![]() LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
Copertino, nel muretto degli «orrori» l’ennesimo cane torturato
GIOVANNI GRECO
COPERTINO (LE) - Legato con una corda, avvolto in una rete e segregato nell’anfratto di un muretto a secco. E’ di domenica mattina la sconcertante scoperta di alcuni esponenti dell’Enpa di Coper tino. Il cane, un meticcio di circa un anno e di piccola taglia, privo di microchip é stato trovato in un podere in località “Pappo”, nei pressi di un uliveto di proprietà di un pensionato di Copertino. Stesso luogo ma soprattutto stesso muretto dove circa due mesi fa venne ritrovata una cagnetta maltrattata e violentata, atti per i quali il proprietario, che l’aveva adottata al canile qualche giorno prima, venne denunciato per maltrattamenti su animali. A fare la scoperta é stata Lucia Colapietro esponente dell’Enpa nonché gestore del canile consortile. Era con una sua amica. Insieme stavano procedendo lungo una strada poderale quando hanno sentito il latrato del cane. Accorse sul posto, l’hanno liberato e condotto al canile consortile. LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 9 GIUGNO 2010
Corato, strage di cani con polpette avvelenate
GIANPAOLO BALSAMO
CORATO (BA) - È stata l’ennesima, ignobile strage di animali innocenti. Si è consumata lontano dal centro cittadino, in un terreno a ridosso di via S. Magno, a non molta distanza da alcune ville e da un pittoresco trullo in pietra. A morire avvelenati, qualche giorno fa (ma la notizia è trapelata solo nelle ultime ore) sono stati quattro cuccioli e la madre, un intero gruppo di randagi che hanno avuto la sfortuna di nascere non in una cuccia riscaldata ma all’aria aperta, tra le pietre e l’indifferenza generale. L’orribile carneficina è stata scoperta da alcune animaliste, da tempo impegnate ad accudire i quattrozampe abbandonati ma, anche, a far breccia nell’indifferenza dei più e a sgretolare quel muro di malvagità che è presente in chi ha in odio gli animali. «Dire che sto soffrendo dopo quello che è successo è poco - commenta amareggiata Antonella Monterisi, presidente dell’associazione animalista tranese «Laika» - anche perché quei cani erano soprattutto cuccioli ed indifesi. Non so se le animaliste che hanno fatto il macabro rinvenimento abbiano presentato una denuncia alle istituzioni preposte. Se non lo hanno fatto loro, lo faremo sicuramente noi. La nostra pena e sofferenza ed il nostro sdegno sono profo ndi». Le carcasse erano sul terreno, immerse nell’erba, a poca distanza l’una dall’altra: la mamma con i suoi piccoli, insieme sino alla fine. Proprio in quel luogo, all’ombra di un trullo, i cuccioli erano stati messi alla luce pochi mesi fa e qui, ogni tanto, ricevevano un po’ d’acqua e cibo da ci aveva a cuore la loro sorte. Pare, inoltre, che gli stessi cagnolini avessero già ricevuto i primi trattamenti veterinari in attesa di essere affidati a qualche «buon samaritano». Ma non è la prima volta che Corato si trasforma scenario di simili barbarie nei confronti dei randagi. «Qualche mese fa - aggiunge Antonella Montrerisi - è stata avvelenata una cagnolina di piccola taglia che era stata anche sterilizzata e stazionava dalle parti di via Prenestina. Era accudita da una signora che abita lì vicino. È stata soccorsa dal veterinario ma, dopo una settimana di agonia, ho appreso, non ce l’ha fatta. La cagnolina è morta proprio a casa della signora». E, come se non bastasse, segnalazioni giunte alla stessa «Laika» riferiscono di cani deliberatamente legati ai binari e lasciati travolgere dai convogli di passaggio. inconveniente ai proprietari dei terreni, è un atto inaudito. Sono pronta a sporgere denuncia contro ignoti anche se la vita di questi poveri esseri viventi nessuno potrà ripagarla».
CREMONA ONLINE
9 GIUGNO 2010
Gattino ucciso con una freccia
MONTE CREMASCO (CR) - Una freccia di balestra gli ha trapassato il corpo, ferendolo gravemente e portandolo alla morte nel giro di poche ore. Questa la drammatica e macabra fine di un gatto, ucciso sabato a Monte Cremasco per mano di ignoti. Particolare ancor più inquietante, l’animale si trovava nel giardino dell’abitazione dei suoi proprietari. «Erano le 20.40 di sabato — racconta il padrone del felino in una lettera di denuncia recapitata al canile di Crema — quando dalla nostra abitazione sentimmo il nostro gatto piangere proprio sotto casa, in una via privata. Non so se potrete fare qualcosa con quello che vi ho inviato in allegato (la fotografia dell’animale trapassato dalla freccia, ndr), ma serve per far capire a tutti la crudeltà della gente che ci circonda». Il proprietario, ieri, ha sporto denuncia ai carabinieri. «Secondo quanto prevede la legge 189 del 2004 — precisa il canile —, il colpevole rischia la reclusione dai tre a 18 mesi oltre che una multa dai tremila a 15 mila euro», Il canile chiede infine la collaborazione di tutti, «per fermare il colpevole, evitando che uccida altri animali o ancor peggio che faccia del male alle persone».
TRENTINO
9 GIUGNO 2010
A Castello e Stavel sterminati 30 gatti
PELLIZZANO (TN). «Oltre 30 gatti uccisi avvelenati a Castello e Stavel». Lo denuncia Franco Bortolameolli, originario di Castello ma attualmente residente a Bolzano, che racconta come nelle due frazioni del comune di Pellizzano si sia perpetrata un’azione “preordinata e organizzata”. Bortolameolli spesso ritorna per il trascorrere lunghi periodi di vacanza nel paese natio, dove possiede la vecchia casa dei genitori. Ma per motivi di salute, ha dovuto interrompere le visite per circa sette mesi. E al ritorno in valle, nei primi giorni di giugno, ad attenderlo ha trovato una brutta sorpresa: le colonie di gatti che vivevano in paese e nei masi di Stavel erano state avvelenate. «Vivevano tranquilli e non disturbavano nessuno - scrive Bortolameolli - nelle cantine della mia casa c’è un foro nel muro perennemente aperto, dove i gatti potevano accedere durante i lunghi inverni per trovare riparo. Il cibo lo trovavano davanti alle case di molti generosi abitanti. Io lasciavo la possibilità di entrare nelle mie cantine per due importanti funzioni: una per dar loro riparo, l’altra perché con la loro presenza erano scomparsi i topi. Purtroppo, dopo la mia lunga assenza ho trovato alcuni gatti nelle mie cantine, sembravano addormentati e per un attimo mi sono illuso, ma purtroppo, girandoli, constatai che erano morti: sotto erano già stati divorati dai vermi. Da notizie ricevute dai paesani, so che ne trovarono alcuni nelle fontane del paese. Anche a Termenago, mi è stato riferito, tutti i gatti sono scomparsi. Sempre da notizie, l’operazione “sterminio gatti” sarebbe avvenuta in due step: uno i primi giorni di dicembre 2009 e, visto che qualche gatto si era salvato, è stata ripetuta ai primi di marzo con lo stesso metodo criminale». Bortolameolli si era rivolto alla dottoressa Alessandra Ghirardini, veterinaria di Dimaro, la quale si era resa disponibile a effettuare la sterilizzazione di massa dei gatti. «Ma per attuare tutto ciò era necessario l’assenso del sindaco di Pellizzano - aggiunge Bortolameolli - armato di pazienza, iniziai a frequentare ogni tanto gli uffici del sindaco; la prima volta per esporre i fatti - che dimostrava di conoscere già - poi le altre volte per sollecitare una risposta. Ma le risposte erano sempre: il problema doveva essere discusso dalla giunta comunale. Nell’ultimo incontro mi venne detto che non avrebbe interpellato la veterinaria da me segnalata perché c’era un altro veterinario disposto a farlo». Ma restò una bella lettera d’intenti. Il sindaco di allora Michele Bontempelli conferma di essrere stato a conoscenza della situazione, e di aver sentito parlare dello sterminio dei gatti. «Dopo la segnalazione del signor Bortolameolli dello scorso marzo - spiega - la giunta ha concordato con il dottor Casolla un suo intervento per l’acquisto delle gabbie di cattura e la sterilizzazione degli animali, ma eravamo sul finire della consigliatura e non siamo riusciti ad accertare la portata della situazione».
LA TRIBUNA DI TREVISO
9 GIUGNO 2010
Cento maiali maltrattati, sequestrato allevamento
Federico Cipolla
VILLORBA (TV). Carcasse di animali abbandonate in giardino, un pastore maremmano in condizioni gravissime, 100 maiali denutriti, e 350 volatili. I vigili di Villorba, con il servizio veterinario dell’Usl, hanno scoperto un allevamento abusivo. Il blitz è scattato dopo le segnalazioni dei vicini, allertati dai rumori e dall’odore. Il gestore, P.P. di Villorba, è stato denunciato all’autorità giudiziaria per maltrattamenti. Gli animali sono stati posti sotto sequestro. Ora P.P. dovrà provvedere a bonificare l’area, e a sistemare le strutture in cui vengono tenuti gli animali. Al momento non risulta esserci alcun permesso per un allevamento industriale, e secondo i vigili di Villorba la struttura non può certo configurarsi come un «allevamento familiare» che, in quanto tale, non necessiterebbe di autorizzazioni. Le segnalazioni erano arrivate in comune dai vicini. Inizialmente ad insospettirli erano stati semplicemente i rumori degli animali e il cattivo odore che emanava l’allevamento. Poi qualcuno aveva anche anche suggerito che gli animali non fossero tenuti in condizioni ottimali. Agenti e Veterinari sono andati in sopralluogo a metà maggio e di fronte ai loro occhi si è presentata una situazione decisamente grave. Hanno trovato 100 maiali di razza vietnamita in condizione di denutrizione, un pastore maremmano tenuto in un seminterrato sporco, con poco cibo e poca acqua. A pochi passi delle carcasse di maiali, bidoni con acqua putrida e guano di volatili ovunque. Immediatamente è stata emessa un’ordinanza che impone a P.P. di regolarizzare l’allevamento. Gli animali sono stati posti sotto sequestro, ma affidati allo stesso gestore. Quest’ultimo è obbligato a migliorare le strutture e le condizioni degli animali. I vigili inoltre hanno denunciato d’ufficio il gestore per maltrattamenti agli animali.
LA PROVINCIA DI COMO
9 GIUGNO 2010
E adesso i cani si riconoscono al volo
Un rilevatore della polizia locale legge all'istante i microchip sottocutanei
SARONNO (VA) - Un rilevatore per leggere il microchip di cui sono dotati molti cani per poterli aiutare a fare ritorno dalla propria famiglia più rapidamente possibile. È l'ultima dotazione del comando di polizia locale. Negli ultimi mesi è capitato in diverse occasioni che gli agenti, su segnalazione dei cittadini o durante i giri di ronda, trovassero cani che vagavano senza meta. Spesso non si trattava di randagi ma di animali scappati, complice un attimo di disattenzione, dai propri padroni. In questi casi il protocollo prevede che si avvisi il canile di Somma Lombardo che provvede a mandare un addetto che recupera l'animale e che, una volta rientrato al canile, si attiva per cercare di rintracciare i padroni. Per velocizzare l'iter, il comando di polizia locale, dove da tempo è stato allestito un angolo per i cani ritrovati con croccantini e una ciotola per l'acqua, si è dotato di un rilevatore in grado di 'leggere' il microchip identificativo dei cani. Questo permette di effettuare un confronto con i dati dell'anagrafe canina dell'Asl e quindi di rintracciare più rapidamente i proprietari degli animali ?persi?. Nel finesettimana uno degli ispettori ambientali ha recuperato, in pieno centro, un meticcio privo di collare e targhetta. E' stato subito accompagnato in comando dove, innanzitutto, è stato rifocillato. Purtroppo il proprietario non aveva provveduto a dotare il proprio amico a quattro zampe di microchip e quindi, non potendo rintracciare la famiglia, i vigili non hanno potuto far altro che contattare gli addetti del canile di Somma Lombardo.
BLOG SPOT COMUNICATO STAMPA
9 GIUGNO 2010
FEDERFAUNA: ESPOSTO DI BERLATO SU TRAFFICI ANIMALISTI
Volontariato o business? Esposto di Berlato sui traffici animalisti.
Conferenza stampa oggi a Bologna
http://comunicatostampa.blogspot.com/2010/06/federfauna-esposto-di-berlato-su.html
Quando si parla di traffico di animali, un fortissimo martellamento mediatico porta un po' tutti a pensare subito ai cuccioli dell'Est, a certi esotici, o comunque ad animali che "entrano" nel nostro Paese con modalita' irregolari o presunte tali e che vanno ad alimentare il commercio clandestino. FederFauna, che difendendo allevatori e commercianti regolari, i primi ad essere danneggiati dalla concorrenza sleale, non puo' che essere contraria a tali traffici, si e' pero' sempre chiesta se i traffici "in entrata" fossero l'unico fenomeno a danno di operatori, animali e cittadini. Cosa si sa dei traffici "in uscita"? Cosa si sa degli animali sequestrati ad operatori per presunti reati e poi "morti" o spariti durante l'iter processuale? A luglio 2009 Gianni Mancuso ed altri deputati avevano presentato un'Interrogazione che iniziava con: "da anni si assiste ad un rituale che rischia di passare inosservato: camion, furgoni, alcune volte aerei, partono dal nostro Paese per localita' estere (Germania ed Austria in testa) carichi di cani e gatti abbandonati ed in alcuni casi, anche sottratti ai legittimi proprietari", e chiedeva se il Governo intendesse adottare un regime di stretta sorveglianza del fenomeno, se intendesse assumere iniziative per garantire l'affidamento dell'animale solo al soggetto interessato e per accertare la rintracciabilita' dello stesso.
Anche l'ENPA, per quanto riguarda il trasferimento all'estero dei randagi, avrebbe promosso una petizione intitolata: "ti deporto a fare un giro". Per quanto riguarda invece gli animali di proprieta', soprattutto se di operatori, in prima linea sempre FederFauna. All'inizio di quest'anno l'ANMVI ha reso noto che Francesca Martini ha risposto all'Interrogazione spiegando che il Ministero ha costituito un Gruppo di lavoro, a cui partecipano anche rappresentanti delle Regioni e delle Associazioni coinvolte. Tale gruppo avrebbe convenuto di determinare una procedura per regolamentare il trasferimento verso gli altri Paesi europei prevedendo tra l'altro l'obbligo di iscrizione degli animali nell'anagrafe del Paese di destinazione. Mancuso si sarebbe dichiarato pienamente soddisfatto. Un po' meno alcune associazioni animaliste evidentemente non coinvolte in quel "gruppo di lavoro". Avrebbe scritto Francarita Catelani, Presidente Una Cremona onlus: "...il 19 novembre scorso si e' tenuto un incontro a Roma, al Ministero della Salute - presenti l'Enpa, la Lega nazionale Difesa del Cane, la Lav - dal quale e' emerso un programma volto a "regolamentare" l'esportazione dei randagi rendendola ufficialmente riconosciuta (...) si chiede l'iscrizione in anagrafe canina in paesi stranieri nei quali non esiste tale anagrafe obbligatoria...". Per quanto riguarda FederFauna, aldila' dei commenti sul "come" si voglia regolarizzare il fenomeno, gli operatori sostengono che se di business si tratta, business deve essere chiamato e non "buon cuore", con tutte le ricadute del caso: non c'e' grande differenza tra "vendere" e "affidare", se cio' avviene dietro compenso, e chiamare "contributo" un prezzo, non deve essere un escamotage per evadere fisco e controlli. Di questo ed altro si parlera' oggi alle ore 11:00, presso il centro congressi del Savoia Hotel Regency di Bologna (Via del Pilastro, 2 - tangenziale: uscita n. 9) durante la conferenza stampa indetta dall'On. Sergio Berlato, deputato al Parlamento Europeo, che assistito dall'Avv. Massimiliano Bacillieri, ha recentemente presentato un esposto contro la tratta clandestina di animali praticata da sedicenti associazioni animaliste. Dalla documentazione emergerebbero casi di adozioni a distanza di cani gia' non piu' presenti nelle strutture affidanti, casi di rivendita clandestina di cani a canili svizzeri e tedeschi dove l'affido avviene solo dietro versamento di un vero e proprio prezzo, oppure all'industr ia della vivisezione, casi di denunce brutalmente represse con metodi violenti o tipici atteggiamenti delinquenziali dell'associazionismo di stampo mafioso. AGORA VOX 9 GIUGNO 2010
Strage di Capodogli: le responsabilità del governo italiano e olandese
Sicuramente molti ricorderanno la storia dei capodogli spiaggiati tra Capoiale e Foce Varano in Provincia di Foggia, dove si disse che i capodogli morirono per aver ingerito buste di plastica corde e altri materiali che, a detta del professor Nascetti, i grossi cetacei avrebbero confuso con i calamari di cui si nutrono. Il professor Giuseppe Nascetti, che è uno dei massimi esperti mondiali di parassitologia ed ecologia marina, disse anche che tra le cause ci fosse l’elevato traffico di navi nell’adriatico, e l’inquinamento materiale ed acustico - non solo i sonar delle navi militari ma anche quelli delle navi di ricerca di idrocarburi che emettono segnali molto forti - che disorientano i capodogli nel loro sistema di ricerca del cibo. Per il prof. Nascetti, tutti gli spiaggiamenti dei cetacei dipendono, dall’inquinamento materiale ed acustico che, dopo la terra, ha invaso pure il mare. Sembra che, in merito, ci siano delle novità: il governo italiano ha concesso l’autorizzazione al governo olandese per compiere ricerche petrolifere nelle acque italiane. Nel periodo tra novembre e dicembre del 2009 la nave Pelagia ha effettuato sopralluoghi nel Mare Ionio nella zona frequentata dai capodogli, usando dei cannoni pneumatici (air gun), che saggiano la geologia dei fondali e il riflesso sismico, sparando in acqua onde acustiche: questo pare abbia provocato la fuga verso l’Adriatico dei capodogli, dove sono poi andati a morire. Ora pare che i capodogli abbiano un limite di tolleranza fino a 150 decibel. Gli esperimenti compiuti dalla marina americana con cannoni pneumatici che sparano fino a 270 decibel, hanno sempre determinato una forte uccisione di cetacei. Dopo quello che è accaduto sarebbe ora di finirla con queste ricerche e con questi esperimenti. Il mare, la natura, gli animali sono delle risorse fragili e indispensabili, cerchiamo di non sprecarle.
IL PICCOLO
9 GIUGNO 2010
Squalo elefante muore tra le nasse nelle acque di Veglia
FIUME (PN) - Ai tempi della defunta Jugoslavia, specie durante la stagione turistica, era considerato quasi un peccato pubblicare notizie di avvistamenti di squali, in quanto avrebbero potuto incidere negativamente, cacciando dalla costa migliaia di villeggianti. Oggigiorno in Croazia non è così e anzi le segnalazioni di tali animali vengono amplificate dai mass media, spingendo molti ”curiosi” a porsi ”a caccia” dei famosi predatori marini. Vari gli avvistamenti negli ultimi 10 giorni nel Quarnero e vicino le isole delal regione. A Cherso due subacquei avevano visto un esemplare di cinque metri, a 40 metri di profondità, con tutta probabilità uno squalo capopiatto, specie inoffensiva. Un paio di giorni dopo quattro uomini in barca a Icici, nell’Abbaziano, hanno avvistato un grosso squalo, scatenando la ”caccia fotografica”. Tutto vano poichè probabilmente lo stesso animale, sostengono gli esperti, è andato infilarsi tra i cavi delle nasse del pescatore Silvio Celebrin di Veglia. La settimana scorsa, infatti, uno squalo elefante di otto metri e pesante una tonnellata (probabilmente il ”divo” di Icici), è stato rinvenuto senza vita nelle vicinanze del Campeggio Pusca, a Castelmuschio (Omisalj). Il bestione, pattugliando il fondale alla ricerca di cibo, ha pagato a prezzo durissimo l’aggrovigliarsi tra le nasse. È stato esposto nel porticciolo di Castelmuschio. Non commestibile, l’esemplare è stato restituito al mare e fatto calare a -60 metri. A detta del biologo Alen Soldo, dell’Istituto di Spalato, l’Adriatico ospita 29 specie di squali, di cui solo due pericolose per l’uomo: il bianco, specie rigorosamente protetta, e il mako.
VIRGILIO NOTIZIE
9 GIUGNO 2010
Ambiente/ Avvistata una balenottera nelle acqua dell'Asinara
Un adulto di 15 metri, presenti anche numerosi pesci luna
Roma - Straordinario avvistamento nelle acque dell'Asinara, in Sardegna, dove la scorsa domenica alle 10.40 circa uno staff di biologi del centro turistico studentesco e giovanile e del centro recupero animali marini dell'isola, durante il consueto monitoraggio della popolazione di delfini, hanno avvistato un esemplare di Balenottera comune (Balaenoptera physalus). L'animale era un adulto di circa 15 metri di lunghezza e nuotava alla distanza di un miglio dalla costa, lungo il versante nord dell'isola. Contemporaneamente i ricercatori hanno rilevato la presenza di zooplancton in superficie (velelle, ctenofori) e di pesci luna (Mola mola). Il pesce luna è il più grosso pesce osseo presente in Mediterraneo, esso si nutre di plancton e non è raro osservarlo in superficie mentre nuota lentamente con le sue grandi pinne. Così come il pesce luna, anche la balenottera si nutre di plancton. L'animale si è spostato a velocità ridotta (4-5 nodi) in direzione nord, avvicinandosi talora alla costa e ad alcune imbarcazioni di pescatori sportivi, che, distratti dalla pesca, hanno ignorato la sua presenza. I ricercatori hanno perlustrato nuovamente la zona nei giorni successivi per verificare se l'animale fosse ancora in zona, senza tuttavia vederlo: ci sono ancora, invece, numerosi pesci luna. Uno di loro presentava un'evidente ferita alla testa, probabilmente legata allo scontro con un'imbarcazione: per questo motivo i ricercatori consigliano ai diportisti di procedere con particolare cautela e a velocità ridotta in questo periodo lungo le acque a nord-ovest dell'isola.
IL SECOLO XIX 9 GIUGNO 2010
Misteriosi raid nei pollai: decine di galline decapitate Senza patente e con refurtiva sull'auto rubata
provincia di La Spezia - Decine di galline decapitate da predatori notturni che agiscono con modalità inquietanti che non sono certo attribuibili al normale comportamento di faine, cani randagi o volpi. Dal mese di marzo sino a metà maggio con cadenza quasi settimanale nella zona di Polverara si sono registrati raid notturni nei pollai con un'autentica strage di galline. In un'occasione, racconta uno degli allevatori che ha subito la sgradita visita, sono state uccise quindici galline mentre nelle altre occasioni gli animali uccisi sono stati un paio o al massimo tre. A far da trait d'union alle misteriose incursioni un dettaglio inquietante: gli animali sono stati decapitati e le teste mozzate sono state portate via lasciando sul posto la sola carcassa dell'animale.
IL GAZZETTINO
9 GIUGNO 2010
Cerchiamo gli altri cani che c'erano al momento dell'incidente
PORTOGRUARO (VE) - «Cerchiamo gli altri cani che c'erano al momento dell'incidente». La Polizia ferroviaria di Portogruaro sta vagliando l'ipotesi, avvalorata dalla testimonianza, che ci fossero altri cani quando Enrico Zoccolan è finito tra i binari. «Il testimone ci ha ribadito che non c'era solo il cane di Zoccolan - spiega Mario Augello, comandante del Posto Polfer di Portogruaro - Quando è accaduta la tragedia c'erano anche altri cani. Stiamo cercando di capire di chi siano o se sono dei randagi. Non escludiamo nulla dell'incidente, nemmeno che a far cadere l'uomo siano stati proprio quegli animali. Se questo venisse accertato, l'indagine cambierebbe». Ieri gli agenti sono andati a prelevare il cane di Enrico Zoccolan, fuggito dopo l'incidente, per sottoporlo a una visita del veterinario, dalla quale è emerso un ematoma. Ora le indagini continuano a Pradipozzo, dove verrà riascoltato il testimone.
IL CENTRO
9 GIUGNO 2010
Cani sfrattati, disturbano i vicini Il padrone: ordinanza assurda
AVEZZANO (AQ). «Non portatemi via i miei animali»: questo l’appello lanciato da Attilio Di Maggio , residente in via Cicerone ad Avezzano. La presenza dei suoi 4 cani (da caccia e da tartufi) nel cortile infastidisce un vicino. Quest’ultimo si è rivolto alla polizia municipale. Dopo un sopralluogo è arrivata l’ordinanza di sfratto per gli animali. Il regolamento di sicurezza urbana, quanto riportato nel documento, stabilisce che «coloro che detengono unità immobiliari singole, non isolate, a confine con altre abitazioni, non possono custodire più di due cani. I detentori sono obbligati a garantire la massima igiene e la quiete del vicinato». La non ottemperanza a tale provvedimento comporterà, entro cinque giorni, una multa di 450 euro. «I cani», lamenta Di Maggio, «sono lì da 16 anni. Li ho sempre accuditi bene. Sono disposto a incatenarmi con loro in segno di protesta o a rivolgermi agli animalisti».
IL CITTADINO 9 GIUGNO 2010
È baby boom al centro cicogne, ma due animali rischiano la fame
Provincia di Lodi - La prima stazione d’ambientamento della cicogna bianca nata in Italia dà i suoi frutti. Tra sabato e lunedì, al centro di Castiglione, sono venuti alla luce tre piccoli di cicogna. Delle 4 uova depositate, solo uno si deve ancora schiudere. Le otto guardie ecologiche volontarie (Gev) stanno monitorando la situazione. La popolazione che si sta costituendo da circa 8 anni, all’interno del Parco, conta ormai 20 esemplari adulti, dotati di un anello di riconoscimento. Dal 2001 al 2009, a Castiglione, sono nate circa 10 piccole cicogne, alle quali si è aggiunto, all’inizio di maggio “Bianchetto” e adesso anche i suoi tre cugini, che non hanno ancora un nome. Le due coppie che hanno deposto le uova in questi giorni saranno assistite tutti i giorni con un raddoppio dei pasti per soddisfare anche le esigenze dei piccoli appena arrivati. «Le cicogne – spiega Silverio Gori, presidente dell’Adda Sud – sono uno dei simboli del nostro parco e vogliamo che godano, insieme alle altre specie presenti, delle migliori condizioni possibili di vita». Intanto è scattata l’operazione di salvataggio per la coppia storica che ormai da otto anni si è sistemata all’esterno della voliera, facendo il nido in cima a un palo e che ha un pulcino di qualche mese da nutrire. Le Gev del Parco hanno scoperto che uno dei due genitori ha il becco spezzato. Ora rischia di morire per fame, mentre il destino del pulcino è affidato all’altro genitore. Legambiente, che gestisce la stazione, sta studiando l’intervento ideale.
SAVONA NEWS
9 GIUGNO 2010
Savona: l'Enpa e i colombi, una storia da leggere
"Fa un po' di confusione il presidente di Italia Nostra sui colombi savonesi.
La giunta Ruggeri non ha mai realizzato progetti di sterilizzazione con antifecondativi e nessun sulfamidico è stato mai sparso per la città; il metodo è stato invece più volte proposto dall'ENPA perché ha egregiamente funzionato in molte città, utilizzando una sostanza innocua (la nicarbazina) un tempo impiegata come antipulci per le galline ovaiole. La cosiddetta vasectomia del 1996 della giunta Gervasio fu soltanto una strage; vennero catturati 5.900 colombi, ne vennero ufficialmente uccisi 3.200, si disse che si erano sterilizzati un migliaio di maschi e liberate un altro migliaio di femmine a cui venne applicato un anellino rosso di riconoscimento: non se trovò o vide mai una, dicasi una. Come si può verificare dalle cronache locali inoltre l'iniziativa non ebbe alcun effetto, salvo che nella memoria di Cuneo.Ora il comune vuole ripetere l'iniziativa ed il timore degli animalisti savonesi è che anche in questo caso si tratti di una strage mascherata e che continuerà a dare risultati nulli. Il comune continua invece a respingere sistematicamente le proposte dell'ENPA ed anche per questo progetto nega all'associazione ogni dialogo e confronto; lo scorso inverno centinaia di animalisti di ogni parte d'Italia avevano inviato esposti alla Procura della Repubblica contro lo sterminio di mille colombi, per analizzarne i corpi e verificare l'esistenza di malattie; proprio come avviene a Genova da anni, con la collaborazione dell'ENPA ma a costi molto inferiori e senza dover uccidere gli animali". Enpa IL CITTADINO 9 GIUGNO 2010
Nutrie, lite Enpa-cacciatori: le “doppiette” fuori dai guai
Provincia di Lodi - Niente processo per i cacciatori di nutrie denunciati dall’Enpa. È questo il parere di Paolo Mazza, il magistrato che prima di lasciare Lodi per la sua nuova sede pavese ha chiesto l’archiviazione per i quattro “selecontrollori” denunciati dall’Ente protezione animali lodigiana perché sorpresi doppiette in mano a sparare alle nutrie nei campi di un comune del centro Lodigiano e sospettati di violare le norme sulla caccia. Un’accusa, e un fatto, che secondo la procura “non sussisterebbero”: e che, giudice per le udienze preliminari permettendo, darebbero ragione alla provincia di Lodi, ai comuni e soprattutto ai cacciatori che avevano preso l’iniziativa dell’Enpa come un’autentica e ingiustificata “dichiarazione di guerra”.La vicenda risale ai primi di maggio, quando l’Enpa aveva denunciato all’autorità i quattro cacciatori di nutrie, scoperti circa un mese prima dalle guardie zoofile dell’Enpa e accusate di aggirarsi a caccia degli animali senza rispettare le leggi. Aldo Curatolo, presidente dell’Enpa provinciale, aveva sostenuto come seppur forti dell’ordine di servizio assegnatogli da un sindaco, i “selecontrollori” fossero entrati in azione senza il necessario accompagnamento delle guardie provinciali, e per di più in un periodo di stop alla caccia; considerazioni che Curatolo aveva riassunto anche in una lettera spedita ai comuni, alla provincia di Lodi e alla prefetto, con l’invito a vigilare attentamente sulla questione. L’iniziativa non era però piaciuta alla Provincia, che definite “errate e fuorvianti” le interpretazioni dell’Enpa sulle norme aveva garantito la legittima operatività dei “selecontrollori”, invitando al contempo i comuni a non ascoltare l’associazione e diffidando la stessa a intraprendere altre “azione intimidatorie”. Ma ad arrabbiarsi erano stati anche i rappresentanti delle associazioni dei cacciatori, quali Arcicaccia, Enalcaccia, Federcaccia e Liberacaccia, che definito addirittura “terroristico” l’atteggiamento dell’Enpa nei confronti della categoria avevano ricordato non solo il rispetto delle “doppiette” per i regolamenti provinciali, ma anche il sostegno offerto all’intera comunità «per cercare di contenere il problema nutria, che nulla ha a che fare con l’attività venatoria da noi praticata». L'ARENA 9 GIUGNO 2010
CACCIA. Era stato presentato dalla Lega antivivisezione contro una delibera della Provincia Il Tar accoglie il ricorso e salva la vita alle volpi Per il Tribunale prima di autorizzare l’abbattimento dei predatori si dovrebbero provare metodi non cruenti per contenerne il numero
Provincia di Verona - Il Tribunale amministrativo regionale (Tar) ha annullato con sentenza depositata il 1° giugno, la delibera della Giunta provinciale dello scorso 11 febbraio che autorizzava la caccia alla volpe come azione di controllo sull’aumento della popolazione di questo animale selvatico. IL GAZZETTINO 9 GIUGNO 2010
Tornate in libertà in mare 14 giovani tartarughe
Venezia - Di nuovo in libertà. Con una piccola e simbolica cerimonia alla quale hanno partecipato alcuni alunni della scuola elementare Diaz di Venezia, ieri mattina, grazie alla Capitaneria di Porto, sono stati rimessi in libertà 14 esemplari di tartaruga recuperati nella scorsa stagione estiva lungo il Litorale e la laguna. All’operazione ha partecipato anche il Dipartimento di Scienze veterinarie dell’ateneo di Padova che ha avuto in custodia questi animali per un anno.
CORRIERE VENETO
9 GIUGNO 2010
STORIE DI ANIMALI
Tartarughe guarite, ora nuotano in mare
Liberate a un miglio dal Lido
VENEZIA — Cuccioli di tartaruga tornano a vivere e nuotare nelle acque dell’Adriatico. È successo ieri, al largo della bocca di porto di San Nicolò. Tredici esemplari della «caretta caretta», una delle tre specie che vivono nel Mediterraneo, hanno ripreso il mare. Sane e guarite. Tratte in salvo la scorsa estate dal reparto operativo della Guardia Costiera di Venezia lungo il litorale tra Chioggia e Jesolo, oggi, grazie all’azione congiunta col Dipartimento di Scienze Cliniche e Veterinarie dell’Università di Padova, questi rettili d’acqua hanno lasciato la laguna. «Sono arrivate in condizioni molto critiche — spiega Donatella Gelli — avevano becco e guscio pieno di crostacei. Alcune si erano spiaggiate, altre galleggiavano». Prima del rilascio, sulla banchina Di Ciò a San Basilio i veterinari coadiuvati dalla Capitaneria di Porto, hanno illustrato e mostrato gli esemplari agli alunni della Scuola Elementare Diaz di Venezia. I bambini hanno imparato che le tartarughe mangiano gamberetti, vongole e perfino le meduse, e che prima dei 20-25 anni di età non si sa se siano maschi o femmine. Intanto per questi tredici esemplari, è ricominciata la vita nel caldo Adriatico. Caricate sulle motovedette della Capitaneria di Porto, le tartarughe sono state liberate in mare aperto, a un miglio dal Lido, dove la profondità dell’acqua è di 14 metri.
ANSA 9 GIUGNO 2010
Animali: due tartarughe soccorse nel Tirreno calabrese Esemplari feriti da ami da pesca trovati in cattive condizioni
PIZZO (CATANZARO) - Due tartarughe della specie ''caretta caretta'', ferite da ami da pesca, sono state soccorse in distinte circostanze nel Tirreno calabrese. A darne notizia e' stato il Wwf Calabria Il primo caso si e' verificato a Pizzo dove e' stato recuperato un animale, privo di un occhio e dalla cui bocca usciva un filo di nylon. A distanza di poche ore una nuova segnalazione e' giunta da Gizzeria. In questo caso la tartaruga presentava un lungo filo di nylon pieno di alghe segno evidente della ingestione avvenuta da tempo.
LA NUOVA FERRARA
9 GIUGNO 2010
Palio, il Comune sarà più partecipe
Ferrara - «Il Palio è diventato un appuntamento irrinunciabile per Ferrara perché sposa cultura e turismo, due aspetti che appartengono al dna della nostra città». Lo ha detto il sindaco Tiziano Tagliani incontrando, assieme all’assessore competente Aldo Modonesi, i vertici dell’Ente Palio di Ferrara guidati dal Presidente Vainer Merighi ed i responsabili delle Contrade e della Corte Ducale. Al centro del confronto, l’analisi di come si è svolta l’edizione 2010 della manifestazione che, solo in occasione delle gare in piazza Ariostea, ha richiamato oltre 12mila persone, tra le quali molti i turisti. Parole rassicuranti, quelle di Tagliani, dopo i lacci e lacciuoli che il Presidente Merighi, ben supportato dall’assessore Modenesi, ha dovuto sciogliere fino a pochi minuti prima che piazza Ariostea ribollisse di musiche, colori e passioni. Una situazione determinata, anche ma non solo, dalla confusa applicabilità delle nome dell’ordinanza del sottosegretario Martini. «E’ vero - ha ricordato Tagliani - probabilmente da parte di qualcuno, non certamente da parte nostra, c’è stata una timidezza di fondo nell’affrontare alcune problematiche, ma adesso è il momento di guardare avanti e di stabilire insieme cosa è necessario fare, per rimarcare quella cultura del benessere degli animali che ci appartiene da sempre, ma che vogliamo sia oggetto di un ulteriore processo di crescita, assieme al Palio nel suo complesso». Piena sintonia tra il sindaco e il presidente dell’Ente Palio, anche su alcuni aspetti che riguardano la gestione dell’organizzazione. Sì va infatti, verso un maggior coinvolgimento dell’amministrazione negli aspetti organizzativi, e in una più ampia assunzione di responsabilità.
IL POST 9 GIUGNO 2010
La Catalogna non vuole più la corrida Il Parlamento sta per approvare una legge per abolire la corrida José Tomás ha annunciato il suo ritorno il 18 luglio nella Plaza de Toros Monumental di Barcellona
José Tomás Román Martín, il torero più famoso di Spagna, ha annunciato il suo ritorno per il 18 luglio nella Plaza de Toros Monumental di Barcellona. In quegli stessi giorni il governo catalano potrebbe approvare definitivamente uno storico provvedimento e decretare l’abolizione della corrida nell’intera regione.Il movimento contro la corrida Plataforma Antitaurina Prou! ha raccolto 180.000 firme e ha presentato una proposta di legge al Parlamento. Dal 2006 infatti in Catalogna sono sufficienti 60.000 firme per presentare una proposta di legge alle camere e così, anche se i due partiti principali finora non se ne erano voluti occupare, l’iniziativa popolare li costringerà a pronunciarsi sullo storico verdetto.Per anni la corrida è stato un aspetto così fondante della cultura spagnola da non ammettere nessuna discussione. Antonio Moreno, coordinatore nazionale del Colectivo Andaluz Contra el Maltrato Animal dice che fino a pochi anni fa parlare male della corrida in un bar significava quasi sicuramente essere sbattuti fuori dalla porta. Oggi invece secondo il Guardian i sondaggi dicono che quasi il 70% della popolazione non prova nessun interesse per la corrida e in molti casi la osteggia apertamente.Il movimento contro la corrida è dinamico, impegnato e rumoroso. Ormai non passa un finesettimana senza qualche manifestazione davanti a un’arena. Lo slogan più usato è “Tortura, ni arte ni cultura“. I manifestanti sono bravi con Internet e la usano per organizzare le loro proteste. Sono più che disponibili a farsi lunghi viaggi attraverso la Spagna per protestare fuori da qualche arena.Il movimento di protesta è più forte nel nord-est della Spagna, dove la cultura della corrida è da sempre più rarefatta. E di tutte le comunità autonome spagnole, la Catalogna ora è diventata il centro della protesta antitaurina. Per molti dei gruppi di protesta la corrida è una tradizione che non ha niente a che fare con la Catalogna.Eppure la corrida in questa regione è ancora molto popolare. Soprattutto da quando la Plaza de Toros Monumental di Barcellona è stata l’arena che ha incoronato José Tomás Román Martín come il migliore torero spagnolo dai tempi di Juan Belmonte e Manolete.La sua posa statuaria è ammirata tanto quanto il suo coraggio. Eleganza, sobrietà, serenità sono le parole usate più spesso per descrivere il suo stile. Per il suo controllo dello spazio e del tempo si è parlato di cadenza, armonia, calma e naturalezza. Quello che nessuno può fare a meno di notare – pubblico e critici – è il modo in cui si piazza di fianco al toro mentre gli passa accanto: così vicino che le corna accarezzano letteralmente la stoffa del suo abito.Il suo coraggio straordinario, insieme a una certa dose di austerità lo hanno reso celebre anche tra gli osservatori meno appassionati. L’attore catalano Ramón Fontserè lo ha definito un miracolo a metà tra gloria e tragedia. Non ha quasi niente in comune con gli altri toreri più famosi: né il glamour né la devozione cattolica e conservatrice. I suoi amici sono intellettuali e artisti come Albert Boadella, Vicente Amigo, Joaquín Sabina e Joan Manuel Serrat. E mentre per tutti i toreri il sogno è di vivere in una casa in campagna in mezzo agli animali, lui vive una vita tranquilla con la sua fidanzata Isabel nella cittadina turistica di Estepona. Chi lo conosce bene lo definisce educato, cortese e riservato: non ama andare a ricevere premi e stare in mezzo alla gente, preferisce starsene da solo a pescare, portare a spasso i suoi cani e guidare le sue macchine sportive. Nel 2002 José Tomás decise di ritirarsi dicendo che aveva bisogno di riflettere sul suo futuro. Ma nel giugno del 2007 scelse proprio la Plaza de Toros Monumental di Barcellona per il suo rientro. La scelta era molto significativa: per anni quell’arena aveva avuto grosse difficoltà economiche e la cultura taurina catalana sembrava ormai in declino. Ma l’arrivò di José Tomás fu un’iniezione di adrenalina. I bagarini arrivarono a chiedere 3000 euro per un biglietto e i giornali parlarono di apoteosi e totale comunione con il pubblico. Anche El País, giornale tradizionalmente di sinistra, scrisse che quella di José Tomás era una vera e propria arte silenziosa, un mistero ermetico da brividi. Alla fine di quella corrida fu portato in trionfo sulle spalle del pubblico.Quello stesso giorno Barcellona vide la più grande manifestazione contro la corrida di tutti i tempi: 5000 persone marciarono dalle Ramblas alla Plaza de Toros Monumental, dove il mondo della corrida stava acclamando il suo eroe. Fu lì che ebbe inizio la campagna per la raccolta di quelle 180.000 firme che ora probabilmente porteranno all’abolizione della corrida a partire dal 31 dicembre del 2011. Intanto però il 18 luglio quella stessa arena vedrà un nuovo ritorno di José Tomás: stavolta dopo lo stop seguito all’incidente durante la corrida del 17 aprile in Messico, quando il toro Navegante gli piantò le corna per 15 centimetri in una coscia, lesionando alcune vene femorali. LA STAMPA 9 GIUGNO 2010
Portare a passeggio il cane fa bene alla salute Effetti su pressione sanguigna, colesterolo, peso e forma fisica
Buone nuove per gli amanti degli animali e soprattutto per chi già possiede un cane: portare a passeggio il vostro amico a quattro zampe, infatti, sembra possa essere d’aiuto a ritrovare la forma fisica, mantenere il peso ottimale e persino a scongiurare il rischio di ipertensione e colesterolo alto. Il cane, quindi, non è solo il fedele amico dell’uomo ma, se si vive insieme a lui in modo adeguato, può divenire anche un valido alleato della nostra salute. E il lato positivo è che a guadagnarci non sarete solo voi, ma anche lui, che potrà sgranchire un po’ le zampe (soprattutto se è un cane “di città”) e passare più tempo insieme al proprio padrone; meta generalmente molto ambita dagli animali visto la vita frenetica che ogni giorno i padroni conducono.
LA TRIBUNA DI TREVISO
9 GIUGNO 2010
Un branco di cinghiali «ara» gli impianti sportivi
Francesca Gallo
REVINE (TV). Cinghiali scatenati a Revine. E ora è paura tra i residenti. Un branco è stato avvistato lunedì sera al campo sportivo di via Fornaci. I mammiferi hanno passato a setaccio gli orti e i vicini impianti sportivi. «Erano le 23.30 - racconta Moris Chiarel - residente in via Cal De Brussa. Primo ho sentito i cani abbaiare e poi quegli inconfondibili grugniti. Ho preso l’auto e mi sono diretto al campo sportivo». E’ stato proprio lì che il revinese si è imbattuto in un cinghiale che è subito fuggito. Il branco aveva appena devastato i campi, non prima di aver lasciato tracce tra gli impianti sportivi. Ora c’è preoccupazione per i coltivatori di Revine e fra chi possiede orti. Secondo le testimonianze, gli animali fanno base fissa tra i boschi sopra la zona industriale del paese. Poi scendono a far razzie nei terreni a ridosso delle case. Possono essere pericolosi per l’uomo se hanno con sé i piccoli o se sono feriti. «Qualche settimana fa - racconta ancora Chiarel - ne erano stati avvistati una dozzina sulla strada di Tovena». Una scena che ha allarmato più di un automobilista. «I cinghiali sono arrivati a Revine dal Cansiglio - conferma il sindaco Battista Zardet - purtroppo in più di una circostanza hanno provocato danni alle coltivazioni. Questo è un problema che non può risolvere l’amministrazione comunale. Ci attiveremo comunque con la Provincia per trovare soluzioni più adatte». -
GREEN ME
9 GIUGNO 2010
Gli 8 animali più brutti minacciati dalla marea nera
Lorenzo De Ritis
Si è appena conclusa la Giornata Mondiale degli Oceani, che è stata segnata dalle cupe immagini della marea nera del Golfo del Messico. Impressionanti e drammatiche, le istantanee diffuse in tutto il mondo, ci mostrano la crudezza dell'agonia di migliaia di animali uccisi dal petrolio. Ad evitarci questo macabro spettacolo non sarà certo la risoluzione del problema bensì la censura: è di questi giorni infatti la notizia che la compagnia petrolifera britannica BP, responsabile del disastro, ha vietato agli addetti ai lavori di condividere le foto degli animali morti sui social network, o di passarle ai giornali. Questo controllo potrebbe servire ai responsabili, per cercare di alleggerire la propria posizione di fronte all’opinione pubblica.Tutto questo mentre milioni di galloni di greggio, nero ed appiccicoso, si riversano nell'oceano causando la morte di numerose creature tra cui delfini e tartarughe marine. Esistono però altri animali gravemente minacciati dalla marea nera di cui si parla poco, forse per la loro scarsa “avvenenza”. Com'è immaginabile desta più scalpore la morte di una bella e colorata farfalla piuttosto che quella di un “grigio” scarafaggio.Non stupisce quindi il risultato di un recente studio secondo il quale gli animali considerati “brutti” hanno maggiori probabilità di estinguersi. Ecosalon ha deciso di rendergli omaggio scegliendo tra tutte le specie martoriate da questa catastrofe quelle che pur non esattamente belle da vedere, rimangono fondamentali per l'ecosistema e che rischiano seriamente l'estinzione. E in barba alla Bp, riprendiamo anche noi la classifica e ve li mostriamo in tutta la loro "bellezza": 1 Il Lamantino dei Caraibi (Trichechus manatus) I lamantini sono mammiferi acquatici di grosse dimensioni appartenenti al genere Trichechus, meglio conosciuti come mucche di mare o pesci bue. Si nutrono prevalentemente di erba e passano la maggior parte del loro tempo pascolando in acque basse in cerca di nutrimento. Mediamente mangiano una quantità di cibo pari a circa il 9% del loro peso corporeo per un totale di 50 kg al giorno di piante tra cui mangrovie, erbe acquatiche e alcune tipologie di alghe. Gli scienziati si stanno chiedendo cosa accadrà quando i lamantini nuoteranno attraverso il petrolio. Un gruppo di sette animali è stato avvistato recentemente lungo la costa di Destin in Florida. 2 Ratto del riso delle paludi (Oryzomys palustris) Esistono pochi animali bistrattati e vilipesi come i ratti, nonostante la loro stretta parentela con i teneri e dolci coniglietti. Il Ratto del riso ha abitudini semi-acquatiche ed ha bisogno di immergersi per alimentarsi, alla ricerca di piante, lumache e funghi sotterranei. Ma queste abitudini metteranno presto a rischio la sua esistenza in quanto il petrolio potrebbe penetrare nelle paludi della Louisiana. 3 Storione del Golfo (Acipenser oxyrinchus desotoi) Lo Storione del Golfo rappresenta una sorta di reliquia vivente e sembra essere stato catapultato fino a noi direttamente dal mondo dei dinosauri. E' considerata una specie a rischio di estinzione già dal 1991 a causa della caccia indiscriminata per le sue carni e le sue uova. Durante i mesi caldi gli storioni risalgono i fiumi costieri della Louisiana e della Florida dove restano fino ai periodi più freschi. In seguito tornano nel Golfo del Messico dove quest'anno li attenderà una sorpresa ben poco gradita. 4 Alligatore Americano (Alligator mississippiensis) Questo rettile dalla schiena spinosa possiede una potente coda che funge da propulsore e da timone nel nuoto ed una dentatura che a volte ricorda un ghigno sinistro. Purtroppo nonostante il suo aspetto così maestoso e potente non può nulla contro i cambiamenti climatici e le alterazioni del suo habitat che stanno interessando le paludi della Florida, del Texas e della Louisiana. 5 Gamberetto marrone (Penaeus aztecus) La pesca e la vendita del gamberetto marrone è un grande business nel Golfo del Messico. O almeno lo era prima dei fatti tristemente noti. L'industria della pesca ha subito un brutto colpo a causa della marea nera ed i consumatori hanno drasticamente ridotto l'utilizzo del prodotto. 6 Ostrica (Crassostrea virginica) Ogni mollusco di questa specie è in grado di filtrare più di 350 litri di acqua al giorno ed è per questo che le ostriche degli estuari della Louisiana sono considerate come il canarino per i minatori di carbone. Un tempo infatti questi utilizzavano il pennuto come allarme nelle miniere. 7 Pesce Sega (Pristis pectinata) Il pericolo di estinzione per questa specie è nato con l'inarrestabile restringimento del suo habitat che ha portato la sua presenza da una vastissima area dell'Oceano Atlantico ad una piccolissima zona situata nei pressi della Florida. Presto il Current Loop, una corrente di acqua calda presente nel Golfo del Messico, porterà con se il petrolio e questo pesce potrebbe essere spazzato via per sempre. 8 Plancton Sono le creature più piccole della complessa catena alimentare marina, ma ciò non significa che sono meno importanti delle altre creature. Sono l'alimento base per piccoli animali come lumache, gamberi e meduse. Il plancton alla deriva è altrettanto in pericolo, a causa della marea nera, degli animali più grandi di cui abbiamo documentato la sofferenza.
LA ZAMPA.IT
9 GIUGNO 2010
Svelate le "performances" dei coccodrilli marini
I surfisti delle correnti
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CARLO GRANDE
Finora aveva fama di mangia-uomini e di maratoneta acquatico, da oggi avrà anche quella di eccellente surfista: il coccodrillo marino – il più grande rettile, nonché coccodrillo vivente - pare attraversi gli oceani scivolando sulle correnti, più o meno come fanno gli amanti della plancia sulle onde. Lo sostiene una ricerca australiana pubblicata dal «Journal of Animal Ecology», che svela così il mistero di come questi coccodrilli da acqua salata siano riusciti a percorrere centinaia di miglia in mare e a colonizzare alcune isole molto distanti fra loro nel Sud-est Pacifico.
I coccodrilli marini (Crocodylus porosus), che gli australiani chiamano affettuosamente «salati», sono animali di stazza impressionante - possono raggiungere anche i 7 metri di lunghezza e superare la tonnellata di peso – e vivono principalmente nei fiumi, nelle paludi di mangrovie e negli estuari di un'area molto vasta, dalle acque salmastre e dolci dell'India orientale, all'Asia sudorientale, al Nord Australia. Un maschio di taglia media può raggiungere i 5 metri di lunghezza e i 450 chili di peso e, stante che la fame è proporzionale alla mole, non stupisce si possa mangiare tranquillamente un uomo. La fama di grandi nuotatori non l’hanno mai avuta, ma li si incontra spesso in mare aperto. Adesso si capisce perché: potendo sopravvivere per lunghi periodi nell’acqua salata senza mangiare o bere, riescono a coprire ampi bracci di mare, sfruttando le correnti di superficie. «Questo – ha detto il dottor Hamish Campbell dell’Università del Queensland - non solo spiega come questi coccodrilli si siano spostati da un’isola all’altra, ma getta anche nuova luce sulla teoria che i coccodrilli abbiano attraversato immense distese d’acqua durante l’evoluzione della specie». Per giungere alla sensazionale scoperta gli scienziati hanno applicato dei sonar su 27 coccodrilli ed hanno poi seguito i loro movimenti per circa un anno. E’ emerso che sia i maschi che le femmine nuotavano in media per più di 50 chilometri in mare aperto: uno degli esemplari - di circa 4 metri - ha coperto una distanza di 590 chilometri in 25 giorni, utilizzando nel suo viaggio le correnti stagionali. Un collega di stazza poco inferiore ha nuotato per più di 400 chilometri in appena 20 giorni, anche lui surfando sulle correnti di superficie per giungere a destinazione. Pur cibandosi soprattutto di serpenti, uccelli, tartarughe e pesci (a volte, come nel Kakadu National Park in Australia risalgono i fiumi e aspettano ai piedi delle cascate che le loro vittime, grandi pesci detti «barramundi», caschino letteralmente nelle loro fauci), non è raro che i coccodrilli in mare aperto entrino in conflitto con squali grigi e squali tigre: in questo caso se la giocano alla pari, come con le tigri, a patto però che la lotta avvenga vicino all’acqua o addirittura nell’acqua, dove i felini sono ovviamente svantaggiati. Sulla terraferma, naturalmente, è un'altra partita, come mostra un celebre filmato che raffigura una tigre mentre uccide un coccodrillo (cercare su Youtube «Tiger vs crocodile», pochi fotogrammi che non si dimenticano). Naturalmente i coccodrilli non disdegnano il bestiame: si appostano - pazienti come tutti i predatori - sotto la superficie dell’acqua, vicino alle sponde, in attesa che una potenziale vittima si fermi per bere. A quel punto schizzano fuori dall'acqua, battendo la potentissima coda e trascinano in mare la vittima - qualsiasi animale riescano ad afferrare tra le mascelle, compresi bufali, scimmie e cinghiali - tenendola sott’acqua finché non annega. Le femmine sono più piccole dei maschi e depongono le uova all'interno di nidi di foglie e rami; i piccoli, quando nascono, restano per i primi mesi con la madre, nutrendosi di insetti e anfibi. Al solito, il peggior nemico di questo animale è l’uomo: si stima ne esistano fra i 200 e i 300 mila esemplari, sparsi nel mondo, ma sebbene la specie sia considerata a basso rischio di estinzione non è tuttavia «fuori pericolo». La pelle del coccodrillo di mare è considerata la più pregiata di tutte e la caccia illegale, la scomparsa dell’habitat e la sua pessima reputazione (è il predatore principe dell’Australia, ne sapeva qualcosa mr. Crocodile Dundee, proprio nel Kakadu National Park) non ne favoriscono certo la sopravvivenza.
ASCA
9 GIUGNO 2010
PIEMONTE/SALUTE: MISURE PREVENTIVE STRAORDINARIE ANTI-RABBIA
Torino - La recente diffusione dell'infezione della rabbia in alcune aree del nord-est Italia ha spinto la Regione Piemonte ad adottare misure straordinarie per la prevenzione e la profilassi della malattia in Piemonte.''L'ordinanza - afferma Caterina Ferrero, assessore alla tutela della salute e sanita' - non vuole creare alcun allarmismo, ma tutelare la salute della popolazione animale e dell'uomo attraverso l'adozione di provvedimenti temporanei piu' severi''. Sono tre i principali provvedimenti contenuti nel decreto. In primo luogo i detentori di cani, gatti e furetti che intendono trasferirsi, anche temporaneamente, con i propri animali nelle aree a rischio, devono segnalarlo al medico veterinario di fiducia con almeno 30 giorni di anticipo per l'esecuzione della vaccinazione antirabbica che deve essere certificata. In secondo luogo, presso ogni Comune e Asl saranno aperte, per un periodo di 90 giorni dalla data di pubblicazione dell'ordinanza, le iscrizioni straordinarie all'anagrafe canina regionale dei cani non registrati.Infine, i cani morsicatori devono essere segnalati al Servizio veterinario dell'Asl competente per territorio, visitati e tenuti in osservazione per dieci giorni, per verificare che non manifestino i sintomi della malattia.Tutti i cani ospitati nei canili pubblici e privati, devono essere sottoposti a vaccinazione antirabbica preventiva.
AMNVI OGGI
9 GIUGNO 2010
PROFILASSI RABBIA, NUOVE NORME A BOLZANO
Da ieri a Bolzano, i veterinari libero professionisti già autorizzati all'esecuzione dell'impianto di microchip nei cani,"si intendono autorizzati anche all'esecuzione delle vaccinazioni obbligatorie dei cani ai sensi del presente decreto, nonché alla vaccinazione consigliata dei gatti e dei furetti ai sensi dell'articolo 2 comma 2 dell'O.M. 26 novembre 2009."Lo stabilisce un nuovo decreto di servizio, che modifica le norme precedenti anche con riguardo al divieto di caccia. Le autorità della Provincia Autonoma di Bolzano ritengono infatti che la vaccinazione orale della popolazione volpina abbia sortito i propri effetti limitando la diffusione dell'infezione alle zone limitrofe alla provincia di Belluno, e che pertanto non sussistano più i presupposti per un divieto generalizzato e senza limiti di tempo all'esercizio della caccia con il cane in tutti i territori dove si svolge la vaccinazione orale delle volpi.Il divieto di caccia resta valido solo nei 10 giorni successivi alla esecuzione della vaccinazione orale delle volpi, al fine di evitare che i cani assumano esche vaccinali destinate invece alla popolazione volpina. In applicazione dell'articolo 90 del Regolamento di Polizia Veterinaria, in caso di insorgenza di rabbia, nel territorio del comune colpito, sarà vietato effettuare la caccia con il cane nonché anche solo condurre al guinzaglio i cani in zone agro-silvo-pastorali per i 60 giorni.Dallo scorso dicembre ad oggi sono state eseguite nel Triveneto 2 campagne di vaccinazione orale delle volpi e che in provincia di Bolzano sono stati rilevati soltanto 3 casi di rabbia a ridosso della provincia di Belluno, dove la rabbia è massicciamente presente.
http://www.anmvioggi.it/files/DECRETO%20DELLA%20PROVINCIA%20DI%20BOLZANO.pdf
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BLITZ QUOTIDIANO 9 GIUGNO 2010
Medicina: funziona sulle scimmie il vaccino contro l’Ebola
Funziona sulle scimmie il primo vaccino terapeutico contro la febbre emorragica Ebola. Il risultato, pubblicato sulla rivista “The Lancet”, è considerato un primo passo importante per sviluppare un vaccino efficace sull’uomo, da somministrare alle persone già colpite dal virus e in grado di evitare la progressione della malattia, nella maggior parte dei casi letale.La ricerca riguarda la varietà Zaire del virus Ebola ed è stata condotta negli Stati Uniti da Thomas Geisbert, dell’università di Boston. Il vaccino ha utilizzato frammenti di Rna a interferenza, ossia piccole porzioni di materiale genetico che colpiscono al cuore una delle proteine che permettono al virus Ebola di moltiplicarsi e diffondere l’infezione.Prima di arrivare ai test sull’uomo sono comunque necessari ulteriori sperimentazioni sugli animali per avere informazioni su dosaggi ed eventuali effetti collaterali.
IL PICCOLO
9 GIUGNO 2010
Un topo di plastica per testare i farmaci che fermano i tumori
Il tumore primario è diverso dalla sua metastasi perché le cellule maligne subiscono riarrangiamenti molecolari che ne alterano le caratteristiche. Per questo un farmaco che colpisca il primo tumore spesso fallisce con la recidiva, proprio perché le cellule metastatiche sono diverse da quelle stanziali. Né i modelli animali o in vitro, quelli su cui si testano i farmaci, riescono a ricapitolare tutte le diverse caratteristiche in un colpo solo, in quanto non sufficientemente complessi. «Abbiamo voluto colmare questa lacuna ideando un sistema multiplo in cui le diverse fasi fossero saggiabili simultaneamente», anticipa Gianni Sava, ordinario di farmacologia all’Università di Trieste e Direttore della Fondazione Callerio. Così è nato il topo di plastica, sviluppato dai collaboratori di Sava con la preziosa collaborazione degli ingegneri del Dipartimento dei materiali e delle risorse naturali guidati da Orfeo Sbaizero, docente di Scienza e Tecnologia dei Materiali. Il sistema messo a punto dai due gruppi di ricerca comprende due piastre per colture cellulari collegate fra loro a mo’ di vasi comunicanti, in cui terreno di coltura, temperatura e pH sono rigorosamente controllati. «Nella prima piastra – dice Sava- facciamo crescere assieme due tipi diversi di cellule: uno strato di cellule normali che imita la parete di un organo, e su di esso uno strato di cellule tumorali. Alcune cellule maligne, col tempo, si staccano e finiscono nella seconda vaschetta. In questo modo è possibile testare i farmaci separatamente e capire come e dove agiscono, sia sulle cellule sane che sul tumore primario e la sua metastasi». Dal primo prototipo alla domanda di brevetto ci son voluti due anni e otto ricercatori. Ma le prospettive di applicazione sono eccellenti.
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