purtroppo, scrive il Guardian, almeno otto animali sono già stati uccisi durante le operazioni.
 
 
 
OTTO CANI MORTI IN MISSIONE - I cani sono legati al petto con i loro istruttori e le telecamere sono attaccate alle loro teste per filmare edifici e aree circostanti. La tattica è stata copiata da quella delle  forze speciali statunitensi, ma il ministero della Difesa ha riferito di non voler commentare sulla gestione da parte delle truppe SAS. I cani, secondo quanto riferito, sono addestrati per attaccare uomini armati e otto di loro sono morti in azione finora. “Ma che sarebbero potuti essere otto uomini SAS“, ha detto una fonte al Times. Il Ministero della Difesa ha una politica ufficiale di non commentare su qualsiasi aspetto di qualsiasi operazione delle forze speciali. Come primo ministro, Gordon Brown ha rivelato che vi sono 500 forze speciali britanniche che operano in Afghanistan e Tony Blair le ha elogiate nella sua recente autobiografia. Anche il generale David Petraeus, comandante delle forze statunitensi e NATO in Afghanistan, le ha lodate.
LE PROTESTE DEGLI ANIMALISTI - Le truppe SAS schierate in Iraq, dove erano impegnate nella missione “uccidere o catturare”  contro gli insorti di al-Qaeda e i luogotenenti di Saddam Hussein, sono, in questi ultimi due anni, passate in Afghanistan, unendosi alla loro controparte navale, la SBS. Sono state impegnate in quelle che le fonti militari descrivono come operazioni di ”decapitazione” contro i comandanti talebani nelle province di Helmand e Kandahar. Ma gli attivisti per i diritti degli animali hanno espresso la loro indignazione per l’uso dei cani da parte delle forze britanniche in Afghanistan. Il gruppo animalista PETA ha affermato: “I cani non sono strumenti o innovazioni e non possono essere usati e poi buttati via come i gusci vuoti delle munizioni“.
I CANI ANTI-CARRO SOVIETICI - Ma non è la prima volta che un esercito si fa aiutare dai cani quando deve fronteggiare il nemico. Durante la seconda guerra mondiale i militari russi addestravano cani a correre sotto carri armati e veicoli blindati. Di fronte ad un attacco dei Panzer tedeschi, i cani sarebbero stati inviati in avanti con esplosivi legati ai loro corpi. Il detonatore era una canna che fuorisciva dalle buste esplosive indossate dagli animali. Quando si inserivano sotto i veicoli, così come erano stati addestrati, l’asta colpiva lo scafo del veicolo, facendo esplodere bomba e cane. Ma uno dei problemi principali nell’ utilizzazione dei cani anti-carro, era la tendenza dei cani a girare la coda al suono del fuoco nemico – erano stati addestrati per l’esecuzione da fermi, non contro tank che sparavano - e ritornavano verso le trincee sovietiche, esplodendo e uccidendo i compagni al loro arrivo. Ora, purtroppo, in Afghanistan fanno pure paracadutismo.

LA REPUBBLICA
9 NOVEMBRE 2010
 
Cani parà contro i Talebani
 
 
Le Sas (Special Air Services), ovvero le forze speciali delle forze armate britanniche, considerate il corpo di commandos più forte del mondo, hanno cominciato a usare una nuova “arma” contro i Talebani in Afghanistan: i cani. Si tratta, rivela il quotidiano Guardian di Londra, di pastori tedeschi che vengono paracadutati, allacciati al proprio istruttore, dietro le linee nemiche. A quel punto proseguono da soli, in avanscoperta, seguiti a distanza dagli uomini. Legata alla schiena del cane, c’è una videocamera che ritrasmette le immagini alla base. Lo scopo è perlustrare zone dove si pensa che si nascondano i Talebani, individuali ed eliminarli, con una combinazione di attacchi dal cielo e da terra. L’uso dei cani, rimasto finora segreto, potrebbe contribuire a spiegare recenti indiscrezioni secondo cui le Sas stanno eliminando capi Talebani “su scala industriale”: sembra che ne abbiano uccisi centinaia dalla scorsa primavera (resta da vedere se ciò sia utile nel lungo termine: alcuni esperti commentano che i capi anziani vengono sostituiti da capi più giovani, meno disposti a negoziare una pace). Ma il ruolo dei pastori tedeschi è altamente rischioso. Sono addestrati ad attaccare uomini armati, ma contro le armi da fuoco possono chiaramente fare poco: otto cani hanno perso la vita in operazioni di questo genere da quando è stata lanciata la nuova tattica. Qualcuno, a Londra, protesta. Il ministero della Difesa britannico non fa commenti, non conferma nè smentisce l’uso dei “cani da guerra”, è la prassi. Ma una fonte militare dice al Guardian: “Se non fossero morti otto cani sarebbero morti otto nostri soldati”. Sul tema degli animali in guerra forse è il caso di aggiungere la storia, emersa il mese scorso, di un cagnolino trovato legato a un albero, in Afghanistan, da un soldato britannico, che lo ha liberato, preso con sè e poi ha mosso mari e monti per portarlo in Gran Bretagna, dove i due si sono ricongiunti. E sempre sullo stesso argomento, il regista Steven Spielberg ha appena finito di girare “War Horse”, la storia (tratta da un libro da cui è stata già ricavata una riduzione teatrale, portata con successo sulle scene del West End di Londra) di un giovane inglese e del suo cavallo, che a un certo punto gli viene sequestrato per essere spedito con le truppe britanniche sul fronte della prima guerra mondiale: allora il giovane si arruola, cerca disperatamente il suo cavallo lungo le trincee del conflitto, lo trova e insieme riescono rocambolescamente a tornare in patria. A Londra, vicino a Hyde Park, due anni fa è stato inaugurato un grande monumento agli animali morti in battaglia.
LA ZAMPA.IT
9 NOVEMBRE 2010
 
Topi africani arruolati per trovare le mine
 
Alcuni topi africani sono stati addestrati, tramite lo sviluppo di un acuto senso dell'olfatto e ricompense di cibo, per scovare le mine antiuomo. Le cavie riconoscono l'odore dell'esplosivo e permettono così agli sminatori di effettuare il loro compito con maggiore sicurezza e facilità. Finora i topi hanno contribuito a riaprire quasi due milioni di metri quadrati di terreno in Mozambico, che prima era inagibile. Le mine non sono però sempre destinate a uccidere, sono spesso appositamente progettate per mutilare
FOTO
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=31980&tipo=FOTOGALLERY

IL RIFORMISTA
9 NOVEMBRE 2010
 
Mozambico/ Ratti giganti addestrati per lo sminamento
Il loro olfatto è molto più sensibile di quello dei cani
 
 
Roma - Agli occhi di molti hanno ancora qualche problema di immagine ma i ratti giganti africani potrebbero rivelarsi fra i più utili animali addomesticati dall'uomo, grazie al loro sensibilissimo olfatto. Come riporta il quotidiano britannico The Times, possono infatti venire addestrati a scoprire mine antiuomo: un progetto pilota è stato avviato in Mozambico e in Tanzania dalla ong Apopo. "La rilevazione è la parte più difficile, pericolosa e costosa dell'azione di sminamento: i ratti sono molto più difficili da addestrare che non i cani ma sono molto più efficaci", spiega il fondatore della ong, Bart Weetjens. I ratti sono facilmente motivabili dal cibo e vengono addestrati per segnalare la presenza di esplosivo in modo da ricevere un "premio" alimentare.

AGI
9 NOVEMBRE 2010
 
G20: RECLUTATI ANCHE PESCI ROSSI PER SICUREZZA SUMMIT
 
Seul - Oltre a migliaia di agenti e militari armati fino ai denti, sono stati reclutati anche sei pesci rossi per la sicurezza dei leader del mondo al summit del G20 di Seul. I pesci saranno impiegati nel controllo della purezza dell'acqua utilizzata nei bagni del Convention and Exhibition Centre della capitale sudcoreana. Non e' la prima volta che animali vengono utilizzati per coadiuvare i controlli di sicurezza in occasione di grandi eventi. Durante i giochi del Commonwealth di New Delhi, la polizia addestro' una gruppo di scimmie per pattugliare il villaggio degli atleti .

IL TIRRENO
9 NOVEMBRE 2010
 
Trova un pitone nel cassonetto
 
MASSA. Il serpente? Buttiamolo nella spazzatura. Ieri mattina una signora che abita in via Rosselli (non distante dal tribunale) è andata, come suo solito a gettare i rifiuti domestici.  Quando ha aperto il coperchio, però, ha visto qualcosa muoversi: da una scatola di cartone stava sbucando un grosso serpente (nella foto a fianco). Stupita e anche un po’ spaventata, la donna ha chiamato i vigili del fuoco che hanno poi recuperato il rettile. Si tratta, hanno poi accertato gli esperti, di un esemplare femmina di pitone reale, specie che proprio per le sue dimensioni relativamente piccole (altre varietà di pitoni possono raggiungere gli 8 metri di lunghezza) è tra i più richiesti dagli amatori per l’allevamento. Il serpente, apparso in buone condizioni di salute, è stato consegnato al centro recupero animali del Wwf di Ronchi.  Ma come era finito nel cassonetto? Probabilmente gettatovi dal proprietario che voleva sbarazzarsene.

GEA PRESS
9 NOVEMBRE 2010
 
Supersano (LE) ed i cani che mangiando provocano malattie
Parla il Dirigente scolastico responsabile dell'incredibile provvedimento.
 
 
 
 
GEAPRESS – Fino a stamani troneggiava ancora all’entrata della scuola media Frascaro di Supersano (LE).
AVVISO – Cari ragazzi e ragazze siete pregati di non dare cibo ai cani per evitare che possono trasmettere a Voi infezioni o malattie“.Della cosa ce ne eravamo occupati ieri (vedi articolo GeaPress). A quanto pare una cagnolina vivacchierebbe nei pressi della scuola ed ha attirato l’attenzione degli sguardi impietositi degli alunni. Il Dirigente scolastico, Ing. Giovanni Parente, non ci sta. Per lui dare da mangiare potrebbe provocare infezioni o malattie (!).Stamani GeaPress lo ha raggiunto telefonicamente con l’intento di riuscire a far togliere il cartello o in subordine, di modificare il messaggio. Abbiamo fallito. L’ing. Parente ha accolto la nostra telefonata benevolmente e con estrema cortesia, ma di togliere il cartello non ci pensa nemmeno.“Il cartello rimarrà, con lo spirito di prevenire un problema igienico“. L’ingegnere non vuole male ai cani, tiene a sottolinearlo, ne ha uno a casa che tratta benissimo, ma per quelli di strada il problema è del Comune sebbene, precisa “l’amministrazione ha sterilizzato i randagi“.A Supersanto i randagi non sono poi molti, almeno quelli che frequentano gli edifici scolastici anzi, precisa il Dirigente “questi si vedono di meno“.Lo invitiamo allora a riformulare l’invito. Magari assecondare l’approccio amorevole degli alunni ed invitarli ad una maggiore accortezza da concordare, auspicabilmente, con la stessa direzione scolastica.Niente da fare, l’Ingegnere Parente, sempre cortesissimo, rimane però irremovibile, anche quando gli si dice che il cartello, scritto così, parrebbe quasi che individui nell’atto di dar da mangiare ai cani la causa di malattie ed infezioni. Niente, se qualche persona ha dubbi può rivolgersi a lui e spiegherà lo spirito dell’invito. Ancora oggi, invece, non è stato possibile sentire il Sindaco di Supersano. Nel frattempo, magari, gli alunni della scuola potrebbero fornire un po’ di cibo ai randagini in uno spazio pubblico fuori dalla scuola. Li, tranne autonome norma locali, non dovrebbe succedere niente (forse).

BARI MIA
9 NOVEMBRE 2010
 
Carne d'orso servita a Merano: protestano gli animalisti
 
Merano (BZ) - Polemiche a Merano, dove alla kermesse di gourmet “Winefestival” è stato preparato uno spezzatino di carne d'orso. Immediata la protesta della Lega Anti Vivisezione, che ha annunciato di voler procedere con la verifica della legalità di quanto accaduto.
«Verificheremo se la cosa è legale: appresa la triste notizia del banchetto, abbiamo immediatamente contattato i nostri avvocati», ha fatto sapere Ester Valzolger, presidentessa della LAV. Il piatto incriminato è stato cucinato dallo chef sloveno Tomaz Kavic e ricorda un goulasch: è una sorta di stufato insaporito con spezie ed erbe e viene cotto sul fuoco per ben 6-7 ore, prima di essere servito in tavola. «Ricorda la carne di cinghiale ed è delizioso», ha detto chi ha assaggiato l’inconsueta - anche per la cucina altoatesina - pietanza. Lo scorso marzo era stata Ana Ros, anche lei slovena e chef di un rinomato ristorante a shoccare i suoi colleghi al congresso “Gusto in Scena” di Venezia, mostrando un video che la ritraeva mentre confezionava uno stracotto di carne d’orso e un sugo a base di zampe del selvatico abitante dei boschi.
«La sua carne, opportunamente cucinata, è molto buona, ve lo assicuro», aveva detto. Va ricordato che, sebbene in Slovenia sia una specie cacciabile, l’orso in Italia è super protetto, tanto da essere annoverato tra le specie di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa.

IL GAZZETTINO
9 NOVEMBRE 2010
 
Bolzano. Festival di Merano, cuoco sloveno serve spezzatino di orso
 
BOLZANO - Al Weinfestival in corso al Kursaal di Merano (Bolzano), il piatto più appetito è lo spezzatino d'orso; a presentarlo lo chef sloveno Thomas Kavcic, che ha spiegato: «Anche da noi la vendita di carne dell'orso è normalmente proibito; ma nelle foreste della Slovenia, gli orsi sono tanto numerosi che, per evitare danni all'agricoltura, ogni anno ne viene autorizzato l'abbattimento di alcune decine di capi».
Alla manifestazione di Merano, la pietanza è stata servita in scatole del tipo di quelle di acciughe, «come se fosse stata acquistata al supermercato», è stato spiegato. Tutto questo proprio mentre nel vicino Trentino è in corso un programma di reintroduzione dell'orso nei boschi della provincia.

ALTO ADIGE
9 NOVEMBRE 2010
 
E per cena carne di orso
 
MERANO (BZ)artista della cucina ed un autentico mattatore nella presentazione dei suoi piatti fra i quali, a sorpresa, è stata servita anche la carne di orso. È stato un ragù «confezionato» con particolare cura - sei ore di cottura e l’originale presentazione in una scatoletta, con fondo di polenta - e con la spiegazione che si tratta di animali seguiti con grande attenzione e che la carne è di origine slovena, assolutamente autorizzata. La performance dello chef Tomaz Kavcic, ieri pomeriggio alla GourmetArena di piazza Terme, è stata seguita da un folto numero di appassionati. Nella GourmetArena, poi, tanti altri produttori di prelibatezze e anche naturalmente cantine per abbinare ai grandi piatti dei grandi vini. All’orso, per esempio, Angela Galia della cantina siciliana Vera Vini abbina il Nero d’Avola «Niuru» dai profumi straordinari. Il WineFestival è anche questo, unisce regioni lontane e diverse, Slovenia e Sicila in questo caso. Insomma Kavcic è stato un mattatore che ha strappato applausi a volontà. La giornata è stata caratterizzata anche dalla degustazione di sigari Davidoff, dal viaggio enologico in Italia guidato da Paolo Baracchino, dall’esibizione dello chef Heinrich Schneider dell’Auenhof ed infine da «I sapori della provincia di Fermo» con una degustazione condotta dalla scuola di Tione.

HERCOLE.IT
9 NOVEMBRE 2010
 
CODICE DELLA STRADA. SCATTA IL SOCCORSO PER GLI ANIMALI FERITI
 
Secondo quanto stabilito dal Codice della Strada, le nuove disposizione entrate in vigore il 13 agosto scorso in materia di soccorso agli animali vittime di incidenti stradali, introducono il principio secondo cui anche gli animali feriti hanno diritto al soccorso, nel caso di incidenti stradali.
La novità importante del testo approvato dal Parlamento è l'introduzione dell'articolo 31, per cui soccorrere un animale ferito diventa un diritto-dovere con l'obbligo di assicurare un pronto intervento in caso di incidente all'animale ferito.
Chi è responsabile dell'incidente e non da soccorso rischia una sanzione amministrativa che va da 389 a 1.559 euro.
Chi invece è coinvolto nell'incidente e non chiama aiuto rischia la sanzione amministrativa che va da 78 a 311 euro.
Gli animali vittime di incidenti stradali sono circa 130.000 l'anno.
Per la prima volta il codice della strada riconosce gli animali come esseri senzienti, capaci di provare gioia o dolore, un importante principio entrato in vigore dal gennaio scorso con il trattato dell'Unione Europea.

PAID2WRITE
9 NOVEMBRE 2010
 
E' Legge Il Rispetto E La Cura Degli Animali
 
Con votazione bipartisan, la Camera dei Deputati ha votato una risoluzione dell Unione Europea che prevede multe salatissime e anche carcere a chi maltratta gli animali da compagnia. Con 489 voti favorevoli e solamente 13 astensioni, la Camera ha introdotto pene più aspre per chi malmena, sevizia o semplicemente abbandona i nostri 44 milioni di amici a quattro zampe ospitati nelle nostre case. Non solo cani e gatti ma anche roditori, uccelli e animali un po' più particolari.Alcuni esempi: l'uccisione sarà punita da 4 mesi a 2 anni di carcere; chi causerà sevizie o lesioni, sottoporrà le povere bestiole a "lavori" non confacenti la propria sopportabilità o arrecherà danni alla salute, verrà punito prenderà da 3 a 15 mesi di reclusione o una multa che potrà variare da tre mila a 18 mila euro; la stessa pena se si tagliano la coda o le orecchie, come ad esempio a particolari razze di cani per renderli più aggressivi. Se a seguito di questi o altri maltrattamenti, l'animale muore le pene soprascritte verranno aumentate della metà.Queste le multe e i giorni di reclusione inserite in questa norma, sicuramente un esempio molto civile che serve anche come consigli e avvertimento per molti altri paesi non europei che usano gli animali come cibo ( vedi i cinesi che mangiano i cani), ma sarebbe giusto che chi prende un animale in casa per fare e farsi compagnia, lo faccia con la dovuta responsabilità, sapendo che ospitare una bestiola di qualunque specie e razza è un onere e bisogna essere consapevoli che un impegno del genere non è momentaneo ma dura diversi anni e costa pure tanto; quindi, quando si accetta di portare a casa un cagnolino piuttosto che un micetto solo per fare contenti i propri bambini perché fanno i capricci, è auspicabile pensarci più di una volta, perché passati i primi momenti di euforia generale, nella maggior parte dei casi queste bestioline possono diventare un aggravio non di poco conto.Riguardo poi al senso civico di ognuno di noi, una regola, buona che sia, non serve a tanto, se non ci mettiamo anche del nostro. Se vediamo qualcuno che maltratta o abbandona un animale, denunciamolo senza esitazione.

IL PICCOLO
9 NOVEMBRE 2010
 
Un veterinario comunale per gli animali degli over 65
 
Trieste - Come far sì che gli over 65 superino i dubbi legati a situazioni economiche personali non facili e decidano di soddisfare il proprio desiderio di accogliere in casa un cane o un gatto? Secondo il capogruppo di An-Pdl in Consiglio comunale e aderente a Fli, Antonio Lippolis, attraverso l’istituzione della figura del “veterinario comunale”, pronto a curare a titolo gratuito gli animali domestici cosiddetti d’affezione di proprietà di cittadini che siano residenti a Trieste, abbiano un’età superiore ai 65 anni e il cui reddito sia minimo. Sono infatti questi i contenuti della mozione che lo stesso Lippolis ha consegnato ieri agli uffici della Segreteria generale del Comune e con cui chiede al sindaco Roberto Dipiazza e all’assessore competente, cioè Michele Lobianco, di impegnarsi in questa direzione. «Alcune persone - spiega Lippolis - mi hanno detto: “Non prendo il cane per un problema di spesa”. Considerata anche l’importanza che gli animali da affezione hanno per tante persone anziane, ho deciso di proporre questa iniziativa che, se dovesse funzionare, magari si potrà ampliare in termini di utenza. Così, fra l’altro, si può invogliare la gente a prendere qualche cane o gatto in più. Si tratta di politica sociale». La proposta sarà discussa in commissione: «Nei prossimi giorni sonderò l’orientamento dei consiglieri comunali sull’argomento. Poi - conclude Lippolis - non nascondo che potremo incontrare degli ostacoli perché bisognerà capire se servirà l’attivazione di un bando riservato ai veterinari e con l’assessore Ravidà si dovrà verificare la disponibilità economica fra le pieghe del bilancio». Immediata apertura da parte dell’assessore comunale Michele Lobianco, nel segno di una comune visione fra “finiani”: «Si tratta di una buona idea, che sarà motivo di analisi. L’ipotesi vuole andare incontro ai pensionati con limiti di reddito, attraverso un servizio di assistenza. Dovremo effettuare uno studio di fattibilità, confrontandoci con l’Ordine dei veterinari, l’Azienda sanitaria e le associazioni animaliste - sottolinea Lobianco -, poi vedremo il da farsi anche in base all’eventuale disponibilità di risorse economiche».

CORRIERE DI MAREMMA
9 NOVEMBRE 2010
 
I vigili controllano le gabbie dei cani.
Blitz della Municipale nelle campagne: 85 strutture irregolari.
 
FOLLONICA (GR) - Controlli dei vigili urbani nei terreni intorno alla città per verificare la regolarità delle gabbie degli animali. E’ iniziata la serie di sopralluoghi per contrastare gli abusi edilizi: gli agenti della Polizia Municipale accompagnati dai tecnici del Comune hanno avvisato i cacciatori e i proprietari degli appezzamenti di terra che circondano la città della necessità (un obbligo) di smontare i tetti delle recinzioni delle gabbie dei cani. La legge regionale del 2002 prevede infatti la possibilità di installare nei terreni le cucce degli animali o dei recinti sprovvisti di tetto, non sono ammessi invece i casottini chiusi, considerati veri e propri abusi edilizi. E così già dal 2002 i follonichesi hanno iniziato a fare ricorso contro la norma regionale. Le sentenze non hanno però dato ragione ai proprietari dei terreni che dovranno smontare al più presto le strutture coperte, pena l’acquisizione al patrimonio pubblico del fazzoletto di terra. E il provvedimento riguarda 85 follonichesi. Intanto il personale della Municipale ha iniziato ad avvertire i proprietari dei terreni (tra cui anche molti cacciatori) dell'imminente arrivo dei controlli: così ieri mattina in Comune c’è stato un viavai di persone tutte decise a chiedere spiegazioni direttamente al primo cittadino di Follonica Eleonora Baldi. Nelle prossime settimane i vigili urbani torneranno a controllare la situazione delle campagne pronti a prendere provvedimenti. Lo stesso era avvenuto l’anno passato per gli annessi agricoli, una materia all’epoca non ancora regolata a causa della mancata approvazione del Regolamento urbanistico.

AGENPARL
9 NOVEMBRE 2010
 
REGGIO EMILIA: SANZIONATI DUE COMMERCIANTI ABUSIVI DI CARDELLINI
 
Roma - La mostra mercato dei piccoli animali che si tiene la domenica mattina presso i padiglioni della Fiera di Mancasale richiama appassionati anche dalle province vicine, con un grande successo di pubblico. L'appuntamento con l'esposizione - purtroppo - non viene mancato nemmeno da alcuni commercianti abusivi, che approfittano dei tanti visitatori per tentare di vendere esemplari anche di provenienza illecita.
Domenica mattina, gli agenti della Polizia provinciale di Reggio Emilia hanno individuato nei pressi di via Filangeri alcuni espositori con atteggiamenti sospetti: dopo un breve appostamento sono state fermate due autovetture con a bordo diversi esemplari di avifauna protetta, per la precisione cardellini: esemplari da poco catturati e in procinto di essere venduti abusivamente.
Per i due "commercianti" improvvisati – un reggiano e un modenese- è prevista una salata sanzione pecuniaria, mentre gli uccellini - tutti fortunatamente ancora in buona salute - sono stati liberati immediatamente dagli agenti della Polizia provinciale.

LECCE PRIMA
9 NOVEMBRE 2010
 
“CACCIATORI NEI GUAI, TRADITI DALL’ASSENZA DI CARTELLI”
"Non sono bracconieri". Il delegato provinciale di Lecce del partito Caccia ambiente annuncia di aver diffidato l'amministrazione provinciale. Diverse denunce arrivate "per assenza di tabellazione"
 
 
LECCE – Non bracconieri, ovvero improvvisati che usano mezzi illeciti, ma cacciatori veri e propri che sarebbero stati traditi dall’assenza di indicazioni. Cinque persone sono state denunciate ieri mattina dagli agenti della forestale di Tricase, nel corso di uno dei tanti controlli, delle forze dell’ordine, sorpresi a caccia nell’oasi di protezione “Masseria Tonda Presicce-Salve”. E fin qui la cronaca, di cui s’è già detto.
Ma non mancano le contestazioni, delle quali si fa portavoce il delegato provinciale di Lecce del partito “Caccia ambiente”, Aurora Giorgio. “Ancora bracconieri nel mirino delle forze dell’ordine...”, esordisce la Giorgio, citando il nostro articolo. Ed è qui che s’inserisce la contestazione: “I cacciatori fermati non sono bracconieri, ma persone per bene con relativo porto d’armi. E per averlo si deve essere necessariamente una persona perbene”.
Secondo il delegato, “si erano semplicemente recati in una zona di caccia in cui non era affissa nessuna tabella che ne vietava l’attività”. Un fatto non nuovo, per il movimento politico che rappresenta diversi cacciatori. “E’ questo il vero problema – spiega Auroria Giorgio -: ancora su tutta la provincia non sono state affisse le nuove tabellazioni che autorizzano o vietano l’attività venatoria. I cacciatori leccesi brancolano nel buio in attesa che ciò venga fatto e con la speranza di non sbagliare zona per non incorrere in problemi seri”.
Proprio come accaduto ai cinque deferiti ieri alla Procura di Lecce dalla forestale. “Ecco perché – conclude - il partito politico Caccia ambiente ha diffidato l’amministrazione provinciale per la mancata tabellazione delle zone di caccia”.

LA NUOVA SARDEGNA
9 NOVEMBRE 2010
 
Torpè, airone cenerino salvato da un anziano in aperta campagna
 
TORPÈ. L’incontro è avvenuto in campagna. Antonio Dalu, il padre del sindaco di Torpé, passava nei pressi di un fiume quando si è imbattuto in un airone cenerino. L’animale era a terra, ferito. Non riusciva a volare. L’uomo l’ha trasportato a casa del primo cittadino, da dove è partita la macchina dei soccorsi. A prendere in consegna il volatile sono stati l’ispettore Melchiorre Pala e l’agente Giuseppe Maricosu della Forestale di Lula. L’airone è stato poi trasportato al centro veterinario di Sassari. È in prognosi riservata, ma se la caverà. Senza la sensibilità della famiglia Dalu probabilmente il suo destino sarebbe stato segnato.

WALL STREET
9 NOVEMBRE 2010
 
ANIMALI: IN 10 ANNI UCCISE ALMENO 1000 TIGRI, META' IN INDIA
(AGI) Londra - Oltre 1000 tigri sono state uccise dai bracconieri negli ultimi 10 anni per alimentare il traffico illegale
 
Londra - Oltre 1000 tigri sono state uccise dai bracconieri negli ultimi 10 anni per alimentare il traffico illegale. Secondo uno studio di Traffic International basato su dati provenienti da 11 dei 13 Paesi in cui vive la Panthera Tigris, nell'ultimo decennio sono state uccise tra le 1.069 e le 1.220 tigri. Il rapporto di cui ha dato notizia la Bbc si basa su 481 sequestri operati dalle polizie dei vari Paesi. Meta' delle uccisioni sono avvenute in India, dove si stima che siano state abbattute tra le 469 e le 533 tigri.

FEDERFAUNA
9 NOVEMBRE 2010
 
Il crollo di Pompei e i soldi spesi per le associazioni animaliste....
 
La Schola Armaturarum Juventis Pompeiani, quella che quasi duemila anni fa era la palestra degli atleti dell'antica Pompei, e' crollata. Si legge che la situazione del sito sia gia' stata critica, tanto che al fine di fronteggiare la situazione emergenziale, mettere in sicurezza e rivalorizzare l'area, con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 18 febbraio 2009, n. 3742, e' stato nominato Commissario delegato il prof. Marcello Fiori. A novembre Fiori sottoscrive una convenzione con l'associazione animalista Lav - Lega anti vivisezione per, in "sinergia" con altre associazioni animaliste e in collaborazione con il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, censire, vaccinare, curare, sterilizzare e cercare una casa ai cani randagi presenti nell'area. Parte il progetto "(C)Ave Canem": viene aperto un sito internet ad hoc e c'e' un poderoso lancio pubblicitario sulla stampa in cui si dice che "I cani saranno adottabili in tutto il mondo", c'e' addirittura una presentazione in pompa magna dell'iniziativa con il soprintendente, il sottosegretario ai Beni e alle Attivita' Culturali e gli immancabili presidenti delle associazioni animaliste Lav, Enpa e Lega nazionale difesa del cane. Di cani pero' ne verrebbero censiti solo 56 (per fortuna che si parlava di "diffuso problema di randagismo") e il 14 febbraio 2010 un articolo su l'Unita' fa sapere che ne sarebbero stati adottati ben 4, per una spesa di 86mila euro in tre mesi. L'autore dell'articolo si chiede: "Non costava meno alloggiare i randagetti all'Hotel Hilton?" e ovviamente non ottiene risposta. Il "grande progetto" dovrebbe essersi concluso lo scorso 31 luglio con l'adozione, non si sa dove e non si sa a quale costo, di 26 cani. Dopo il crollo dei giorni scorsi, il ministro per i Beni Culturali Sandro Bondi avrebbe detto: "Non c'e' solo un problema di risorse ma anche di come si spende". Ma va?!?... Preoccupante pero' il fatto che avrebbe detto anche: "Occorre affiancare ai sovrintendenti nuove figure professionali". Non ci stupiremmo ormai piu' di tanto, se ora vedessimo gli animalisti assunti anche quali consulenti ai beni culturali.

VIRGILIO NOTIZIE
9 NOVEMBRE 2010
 
Caccia/ Brambilla: Per 88% italiani crudeltà, parlare di abolizione
Non si può provare piacere nell'uccidere
 
La caccia è "un'enorme ferita per l'ambiente, una minaccia per interi ecosistemi, una pratica sistematica di distruzione che mette in pericolo gli equilibri di un mondo che si è formato in milioni di anni": così la considera infatti "l'88% degli italiani", per il quale la caccia è "un'inutile crudeltà che andrebbe vietata o molto più rigidamente regolamentata". Lo ha detto il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla, parlando oggi alla seconda giornata nazionale della 'Coscienza degli animali' in programma al Maxxi di Roma. Il ministro ha citato un recente sondaggio dall'Ipsos per conto del Ministero del Turismo in base al quale, ha detto, "parlare di abolizione della caccia oggi non è più un tabù". "L'88% degli italiani - ha affermato Brambilla - considera la caccia una inutile crudeltà che andrebbe vietata o molto più rigidamente regolamentata, ma una piccola minoranza di irriducibili e apparentemente intoccabili cacciatori ritiene di poter andare contro la volontà e il sentire che accomuna milioni di cittadini di questo Paese. Non si può togliere la vita ad una creatura vivente, per gioco. E non si può provare piacere nell'uccidere. La violenza va combattuta sotto ogni forma con la quale si presenta".
ASCA
9 NOVEMBRE 2010
 
CACCIA: ASSOCIAZIONI VENATORIE, DA BRAMBILLA INATTENDIBILI DATI ONLINE
 
Roma - Face Italia, il coordinamento delle 4 maggiori associazioni venatorie italiane, e Cncn, Comitato Nazionale Caccia e Natura, contro la campagna anticaccia promossa dal ministro del Turismo, Vittoria Brambilla, che a Roma ha tenuto oggi il secondo incontro del suo movimento ''La coscienza degli Animali''. Una campagna che, secondo le associazioni, ''si basa su dati difficilmente verificabili''.
Il ministro Brambilla infatti, spiegano le associazioni, ''dichiara di aver raccolto oltre 120.000 adesioni on line al suo manifesto 'La Coscienza degli animali', un numero sicuramente importante, reso pero' poco credibile e significativo dal fatto che al manifesto ci si puo' iscrivere quante volte si vuole, con il nome che si vuole, anche lo stesso, usando nomi bizzarri. Purche' si abbia l'accortezza di inserire ogni volta una mail diversa, anche inesistente, si vedra' avanzare il contatore delle sottoscrizioni in tempo reale, consentendo al Ministro di sparare, e' proprio il caso di dirlo, le cifre che vuole''.

MATTINO DI PADOVA
9 NOVEMBRE 2010
 
Pericolo-nutrie a San Gregorio
 
SAN GREGORIO (PD). Hanno una gran voglia di sparare, tanti i residenti di San Gregorio, Camin e Terranegra, contro centinaia di nutrie che vivono sotto i ponti e scorrazzano per gli argini della zona.  «A gran voce gli abitanti chiedono al Quartiere di fare pulizia di nutrie - tuona Paolo Giacon, cittadino esperto - Non vogliamo che siano uccise, ma prese con le trappole perché la loro presenza si sta trasformando dannosa per le sponde degli argini. Sono una delle cause del deterioramento del Bacchiglione e del Piovego. Dalle loro dimensioni si direbbe che «pascolano» sugli argini: ne abbiamo fotografate decine, grasse e dannose».  L’ultimo appello è rivolto anche agli «animalisti - aggiunge Giacon - aiutateci a salvaguardare gli argini. Non possiamo più permettere alle nutrie di scavare gallerie sempre più grandi, rendendo instabili le sponde e lasciando filtrare l’acqua».  Sono anni che, proprio a causa dei roditori, residenti e pescatori annunciano il dissesto degli argini: il lavoro sotterraneo delle nutrie viene considerato come una piaga. Mentre i sistemi usati per catturarle non hanno sempre centrato il problema: le gabbie con l’esca, per esempio, possono catturare un animale per volta. Il Comune, comunque, non è rimasto a guardare: con il nuovo regolamento per la tutela degli animali l’assessore Zan ha pensato anche alle nutrie.  E così, dare da mangiare agli animali selvatici può costare dai 20 ai 500 euro di sanzione, che questi siano cornacchie, colombi o, appunto, nutrie.

VILLAGGIO GLOBALE
9 NOVEMBRE 2010
 
La fertilizzazione degli oceani produce più danni che benefici
La soluzione era stata indicata per far abbassare il livello di CO2 in atmosfera. Ma vale la pena correre rischi così seri e così elevati sia per l'ambiente marino, sia per la salute umana? Non sarebbe molto meglio evitare di inquinare l'atmosfera del pianeta?
 
È giunta notizia che un gruppo di ricercatori sull'ambiente marino dell'Università della California, in collaborazione con l'Università della Luisiana e l'Università della Carolina del Sud, ha effettuato una ricerca, finanziata dalla National Science Foundation, sullo sviluppo di alghe in ambiente marino a seguito di fertilizzazione dell'oceano mediante ferro. I risultati di questa ricerca saranno pubblicati questa settimana sui «Proceedings of the National Academy of Science».Il metodo di fertilizzazione degli oceani mediante ferro è una delle soluzioni proposte e caldeggiate anche nell'ambito dei negoziati internazionali sul clima, come un efficace «sink» dell'anidride carbonica, cioè come strumento efficace, anzi addirittura molto più efficace della forestazione e riforestazione, per l'assorbimento dell'anidride carbonica atmosferica da parte dei processi di fotosintesi delle alghe marine.Ebbene questa ricerca dimostra che questa soluzione è molto pericolosa, perché tra le varie alghe, si sviluppano alghe molto tossiche, a rapido accrescimento, produttrici di una neurotossina: l'acido domoico, solubile in acqua e capace di entrano nella catena alimentare di tutta la fauna marina.L'acido domoico si accumula in particolare nei molluschi, nei crostacei e soprattutto nei pesci (come il pesce azzurro), ma anche degli uccelli marini. E le neurotossine, come l'acido domoico, sono veleni mortali per alcuni molluschi, e anche se non uccidono i pesci, sono fortemente tossici per gli altri animali marini superiori della catena alimentare che si nutrono di pesce come le foche ed i leoni marini. Alla fine della catena alimentare c'è l'uomo, che rischia di trovare le neurotossine nella sua alimentazione, qualora composta di pesce o di frutti di mareA parte il fatto che la fertilizzazione degli oceani mediante ferro provoca anche una acidificazione delle acque marine con tutti i problemi che ciò comporta per le barriere coralline e sugli equilibri ecosistemici, la domanda da porsi è questa: Ma vale la pena correre rischi così seri e così elevati sia per l'ambiente marino, sia per la salute umana, per sottrarre anidride carbonica all'atmosfera e rallentare i cambiamenti climatici? Non sarebbe molto meglio evitare di inquinare l'atmosfera del pianeta? (V. F.)
Iron stimulates blooms of toxin-producing algae in open ocean, study finds
SANTA CRUZ, CA - 8-Nov-2010- -A team of marine scientists has found that toxin-producing algae once thought to be limited to coastal waters are also common in the open ocean, where the addition of iron from natural or artificial sources can stimulate rapid growth of the harmful algae. The new findings, reported this week in the Proceedings of the National Academy of Sciences, add to concerns about proposals to use iron fertilization of the oceans as a way to combat global warming.Blooms of diatoms in the genus Pseudo-nitschia, which produce a neurotoxin called domoic acid, are a regular occurrence in coastal waters. During large blooms, the algal toxin enters the food chain, forcing the closure of some fisheries (such as shellfish and sardines) and poisoning marine mammals and birds that feed on contaminated fish. But until now, blooms of these algae in the open ocean have attracted little attention from researchers."Normally, Pseudo-nitschia cells are sparse in the open ocean, so they don't have much effect. But these species are incredibly responsive to iron, often becoming dominant in algal blooms that result from iron fertilization. Any iron input might cause a bloom of the cells that make the toxin," said Mary Silver, professor emerita of ocean sciences at the University of California, Santa Cruz, and lead author of the new study.Because both natural and artificial additions of iron to ocean waters cause phytoplankton (single-celled algae) to grow vigorously, and because phytoplankton take up carbon dioxide as they grow, iron fertilization of the oceans has been suggested as way to reduce atmospheric concentrations of carbon dioxide and thereby combat global warming."This work definitely reveals a wrinkle in those plans," said coauthor Kenneth Coale, director of Moss Landing Marine Laboratories. "It is much easier to break an ecosystem than it is to fix one. In light of these findings, we should redouble our efforts to reduce carbon emissions, the primary culprit for ocean ecosystem damage worldwide."In 2007, Silver accompanied Ken Bruland, professor of ocean sciences at UCSC, on a research cruise to study iron chemistry in the Gulf of Alaska. She saw Pseudo-nitschia cells often in samples collected at sea, and analysis of the samples back in the lab showed the presence of the domoic acid toxin. Those findings prompted her to team up with Coale to analyze old samples collected during iron-enrichment experiments conducted in 1995 and 2002. Coale was the principal investigator or chief scientist for these studies."We thought the toxin would have broken down, but it was still there," Silver said.In addition to samples from the two iron-enrichment experiments, the researchers analyzed samples from three natural populations in the North Pacific. The results showed that oceanic waters throughout the Pacific contain Pseudo-nitschia populations associated with the domoic acid neurotoxin.Silver noted that blooms of Pseudo-nitschia must occur naturally in the open ocean as a result of iron deposited by dust storms, volcanic eruptions, and other airborne sources. "It is a natural phenomenon and likely has been for millions of years," she said. "But those are sporadic occurrences. To do iron enrichment on a large scale could be dangerous because, if it causes blooms of Pseudo-nitschia, the toxin might get into the food chain, as it does in the coastal zone."
 

 

            09 NOVEMBRE 2010
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE


 
MARKET PRESS
9 NOVEMBRE 2010
 
UNO STUDIO SULLE PECORE EVIDENZIA IL COSTO DI UN SISTEMA IMMUNITARIO FORTE
 
Secondo un nuovo studio condotto da scienziati nel Regno Unito e negli Stati Uniti, un sistema immunitario forte può aumentare la durata della vita di un animale ma comporta una minore fertilità. I risultati, pubblicati sulla rivista Science, spiegano il perché alcuni soggetti sono più soggette alle infezioni rispetto ad altri. La robustezza del sistema immunitario varia molto da una persona all´altra. Il problema è capire perché l´evoluzione non ha eliminato i geni associati a un sistema immunitario più debole. Una possibile ragione è che un sistema immunitario forte può comportare una minore fertilità. "Sospettavamo da tempo che risposte immunitarie forti prolungassero la vita nei confronti delle infezioni, ma che pregiudicassero allo stesso tempo la riproduzione," ha spiegato Andrea Graham dell´Università di Edinburgo nel Regno Unito e dell´Università di Princeton negli Stati Uniti. "Trovare la prova di questo compromesso potrebbe chiarire il perché ci siano variazioni così grandi nella forza delle risposte immunitarie degli animali e nella loro predisposizione verso le infezioni e l´autoimmunità." Per vederci chiaro, la professoressa Graham e i suoi colleghi hanno studiato le pecore selvatiche Soay sulla remota isola disabitata di Hirta nell´arcipelago di St Kilda che si trova circa 160 kilometri (km) a largo della costa occidentale scozzese. Ogni agosto per 11 anni i ricercatori hanno raccolto campioni di sangue degli animali e hanno annotato quanti agnelli aveva avuto ogni pecora e quanto a lungo vivevano gli animali. Il team era interessato ai livelli di anticorpi nel sangue degli animali, le pecore con alti livelli di anticorpi hanno sistemi immunitari più forti e sono meglio equipaggiate per combattere le infezioni parassitiche, che sono comunissime tra le pecore di Hirta. L´analisi ha rivelato che le pecore con livelli di anticorpi alti vivevano più a lungo e avevano maggiori probabilità di sopravvivere a inverni particolarmente duri. Avevano però minori probabilità di avere prole rispetto agli altri animali. Al contrario, le pecore con livelli di anticorpi relativamente bassi partorivano più agnelli ogni anno ma avevano una vita più breve rispetto alle pecore con livelli di anticorpi più alti. In effetti, dal punto di vista evolutivo, entrambi i gruppi avevano lo stesso rendimento e producevano circa lo stesso numero di piccoli nel corso delle loro vite. Secondo i ricercatori, questo potrebbe contribuire a spiegare il perché l´immunità vari tanto tra un individuo e l´altro. Inoltre la tendenza verso sistemi immunitari più forti o più deboli sembra essere ereditaria. "Questa base genetica significa che la selezione naturale ha la possibilità di modellare il tratto", ha commentato la professoressa Graham. Inoltre, i risultati suggeriscono che l´autoimmunità, nella quale il sistema immunitario è così forte che attacca i tessuti del corpo stesso, può esistere in natura. Fino ad ora, l´autoimmunità è stata osservata solo negli esseri umani e in mammiferi di laboratorio, domestici e in cattività. È necessario continuare la ricerca per studiare più a fondo questo tema, spiegano gli scienziati. Lynn Martin dell´University of South Florida negli Stati Uniti, che non ha partecipato allo studio, commenta che l´uso di animali selvatici da parte dei ricercatori è significativo. "Per tanto tempo il campo dell´immunologia si è basato sullo studio di animali domestici in laboratori puliti dove agli animali veniva dato tutto il cibo che volevano, dove erano al riparo dalle intemperie e non avevano quasi problemi di parassiti," ha detto. "Queste condizioni vanno bene per identificare tutti i dettagli su come gli ospiti gestiscono i parassiti a livello molecolare e cellulare, ma non rappresentano le condizioni naturali e possono pregiudicare la nostra comprensione delle funzioni immunitarie." I risultati di questo studio invece contribuiscono a spiegare perché alcuni soffrono più di altri quando sono esposti a infezioni e perché i vaccini sono più efficaci in alcune persone rispetto ad altre. Per maggiori informazioni, visitare: Science: http://www.sciencemag.org/  Princeton University: http://www.princeton.edu/ 

GEA PRESS
9 NOVEMBRE 2010
 
Montichiari (BS) – Green Hill non si amplierà
L'importante risultato della manifestazione di Montichiari contro la multinazionale della sperimentazione animale (foto della manifestazione).
 
GEAPRESS – Green Hill rinuncia ad ingrandirsi. E’ questa forse la notizia più importante che corona il sicuro successo della manifestazione che si è svolta sabato scorso a Montichiari (BS). Nel corso dell’incontro tra il Direttore Generale della Sanità lombarda, dott. Carlo Lucchina ed i rappresentanti del Coordinamento Fermare Green Hill ed il Comitato Cittadino contro Green Hill, è stato infatti annunciato che la multinazionale rinuncia ad ingrandirsi. Non è la tanto attesa notizia della chiusura di Green Hill, il mega allevamento di cani beagle della Marshall con sede proprio a Montichiari, ma è comunque un risultato importantissimo, anzi si potrebbe dire storico. Basta guardare le dimensioni della multinazionale, con uffici in mezzo mondo. Dall’altro lato la tenacia e caparbietà dei promotori di una manifestazione che è solo ultima di una lunga serie di iniziative.Duemila, ma secondo gli organizzatori almeno tremila manifestanti. Un corteo che ha riempito le strade di Montichiari confermando l’alta partecipazione dell’opinione pubblica al problema. Nessuna defezione, dunque, dai già alti numeri della manifestazione dello scorso 24 aprile. Unico assente, al limite dell’ostruzionismo, il Comune di Montichiari. Chissà perché, considerato che nella multinazionale dei cani da sperimentare, non vi sono neanche significative presenze di lavoratori locali.Intanto, sabato scorso, ogni cane detenuto da Green Hill ha avuto a lui dedicato il pensiero dei partecipanti, simboleggiato da un lumino accesso per …. illuminare Green Hill, come titolava la stessa manifestazione. Illuminarla dal silenzio che uccide, dall’utile oblio che vorrebbe oscurare le coscienze così riparate dalla carenza di informazioni che contraddistingue queste ed altre attività con baricentro nello sfruttamento degli animali.“Siamo soddisfatti – ha dichiarato a GeaPress Stefano, del Coordinamento Fermiamo Green Hill -. La manifestazione è stata molto partecipata e riteniamo che vi sia stato anche un segnale di volontà politica. L’incontro di venerdì con il dott. Lucchina e la comunicazione della rinuncia ad ampliare l’allevamento“.Rimane aperta la questione che il Sottosegretario alla Salute Francesca Martini ha sollevato alle autorità sanitarie lombarde. Ovvero l’adeguamento di Green Hill alle disposizioni regionali in tema di allevamenti di cani che, qualora applicate, commentano i promotori della manifestazione, dovrebbero impedire alla multinazionale dei beagle di continuare la sua attività.In ultimo, o forse per primo, il Comune di Montichiari. Se le scelte sono innanzitutto politiche, è mai possibile che non si possa aprire un percorso dalla parte degli animali? Possibile che la sua autorizzazione (sua .. del Comune) sia così inviolabile? Non potrebbe il Sindaco di Montichiari dott.ssa Elena Zanola (nella foto del Comune di Montichiari) cercare una soluzione che permetta, secondo legge, di mandare a casa gli allevatori di beagle per la (non) scienza della sperimentazione animale? Saremo ben lieti di poterla ospitare. Crediamo fin da ora che non vorrà fare come il suo collega di Mézilles, in Francia, (vedi articolo GeaPress) che ha dichiarato di essere rimasto positivamente sorpreso per le precauzioni prese per garantire la salute dei cani …. da tagliuzzare.
Vedi photo gallery:
http://www.geapress.org/sperimentazione-animale/montichiari-bs-green-hill-non-si-ampliera/8182

CORRIERE CANADESE
9 NOVEMBRE 2010
 
Test su animali, ogni Provincia decide la sua legge
Gauthier: «Sei governi aderiscono al programma nazionale del Ccac, l’Ontario ha un suo ispettorato»
 
Di SIMONA GIACOBBI
 
Solo una settimana fa la Peta lanciava pesanti accuse al Canada. Nel mirino gli esperimenti condotti in alcuni laboratori, in particolare quelli di tre province. Esperimenti secondo la Peta «crudeli e atroci che se fossero regolati da una legge federale potrebbero risparmiare tante sofferenze a questi animali».
Era partita così, con la testimonianza di Alka Chandna, del Laboratory Oversight Specialist del Laboratory Investigations Department della Peta in Virginia, Usa, l’inchiesta del Corriere Canadese, per determinare quel filo sottile che separa l’approccio etico in questo tipo di esperimenti e il trattamento a loro riservato definendo una linea di confine di un prezzo da pagare per ottenere risultati destinati a migliorare la vita dell’uomo in termini di salute.
La legge in Canada viene decisa da ogni singola Provincia
In Canada la normativa sulla vivisezione in laboratorio spetta ad ogni singola Provincia, fatta eccezione per British Columbia e Québec, dove la Peta parla di esperimenti selvaggi e di una crudeltà inaudita cui vengono sottoposti gli animali. Tutte le Province canadesi hanno, in una forma o in un’altra, leggi su ciò che concerne la salute degli animali ma solo alcune si sono espresse con una vera e propria legislazione in materia per quanto riguarda l’uso degli animali nella ricerca e nell’insegnamento.
Il Canadian Council of Animal Care del Canada risponde alla Peta
La risposta alla Peta da parte del Canadian Council of Animal Care, un’agenzia nazionale fondata nel 1968 responsabile degli standard e linee guida che regolano l’uso degli animali nella ricerca, nell’insegnamento e negli esperimenti in Canada, non si è fatta attendere. Linee guida, per la Peta, non sufficientemente rigide.
Clément Gauthier, executive director del Ccac, spiega al Corriere come viene regolamentata la materia e nega le affermazioni della Peta. «È vero che non esiste una legge federale - dice - È il Constitution Act del 1867 a non prevederla. La giurisdizione in questa materia è esclusivamente provinciale. La materia regolata da tutti i livelli di governo è descritta in modo dettagliato nella Costituzione canadese. Il welfare degli animali è di competenza federale. Tutto ciò che riguarda i trattamenti degli animali a scopi di ricerca spetta alle Province e ai Territori». Stando alle conclusioni di un’opinione giuridico-legale commissionata dal Ccac nel 1998, la Legislative Jurisdiction over Animals Used in Research, Teaching and Testing, e uno studio indipendente accreditato da Health Canada nel 2000, The Protection of Animals Used for the Puropose ox Xenotransplantation in Canada, il governo federale non ha alcun potere nelle normative che regolano i trattamenti sugli animali da laboratorio. «Ottawa non è totalmente assente in questo campo - spiega Gauthier - Sette Province hanno già adottato leggi sui test per scopi scientifici». Sono l’Alberta, il Manitoba, il Saskatchewan, l’Ontario, il New Brunswick, la Nova Scotia e Prince Edward Island. «Sei di queste Province hanno apportato delle modifiche al loro regolamento facendo riferimento agli standard del Ccac». E queste sono: l’Alberta (Alberta Animal Protection Act), il Manitoba (Animal Care Regulations sotto l’Animal Care Act), il Saskatchewan (Animal Protection Regulations sotto l’Animal Protection Act), il New Brunswick (Society for the Prevention of Cruelty to Animals Act), la Nova Scotia (Animal Protection Act) e Prince Edward Island (Animal Protection Regulations sotto l’Animal Health and Protection Act). «Il Newfoundland ha adottato una sua legge in materia e riceverà l’approvazione entro fine dicembre, sempre facendo riferimento alle linee guida del Ccac», spiega Gauthier».
L’Ontario ha un ispettorato autonomo
La settima Provincia non inclusa in questa lista è l’Ontario che ha un suo ispettorato e usa le linee guida del Ccac. Il Ccac armonizza poi i dati che vengono inviati dall’Ontario. Il suo Animals for Research Act è unico in Canada in quanto crea un sistema di controllo basato sulla registrazione dei centri di ricerca e rilascia quindi anche licenze. Tutti questi centri in Ontario devono essere registrati.
Inoltre, tra i provvedimenti dell’Animals for Research Act dell’Ontario, c’è l’obbligo di istituire una commissione per la cura degli animali per intervenire in caso di negligenza e la richiesta per ogni operatore del centro di ricerca di consegnare a una persona designata dal ministero dell’Agricoltura, del Cibo e degli Affari rurali (Minister of Agruculture, Food and Rural Affairs - Omafra) un rapporto sugli animali utilizzati negli esperimenti. Il regolamento Research Facilities and Supply Facilities istituisce ulteriori standard per l’accoglienza in strutture degli animali mentre il regolamento Transportation prescrive condizioni per il trasporto degli animali usati in questi centri. L’Omafra collabora con il Ccac per armonizzare il rapporto annuale dell’uso di animali in Ontario. L’ispettore dell’Omadra utilizza nelle sue valutazioni sette delle linee guida del Ccac.
British Columbia e Québec sono le uniche che non hanno leggi specifiche. Gauthier non si spiega il perché.
«Dovrebbe chiedere a loro - dice - Le abbiamo già invitate a farlo in passato. Il Ccac è comunque presente anche in queste due province».
Ottawa però non è totalmente assente dall’animal welfare
Il governo federale è presente in quelle che sono tre aree comunque importanti: il Codice penale, il settore sanitario e quello sui fondi.
Il Criminal Code of Canada - Le sezioni 446 e 447 del Criminal Code proteggono gli animali da atti di crudeltà, abuso e negligenza. Queste sezioni del Codice penale sono state sottoposte a revisione per parecchi anni.
L’Health of Animals Act - L’Health of Animals Act (1990) e le sue norme proteggono il bestiame canadese da una serie di malattie infettive che potrebbero compromettere la salute sia degli animali sia delle persone, come il commercio canadese negli altri Paesi. Questo atto viene utilizzato nel caso di epidemie e per prevenire il contagio e l’entrata in Canada di nuove malattie.
The Spending Power - Questo è il terzo meccanismo attraverso il quale il governo federale ha dato il suo sostegno alla causa a favore degli animali. Il potere di Ottawa di offrire sovvenzioni soggette alle condizioni degli organismi destinatari, che siano i governi provinciali o altre istituzioni, può avvenire sotto diverse forme. Una di queste è il contratto che implica l’imposizione degli standard del Ccac nei centri di ricerca che ricevono i fondi dalle tre più grandi agenzie federali, il Canadian Institutes of Health Research, il Natural Sciences and Engineering Research Council e il Sciences and Humanities Research Council. Laddove il governo assegna un contratto a un’istituzione accademica o non, la clausola A9015C Public Works Standard Acquisition Clauses and Conditions Manual impone condizioni legate alla cura e all’uso di animali da laboratorio in lavori pubblici e servizi governativi. L’iscrizione al programma del Ccac è obbligatorio per le istituzioni accademiche. «Non hanno scelta se vogliono aver accesso ai fondi», spiega Gauthier.
Il Memorandum of Understanding (Mou)
Questi centri devono firmare un contratto, il Memorandum of Understanding on the Roles and Responsibilities in the Management of Federal Grants and Awards, che include nella “Schedule 3” una policy chiamata Ethical Review of Research Involving Animals, con riferimenti su come devono essere utilizzati gli animali nella ricerca ed è obbligatorio per tutte quelle istituzioni che vogliono ricevere fondi da queste agenzie avere un certificato di approvazione, il Certificate of Good Animal Practice (Gap), da parte del Ccac. «Se consideriamo un istituto non idoneo al Gap - spiega Gauthier - inviamo la nostra dichiarazione di non conformità al Granting Council che provvederà a passare alla fase della rimozione fondi. Questo funziona sempre. Poi ci sono alcuni dipartimenti governativi provinciali o privati che non si sono iscritti. In molti hanno invece aderito al programma riconoscendo i vantaggi scientifici e di pubbliche relazioni che un programma di controllo sull’uso di questi animali può portare».
Alka Chandna della Peta era entrata nel dettaglio descrivendo alcuni esperimenti che si svolgono nelle università della British Columbia (UBC), in Alberta e alla McGill in Québec. E anche la UofT non è esente da quelle che la Peta definisce vere e proprie torture sugli animali da laboratorio. Laboratori in cui vengono praticati fori nei crani delle scimmie nelle quali vengono poi iniettate tossine che danneggiano il cervello. Ferite provocate da shock elettroconvulsivi e cuccioli di gatti allevati al buio per condurre esperimenti sulla vista. E ancora, scienziati che infliggono danni cerebrospinali nei gatti e poi vengono forzati a camminare su tapis roulant per studiarne i movimenti e come riescono a schivare ostacoli con le zampe posteriori.
«La British Columbia e il Québec non hanno ancora leggi provinciali che regolano la materia - dice Gauthier - Non abbiamo il protocollo qui davanti ma la UBC ha recentemente ricevuto il Gap del Ccac. La Peta può dire ciò che vuole ma quello che per noi è importante è che certi esperimenti sono totalmente proibiti». Questo certificato viene consegnato alle istituzioni che partecipano pienamente ai programmi del Ccac e che vengono valutate regolarmente da commissioni composte da esperti, scienziati, veterinari e rappresentanti della comunità. Per ottenere il Gap devono sottoporsi ai test di questa commissione e di quella del Ccac e rispettare gli standard imposti dalle linee guida e dai regolamenti del ccac.Gli esperimenti e i trattamenti proibiti dalla policy del Ccac “Ethics of Animal
Investigation”
Dall’articolo 5 al 7 della policy Ethics of Animal Investigation (1989) che si trova anche sul website www.ccac.ca, si parla di esperimenti che sono proibiti e inaccettabili. «Le nostre visite in determinati istituti - aggiunge Gauthier - avvengono ogni tre anni e non vengono quasi mai annunciate. Se riscontriamo irregolarità viene immediatamente stilato un protocollo dagli investigatori. Gli animali non vengono rilasciati fino a quando il parere dell’investigatore non si conformi alla decisione dell’Animal Care Committee. Verifichiamo la giusta funzione e il corretto uso degli animali negli esperimenti. In genere ci vogliono 15 mesi per attuare cambiamenti dopo la nostra visita per assicurare che vengano rispettate le nostre condizioni».
Nell’art. 5 della policy citata da Gauthier si legge che se un animale viene visto provare una sofferenza non alleviabile e dolori atroci dovrebbe essere “umanamente ucciso”, usando un metodo che preveda un iniziale e rapido stato di incoscienza. Mentre le procedure di non guarigione su animali anestetizzati e gli studi che non implicano dolore e sofferenza sono considerati accettabili.
Tra le procedure che infliggono dolore eccessivo sono proibite quelle che richiedono l’uso di miorilassanti (cioè farmaci che riducono o aboliscono il tono della muscolatura) o paralitici senza anestesia durante l’operazione, procedure traumatizzanti o ferite provocate da ustioni, schiacciamento, fratture, colpi su animali non anestetizzati. Un punto questo che va a scontrarsi con quanto scoperto dalla Peta in alcuni laboratori canadesi.
Gli studi tossicologici e biologici, la ricerca sul cancro e le indagini su malattie infettive, in passato, richiedevano esperimenti continui fino alla morte dell’animale, come spiega Gauthier. Ma, in caso di segnali distinti di pena e sofferenza della cavia, possono venire presi in considerazione metodi alternativi per soddisfare sia la ricerca sia i bisogni dell’animale.
«Il metodo utilizzato per l’eutanasia dipende dalle specie - spiega - La soluzione più comune è quella dell’anestesia somministrata in dosi massicce nell’animale che si addormenta e muore nel sonno. Un metodo usato per i ratti è la decapitazione o la rottura dell’osso del collo. Sempre sul nostro sito Internet si possono trovare linee guida anche in merito a questa materia».
Gli animali, ricorda questo regolamento, dovrebbero essere usati solo nel caso di fallimento da parte del ricercatore di trovare alternative. Il Ccac ricorda le tre R di Russell-Burch: “replacement”, “reduction” e “refinement”. Tre requisiti fondamentali per chi lavora sulle cavie da laboratorio. Coloro cioè che utilizzano gli animali in esperimenti e nella ricerca dovrebbero usare i metodi più umani su un numero più limitato possibile di cavie da cui ottenere informazioni valide. Secondo la dichiarazione del Ccac Social and Behavioral Requirements of Experimental Animals gli animali dovrebbero condurre una vita di laboratorio perlomeno decorosa da un punto di vista fisico e psicologico e non devono essere sottoposti a sofferenze che potrebbero invece essere evitate. Sempre secondo questo regolamento, se il dolore è necessariamente concomitante con lo studio, deve essere ridotto al minimo in intensità e durata.
Com’è nato il Ccac
Il Ccac nasce nel 1982 e comprende attualmente 22 organizzazioni i cui rappresentanti includono scienziati, insegnanti, veterinari e delegati del welfare degli animali. Il Ccac ha formato cinque commissioni: Assessments, Guidelines, Education and Training, (in questi tre programmi partecipano oltre 2000 volontari in tutto il Paese), Finanze e Planning and Priorities. Il Ccac è presieduto da un board di direttori e ha la sede centrale a Ottawa. È finanziato da fondi pubblici attraverso il Canadian Institutes of Health Research e il Natural Sciences and Engineering Research Council, con sovvenzioni extra da dipartimenti scientifici federali e da istituzioni private. Il Ccac opera secondo un budget annuale ma è finanziato con fondi triennali dal Cihr e dal Nserc. L’attività viene esaminata ogni tre anni da un pannello di esperti di queste due agenzie federali. In conclusione il Ccac è un sistema nazionale per la cura e l’uso etico degli animali nel campo della ricerca. Mentre i laboratori federali (con sede nelle diverse province canadesi) che usano gli animali a scopi normativi sono esenti dalle leggi provinciali sull’uso di cavie nella ricerca, vengono comunque supervisionati dal Ccac. Il servizio di valutazione del Ccac si svolge su determinate linee guida e regolamenti. Questi standard vengono inseriti nelle legislazioni di sei Province su sette che hanno adottoato leggi in materia.

 
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