TUSCIA WEB
8 MARZO 2010
CHIUDONO IL BECCO ALLE GALLINE CON LA COLLA
Ronciglione (VT) - Succede a Ronciglione, dove quattro giovanissimi sarebbero stati denunciati per maltrattamento di animali. Il gruppetto, secondo gli investigatori, sarebbe entrato di nascosto in un pollaio, nelle campagne ronciglionesi, per poi accanirsi sulle povere galline.Agli animali sarebbe stato serrato il becco con la colla. Un gesto a metà tra il sadismo e la ragazzata, che tanta sofferenza è costato alle galline.Il fatto sarebbe stato denunciato dal proprietario degli animali che, dopo aver rimosso la colla dai loro becchi, riuscendo, con fatica, a dissigillarli, ha sporto denuncia ai carabinieri.
LA ZAMPA.IT
8 MARZO 2010
Gru trapassata dai pallini anche se la stagione della caccia è chiusa
In Calabria, sopraviverà ma non potrà tornare in libertà
![]() Il tipico verso familiare riempie l’aria e ci fa alzare gli occhi verso il cielo. Sono loro, le gru che nella classica formazione stanno migrando passando sulla Calabria. Una di loro è stata trovata gravemente ferita a Belmonte: trasportata nel centro di recupero animali selvatici del Cipr è apparsa subito come un esemplare giovanissimo, con la zampa destra e l’ala destra passate da parte a parte dai fori di pallini. Compromesse per sempre. Eppure la "Gru Grus grus" è specie protetta: è un uccello grigio argenteo e nero dalle grandi dimensioni, dal lungo collo e dalle zampe lunghe che in volo tiene distese; migra in stormi in formazioni tipicamente riconoscibili a V o lineari ed è tanto, tanto vocifero. Insomma, è impossibile confonderlo con altri uccelli cacciabili. E tra l’altro la stagione di caccia è chiusa. Scarse le possibilità di restituire alla vita selvatica l’animale, che pure sopravviverà, ma lontano dal cielo per sempre.
OMNIA PRESS
8 MARZO 2010
Bocconi avvelenati: strage di cani alle Eolie
Lipari (ME) - Una petizione sarà inviata al sindaco di Lipari, al prefetto di Messina e all'Azienda sanitaria provinciale dopo la strage di cani uccisi da bocconi avvelenati nella maggiore delle isole Eolie. “Nelle ultime settimane – si legge - si è verificata una moria di cani nella zona di Calandra. Sono stati avvelenati attraverso esche miscelate con veleni letali, tali da provocare convulsioni e fino a condurre alla morte. Non si può tollerare di risolvere in tal modo il serio problema del randagismo, sostituendosi agli enti preposti”. Nella petizione si segnala anche il pericolo per la salute pubblica, soprattutto per i bambini che potrebbero ingerire i veleni dispersi nell'ambiente o miscelati ai bocconi. Viene dunque sollecitata “una forte azione preventiva e repressiva, tale da assicurare con rapidità la soluzione definitiva ad una pratica illegale e pericolosa che, oltre a rappresentare una grave minaccia per gli animali domestici e selvatici, è civilmente inaccettabile”. TRENTINO 8 MARZO 2010
Bocconi velenosi, pericolo per tutti
RIVA (TN). Il sindaco e il Servizio Veterinario dell’Azienda Sanitaria non devono assolutamente prendere sottogamba la strage di mici randagi registrata nei giorni scorsi nel parco del Lido, precisamente a sud dei campi da tennis, dove una colonia di questi animali abbandonati viene regolarmente accudita dalle cosiddette «gattare». Sono state proprio queste ultime - Carmela Di Lernia e Gerdi Obermaier - a denunciare (anche ai carabinieri) l’atroce uccisione di questi gatti tramite bocconi avvelenati, dopo l’ultimo episodio che ne ha visti morire quattro in un colpo solo. Ora, questa crudele strage, è all’attenzione allarmata del Coordinamento Animalisti Trentini. Tramite il segretario Antonio Russi e la presidente Ivana Sandri, il Cat non si limita ad esprimere solidarietà alle signore «che amorevolmente da molti anni curano ed alimentano questi animali», ma rammenta alle autorità - appunto il sindaco e il servizio dei veterinari - la necessità di dare piena applicazione, anche per l’episodio di Riva, ad un’ordinanza del sottosegretario al Ministero della Salute, l’on.Francesca Martini. L’ordinanza in questione - che è del 18 dicembre 2008, con successivi aggiornamenti - fa notare che la presenza su qualsiasi territorio di esche e bocconi avvelenati e tossici «rappresenta un serio rischio per la popolazione umana, in particolare per i bambini» e determina una pericolosa «contaminazione ambientale». Prescrive quindi al veterinario di darne immediata comunicazione al sindaco e a quest’ultimo «di dare disposizioni per l’apertura di un’indagine», di intensificare i controlli e di «attivare tutte le iniziative necessarie alla bonifica dell’area interessata». Il Coordinamento Animalisti Trentino ritiene che queste procedure vadano applicate tempestivamente anche per la barbara strage nel parco del Lido, a Riva. «Auspichiamo anche - spiega Antonio Russi - che le forze dell’ordine si adoperino in tutti i modi per smascherare gli autori della barbara uccisione dei gatti. Gli autori sono persone che non si curano delle sofferenze da loro inflitte agli animali, o ai bambini che dovessero raccogliere e maneggiare le pericolosissime esche avvelenate». I protezionisti lanciano infine un appello, invitando chiunque possa fornire informazioni utili all’individuazione dei responsabili, a rivolgersi anche in forma anonima alle Forze di polizia. «Basta telefonare - conclude Russi - ai numeri 113 e 112, oppure al Comando Vigili Urbani di Riva (0464 573870). Tutto può servire a rintracciare questi ignobili individui. Il Cat si augura che le indagini per smascherare queste persone diano i frutti sperati e che la magistratura emetta nei loro confronti una severa condanna che serva da monito anche ad altri». ON TUSCIA 8 MARZO 2010
LAV SOCCINI "CONTINUANO LE SEGNALAZIONI DI ANIMALI IMPALLINATI E AVVELENATI"
TARQUINIA - Di seguito una nota di Christiana Soccini (responsabile territoriale Lav Onlus). “Continuano numerose le segnalazioni di gatti e uccelli impallinati da colpi di carabina e notizie di cani avvelenati nelle zone urbane (Civita Castellana, Montalto di Castro, Viterbo).Fortunatamente sono fenomeni che sempre più persone considerano odiosi e che sempre più spesso vengono denunciati. MOLFETTA LIVE 8 MARZO 2010
Cani, la solita crudeltà dell'uomo. Ma stavolta finisce bene
Molfetta (BA) - Questa volta raccontiamo una storia che ha il sapore di una triste favola, benché abbia un lieto fine. TRENTINO 8 MARZO 2010
Uccide cervo con la pistola, arrestato
MONCLASSICO (TN). Gocce di sangue fresco. Su un piazzale, a 50 metri da un’abitazione privata. Sufficienti per far capire agli agenti del corpo forestale provinciale che lì era stato ucciso un animale. Con una pistolona, una calibro 357 modificata con silenziatore. In carcere il bracconiere. Una operazione antibracconaggio importante, quella di ieri mattina, da parte degli agenti del Corpo forestale provinciale. Il primo arresto dell’anno, avvenuto durante il periodo di divieto assoluto di caccia. Si tratta di Q.M. (queste le iniziali dell’uomo fornite dagli inquirenti), residente a Monclassico. Deve rispondere di detenzione di arma non denunciata, senza matricola, alterazione e modifica di arma da sparo. Oltre ai reati legati alla caccia. Gli agenti della forestale della stazione di Dimaro, ieri mattina, erano impegnati nella consueta attività di contrasto al bracconaggio. Su un piazzale, l’agente Mauro Baggia, con il custode forestale Alberto Stanchina, in servizio congiunto sul territorio di Monclassico, si sono bloccati. Tracce di sangue fresco e pelo di cervo. I due agenti hanno preso i loro due cani e li hanno incitati a cercare. Nel giro di pochi minuti, i due cani da traccia si sono fermati davanti ad una casa, davanti alla quale era parcheggiato un fuoristrada. All’interno, altri segni inequivocabili dell’uccisione di un cervo. A questo punto, gli agenti, supportati dal responsabile della stazione forestale, ispettore capo Zambelli, e dall’agente Stefano Manini, con il coordinamento del capo dell’ufficio forestale di Malé, vice questore aggiunto Fabio Angeli, hanno iniziato la perquisizione dell’abitazione del sospettato. All’interno è stato rinvenuto un maschio di cervo, già sezionato, con un palco con 11 punte. Mancava però l’arma. Le armi denunciate e regolari non avevano sparato. Alla fine è stata ritrovata una pistola calibro 357, senza matricola, modificata con silenziatore di 60 centimetri e cannocchiale di precisione. Da qua, l’arresto. LA VOCE DEL NORD D'EST
Trento, Bracconiere da dieci anni a Monclassico: arrestato
Cristian Zurlo
Trento - Un bracconiere individuato a Monclassico, un cervo abbattuto, una pistola modificata e munita di silenziatore. E' il risultato di una brillante operazione del Corpo forestale provinciale che si è conclusa con l'arresto di un uomo E' stato così rinvenuto un maschio di cervo palcuto con 11 punte le cui spoglie erano gia' in fase di sezionatura. I controlli hanno portato anche al ritrovamento di una pistola Thompson calibro 357, senza matricola, modificata e adattata a portare un silenziatore artigianale e un cannocchiale di precisione. Il personale del Corpo forestale provinciale ha provveduto al sequestro dell'animale e dell'arma, operando l'arresto di Q. M. residente a Monclassico e non più in possesso del porto di fucile da circa 10 anni.
L'ECO DI BERGAMO
8 MARZO 2010
Romano, troppi conigli nel parco
«Retata» della polizia con i furetti ![]()
Un furetto impiegato retata di Romano
Romano di Lombardia (BG) - Polizia provinciale, soci dell'ambito territoriale caccia della Bassa e furetti: tutti insieme per una retata di conigli selvatici a Romano di Lombardia, nel piccolo parco di via dei Pioppi. Sabato mattina il gruppo si è riunito per dare la caccia (innocua) agli animali, ormai abituati alla presenza dell'uomo: oltre ai conigli selvatici, il parco è popolato anche da animali da compagnia di cui qualcuno si è voluto disfare.
Una retata senza sparare fucilate o fare del male alle bestiole; alla fine ne sono stati presi una quindicina di dimensioni varie che sono stati liberati poco dopo lungo le rive del fiume Serio, dove già vivono delle colonie di conigli selvatici. I furetti sono stati utilizzati per stanare i conigli dalle tane e poi catturati con delle piccole reti a forma circolare. E' stato il Comune di Romano a ordinare l'intervento perché «nel parco questi conigli inevitabilmente sporcano, e siccome ci vanno a giocare i bambini era diventata una questione di igiene» sottolinea l'assessore all'Ambiente del Comune, Eva Pescali della Lega Nord. Nella zona del parco di via Pioppi restano ancora tanti conigli, per cui alla prima retata di sabato mattina ne seguiranno altre per poter traslocare l'intera colonia in posti in cui queste dolci besiole non daranno fastidio a nessuno.
http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/121093_furetti_e_poliziotti_a_caccia_di_conigli/
IL PICCOLO TRIESTE 8 MARZO 2010
Salvate 2 caprette cadute in una grotta
Sgonico (TS) - Due caprette tibetane precipitate in una grotta carsica sono state salvate ieri dai volontari del Soccorso alpino e speleologico che si sono avvalsi della preziosa collaborazione di Omar Marucelli, il giovane proprietario di un gregge di pecore di razza carsico istriane. È stato lui a calarsi in profondità e a tranquillizzare i due animali. Poi ha fissato attorno ai loro corpi «l’imbrago» usato per i cani da valanga. Questa procedura ha consentito agli speleologi un facile ricupero. L'insolita operazione di soccorso si è snodata ieri tra le 12.30 e le 16 sulle pendici Sud del monte Lanaro, nel territorio del Comune di Sgonico. L’allarme, lanciato da due escursionisti, era rimbalzato nella Stazione della Forestale e da qui al Soccorso alpino e speleologico e al Distaccamento dei Vigili del fuoco di Opicina. «La prima capretta, un animale da compagnia, era bloccata a otto metri di profondità su una piccola cengia. L’altra era invece sul fondo della grotta, profonda una quindicina di metri. Nella caduta si era spezzata la mandibola» ha spiegato Omar Marucelli, aggiungendo che i due animali, del peso di 25-30 chili, erano finiti in quella pericolosa posizione probabilmente mentre cercavano di mangiare delle foglie di edera di cui sono molto ghiotte. Secondo l’allevatore che le ha raggiunte e salvate le due caprette tibetane - una bianca, l’altra marrone chiaro - erano presenti in quella zona del Monte Lanaro da una quindicina di giorni. «Ho notato le loro tracce sul terreno, è difficile sbagliare». In altri termini il proprietario con buona probabilità le ha abbandonate, anche perché, se fossero fuggite da un recinto o da un giardino o da una stalla, qualcuno le avrebbe cercate annunciandone la scomparsa e chiedendo collaborazione. Invece non è accaduto nulla di tutto ciò e solo i disperati belati di ieri mattina, raccolti da un gitante, ne hanno rivelato la presenza nella profonda grotta. Sono animali da compagnia, né da latte, né da carne, e ora, dopo le cure del caso, saranno date in affido a qualche persona di buon cuore in grado di ospitarle in uno spazio adeguato al loro stile di vita. «Se non troveremo un veterinario disponibile a curare subito la capretta con la mandibola spezzata, terrò nella mia stalla entrambe le due bestiole. Con la ripresa del lavoro non sarà difficile superare questo impasse» ha aggiunto Omar Marucelli. L’operazione di ricupero alle pendici del Lanaro, alla quale hanno partecipato una quindicina di volontari, non è stata dissimile a quella del 14 febbraio scorso, quando gli stessi speleologi avevano tratto in salvo un cane precipitato nell’abisso di san Lorenzo, sul ciglione Nord della Val Rosandra.
ANMVI OGGI
8 MARZO 2010
GATTI RAPITI PER SANGUE: ESPOSTO CONTRO AIDAA
"AIDAA ha fatto un uso irresponsabile della stampa, e il suo mancato riscontro alle legittime istanze della FNOVI non solo conferma l'inconsistenza della denuncia di cui si è resa protagonista ma, allo stato, si arricchisce di un contenuto oltraggioso". Con queste motivazioni, il Presidente della FNOVI ha firmato e depositato un esposto presso la Procura della Repubblica di Roma, contro AIDAA.L'allarme lanciato a febbraio da AIDAA sul presunto utilizzo illecito di gatti di proprietà per rifornire una banca del sangue clandestina era stato seguito da un controcomunicato di ANMVI teso ad invitare la stampa a non alimentare notizie denigratorie e tutte da verificare. Il Presidente Nazionale AIDAA, Lorenzo Croce replicava che non spetta ad ANMVI "esprimere giudizi di merito ma alla procura della repubblica di Roma alla quale - dice - abbiamo inviato una denuncia circostanziata". Nella sua replica Croce confermava il contenuto della sua denuncia, "sulla quale- diceva- è aperta un'inchiesta penale". La FNOVI aveva chiesto all'associazione di ricevere evidenza delle circostanze a loro conoscenza per potersi adoperare, per quanto di propria competenza, nel caso fossero verificate e accertate responsabilità in capo a medici veterinari. Invitata a dare evidenza dei fatti, l'Associazione non ha dato riscontro.
ANMVI OGGI
8 MARZO 2010
FIUME PO, PRELIEVI E CONTROLLI DEI SERVIZI VETERINARI
Su disposizione della Protezione civile dell'Emilia Rpmagna lo stato di attenzione per il Po è mantenuto fino ad oggi. Ma il Servizio veterinario dell'Usl di Ferrara continuerà a prelevare i campioni dei molluschi e proseguirà l'attività di controllo anche nei prossimi giorni, secondo il programma straordinario concordato con la Provincia.L'area Sanità pubblica veterinaria dell'Azienda USL esegue sin dal 1997 un'attività di monitoraggio delle zone di produzione molluschi bivalvi vivi, effettuando campionamenti per controlli di natura microbiologica, biotossicologica e chimica. Dal 2004 ha ratificato con la Provincia una convenzione per l'applicazione del D. Lgs 152/99, incrementando ulteriormente i controlli. Si hanno quindi a disposizione centinaia di dati pregressi che permettono di affermare che la realtà relativa ai contaminanti ambientali, ed in particolare ai composti derivati dagli idrocarburi, è stata di tutta sicurezza: i valori nei molluschi ferraresi è di circa mille volte inferiore rispetto ai limiti di legge. Nei prossimi giorni, con il ricevimento dei risultati delle analisi sui campioni giornalieri eseguiti in più stazioni, dopo lo sversamento di idrocarburi nel fiume Po, si procederà al raffronto tra i dati storici e quelli rilevati in occasione dell'attuale emergenza.Lo sversamento di 600 mila litri di idrocarburi nel fiume Lambro ha creato una vera emergenza per la fauna acquatica. Molte le specie a rischio, tra cui aironi, gabbiani, folaghe, germani e gallinelle d'acqua. Abbiamo effettuato un lavoro immediato di coordinamento insieme ad alcune associazioni animaliste per recuperare la fauna in pericolo- afferma il Garante per la Tutela degli Animali, Gianluca Comazzi. Inoltre per gli animali che non sono riusciti a sopravvivere, il Comune di Milano ha disposto il recupero delle carcasse attraverso il supporto dell'Asl veterinaria di Milano. IL TIRRENO 8 MARZO 2010
Con Le Cirque du Soleil effetti in technicolor e numeri da brividi
Gabriele Rizza
FIRENZE. E’ la macchina spettacolare più famosa e funzionale al mondo. Un organismo che lavora tutto l’anno sotto ogni latitudine. Spesso su commissione. Quando c’è da inaugurare un’Olimpiade o da festeggiare un centenario. Un colosso del divertimento planetario attorno a cui oggi ruota un sistema di oltre 5mila persone (quando nacque nel 1984 erano 73). Casa madre in Canada, a Montreal, “dependance” a Tokio, New York, Las Vegas, Dubai, Orlando. La formula è semplice, il successo garantito. Dal primo spettacolo montato a Quebec City per celebrare i 450 anni della scoperta del Canada, il Cirque du Soleil non si è più fermato e non ha perso un colpo. La fiaba sposa il teatro, l’artigianato si coniuga con gli effetti speciali, la sorpresa diventa un corpo che lievita nell’aria e compie evoluzioni impossibili, il vecchio circo si trasforma, non cambia pelle ma solo il nome e diventa “nouveau cirque”. Che altro non è se non lo spettacolo viaggiante che esce dal tendone, viaggia sui Tir, sostituisce le roulotte con le camere d’albergo, occupa i palasport e rinuncia agli animali. Diciotto anni dopo il debutto, e con 11 milioni di spettatori alle spalle, il titolo che più di ogni altro ha segnato e fatto conoscere stile e marchio del Cirque du Soleil, quasi una sorta di manifesto programmatico, “Saltimbanco”, arriva in Italia e farà tappa per la prima volta a Firenze, al Mandela Forum, dal 24 al 28 marzo (il 26 e 27 doppia replica alle 16 e alle 20, info 055 667566). Ambientato in una città ideale, lo spettacolo è una incandescente sequenza di numeri, acrobazie mozzafiato, giochi di prestigio, claunerie, danze sul trapezio, volteggi, equilibrismi, balletti aerei, passaggi sul filo, una fantasmagoria di luci e colori, senza un attimo di tregua, che trascina lo spettatore, spesso col fiato sospeso, in una altra dimensione, quella che lascia le porte aperte all’immaginazione, al sogno, alla libertà. Anche “Saltimbanco”, che pure è il titolo meno tecnologico del Cirque, il più vicino all’idea di circo come esibizione di prove di forza e di abilità, vanta numeri da capogiro. Per trasportarlo da una città all’altra servono dodici autotreni e per farlo ogni sera, montarlo e smontarlo, ci vogliono un centinaio di persone, la metà artisti (compresi cinque musicisti e due vocalist), il resto tecnici, attrezzisti, macchinisti, datori luci ma anche sarti, costumisti, truccatori, fisioterapisti, assistenti di scena, accompagnatori, interpreti e addetti alla cucina. La grande famiglia di “Saltimbanco” vive praticamente in comunità, si allena tutti i giorni per diverse ore, ha un’età media di 25 anni, più ragazzi che ragazze, tutti rigorosamente single perché sempre in tour. Ci sono russi, bulgari, ungheresi, americani, brasiliani, australiani, mongoli, francesi e c’è una sola italiana, Elisabetta La Commare, specialista in “boleadores”, specie di “lazo” inventati e usati in Argentina dai cacciatori nelle pampas che volteggiano per l’aria e rimbalzano a terra con impeccabile precisione. Il fondatore del Cirque si chiama Guy Lalibertè. Come un destino segnato.
COME DON CHISIOTTE
8 MARZO 2010
COME TI ERUDISCO IL PUPO: LA CORRIDA ALLE ELEMENTARI
Questa la devo proprio raccontare. Mi metto lì, armata di santa pazienza, per far fare i compiti a quello sfaticato di mio figlio, e scopro che — fra le altre cose — deve leggere e completare pagina 129, sezione “Informazione - Cronaca” (libro «Mille e una storia - Sussidiario dei linguaggi - classe V» a cura di Eva Pigliapoco, diretto da Luigino Quaresima, Gruppo Editoriale Raffaello). IL GAZZETTINO 8 MARZO 2010
Gli svizzeri ieri hanno bocciato (col 70,5% di no) in un referendum
BERNA - Gli svizzeri ieri hanno bocciato (col 70,5% di no) in un referendum, la proposta di inserire nella Costituzione federale l'obbligo per tutti Cantoni di istituire un "avvocato degli animali", un "difensore civico" incaricato della loro tutela nei casi di maltrattamento o per altre infrazioni alla severa legge sulla protezione animali. Solo il Cantone di Zurigo ha creato questa funzione, fin dal 1992, ma gli altri non ne hanno l'obbligo.Per il governo e per la maggioranza dei partiti di destra e centrodestra, che hanno fatto campagna per il no, bastano le severe norme esistenti sulla tutela degli animali.Gli svizzeri spendono l'equivalente di 460 milioni di euro all'anno per soddisfare la loro passione per gli animali La legge sulla protezione degli animali punisce per esempio i padroni di pesci rossi che li gettano vivi nel gabinetto, o i pescatori che lasciano trote e lucci agonizzare. Prescrive inoltre che gli animali «sociali» come i criceti o le cocorite siano sempre accompagnati da un partner, non lasciati in gabbia a intristire nella solitudine. IL SECOLO XIX 8 MARZO 2010
Gli svizzeri dicono no all'avvocato per gli animali
GINEVRA. Gli svizzeri hanno bocciato ieri a stragrande maggioranza in un referendum l'istituzione della figura di difensori civici per gli animali maltrattati, ritenendo che la legge in vigore garantisca già la protezione di mucche, cani, gatti, pesci rossi e altri animali vari. IL GIORNALE 8 MARZO 2010
La Svizzera boccia l’«avvocato bestiale»
NINO MATERI
Cani, gatti e animali domestici vari si difendono benissimo da soli. Insomma, non hanno alcun bisogno che un principe del foro difenda i loro diritti. Almeno così la pensano gli svizzeri che hanno bocciato, a stragrande maggioranza, l’istituzione dell’«avvocato bestiale»: che non è il soprannome appioppato al difensore più scarso del tribunale, ma la figura giuridico-istituzionale che quei buontemponi degli animalisti elvetici sognavano di istituire in tutti i cantoni. LA ZAMPA.IT 8 MARZO 2010
L'avvocato che difende mucche e conigli La sfida di un legale svizzero, ma un referendum ha negato alle animali il diritto a un “difensore civico”
FRANCESCA PACI
DALLA CORRISPONDENTE A LONDRA CHIGACO BLOG 8 MARZO 2010
L’avvocato dei polli
MARCO MURA
Poche ore fa, è stato respinto con una schiacciante maggioranza di voti contrari (il 70,5% del totale) il referendum indetto in Svizzera avente a oggetto l’obbligo di istituzione da parte dei Cantoni di un avvocato degli animali con mandato per difendere gli “interessi” degli animali vittime di maltrattamenti in sede processuale penale. L’indicazione del Consiglio federale e quella del Parlamento era quella i respingere l’iniziativa, non ritenendo necessario alcun rafforzamento delle norme vigenti. Ma quanto è giusto parlare di “diritti” degli animali, in realtà? LA ZAMPA.IT 8 MARZO 2010
Due terzi degli italiani contro la caccia Pur di non sostenere un candidato favorevole alle doppiette, 4 su 10 pronti a cambiare voto
ANTONELLA MARIOTTI
Animalieanimali 8 MARZO 2010
CACCIA, ITALIANI CHIEDONO STOP A NORME ANTI FAUNA
“La stragrande maggioranza degli italiani è contro la caccia e dice un forte no alla legge che estende la stagione venatoria”. E’ il dato più generale che emerge dal nuovo sondaggio realizzato da Ipsos per Enpa, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf Italia. IL GIORNALE 8 MARZO 2010
L’intelligenza (nascosta) dell’asino
MARINO SMIDERLE
Godega (Treviso) - Tutti qui, felici e raglianti. Senza offesa per nessuno, ovviamente. Perché, come viene ribadito nei volantini dell’antica fiera di Godega di Sant’Urbano, l’asino è un animale intelligente. Ah, be’, allora benvenuti nella città degli asini. «Pensi che Godega è un paesino di seimila abitanti - afferma orgoglioso il sindaco, Alessandro Bonet - che però si trasforma in una città da 25-30mila in occasione della sua fiera».
PANORAMA
8 MARZO 2010
INTERVISTA A JONATHAN SAFRAN FOER: VORRESE FARE LA FINE DEL POLLO?
SILVIA TOMASI
“Le nostre dispense erano piene di cibo comprato d’impulso, di leccornie costose, di roba che non ci serviva. E passata la data di scadenza, buttavamo via le cose senza annusarle. Mangiare era un atto spensierato.”Alzi la mano chi non si comporta così andando al supermercato, buttando nel carrello cibi che accalappiano l’occhio e colpiscono la gola; poi vengono smangiucchiati, sprecati, abbandonati nel frigo.Le parole di Jonathan Safran Foer, trentaduenne autore di fama mondiale per il suo romanzo Ogni cosa è illuminata, ci individuano come consumatori deliberatamente eccessivi, sostenuti dal credo dell’usa e getta.Safran Foer era come noi, poi ci ha ripensato e quando gli è nato un figlio ha sentito l’urgenza della responsabilità di essere genitore, ha cominciato a indagare su quello che si metteva in bocca. L’effetto di questa sua ricerca, i risultati della sua indagine sull’industria alimentare si sono condensati come un macigno sullo stomaco in questo libro ferocemente etico e civile: Se niente importa. Perchè mangiamo gli animali? appena edito da Guanda.[Su Safran Foer e il suo libro Se niente importa. Perchè mangiamo gli animali?, su Panorama.it anche:
- Perché mangiamo gli animali? Il rapporto-choc sulla zootecnia di Jonathan Safran Foer. - Jonathan Safran Foer: ecco perché conviene essere vegetariani. Con un video dell’autore.]
Volto pulito, occhialini alla Harry Potter, a sentir parlare Safran Foer a Milano per la presentazione del suo nuovo libro, si spera per un attimo che dalla sua bocca escano storie yiddish, invece pacatezza e nitore servono per muovere inesorabili accuse alla moderna zootecnia degli allevamenti intensivi. Le sue indagini provocano stupore e spavento, ma durante l’intervista ribadisce che non vuole persuadere nessuno a diventare come lui vegetariano:“Voglio lasciare solo un promemoria, indirizzato per prima cosa a mio figlio: mettere a disposizione informazioni accessibili su come gli allevamenti intensivi creino animali sempre più anomali, impossibilitati a riprodursi perché tutti con un unico codice genetico, nati da inseminazioni artificiali, sottoposti a un paradossale cocktail di ormoni e antibiotici, costretti a morire in uno stato di sofferenza. Anzi l’industria ha capito che più gli animali sono malati, più sono redditizi. E noi li mangiamo”.Che dopo secoli di letteratura francamente carnalista, dalla cena di Trimalcione al Pranzo di Babette, si stia inaugurando l’era del romanzo vegetariano?
Nel suo libro non manca la dimensione narrativa, ad esempio le storie della nonna sopravvissuta alla catastrofe nazista europea e il suo mitico pollo con le carote. Attraverso il cibo passa la memoria famigliare, l’amore e le regole dell’alimentazione, la dignità e la religione. Questa eredità si può interrompere? Ci si abbarbica all’idea che il cibo sia il veicolo di tradizione e amore. Il profumo del pollo con le carote è per me un segno olfattivo incancellabile, ma mi sono chiesto se era il pollo in sé insostituibile o i profumi della cucina, o le dita unte di grasso della nonna, pulite nel grembiule. Era una perdita culturale se il pollo non lo si mangiava? Era semplicemente un’abitudine o veicolo dell’amore per la nonna. Ora la nonna cucina per me cose diverse. E io, in questa sua diversificazione, ho visto il veicolo dell’amore.In casa sua, come racconta, è arrivato il cane George e il suo rapporto con gli animali è mutato, ora guarda negli occhi il cane e si sente come Kafka, quando all’acquario di Berlino fissa i pesci e promette:”Non vi mangerò più!” Ci sono animali da sacrificare e altri da salvare, di cui avere biblicamente compassione? A me non piacciono gli animali. Io non corro per accarezzare un maialino, né voglio che gli animali siano trattati come esseri umani. Voglio che siano trattati da animali. È una questione di decenza. Negli allevamenti dove mi sono infilato di nascosto con militanti animalisti la decenza non c’era: dentro a capannoni con luci abbacinanti c’erano polli chiusi a chiave, in gabbie dove consumano la loro vita in uno spazio non più grande di un foglio A4, resi folli, beccati, ridotti ad un ammasso, deformi e piagati, e le stie impilate fino a dieci piani di altezza, tutto in un fetore… queste io le ritengo non solo condizioni inumane, ma“inanimali”. Noi tutti facciamo parte del regno animale, ma se io ti do dell’animale, tu ti senti insultato. Per lo stesso motivo, noi mangiamo animali, perché non siamo animali. Quello che voglio dire: noi non sappiamo cosa voglia dire vivere da maiale, come io non so quale sia il dolore che provi quando ti chiudi il dito nella portiera della macchina. Quando noi proviamo a parlare della sofferenza degli animali, non sentiamo fisicamente niente. Ma proviamo compassione. Oggi dobbiamo cercare una via più generosa verso gli animali e la scienza ci può aiutare. Non serve né un filosofo, né un religioso per capire quanto soffrano gli animali. Basta esser uomini per capire cosa capita in quei luoghi.Dopo questo libro, ci sono stati attacchi dalle lobbies della carne. Per Lei questo è un vero impegno politico? Io non sono un attivista, né mai lo sarò. Sono un romanziere, in effetti adesso mi sono rimesso a scrivere un romanzo, ma avevo urgenza di dire queste cose, anche se é stato molto difficile. Se scrivere un buon articolo è, come si dice, cavarsi un dente, scrivere un romanzo è cavarsi un dente infilato nel pene. E Eating Animals è un molare molto politico. Basta decidere cosa mettere nel carrello al supermercato o che piatto chiedere al ristorante. Non c’è un’azione più politica di questa.Basterà un’azione come non comprare il pollo al supermercato per cambiare qualcosa? Di fronte all’ampiezza di questo argomento che va dall’ inquinamento (all’allevamento intensivo è imputato il 20% del riscaldamento globale), alle pandemie, basta non mettere nel carrello il vassoietto di petti di pollo? Non dico che sarebbe sufficiente, ma inizierebbe la morte di questa industria. Gli allevatori stessi lo dicono, “noi non alleviamo quello che vogliamo, ma quello che chiede il mercato: ora c’è la moda delle galline a terra, e le galline adesso stanno giù”, sì, nella stessa orribilità dell’allevamento impilato. Forse dopo il mio libro, lei non diventerà vegetariana, ma basta eliminare da due pasti alla settimana la carne e l’effetto sarà come quello di togliere 5 milioni di auto dalla circolazione. O con un passo ulteriore basta lasciare la carne in quelle situazioni in cui è necessario. Il tacchino del giorno del ringraziamento. Ma quando la carne non ha una funzione sociale, togliamola. Non occorre una lotta o una guerra. Ormai nella popolazione studentesca il 20% è vegetariano. Qui in Italia, nella patria dello Slow food, è già nata una nuova modalità di mettersi a tavola, e si uscirà da questo monocromia dei cibi, perché assurdamente, pur essendo straripanti i supermercati, quello che si mangia abitualmente seduti a tavola è ridotto a poche cose. Il mondo vegetariano è molto colorato. Voglio che si recuperi l’etica del “mangia avendone cura.Intanto, in attesa della palingenesi, anche gli amanti delle costate e del pollo fritto continuano a divorare i suoi libri.
VIDEO
http://blog.panorama.it/libri/2010/03/08/intervista-a-jonathan-safran-foer-vorreste-fare-la-fine-del-pollo/
CDT.CH
8 MARZO 2010
La balena non si mangia più
Il 95% dei giapponesi non ha mai assaggiato la sua carne
Due attivisti giapponesi di Greenpeace hanno dimostrato la corruzione che sta alla base del commercio di carne di balena, ma si trovano ora sotto accusa per essersi procurati le loro prove “illegalmente”. Il processo prosegue per tutto il mese di marzo e sta suscitando vasta eco nell'opinione pubblica. Un altro aspetto, questo, della "guerra alle balene" che ci ha indotto a interpellare la nostra biologa marina di fiducia, Beatrice Jann, per cercare di dare qualche risposta alla domanda che avevamo posto agli internauti (vd suggeriti) la scorsa settimana.
I giapponesi hanno le loro ragioni per proseguire questa battaglia?"Premetto di non essere una specialista per quanto riguarda la cultura giapponese. Ho avuto modo di partecipare come ricercatrice alla riunione scientifica della IWC e ho avuto modo di parlare della questione qui in Svizzera con persone di origine giapponese.
Bisogna ricordare che il Giappone è un’isola, rimasta "isolata" fino al XIX secolo. Siamo dunque in presenza tratta di una cultura e di una mentalità spesso difficilmente comprensibile a noi occidentali. Le questioni d’onore, la necessità di mantenere “la faccia” di fronte all’avversario sono spesso fondamentali e, nonostante l’occidentalizzazione del Giappone, possono giocare un ruolo importante. La popolazione in genere ha (o almeno aveva) un atteggiamento di cieca fiducia nei governanti, un fattore - per quanto riguarda la caccia alla balena - per nulla trascurabile".
Ma... la caccia alla balena c'è sempre stata?
"La caccia alla balena ha una lunga tradizione. La dieta giapponese è povera di carne rossa, ma è ricca di prodotti vegetali e del mare. La carne di balena non era facilmente reperibile e più “sostanziosa” di quella del pesce. Veniva perciò servita solo durante pasti molto importanti acquistando così il valore di “status symbol”. La caccia industriale però, in Giappone, venne introdotta dagli Stati Uniti, dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il generale Mac Arthur suggerì che per rifornire di proteine il Giappone e per portarlo al livello delle grandi nazioni industriali moderne (che a quel tempo erano quasi tutte baleniere) fosse creata una flotta di navi baleniere. Molti anziani giapponesi ricordano la carne di balena con riconos cenza visto che era servita nelle mense scolastiche per permettere ai giapponesi di sopravvivere in un paese quasi totalmente distrutto". (vd video)Questo però è il passato. Adesso? "Le giovani generazioni non sono più legate a questi ricordi, a queste tradizioni. Secondo i risultati del Nippon Research Center del 2006, il 95% della popolazione giapponese non ha mai mangiato, o lo ha fatto solo saltuariamente, carne di balena o di delfino".
Perché allora quest'ostinazione nel voler cacciare i grandi cetacei?
"Come in qualsiasi disputa politica, prima di riunirsi al tavolo delle trattative, ognuno ribadisce la propria posizione, o la rincara in modo da avere delle carte da giocare. Probabilmente è in questo modo - e tenendo conto dell’”obbligo morale” a difendere l’onore della patria - che sono da intendere le parole del ministro giapponese Akamatsu (vd suggeriti). Nel frattemp o però la popolazione ha scoperto attraverso l’informazione da parte di ricercatori giapponesi (come riferito dal New York Times del 2009, vd link) e da attivisti internazionali, dell’alto contenuto in metalli pesanti e altri veleni, nel grasso dei cetacei e del complice/colpevole silenzio delle autorità che ne erano al corrente: una cosa inaudita per un giapponese. Inoltre il recente documentario “The Cove” (il documentario che la notte scorsa ha vinto l'Oscar; vd suggeriti: delfini contaminati dal mercurio e link, ndr) ha suscitato molta costernazione specialmente tra le giovani generazioni, che erano all’oscuro di quello che succedeva".
Prospettive future?
"Come riportato anche dal Japan Times, se la moratoria sulla caccia dovesse finalmente cadere, ma nel contempo venisse chiesto che la caccia fosse praticata in modo trasparente e senza alcun sostegno statale, visti: la crescente consapevole zza della popolazione, gli scandali che stanno venendo alla luce sulla contaminazione della carne e la corruzione che ne circonda il commercio, ebbene la caccia alla balena e ai delfini, in Giappone, sarebbe destinata in poco tempo a estinguersi da sola". IL PICCOLO 8 MARZO 2010
Capo Promontore, segnalata una colonia di foche monache
POLA - Lo spettacolo è durato circa due ore e ha mandato in visibilio i componenti del drappello di amici, giunti da Trieste, Roma, Venezia e da varie parti della Croazia nella speranza di poter ammirare quell’abitante del mare così ombroso, sfuggente, ma dotato di un fascino speciale. A Capo Promontore (Rt Kamenjak in croato), sulla punta Sud dell’Istria, un adulto maschio di foca monaca ha fatto un autentico show, con tanto di piroette, avvicinamenti agli esseri umani, evoluzioni elegantissime. Grazie alla giornata di sole, una decina di componenti del Gruppo internazionale per la tutela della foca monaca del Mediterraneo, hanno potuto assistere a una performance indimenticabile, che li ha ripagati di anni di lavoro e sacrifici con l’apparizione di un mammifero marino che, per quanto attiene alla Croazia, fino a poco tempo fa sembrava scomparso da più di 35 anni. E invece la foca monaca (Monachus monachus) abita stabilmente le acque adriatiche e lo fa sia nelle acque istroquarnerine, sia nella Dalmazia Meridionale. La presidente del suddetto gruppo, la biologa Jasna Antolovic, nativa di Comisa (Isola di Lissa) ha assistito alla ”rappresentazione” di Capo Promontore, dicendosi felicissima: «È stata un’esperienza incredibile. L’esemplare ha giocato per due ore, avvicinandosi al nostro gruppo fino a un metro e mezzo di distanza e procurandoci emozioni molto forti. Sapevamo degli avvistamenti e per questo motivo avevamo piazzato la scorsa estate una telecamera in una grotta. Ma vedere dal vivo questo animale è stato unico. In queste acque vive una colonia composta da tre femmine, un cucciolo e il maschio visto a fine febbraio. Sembra che una delle femmine sia incinta ma non ne siamo ancora sicuri. La foca mediterranea ha bisogno di acque incontaminate e ricche di pesce, preferendo le aree tranquille e dove l’uomo non possa arrecarle fastidio». Sembrava che l’esemplare ucciso nel 1964 in Dalmazia fosse l’ultimo della specie ma per fortuna non è così. Proprio l’8 marzo dell’anno scorso un’esperta subacquea triestina, Marta Piccoli, aveva potuto nuotare per qualche minuto fianco a fianco con un esemplare femmina a Promontore. Ci sono poi conferme più che attendibili sull’esistenza di una seconda colonia nelle acque meridionali della Dalmazia. Quanto visto, fotografato e filmato a Capo Promontore ha creato i presupposti per depennare la foca monaca dalla lista degli animali estinti, compresa nel Libro rosso della Repubblica di Croazia. Il libro annovera le specie estinte o a rischio nel Paese, con la foca monaca che ora potrà invece essere inserita nel gruppo degli animali a rischio d’estinzione. Bisogna rilevare infine che questo mammifero è tutelato rigorosamente dalla legge sulla salvaguardia dell’ambiente. Uccidere una foca monaca comporta una pena pecuniaria di 100 mila kune, circa 13 mila e 770 euro. ANSA AMBIENTE 8 MARZO 2010
ANIMALI: USA; OLTRE 1000 SPECIE PROTETTE MIGRATORI, NUOVA LISTA
ROMA - Un'aquila e' il simbolo degli Stati Uniti. E, a conferma dell'attenzione per il patrimonio aviario, gli Usa si sono dotati da tempo di istituti e organismi che tutelano e si occupano della raccolta dei dati e delle informazioni in materia. Uno dei piu' importanti, il Fish and Wildlife Service, l'agenzia statunitense che ha il compito di controllare l'avifauna migratrice, ha proprio in questi giorni reso pubblico l'aggiornamento della lista delle specie di uccelli protette dal Migratory Bird Treaty Act. La lista delle specie che risale al 1985, comprende tutte le ultime rilevazioni scientifiche sull'avifauna migratrice. Tutte le specie incluse sono considerate protette a livello federale grazie a regolamenti federali che gestiscono la cattura il possesso e ad altre operazioni come la vendita, l'acquisto, il trasporto, l'esportazione e l'importazione. I cambiamenti apportati individuano 186 nuove specie e escludono dalla lista 11. In tutto le specie protette dal Mbta arrivano ora a 1.007. La lista rivista prende atto della presenza di diverse specie di avifauna negli Usa e nei suoi territori dei Caraibi e del Pacifico oltre a registrare i cambiamenti e le revisioni che spostano alcune specie da un habitat ad un altro.
VIRGILIO NOTIZIE
8 MARZO 2010
Clima/ Zoo verde in Gran Bretagna, elettricità da sterco elefanti A Paignton già si produce "in casa" foraggio per animali
Roma - Pulire la gabbia degli elefanti forse non è il lavoro più affascinante nello zoo di Paignton, in Gran Bretagna, ma la direzione spera che serva a tagliare bollette ed emissioni. Il progetto è di utilizzare gli escrementi degli animali per produrre biogas che può essere bruciato per generare elettricità, come racconta il quotidiano The Guardian. Paignton, in Devon, e lo zoo associato di Newquay, in Cornovaglia, hanno aderito a una campagna per ridurre del 10% le emissioni di gas serra entro fine 2010. Paignton produce già localmente, a chilometri zero, molta parte del cibo per gli animali, utilizzando un sistema che non prevede l'utilizzo della terra. Ma ha anche in programma di utilizzare i vegetali che dà da mangiare ai suoi animali erbivori, come elefanti, giraffe e rinoceronti, anche dopo che questi vengono espulsi dagli animali. Solo i due elefanti dello zoo producono due tonnellate di sterco ogni settimana. "Stiamo studiando come produrre biogas dai rifiuti animali" dice un portavoce dello zoo, "Ci stiamo pensando seriamente" aggiunge, anche se poi precisa che i dettagli non sono ancora stati elaborati. "Non va bene se significa perdere denaro". Lo zoo ha investito già 5.000 sterline per abbassare il voltaggio della sua rete da 240 a 220 volt e ha avviato una "sistema sperimentale verticale per il foraggio" che consente di coltivare vegetali destinati a nutrire gli animali, come bietola rossa, mizuna, fiori commestibili, grano e orzo. La spesa alimentare diminuirà così di 100.000 sterline l'anno, mentre si ridurranno le emissioni legate alle importazioni di cibo. Inoltre il sistema usa il 5% dell'acqua necessaria all'agricoltura convenzionale. Lo zoo, insieme a quello gemello di Newquay, è di proprietà del Whitley Wildlife Conservation Trust, un'organizzazione no profit fondata nel 1957 e "dedicata a proteggere il patrimonio naturalistico e a ispirare alle persone il rispetto per animali, piante e ambiente".
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