IL CITTADINO 9 SETTEMBRE 2009
Un cane vaga in autostrada e viene travolto da una moto
Borghetto (LO) - Cane abbandonato vaga in autostrada e viene travolto da una moto. Attimi di paura nel fine settimana in A1, nei pressi del casello di Lodi in direzione sud, ma per fortuna il motociclista è riuscito a mantenere l’equilibrio e a non volare a terra. L’animale, invece, ha riportato alcune fratture e ferite al muso, ma tutto sommato era in buone condizioni. Si tratta di un bastardino, che quasi sicuramente era stato abbandonato dai suoi padroni prima di partire per le vacanze. Le indagini comunque sono ancora in corso. Il caso ha voluto infatti che un attimo dopo l’incidente sia transitata in quel punto una pattuglia della polizia stradale di Guardamiglio, che si è fermata per regolare la viabilità e fare i rilievi. Poi è stato contattato un veterinario che si è preso cura dell’animale.Protagonista dell’incidente quindi è stato un ragazzo di 23 anni residente a Muggiò, nel Milanese, M.L. le sue iniziali. Sabato pomeriggio era in sella alla sua potente Honda Hornet, aveva appena superato la pattuglia della polizia e poi si era piazzato sulla corsia di destra a circa cento chilometri orari. All’improvviso si è trovato davanti l’animale, sbucato dalla vegetazione a lato della carreggiata, che ha attraversato la strada. Ha frenato di colpo, ma non è bastato per evitare l’impatto. Per fortuna ha preso l’animale di striscio ed è riuscito a rimanere in equilibrio. Lo schianto avrebbe potuto finire male e avere conseguenze più gravi, se solo l’animale fosse sbucato all’ultimo momento e fosse stato preso in piena velocità dal centauro.Durante gli accertamenti si è scoperto che l’animale aveva il microchip sottopelle e grazie a questo si è riusciti a rintracciare i suoi padroni. Ieri i loro nomi non erano ancora noti, anche se non si tratterebbe di persone lodigiane. Nei loro confronti in ogni caso saranno presi i provvedimenti previsti dalla legge per l’abbandono degli animali. LA NUOVA VENEZIA 9 SETTEMBRE 2009
Il cane annegato ha un padrone
VIGONOVO (VE). Arrivano ad una svolta le indagini sul caso del pastore tedesco trovato annegato con una pietra al collo sulle rive del fiume Brenta quasi 10 giorni fa. Sulla carcassa del cane è stata compiuta un’autopsia. I medici veterinari che hanno compiuto l’esame autoptico hanno trovato nel collare attaccato all’animale morto, un microchip elettronico con il quale si potrà risalire all’identità del proprietario del cane. Non si sono potute riscontrare con certezza invece ferite da arma da fuoco come sembrava da prime testimonianze. Lo stato di decomposizione della carcassa dell’animale infatti era già molto avanzato. Il caso era stato sollevato nei giorni scorsi dalle testimonianze di alcuni pescatori a ridosso del ponte sul Brenta al parco fluviale Sarmazza. Avevano sentito uno sparo e poi cadere in acqua un corpo. Pochi giorni dopo è stato trovato sul posto la carcassa di animale un pastore tedesco ucciso con una pietra al collo. La procura della repubblica ha aperto un’inchiesta per maltrattamenti e uccisione di animale. Ora arriva la svolta. Con il microchip infatti sarà possibile risalire al proprietario del cane. Nel caso venisse individuato il responsabile del fatto, l’Enpa, l’associazione di protezione animali ha già deciso di costituirsi parte civile.
IL GAZZETTINO
9 SETTEMBRE 2009
Abbandona i suoi tre mici dal veterinario con una lettera d’addio
Francesco Cavallaro
Albignasego (PD) - Qualcuno ha abbandonato Zoè, Biancaneve e Pierino – tre gatti di età compresa fra i 4 e i 13 anni – chiusi in tre distinte gabbie davanti all’ambulatorio veterinario associato “Vaccaro Calore” in vicolo Trieste a San Lorenzo. Li ha trovati ieri mattina intorno alle 10 Maria Grazia Calore, veterinaria, insieme ad una vera e propria lettera d’addio. “Egregio dottore – inizia la missiva – con grande dispiacere siamo costretti a lasciare i nostri gatti nella speranza che lei possa trovare una sistemazione presso persone in grado di accoglierli. Ci dobbiamo trasferire all’estero e, nonostante i tentativi fatti, non siamo riusciti a trovare persone che accettassero i nostri animali”. La lettera, scritta in stampatello su un foglio di quaderno, prosegue con la descrizione dei tre mici. L’anonimo proprietario conclude: “Non aggiungiamo altro tanta è la pena e tanto è il rammarico per quanto stiamo facendo. Purtroppo non abbiamo altra via d’uscita. La ringraziamo anticipatamente per l’atto di bontà che confidiamo vorrà fare”. Per il momento la dottoressa Calore si è presa l’impegno di accudire i tre gatti all’interno del suo studio, rigorosamente chiusi in due gabbie. Tuttavia, spera di trovare una soluzione al più presto per il bene dei quattro zampe. «Gli animali non si abbandonano lungo una strada – sottolinea Calore -, tanto meno davanti ad un ambulatorio veterinario. È vero, a Padova non c’è un gattile; ma questa non è una scusa per lasciare tre gatti davanti al primo ambulatorio che capita. Ho una buona memoria, non ricordo di aver curato in passato Zoè, Biancaneve o Pierino; qualcuno si è voluto sbarazzare di loro senza fare troppa fatica. Ho già avvisato dell’accaduto l’Enpa, Ente nazionale protezione animali. [...] IL GIORNALE 9 SETTEMBRE 2009
L'appello: cani e gatti hanno diritto a morire senza alcuna sofferenza
OSCAR GRAZIOLI
Caro direttore, ti chiedo spazio per un appello al ministro Maurizio Sacconi. Sono certo di poter contare sulla firma di almeno ventimila veterinari e, se millanto credito, sono pronto a scusarmi pubblicamente con chi manifesterà la sua contrarietà a questa mia. Vengo al sodo. Da diversi lustri, nel nostro Paese, si perpetra uno scandalo sul decantato benessere animale con tanto di imprimatur dei vari ministeri che si sono succeduti nel tempo. Per fortuna, ai veterinari è concesso, senza ricorrere a polemiche religiose e filosofiche interminabili, di porre fine all'esistenza degli animali, qualora il proprietario e il medico maturino la decisione che la sofferenza della malattia non è più tollerabile e soprattutto non ha più alcuno scopo se non quello fine a se stessa, in quanto la guarigione o il miglioramento delle condizioni non hanno più alcuna speranza di avverarsi. Poi, c'è anche chi crede nei miracoli o chi comunque è assolutamente contrario all'eutanasia anche per gli animali. Ne ho conosciuti alcuni durante la mia professione e giuro che ho pianto di rabbia nel vedere cani e gatti soffrire terribilmente e inutilmente fino alla liberazione della morte, dopo giorni o settimane di una sofferenza che queste povere creature arrivano a interpretare come una punizione per qualche colpa commessa. Sentono, come e più di noi il dolore, ma non possono ovviamente filosofeggiare sulla sua finalità escatologica. Ricorderai che ne abbiamo parlato alcune volte concordando sul pieno rispetto per chi vuole aggrapparsi alla propria vita nonostante tutto, ma restando fermi nel chiedere il diritto a disporre della nostra. Il fatto che, anche in campo umano, io guardi con invidia alla legislazione di Paesi come l'Olanda, il Belgio, la Svizzera e altri, non vuol dire che prenda con leggerezza l'eutanasia in campo veterinario. Studi recenti hanno messo in luce che la categoria dei veterinari è, tra le libere professioni, quella a più alta incidenza di suicidi e qualcuno ha messo in relazione questo dato con il fatto di trovarsi spesso di fronte all'obbligo morale di somministrare «la buona morte». Certamente non è piacevole dover sopprimere il cane che conosci e segui da sedici anni, però il fatto di potergli risparmiare sofferenze atroci e del tutto inutili, mi è di grande sollievo e fa da contrappeso alla tristezza di dover porre fine alla sua vita. Ora, in Italia, esiste un'unica specialità registrata per l'eutanasia del cane, del gatto e non si sa bene di quali altri animali. Si chiama Tanax e si tenga presente che, in Paesi come Usa e Gran Bretagna (dove il nome era T61), è stato ritirato da quasi vent'anni, perché la morte avviene fra atroci sofferenze, qualora sia usato per vie non corrette quale la intrapolmonare (in pratica iniezione all'interno del torace). Fatto sta che, nonostante i veterinari lamentino questo sconcio da anni e annorum, il foglietto interno del Tanax riporta, come via di somministrazione, proprio la via intrapolmonare, che diventa in pratica obbligatoria per il gatto e altri non ben identificati animali. Gli studi di Sawyer (forse il migliore anestesista americano) sul T61 (il nostro Tanax) avevano concluso che poteva essere un prodotto accettabile per l'eutanasia degli animali soltanto se usato per via venosa o intracardiaca e soprattutto solo se il suo utilizzo era preceduto dall'anestesia generale. Per questi motivi il T61 è stato ritirato in Usa, mentre noi saremmo ancora obbligati a usarlo, addirittura mediante dolorosissime iniezioni intrapolmonari, non precedute da profonda sedazione o anestesia. Ho scritto «saremmo» perché ogni bravo veterinario, tutti i giorni, si assume la responsabilità di usarlo fuori dalla legge, in modo contrario a quello scandaloso foglietto illustrativo che poi rappresenta le indicazioni del ministero della Salute. È capitato che un individuo che fatico a chiamare collega ha soppresso il cane di un'infermiera professionale, davanti a lei, iniettando il Tanax per via intrapolmonare. Il cane è morto dopo minuti di urla e singulti, con una seconda iniezione richiesta dalla donna sotto choc. Denunciato all'Ordine dall'infermiera il «collega» è stato prontamente assolto perché ha seguito le indicazioni del foglietto illustrativo, ovvero quelle del ministero. Ebbene, caro ministro, anche a nome di un associazione (Assovet) di cui sono fondatore e che si occupa di etica e benessere animale, le chiedo di sottoporre urgentemente a revisione se non il prodotto almeno il cosiddetto «bugiardino», che in questo caso chiamerei «scandalino», cassando quella maledetta via intrapolmonare, obbligando alla profonda sedazione, o meglio all'anestesia prima dell'uso e infine eliminando quel «usare sotto il controllo diretto del medico veterinario». Un prodotto che causa la morte va usato dal medico veterinario. Punto. E grazie per quanto sono certo vorrà disporre. MATTINO DI PADOVA 9 SETTEMBRE 2009
Un avvelenatore di gatti a Città Giardino
Simone Varroto
CITTA’ GIARDINO (PD). A città Giardino c’è un sadico che avvelena il cibo destinato ai gatti. Una signora settantenne residente in quartiere, che ne sfama una decina in via Configliachi, nelle ultime settimane ha trovato nelle loro ciotole olio da auto (particolarmente tossico) e altre sostanze nocive per la salute dei felini. Ieri la «gattara», dopo aver trovato morto uno dei suoi protetti, si è rivolta agli uffici comunali per chiedere un controllo da parte dei vigili. «Se questi episodi continueranno sporgerò denuncia contro ignoti ma intanto ho segnalato la cosa all’Enpa e mi hanno assicurato che faranno un sopralluogo. Non ho visto all’opera questi disgraziati e non posso avanzare sospetti ma è terribile che ci siano persone che si divertono ad uccidere gli animali», ha dichiarato la signora, che ha voluto mantenere l’anonimato per paura di ritorsioni. Intanto, fa sapere, una gattina è morta per aver mangiato cibo contaminato. «L’ho trovata due giorni fa stesa vicino alle ciotole - racconta - porto da mangiare ogni sera a una decina di gatti randagi che vivono in via Configliachi e via Thaon de Revel perché ho sempre amato gli animali e ora che sono in pensione ho preso a cuore questi gatti. E’ orribile tanta crudeltà. LA TRIBUNA DI TREVISO 9 SETTEMBRE 2009
Strage di gatti, caccia al torturatore
FONTANELLE (TV). Un sadico torturatore di gatti si aggira tra Fontanelle e Codognè. L’ultima vittima, orribilmente martoriata, è una gatta, trovata agonizzante nella casa di via Arneroni che la ospitava. A denunciare la storia è la dottoressa Mirella Forest, figlia dell’anziana signora che accudiva la gatta, componente di un branco di felini randagi sterilizzati. «Voglio avvertire tutti coloro che potrebbero imbattersi in questa persona - spiega il medico che opera a Cimetta - non si può lasciare un torturatore del genere in giro impunito». Tutto accade la scorsa settimana. Una mattina la gatta torna a casa in una condizione indescrivibile e viene subito portata da un veterinario per provare a salvarla. «Ci hanno detto che era stata stordita con un colpo alla testa - continua Mirella Forest - poi è stata torturata e massacrata prima di essere gettata in un letamaio. Aveva persino delle larve sulle ferite quando è riuscita a trascinarsi a casa, agonizzante. La dottoressa Laura Filippi di Oderzo, la veterinaria che l’ha visitata non voleva darsi pace. Aveva le lacrime agli occhi quando l’ha presa in cura». Sono seguiti alcuni giorni di vani tentativi per curare la micetta massacrata da mani ignote, capaci di una violenza indescrivibile. «Alla fine non ce l’ha fatta - continua la donna - è morta sabato mattina. Ma noi non intendiamo lasciar cadere la storia. Faremo tutte le verifiche per trovare il colpevole». La dottoressa insieme alle persone che hanno visto in quali condizioni la gatta sia stata ridotta ha deciso di andare a fondo alla storia per evitare che possa accadere ancora. «In questi giorni sono stata personalmente a sentire le persone che vivono tra Fontanelle e Cimetta - afferma Mirella Forest - mi hanno confermato che sono spariti diversi gatti. Non sappiamo quanti animali siano morti in quella maniera. Potrebbe essere che solo la gatta sia riuscita a trascinarsi a casa, mostrandoci come era stata ridotta. Ma abbiamo il terribile sospetto che non si tratti dell’unico caso». Per questo la donna lancia un avvertimento. «Abbiamo fotografato le ferite e le torture inferte alla povera bestiolina - chiude - la persona che ha agito in quella maniera lo ha fatto con una brutalità che fa desumere ci siano stati molti precedenti. Il branco di gatti di cui faceva parte la gattina morta erano stati sterilizzati dall’Usl 7, non davano fastidio a nessuno e non meritavano tanta barbarie. Faremo le denunce alle associazioni animaliste, augurandoci che la strage si fermi qui». LA NUOVA SARDEGNA 9 SETTEMBRE 2009
Carloforte, troppi cani randagi insufficienti le risorse disponibili
CARLOFORTE (CI). La Regione ha stanziato risorse per la lotta al randagismo e gestione dei canili a Comuni ed Asl, volte al controllo delle nascite e prevezione del fenomeno dei cani senza padrone. La quota spettante a Carloforte è di 3800 euro. Da anni, la sezione isolana dell’Enpa si prende cura dei numerosi cuccioli e adulti abbandonati, trovati feriti o senza dimora, ma il problema non è stato risolto. Per limitare il randagismo sarebbe necessario incentivare la sterilizzazione dei randagi, operazione che necessita di un luogo idoneo per il ricovero temporaneo degli animali raccolti. Altrettanto importante, è la ripresa dell’anagrafe canina, l’identificazione di ogni cane presente sull’isola tramite innesto sottocutaneo di microchip. Il Comune ha individuato un locale in centro, ma il servizio non è stato ancora attivato. Tra gli altri problemi l’individuazione di un tratto di arenile destinato ai cani, servizio sempre più richiesto dai tanti turisti che sbarcano sull’isola con Fido al seguito. E’ accaduto, infatti, che alcuni turisti hanno ricevuto multe per aver portato il proprio cane in spiaggia. Al Comune il compito di dare risposte ai richiedenti e trovare idonee soluzioni alle criticità segnalate. VIRGILIO NOTIZIE 9 SETTEMBRE 2009
Caccia/ Aidaa: 5mila cani uccisi ogni anno da 'fuoco amico' I dati dell'associazione in difesa degli animali
Tra pochi giorni riapre la caccia e come ogni anno la vita di decina di migliaia di animali ha i giorni contati. Ma c'è un altro aspetto che pochi conoscono e che coinvolge la vita di diverse migliaia di cani da caccia che vengono ammazzati dal fuoco amico sparato dalle doppiette dei loro "amici" cacciatori. Secondo una stima elaborata da AIDAA sulle indicazioni relative agli incidenti di caccia avvenuti negli anni passati, sono almeno 5.000 i cani che ogni stagione venatoria vengono uccisi durante le battute di caccia e almeno tremila coloro i quali vengono feriti e di questi una buona parte viene poi soppressa. I dati inconfutabili diffusi dagli stessi cacciatori della Fidc Federazione italiana della Caccia calcolati sugli iscritti della stessa Federcaccia - si spiega in una nota dell'Aidaa - nel 2006 sono morti in Italia 2050 cani da caccia, uccisi sia dal fuoco amico dei cacciatori, sia in altri incidenti di caccia compresi quelli ammazzati per aver mangiato i bocconi avvelenati la cui diffusione in Italia è ora proibita. Sempre dalla stessa fonte si apprende che sono stati 1558 i cani feriti e 842 i casi di danni provocati alle persone o alle cose. Tenendo conto del fatto che oltre a Federcaccia in Italia esistono altre associazioni venatorie a larghissima diffusione quali Arcicaccia e la Associazione della Libera Caccia "è facile fare una stima dei cani che muoiono in incidenti di caccia o ammazzati dal fuoco amico dei cacciatori stessi", si aggiunge. "E' un dato che fa rabbrividire e che sicuramente è molto prudenziale rispetto alla realtà dei fatti - dice Lorenzo Croce presidente nazionale Aidaa - quello da noi denunciato. Una cosa è certa. Ogni anno per diversi motivi sono migliaia i cani che muoiono o rimangono feriti nelle battute di caccia e vale la pena ricordare che molti di questi cani feriti che non possono più essere utilizzati per le attività venatorie vengono poi abbattuti a loro volta". L’ECO DI BERGAMO 9 SETTEMBRE 2009
Cinquemila cani all'anno uccisi dal «fuoco amico» delle doppiette
Il «fuoco amico» esiste anche nell'attività venatoria: sono migliaia, secondo l'Aidaa (l'associazione italiana per la difesa degli animali e dell'ambiente) i cani da caccia che rimangono uccisi durante le battute di caccia perchè colpiti dai proiettili indirizzati alle prede. IL TIRRENO 9 SETTEMBRE 2009
PUCE
Toscana - Grazie a lui sono riusciti a sopravvivere tutti. Puce è un cagnone di quattro anni. Gli altri sono sei gatti sui amici. Vivevano tutti insieme in un appartamento di città con la loro padrona. Solo che un giorno la “mamma”, single, si è sentita male ed è stata portata all’ospedale, dove è morta. Puce e i sei mici sono rimasti soli in casa per dieci giorni: sono sopravvissuti mangiando alcune scatolette di fagioli che il cagnolone è riuscito ad aprire grazie alla forza dei suoi denti. Sono stati i vicini di casa a dare l’allarme, quando si sono resi conto che gli animali erano rimasti soli.
Tutta la cronaca sull'argomento agli indirizzo:
ROMAGNA OGGI
9 SETTEMBRE 2009
Forlì, caso microchip. I veterinari: "Azione corretta e doverosa"
FORLI' - Microchip canini, atto terzo. A puntualizzare alcune questioni è questa volta una nota firmata da Davide Rosetti, presidente del consiglio direttivo dell'Ordine dei Veterinari della Provincia di Forlì. "Il medico veterinario - si legge in una nota - deve rifiutare di prestare la propria attività quando vi è la possibilità di un'operazione illecita o di rischio per la salute del cane o dei proprietari. E quindi la collega ha agito in maniera corretta e doverosa"."Poiché da tempo i media, la stampa e i colleghi stessi denunciano adozioni e/o acquisti di cani via internet tramite associazioni cosiddette animaliste vogliamo sottolineare che molti di questi animali ,senza microchip vengono sottoposti a viaggi in auto o in aereo ,in età anche al di sotto dei 2 mesi di vita ,senza le minime norme di profilassi . Il sospetto di traffici illeciti collegati a ciò ha fatto si che a fine luglio l' argomento sia stato oggetto di interrogazione parlamentare" prosegue la lettera firmata da Rosetti."Le norme nazionali e regionali ,come già spiegato dal servizio Veterinario dell' Ausl,sono chiare: è vietato movimentare cani non correttamente identificati. (L.N. 281/91,C.M.33/93,legge reg. 27/2000,Ord. 06/08/08,ecc...) per loro è un' assicurazione che ne impedisce di fatto l'abbandono. Inoltre , solo conoscendo l'origine degli animali è possibile, da parte delle autorità competenti, un corretto monitoraggio sanitario ed epidemiologico .Queste norme a tutela del benessere animale e della sanità pubblica dovrebbero essere ottemperate in primo luogo da chi si definisce " associazione amica degli animali ""Per quanto riguarda i doveri del Medico Veterinario più volte richiamati nelle lettere ed e-mail giunte ai giornali - dice ancora Rosetti - vogliamo sottolineare quanto segue: Il medico veterinario deve rifiutare di prestare la propria attività quando dagli elementi conosciuti possa fondatamente desumere che essa sia finalizzata alla realizzazione di un'operazione illecita (art. 26 codice deontologico), deve inoltre segnalare se presenti, eventuali rischi per la salute del cane e dei proprietari"."Nel caso specifico quindi - sostiene ancora il presidente dei Medici Veterinari di Forlì - la collega ha tenuto un comportamento corretto e doveroso non applicando il microchip al cane, e segnalando ai futuri affidatari gli eventuali rischi di contagio. Tutte le considerazioni sanitarie fatte sulla stampa da coloro che, non solo non hanno mai visto l'animale ma non ne hanno neppure titolo per farlo, non sono, per quel che ci riguarda da considerarsi"."Ricordiamo che dovendo lavorare tutti a tutela della salute e del benessere animale, sia necessario il rispetto del proprio ruolo. A tal fine ci è sembrato doveroso promuovere una campagna di prevenzione sanitaria volte a un corretto rapporto uomo-animale per dare ai cittadini i consigli per un' acquisto e o un' adozione consapevole".
Commenti
http://www.romagnaoggi.it/forli/2009/9/9/135429/
CORRIERE ADRIATICO
9 SETTEMBRE 2009
Ordinanza per il ricovero dell’animale
Ascoli Al comando della Polizia Municipale erano giunte numerosissime segnalazioni che riguardavano un pit bull femmina. L’animale, stando alle segnalazioni, si era reso protagonista di diversi episodi di aggressione nei confronti di altri cani e gatti nella zona del centro storico. AGI 9 SETTEMBRE 2009
ALIMENTAZIONE: NAS SEQUESTRANO VITELLI MALTRATTATI
Roma, 9 set. - I Nas di Cremona hanno sequestrato 161 vitelli di un allevamento cremonese maltrattati dal titolare dell'azienda che e' stato denunciato all'autorita' giudiziaria. L'operazione dei carabinieri e' iniziato con le verifiche che i Nas svolgono nei confronti degli allevamenti dei cosiddetti "animali da reddito" (principalmente suini, bovini ed ovini): i controlli comprendono sia la sicurezza, per il consumatore, dei prodotti derivanti da tali attivita' (carne e latte) che le condizioni in cui gli animali vengono allevati. In quest'ambito, il Nas Carabinieri di Cremona ha concluso un'operazione di servizio, denunciando all'Autorita' Giudiziaria il titolare di un allevamento di capi bovini di Monte Cremasco (CR), in quanto gli animali erano costretti a vivere in condizioni incompatibili con la loro natura. I militari, intervenuti per una normale ispezione igienico sanitaria, si sono infatti trovati di fronte a ben 161 vitelli, ciascuno legato ad un anello, fissato al muro, per mezzo di corde o catene lunghe meno di un metro. In tal modo l'allevatore si garantiva un facile gestione della struttura e un veloce incremento del peso dei capi, rendendo pero' penosa la vita degli animali che non potevano minimamente muoversi. L'accertamento ha condotto al sequestro di tutti i capi, peraltro non correttamente dotati delle marche auricolari di identificazione come previsto dalla normativa vigente e all'individuazione di ulteriori gravi irregolarita' in tema di detenzione e gestione dei medicinali somministrati ai vitelli. Al titolare e' stata inoltre prescritta, da parte della Asl competente, "l'immediata rimozione dei vincoli che tenevano legati gli animali". Oltre alla denuncia penale, al titolare dell'allevamento sono state contestate violazioni amministrative che prevedono sanzioni pecuniarie per oltre 90mila euro. IL SECOLO XIX 9 SETTEMBRE 2009
Sul bus col cagnolino l'autista li fa scendere
LERICI (SP) - «VOLEVO andare a Tellaro, con i miei familiari: ci hanno fatti scendere tutti, perché avevo con me un cagnolino. Eppure mi risulta che si possano condurre cani sui mezzi di linea, tenendoli in braccio. E' stato un atto di grave scortesia». Così racconta una turista italiana, che si è trovata "a rinunciare alla gita a Tellaro", perché? dice -è stata fatta scendere dal mezzo navetta che da Lerici raggiunge la località collinare lericina. «Faccio presente che sono proprietaria di un minuscolo cane volpino - afferma - io sono abituata a portarlo con me, dal momento che le sue dimensioni sono evidentemente ridotte, e che si tratta di una razza decisamente non pericolosa. L'ho preso in braccio, sono salita a bordo, e sono stata trattata come se avessi chissà quale pretesa». IL TEMPO MOLISE 9 SETTEMBRE 2009
Sepino (CB) L'uomo è stato segnalato alle autorità dal Corpo Forestale dello Stato Bracconaggio, denunciato un campano CAMPOBASSO Gli uomini del Comando Provinciale del Corpo Forestale dello Stato, in servizio presso i Comandi Stazione San Giuliano del Sannio e Montagano, durante lo svolgimento di servizi mirati al controllo del territorio e antibracconaggio, in località «Piana d'Olmo» (agro di Sepino) hanno sequestrato dei richiami acustici a funzionamento elettromagnetico e attrezzatura varia (consistente in 2 batterie, casse acustiche, nastri magnetici, borsoni) oltre a 10 cardellini 4 dei quali erano all'interno di due gabbie utilizzati dai bracconieri come richiami vivi per l'esercizio dell'uccellagione.
Sepino (CB) - Gli esemplari di cardellini sono stati consegnati alla LIPU di Casacalenda in quanto bisognosi di cure. La predetta attrezzatura è stata posta a disposizione dell'autorità giudiziaria e la persona di origine campana responsabile dell'illecito è stata denunciata. La pratica dell'uccellagione illegale viene effettuata per il mercato nero della ristorazione o per il commercio improprio degli animali catturati. A tal proposito Il Corpo Forestale dello Stato è sempre più impegnato, con servizi mirati, a far si che la legge venga rispettata a tutela dell'ambiente faunistico Infatti gli uomini del Corpo Forestale provvederanno anche nei prossimi giorni, senza sosta, a monitorare attentamente il territorio molisano per cercare di evitare il ripetersi di altri fenomeni del genere. Animalieanimali 9 SETTEMBRE 2009
CORPO FORESTALE SEQUESTRA AZIENDA FAUNISTICA DELLA REGIONE CAMPANIA Lav plaude e chiede intervento Corte dei Conti.
Gli agenti del Corpo Forestale di Napoli stanno eseguendo il sequestro preventivo dell’Azienda demaniale della Regione Campania “Cerreta Cognole” a Montesano sulla Marcellana in provincia di Salerno, in seguito al provvedimento emesso dal Tribunale del Riesame di Salerno.Il sequestro riguarda una foresta di circa 824 ettari, situata all’interno della zona di massima protezione del Parco Nazionale del Cilento, utilizzata dalla Regione Campania come allevamento di fauna selvatica. Alle operazioni partecipa anche Ciro Troiano, responsabile nazionale delle Guardie Zoofile della LAV, che fin dall’inizio ha coadiuvato i forestali nelle indagini. GUIDE SUPEREVA 9 SETTEMBRE 2009
Fermate questi macabri spettacoli Orrore al Palio dei Berberi di Calascibetta
VERGOGNA! Bisognerebbe gridarlo a squarciagola, con tutto il fiato che si ha in petto fino a rimanerne sfiancati. Ma di fronte a spettacoli del genere non possiamo provare altro che vergogna. Perché qualora non dovessimo provare questo sentimento allora la nostra coscienza sarebbe priva di quella sensibilità che Dio dona anche agli scarafaggi. Lo spettacolo è gretto e meschino e rappresenta, nel complesso, quella ristrettezza mentale che caratterizza il genere umano, non tutto ma buona parte di esso. Perché per essere sopravvissuto ad una evoluzione di milioni di anni - mentre altri sono già estinti - non è perché la specie umana è più intelligente ma piuttosto più sanguinaria. Lo spettacolo che si è verificato al Palio dei Berberi di Calascibetta (Enna) è più ignobile ed efferato di quanto si possa immaginare. Carlo Aprile ed Ennio Bonfanti, due animalisti della LAV, hanno filmato l’evento. La LAV l’ha immediatamente condannato. Un cavallo viene lanciato in una folla corsa, sfonda il traguardo, investe una staccionata e si squarcia il torace. La ripresa video mostra proprio tutto. Il sangue sgorga dal petto dell’animale impaurito. E’ uno scempio. Nessuno interviene. Né un veterinario né le forze dell’ordine.
VIDEO http://guide.supereva.it/sicilia/interventi/2009/09/fermate-questi-macabri-spettacoli
ANMVI OGGI
9 SETTEMBRE 2009
MANIFESTAZIONI CON EQUIDI, IN VIGORE L’ORDINANZA
Il Sottosegretario Francesca Martini commenta gli incidenti al Palio di Calascibetta disputatosi a ridosso dell'entrata in vigore, il 7 settembre, della nuova ordinanza per la sicurezza dei cavalli nei percorsi non ufficiali (Ordinanza contingibile ed urgente concernente la disciplina di manifestazioni popolari pubbliche o private nelle quali vengono impiegati equidi, al di fuori degli impianti e dei percorsi ufficialmente autorizzati -GU n. 207 del 7-9-2009)."Il provvedimento - ha dichiarato il Sottosegretario- ha proprio l'intento di mettere un freno a una situazione da vero e proprio Far West colmando un vuoto normativo che ha prodotto morti e feriti tra fantini ed animali. Ricordo che l'Ordinanza prevede che tutte le iniziative popolari in cui vengono impiegati cavalli debbano essere autorizzate da una relazione tecnica del comitato organizzatore e previo parere favorevole di una commissione comunale o provinciale, affiancata da un veterinario dell'Asl territoriale competente. In particolare, per ottenere il via libera, saranno controllati il fondo delle piste o dei campi dove si svolge la manifestazione, il percorso, che dovrà essere protetto da paratie, e il tracciato, che dovrà garantire la sicurezza dei fantini e dei cavalli".L'Ordinanza riguarda le "manifestazioni pubbliche o private nelle quali vengono utilizzati equidi al di fuori degli impianti e dei percorsi ufficialmente autorizzati dall'Unione Nazionale Incremento Razze Equine (UNIRE), dalla Federazione Italiana Sport Equestri (FISE), dalla Federazione Equestre Internazionale (FEI) e dalle Associazioni da queste riconosciute nonche' da Associazioni o Enti riconosciuti dal CONI, ad eccezione di mostre, sfilate e cortei".Il comitato organizzatore dovrà far rispettare il divieto di utilizzare cavalli al di sotto dei 4 anni di età, l'esclusione dei fantini con precedenti di maltrattamento e divieto di uso degli aiuti "in modo improprio o eccessivo tale da provocare sofferenza all'animale".L'Ordinanza stabilisce i seguenti requisiti e condizioni essenziali per la tutela del pubblico e degli animali in corsa:
ANMVI OGGI
9 SETTEMBR 2009
INDIVIDUAZIONE DELLE SOSTANZE AD AZIONE DOPANTE
L'Ordinanza contingibile ed urgente concernente la disciplina di manifestazioni popolari pubbliche o private nelle quali vengono impiegati equidi, al di fuori degli impianti e dei percorsi ufficialmente autorizzati vieta il trattamento degli equidi con sostanze che esplicano azione dopante.Sarà il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ad approntare apposite linee guida per l'individuazione delle sostanze ad azione dopante. Le linee guida dovranno essere emanate entro sei mesi dall'entrata in vigore dell'Ordinanza, il 7 settembre. L'Ordinanza prevede che vengano elaborate " tenendo conto di quelle considerate tali dagli organismi tecnico-sportivi di riferimento UNIRE, FISE e FEI, nonche' alla prevenzione e al controllo del doping con modalita' a campione".Sul fronte dell'antidoping Unire fa squadra con Unirelab, il laboratorio dell'ente che sta lavorando all'individuazione di nuovi indicatori di doping e alla verifica di situazioni a rischio anche attraverso il confronto tra le analisi di casa nostra e quelle effettuate in altri Paesi europei. http://www.ministerosalute.it/antiDoping/paginainternaDoping.jsp?menu=checose&lang=italiano&id=130 Animalieanimali 9 SETTEMBRE 2009
PALII CON CAVALLI O ASINI. ORDINANZA MINISTERIALE, POSITIVO PRIMO PASSO Per Lav sono diverse le manifestazioni a rischio svolgimento
Dopo anni di cavalli e fantini morti e feriti, dopo anni di denunce e manifestazioni delle associazioni animaliste, finalmente grazie al Sottosegretario alla Salute Francesca Martini si fa un passo concreto in avanti sulle corse di equidi per i palii.
IL GAZZETTINO
9 SETTEMBRE 2009
Il mulo, soldato a quattro zampe Per 119 anni è stato amico e compagno inseparabile degli alpini
"Davanti al mulo, dietro ai cannoni e lontano dagli ufficiali" era la "regola di vita" degli alpini di una volta. Ma il mulo è stato certamente il più amato diq ueste tre componenti Il 26 febbraio 1991, dopo ben 119 anni di servizio nell’Esercito Italiano, i muli sono andati definitivamente in “ausiliaria”. Ma per gli alpini sono sempre rimasti i fedeli e indispensabili compagni di salita, i commilitoni a quattro zampe. E in occasione del 60° anniversario della Brigata Julia arriva un piccolo omaggio per questi animali con le stellette: nella Cittadella della Julia allestita in Piazza primo maggio a Udine, una postazione di mascalcia con un mulo mostrerà al pubblico una pezzo di storia. I muli, entrati in forza nelle truppe alpine il 15 ottobre 1872, hanno sempre rappresentato una compagnia sraordinaria per le penne nere, un insostituibile sostegno logistico sulle montagne. Ma spesso il loro ruolo è stato anche di vero e proprio sostegno psicologico nei momenti difficili, dalla gelida ritirata nella steppa russa alle più familiari ma sempre insidiose tormente alpine. Sul dorso del mulo si sono mossi interi reparti, grazie a questi animali è stato possibile sorprendere spesso il nemico. E non rare sono state le volte che, grazie ai muli, sono cambiate le sorti di una battaglia.Il rapporto tra l’alpino e il mulo è stato sempre di grande affetto, tanto che molte sono state le gesta eroiche di soldati per salvare il proprio amico mulo dalle insidie. Un rapporto di affetto testimoniato anche da Giulio Bedeschi nella sua esperienza di Alpino in Russia, mentre scoppiavano le granate e si trovava a fianco una mula: «...mi guardava negli occhi come se fossi stato suo padre... io mi aprivo il cappotto, almeno finché le mani erano sane e servivano, le tiravo giù il muso fino ad infilarmelo sotto l’ascella e così le scaldavo il naso e le coprivo gli occhi e lei non vedeva più gli altri muli che saltavano a pezzi».
VITA.IT
9 SETTEMBRE 2009
ANIMALI. Palio di Siena a rischio, Lav: «Bene, difendiamo i cavalli» La presa di posizione dell'associazione a favore dell'ordinanza ministeriale sulle corse con animali
di Gabriella Meroni
«Dopo anni di cavalli e fantini morti e feriti, dopo anni di denunce e manifestazioni delle associazioni animaliste, finalmente grazie al Sottosegretario alla Salute Francesca Martini si fa un passo concreto in avanti sulle corse di equidi per i palii». Comincia così un comunicato diffuso dalla Lav in merito alle recenti decisioni del governo che potrebbero mettere a rischio manifestazioni come il Palio di Siena. «Pur auspicando la cessazione di ogni manifestazione con utilizzo di animali», continua l'associazione, «la LAV saluta positivamente la pubblicazione e quindi l’efficacia dell’Ordinanza ministeriale (cliccare qui per leggerla) e l'annuncio di una prossima organica legge sulla materia, promessa per quasi due anni in Parlamento dal precedente Governo ma mai presentata».«Queste nuove odierne minime regole», scrive la Lav, «affidando o confermando precise, ineludibili responsabilità a Comitati organizzatori, Commissioni comunali e provinciali di vigilanza sugli spettacoli, veterinari Asl e liberi professionisti, tecnici dei fondi, siamo sicuri che non permetteranno più l'autorizzazione allo svolgimento di una serie di palii fra i quali quelli inventati, improvvisati o colpevolmente sforniti di requisiti minimi di sicurezza per cavalli, asini, fantini e spettatori. Speriamo che l'atto annunciato riesca a evitare tragedie umane e animali che negli anni hanno caratterizzato i nomi di diverse città e paesi italiani, e ancora proprio l’altro ieri Calascibetta in provincia di Enna, da Sedilo a Siena, da Feltre a Ferrara, da Belpasso a Buti, da Fucecchio ad Asti, da Ronciglione ad Acate, da Avola a Floridia, da Bomarzo a Tolfa. TARGATO CN 9 SETTEMBRE 2009
Mondovì (CN): incendio in cascina, muore un animale tra le fiamme
Incendio nella notte in via Vecchia di Cuneo 56 dove ha preso fuoco un fienile e le aree adiacenti. Lavoro intenso per i Vigili del Fuoco che sono intervenuti alle 23,22 con una autobotte da Cuneo, la squadra di Mondovì e di Morozzo per terminare di mettere in sicurezza l'area alle 7,27 di oggi, mercoledì 9 settembre. Coinvolto nelle fiamme, che hanno distrutto l'immobile, anche un animale, che purtroppo è morto. L’ECO DEL CHISONE 9 SETTEMBRE 2009
Vinovo (TO), l'assessore assicura: «Mai più animali trattati come oggetti»
VINOVO - «Mai più animali esposti o usati come oggetto di premi»: l'assessore alla Protezione animali e vice-sindaco Francesco Cerulli spiega le intenzioni della maggioranza in merito soprattutto all'uso di pesci rossi, topini, coniglietti e simili nei banchi tipici delle giostre. Sparirà il gioco delle bocce di vetro da centrare con palline da ping-pong per regalare ai bambini il pesciolino rosso da portare a casa in sacchetti di plastica e poca acqua. Dopo la festa patronale di fine agosto più di 200 e-mail sono arrivate al Comune di Vinovo per protestare «contro l'uso da parte di un banco, presente in fiera, di animali come premi per i giochi proposti, creature esposte in minuscole gabbiette al contatto con il passaggio del pubblico. Animali che vivono in condizioni assolutamente incompatibili con la loro natura. Aspetti altamente diseducativi perché i bambini toccavano le gabbiette con conseguente terrore per le bestiole, e inoltre proprio ai bambini passa il messaggio che gli animali sono come semplici “cose”». L'assessore Cerulli precisa che «avendo molta sensibilità in merito ho visto questi banchi durante la festa, e non ho registrato nessun tipo di maltrattamento specifico. Tuttavia prendendo spunto dalle proteste, e alla luce delle leggi esistenti, vedremo come modificare i regolamenti in merito affinché gli animali sul territorio vinovese smettano di essere equiparati a semplici oggetti-premio». L'Amministrazione valuterà anche come modificare in senso restrittivo gli aspetti relativi agli spettacoli di circo equestre che utilizzano animali.
ASCA
9 SETTEMBRE 2009
TOSCANA/CONSIGLIO: PDL ASSISTENZA VETERINARIA CANI DI PADRONI INDIGENTI
Firenze, 9 set - Assistenza veterinaria per i cani di proprietari indigenti, divieto dell'utilizzo di animali per l'accattonaggio, istituzione di un elenco delle manifestazioni storiche nelle quali e' previsto l'impiego di animali.Queste alcune delle novita' inserite nella Proposta di legge sulla tutela degli animali licenziata a maggioranza dalla commissione sanita' (presieduta da Fabio Roggiolani), con il voto contrario di Fi-Pdl. IL GAZZETTINO 9 SETTEMBRE 2009
Il proprietario e la figlia non hanno esitato a spingersi tra le fiamme per liberare cinque animali: sono finiti al pronto soccorso Rischiano la vita per salvare i tori Vigili del fuoco mobilitati ieri sera a Ciano per spegnere l’incendio di una stalla
Luciano Beltramini
Montebelluna (TV) - Rischia la vita per salvare i suoi animali imprigionati dalle fiamme scoppiate improvvisamente nella sua stalla. Ad evitare una possibile tragedia, i vigili del fuoco di Montebelluna che, alla fine, sono riusciti a liberare anche le bestie. Momenti di paura, ieri sera in via delle Rivette, a Ciano del Montello, per un incendio che ha mobiliato diverse squadre dei vigili del fuoco della provincia. A dare l’allarme, una donna intimorita prima da un boato, e poi dalle alte fiamme che si stavano alzando dal greto del Piave. A fuoco stava andando la stalla, con relativo pagliaio, di Giuliano Fornasier che con la figlia maggiore ha tentato di trarre in salvo gli animali, tre mucche e due tori, poi liberati dai pompieri. I due sono stati accompagnati al pronto soccorso dopo aver inalato il denso fumo propagatosi dai 100 quintali di fieno distrutti. Ingenti i danni. Le cause sono al vaglio dei vigili del fuoco e dei carabinieri: non si esclude il dolo.
LA PROVINCIA DI SONDRIO
9 SETTEMBRE 2009
La truffa dei contributi Ue: un gregge frutta 50mila euro
Per ogni ettaro di pascolo 500 euro di aiuti. L'allarme della Coldiretti
Gianpiero Riva
VAL CAVARGNA L'episodio del gregge trovato infetto all'alpe Sebol ripropone in maniera pressante i rischi derivanti dall'affitto dei pascoli. I piccoli Comuni montani, per incamerare fondi che aiutino a far quadrare i miseri bilanci, non esitano ad affittare alpeggi e relativi pascoli a società che arrivano ad offrire cifre allettanti: è il caso dell'alpe Sebol, assegnato dall'amministrazione di San Bartolomeo per una somma attorno ai settemila euro annui. A chi? A una società che dell'alpeggio non si occupa direttamente, perché a sua volta l'ha subaffittato a terzi.
Il motivo per cui, da fuori e da lontano, si miri ad accaparrarsi pascoli tutt'altro che a portata di mano, come nel caso di Sebol, è traducibile con una sola parola: contributi. La politica agricola comunitaria (pac), che impegna circa il 44 per cento del bilancio dell'Unione Europea, viene attuata con il proposito di mantenere e incentivare l'attività di pascolo in quota, ma c'è chi tende ad approfittarne senza alcuno scrupolo e al solo scopo di trarne profitto: «In base ai piani agricoli comunitari vengono erogati contributi nell'ordine dei 500 euro per ettaro di pascolo gestito - riferisce il presidente della Coldiretti di Como e Lecco, Alberto Pagani - . Purtroppo c'è chi specula e a volte è ravvisabile anche il reato di frode, con i pascoli affittati che non vengono nemmeno affidati a terzi, ma lasciati nell'abbandono». E così cento ettari di montagna, estensioni non difficili da reperire ad alta quota, possono fruttare 50mila euro di guadagno se solo si trova un pastore disponibile. Anche il subaffitto - ha sottolineato recentemente l'assessore provinciale Dario Bianchi - non porta benefici alla montagna locale, introducendo greggi di provenienza sconosciuta, con il rischio di malattie ed epidemie. La Coldiretti, come riferisce il suo presidente, negli anni addietro ha già segnalato diverse situazioni irregolari, ma il fenomeno persiste: «Fin dal 2006 abbiamo documentato precisi abusi, scrivendo ai sindaci e invitandoli a non affittare più i pascoli a sconosciuti, ma evidentemente certe cifre fanno gola ad amministrazioni di pocce realtà che faticano a far quadrare i bilanci. Alle aste - prosegue Pagani - le società possono permettersi di rilanciare fino a svariate migliaia di euro, rifacendosi poi con gli interessi grazie ai contributi della Comunità europea. Ma poi i nodi vengono al pettine: i pascoli vengono sfruttati all'eccesso dai pastori subaffittanti o abbandonati a se stessi e a volte vengono introdotti animali infetti; agli allevatori locali, inoltre, viene sottratto inevitabilmente spazio. Ribadisco che per far fronte al problema occorre agire a livello locale. Comuni e comunità montane dovrebbero inserire dei vincoli nei bandi a favore degli allevatori del posto: qualche sacrificio in termini di introito viene certamente ripagato da un più corretto uso dei pascoli e da una maggior sicurezza sulla salute del bestiame». LA CITTA’ DI SALERNO 9 SETTEMBRE 2009
Montesano, sigilli all'allevamento
Montesano (SA). Un’azienda di produzione faunistica della Regione Campania, che di fatto svolgeva attivitá di allevamento di animali «senza averne i titoli» e «in violazione delle più elementari normative igienico-sanitarie», è stata sequestrata dal Corpo forestale dello Stato. Ad eseguire il provvedimento, disposto dal tribunale del Riesame di Salerno, il personale del Comando provinciale. Cinque le persone indagate, tra funzionari e dirigenti della Regione, in servizio presso gli uffici del Settore Tecnico Amministrativo di Salerno e di Benevento, a cui sono stati contestati 35 capi di imputazione. L’azienda, una struttura di più di ottomila metri quadrati situata nel Parco Nazionale del Cilento presso i comuni di Montesano sulla Marcellana, Sanza e Buonabitacolo, è stata affidata in custodia giudiziaria all’assessore all’Agricoltura ed Attivitá produttive della Regione Campania, Gianfranco Nappi, che ha disposto immediatamente l’avvio di una indagine interna. • L’operazione, denominata "Obelix", era scattata nel 2007 nel Comune di Marigliano a seguito di controlli che portarono al sequestro di mufloni, cervi, daini, cinghiali, detenuti in un agriturismo in violazione di una serie di normative in materia igienico-sanitaria. • Da ulteriori accertamenti risultò che gli animali provenivano dall’allevamento sequestrato, struttura priva delle necessarie autorizzazioni, ma di fatto vero e proprio allevamento regionale in cui si acquistavano e somministravano foraggi e mangimi. La Lav ha chiesto l’intervento della Corte dei Conti per accertare eventuali danni.
CORRIERE FIORENTINO
9 SETTEMBRE 2009
Il caso Catturati i predatori. Il presidente Ceccarelli: telecamere nel parco
Federica Sanna
Provincia di Firenze - Da circa due settimane la vasca centrale del parco dell’Anconella non era più la stessa. Giorno dopo giorno, i pesciolini rossi sembrano sempre meno. E pure le piccole anatre diminuivano vistosamente. Poi qualcuno ha intravisto aggirarsi nell’acqua di color verde scuro, dei grossi pesci. Quattro siluri, per l’esattezza, predatori, carnivori. Sono loro i responsabili della vera e propria «strage» nella vasca dell’Anconella: circa duecento pesci rossi mangiati, sei anatre e qualche carpa, secondo le stime dei residenti della zona. Un’indigestione. IL TIRRENO 9 SETTEMBRE 2009
Piccioni in piazza: invasione nei locali tra briciole e salatini
Matteo Baccellini
MONTECATINI (PT). Ci ha provato la giunta Severi con i falchi, ma senza riscuotere grande successo. Liberando in volo i predatori, era la scorsa primavera, per impaurire colombi e volatili. Ci sta pensando adesso la giunta Bellandi con varie ipotesi, tra cui i nidi artificiali e le reti sulle grondaie. La sostanza è che il problema dei piccioni indesiderati a Montecatini resta: non è questione di colori politici. Il tempo passa ma loro restano, anzi si moltiplicano. Specialmente dove la presenza dei turisti è maggiore, ovvero nei caffè all’aperto della piazza. Nidificano in alto, molto in alto, i piccioni: come sui tetti dell’Hotel Corona d’Italia o in Municipio. E scendono in basso per mangiare, all’ora di pranzo o dell’aperitivo. Sfogo. «Basta gettare in terra poche briciole o una nocciolina - dice uno dei titolari del Bar Biondi - per vederne arrivare tantissimi in picchiata, dai tetti dei palazzi. I clienti si sono lamentati spesso per la loro presenza sui tavolini». Stesso discorso alla Cascina, di fronte al Comune. Il piccione è una specie protetta e va rispettata: sono fuori norma tentativi estemporanei come spari di carabine e petardi. Quando entrarono in azione i rapaci dell’associazione “I falconieri del Re” di Poggibonsi, volatili in grado di raggiungere e superare la velocità di 300 chilometri orari, sembrava fatta. Montecatini è stato il primo Comune in Toscana a utilizzare il sistema dei rapaci. Ma per risolvere il problema, alla fine l’unico rimedio potrebbe essere l’assist che arriva dall’Enpa (protezione animali). «Una pillola anticoncezionale - spiega il vice presidente nazionale, Marco Innocenti, di San Giovanni Valdarno - che è una specie di mais modificato. Impedisce alla femmina la fecondazione dell’uovo. E così le colonie dei piccioni possono ridursi del 20% all’anno». Soluzioni. Che le soluzioni al disagio siano complicate ormai è palese. «Ci sono protocolli rigidissimi da seguire - spiega l’assessore Monica Galluzzi - che prevedono la sterilizzazione di alcune specie, la separazione degli esemplari sani da quelli malati e poi la loro ricollocazione, oppure in alcune città sono state installate delle reti all’altezza delle grondaie che evitano il volo in picchiata degli uccelli». Altre realtà hanno adottato stratagemmi non riusciti come i falchi o i nidi finti, o ancora i dissuasori acustici. Ma in ogni caso, o non convincono o non risolvono. Via Ricasoli. Non è centralissima come Piazza del Popolo, ma è un altro esempio vivente del problema piccioni. Un marciapiede della stretta via che collega il Duomo con via Manin è praticamente inutilizzabile a causa degli escrementi quasi calcificati in terra, residui della vita di uccelli e piccioni. Finchè ci saranno loro da quel pezzo di strada non si può passare. Non è colpa loro, ma non c’è modo di conviverci serenamente.
GREEN EPORT
9 SETTEMBRE 2009
Passa a maggioranza la proposta di legge "Norme per la tutela degli animali"
FIRENZE. Mentre a livello nazionale sono state pubblicate in Gazzetta Ufficiale le norme anti randagismo che riportano una particolare attenzione al benessere degli animali ricoverati nei canili (tra l'altro è stato stabilito l'obbligo di sterilizzazione entro i 60 giorni dal ricovero, e il blocco della capienza a 200 cani) e definiscono le responsabilità da parte dei sindaci, in Toscana la Commissione sanità ha dato il via alla proposta di legge 3, dal titolo "Norme per la tutela degli animali".Anche la legge approvata in Toscana tutela il benessere degli animali e combatte le forme di maltrattamento e di abbandono. Rispetto al vecchio impianto della legge regionale 43 del 1995, si mantengono l'anagrafe canina e le regole sul randagismo, ma si definiscono procedure e competenze in modo più preciso. Nello specifico la pdl interviene su alcuni aspetti regolamentati dalle normative comunali come l'accesso dei cani nei locali pubblici, o in ambienti aperti al pubblico, parchi e spiagge obbligando i proprietari degli animali ad utilizzare il guinzaglio e la museruola per i loro amici fidati (qualora previsto dalle norme nazionali).Sempre in sintonia con le leggi nazionali, sono presenti novità anche riguardo al benessere degli animali utilizzati nel commercio e in manifestazioni storico-culturali (è compilato l'elenco regionale delle manifestazioni nelle quali è previsto l'impiego di animali), è prevista l'introduzione di assistenza veterinaria per i proprietari di cani appartenenti alle fasce deboli ed infine è istituito il divieto di utilizzo di animali "con ruoli attivi nella pratica dell'accattonaggio".Considerata la sensibilità su questo tema del governo ed in particolare del sottosegretario alla salute Francesca Martini, e le analogie tra provvedimenti nazionali e regionali, non si comprende come l'opposizione in regione Toscana abbia votato contro il provvedimento passato con i soli voti della maggioranza in Commissione sanità.
ASYLUM
9 SETTEMBRE 2009
VIVE CON 4600 SCORPIONI IN CASA PER ESPIARE I SUOI PECCATI
C'è chi ama vivere con talmente tanti cani da poter metter su un allevamento, chi vuole sfamare a tutti i costi i gatti che vivono in un paese intero e chi, come il thailandese Suang Puangsri, 38 anni e doti da funambolo, ha scelto di dividere la casa con circa 4.600 scorpioni. E che c'è male? Per far sentire più a loro agio i suoi particolari "ospiti, ha arredato parte della sua abitazione, a circa 600 chilometri da Bangkok, con rami d'albero e sassi. Puangsri dichiara che la convivenza è una sorta di espiazione per come si è guadagnava da vivere prima della "conversione": allevava gli animali velenosi per venderli ai ristoranti del suo Paese, dove sono considerati una prelibatezza. Speriamo che il passo successivo non sia autoproclamarsi Re Scorpione e cercare di conquistare il mondo.
IL TEMPO 9 SETTEMBRE 2009
L'attacco durante la notte nell'allevamento faunistico «La Selva». Sgozzati diversi capi Lupi fanno strage di pecore e lepri San Giovanni Reatino (RI) Casi analoghi a luglio nell'area di Belmonte in Sabina
San Giovanni Reatino (RI) - Emanuele Faraone Strage di lepri e pecore nell'allevamento faunistico «La selva» di San Giovanni Reatino. La ferocia dell'attacco frontale agli animali, la tecnica utilizzata per sgozzare e divorare gli ovini e soprattutto il pelo ritrovato sul luogo della mattanza, lasciano ben poco spazio al dubbio trattandosi del classico «modus operandi» del lupo. Probabilmente l'animale, approfittando dell'assenza del titolare dell'azienda agricola, sarebbe addirittura tornato almeno un paio di volte sul luogo del delitto. Al ritorno i titolari dell'agriturismo hanno ritrovato otto lepri a brandelli e tre pecore scannate di cui una completamente scarnificata e due con gli organi interni divorati. Il lupo si è fatto strada scavando un profondo passaggio alla base della rete metallica di protezione già da qualche tempo allentata nella parte inferiore a causa del dilavamento del terreno in seguito ad alcuni violenti temporali. Una volta dentro non ha lasciato scampo agli animali andandosene solo dopo aver lo stomaco sazio. A supportare l'ipotesi dell'attacco di un lupo i recentissimi avvistamenti rilevati da alcuni agricoltori della zona in località «Collina» nell'area di Belmonte in Sabina e nella montagna che sovrasta San Giovanni Reatino. In entrambi i casi i lupi, nel mese di luglio, avevano fatto strage di pecore e capre. Purtroppo tali episodi si vanno poi spesso a scontrare con la macchina burocratica regionale che elargisce indennizzi irrisori per i capi vittime della fauna selvatica e con ritardi biblici che scoraggiano pastori e agricoltori dallo sporgere regolare denuncia alimentando, di contro, una scarsa sensibilità di tutela e salvaguardia nei confronti di specie protette come i lupi, sempre più spesso, come nei giorni scorsi, vittime di lacci e trappole.
CORRIERE ADRIATICO
9 SETTEMBRE 2009
Cinghiali, si torna a sparare Il Parco: “Conteniamo lo squilibrio”. La Lac: “Regalo ai cacciatori”
Ancona “La fauna non si gestisce sparando ai cinghiali”, tuona la Lega per l’abolizione della caccia. “Ma quale caccia - risponde l’Ente Parco del Conero - cercheremo solo di arginare il fenomeno”. Il confronto a distanza sul caso dei cinghiali si risolve oggi con l’operazione di contenimento degli ungulati. Si torna, quindi, a sparare sul Conero dopo una lunga pausa, per via dell’incertezza su una controversia normativa e di un’inchiesta penale che ha coinvolto tre operatori della Polizia provinciale. “Nel Parco del Conero - precisa l’Ente - non c’è alcuna apertura della caccia di cinghiali. Tutt’altro. Per motivi di squilibrio ecologico (nel Parco non è presente il suo predatore naturale) e di sicurezza sanitaria per gli altri animali si provvederà da oggi al loro contenimento, in base alle indicazioni del piano faunistico redatto da professionisti”. Il Parco “è contrario all’ eradicazione della specie come invece è stato chiesto da più parti, ma se n' è reso indispensabile il contenimento perché in questo ultimo anno c’è stato un proliferare di ungulati che ha portato ad un numero eccessivo di capi in rapporto alla grandezza del territorio del Parco, per cui è necessario contenerli”. Altro che mattanza, assicura il Parco. “Siamo noi i primi ad essere consapevoli della delicatezza del territorio in quanto fortemente antropizzato. L' esagerata presenza di cinghiali rappresenta un pericolo per i cittadini (l' incremento di incidenti stradali e i danni alle proprietà ed alle colture ne sono un esempio): c’è stato di recente un summit con i vertici delle forze dell’ ordine alla presenza del Prefetto, in cui è stato dato mandato all’ Ente Parco di svolgere questo ruolo di contenimento in stretta collaborazione con il Corpo Forestale”. La Lac sostiene che “la decisione rappresenta l'ennesimo regalo per soddisfare la bramosia sparatoria dei cacciatori locali, ed è frutto della miopia politica con cui si affrontano le questioni della gestione faunistica in un’area protetta”. Critiche alla la Provincia, e soprattutto alla Regione, accusate di restare “ in un distaccato e complice silenzio aspettando che cominci la mattanza. Si sarebbero potuti adottare provvedimenti meno cruenti”. LA ZAMPA.IT 9 SETTEMBRE 2009
S. Tropez, Brigitte Bardot scende in campo per difendere i cinghiali L'ex attrice: «No! No! No!»
DRAGUIGNAN - Brigitte Bardot ha scritto ieri un’accorata lettera in difesa dei cinghiali che vivono nella zona di Saint Tropez, dove l’attrice possiede una casa. Il sindaco della città aveva autorizzato i cacciatori ad abbattere gli animali che infastidiscono i residenti e distruggono i raccolti. «No! No! No! Non avete il diritto di autorizzare l’uccisione massiccia di cinghiali nel quartiere residenziale di Salins a Saint Tropez» ha scritto l’attrice di 75 anni, ricordando che la cittadina sulla costa Azzurrà è il suo «villaggio d’adozione da più di 50 anni».
IL MESAGGERO
9 SETTEMBRE 2009
Al via tra le polemiche l’abbattimento selettivo dei cinghiali ..
di MICHELE CAMPAGNOLI IL PICCOLO TRIESTE 9 SETTEMBRE 2009
Godina: «Non sparate sui cacciatori di cinghiali»
Giovanni Tomasin
Il settore agricolo si schiera al fianco della Provincia nella polemica sull’abbattimento dei cinghiali: in un comunicato comune Coldiretti, Kmecka zveza-Associazione agricoltori ed il Consorzio dei vini Doc Carso sottolineano come, a fianco alla tutela degli animali, «il mantenimento delle attività agricole rappresenti un aspetto altrettanto importante sia per la produzione di alimenti di cui tutti abbiamo bisogno per vivere e sia per il ruolo di salvaguardia dell’ambiente che viene riconosciuto al mondo agricolo». Il piano degli abbattimenti, affermano i coltivatori, sarebbe stato deciso nel corso di una riunione congiunta tra enti pubblici, ambientalisti e mondo agricolo. Insiste sul punto anche l’assessore provinciale all’ambiente Walter Godina: «Ricevo giornalmente lettere e telefonate – dice - di agricoltori disperati per gli enormi danni provocati dai cinghiali». Ma la regione pare andare in direzione opposta, spiega l'assessore: «si vuole ridurre ulteriormente il fondo a disposizione delle quattro province per il risarcimento dei danni da un milione a 500mila euro». Godina ha indetto ieri una conferenza stampa «al fine di sgombrare il campo dalle recenti polemiche – dice – che sono dettate in alcuni casi dall’emotività, in altri da una ricerca di consenso politico». Tra gli emotivi l’assessore colloca – pur senza nominarla – la scienziata Margherita Hack, che nei giorni scorsi si era pronunciata contro gli abbattimenti: «Ci piacerebbe vedere il medesimo rigore scientifico – afferma Godina – applicato anche a questo riguardo». Il piano abbattimenti, spiega l’assessore, «non è dovuto a smania venatoria, serve anzi a spostare i branchi nel loro habitat e a riportare l’equilibrio in un ecosistema ora in grave pericolo». Molta parte delle critiche rivolte alla provincia, secondo Godina, hanno invece un fine politico: «In troppi hanno parlato senza sapere – dichiara -: si è detto che è illegale abbattere gli animali in zona perirurbana ma, anche se non si trattasse di abbattimenti in deroga, i nostri guardiacaccia hanno operato dove le normative consentirebbero di cacciare anche a un normale cacciatore». La caccia al cinghiale non è un’usanza nuova in provincia, conclude l’assessore: «Nessuno si è mai lamentato prima d’ora, è strano che tutti si sveglino proprio quando la provincia deve abbattere degli esemplari per por fine a un’emergenza: più che a critiche assistiamo a episodi di sciacallaggio politico».
BIG HUNTER
9 SETTEMBRE 2009
Caccia in deroga: In Lombardia si decide domani. Pronte le denunce degli ambientalisti
Il Consiglio Regionale lombardo ha convocato una seduta urgente per domani 10 settembre a partire dalle 10:30 per discutere ed eventualmente approvare il progetto di legge per la caccia in deroga. Il testo disciplina il prelievo in regime di deroga al Calendario Venatorio 2009 – 2010 per alcune specie migratorie: fringuello, storno, peppola, pispola, prispolone e frosone ma potrebbe essere modificato ora attraverso un sub – emendamento che approverebbe le deroghe per fringuello, peppola, pispola e frosone.
Proprio su questo punto si era interrotta la discussione lo scorso 31 luglio e proprio da qui si ripartirà domani. Su questo emendamento, che farebbe automaticamente cadere tutti gli altri presentati dall'opposizione, si basa ora l'approvazione dell'intero testo .
Wwf, Lav, Legambiente, Lipu e Lac hanno già fatto sapere che in caso di approvazione presenteranno denuncia alla Corte di Giustizia europea. La Lac (Lega per l'Abolizione della Caccia) invierà un dossier alla Commissione Europea per “denunciare il perdurante stato d'infrazione in cui versa la Regione”.
E se non bastasse, la Lav ha annunciato che depositerà immediatamente alla Procura di Milano una denuncia per abuso d'ufficio e furto ai danni dello Stato e chiederà il sequestro preventivo della fauna selvatica in tutta la Regione.
Così si legge questa mattina sul sito ufficiale di Wwf Italia, che aggiunge “verranno intraprese azioni legali anche contro Veneto e Liguria, regioni nelle quali analoghi atti in deroga alla legge nazionale (che tutela le specie protette) potrebbero portare ad una vera e propria strage di animali: un milione e mezzo di esemplari rischiano di finire uccisi. La pispola specie protetta, più piccola del passero, che si nutre di insetti, ragni e zanzare, migra dal Nord Europa verso le nostre regioni”.
APCOM
9 SETTEMBRE 2009
Nuova influenza/Dopo Egitto, Giordania procede a strage maiali
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Dopo l’Egitto, che per fare fronte alla nuova influenza ha deciso la soppressione di tutti i maiali che si trovavano sul suo territorio, anche la Giordania - altro paese musulmano – ha cominciato a macellare i suini, per il momento 750 esemplari di maiale, l’animale ritenuto causa principale della diffusione del virus H1n1. IL sito web della tv satellitare Al Arabiya che pubblica la notizia, riporta però che le autorità locali smentiscono che la soppressione di massa sia da legare alla “febbre suina”.I maiali uccisi si trovavano in due centri di allevamento in villaggi nel sud del Paese. Issa al Shabbul, portavoce del ministero dell’Ambiente, citato dalla tv saudita, ha spiegato che “la macellazione degli animali non ha nulla a che vedere con la febbre suina ed è stata decisa solo dopo le ripetute denunce degli abitanti dei due villaggi che protestavano per la presenza degli allevamenti nel bel mezzo del centro abitato”. Gli animali, insomma, “emanavano cattivo odore”.La spiegazione non convince però i proprietari dell’allevamento che sono, naturalmente, di fede cristiana, come precisa l’emittente araba. Infatti l’Islam, religione ufficiale in Giordania, proibisce severamente di mangiare la carne suina perchè il maiale è ritenuto un animale ‘impuro’. “Abbiamo fatto numerose richieste ale autorità per trasferirci – afferma uno dei proprietario in condizioni di anonimato – ma il ministero non ci ha mai risposto “. Anche in Egitto la strage dei maiali aveva colpito gravemente l’economia della comunità cristiano copta, principalmente interessata dall’allevamento dei suini.
IL SUSSIDIARIO
9 SETTEMBRE 2009
NUOVA INFLUENZA/ In Egitto e Giordania strage di maiali
L'Egitto qualche giorno fa aveva deciso di fare fronte alla nuova influenza sopprimendo tutti i maiali che si trovavano sul suo territorio. Ora anche la Giordania, un altro paese musulmano, ha cominciato a uccidere i suini. La notizia è riportata da al Arabiya riporta però che le autorità locali smentiscono che la soppressione di massa sia da legare alla febbre suina. "la macellazione degli animali non ha nulla a che vedere con la febbre suina - ha fatto infatti sapere il portavoce del ministro dell'Ambiente - ed è stata decisa solo dopo le ripetute denunce degli abitanti dei due villaggi che protestavano per la presenza degli allevamenti nel bel mezzo del centro abitato". Il problema sarebbe quindi l'odore... una spiegazione poco convincente. I maiali, qui come in Egitto, erano allevati da comunità cristiane che sono state notevolmente danneggiate dalla "strage".
L'ARENA GIORNALE DI VERONA
9 SETTEMBRE 2009
Lo studioso della fauna sulle tracce dei caprioli BOSCOCHIESANUOVA (VR). Venerdì Fulvio Ponti parlerà di caccia e gestione
Boscochiesanuova (VR) - Venerdì e sabato in sala Olimpica, al teatro Vittoria, ci sarà l'occasione per i cacciatori, ma anche per quanti sono appassionati a vario titolo di fauna alpina, di ascoltare Fulvio Ponti, triestino, che 40 anni fa ha introdotto in Italia il principio della gestione della fauna, dopo essersi specializzato e formato professionalmente all'estero (dall'Austria alla Slovenia fino alla Siberia, al Canada e agli Usa) in diverse unità operative e strutture tecniche di formazione specifica. Ha pubblicato una dozzina di volumi, otto monografie e quattro volumi con altri autori sulla gestione degli ungulati, la tecnica venatoria e i cani da traccia, collaborando anche alla stesura di tre enciclopedie venatorie e cinofile.
PADOVA 24 ORE
9 SETTEMBRE 2009
La Polizia Provinciale sequestra armi e altri attrezzi ai bracconieri
Padova - Nelle prime ore di ieri mattina gli Agenti del Corpo di Polizia Provinciale di Padova hanno concluso un importante intervento di contrasto all'attività venatoria svolta in un periodo e su specie non consentite, come il prispolone. L'intervento degli agenti ha richiesto un'intensa attività di vigilanza e di studio dell'area, anche con l'ausilio dell'aereofotometria in quanto il territorio in cui veniva svolta l'attività si trova in Comune di Piazzola sul Brenta su estensione di circa 10 ettari coltivato a mais, al cui interno erano poste alcune alberature di appoggio per le specie oggetto di caccia. L’operazione si è conclusa con il sequestro di un fucile calibro 32 dotato di silenziatore realizzato in modo artigianale, di un contenitore opportunamente attrezzato di un MP3 con incisi ben 112 canti di vari uccelli, di un alimentatore e amplificatore del suono collegato all'esterno a due potenti casse che emettevano il canto del prispolone. L'attività venatoria del signor D. B. D. si è così conclusa in anticipo con un'ammenda, una segnalazione all'Autorità Giudiziaria e ponendo a rischio la licenza di caccia per il futuro.
Il Comandante della Polizia Provinciale Adriano Scapolo, nel congratularsi con i propri collaboratori, evidenzia come sia importante la vigilanza del territorio finalizzata a prevenire e perseguire gli illeciti di chi non rispetta la Legge e come in alcuni casi siano fondamentali le segnalazioni giunte al Comando (al numero 800800820) da parte dei cacciatori che vivono la stagione venatoria più come un motivo per muoversi in campagna anziché per collezionare un ricco carniere. “Ho visto il fucile con silenziatore usato – ha detto l'assessore alla Polizia Provinciale Domenico Riolfatto – e si tratta di un'arma modificata che conserva tutto il suo potenziale offensivo, mentre lo sparo esploso viene solo minimamente percepito dall'orecchio umano. Inoltre, l'uso del richiamo elettroacustico, con i vari canti degli uccelli memorizzati, è una pratica che nulla ha a che vedere con la sportività che deve contraddistinguere ogni serio cacciatore. Mi auguro che anche gli Ambiti Territoriali di Caccia provvedano ad isolare ed espellere gli iscritti che svolgono il bracconaggio in quanto danneggiano i “veri” cacciatori e spero anche che a questi soggetti sia inflitta una pena esemplare”. L’assessore Riolfatto ha voluto infine congratularsi con il servizio di vigilanza per il lavoro svolto. “Sono molto soddisfatto – ha detto - dell'attività svolta con impegno dagli Agenti di Polizia Provinciale con i quali è in corso un progetto di potenziamento e di riorganizzazione del servizio che possa rendere la nostra azione ancora più incisiva e tempestiva sul territorio”. BIG HUNTER 9 SETTEMBRE 2009
Anuu: rondini partite in anticipo? La disinformazione dei giornali
Una nota di Anuu Migratoristi pone l'accento sulla disinformazione generalizzata italiana sui temi naturalistici partendo da un articolo pubblicato in questi giorni dal Corriere della Sera del noto etologo Danilo Mainardi intitolato “Fuga anticipata delle rondini tradite dal clima”.
Quello che Anuu contesta innanzitutto è che all'interno del pezzo non viene assolutamente spiegato nulla sulla presunta partenza anticipata delle rondini “Fino a quando avremo un settembre così “caldo”, - spiega invece Anuu - le nostre Rondini non si prepareranno al viaggio in assembramenti di gruppo perché lascerebbero le nostre località ancora con la colonnina di mercurio oltre i livelli normali per raggiungere altri lidi dallo stesso clima: quindi, un viaggio inutile!”.
Senza nulla togliere all'approfondimento di Mainardi, che pur viene contestato da Anuu in alcune sue parti, l'associazione venatoria se la prende con i giornali e le tv che hanno ripreso superficialmente il titolo senza un esame critico dei contenuti. “In molte zone del nostro Paese sono, per esempio, scomparsi gli usignoli. Era una gioia sentirne il canto notturno bello e toccante” dice poi Mainardi. Anuu su questo punto fa notare che “vi sono ancora ben poche persone che sanno distinguere il canto degli uccelli quando in campagna vanno con la radiolina a pieno volume o con auricolari per cellulari e I-phone vari che li rendono sordi ai suoni naturali. Ci dimentichiamo di dire, in conclusione, che il canto dell’Usignolo va ascoltato al crepuscolo o di notte e non di certo a mezzogiorno, orario adatto agli pseudoambientalisti che nulla conoscono della vita naturale a parte il nutrire aprioristicamente assurdi protezionismi”. “Il vero problema – conclude Anuu - è tornare a una gestione del territorio con interventi ragionati e non con l’uso di sostanze di sintesi che fanno diventare il pomodoro sempre più rosso o la mela priva di bachino, dimenticandoci che la città avanza e la ruralità perde sempre più spazi e competitività. Ma di questo nessuno si accorge o, per lo meno, molti fanno finta di non vederlo”.
LIBERO 9 SETTEMBRE 2009
Gli animali ci vedono così
Gianluca Grossi
Occhio di falco e vista da talpa. Così siamo soliti distinguere ironicamente una persona che vede bene da un’altra che ha problemi di vista. Ma come facciamo a sapere come vedono gli animali? Innanzitutto va detto che la visione sia negli animali sia negli uomini è resa possibile da cellule particolari presenti nella retina (parte dell’occhio sensibile alla luce): i fotorecettori. Ce ne sono di due tipi: i bastoncelli e i coni. I bastoncelli consentono la visione notturna, i coni - a loro volta suddivisibili in tre sottoclassi (vista tricromatica) - la visione diurna. La vista tricromatica è una prerogativa dell’uomo e di tutti i primati. Gli uomini hanno ben sviluppati i coni (e infatti vedono molto bene di giorno), ma poco sviluppati i bastoncelli. Al contrario, molte specie faunistiche, come gli ungulati (cervi e stambecchi), sono contraddistinti soprattutto da bastoncelli (fino al 90% di tutti i fotorecettori). Hanno solo due tipi di coni (e perciò una visione detta dicromatica) e non possono distinguere il rosso dal verde, ma possiedono la capacità di vedere i raggi ultravioletti (come alcuni tipi di farfalle).Sempre fra i mammiferi, le talpe, in effetti, non vedono bene. In compenso hanno un senso dell’olfatto molto sviluppato che gli permette di muoversi agevolmente nel buio delle tane in cui trascorrono gran parte del loro tempo. I cani non riconoscono facilmente i colori - confondono il rosso con l’arancione e il giallo - ma vedono disinvoltamente nella penombra e al crepuscolo. Lo stesso discorso vale per i lupi. E anche i tori non vedono bene i colori, benché si dica che odino il rosso. «Quello del toro che odia il rosso è un mito da sfatare» ci spiega Giulio Melone, zoologo dell’Università di Milano. «L’animale, in realtà, non vede i colori e durante le corride è semplicemente eccitato dal drappo sventagliato dal torero». I gatti vedono molto bene, coprendo un campo visivo di 200 gradi. Hanno difficoltà a mettere a fuoco gli oggetti vicini (entro i due metri), ma non hanno rivali per ciò che riguarda gli oggetti (o le prede) lontane. Dietro la retina è presente una speciale formazione cellulare chiamata “tapetum lucidum”, che consente al micio di scrutare intorno a sé anche in condizioni di scarsissima luce. La vista eccezionale, però, è soprattutto una prerogativa di falchi e aquile, di solito contraddistinti da occhi di proporzioni enormi rispetto alla testa. Rapaci di questo tipo presentano nella parte centrale dell’occhio un’area chiamata “fovea”, dove i fotorecettori sono molto concentrati e consentono ingrandimenti 2,5 volte maggiori rispetto all’uomo. In pratica hanno occhi che funzionano come un teleobiettivo. Inoltre possiedono un buon numero di coni che gli consentono di distinguere con una certa facilità tinte e colori. Caso particolare quello del gheppio in grado di riconoscere il passaggio di un’arvicola vedendo le tracce ultraviolette provenienti dalle sue urine. «La conferma dell’ottima vista degli uccelli è data anche dalle eccezionali livree che spesso li contraddistingue» prosegue Melone. «Da un punto di vista evolutivo, se non vedessero bene i colori, non avrebbero senso certi piumaggi appariscenti». Ottima anche la vista dei gamberetti. Questi crostacei sono in grado di discernere correttamente i 12 colori primari e, polarizzando la luce in tre modi diversi, possono concentrare la loro attenzione su più oggetti contemporaneamente. Nel mondo marino incuriosisce la vista dei pesci privi di palpebre e dotti lacrimali. Probabilmente molte specie ittiche distinguono i colori, ma su questo argomento non è ancora stata fatta chiarezza. Secondo alcuni ricercatori percepiscono il giallo, il verde, l’azzurro (colori con lunghezza d’onda inferiore ai 600 nanometri). Fra i rettili i serpenti vedono gli infrarossi tramite dei recettori termici situati sotto gli occhi, e quindi riescono a distinguere le prede a sangue caldo. I gechi, invece, grazie all’azione di particolari pupille, sono specializzati nella visione notturna. Per quanto riguarda, infine, gli insetti, gli organi fotorecettori corrispondono ai cosiddetti occhi composti o ocelli (elementi in numero variabile da uno a 20mila a seconda delle specie: più il numero è elevato e più la visione migliora). Gli occhi composti sono situati lateralmente sul capo. Fra gli insetti che vedono meglio ci sono le mosche, le libellule, le api. Le prime - pur non distinguendo chiaramente le forme - vedono un numero maggiore di immagini fisse al secondo, 200 circa contro le 18 dell’uomo. Le seconde - caratterizzate da ocelli con un diametro di 0,04 millimetri - vedono a 360 gradi (come il noto camaleonte). Le api (e i calabroni) possono distinguere abilmente i colori: uno studio effettuato da scienziati dell’University College di Londra ha messo in risalto la capacità di questi animali di riconoscere fiori illuminati da luci diverse.
nuovosoldo
9 settembre 2009 Palermo, Confessione choc resa ad un’animalista: “Ho ucciso i cuccioli appena nati da tutte le cagnoline della nostra campagna”
di Santino Irrera
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L’uccisione di cucciolate di animali, anche di quelli d’affezione, spesso di esserini appena nati, non è certo una novità, purtroppo, ed a volte avviene nell’indifferenza più totale e nella completa ignoranza di leggi che oggi tutelano gli stessi animali. Accade ovunque e tale orribile fenomeno non fa certamente eccezione in una Sicilia in cui il randagismo abbonda, favorito dall’insufficienza di un’opera di prevenzione e dall’incuria – tranne rare eccezioni – delle istituzioni locali e degli stessi cittadini, nella più totale assenza di un’opera preventiva di educazione al rispetto per gli animali e ad un corretto rapporto uomo-animale.
![]() Marina – l’involontaria protagonista della nostra storia in qualità e funzione recettiva della ‘confessione’ di un tecnico (come lo stesso le si è qualificato) che lavora presso il “Consorzio degli Allevatori” di piazza Belmonte a Palermo ma il cui nome ci è ignoto – sta passeggiando con i propri cani. Marina è una fervente animalista e si è distinta già varie volte per azioni volontarie nella difesa e nella cura di animali abbandonati. Il signore in questione, incontratola, prima dà segno di ammirare i suoi cani e ad un tratto, nel fervore della discussione, le confida un orrendo delitto, “probabilmente per sgravarsi la coscienza” – ad avviso della stessa Marina. “In campagna ho delle cagne” – comincia a raccontarle. “Un cane della zona ha rotto la recinzione e le ha ingravidate. Se dovesse tornare gli sparerei” – prosegue il sedicente tecnico. La nostra amica volontaria gli risponde che non è necessario, cercando di calmarlo e che esistono altri mezzi, fino, ad esempio, in casi davvero estremi, il ricorso eventuale alla sterilizzazione attraverso l’Ausl. Marina è una donna che ha ben chiaro il rispetto della vita animale ma anche la coscienza dell’osservanza delle leggi. Poi la confessione agghiacciante: “Ma veda, io ho già ucciso dei cani. Una volta nati quei cuccioli, li ho messi tutti in un sacco e li ho ammazzati, di notte.” Erano appena nati. Le cagne ne avevano partoriti parecchi. Marina in quell’istante prorompe in un attacco incontrollato che è insieme un misto di profonda pena, d’insormontabile impotenza e d’incontrollabile rabbia. Oltre a palesargli la gravissima violazione di un articolo del codice penale, aggiunge parole durissime contro colui che giudica, non a torto, un criminale assassino e che purtroppo adesso molto probabilmente la farà franca. Ma al tempo stesso si chiede: “Le cagne che fine faranno se dovessero restare ancora incinte? E gli altri possibili nuovi cagnolini nati faranno la stessa fine? Dovrà restare impunito questo efferato crimine ed altri come questo? L’ambiente degli allevatori saprà reagire a tali misfatti o rimarrà complice di questo ed altri possibili infami delitti?” Con la nostra redazione, poi, continua a stigmatizzare giustamente certi comportamenti guidati dall’ignavia e dalla totale ignoranza della realtà secolare, in specie ma non esclusivamente perpetrati nella nostra regione: “Spesso mi sento ripetere dalla gente che incontro” - ci confida - “che gli animali vanno rinchiusi in strutture idonee. Le ’strutture idonee’ nella realtà non ci sono quasi mai ed i canili e i gattili dovrebbero servire come centri di prima emergenza non come ‘ergastoli a vita’. Per i cittadini l’importante è non avere tra i piedi i randagi, poco importa al cospetto del loro egoismo ed esclusivo benessere tutto il resto e la legge regionale sul randagismo è poco efficace e mal recepita. Mi è giunta notizia della terribile situazione di cani nel porto di Porto Empedocle e di vari altri centri ” - prosegue la coraggiosa volontaria - “Non trovando soluzioni si vorrebbe risolvere le situazioni con metodi poco ortodossi. Io penso” – conclude tristemente Marina - “che la vicenda di quel signore di Palermo vada inserita in un contesto di degrado e di inciviltà in cui versano gli animali in Sicilia. E della quasi totale indifferenza dei Siciliani nei confronti del problema, eccetto quei volontari e veterinari – e per fortuna ce ne sono ancora, tra i quali l’amica volontaria Marina, vanto della Sicilia corretta e sensibile (n.d.r.) - che si adoperano per fronteggiare questa orrenda piaga che cresce a dismisura e ci lacera nei cuori e nelle coscienze ogni giorno di più.” (Su segnalazione della volontaria Sally, componente dell’associazione animalista ‘Gruppo Bairo’)
CORRIERE DEL TICINO
9 SETTEMBRE 2009
Ecatombe di elefanti in Kenya
BRACCONIERI E SICCITA' NE HANNO UCCISI PIU' DI 100
NAIROBI - Più di cento elefanti sono morti nel Nord del Kenya dall'inizio dell'anno a causa dei bracconieri in cerca d'avorio e della siccità. È quanto ha stimato un gruppo di difesa degli elefanti.
Il gruppo "Save the elephants" attribuisce la recrudescenza del bracconaggio alla decisione presa l'anno scorso dall'organo di regolazione internazionale di autorizzare Zimbawe, Botswana, Namibia e Sudafrica a smaltire gli stock d'avorio che gli erano stati confiscati. Gli ambientalisti temono che l'avorio recentemente (e illegalmente)prelevato si mischi ai vecchi stock. La siccità - la peggiore in Kenya da 12 anni - ha ugualmente comportato la morte di numerosi pachidermi, ha precisato lo zoologo Iain Douglas-Hamilton, fondatore di "Save the elephants". "La siccità - ha aggiunto - è un grande evento naturale. Colpisce tutti gli animali, elefanti e uomini compresi, ma il commercio dell'avorio è molto più grave e potrebbe causare ben più danni se resta incontrollato". IL TIRRENO 9 SETTEMBRE 2009
Se mucche e pecore pascolano libere il formaggio ha meno colesterolo
Ciro Vestita
Dopo l’articolo di domenica del Tirreno sui prodotti tipici della Toscana molti lettori mi scrivono per saperne di più sul rapporto filiera corta, genuinità, salute. Semplice: facciamo l’esempio della carne. Spesso gli animali da macello vengono tenuti tutta la vita chiusi in stalle dalla nascita fino alla macellazione. Vengono nutriti con pastoni a base di soia e mais senza mai vedere la luce di dio. Il valore nutrizionale di questo prodotto non è a mio avviso eccelso. Giorni fa ho avuto modo di visitare alcuni allevamenti di vitelli e maiali in Garfagnana. Una meraviglia: bestie al pascolo (pochissime) dalla mattina alla sera, che potevano così cibarsi non di pastoni mercenari, bensì di tarassaco, crespigni, cicerbite, lino selvatico, luppolo. Tutte queste piante aromatiche sono fortemente ipocolesterolemizzanti e quindi gioco forza questa carne avrà un basso tasso di colesterolo. Idem per i formaggi e per i salumi; formaggi a latte crudo quali Tuada, Soraggio, Brica, salumi come il Biroldo, il Bazzone, il Penitente hanno un sapore paradisiaco e un valore nutrizionale immenso visto che portano con sé tutti quegli oligominerali, antiossidanti, principi salutari, delle erbe selvatiche con cui sono state nutrite mucche e pecore. Questi prodotti sono consigliati soprattutto a bambini, ragazzi e sportivi. Ma ora facciamo i conti: quanto costano e dove si trovano questi prodotti? In primis i prezzi sono simili ad altre carni e formaggi; secondo ci sono ormai una marea di punti vendita. - |
Animalieanimali 9 SETTEMBRE 2009
POSITIVO IL CONGRESSO MONDIALE DELLE ALTERNATIVE AI TEST SU ANIMALI Il commento di Equivita
Si è concluso il 3 settembre 2009 a Roma, all’Hotel Cavalieri Hilton, il “VII Congresso mondiale sui metodi alternativi e l’uso di animali nelle scienze biomediche”. ANSA AMBIENTE 9 SETTEMBRE 2009
STUDIATO A FERRARA 'TERZO OCCHIO' DELLE LUCERTOLE
ROMA, 9 SET - E' una bussola solare cronometrica mediata dalla percezione del ''terzo occhio'' a permettere alle lucertole di orientarsi. E' questa la scoperta scientifica effettuata recentemente da Augusto Foa' e dai suoi collaboratori del Gruppo di Etologia dell'Universita' di Ferrara. La funzione dell'occhio parietale, il cosiddetto ''terzo occhio'', nell'orientamento delle lucertole e' stata scoperta grazie all'utilizzo del Morris water-maze, arena acquatica normalmente utilizzata per studiare le prestazioni di memoria spaziale dei ratti. ''Avendo osservato come le lucertole occasionalmente nuotino - spiega Foa' - abbiamo utilizzato per la prima volta questa arena acquatica per indagare le capacita' di orientamento spaziale di questi piccoli rettili. Le prove sono state svolte all'aperto, sempre con il sole ben visibile, all'interno dell'arena acquatica circondata da paratie che non permettevano alle lucertole di vedere il paesaggio. Le lucertole rilasciate al centro della struttura sono state addestrate a raggiungere con una rotta diretta una piattaforma posta sotto il pelo dell'acqua alla periferia dell'arena stessa''. ''Nel corso dell'esperimento - continua il ricercatore - abbiamo potuto constatare come le lucertole nuotassero veloci verso la meta appresa, ricordando perfettamente la rotta anche una settimana dopo la fine dell'addestramento''. La ricerca, pubblicata sulla rivista Journal of Experimental Biology, ha permesso di scoprire come questi rettili utilizzino il sole come punto di riferimento, attraverso una vera e propria bussola solare cronometrica che serve loro per orientarsi verso la meta. Gli ultimi test sono stati compiuti per verificare se l'occhio parietale, un piccolo ''terzo'' occhio che le lucertole hanno sul capo, serva a mettere in funzione la bussola solare. Le lucertole rilasciate al centro dell'arena, dopo che il loro occhio parietale era stato coperto, sono risultate completamente disorientate, dimostrando cosi' che il ''terzo'' occhio e' loro indispensabile per la percezione della luce solare che permette di utilizzare questo astro come una bussola per l'orientamento''.
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