08 NOVEMBRE  2009

ASYLUM

8 NOVEMBRE 2009

 

ATLANTA - DANNO FUOCO AD UN CANE DI UN ANNO ORA RISCHIA DI MORIRE

 

 

Un bulldog di un anno sta lottando per la vita, dopo che qualcuno gli ha dato fuoco, dopo averlo cosparso di liquido infiammabile. Il cane (in foto) è stato notato, martedì, su una strada di Atlanta: le fiamme si stavano ancora sprigionando dal suo corpo. Il soccorritore, un Samaritano, è riuscito a spegnerle usando il suo cappotto. Chato, questo il nome del cane, era stato fatto uscire di casa, per fare i suoi bisogni: circa mezz'ora dopo è stato visto bruciare a pochi metri di distanza. "Era una palla di fuoco - ha detto un vicino - Era davvero messo male". I veterinari gli hanno riscontrato ustioni di terzo e quarto grado sul volto e la bocca, e non è affato certo che riescano a sopravvivere. "Stiamo cercando di salvargli l'occhio sinistro", spiegano. "Devono avergli versato addosso della benzina - dice la padrona, sconvolta - oppure avergli infilato qualcosa in bocca. E' una cosa a cui non posso credere. Non è una cosa umana, neanche animale. Perché l'hanno fatto?". La protezione animali è disposta ad offrire 5000 dollari a chiunque permetta di arrivare ad identificare i responsabili di questa violenza.


MATTINO DI PADOVA
8 NOVEMBRE 2009
 
Animali sottratti alle violenze
Cane e asino sequestrati dalle guardie zoofile di Padova Il proprietario, di Baone, li colpiva con badile e bastone

ENZO BORDIN

BAONE (PD). Un asino e un cane sono stati tolti al padrone «cattivo», solito prenderli a badilate e bastonate per farsi obbedire. Sono adesso affidati a un animalista che usa nei loro confronti ben altri sistemi. Il sequestro delle due povere bestie, disposto in via preventiva il 3 novembre scorso dal pm Renza Cescon, è stato convalidato ieri mattina dal gip Paola Cameran. L’autore del fatto, denunciato dal nucleo guardie zoofile di Padova per maltrattamenti agli animali, si chiama L.D, ha 59 anni e abita sui colli, nel territorio di Baone. Il cane picchiato così duramente è un meticcio bianco come la neve, di taglia grande, occhi espressivi e così devoti al suo padrone da essere disposto a perdonargli ripetute angherie in cambio di qualche fuggevole carezza. Per non parlare dell’asinello, costretto a fare di tutto sotto i dolorosi colpi di bastione e di badile inferti da quel suo proprietario senza cuore che nemmeno si rendeva conto di quanto andava facendo. E qui viene a galla il vero nocciolo della questione. Il picchiare e maltrattare le bestie di casa e d’utilità è purtroppo un atteggiamento «culturale» che perdura soprattutto in certi ambienti rurali e da sottocultura, dove le lancette dell’orologio sono ancora ferme a tempi lontani. Per questo motivo il padrone del cane e dell’asino ha preso il sequestro come una qual sorta di sopruso, convinto di non aver fatto nulla di male, potendo disporre delle «sue» bestie come gli pare e gli piace. Di qui la necessità e l’urgenza del sequestro, subito disposto dal pm Cescon e convalidato dal gip Cameran con altrettanta sollecitudine. Fido è ora affidato a una persona di fiducia delle guardie zoofile e vive in casa con lui e i suoi familiari, circondato da affettuose cure. L’asino, non più curvo sotto il peso dei tanti colpi ricevuti, trascorre invece i suoi giorni nei campi di quello stesso podere, finalmente libero e lasciato in pace. Il luogo in cui sono custoditi i due animali sotto sequestro non viene rivelato dagli inquirenti, nel timore che il loro padrone vada a riprenderli per poi magari picchiarli come prima, peggio di prima. Nel caso in questione, la mobilitazione degli animalisti e di altre persone sensibili al problema è risultata notevole. Ed anche gli operatori, andati a Baone, hanno acquisito documentazioni sul campo tali da indurre i magistrati a decidere per il sequestro. Strappando quelle bestie al loro destino.

IL GIORNO
08/11/200

IL GATTO E IL CACCIATORE

Un gatto affettuoso. Un gatto fiducioso. Un gatto che ti baciava. Un gatto che si avvicinava agli estranei per farsi accarezzare. Un gatto che parlava. Un gatto che purtroppo non ha avuto paura….una meravigliosa creatura….Smiley. Un gatto che è rimasto invece di scappare perché pensava di ricevere una carezza. Di questa meravigliosa creatura questo è quello che è rimasto.
Centinaia di pallini sparati da un massimo di 3 metri sul ciglio di una stradina a 50 metri da casa, una fucilata intenzionale, volutamente letale, cattiva.
Esplosa da un cacciatore bergamasca bordo di una focus grigio metallizzata. Senza motivo. Solo per uccidere una creatura che lo guardava fiducioso aspettando una carezza. Ha ricevuto la morte.
Tutti devono sapere.


GIORNALE DI VICENZA
8 NOVEMBRE 2009
 
Il cane non mordeva
PROCESSO. Brahms è un caso giudiziario
 
Brahms, soppresso nel 2007
 
Provincia di Vicenza - «Era senza denti a causa dell'epilessia. Come ha fatto ad azzannare due vigili?» Alla vigilia dell'udienza in Tribunale, fissata per giovedì, M.G., proprietaria di Brahms, il cane corso di tre anni che nel dicembre 2007, nel parcheggio dell'ospedale, avrebbe aggredito due vigili, e che secondo quanto verbalizzato, avrebbe causato loro ferite guaribili in tre giorni, fa sapere la sua versione: «Il cane non era mai stato catturato e portato in canile in precedenza, era di indole docile, come dichiarato dai veterinari curanti. Soffriva di epilessia ed era sdentato. Mi fu chiesto di sopprimerlo per evitare la denuncia. Fu una dolorosa decisione che non mi ha evitato il processo». Gli "Animalisti 100%" manifesteranno giovedì davanti al tribunale di Schio. M. SAR.

IL SECOLO XIX
8 NOVEMBRE 2009
 
I cacciatori graziano il cinghiale Piero
L'animale, popolare anche su facebook, è stato riconosciuto e risparmiato
 
Giuliano Gnecco
 
Genova - Il suo sguardo ha intenerito anche i cuori più duri. Ma questa volta Piero, il cinghiale più famoso di Genova, si è salvato grazie alla sua notorietà: «I cacciatori che battono nella zona - assicura la guardia venatoria Livio Franzone, uno degli angeli custodi del cinghiale - mi hanno garantito che non spareranno a Piero». Non si tratta di una promessa da marinaio, dalle parole si è già passati ai fatti: «Ho visto io i cani dei cacciatori circondare Piero - confida Franzone - Non si è spaventato: era in un cespuglio e non è uscito. I cani lo hanno bloccato, ma quando sono arrivato i cacciatori, hanno riconosciuto Piero dalla ferita all'orecchio, e hanno richiamato i cani. Questa è gente serie, fra loro c'è anche Aldo Parodi, ex caposquadra che ora ha lasciato spazio ai più giovani. È una squadra tranquilla, non sono sanguinari».
Dunque, Piero è salvo? Neanche per idea. «Il pericolo - insiste Franzone - sono i cacciatori singoli, che magari vanno a caccia di uccelli e si trovano di fronte il cinghiale. Potrebbero sparare, non per cattiveria, anche solo per paura». Non solo: «C'è un problema con i proprietari del terreno in cui Piero vive». Già, perché da quando gli anarco-animalisti lo hanno liberato (mettendo la sua vita a repentaglio) dal recinto di Mignanego dove era accudito e coccolato dall'Associazione Amici Animali Abbandonati, Piero si è creato un nuovo habitat nelle fasce vicine a dove era stata allestita la sua villetta.
Spiega Franzone: «Si sono lamentati dei danni che avrebbe fatto Piero. Me li hanno anche mostrati: cose ridicole, anche se non l'ho detto per non offenderli. Ha fatto due o tre buchi scavando con il muso per terra, ha mangiato quattro grappoli d'uva». Esatto, è ghiotto di frutta: gli amici - in stagione - gli offrivano il melone come leccornia. Aggiunge la guardia venatoria: «Ha anche spaventato le pecore. È un terreno non più coltivato perché i proprietari sono anziani, ma non vogliono comunque che Piero faccia queste cose: dicono che se continuerà succederà l'irreparabile». Una minaccia senza troppi sottintesi.
Osserva Franzone: «C'è chi controlla Piero e vigila sul fatto che non ci siano abusi, ma non lo si può controllare giorno e notte». Peraltro Piero è sparito ormai da una quindicina di giorni ma non è ancora scattato l'allarme: «È stato visto andare via con a fianco un cinghiale più piccolo, probabilmente una femmina - azzarda Elvio Fichera, presidente dell'Associazione Amici Animali Abbandonati - Già l'anno scorso in questo periodo, il cinghiali se ne era andato con una compagna, per tornare dopo circa due mesi».
Assicura Franzone: «So io dove si trova Piero. È nelle fasce sotto la chiesa di Mignanego». È il segreto di Pulcinella, ma non è il caso di mantenere il riserbo: i cacciatori hanno promesso di non infierire su quello che ormai è diventato un animale domestico, e l'hanno dimostrato con i fatti. Piuttosto, sono i proprietari del terreno in cui vive che potrebbero fargli del male e metterlo in pentola, per farlo in umido o con la polenta. Con la buona stagione, poi, gli amici di Piero potrebbero avvicinarlo e costruirgli attorno un recinto per restituirgli la sicurezza perduta a causa degli anarco-animalisti.

IL TIRRENO

8 NOVEMBRE 2009

 

Indagini dei carabinieri sulle cavalle uccise nella stalla

 

VOLTERRA (PI). Continuano le indagini per scoprire chi ha ucciso le tre cavalle trovate morte, l’altra mattina, in una stalla sulle colline di Volterra. Che si tratti di un’esecuzione non ci sono dubbi: le cavalle sarabbero state narcotizzate e poi uccise con una pistola. Il movente resta una mistero. I carabinieri dimostrano una certa cautela nel credere che si tratti di un avvertimento rivolto alla famiglia proprietaria degli animali o che possa essere in atto un tentativo di estorsione.  Emerge, anche parlando con il servizio di veterinaria dell’Asl, che a Volterra non è così insolita l’uccisione di animali per motivi che difficilmente vengono chiariti. Così un allevatore si è visto incendiare la stalla al cui interno sono morti alcuni cavalli. Altri animali sono stati trovati morti per avvelenamento mentre erano al pascolo. Si parla di episodi che sono stati regolarmente denunciati (sia alle forze dell’ordine che al servizio di veterinaria dell’Asl 5) e che sono rimasti senza un colpevole. Dietro le uccisioni una mentalità lontana da quella toscana e che fa pensare a ritorsioni esasperate anche come conseguenza di piccoli contrasti tra vicini o di dissaporti tra concittadini.


CORRIERE ADRIATICO
8 NOVEMBRE 2009
 
Finisce all’asta anche un vitellino
 
Spinetoli (AP) - Mille euro. Questo il controvalore economico posto a base d’asta dall’amministrazione comunale per i diciotto daini, che concorre a formare il pacchetto unico dell’asta, insieme al vitello di razza marchigiana del valore di altri mille euro, ed alle sette capre valutate 200 euro. Passi per il vitello, passi per le capre, ma perché vendere anche i cuccioli di daino? Ed anche se il prezzo alla fine potrà essere maggiore dei mille euro prefissati, perché invece non provare ad offrirli ad altre oasi naturalistiche od a qualche parco, magari permutandoli con altre specie animali?

CORRIERE ADRIATICO
8 NOVEMBRE 2009
 
Il Comune vende capre e daini
Gli animali fanno parte dell’Oasi la Valle fino a pochi mesi fa meta di turisti
 
Spinetoli (AP) - Un vitello, sette capre e ben diciotto daini: l’amministrazione comunale si dà al pubblico incanto, mettendo all’asta (in unico lotto) le suddette specie animali, per un importo minimo di 2.200 euro.Un decisione presa in sede di giunta comunale dal sindaco Canala e dai suoi assessori lo scorso 20 ottobre ed ora pubblicata anche sul sito del Comune. Gli animali posti in vendita provengono tutti dall’Oasi La Valle, ovvero l’oasi naturalistica e faunistica di proprietà comunale, fino ad oggi meta di migliaia di giovani studenti e intere famiglie.
Una decisione che, si prevede, provocherà anche parecchie polemiche soprattutto in paese, per il fatto che oltre al vitello ed alle capre, saranno posti in vendita anche diciotto daini, una delle specie animali più ammirate dai bambini.Ma tant’è: in tempi di crisi ci si arrangia anche così, e l’amministrazione comunale ha pensato bene di disfarsi delle “eccedenze”, provando a ricavarci anche qualcosa. Il problema ora è: a cosa saranno destinati questi animali? Saranno posti veti sulla loro eventuale macellazione, oppure chi acquista potrà poi disporne come meglio crede? Domande che crediamo si faranno anche i cittadini, ed a cui la delibera in questione non fornisce risposte.“Tenuto conto che alcuni animali – si può leggere tra le premesse del testo di delibera di giunta -, trovando condizioni ambientali di vita favorevoli, si sono riprodotti arricchendo oltre misura il parco e che, quindi, occorre procedere ad un ridimensionamento del numero di alcuni di essi per permettere ai restanti capi una più razionale convivenza tra le varie specie; condivisa la necessità di procedere a tale vendita anche in considerazione del fatto che la presenza numerosa di queste specie animali aggrava sia la situazione igienico-sanitaria della convivenza che l’aumento dei costi di gestione dell’oasi naturalistica”, si delibera di “Approvare la vendita di dette specie animali per i motivi descritti in narrativa e di esperire asta pubblica in lotto unico, con aggiudicazione delle specie individuate al miglior offerente nel rispetto delle condizioni già descritte in narrativa”.La somma ricavata dalla vendita, così come specificato nella stessa delibera, sarà incamerata nel capitolo di bilancio afferente alla gestione ed al funzionamento dell’Oasi La Valle.Tale asta, che sarà valida anche nel caso dovesse pervenire una sola offerta, è già programmata per lunedì 23 novembre prossimo alle ore 12 presso la sala riunioni della sede.

IL TIRRENO

8 NOVEMBRE 2009

 

Sorpreso bracconiere Denunciato

 

ORCIATICO (PI). Continua con particolare intensità l’attività di controllo del territorio da parte della Polizia provinciale.  In modo particolare, gli sforzi degli agenti, sono rivolti, in questo periodo, alla vigilanza anti-bracconaggio.  Nelle campagne di Lajatico, in seguito a prolungati appostamenti, nei giorni scorsi gli agenti hanno colto in flagranza di reato un uomo - R.C. di 41 anni, residente nello stesso comune di Lajatico, sono le sue generalità - mentre era intento a cacciare ungulati (del tipo dei cinghiali, ad esempio), anche con l’ausilio di un’accetta.  In particolare il bracconiere è stato sorpreso mentre, di primo mattino, stava controllando la presenza di eventuali prede rimaste prigioniere nei lacci con filo d’acciaio per la cattura di animali che aveva piazzato all’interno di una zona di ripopolamento e cattura, vale a dire nella zona di Orciatico.  Per lui è scattata immediatamente la conseguente denuncia.  Dovrà rispondere, secondo le contestazioni che gli sono state fatte dagli agenti della polizia provinciale, di caccia in un giorno di divieto (reato per il quale è addirittura previsto l’arresto fino a 3 mesi o il pagamento di un’ammenda che può arrivare fino a 516 euro); all’interno di territorio protetto (arresto fino a 6 mesi o ammenda da 464 a 1.500 euro); e con utilizzo di mezzi proibiti (ammenda fino a 1.500 euro).  Inoltre, essendo stato trovato sprovvisto di licenza venatoria, gli è stata immediatamente comminata una sanzione di 310 euro.  Gli arnesi proibiti che aveva con sé, lacci e accetta, ovviamente gli sono stati sequestrati e sono stati messi a disposizione dell’autorità giudiziaria.


MESSAGGERO VENETO

8 NOVEMBRE 2009

 

Smarrito un cane husky nella zona di Udine nord

 

Appello di una famiglia per un cane scomparso nella zona di Udine nord. È stato infatti smarrito nei giorni scorsi un cane di razza husky. Il cane ha il manto di colore bianco-nero. I suoi padroni ora lo stanno cercando disperatamente. Chi ne avesse notizia diretta o potesse aiutare i proprietari a rintracciare l’animale può mettersi in contatto direttamente contattando uno dei padroni di questo animale. È prevista anche una piccola ricompensa. Chi ne ha notizia chiami il numero telefonico 333 - 6749825.

 

http://persietrovati.blogspot.com/2009/11/udine-smarrito-cane-siberian-husky.html


LA PROVINCIA PAVESE

8 NOVEMBRE 2009

 

A piedi con il cane per 40mila chilometri

 

PAVIA. Hanno ultimato ieri a Pavia il loro terzo giro d’Italia “a piedi e a quattro zampe” compiuto in 5 mesi e già hanno in progetto di ripartire in primavera per la traversata delle “5 nazioni” del centro Europa che durerà due anni. Sono il torinese Gianluca Ratta, 37 anni e il suo cane husky, Shira, di 9, che dal 2000 lo accompagna nella sua impresa: «Portare avanti le tematiche dello sport pulito, dell’ambiente e dell’amore per gli animali». Ratta, nel 2000 ha deciso di lasciare il lavoro e gli studi di biologia.  E’ quindi partito a piedi, in pantaloncini, maglietta e zaino, per conoscere l’Italia da un diverso punto di vista e dopo 6 mila km ha incontrato Shira che era randagia. Un viaggio che in 9 anni lo ha portato ad affrontare a piedi 39.400 chilometri in 1.120 giorni di cammino effettivo consumando 28 paia di scarpe. E’ ora nel Guinness dei primati. «Vivo al momento, neppure alla giornata - spiega -. A volte troviamo ospitalità ma spesso dormiamo e mangiamo all’aperto, anche sulla neve».


LA ZAMPA.IT

8 NOVEMBRE 2009

 

India: leopardo cade in un pozzo, salvo

 

Era caduto in un pozzo asciutto in un villaggio del nord dell'India questo leopardo, salvato dagli uomini dell'«Autorità indiana per la tutela delle specie protette» insieme ad alcuni abitanti della zona. I residenti del villaggio hanno sentito il leopardo ringhiare e hanno chiamato i soccorsi.

 

VIDEO

http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=22006&tipo=VIDEO


LA GAZZETTA DI MANTOVA

8 NOVEMBRE 2009

 

Pegognaga, esposto Enpa sul canile

 

PEGOGNAGA (MN). Ente nazionale protezione animali (Enpa) e Italia dei Valori puntano il dito congiuntamente sul canile intercomunale di Pegognaga. Una struttura privata che, grazie alle convenzioni con i Comuni della zona, ospita i cani randagi trovati o catturati. Ma numeri e documenti visionati dall’Enpa lasciano aperti alcuni dubbi che sono stati formalizzati in un esposto alla Procura di Mantova. Punto di partenza alcuni controlli effettuati nella scorsa primavera nella struttura che accoglie cani di 11 Comuni della Bassa. In particolare Moglia e Motteggiana incaricarono l’Enpa (che è dotato dei lettori di microchip) di verificare la situazione. A fronte di 27 cani dichiarati per Motteggiana ne furono trovati 14 e per Moglia 11 invece di 22. «Una situazione strana - spiega Giuseppe Montorsi, volontario Enpa e referente di zona dell’IdV - perché la convenzione che è in atto per il canile consortile obbliga i Comuni a pagare una quota fissa indipendentemente dal numero dei cani accolti. Così, per assurdo, Schivenoglia, a settembre non aveva in custodia nemmeno un cane (ufficialmente 0,62 ndr), ma pagava 122 euro al mese. Motteggiana con circa 20 ospiti, paga oltre 11 mila euro l’anno, quasi quanto il contributo del comune per le famiglie disagiate».  Altra stranezza rilevata dall’Enpa, la lettera inviata dal Comune di Pegognaga in data 3 aprile 2009 che però citava i futuri sopralluoghi Enpa del 18 aprile e del 15 maggio 2009. «Evidentemente il Comune è dotato di preveggenza - ironizza Montorsi - e questo lo appurerà la Procura. In ogni caso quella nota cercava di dissuadere altri Comuni a promuovere controlli sul canile che percepisce mediamente 17mila euro al mese dai Comuni convenzionati». Un business, insomma, per IdV ed Enpa, che ricordano come la recente ordinanza del viceministro Francesca Martini obblighi i canili ad avere al massimo 200 cani.


L'ARENA GIORNALE DI VERONA
8 NOVEMBRE 2009
 
INTEGRAZIONE. Il convegno «H-Argo»
«Detenuti e disabili, un’alleanza attraverso il cane»
 
Verona - «Il cane, miglior amico dell’uomo, può essere la porta, il ponte di comunicazione, di conoscenza e dialogo tra detenuti e persone diversamente abili e tra questi e la società». Lo ha detto a Verona, Stefano Valdegamberi, assessore regionale alle politiche sociali del Veneto, aprendo i lavori del convegno «H-Argo. Diversamente abili e detenuti: insieme per una cultura d’integrazione attraverso la cinofilia».
L’assessore ha parlato dell’esperimento a Verona, del «modo originale e innovativo di fare integrazione tra mondi diversi e isolati nella società, e sul versante del carcere, di costruire sicurezza facendo innanzitutto rieducazione del detenuto e mantenendone la dignità».
«Ho verificato», ha sottolineato, «la validità dell’iniziativa e mi congratulo con chi l’ha proposta e portata avanti, dalle associazioni di volontariato ai detenuti. L’incontro tra di loro, favorito dal rapporto con un animale come il cane, fa nascere la comunicazione, il dialogo e magari una svolta di vita e una relazione significativa».
Per Valdegamberi si tratta «non solo del superamento di una barriera, quella dell’esclusione sociale, ma del valore aggiunto dell’esperienza delle diverse declinazioni del vivere». Per Valdegamberi queste operazioni servono anche a creare un contesto solido per la sicurezza dei cittadini perchè ridanno al carcere anche la sua valenza rieducativa. «Il progetto ha interessato una trentina di detenuti e una quindicina di cani. I detenuti hanno addestrato i cani che sono già accompagnati o si accompagneranno a persone disabili. A.Z.

IL TIRRENO

8 NOVEMBRE 2009

 

La volpe che si acciambella in giardino

 

RIOTORTO (LI). Curiosità e affetto per una volpe che, per molti giorni, si è avvicinata al complesso di Vallefiorita, a Riotorto, in cerca di cibo. Riuscendo perfettamente nell’obiettivo. L’animale ha gradito in particolare il giardino della famiglia di Franco De Monaco, titolare del popolare bar Falesia di Piombino. Tanto che una volta la bestiola è stata trovata ben acciambellata sulla poltrona della signora Maria.  «Secondo alcune voci che circolano in paese, la volpe era in giro nella zona già dalla scorsa estate», racconta Marco che, con la moglie Chiara e i figli Linda e Gianni, occupa il piano superiore della villetta abitata al pianterreno dai genitori.  Per un paio di settimane, sempre alle 19, l’animale si è presentato a casa De Monaco ricevendo ogni volta qualcosa di buono. A partire dal polpettone.  «Almeno in un paio di occasioni - prosegue il racconto Marco De Monaco - mi ha addirittura aspettato alle 22,30 nei pressi del parcheggio e mi ha seguito verso casa. Sono entrato per prendere una scatoletta, di quelle che uso per il mio cane, e sono riuscito. E lei era là che mi aspettava. Mi sono accucciato anch’io per non incuterle paura, ma non è stato possibile farla mangiare dalla mia mano. Tra noi, c’è sempre stata una distanza di un metro, un metro mezzo».  Nella nuova area residenziale di Riotorto, (zona campo sportivo) la volpe è diventata rapidamente una star. In qualche occasione diversi abitanti si sono trovati a fotografarla con il cellulare mentre girellava intorno. Oppure mentre giocava con il gatto di casa De Monaco. Che però ha sempre preferito guardarla da una certa altezza. Da un albero, insomma.  Ora che da qualche giorno la bestiola non si fa più vedere, c’è un po’ di apprensione sul suo destino. La speranza è che da un momento all’altro sbuchi da un cespuglio per chiedere, a modo suo, un po’ di quel che c’è nel frigo.


LA NUOVA VENEZIA

8 NOVEMBRE 2009

 

Cigno in autostrada, arriva la Stradale

 

MARGHERA (VE). Insolito intervento quello effettuato ieri mattina dagli agenti di una pattuglia della Polizia stradale in autostrada A/4. Nel tratto Villabona-Dolo, in mezzo alle auto che sfrecciavano verso Padova, si aggirava un cigno bianco. Il grande volatile è arrivato probabilmente dalle campagne circostanti e poi ha pensato di posare le proprie zampe sull’asfalto dell’autostrada. Il fatto è stato segnalato attorno alle 10 di ieri mattina nel tratto autostradale, subito dopo l’ingresso in autostrada a Villabona. Decine le chiamate degli automobilisti in transito, preoccupati per la presenza dell’animale in autostrada che si aggirava tra le auto in corsa, costringendo molti a brusche frenate. Il pericolo di incidenti era dietro l’angolo. Le segnalazioni sono arrivate alla sala operativa del 113 della questura che ha inviato immediatamente in A/4 una pattuglia della Polizia stradale. L’arrivo degli agenti ha messo in fuga l’animale che ha ripreso il volo verso la campagna, evitando l’intervento dei poliziotti.


IL TEMPO
8 NOVEMBRE 2009
 
Casacalenda (CB) Recupero fauna selvatica
Un raro tarabuso in cura al centro Lipu
Un tarabuso, airone compreso tra le cinque specie di uccelli più rare d'Italia, è stato consegnato al Centro Recupero Fauna Selvatica Lipu di Casacalenda.
 
Casacalenda (CB) - L'animale è stato trovato ferito ad un'ala in un paese in provincia di Avellino e i volontari Lipu di Benevento si sono attivati per il recupero. Il tarabuso ora si trova in cura presso la struttura molisana sotto le cure della responsabile Angela Damiano e del veterinario Nazario Iannacone. «Dalle radiografie - informa la responsabile - riusciremo a capire se sia stato ferito da un colpo di fucile o da un impatto violento». È probabile che il trampoliere debba essere operato per un'eventuale frattura. Proprio in questo periodo la Lipu ha avviato una campagna nazionale che prevede iniziative per salvare le 5 specie di uccelli più rare d'Italia, fra cui appunto il tarabuso. Questo airone è ridotto a circa 60-70 coppie in tutto il Paese a causa del bracconaggio, della cattiva gestione dei canneti e dell'inquinamento delle acque. D.L.

IL TIRRENO

8 NOVEMBRE 2009

 

Proposta della Coldiretti: catturateli e rinchiudeteli

 

FIRENZE. «Siamo in piena emergenza». È quanto dichiara il presidente di Coldiretti Toscana Tulio Marcelli in merito ai lupi che minacciano le greggi toscane. «In alcune aree la situazione è drammatica - afferma Marcelli - Gli allevatori sono costantemente sotto pressione per gli attacchi agli animali che siano portati da lupi, ibridi o cani sfuggiti al controllo dell’uomo». In Toscana sono 1.600 le aziende di allevamento ovino, di cui 1.200 nella sola provincia di Grosseto. «A parte il danno diretto, la perdita del capo, ci sono quelli “indotti”, la diminuzione di latte e gli aborti - sostiene il presidente di Coldiretti Toscana - Il ritorno dei lupi deve essere gestito attivamente. La politica dei rimborsi, già carente, non basta più, al pari di ogni strategia attuata a evento negativo avvenuto». E aggiunge: «La popolazione è aumentata in misura significativa. È una presenza non più tollerabile, servono misure straordinarie. Se non si interviene è a rischio la zootecnia toscana».  La proposta dell’associazione di categoria è già all’esame della Regione Toscana. «Invece di dare soldi agli agricoltori per realizzare recinzioni a protezione degli allevamenti, che si catturino i lupi per trasferirli in aree protette e chiuse - spiega Tulio Marcelli - Come si può immaginare le colline senesi tutte piene di recinzioni? Oltre al danno paesaggistico diventerebbero tanti fondi chiusi, in cui è preclusa la caccia. È assurdo pensare di proporre agli allevatori di chiudersi in casa».


IL TIRRENO

8 NOVEMBRE 2009

 

Tremate, tremate, i lupi son tornati. E tolgono il sonno agli allevatori

 

Manolo Morandini

 

Toscana - Le tracce sono ancora fresche. Per terra ci sono chiazze di sangue e una carcassa. Con brandelli di carne attaccati alle ossa e poco più. È il corpo di un agnello sbranato da un lupo. L’ennesimo.  «Ora siamo corsi ai ripari e le teniamo tutte dentro la stalla», dice Danilo Corridori, allevatore a Roccalbegna (Grosseto), che quest’anno ha subito la strage di sette pecore. E aggiunge: «Ma non è la loro condizione naturale. Perdono il latte o lo producono non buono». Le notizie di attacchi di lupi o cani inselvatichiti ad animali da allevamento sono quasi quotidiane. Tra le zone più colpite ci sono Arezzo, Grosseto, Firenze, Lucca e Massa Carrara.  Nel 2007 sulla base delle rilevazioni della Regione Toscana sono stati 183 gli attacchi e 653 i capi abbattuti, lo scorso anno 182 con 809 abbattimenti. Ma è un dato sottostimato: solo il 10% dei casi viene denunciato. A consigliare l’omertà agli allevatori sono i costi di smaltimento della carcassa, circa 100 euro, e il carico di burocrazia.  La Toscana balla coi lupi. Gli avvistamenti anche alle periferie delle città sono in aumento. A proteggere il re dei predatori è oltre un milione di ettari tra boschi e aree boscate, il 50% della superficie regionale. Un verde regno in cui ha trovato un habitat ideale e prede in quantità. «Ma non c’è stata alcuna reintroduzione della specie», sottolinea Giovanni Piscolla, dirigente della Regione. Il lupo stando all’ipotesi più accreditata sarebbe salito in Toscana dal sud Italia.  «Dal 1994 ci sono dati costanti sulla sua riproduzione. È una presenza stabile con cui dobbiamo imparare di nuovo a convivere», sostiene Paolo Varuzza, biologo tecnico faunista, specializzato nel monitoraggio del più “temuto” predatore. Chi non li conosce preferisce descriverli cattivi, feroci, famelici, spietati, sanguinari, malvagi. Ma chi li conosce sa che tutto ciò non è vero. «È come se avessero impressa la figura di un uomo armato di fucile, appena ne avvertono la presenza scappano», dice l’esperto faunista. Anzi il re dei predatori si rivela un alleato prezioso per controllare l’esplosione demografica degli ungulati. «Il lupo è al vertice della catena alimentare, che non deve essere interrotta a nessun livello per mantenere l’equilibrio tra preda e predatore - spiega Varuzza - La presenza del lupo è un marchio di qualità del territorio».  È una “caccia” dai tempi lunghi quella al re dei predatori. I metodi più efficienti per rilevarne la presenza si basano sulle tracce che lasciano sul territorio: resti alimentari, feci e impronte. Gli ambienti frequentati dall’animale e le sue abitudini prevalentemente notturne lo rendono praticamente invisibile. E poi ci sono le segnalazioni raccolte sul territorio, specie dagli allevatori. Sulla carta geografica i segni si moltiplicano. Si stimano circa 200 lupi in Toscana, a cui però vanno aggiunti i cosiddetti “ibridi”, un po’ cani e un po’ lupi, che mostrano gli stessi comportamenti del re dei predatori e la stessa capacità di attacco al bestiame domestico. Il lupo, che vive in piccole colonie di quattro o cinque esemplari, è di casa sulla dorsale appenninica ma anche sul monte Amiata.  Nell’area fiorentina, in alcuni rilievi a nord della città, sul Pratomagno e sui monti del Chianti sarebbero una quarantina i capi presenti. L’ultima segnalazione è arrivata dal pisano, a due passi da Ponsacco.  Per favorire la convivenza del lupo con le greggi quest’anno la Regione ha stanziato quattrocentomila euro per la prevenzione e altrettanto per il pagamento dei premi assicurativi per i danni causati da animali predatori. Il problema però va affrontato su scala extraregionale.  «Occorre rilanciare una strategia di conservazione del lupo che assicuri l’integrità della specie ma anche la tutela delle attività zootecniche delle aree agricole - afferma il presidente della Regione Claudio Martini, che ha la delega all’agricoltura - Trattandosi di un problema che per le sue specificità normative e per le sue dinamiche ecologiche su aree vaste travalica i confini regionali, molte delle possibili soluzioni si trovano nell’ambito delle direttive comunitarie a tutela dei grandi carnivori e di leggi nazionali che riguardano la gestione dei cani e di ibridi sfuggiti al controllo dell’uomo».


IL TIRRENO LUCCA

8 NOVEMBRE 2009

 

Dopo i lupi in Garfagnana torna la lince

 

Luca Dini

 

CASTELNUOVO (LU). La lince in Garfagnana? La notizia dell’avvistamento del raro felino sulle pendici dell’Appennino Tosco Emiliano si è diffusa a Castelnuovo in poche ore.  Ad imbattersi nella lince sarebbero stati due escursionisti che avrebbero incontrato un esemplare poco sopra S. Pellegrino in Alpe nel comune di Castiglione a circa 1500 metri di altezza. La comunità montana della Garfagnana ha smentito l’esistenza di qualsiasi piano di ripopolamento volto a reinserire la lince fra la fauna dell’alta valle, ma resta il fatto che non si tratta del primo avvistamento del genere in zona.  E’ molto più probabile, secondo gli esperti, che gli escursionisti abbiamo avvistato un gatto selvatico, animale non rarissimo nei boschi della Garfagnana, in quanto di linci in zona non se ne vedono da decenni. In Italia la lince, animale in forte pericolo di estinzione, è attualmente presente in alcune zone dell’arco alpino (soprattutto in Friuli, al confine con la Slovenia, e nel Parco del Gran Paradiso) e nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo.  Fonti non confermate e non documentate hanno diverse volte parlato della presenza di linci nell’Appennino Tosco Emiliano, ma non ci sono certezze per quanto concerne i tempi recenti, mentre pare sicura la presenza in zona dell’animale nei primi anni del ‘900.  La lince è un felino che predilige vivere da solo soprattutto negli ambienti forestali non omogenei (con radure, canaloni, vallate) e non troppo fitti, dove si trovano le prede di cui si nutre: caprioli, daini, cinghiali, lepri e conigli selvatici. Raramente attacca pecore o altri animali domestici in quanto si tiene ben lontana dalle attività umane, essendo proprio l’uomo il suo principale pericolo. E’ riconosciuto che le linci generalmente aiutano a migliorare le condizioni del territorio eliminando gli individui deboli, malati, e vecchi. Animale agilissimo e abile a mimetizzarsi nei boschi è considerato dal WWF una delle specie in grande pericolo di scomparsa.  Se accertata, la presenza della lince in Garfagnana farebbe la gioia di tutti gli ecologisti ed amanti della natura, e rappresenterebbe un invidiabile biglietto da visita a fini turistici. La lince, infatti, vive solo in ambienti incontaminati e ancora preservati dal punto di vista naturalistico.  Già da diversi anni è presente sui monti della Garfagnana una famiglia di circa 10-12 lupi che sono stati seguiti e studiati per mesi da ricercatori dell’Università di Roma e di Siena. Lupi che sarebbero giunti in Toscana proprio dall’Abruzzo.  Anche il ritorno del lupo viene visto come un concreto segnale della qualità dell’ambiente naturale dell’alta valle anche se a volte la cronaca si è interessata al fenomeno per l’uccisione di alcuni capi di bestiame da parte di lupi o cani selvatici randagi.  L’arrivo della prima neve in quota potrebbe rendere prossimamente verificabile la presenza o meno della lince se qualcuno avrà la fortuna di imbattersi almeno nelle su orme.


VARESE NEWS
8 NOVEMBRE 2009
 
Lettere al Direttore
Il virus della paura
 
LUCIO GAROFALO
 
La paura è antica quanto il genere umano, è un impulso preesistente ad ogni forma di cultura e di intelligenza razionale, nasce con la vita animale e si lega all’istinto primitivo di auto-conservazione della specie. Essa discende dalla paura più naturale che è la paura della morte. Perciò, la paura è una pena che si sconta e si vince vivendo.Sin dai primordi l’umanità ha imparato a convivere con la paura, con lo sgomento suscitato dalla furia naturale e dalle sue terribili manifestazioni: fulmini, tuoni, terremoti, eruzioni vulcaniche e altri cataclismi.
Nel corso dei millenni della preistoria l’uomo ha provato ad esorcizzare la paura, spiegando i fenomeni fisici come eventi soprannaturali di origine divina. In tal modo è nata la religione mitologica che affonda le sue radici nelle paure più ancestrali e remote dell’umanità.Ancora oggi, in un’era dominata dal razionalismo e da un delirio di onnipotenza tecnica ed utilitaristica dell’uomo, la paura è un elemento costante della nostra esistenza. Essa assume innumerevoli manifestazioni, si insinua nei meandri oscuri dell’animo umano, come un virus subdolo e letale che causa più danni di qualsiasi epidemia infettiva.E’ indubbio che la paura sia uno dei tratti tipici e peculiari della natura animale insita nell’umanità, ma non può diventare un’ossessione. Eppure la nostra realtà è sempre più assillata dalle paure, a cominciare dalla paura di morire fino alla paura di vivere. Non a caso il lugubre primato dei suicidi, soprattutto tra le giovani generazioni, è conteso dalle nazioni più opulente dell’occidente, il Giappone in testa. Non a caso le società sono governate con il ricorso alla paura, gli Stati più avanzati sul versante tecnologico si servono delle paure per esercitare un controllo sociale sempre più esteso e capillare.Non a caso il “sultano” nazionale ha vinto le elezioni politiche nel 1994, nel 2001 e nel 2008, giocando la carta dell’idiosincrasia anticomunista, che costituisce tuttora una delle inquietudini ossessive della borghesia italiana. Lo spettro del comunismo, dopo il fallimento del “comunismo reale” , dopo la caduta del muro di Berlino e il tracollo dell’URSS, è agitato più che in passato per conquistare e conservare il potere.Anni fa, dall’Estremo Oriente abbiamo importato una nuova paura incarnata nel virus dell’Aviaria, meglio nota come “influenza dei polli” , che ha diffuso timori oltremodo infondati e irrazionali, prefigurando scenari apocalittici di stragi pandemiche paragonabili alle peggiori pestilenze del passato. Invece, come si è verificato in altre occasioni, il panico si è rivelato ben più grave e pericoloso della patologia “ornitologica” . Che polli! Ma i veri “polli” sono i miseri utenti e spettatori passivi della disinformazione di massa. L’aviaria si è dimostrata una bufala. Già nel 1998/99 numerosi polli perirono a causa del contagio, ma i mass-media non ne parlarono e così tutti continuarono a mangiare polli senza alcun allarme sanitario. Al contrario, lo spavento provocato dall’aviaria ha messo in ginocchio un’intera economia, incrementando i già colossali profitti delle case farmaceutiche. Tale vicenda conferma l’enorme importanza dei mass-media, la cui influenza è notevolmente decisiva. Aveva ragione Goebbels, il ministro della propaganda nazista, quando affermava: “Una bugia, ripetuta continuamente, viene accettata dal popolo come una verità incontestabile” .Negli anni ’80 il virus HIV seminò una gigantesca psicosi nel mondo occidentale, ma fu presto scongiurato, tuttavia rappresenta oggi la principale malattia infettiva nel Sud del mondo, in particolare nel continente africano, un morbo più letale della tubercolosi e della malaria che pure causano stermini di massa. Mentre in occidente il virus dell’AIDS è ormai vinto grazie ai risultati ottenuti nel campo della ricerca farmacologica, nei paesi del Terzo e Quarto mondo esso uccide più di ogni malattia a causa degli esorbitanti costi imposti dalle multinazionali farmaceutiche, che risultano potenti quanto le compagnie petrolifere e quelle legate all’industria bellica, per cui sono i veri padroni del pianeta.Nei secoli bui della nostra storia, il terrore suscitato dalla peste bubbonica causava più danni del morbo stesso. Ad esempio, nell’Europa medievale la paura degli untori era molto più nociva e deleteria della peste che pure sterminava milioni di vite umane.Le vicende relative al nuovo virus pandemico H1N1, meglio conosciuto come “influenza A” , che avrebbe dovuto sterminare mezza Europa, confermano che la paura è più subdola e pericolosa di qualsiasi morbo epidemico, ma nel contempo può risultare lucrosa per chi, in modo cinico e spregiudicato, riesce a trarne vantaggio. La psicosi collettiva generata dal nuovo virus, che il viceministro della Sanità Ferruccio Fazio ha definito come “meno aggressivo” dell’influenza stagionale, è un fenomeno di proporzioni massicce. In realtà, l’allarmismo eccessivo serve a giustificare la corsa dei paesi dell’Unione Europea all’acquisto di milioni di dosi di vaccino “a titolo preventivo e cautelativo” , che sta facendo la fortuna dei colossi farmaceutici multinazionali.

IL TIRRENO

8 NOVEMBRE 2009

 

Allarme, la malattia dei cinghiali fa morire i cani

 

PONTEDERA (PI). Un virus dal nome oscuro. Si chiama “Aujeszky” ed è una forma di pseudorabbia che colpisce i suini e non risparmia i cinghiali. Il guaio è che l’infezione si trasmette attraverso il sangue ai cani, per i quali la prognosi è infausta: dolori strazianti fino a morte certa in pochi giorni.  Il virus potrebbe avere un impatto anche sui carnivori selvatici. Per esempio il lupo. Un allarme in ottica di prevenzione, specie sul fronte cacciatori. Forse non è possibile durante una battuta evitare che il cane si ferisca scontrandosi con un cinghiale o che lo morda venendo a contatto con il sangue dell’animale. «Ma si può evitare di esporlo al contagio dandogli da mangiare carni crude - precisa il presidente Federcaccia Pisa Marco Salvadori - L’alimentazione è il fattore di maggior rischio».  «Non c’è alcun rischio per l’uomo», precisa Alessandro Poli, direttore del dipartimento di patologia animale, profilassi e igiene degli alimenti dell’università di Pisa, impegnato nello studio della malattia per mettere a fuoco l’impatto sulla popolazione dei cinghiali in Toscana. La ricerca, che è finanziata dalla Regione Toscana, può contare sulla collaborazione delle squadre dei cacciatori di cinghiali. Dai capi abbattuti vengono prelevati campioni di sangue e linfonodi per le analisi di laboratorio. «La malattia è più diffusa nelle aree dove è maggiore la popolazione di cinghiali, nel pisano e nel grossetano - spiega Poli - Ad oggi, sulla base degli animali abbattuti analizzati, si stima che sia portatore del virus un 25% della popolazione, in linea col dato su scala nazionale».  Il guaio è che mentre per il ceppo del virus che infetta il maiale si conosce tantissimo, al punto che è in atto una profilassi su scala nazionale per debellarlo, nel caso del cinghiale c’è ancora molto da studiare. Vivendo tra i boschi è una presenza che sfugge a facili monitoraggi.  «Si tratta di capire come si trasmette, se per via aerea o anche per via genitale - afferma il professor Poli - Potrebbe avere dei riflessi sulla gestione faunistica, perché se provoca aborti spontanei come per il suino, sarebbe un fattore di controllo della prolificità del cinghiale».


IL TIRRENO

8 NOVEMBRE 2009

 

Virus mortale dai cinghiali a rischio i cani dei cacciatori

 

PISTOIA. La malattia di Aujeszky, chiamata anche pseudo-rabbia, è un virus che si trasmette dai cinghiali ai cani, uccidendoli in pochi giorni. L’allarme è stato lanciato in questi giorni dalla Federcaccia pisana e da un’equipe della facoltà di veterinaria dell’Università di Pisa, che sta studiando il fenomeno, nell’area abbastanza diffuso. Nella nostra provincia, non esiste attualmente un vero e proprio allarme, ma solo un attento monitoraggio e qualche consiglio rivolto alle squadre di cinghialai, in particolare dall’Atc, l’ambito territoriale di caccia.  «In effetti è una malattia che i cacciatori conoscono da qualche anno - dice Moreno Mencarelli, presidente dell’Atc - e che ha avuto qualche focolaio anche qui. La malattia si trasmette dai cinghiali, spesso portatori sani, ai cani attraverso le frattaglie che le bestiole mangiano quando si avventano sui cinghiali una volta colpiti dai cacciatori. E’ una sorta di rabbia, per questo si chiama pseudo-rabbia, che attacca il sistema nervoso e non c’è scampo per i cani. Il cinghiale non ha alcun problema e neppure la carne che per l’uomo è perfettamente commestibile».  Non c’è allarme, ma attenzione. «L’anno scorso si sono verificati alcuni casi - prosegue Mencarelli - due cani, mi sembra, sono stati colpiti dalla malattia. Va a periodi, i cinghiali si spostano e se adesso il fenomeno è più presente nel Pisano, non è detto che entro breve tempo non si ripresenti anche nelle nostre zone. Sappiamo che c’è qualche focolaio anche nella zona emiliana, per cui potrebbe esserci un rischio per i cani dei cinghialai che cacciano sul confine con la regione vicina. Quello che abbiamo fatto è di avvisare i cacciatori di non permettere ai cani di avventarsi sulla preda come fanno spesso, una volta che il cinghiale viene ferito dal cacciatore. E’ in quel modo che strappano la carne dell’ungulato e possono essere contagiati dal virus».  Più che prudenziale il parere del servizio veterinario dell’Asl 3, il cui responsabile Pietro Gabbrielli getta acqua sul fuoco, affermando che attualmente nel Pistoiese per un cane essere contagiato dal virus della pseudo-rabbia è come per un uomo ricevere un meteorite sulla testa. L’unico mezzo di contagio per gli animali è quello di mangiare visceri crudi dei cinghiali. Insomma, una problematica che, al momento, non tiene affatto in apprensione il nostro servizio veterinario. Altri due elementi importanti: un cane infetto non trasmette il virus e la vaccinazione sarebbe del tutto inutile perché funziona soltanto con i maiali, animali affini ai cinghiali.  L’Università di Pisa ha verificato che la malattia è più diffusa dove maggiore è la popolazione dei cinghiali, cioé nel Pisano e nel Grossetano. Da quando è iniziata la stagione venatoria, nel Pisano è stata avviata una vera e propria campagna di prevenzione per ridurre il rischio di infezione.

 

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