08 GIUGNO 2010
CREMA ONLINE

8 GIUGNO 2010

 

Spara una freccia ad un gatto e lo uccide. Il padrone ha sporto denuncia ai carabinieri, si cerca il responsabile

 

 

 

REDAZIONE

 

Monte Cremasco (CR) - “Buongiorno, vi scrivo da Monte Cremasco via Carlo Cattaneo. Erano le 20.40 (del 5 giugno) quando dalla nostra abitazione sentimmo il nostro gatto piangere proprio sotto casa, in una via privata..non so se potrete fare qualcosa con quello che vi ho inviato in allegato ma serve per far capire a tutti la crudeltà della gente che ci circonda, che molto probabilmente vediamo tutti i giorni ma che nonostante questo fa cose orribili. Vi prego di aiutarci a fare qualcosa. Marco”. Questo il testo della mail arrivata oggi in redazione. Ne diamo pubblicazione, insieme alla fotografia, consci che potrebbe urtare la sensibilità di molte persone. Riteniamo però necessario che i lettori di [email protected] siano informati della vicenda, collaborando, per quanto possibile, ad assicurare alla giustizia il responsabile. Il pagamento di una multa, per quanto salata, non potrà mai saldare il debito per un fatto tanto grave. Il proprietario dell'animale, ucciso nel proprio giardino, ha sporto denuncia ai carabinieri, che stanno svolgendo le indagini.

Il codice penale
Art. 544-bis. - (Uccisione di animali). - Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi. Art. 544-ter. - (Maltrattamento di animali). - Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro.


IL GAZZETTINO

8 GIUGNO 2010

 

THIENE (VI) Un serbo minorenne per vincere la noia prende a sassi e uccide gli uccellini

Distrugge nido di rondini

Richiamato dalle grida dei residenti interviene un agente di quartiere

 

Thiene (VI) - Multato un ragazzino serbo per aver distrutto un nido di rondini provocando la morte di tre rondini, per noia. Per la prima volta è stata applicata in città la nuova norma dell'articolo 544 bis del Codice Penale, inserito nel Titolo IX bis del Codice Penale sui "Dei delitti contro il sentimento per gli animali". Alle 16 di domenica, l'attenzione di un agente di quartiere della polizia locale Nordest, che stava passando in galleria Garibaldi, è stata richiamata dalle urla di alcune persone. In pochi istanti il poliziotto in bici giungeva al portico di via Roma ove constatava che una famiglia, affacciata dal balcone di fronte, stava urlando contro un ragazzo intento a tirare sassi contro i nidi presenti sotto il portico. Il ragazzo, di anni 16, identificato in L.C., di nazionalità serba, ammetteva immediatamente il fatto di avere distrutto i nidi presenti sotto il porticato. Alla domanda: perchè? il giovane rispondeva: «Ero annoiato e non sapevo come passare il tempo». La scena che si è presentata all'agente di quartiere era di quelle che veramente stringevano il cuore: sul pavimento vi erano 2 rondinini morti, ancora con il piumaggio marrone, e i resti del nido faticosamente costruito dai genitori. Sul soffitto, vicino ai residui dei nidi distrutti, vi erano le rondini adulte che volteggiavano disperate. Un terzo rondinino moriva di lì a poco. La cosa che fa più specie e che fa riflettere tutti su queste famiglie non italiane ritenute dagli industriali locali come una risorsa, che i genitori del ragazzo invece che sgridare il loro vandalico figlio hanno preso immediatamente la totale e incondizionata difesa del figlio. Figlio che comunque è stato denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Venezia.


LA ZAMPA.IT

8 GIUGNO 2010

 

Ambra è scesa a valle dopo due notti al gelo

Sotto la Croce Rossa ha rischiato di essere travolta dalle slavine

 

 

 

 

GIANNI GIACOMINO

 

USSEGLIO (Torino) - Ambra è spuntata, timida e affamata, alla centrale idroelettrica del lago dietro la Torre, a 2300 metri di quota, ieri, poco dopo le 11. Tutti pensavano fosse rimasta sepolta da due valanghe di neve che si sono staccate nel vallone dove, sabato scorso, è precipitato ed è morto Francesco Zavattiero, il suo padrone. Quello che l'animale ha aspettato per due notti, sopportando gelo e tormenta. «Ambra» se l'è trovata davanti Fausto Perino, uno dei dipendenti dell'Enel. Come Kevin Kostner fa per avvicinarsi a «Due Calzini» nel film Balla coi Lupi, anche Perino ha cercato di conquistare la fiducia della femmina di husky con un pezzo di pane, poi con scatolette di tonno e qualche carezza. Sono diventati amici.
Perino non ha perso tempo, ha subito preso il telefonino cellulare e ha chiamato concitato il sindaco di Usseglio Aldo Fantozzi e i volontari del soccorso alpino: «Il cane che state cercando è vivo, è qui con me». E pensare che, fino a qualche minuto prima, si pensava al peggio. «Avevamo appena sorvolato il ghiacciaio della Croce Rossa con l'elicottero, notato le tracce dell'husky che si perdevano ai margini delle slavine – racconta Gianni De Podestà, il comandante dei Forestali di Lanzo che, sabato, era con la comitiva di alpinisti e ieri è tornato in quota per cercare «Ambra» - Confesso che avevamo perso le speranze, temevamo fosse sotto metri di neve compatta».
Invece l'husky ha ripercorso a ritroso il tracciato battuto dal gruppo di escursionisti che erano con il suo padrone ed è arrivata fino al lago della Torre, dove era scesa dalla macchina di Zavattiero per iniziare l'ascensione. «Il cane ha rischiato – riflette Perino – perché in quota c'è ancora molta neve, si può sprofondare in qualsiasi punto, scomparire nel mare di bianco». Il momento più commovente è arrivato quando l'husky, trasportato alla centrale del Crot di Usseglio, si è gettato tra le braccia di Enza Rolando, la compagna di Zavattiero. Lacrime e grandi leccate di affetto. «Questo è un cane fantastico – piange la donna – pensate che, due anni fa, salvò la vita a Francesco». Ricorda: «Erano sul monte Soglio e li sorprese una tormenta gelida che durò per parecchio tempo. Francesco abbracciò la sua “Ambra” per scaldarsi e rimediò solo un inizio di congelamento di alcune dita delle mani». Ieri ad Usseglio sono arrivati anche alcuni amici della vittima. «Se da lassù ci vede Francesco adesso sarà contento – dice Giorgio Massa – perché con questo cane viveva in simbiosi. Lo aveva addirittura addestrato a recuperargli le racchette che perdeva durante le escursioni».
I funerali di Francesco Zavattiero, che abitava al Fornacino di Leini, si svolgeranno domani alle 10 nella chiesa parrocchiale di San Pietro in Vincoli, a Settimo.


Animalieanimali

8 GIUGNO 2010

 

CANI PER CACCIA PRIGIONIERI NEL CAMION
Polstrada denuncia il conducente, Capogreco (Enpa): “Speriamo nella confisca”. In venti senza acqua e cibo scoperti nel sottofondo: trasporto illecito. Terza operazione degli agenti nell'aretino.

 

Federico Sciurpa - Corriere di Arezzo

 

Venti, belli, forti, anche cuccioli. Gli agenti della Polstrada di Battifolle (Arezzo) li hanno trovati nel sottofondo di un camion: al buio, ammassati vicino alle ruote, senza cibo e senza acqua; sporchi. Sembrava un controllo qualsiasi sull’Autosole quello operato dai poliziotti. Sembrava. Invece i poliziotti hanno avuto buon fiuto e hanno fatto la scoperta. Dopo essere stato pizzicato, l’autista del mezzo è stato denunciato, il traffico illecito stroncato. Allertata la Usl, ne è stato disposto il sequestro e i cani dalla mattinata di ieri sono ospiti di due strutture:il canile sanitario della Usl e quello di Policiano, dagli Amici di Argo. Non è la prima volta che la Polstrada di Battifolle riesce in operazioni di questo genere. Tre anni fa scoprì il traffico, il trasporto illecito, di 43 cani. Più recente un altro sequestro ancora degli stessi agenti.
Poi la scoperta di ieri con diversi cuccioli ammassati in un sottofondo del camion, destinati a chissà quale piazza. Animali come merce, trattati (maltrattati) Interpellata, l’Enpa di Arezzo, per bocca della presidente Sandra Capogreco, ringrazia “la Polstrada per aver individuato e fermato, ancora una volta, questo carico di malvagità. I maltrattamenti, il trasporto illecito di cani trattati alla stregua della merce, anzi peggio - spiega Capogreco - vanno stroncati e in questo troviamo non solo sensibilità da parte delle forze dell’ordine, ma anche alta capacità di azione. Noi faremo la nostra parte, così come l’ha fatta la Usl che ringraziamo.” Terminati i giorni delle cure per i “prigionieri” del camion, scatta adesso il dilemma della collocazione. L’Enpa spera nella confisca degli animali per poi trovarne casa degna. “Mi auguro che il giudice ne disponga la confisca - afferma Sandra Capogreco - in maniera tale che si possa arrivare all’adozione di questi cani”.


QUOTIDIANO DEL NORD

8 GIUGNO 2010

 

Truffa on line: cuccioli di animali venduti a caro prezzo e mai pervenuti

 

Roma - Numerose sono state le segnalazioni pervenute in questi giorni allo “Sportello Tutela Animali” del Codici -  Centro per i Diritti del Cittadino da parte di cittadini che evidenziavano il comportamento scorretto di un’agenzia on-line dedita al settore della vendita, donazione e adozioni di animali da affezione.
Molti utenti e nostri associati, desiderosi di acquistare cuccioli di varie razze, nel corso della navigazione in internet, si sono infatti imbattuti nell’agenzia denominata “Fast Pets Travel in Home Delivery Services”, oppure “Belfast Pets Carrier Plc”, reperibile su un sito web ancora attualmente attivo e consultabile da chiunque.
I responsabili dell’agenzia, a fronte di un piccolo rimborso delle spese di spedizione, in genere poche centinaia di euro, promettono l'invio del cucciolo della razza pattuita, direttamente al domicilio del destinatario.
“Prima di arrivare a questo, però, l'agenzia invia agli utenti malcapitati una serie di e-mail, contenenti fotografie e documentazione sanitaria relativa agli animali da “adottare”, pedigree e quant'altro, utili a ingenerare il convincimento circa l'esistenza e affidabilità della agenzia stessa e del suo operato - commenta Valentina Coppola, Responsabile Nazionale settore Ambiente del Codici - Addirittura  vengono richieste al cittadino interessato informazioni personali al fine di “valutare” la sua “attitudine” alla cura dell’animale prescelto”.
Una volta ottenuta la fiducia del navigatore, l’agenzia invia gli estremi per il pagamento, gli importi richiesti, per quanto riguarda le segnalazioni pervenute al Codici, sono compresi solitamente tra gli € 80 ed gli € 800.
In alcuni casi, il soggetto si presenta non come agenzia ma come il proprietario stesso dei cuccioli, il quale intende per motivi personali regalarli, ma non ha provvisoriamente la disponibilità di denaro per l'invio. Pertanto la richiesta di pagamento è effettuata dietro rassicurazioni circa il rimborso delle spese di spedizione al termine della procedura.
“Una volta che il malcapitato utente, desideroso di ricevere il proprio cucciolo, ha eseguito il versamento della somma pattuita – prosegue Coppola- l'agenzia di intermediazione - o il soggetto stesso- puntualmente sparisce diventando irreperibile all'indirizzo e- mail o al recapito telefonico fornito. La vicenda si conclude, quindi, con la perdita del denaro versato”. 
Questo nella migliore delle ipotesi.
Infatti, in alcune occasioni, una volta ricevuto il pagamento, l'agenzia o il soggetto inoltra nuove richieste di danaro, motivandole con ulteriori e non previsti adempimenti connessi all'invio degli animali, ad esempio la cauzione per l’uso di una gabbia idonea al trasporto aereo o una assicurazione per i cuccioli.
Tali richieste, dell’importo che può variare dagli € 300 agli € 760, a volte sono accompagnate dall’impegno alla successiva restituzione della “cauzione” versata.
A questo punto, l'ignaro consumatore, il quale ha già corrisposto una somma per l'acquisto dei cuccioli, o per le spese di spedizione, si trova costretto a scegliere tra la perdita di quanto pagato, o il versamento di ulteriori importi per sbloccare la pratica di spedizione.
Purtroppo, di fronte al rifiuto o alle ovvie perplessità dei consumatori di inviare altro denaro, le richieste dell'agenzia divengono solitamente più pressanti e
insistenti, fino a sfociare, in alcuni casi, persino nella minaccia di azioni legali per il recupero di asseriti esborsi compiuti nel corso della trattativa, o di penali per l'interruzione delle trattative stesse.
Ovviamente, anche i successivi invii di denaro risultano inutili e l’agenzia o il soggetto, una volta ricevuti i pagamenti, anziché inviare quanto pattuito, si limitano a comunicare ritardi nella spedizione, oppure impedimenti del vettore (dovuti ad esempio a causa di fenomeni meteorologici) oppure si rendono irreperibili.
Per quanto esposto il Codici sporge denuncia querela nei confronti di ignoti e chiede alla Prefettura della Repubblica di indagare in merito alla vicenda. L'Associazione annuncia, inoltre, che si costituirà parte civile nei processi per il risarcimento dei danni materiali e morali.


IL FRIULI.IT
8 GIUGNO 2010
 
Punire il traffico di cuccioli
Lo chiede la Lav dopo l’ennesima scoperta di cuccioli trasportati illegalmente a bordo di un’automobile intercettata a Fernetti, alla periferia di Trieste
 
 
Per la Lav (Lega antivivisezione), "é urgente l'approvazione da parte del Senato del disegno di legge del Governo per punire coloro che introducono illegalmente cani e gatti nel nostro Paese". Il sollecito della Lav fa seguito alla scoperta, avvenuta nei giorni scorsi ad opera dalla Polizia di frontiera, di nove cuccioli di chihuahua, in precarie condizioni igieniche e sanitarie, a bordo di un'automobile intercettata a Fernetti, alla periferia di Trieste.
Il traffico di cuccioli, "giocato sulla pelle degli animali e di ignare famiglie" - afferma in una nota il presidente della Lav, Gianluca Felicetti - movimenta circa 300 milioni di euro l'anno, ma fino a che non sarà approvato definitivamente dal Senato il disegno di legge del Governo, "non ci sono strumenti realmente efficaci e duraturi di repressione".
La Camera ha già approvato nel nove mbre scorso il provvedimento.

IL GIORNALE

8 GIUGNO 2010

 

Uccelli nei pantaloni, fermato vietnamita negli Usa: rischia sei mesi di cella

Sony Dong costretto ad autoaccusarsi di contrabbando di animali esotici. Ogni esemplare sul mercato vale 400 dollari a fronte di un prezzo d'acquisto tra i 10 e i 30 dollari

 

Sony Dong rischia sei mesi di cella nelle carceri Usa. La sua colpa? Aver cercato di importare illegalmente alcuni uccelli nascondendoli nei pantaloni. Ieri in un tribunale di Los Angeles è iniziato il processo all'uomo, accusato di contrabbando. Il vietnamita, al ritorno da un viaggio dal suo paese era stato bloccato alla dogana dell'aeroporto di Los Angeles da un ispettore che aveva notato escrementi e penne d'uccello sui suoi calzini. Una perquisizione aveva rivelato che Dong aveva nascosto più di una dozzina di volatili sotto i pantaloni, avvolti in panni legati alle caviglie ed alle gambe. Al 46enne vietnamita non era rimasto altro che dichiararsi colpevole di contrabbando di animali esotici.
In passato, secondo fonti delle autorità statunitensi, l'uomo aveva lasciato abbandonata una gabbia con 18 uccelli. Dalla vendita di volatili di contrabbando si ricavano fino a 400 dollari per volatile, contro un prezzo d'acquisto compreso tra i 10 e i 30 dollari.


IL CITTADINO

8 GIUGNO 2010

 

Dal comune spunta l’ipotesi dell’avvelenamento

Piccioni e pesci morti, un giallo a Melegnano  

 

Melegnano (MI) - Mistero sugli animali morti nel fiume Lambro, spunta la pista dell’avvelenamento. A suggerire l’ipotesi è stato Luca Ravizza, tecnico dell’ufficio ecologia del comune di Melegnano, che ieri ha compiuto un attento sopralluogo nel tratto di fiume in cui sabato mattina è stata scoperta la morìa di piccioni e pesci. «Prima di formulare qualsiasi tipo di ipotesi sulle cause della morte - ha premesso Ravizza subito dopo il sopralluogo - occorre attendere i risultati delle indagini compiute da Asl e Arpa». Il servizio veterinario dell’Asl ha infatti recuperato le carcasse di un piccione e di un pesce che nelle prossime ore saranno sottoposte ad autopsia dall’Istituto zooprofilattico di Milano, mentre i tecnici dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) hanno prelevato l’acqua del Lambro, che a breve sarà anch’essa sottoposta a una serie di analisi. «L’ipotesi degli uccelli morti dopo aver bevuto l’acqua del fiume mi lascia piuttosto perplesso - ha proseguito il tecnico comunale -. Se fosse andata davvero così, anche gli altri animali presenti nello stesso punto del Lambro dovrebbero essere morti. Ma così non è stato, dal momento che dopo quelli di sabato non sono stati segnalati altri casi». Sia domenica che ieri i pesci nuotavano tranquillamente in quel punto del fiume, che si trova all’altezza del ponte ciclopedonale posto tra via Dezza e il quartiere della Broggi Izar. Di qui l’ipotesi formulata da Ravizza. «Qualcuno potrebbe aver prima avvelenato i piccioni - ha ribadito in conclusione il tecnico comunale -, che solo in un secondo tempo sono stati gettati nel Lambro».


IVG

8 GIUGNO 2010

 

Volpe ferita soccorsa dai volontari della Protezione Animali

 

 

Savona. Dopo il falco pellegrino soccorso sulla spiaggia di Alassio, che verrà liberato oggi, i volontari della Protezione Animali, ieri, hanno recuperato una giovane volpe ferita, trovata ai margini di un bosco da due escursionisti. Anche questo esemplare appena guarito verrà rimesso in libertà nella zona di ritrovamento. Nei primi giorni di giugno sono già 45 gli animali selvatici soccorsi fanno sapere dall’Enpa.Intanto Provincia, Ambiti Territoriali di caccia ed Enpa rinnovano l’appello a turisti e cittadini affinché “non soccorrano” cuccioli di capriolo apparentemente abbandonati. La madre si trova nelle vicinanze al pascolo e al suo ritorno, se è stato toccato, non ne riconoscerà più l’odore, abbandonandolo davvero. Se si raccoglie e si porta ad una struttura di soccorso sarà condannato ad una vita, spesso breve, di prigionia perché, senza l’insegnamento materno, non è più in grado di essere autosufficiente. Ciò vale anche per piccoli di lepre, cornacchia, merlo e di gabbiano sulla spiaggia.


IL PICCOLO TRIESTE

8 GIUGNO 2010

 

Capriolo ferito: i guardacaccia non rispondono, corrono solo i volontari

 

Gabriella Cinti Macchia

 

Provincia di Trieste - Mercoledì 2 giugno alle ore 14.07 ricevevo sul mio cellulare privato (il cui numero io non ho dato alle Forze dell'Ordine) una chiamata dai VV.FF. di Duino Aurisina (040-37989924), mentre ero presso la mia abitazione, con richiesta d'intervento per il recupero di un capriolo cucciolo con zampa anteriore destra lesa. Alla mia osservazione che il recupero era di competenza delle Guardie ambientali della Provincia di Trieste venivo informata che tutti i numeri contattati dei Guardiacaccia non rispondevano. A questo punto personalmente provavo a contattare, invano, i numeri di reperibilità della Provincia di Trieste e quindi provvedevo con la mia vettura, per non ritardare ulteriormente il soccorso, a recarmi presso il Centro di Oceanografia in zona Filtri, come indicatomi dai Vigili del Fuoco, per recuperare l'animale ferito. Sul posto trovavo, oltre ai Vv.Ff., la signora Manuela M. di Gorizia, che aveva fatto la segnalazione. Provvedevo a questo punto al recupero dell’animale e con la signora Manuela che reggeva il capriolo rientravo presso la struttura dell’Enpa. Alle 15.03 mentre stavo rientrando al ricovero, venivo raggiunta da una ulteriore telefonata sul mio cellulare privato dai Vv.Ff. di Muggia (che avevano udito il colloquio con i Vigili di Duino Aurisina per radio) che mi chiedevano quali altri numeri avrebbero potuto chiamare per una cornacchia con l'ala spezzata che da due giorni si trascinava in zona, visto che avevano anche loro invano chiamato tutti i numeri dei Guardiacaccia. Non sembra ragionevole che io volontaria dell'Enpa debba, pur animata da zelo zoofilo incomprimibile, supplire alle gravi carenze di un servizio pubblico che conta parecchi addetti, dirigenti ed assessori deputati. Il volontariato può aiutare ma non può essere sostitutivo del pubblico servizio e la collaborazione che per tanti anni l'Enpa ha dato non può costituire alibi per l'assenza di chi è preposto. Tutti gli indirizzi, oltre ai numeri telefonici, delle persone coinvolte nel recupero mi sono stati forniti dai Vigili del Fuoco.


IL GIORNALE

8 GIUGNO 2010

 

Lav contro i vetturini: «Botticelle sovraccariche e i vigili fanno finta di niente»

Il regolamento comunale viene puntualmente disatteso sia per il carico eccessivo dei passeggeri, sia per la sosta pomeridiana per il caldo che ormai nessuno fa

 

Jacopo Granzotto

 

Roma - Sulle botticelle romane gli animalisti si mettano l'animo in pace: leggi comunali permissive e nessun controllo dei vigili urbani (che neanche conoscono il regolamento) sono un muro difficilmente abbattibile. In più ora ci sono 4 mesi di caldo ferocemente afoso come carico per i poveri cavalli. Sconsolati quelli della Lav. «Nonostante l'attenzione dell'opinione pubblica - si legge in un comunicato - le migliaia di firme raccolte dalle associazioni animaliste e il tempo trascorso dall'ultimo incidente mortale del novembre 2008, nulla è cambiato per i cavalli delle botticelle, le carrozze a trazione animale la cui esistenza continua ad essere giustificata in nome di una tradizione che non ha fondamento». Già, perché in realtà le botticelle sono ciò che rimane delle carrozze utilizzate nell'800 per il trasporto delle botti quando non esisteva altro mezzo. «Ogni tentativo del Comune di Roma di regolamentare il servizio si è rivelato fin'ora vano e senza risultato - proseguono - visto che l'articolo 46 del Regolamento comunale sulla tutela degli animali è puntualmente disatteso. Come del tutto inascoltate sono state le proposte delle associazioni animaliste di sostituire le botticelle con carrozze a trazione elettrica o risciò, entrambe alternative valide, ecologiche e rispettose degli animali».
«Passeggiando per il centro di Roma - aggiungono dalla Lav - non mancherà occasione di osservare le frequenti infrazioni compiute dai vetturini, come è capitato domenica scorsa a due volontarie a piazza di Spagna: del tutto incurante della presenza dei vigili, alle 17,45, un vetturino ha fatto salire a bordo un gruppo di turisti, con un passeggero di troppo, seduto "a cassetta" ossia accanto a lui, dirigendosi poi verso via Condotti. Il Regolamento comunale prevede chiaramente il divieto del trasporto di passeggeri "a cassetta", e comunque superiore al numero per il quale la carrozza è omologata. È stato solo grazie alle due volontarie, che si sono accorte dell'infrazione, segnalandola ai vigili e esortandoli a prendere provvedimenti, che questi sono finalmente intervenuti, constatando l'infrazione e verbalizzandola, prendendo il numero della carrozza incriminata. Pare proprio che i controlli sull'attività delle botticelle siano pressoché inesistenti a Roma: i cavalli vengono fatti andare al trotto, con un numero di passeggeri superiore a quello consentito, e a volte anche nell'orario dalle 13 alle 17. Tutti comportamenti illeciti e non consentiti. Quello che più sconcerta è che i vigili urbani non erano a conoscenza dei contenuti esatti del regolamento, o meglio ne conoscevano solo una parte, ignorando altri divieti. Il regolamento è in vigore dal 2005, ci si aspetterebbe pertanto che dopo 5 anni sia stato assimilato da chi è preposto a farlo rispettare!! Quello di domenica è solo uno dei tanti episodi ai quali i romani sono costretti ad assistere, del tutto impotenti di fronte al quotidiano maltrattamento dei cavalli delle botticelle».


LA PROVINCIA DI COMO

8 GIUGNO 2010

 

Castelnuovo Bozzente, la vita del bosco su web cam

Telecamera nascosta smaschera i «ladri» di nidi

Nel Parco Pineta una coppia di ghiri si è impossessata della casetta destinata alle cinciallegre

 

CASTELNUOvo BOZZENTE (CO) - La telecamera scopre i ladri di nidi. Una tenera coppia di ghiri, ospite a sorpresa, delle cassette nido installate nel Parco Pineta all'inizio del periodo del corteggiamento e della riproduzione per molti animali che popolano il bosco. Tre le cassette nido e una mangiatoia collocate nell'area protetta, corredate di telecamere digitali collegate direttamente al web per consentire di seguire i lieti eventi anche dal computer di casa o di qualsiasi aula informatica. Come era nelle attese, una coppia di cinciallegre per prima ha fatto capolino nel confortevole, anche se non proprio discreto, giaciglio.
La prima di una serie; altri pennuti della stessa specie, da settimane, si susseguono nella cova e nello svezzamento all'interno delle cassette nido. Decisamente inaspettata, invece, la presenza in uno dei nidi di una coppia di piccoli ghiri ripresa dalle telecamere a sonnecchiare all'interno della cassetta, con buona pace della privacy. Un'occupazione filmata passo passo dalle telecamere digitali. Tutt'altro che una toccata e fuga: il tecnologico domicilio deve essere risultato gradito ai ghiri, che hanno passato le ultime giornate all'interno di una delle cassette nido, finora quasi a esclusivo appannaggio delle cinciallegre. Un evento non insolito, per quanto neppure eccezionale, ma che stavolta potrà essere seguito on-line. Collegandosi al sito www.parcodidatticoscientifico.it e cliccando nella sezione BirdCam sarà possibile osservare i due ghiri durante le loro giornate di riposo. Probabilmente si tratterranno qualche giorno ancora, dopodiché si cercheranno un giaciglio tutto nuovo.


60019.IT

8 GIUGNO 2010

 

L'amore per gli animali

Storia di Max, cane a due zampe

 

Massimo Mariselli

 

Ostra (AN) - Passeggiando tutte le mattine per le strade di Ostra, incontravo spesso un signore, che portava a spasso il suo cane, purtroppo disabile. In questi giorni l’ho conosciuto: si chiama Alfredo e mi ha raccontato la storia di Max, un simpatico bassotto tedesco a pelo duro di nove anni.Alfredo Sartini, dipendente della Casa di Riposo di Ostra, è sposato e ha una figlia, Clara, di 16 anni. Da tempo ormai Max fa parte della famiglia, ma due anni fa ha iniziato a camminare male, quindi si sono rivolti a specialisti per scoprire il problema.
Gli esami hanno rilevato che Max era affetto da ernia al disco. Subito il cane è stato operato, nella Clinica Veterinaria Carotti di Jesi. Dopo l’operazione Max ha fatto 5 mesi di fisioterapia, specializzata per animali, ma non c’è stato niente da fare.
Per risolvere il problema delle zampe posteriori, Max è da un anno supportato da un carrozzino acquistato su internet, costruito su misura al costo di 300,00€ circa. Per mantenerlo allenato a camminare, Alfredo porta Max a spasso 4/5 volte al giorno.
Questa è la storia della famiglia Sartini e di Max, che dimostra l’amore che è possibile dare agli animali: ogni giorno che li incontro, Max è sempre vivace e gioca anche se "seduto" su una carrozzina.

 

VIDEO E FOTO

http://www.60019.it/index.mv?senigallia=L'amore-per-gli-animali&fname=60019rubriche_leggi&num_rubr=4&num_art=1276010134


CORRIERE DEL VENETO

8 GIUGNO 2010

 

«Asiago sta con l’orso Dino»
E il comune montano si schiera

Il messaggio: è tranquillo. La Provincia: se ne vada
L’azienda Rigoni gli prepara un quintale di miele

 

Elfrida Ragazzo

 

ASIAGO (Vicenza) - «Io sto con l’orso. Io sto ad Asiago». L’amministrazione comunale del maggior centro dell’Altipiano vicentino approfitta del passaggio di Dino per invitare a passare l’estate qui. E lo fa con una campagna pubblicitaria ad hoc che descrive l’orso bruno come un «placido e tranquillo abitante dei boschi». L’obiettivo è stoppare gli allarmismi dell’ultimo periodo culminati con la richiesta da parte della Provincia di Vicenza e della Regione Veneto di catturare e trasferire l’esemplare in Slovenia. E così è stato stampato un poster che raffigura un orso che riposa in un bosco e si dice a chiare lettere che «in questo scenario fantastico possono convivere le mucche al pascolo e gli affascinanti orsi bruni». Non tutti, però, concordano su quest’ultimo punto. L’assessore provinciale all’Agricoltura Luigino Vascon, infatti, ha annunciato che a breve andrà a portare la solidarietà ai malghesi che si accingono a portare le mucche al pascolo. «Tutti ci auguriamo che Dino e compagni lascino definitivamente i nostri boschi - afferma Vascon - e facciano rientro nel loro habitat naturale, però credo opportuno non abbassare la guardia e verificare ogni possibile azione che eviti rischi a persone ed animali ». Ma Asiago, invece, vede con favore il passaggio di Dino e di altri orsi. «Come ha scritto James Oliver Curwood - sottolinea l’assessore comunale al Turismo Roberto Rigoni - c’è qualcosa nell’orso che induce ad amarlo. Finora è sempre stata trasmessa all’opinione pubblica un’immagine terroristica, senza considerare cosa significa per noi riavere una specie che c’era già nell’800 e poi si è estinta». La campagna pubblicitaria, che prevede inserti nei principali quotidiani e poster negli uffici turistici della zona, è un modo per spazzar via la paura dell’orso. «Qualche albergatore teme ci siano disdette», dice l’assessore al Turismo - ma la notizia non viene confermata dal presidente degli albergatori di Asiago, Antonio Valente. «Non è detto che ci sia solo Dino - afferma Rigoni - gli esperti della Guardia forestale dicono che potrebbe esserci più di un plantigrado ». Tuttavia, da quando Dino si è spostato nel Bellunese si sono perse le tracce e non sono stati più segnalati danni. E mentre il Comune di Asiago pensa anche ad una conferenza con gli esperti del progetto di «Life ursus » per spiegare le caratteristiche del predatore, c’è chi offre a Dino un regalo succulento. Si tratta dell’azienda di confetture asiaghese Rigoni che sta studiando come consegnargli un quintale di miele. «L’orso Dino sta dividendo l’Italia in due - spiega l’amministratore delegato Andrea Rigoni - Certo, bisogna fare i conti con le sue razzie. Da due mesi a questa parte ha divorato pollai, conigliere, asini e alveari. Non è violento, non è una minaccia. Il suo problema è che ha fame e usa metodi sbrigativi per procurarsi cibo. Così abbiamo pensato di soddisfare un po’ del suo appetito. Visto che è tanto ghiotto di miele, gli regaleremo un quintale del nostro miele. Per giunta biologico, il meglio che c’è sulla piazza ». Intanto nel sito del Corriere del Veneto continua a prevalere la voce di chi vuole Dino libero.


MONTAGNA TV

8 GIUGNO 2010

 

Il fiuto dei cani molecolari: intervista a Valerio Zani

 

 

Gestire i Bloodhound non è facile. Sono cani pesanti, alti più di mezzo metro, e vanno sempre tenuti al guinzaglio. Oggi, solo 4 sono già operativi nel soccorso alpino, ma il loro numero è destinato ad aumentare: Valerio Zani, vicepresidente nazionale del Cnsas, ci spiega il prezioso aiuto che possono dare nella ricerca dei dispersi in montagna grazie al fiuto eccezionale che li caratterizza.

Zani, i cani molecolari sono già utilizzati in Italia dal soccorso alpino?
Il Cnsas oggi ha 4 cani molecolari operativi: uno in Trentino, uno nelle Marche e due in Piemonte. Sono stati formati, con i loro proprietari, da istruttori della polizia svizzera che utilizza questi cani da tempo e ormai ha maturato un’esperienza senza pari nel loro addestramento. Poi le unità cinofile molecolari, cioè i cani con il loro padrone, hanno sostenuto gli esami con istruttori americani come da protocollo per ottenere il brevetto.

Ce ne saranno altri in futuro?
Due cuccioli sono già entrati in squadra, si trovavano la settimana scorsa a Bardonecchia per il corso nazionale. Hanno quattro o cinque mesi e andranno ad operare in Veneto. Altri due arriveranno entro l’estate e andranno uno in Piemonte e l’altro in Lombardia.

State cercando di coprire tutto il territorio?
Sì, la collocazione dei cani è dettata da necessità operative. Ma anche dalla disponibilità degli istruttori: il bloodhound non è un cane facile da tenere. Ha una corporatura massiccia e va tenuto sempre al guinzaglio: quando individua la traccia, non la lascia più, procede come una macchina. Quindi i padroni devono essere atleticamente preparati e lavorare continuamente insieme al cane, i due allenamenti non possono essere svincolati.

Qual è la particolarità di questo cane?
Lavora sulla molecola dell’odore, per questo è chiamato molecolare. E’ è differente da tutti gli altri cani che il Cnsas ha sempre usato, definiti invece “da ricerca in superficie”, ma strettamente complementare. Il bloodhound in montagna viene utilizzato soprattutto per trovare le tracce di dispersi il cui percorso è sconosciuto. A causa della sua mole, però, non può arrivare ovunque: suo compito è individuare la pista, che poi altri cani seguiranno dove lui si arresta, magari perchè il terreno si fa troppo impervio.

Come fa il cane ad individuare la traccia?
Semplicemente annusando un oggetto personale del disperso. Il cane memorizza quella molecola e poi la ritrova in ambiente, anche se la persona è passata diversi giorni prima: è il classico cane dei film americani, che viene sguinzagliato dietro agli evasi ed è sempre in grado di trovarli. Ha un fiuto eccezionale.

Quanto è durata la formazione dei cani molecolari che già usate?
L’iniziativa è partita circa un anno e mezzo fa. Oggi va avanti grazie ad un progetto interamente finanziato dalla Protezione civile nell’ambito di una accordo siglato con il Cnsas circa due mesi fa, all’interno del quale sono previste altre iniziative come la camera iperbarica mobile. che sarà pronta entro pochi mesi e sarà la prima in assoluto in Italia. Il progetto sui bloodhound sta dando buoni frutti, come hanno dimostrato le esercitazioni della scorsa settimana in Val di Susa, a Bardonecchia, a cui ha partecipato anche Guido Bertolaso.


ANMVI OGGI

8 GIUGNO 2010

 

CETACEI SPIAGGIATI, ANALISI DELL’ IZS DI PORTICI

 

Sono terminati gli esami autoptici e di laboratorio effettuati all'interno dell'Istituto zooprofilattico di Portici sui cetacei spiaggiati negli scorsi mesi (l'ultimo caso risale a non più di quindici giorni fa) e morti per cause ancora non accertate. Particolarmente significativo è il caso della stenella striata, un mammifero della stessa famiglia dei delfini, spiaggiatasi il 16 maggio scorso alla marina di Eboli e trasportata da alcuni volontari di associazioni ambientaliste sulla spiaggetta adiacente al porto di Agropoli nel tentativo di farla sopravvivere. Si trattava di un esemplare di sesso femminile, della lunghezza di 1,6 metri. Gli esami batteriologici hanno evidenziato la presenza negli organi interni di «escherichia coli» che possono essere trasmessi all'uomo attaverso le feci. «Questo vuol dire - spiega Fabio Di Nocera, il veterinario dell'Istituto zooprofilattico specializzato nella patolagia degli organismi marini - che avvicinarsi a un cetaceo spiaggiato, magari spinti dalla buona intenzione di prestargli soccorso, può comportare rischi per la salute umana. Nel caso della stenella di Agropoli, l'esame anatomopatologico ha evidenziato che il mammifero era affetto da un'enterite acuta emorragica nel primo tratto dell'intestino. Effettivamente il contatto diretto con le sue feci avvrebbe potuto contagiare i volenterosi soccorritori». Un mese prima, all'inizio di aprile, sul litorale salernitano si spiaggiò una balenottera minore, un cucciolo di circa sei mesi, della lunghezza leggermente inferiore ai quattro metri. Il piccolo era stato stroncato da una polmonite. Ancora un stenella, un anno fa, andò a morire su un'altra spiaggia del Cilento. «Nel suo corpo - ricorda Di Nocera - ritrovammo l'agente patogeno responsabile del mal rossino, una periocolosa forma di dermatite, che può essere contratta anche dall'uomo». Per il professionista dell'Istituto porticese gli episodi appena citati non possono essere spiegati con l'inquinamento del mare a Sud di Salerno. «Le specie stanziali - ricorda Di Nocera - sono poche. I cetacei, invece, possono coprire molte miglia al giorno. Non esiste, dunque, un rapporto scientificamente dimostrabile sulla relazione tra il luogo di spiaggiamento di un cetaceo e lo stato di salute dell'antistante specchio d'acqua». Il commissario straordinario Antonio Limone sottolinea il ruolo della struttura per lo studio e il monitoraggio anche dell'ambiente marino: "Una regione come la Campania - sottolinea - con più di cinquecento chilometri di costa non può non interessarsi a una delle sue maggiori risorse rappresentata dal mare. Credo che dovremmo conoscerlo meglio, così come meriterebbero di essere studiati anche gli effetti del processo di tropicalizzazione che sta interessando l'intero Mediterraneo, comportando una serie di modifiche della flora e della fauna marina». La questione ha rilevanza pratica molto importante. «Un osservatorio sul pescato e su quello che succede in mare, rappresenta una garanzia per la salute dei cittadini. In altre parole conoscere ciò che accade nell'ambiente marino significa avere cognizione del pesce che arriva sulle nostre tavole».


AGI

8 GIUGNO 2010
 
AMBIENTE: CALABRIA, SALVATI DUE ESEMPLARI TARTARUGA CARETTA
 
Catanzaro - Due esemplari di tartarughe "Caretta caretta "sono stati soccorsi rispettivamente nelle acque antistanti Pizzo (VV) e Gizzeria (CZ) nel giro di quarantotto ore. Lo rende noto il Wwf calabrese. Nel primo caso il rettile marino, di 53 cm di carapace, deve la sua salvezza ad un pescatore dilettante Giovan Battista Barresi, che lo ha recuperato dopo aver constatato la presenza di un lungo e robusto filo di nylon che fuoriusciva dalla bocca. "A distanza ravvicinata - spiega una nota - il pescatore si e' reso conto inoltre che al povero animale mancava completamente l'occhio destro, per cui non ha perso tempo ad avvisare la Capitaneria di Porto di Vibo Valentia ed anzi prodigandosi per trasportare quanto prima la tartaruga nella sede della Guardia Costiera dove, poco dopo, gli esperti del WWF, allertati , hanno accertato la presenza di un grosso amo da palami to nella gola dell'animale. A distanza di poche ore dalla consegna del "paziente" al centro di recupero per tartarughe che opera presso la riserva marina di Isola di Capo Rizzuto (KR), una nuova segnalazione e' giunta nella sala operativa della Capitaneria vibonese per un altro esemplare rinvenuto in condizioni precarie sulla spiaggia di Gizzeria. Subito intervenuto sul posto, - continua il comunicato - il responsabile per la Calabria del Progetto Tartarughe del WWF , Giuseppe Paolillo, ha dichiarato di non aver mai visto in tanti anni di attivita', una tartaruga marina ridotta cosi' male: un lungo filo di nylon pieno di alghe fuoriusciva dalla cloaca , segno evidente della ingestione di un amo avvenuta chissa' quanto tempo prima; il carapace si presentava coperto di alghe e grosse Lepadi pendevano dal corpo del povero animale, che versava in uno stato di deperimento organico estremo, smagrito, con gli occhi quasi completamente chiusi e micosi estese su tutta la testa che, per m eta', appariva scarnificata". Il Wwf ricorda che le tartarughe marine "sono specie a rischio di estinzione e rivolge un accorato appello ai pescatori affinche' ne segnalino tempestivamente la cattura o il rinvenimento : a volte un piccolo gesto puo' servire per salvarle da una triste fine". Il Wwf infine ringrazia una volta il Comando e il personale della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia "per la particolare sensibilita' dimostrata in questa come in altre numerose occasioni per la tutela delle specie marine minacciate".

IL GAZZETTINO

8 GIUGNO 2010

 

Più che una moda, quella di utilizzare i pipistrelli con le bat box ..

 

Alberto Comisso

 

Provincia di Pordenone - Più che una moda, quella di utilizzare i pipistrelli con le bat box per sconfiggere la zanzara tigre, sta diventando un fatto commerciale. Dopo la sperimentazione attuata dal comune di Casarsa, il primo nella provincia ad avere adottato questo sistema, anche quello di Spilimbergo ha deciso di aderire alla lotta biologica. Non solo. Ci sono pure altre amministrazioni pronte a seguire la stessa linea. Le bat box altro non sono che le potenziali “case” per i pipistrelli: ogni animale, si è stimato, è in grado di nutrirsi, per notte, di circa 2mila zanzare. Ma ecco il fattore commerciale. Di recente alcuni centri commerciali hanno messo in vendita a prezzi popolari le bat box. «Questo significa – ha spiegato Fabio Sirocco, assessore all'Ambiente del comune di Casarsa – che il sistema funziona. Non penso, infatti, che in un periodo congiunturale come questo le industrie produttrici vadano a rischiare producendo un qualcosa che non attira i clienti». A Casarsa il metodo biologico per sconfiggere la zanzara tigre - secondo l’assessore - sembra riscuotere successo. Avviato nel 2008, sta proseguendo speditamente. Non a caso, ordinate direttamente al Comune dai cittadini, ci sarebbero diverse bax box che verrebbero subito sistemate nelle abitazioni. «Nonostante qualcuno agli inizi si fosse permesso di ironizzare su queste cuccette per pipistrelli – spiega Sirocco – il metodo per contrastare la zanzara tigre attraverso la lotta biologica si sta rivelando molto efficiente e soprattutto efficace perché ripristina l'equilibrio naturale». Bat box come sistema definitivo per sconfiggere la zanzara tigre? «Non ho mai detto questo – chiarisce l'esponente della Giunta Tubaro che perm primo ha "assoldato" i pipistrelli – in quanto il problema non potrà mai essere risolto in maniera definitiva. Ma, almeno, viene utilizzato un sistema del tutto naturale, senza l'aggiunta di veleni che altro non fanno che alterare l'ambiente». Sirocco ha voluto infine precisare come l'idea di avvalersi delle bat box abbia avuto come principale protagonista l'Istituto di zoologica dell'Università di Firenze, dove il sistema è stato a lungo studiato raccogliendo subito i consensi dei sindaci di diversi comuni della Toscana, Emilia Romagna e Marche.


ANMVI OGGI

8 GIUGNO 2010

 

TUTELA ANIMALE E CONFLITTO DI INTERESSI

 

L'On Enzo Raisi ha presentato una interpellanza parlamentare re il Presidente del Consiglio dei Ministri ed ai Ministeri dell'interno, della giustizia, dell'ambiente e delle politiche agricole, alimentari e forestali, per chiedere interventi sulla Legge 189/2004. Ad avviso dell'interpellante, "può delinearsi un certo conflitto di interessi nel delegare al controllo di attività lavorative e ludiche svolte dai cittadini, proprio le associazioni o gli enti che si professano a priori contrarie a tali attività".L'On Raisi fa riferimento, in particolare, alla previsione di affido di animali oggetto di provvedimenti di sequestro o di confisca ad associazioni o enti che ne facciano richiesta individuati con decreto del Ministro della salute e all'assegnazione di compiti di vigilanza alle guardie particolari giurate delle associazioni protezionistiche e zoofile riconosciute. L'interrogante cita anche alle finalità di tutela di interessi lesi dai reati previsti dalla Legge 189/2004 e alla destinazione di entrate derivanti dalle sanzioni pecuniarie previste dalla legge."Nella norma sopra citata - osserva l'On Raisi- non si esclude la possibilità che siano le stesse persone o comunque associazioni o enti che tra loro costantemente o occasionalmente collaborano, a segnalare le eventuali supposte infrazioni, a svolgere una sorta di mansione di ausiliari di PG, a divenire affidatari degli animali sequestrati, nonché destinatari delle entrate derivanti dall'applicazione di eventuali sanzioni e possibile parte lesa dai reati previsti, in sede di processo, ciò lascia perplesso l'interpellante per la possibilità di un conflitto di interessi". Secondo l'interpellante è inoltre "lesivo della certezza del diritto dei cittadini che si autorizzi con il sequestro lo spostamento degli animali dal luogo di detenzione, prima che una sentenza abbia dimostrato la colpevolezza degli imputati, unicamente ipotizzando che un reato possa reiterarsi o aggravarsi e in alcuni casi addirittura ipotizzando che un reato possa concretizzarsi.La richiesta alle autorità interpellate è di "attivare ogni iniziativa, anche di riforma della normativa vigente", con l'obiettivo, fra gli altri, di sancire l'incompatibilità dello svolgimento delle funzioni di controllo, l'impossibilità di spostare gli animali posti sotto sequestro, dal luogo di detenzione, prima che una sentenza abbia dimostrato la colpevolezza degli imputati; impedire che possano divenire destinatari delle entrate derivanti dall'applicazione di eventuali sanzioni e possibile parte lesa dai reati previsti, in sede di processo, persone, associazioni o enti che a qualsiasi titolo abbiano o abbiano avuto parte in causa nel procedimento o che costantemente o occasionalmente collaborino con esse.


IL GIORNALE

8 GIUGNO 2010

 

Muore sotto il treno per salvare un cane randagio

 

Oscar Grazioli

 

Si sarebbe tentati di gettare lì una battuta, se la notizia non fosse talmente drammatica da smorzare qualsiasi velleità ironica sulle labbra. Di solito sono i cani che salvano persone a fare notizia, ma, in questo caso, è l'esatto contrario. E il fatto non andrebbe in pagina se non fosse per la tragedia che ha comportato uno dei gesti più nobili che l'uomo possa compiere, salvare un'altra vita, seguito però da conseguenze devastanti per una famiglia intera.La vicenda si è consumata a Pradipozzo, frazione del comune di Portogruaro, sulla linea ferroviaria che collega la cittadina veneziana a Treviso. Poco dopo le 19 di domenica sera, Enrico Zoccolan; un giovane enologo di 38 anni, era uscito, assieme alla figlioletta di sette mesi, per una passeggiata. A poche centinaia di metri da casa Zoccolan abita la nonna della moglie di Enrico e la sua abitazione era frequente meta del giovane che vi si recava per fare incontrare la piccola e l'anziana. La moglie di Enrico aveva preferito rimanere a casa per preparare la cena. Secondo alcuni testimoni, il giovane, che teneva la figlioletta Chiara dentro un marsupio, pare abbia visto un cagnolino che forse conosceva bene, mentre si avvicinava a binari della locale linea ferroviaria. Il povero Enrico non ha avuto il tempo e la freddezza necessari per ragionare sul fatto che è quasi impossibile, per un cane o un gatto, finire sotto un treno, semplicemente perché loro udito è talmente sensibile da udire il pericolo sferragliante quando ancora dista centinaia di metri. Mentre l'uomo subisce l'effetto doppler, quello per cui il treno si sente quando è vicinissimo e il suo rumore quasi scompare appena passato, il cane ne percepisce la presenza quando è ancora lontano unendo alle capacità uditive quelle di sentire le vibrazioni sul terreno. In ultimo, anche nel caso di parziale sordità del cane e anche sopraggiunga un treno ad alta velocità, rimane comunque sufficiente udito per captare un rumore di elevatissima intensità e rimane l'agilità di scartare, per tempo, evitando il convoglio. Personalmente in tanti anni ho assistito solo un cane colpito da un treno: si trattava di un beagle che inseguiva una lepre sui binari. In questi casi, in effetti i cani da caccia, possono mettere a repentaglio la propria vita, pur di non perdere la preda.Il giovane dunque, visto il cagnolino che si avvicinava ai binari, lo ha rincorso non il accorgendosi che stava per sopraggiungere Portogruaro-Treviso in piena velocità, a 120 km orari. Il macchinista si è visto davanti improvvisamente l'uomo e, pur tentando una frenata rapida, non ha potuto evitarlo. Il giovane è morto sul colpo, ma il proprio corpo ha fato da scudo alla piccola Chiara che, trasportata in elisoccorso all'ospedale di Treviso è stata operata con successo e pare fuori pericolo, per quanto sia ancora in rianimazione.Sarebbe troppo semplice accusare il povero neopapà di negligenza, per avere pensato al cane quando in braccio aveva la figlioletta. Il problema è che in questo caso, l'affetto per il proprio o altrui cagnolino, ritenuto in pericolo, ha prevalso sulla razionalità. Esattamente come è capitato ancora che il proprietario di un cucciolo, caduto dal gommone, si sia buttato in acqua dimenticando di non saper nuotare. Se questi episodi non accadessero saremmo automi che vivono nel mondo oscuro e inquietante di Blade Runner.


SANI HELP
8 GIUGNO 2010
 
Randagismo e abbandono: combattiamo insieme per eliminarli
Dalle indagini recentemente effettuate sul territorio italiano risulta che in molte regioni, soprattutto in Meridione, il fenomeno del randagismo ha raggiunto livelli drammatici.
 
Gli ultimi dati resi noti dal Ministero della Salute parlano chiaro: nel 2006 in Italia erano presenti 590.000 cani randagi di cui solo un terzo ospitati in apposite strutture rifugio.Il problema della popolazione vagante viene alimentato ogni estate, come tristemente noto, dai cani abbandonati barbaramente da proprietari senza scrupoli nelle piazzole di sosta delle autostrade, per non parlare poi delle femmine che, non essendo state sterilizzate, periodicamente partoriscono mettendo al mondo cuccioli che sono destinati a divenire randagi.
I rischi collegati al triste fenomeno del randagismo sono molteplici: i cani inselvatichiti possono diventare aggressivi nei confronti degli umani, spesso sono portatori di malattie infettive e causano incidenti stradali anche mortali. A volte arrecano danni al bestiame domestico o agli altri animali selvatici.Lo Stato , nel tentativo di arginare il problema, ha invitato le Regioni ad adottare un programma di prevenzione: sono infatti previsti corsi formativi per chi opera nel settore veterinario e all’interno delle scuole vengono proposte lezioni informative per educare i bambini e ragazzi ad un possesso responsabile.E’ stato inoltre istituito un fondo per la tutela del benessere e per la lotta all’abbandono degli animali da compagnia che viene distribuito, in base alle esigenze, tra le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano.
La normativa vigente prevede poi l’obbligo della sterilizzazione dei cani randagi per il controllo delle nascite al fine di ridurre il fenomeno e limitare il sovraffollamento dei canili.
Campagne di sensibilizzazione verso il problema sono state promosse dalla Lega Nazionale per la difesa del cane e dalla LAV Lega Antivivisezione.
Nonostante negli ultimi 20 anni l’Italia si sia impegnata per la salvaguardia degli anim ali attraverso l’emanazione di numerose leggi, i monitoraggi sul territorio hanno evidenziato la scarsa applicazione delle disposizioni in materia di tutela degli animali da affezione e lotta al randagismo.
Il Ministro del Turismo Michela Brambilla, alla presentazione del manifesto La coscienza degli animali di cui è l’ideatrice e attiva sostenitrice, ha affermato di voler costruire una nazione “animal and pet friendly” a 360º.«Se consideriamo la forte sensibilità di altri Paesi, anche quelli più vicini a noi, verso queste tematiche» ha dichiarato il Ministro Brambilla «ci rendiamo conto di quanto sia necessaria un'inversione di rotta; gli episodi di cronaca tristemente famosi all'estero, relativi allo stato di degrado in cui vivono i nostri animali, sono moltissimi.
Quanto accaduto in Sicilia lo scorso anno e una lunga serie di episodi come la peti zione, che ormai gira online, che trae origine da una lettera di protesta di alcuni turisti stranieri recatisi in Sardegna, ne sono un esempio. Quei turisti preso atto dell'imponenza del fenomeno del randagismo e delle penose condizioni in cui versavano numerosissimi cani presenti nella zona visitata, hanno deciso di non venire più in Italia e di non acquistare più prodotti italiani.
Costoro rappresentano la coscienza collettiva al di fuori dei confini domestici, che non può accettare di entrare in contatto con una realtà tanto crudele e retriva quanto quella che giunge all'abbandono dei cani e al maltrattamento di animali più in generale. Episodi come questi dimostrano come anche le condizioni in cui vivono i nostri piccoli amici rappresentino, agli occhi del mondo, il livello di civiltà raggiunto in Italia e ne condizionino l'attrattività.»

IL PICCOLO

8 GIUGNO 2010

 

Paura per il baby-torero calpestato da un toro

 

CITTÀ DEL MESSICO È andata bene, solo una grande paura: il torero-bambino Michelito, 13 anni, ha riportato una serie di ferite dopo essere scivolato mentre era alle prese con un ”novillo” (toro giovane) nell'arena della Plaza Mexico della capitale. Ma l'episodio ha nuovamente alimentato polemiche già sollavate per via della giovane età del torero. L'incidente che ha mandato il baby-torero in infermeria è avvenuto quando Michelito è scivolato proprio davanti all' animale, che gli è passato addosso calpestandolo soprattutto alla fronte, senza grandi conseguenze anche se è stato sottoposto ad attenti controlli medici, sottolineano i media messicani, ammirati dal talento e dal coraggio del giovane prodigio. A vederlo nell'arena, il ”torerito” messicano, figlio di un noto ex torero francese, Michel Lagravere, è appena più alto delle bestie che affronta con cappa, muleta e, soprattutto, senza tentennamenti. Michelito è già entrato un paio di anni fa nella storia della tauromachia dopo aver fatto fuori sei 'novillos' con un peso medio di 200 chilogrammi durante una corrida nella città di Merida. In quel momento, la sua impresa aveva scatenato un mare di polemiche visto che tanti messicani non volevano che scendesse nell'arena.

 

 

            08 GIUGNO 2010
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE


 

CITY

8 GIUGNO 2010

 

“Vegetariani più sensibili” La dieta spiega i sentimenti

 

MILANO - I vegeteriani e i vegani più sensibili degli “onnivori” verso gli uomini e gli animali. Immaginate una scena di sofferenza. Ecco, chi ha escluso dalla dieta la carne o anche i derivati animali riesce ad attivare circuiti neurali diversi rispetto agli altri. Il risultato: maggiore empatia per gli uomini e per le bestie in difficoltà. La scoperta è di un gruppo di specialisti dell’ospedale San Raffaele di Milano e delle università di Ginevra e Maastricht. I risultati pubblicati sulla rivista internazionale PLoS One.

Amanti degli animali

Il motore dell’empatia sta nel cervello. Ma c’è una differenza tra vegetariani e vegani. I primi attivano il cosiddetto cingolo anteriore e riescono a controllare meglio l’impatto emotivo. Mentre i secondi stimolano di più un’altra area cerebrale: il giro frontale inferiore. Cosa succede? Arrivano a condividere le loro emozioni non solo con gli esseri umani, ma anche con gli animali. Spiegano gli autori: “Questo studio dimostra che l’empatia si estende anche alle altre specie, che condividono con noi la capacità di soffrire”. Non stupitevi: i sentimenti sono scritti anche nella dieta.

 

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