08 GENNAIO 2011
GAZZETTA DI PARMA
8 GENNAIO 2011
 
Oca protetta e rarissima uccisa a fucilate
 
 
Mara Varoli
 
Provincia di Parma - Era la prima volta che volava nel cielo di Parma. Dopo un lungo viaggio, di migliaia migliaia di chilometri, probabilmente dal Mar Glaciale Artico, è stata accolta  nella golena del Po a fucilate. Un'oca facciabianca, protetta da tutte le convenzioni internazionali, e non solo perchè in via d'estinzione, è stata trovata morta  a Coltaro. Una pagina davvero triste nella storia del nostro territorio. Tant'è che sulla vicenda il consigliere regionale Gabriella Meo sta preparando un'interrogazione: a Parma non era mai capitato che un animale protetto venisse preso a fucilate. E la «cosa» non passerà sotto l'uscio.L'animale è stato avvistato da un agente della Polizia provinciale, durante un servizio di controllo ambientale faunistico lungo la golena del Po, in un pantano. «Purtroppo - racconta Daniele Ghillani, vice comandante della Polizia provinciale - era impossibile raggiungere la zona, ma già con il binocolo l'agente aveva individuato le caratteristiche dell'oca facciabianca». Immediatamente sono stati allertati gli uomini della Lipu, che grazie a Massimo Gibertoni e a Stefano Barborini di Legambiente Aironi del Po sono riusciti a recuperare l'animale...

L'ARENA
8 GENNAIO 2011
 
NOGARA (VR). Un camionista fermato dalla Polizia stradale di Legnago
Multato per il trasporto di un vitellone malato
E' accusato di maltrattamento: la legge vieta di portare animali in queste condizioni al macello
 
 
Nogara (VR) - Per trasportare un vitellone moribondo da un allevamento di Monzambano ad un macello di Modena aveva scelto un percorso di strade secondarie, con molta probabilità proprio per evitare controlli da parte delle forze dell'ordine. Ma ieri mattina la scelta è stata sfortunata perché si è imbattuto nella Polizia Stradale di Legnago che era di pattuglia poco dopo il centro di Nogara, lungo la strada Regionale 10 che porta a Sanguinetto. Gli agenti hanno subito capito di essere davanti ad un evidente caso di maltrattamento di animali poiché il povero vitellone, che era nel camion fermato ieri, non era più in grado di stare in piedi ed era adagiato in un letto di escrementi. Dopo una serie di accertamenti, con il contributo del servizio veterinario dell'Ulss 21, la Stradale ha deciso di far trasportare l'animale nel macello più vicino per sopprimerlo e porre così fine alle sue sofferenze. Pesanti le conseguenze per il conducente del camion che dovrà ora pagare una sanzione amministrativa di 3.000 euro e ha avuto il sequestro a tempo indeterminato del mezzo. Sanzione altrettanto pesante andrà anche all'allevatore mantovano che ha venduto il bovino, nonostante non fosse in grado di poter camminare: dovrà infatti fare i conti con una denuncia penale per maltrattamento di animali. Alcuni passanti hanno deciso di avvisare anche la Lav di Verona che è intervenuta per verificare le condizioni del bovino. «Ci costituiremo parte civile nel processo contro chi ha maltrattato questo povero animale», spiega Lorenza Zanaboni, responsabile Lav Verona. «Si è trattato di un trasporto illegale che ha prodotto grande sofferenza al bovino e immaginiamo in che modo è stato caricato sul camion, visto che non riusciva a reggersi in piedi autonomamente. La legge vieta il trasporto di animali che non riescono a camminare da soli». Le indagini della Polstrada tenderanno a verificare anche se si sia trattato di un caso isolato oppure se, come purtroppo potrebbe essere, alcuni allevatori e trasportatori portino al macello animali ormai moribondi, in barba alla legge.

GEA PRESS
8 GENNAIO 2011
 
Quirra (CA): il Poligono e le vittime della guerra simulata
La relazione dei veterinari.
 
 
 
 
Ne avevamo parlato il 4 gennaio scorso i dati  del  bollettino di guerra diramato dalle ASL di Lanusei e Cagliari erano chiari: agnelli nati deformi e il 65% dei pastori malati di leucemia nel raggio di 2,7 chilometri dalla base militare di San Lorenzo a Quirra.Le nanoparticelle di metalli pesanti presenti nel territorio,  e  trovate anche a Baunei, possono essere causate soltanto da esplosioni a temperature elevatissime, raggiungibili solo con l’utilizzo di proiettili arricchiti. In zona le chiamano “polveri di guerra”. E le vittime sono vittime di guerre simulate.Agnelli con gli occhi sulla nuca, senza occhi, con due teste, con sei zampe. I pastori ammalati di cancro (leucemia o linfomi). Il comitato “Gettiamo le basi” chiede la sospensione dell’attività del poligono e la bonifica del territorio avvelenato. Secondo il comitato nei proiettili utilizzati nel poligono è contenuto uranio impoverito, cosa sempre smentita dal Ministero della Difesa.“Gli agnelli malformati e le leucemie a Quirra? I veterinari dell’Asl, con tutto il rispetto per il loro lavoro, hanno scoperto il segreto di Pulcinella“, dichiara il Presidente della Provincia Graziano Milia. “Lo sapevano i residenti, lo sanno i militari, lo conoscono i politici  adesso è il tempo di porre rimedio, di proposte concrete. Occorre chiudere i poligoni sardi, a cominciare da Quirra. E avviare una bonifica del territorio“.Ecco alcuni dati tratti dalla relazione stilata dai veterinari della ASL di Lanusei e Cagliari relativi al territorio del Poligono di Quirra-Perdasdefogu. La relazione è stata diffusa da Vito Biolchini di RadioPress di Cagliari nel suo blog.
Animali pascolanti nel territorio di Quirra
L’indagine ha interessato complessivamente 21 allevamenti stanziali; sono stati presi in considerazione solo i dati che hanno trovato un riscontro in almeno tre allevamenti.
I veterinari fanno notare che l’eventuale contaminazione da radioattività o metalli pesanti difficilmente, poiché subdola, viene percepita dall’allevatore come caso clinico, quindi  raramente implica la chiamata del veterinario. I relatori lamentano che  lo stesso avviene per forme tumorali,  che non presentano lesioni evidenti,  o per malesseri  che l’allevatore attribuisce all’alimentazione o parassitosi; in questi casi l’allevatore macella l’animale senza rivolgersi al veterinario e non contribuisce al rilevamento e alla registrazione dei dati sanitari.
La segnalazione spesso riscontrata durante l’indagine di agnelli nati con malformazione tipo, “camminavano sulle ginocchia” o nascevano con “ collo storto”, non sono state prese in considerazione in quanto potrebbero essere dovute: la prima alla mancanza di selenio nelle madri, la seconda a problemi verificatesi durante il parto“.
Gli allevamenti del territorio di Quirra sono stati suddivisi in due gruppi, come limite “naturale” è stato individuato il Rio Quirra, distante 2,7 chilometri dalla base militare di Capo San Lorenzo. 12 gli allevamenti del primo gruppo con 2038 animali pascolanti entro il raggio dei 2,7 chilometri; 9 gli allevamenti del secondo gruppo con 2179 animali pascolanti oltre il raggio dei 2,7 chilometri, ovvero nel territorio del Poligono di Perdasdefogu.
STATO SANITARIO DEGLI ALLEVAMENTI DEL PRIMO GRUPPO
Allevamenti ubicati entro il raggio di 2,7 km dalla base di Capo San Lorenzo
Periodo degli anni 1980 – 1995.
Gli allevatori hanno riferito che gli anni 1984 -1987 sono da considerarsi il peggior periodo per la maggior parte degli allevamenti. Dai dati raccolti la problematica risulta estesa in tutto il territorio ed interessa quasi tutti gli allevamenti. In questo periodo si sono verificati, negli animali, picchi alti di problemi sanitari e malformazioni genetiche.
In particolare :
a ) Casi di animali nati con gravi malformazioni( animali nati con testa deformata, con un solo occhio, senza occhi, senza bocca , con numero di zampe inferiore o a volte superiore a quattro ecc.ecc.). Non è stato possibile elaborare la percentuale. Le malformazioni leggere non sono state prese in considerazione.
b ) Agnelli o capretti nati con la linea alba non saldata completamente ed una localizzazione ectopica dei visceri addominali in percentuale del 5% – 7% in numerosi allevamenti. Questa malformazione continua a interessare gli animali .
c ) Ipofertilità elevata in alcuni greggi. Interessa sia greggi di pecore, che di capre. Gli allevatori hanno utilizzato un massiccio “turn over” per disfarsi degli animali non fecondi. Gli allevamenti colpiti da ipofertilità in percentuale bassa, hanno eliminato spontaneamente il problema e dopo uno, due anni la fertilità di questi animali è rientrata nella norma.
Periodo anni 1995 -2010
Durante il secondo quindicennio, dai dati anamnestici raccolti risulta, che i casi di malformazione genetiche negli animali sono diminuiti, ma vengono segnalati casi gravi teratologici con frequenza periodica costante anche durante questi ultimi anni. Gli aborti sono sempre nella media 0,5 % e non si segnalano particolari periodi di ipofertilità o ipofecondità degli animali.
STATO SANITARIO DEGLI ALLEVAMENTI DEL SECONDO GRUPPO
Allevamenti ubicati oltre il limite di 2,7 km dalla Base di Capo San Lorenzo.
Anche questo gruppo di allevatori ( secondo i dati anamnestici raccolti) indica negli anni che vanno dal 1985 al 1988 il periodo di maggior interessamento degli animali da malformazioni genetiche:
a) casi di animali nati malformati
b) linea alba non chiusa completamente ecc..
Gli allevamenti che si trovano nelle località “Scala de sa maista” e “Cirronis” con coordinate geografiche 39,562328 – 9,556648 e 39,539433 – 9,552258 sono stati interessati da un intenso fenomeno di malformazioni degli animali anche durante gli anni 2003-2005 e queste riguardavano: la nascita di capretti ( 10 % – 15 % ) ciechi e con lesioni cerebrali ( dalla descrizione si presume che si trattasse di Idrocefalo) seguita da ipofertilità.Le considerazioni finali della relazione parlano di “elevatissima criticità dell’ambiente e di quel territorio“, di un “sito ambientale potenzialmente contaminato” , soprattutto in località Tintinau, dove di recente è stata registrata la nascita di un agnello con gravissime deformazioni.Nel riepilogo i veterinari mettono in evidenza che “I problemi sanitari degli animali di Quirra per quanto riguarda casi di aborti, moria di animali adulti, moria di animali neonati, scomputati dai dati riferibili ad una probabile origine infettiva ed infestiva, risultano nella media degli animali del gruppo di riferimento del Gennargentu. Per quanto riguarda i casi di ipofertilità degli animali ovini e caprini che pascolano nei territori di Quirra risultano in leggero eccesso solo in alcune aree geografiche di quel territorio. Esiste invece un chiaro eccesso statisticamente significativo di casi di malformazioni genetiche degli animali nati in quel territorio con picchi alti durante alcuni periodi, la cui incidenza non subisce evidente variazione geografica tra diverse aree del territorio di Quirra”.
Ed ecco le conclusioni:
Alla luce di quanto esposto in precedenza, si può affermare che questa indagine ha messo in evidenza l’insorgere contemporaneo di problematiche genetiche ( malformazione) negli animali e gravi malattie tumorali nelle persone che si occupano della conduzione degli allevamenti intorno alla zona perimetrale della base militare di Capo San Lorenzo nei territori di Quirra.É sicuramente da approfondire il fatto che alla nascita di animali con malformazioni genetiche negli allevamenti corrisponda l’insorgenza di malattie tumorali nelle persone che lavorano in quel settore. A tale proposito questo fenomeno potrebbe essere ritenuto una sentinella d’allarme per l’uomo, quasi si trattasse di “sistemi sentinella animali” ( SSA).Si ritiene indispensabile un impegno immediato dell’Autorità Sanitaria per arginare il grave fenomeno di neoplasie che colpisce le persone impegnate negli allevamenti della zona ( ultimo caso in ordine di tempo l’allevatore ventiquattrenne deceduto il 10 luglio 2010, codice allevamento IT097CA153 ), mentre ulteriori approfondimenti sono ritenuti essenziali al fine di evidenziare eventuali correlazioni causa – effetto“.

LA PROVINCIA PAVESE
8 GENNAIO 2011
 
Sei cuccioli nel cassonetto, uno muore
 
VOGHERA (PV). «Accettiamo segnalazioni, anche anonime, rivolgendosi ai nostri numeri di telefono, rifugio 0383-367298 o sede 0383-212775, o anche via e-mail all’indirizzo [email protected]». I volontari della sezione Enpa cittadina, coordinati da Maria Grazia Centelli, lanciano un appello dopo un ultimo, inquietante episodio di abbandono di animali: qualche sera fa infatti sei cuccioli di cane di circa 40 giorni sono stati gettati in un cassonetto a Rivanazzano Terme. Una brutta storia, considerando che uno dei cuccioli è morto e un altro è in gravi condizioni. Qualcuno ha avvisato i volontari dell’Enpa vogherese, che sono subito intervenuti prestando le cure del caso al cucciolo ammalato, che sta lottando per salvarsi a causa dell’ipotermia, mentre gli altri quattro sono assistiti e stanno bene, curati amorevolmente dai volontari Enpa. Resta il fatto della brutalità dell’episodio e dell’inciviltà: i cuccioli, quando sono stati ritrovati, erano coperti da micosi e parassiti. Adesso il problema è che potrebbe esserci il rischio che la mamma ed eventuali altri cani potrebbero versare in condizioni altrettanto precarie. Ed a questo punto parte l’appello dei volontari: «Se qualcuno sapesse di eventuali persone intenzionate a collocare una cucciolata dovrebbe informarci, anche in modo anonimo». Una brutta vicenda ha turbato questo inizio d’anno per chi ama gli animali: il problema dell’abbandono resta in tutta la sua gravità, e il recente episodio ne rappresenta l’ennesima conferma.

CITTA' OGGI
8 GENNAIO 2011
 
Il racconto di Sara, videoreporter
Gettano un gattino nel canale vicino alla ex SS11 per disfarsene: salvato in tempo! (VIDEO)
 
 
 
Boffalora Ticino (MI) -  Forse non ha neanche un mese di vita il povero micio che alcuni delinquenti hanno gettato in una roggia confinante con la ex SS 11 in località Boffalora. Lo hanno fatto per disfarsene. Sono scesi dall'auto e, come se avessero in mano un sacchetto di immondizia (anche quello fanno gli incivili, gettano l'immondizia nei canali...) lo hanno buttato nel canale pieno d'acqua gelida. Questa che raccontiamo è però una storia a lieto fine. Perchè vicino a quella roggia vive una famiglia che gli animali li ama e li rispetta. La nostra videoreporter Sara Rossi ha sentito il gattino strillare dalla paura e non ha esitato un secondo. Lo ha liberato da morte certa. Eccolo il suo racconto nel quale rivela una realtà inquietante. In quella roggia non è certo la prima volta che i delinquenti gettano un animale. E' accaduto in passato e, vorremmo tanto sbagliarci, accadrà ancora...
VIDEO
http://www.cittaoggi.tv/video/boffalora-gattino

SAVONA NEWS
8 GENNAIO 2011
 
Pietra (SV): bracconieri colpiscono sparviere poi soccorso dall'Enpa
 
 
Provincia di Savona - Un bellissimo esemplare di sparviere, uccello rapace discretamente presente in provincia, e' stato vittima di un grave episodio di bracconaggio, o di malacaccia sulle alture di Pietra Ligure. L’animale e' stato soccorso dai volontari della Protezione Animali gravemente ferito alle ali e sottoposto ad un delicato intervento chirurgico da un veterinario specializzato genovese; le radiografie hanno pero' evidenziato la presenza di numerosi pallini di fucile da caccia, che hanno spezzato ulna e radio; il volatile ha superato bene l’operazione ed e' sottoposto a convalescenza, dopodiche' dovra' essere lentamente riabilitato per essere poi messo in liberta'. 'Difficile pensare ad un errore, probabilmente e' stato deliberatamente colpito, forse per ricavarne un triste trofeo', dicono all'Enpa. Grazie ad un accordo di collaborazione con la Provincia di Savona, che eroga un contributo annuale che copre parte delle ingenti spese, i volontari dell’ENPA nel 2010 hanno soccorso, curato, riabilitato e liberato quando possibile, 1.110 animali selvatici, tra cui otto sparvieri.

ANSA
8 GENNAIO 2011
 
Sparviere preso a fucilate da bracconieri nel savonese
Rapace e' stato soccorso e operato da volontari Enpa
 
PIETRA LIGURE (SAVONA) - Un bellissimo esemplare di sparviere, uccello rapace presente nei cieli della provincia di Savona, stato ferito da una fucilata dei bracconieri sulle alture di Pietra Ligure.
Il rapace e' stato soccorso dai volontari della Protezione Animali gravemente ferito alle ali e sottoposto a un delicato intervento chirurgico da un veterinario specializzato genovese; le radiografie hanno pero' evidenziato la presenza di numerosi pallini di fucile da caccia che hanno spezzato ulna e radio. Lo sparviere ha superato bene l'operazione e adesso e' in convalescenza prima della riabilitazione che lo riportera' a volare.

GEA PRESS
8 GENNAIO 2011
 
Sardegna. Concluso il campo LIPU antibracconaggio condotto in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri (foto e video)
I risultati presentati nel corso della conferenza stampa odierna. La LIPU: chiederemo al Governo l'inasprimento delle pene. I reati di bracconaggio non più “contravvenzionali” ma delitti.
 
 
Basso Sulcis e Serrabus, rispettivamente le zone ad ovest e ad est di Cagliari. Montagne umide che portano alla maturazione, nel periodo invernale, di molti frutti appetiti dagli uccelli. I bracconieri lo sanno e fin dal ‘500 si sono organizzati con trappole ed altre diavolerie per catturali e mangiarli. I Tordi vengono bolliti ed infilzati per la narici con rami di mirto. Otto tordi (localmente chiamati grive) compongono “Taccua” venduta illegalmente in ristoranti compiacenti per non meno di 50-80 euro. In tutto non meno di 300 uccellatori per non meno di 300.000 uccelli catturati illegalmente ogni anno. Nel Sulcis gli uccellatori utilizzano i “cappi” posti sulle piante (lattsus de matta) o alla base delle stesse (lattsus de terra). Nel Serrabus si utilizzano enormi impianti di reti, gestite da poche famiglie con metodi imprenditoriali. Tutto ovviamente in modo illegale. Una tradizione dannosissima alla natura che prospera anche grazie all’insufficienza dei controlli.Quest’anno il campo anti bracconaggio della LIPU, condotto nei luoghi fin dal 2006, ha avuto la collaborazione del Comando Regione Sardegna dell’Arma dei Carabinieri. I servizi, pianificati dal Comandante Generale Luigi Robusto, hanno consentito un’intensificazione delle attività di controllo e repressione del fenomeno illegale ancora molto ben radicato. Nel corso delle operazioni della LIPU e dell’Arma dei Carabinieri sono state rimosse 9.000 trappole per avifauna, 20 reti per la cattura illegale di uccelli e numerosi lacci per la cattura di Cinghiale, Cervo e Gatto Selvatico. Altre migliaia di lacci e decine di uccelli surgelati sono stati sequestrati nel corso delle perquisizioni domiciliari. Vi è stato inoltre un arresto e la denuncia di ben 17 uccellatori.Secondo il Comandate provinciale dei Carabinieri, Colonnello Michele Sirimarco, “L’attività di controllo svolta insieme alla LIPU rispecchia la vocazione dell’Arma a corrispondere alle esigenze ed alle aspettative del territorio e non va affatto considerata marginale, se si guarda all’incidenza che il mancato rispetto dell’ambiente e le connesse violazioni comportano per lo sviluppo ed il futuro del nostro Paese. Le Stazioni Carabinieri, del resto, sono gli organismi più adatti, per la loro distribuzione capillare e la relazione che hanno con il territorio, a far crescere nelle comunità dove operano, e soprattutto nelle zone dove il rispetto della natura e dell’ambiente ha una valenza non solo economica ma anche culturale, una maggiore sensibilità per questi temi”.Il controllo messo in atto dall’Arma corrisponde ad un ampia repressione del fenomeno del bracconaggio, messa in campo in tutta la Regione. Fin dall’aprile di quest’anno quando sono iniziate le prime denunce ai danni degli uccellatori che evidentemente non si facevano neanche scrupolo di piazzare le trappole in periodo di nidificazione degli uccelli. In particolare nel cagliaritano le operazioni antibracconaggio eseguite in collaborazione con i volontari LIPU nel Comune di Capoterra, sono state rese possibili grazie all’intervento del Comando Provinciale di Cagliari e del Comando Stazione di Capoterra.Grande soddisfazione nella LIPU per la collaborazione con l’Arma dei Carabinieri. Secondo il Vice Presidente dell’Associazione, Fulvio Mamone Capria, “la professionalità dimostrata dai Carabinieri in questi mesi affianco ai campisti della LIPU, dimostra un’alta sensibilità delle istituzioni all’allarme che la LIPU da anni rilancia con forza nei confronti dell’uccellagione e della caccia di frodo”.Il Responsabile del campo antibracconaggio LIPU, Giovanni Malara, sottolinea come l’attività messa in atto con i Carabinieri “consentirà di ridimensionare in tempi brevi i gravissimi danni che l’uccellagione, fenomeno spesso sottovalutato, determina allo straordinario patrimonio faunistico della Sardegna meridionale”. Poi la promessa: “nel 2011 l’attività sarà ulteriormente potenziata”.La LIPU seguirà tutti i processi che scaturiranno dagli interventi congiunti portati avanti fin dal primo ottobre, mentre verrà chiesto al Governo l’inasprimento delle sanzioni penali previste per il reato di uccellagione, che per le particolari caratteristiche di crudeltà deve essere sanzionato come delitto e non più come contravvenzione. L’aspetto forse più avvilente è infatti la certezza che i bracconieri saranno giudicati con la previsione di una pena a dir poco blanda. Una sanzione, nella stragrande maggioranza dei casi, del tutto spropositata rispetto alla vastità e gravità del fenomeno.
Basta guardare ai risultati di quest’anno:
21 ottobre 2010
In località Costa Is Seddas nel Comune di Capoterra, ripreso con telecamera un uccellatore mentre recupera un esemplare di Tordo Bottaccio da una rete fissa.
08 novembre 2010
In località Serra Trunconeddu nel Comune di Assemini ripreso con telecamera un uccellatore mentre recupera un esemplare di Tordo Bottaccio da una trappola a terra. Il soggetto è stato successivamente fermato ad un posto di blocco dei Carabinieri di Capoterra mentre si trovava alla guida della Fiat Punto di sua proprietà. Sono stati identificati e denunciati P.G., di anni 71 e il figlio P.R., entrambi residenti a Capoterra. Il P.G. è stato trovato in possesso di alcune trappole in nylon per uccellagione. Nel corso della perquisizione effettuata nella residenza dei due sono state trovate circa 700 trappole in nylon per uccellagione ed alcuni lacci per la cattura di ungulati.
10 novembre 2010
In località Conca d’Oru nel Comune di Capoterra, ripreso con telecamera un uccellatore intento a recuperare un Tordo Bottaccio da una trappola a terra. L’uccellatore, nel corso di un posto di blocco realizzato dai Carabinieri del Comando di Capoterra, è stato identificato in P. E., di anni 68, di Capoterra.
11 novembre 2010
In località Comunità Montana del Comune di Capoterra, è stato ripreso con telecamera un uccellatore nell’atto di recuperare da una trappola un esemplare di Verdone, specie particolarmente protetta.
18 novembre 2010
In località Case Ricetto, del Comune di Assemini, è stato ripreso con telecamera un uccellatore nell’atto di recuperare da una trappola un esemplare di Tordo Bottaccio. Il soggetto è stato successivamente fermato ad un controllo dei Carabinieri ed identificato in S.E., di anni 37, mentre si trovava in compagnia di F.L., di anni 49, anch’egli di Capoterra. I due sono stati trovati in possesso di esemplari di Tordo Bottaccio e Merlo catturati illegalmente. Nel corso delle perquisizioni domiciliari sono stati trovati lacci in crine e due grosse buste contenenti piume di uccelli, anche appartenenti a specie protette.
19 novembre 2010
In località Conca d’Oru, del comune di Capoterra, un gruppo di volontari della LIPU, guidati dal Vice Presidente dell’associazione, Fulvio Mamone Capria, incrociano un bracconiere che scende lungo un sentiero. Questi inveendo contro i militanti LIPU risale il sentiero e da una posizione dominante, ad un altezza di circa 30/40 metri, lancia alcune grosse pietre ferendo al piede sinistro il Vice Presidente. Il Mamone Capria viene accompagnato all’Ospedale di Cagliari dove gli viene diagnosticata una pesante contusione guaribile in dieci giorni. Viene presentata querela al Comando Carabinieri di Capoterra, fornendo elementi decisivi per il riconoscimento dell’aggressore.
Dicembre 2010
Nel corso di un servizio disposto dal Nucleo Radiomobile di Cagliari arrestato Boi Claudio, di Domus de Maria, trovato in possesso di armi con matricola illeggibile, di 50 trappole e selvaggina congelata.
03 gennaio 2011
Fermato in località S’Arcu S’enna Sa Craba, nel Comune di Capoterra, P. S. di anni 37 trovato in possesso di 30 passeriformi appena catturati con lacci in crine, tra cui specie particolarmente protette dalla legge, come Pettirossi, Cinciallegra e Cinciarella. Il P. è stato identificato dal personale della LIPU presente sul luogo del fermo come il soggetto che nello scorso novembre, nella medesima località, scagliò delle grosse pietre contro i volontari, ferendo il Vice Presidente Nazionale dell’associazione Fulvio Mamone Capria. Tra l’altro il P. è stato trovato in possesso di una frombola di costruzione artigianale, in grado di scagliare grosse pietre a grande distanza. E’ stata presentata denuncia-querela per i reati di tentato omicidio, lesioni personali ed uccellagione. Nel corso della perquisizione domiciliare sono stati sequestrati migliaia di cappi in crine ed altri piccoli uccelli surgelati.
07 gennaio 2011
Fermato in località Murru Sirboni di Assemini S.E. di anni 40 mentre esercitava attività di uccellagione. Nel corso della perquisizione domiciliare trovate circa 400 trappole di varia natura. Il soggetto aveva precedenti specifici per bracconaggio, essendo stato fermato alcuni anni dal Reparto Cacciatori di Sardegna dell’Arma dei Carabinieri con cinghiali catturati per mezzo di lacci.
Risultati complessivi prodotti
Arresti : 1
Uccellatori ripresi con telecamere: 6
Uccellatori individuati con mezzi d’indagine tradizionali: 11
Individuati e rimossi lungo i sentieri:
9.000 Trappole
20 Reti
Lacci per la cattura di Cinghiale, Cervo e Gatto Selvatico
65 uccelli tra liberati e morti
Sequestrati:
2.400 trappole, 1 frombola, 6 lacci metallici
28 Tordo Bottaccio / 6 Merli (specie cacciabili)
2 Fringuelli (specie non cacciabile)
22 Pettirossi /1 Cinciallegra /1 Cinciarella (specie particolarmente protette)
Con la conferenza stampa di oggi, presentata dalla LIPU e dall’Arma dei Carabinieri, si conclude anche la seconda parte dello speciale “Alert – la Natura sta colando” voluto da GeaPress per mettere in evidenza appena due dei tanti fenomeni di bracconaggio ancora perpetrati nel nostro paese. Il primo campo, condotto dal Nucleo Operativo Antibracconaggio del Corpo Forestale dello Stato nelle vallate del bresciano, ed il progetto “Basso Sulcis”, condotto dalla LIPU in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri.
Mesi intensi di notizie purtroppo non sempre protagoniste nella comunicazione, nonostante, sia per vastità che gravità, costituiscono una vera emergenza nazionale. Non dimentichiamo, infatti, che la fauna selvatica è “patrimonio indisponibile dello Stato”. Un patrimonio rubato dai bracconieri per finire in pentole ed in tasca …. considerato il giro illegale di soldi che movimentano.
Vedi photo gallery:
http://www.geapress.org/progetto-basso-sulcis/sardegna-concluso-il-campo-lipu-antibracconaggio-condotto-in-collaborazione-con-larma-dei-carabinieri-foto-e-video/10473

GEA PRESS
8 GENNAIO 2011
 
Napoli: la polizia denuncia due cacciatori. Il reato, però, è di tentata estorsione
 
Due cacciatori sono stati denunciati, in stato di libertà, dalla Polizia di Stato del Commissariato di San Giuseppe Vesuviano (NA). Il reato contestatogli è concorso in tentata estorsione. La storia inizia nel mese di ottobre quando viene denunciata la sparizione di un cane padronale del valore di circa 4000 euro. Si trattava di un Setter inglese. Il padrone inizia a mettere annunci ed è anche disposto a ricompensare chi gli troverà il cane.Il quattro gennaio, però, sente arrivare una richiesta estorsiva di ben 1000 euro. La Polizia si mette a lavoro e rintraccia Lula, questo il nome del Setter, in un appezzamento di terreno di proprietà di uno dei due cacciatori. Il cane viene subito portato presso l’Asl territorialmente competente la quale provvede all’esame del microchip. Si trattava proprio di Lula che è stata subito riconsegnata al suo padrone.Le indagini della Polizia intanto proseguivano nella casa dei due cacciatori di 74 e 76 anni abitanti anch’essi nel vesuviano. Sequestrate, a scopo cautelativo, tutte le armi e pure una … sorpresina. Parti di un fucile detenuto illegalmente.

CORRIERE DI MAREMMA
8 GENNAIO 2011
 
Lupo investito lungo la strada.
La carcassaè stata trovata distante dall’incidente.
 
 
ABBADIA SAN SALVATORE (SI) - Storia triste e ancora contornata di mistero la fine di un lupo (la vera identità dell'animale non è stata resa nota dalla Usl), investito probabilmente da un'auto la sera di mercoledì, mentre attraversava la provinciale che collega Bagni San Filippo a Abbadia San Salvatore, in prossimità della località Zaccaria, nella periferia del paese. È triste infatti pensare che questo esemplare, forse solitario, abituato a vivere nei boschi e lontano dalle zone abitate, abbia finito i suoi giorni sulla durezza dell'asfalto, abbattuto dall’urto di un'auto, che l'ha colpito in pieno. Mentre è ancora avvolto di mistero il ritrovamento della sua carcassa, avvenuto ieri mattina ai margini di un campo lungo la vecchia strada delle Conie, non troppo distante da dove era stato avvistato la sera prima. Era circa la mezzanotte di mercoledì 5, quando un automobilista, che stava rientrando a Abbadia San Salvatore, ha notato sul bordo della strada un involucro a terra. Un cane? Si è fermato, si è avvicinato e ha constatato che si trattava di un animale ormai cadavere. Non si muoveva e non respirava più. Osservandolo con attenzione si era accorto che si trattava di un lupo, una specie che conosce bene. Per un senso di pietà lo ha spostato nel ciglio della strada, affinché non venisse martoriato da altre autovetture in transito. La mattina successiva, però, sul luogo dell'incidente era rimasta solo un'ampia chiazza di sangue, slavata dalla pioggia. La carcassa era sparita. Inutile chiedere agli enti e alle associazioni che si occupano della protezione degli animali e del controllo del patrimonio faunistico (Enpa, Polizia Provinciale, Amministrazione Provinciale, carabinieri). Nessuno era venuto a conoscenza di quell'episodio, nessuno aveva visto o verificato la presenza di quell'animale ucciso sulla strada. Probabilmente qualcuno lo aveva trasferito altrove. Solamente ieri mattina è giunta una segnalazione al servizio veterinaria della Usl in base alla quale un cane e/o lupo morto si trovava in un campo non lontano dal luogo in cui era stato rinvenuto esanime due sere prima. Impossibile che il predatore si fosse recato con le proprie forze nel punto del nuovo ritrovamento. Era morto sull'asfalto. Qualcuno lo aveva allontanato da quella strada troppo in vista, gettandolo in un campo più appartato. Un animale dal pelo fulvo, con delle striature più scure. Non identificato. Ieri, infatti, gli addetti dell'ufficio di veterinaria della Usl di Abbadia San Salvatore si sono recati sul posto indicato sia per controllare l'esistenza del microchip, nel caso si trattasse di un cane appartenente a qualche proprietario (il controllo ha avuto esito negativo), sia per rimuovere l'animale, dopo il sopralluogo congiunto tra Usl e polizia municipale. Solo i responsabili Usl potranno rivelare gli esiti del controllo effettuato dal personale veterinario. Il fatto che possa trattarsi di un lupo (ve ne sono parecchie sottospecie) non è così improbabile, perché non è la prima volta che la presenza di questi animali.

CORRIERE DELLE ALPI
8 GENNAIO 2011
 
Treno investe un cervo e si blocca
 
BELLUNO. Polizia ferroviaria in azione ieri mattina a Longarone dopo che il treno, l’Espresso 1906 Roma-Calalzo, aveva investito un animale selvatico che si trovava fermo sulla linea ferroviaria. Il capotreno ha raccontato agli agenti che verso le 7 il convoglio, mentre viaggiava su un rettilineo ad una velocità di 70 chilometro orari, investiva un cervo che stava attraversando i binari.
L’impatto ha provocato la tranciatura di una condottura dell’aria dell’impianto frenante provocandone il blocco e impedendo l’ulteriore marcia del mezzo.
Gli agenti provvedevano, quindi, con l’aiuto del dirigente operativo di Trenitalia di Belluno, a chiudere la linea bloccando i successivi treni in transito e organizzando il trasporto sostitutivo in autobus. Nel frattempo s’è provveduto al recupero del convoglio con l’utilizzo di una motrice proveniente da Ponte nelle Alpi.
Al momento dell’impatto non vi erano passeggeri a bordo. Il ripristino della circolazione è avvenuto verso le 8.

GAZZETTA DI PARMA
8 GENNAIO 2011
 
Capriolo in pericolo tra i binari: salvato dai guaraparco
 
Provincia di Parma - Iera mattina  con una brillante operazione del Servizio dei Guardiaparco del Parco Boschi di Carrega, è stato catturato e trasportato nel Parco un capriolo femmina che da diversi giorni era rimasto intrappolato tra l’abitato di Fornovo  e la stazione ferroviaria.
Il Servizio di Polizia Ambientale del Parco è intervenuto in quanto allertato dalla Polizia ferroviaria e dalla Polizia provinciale, che hanno segnalato la presenza dell'animale  in situazione di pericolo nella stazione ferroviaria di Fornovo. Il capriolo -  sottoposto a grande tensione dalla continua presenza di persone  - era arrivato da un piccolo ed intricato boschetto tra le abitazioni di via Roma e la stazione, direttamente sui binari, costituendo un potenziale pericolo per sé e per gli utenti della stazione.

GEA PRESS
8 GENNAIO 2011
 
Cacciator bracconieri a caccia nei parchi e con l’arma vietata
Intervento della Guardie WWF di Salerno ed Avellino.
 
Nuovi sorprendenti risultati ottenuti dalla Guardie WWF di Salerno ed Avellino nel corso delle attività di controllo del territorio. Attività congiunta alle Forze dell’Ordine nei pressi di Castelnuovo di Conza, Santomenna (SA) e S.Andrea di Conza (AV). In questo caso le Guardie del WWF, coordinate dal Responsabile Provinciale Fabrizio Lullo, hanno provveduto a fermare un cacciatore, in regola con la licenza di caccia, ma operante in barba alle leggi. Il cacciatore, infatti, veniva trovato con il serbatoio del fucile modificato e potenziato, fatto, questo, vietato dalla legge. L’intervento, congiunto ai Carabinieri della Stazione di S. Andrea, comandati dal Maresciallo Capo Laurentini, portava al sequestro penale del fucile alterato e delle numerose cartucce. Il cacciator bracconiere, proveniente da Napoli, veniva denunciato per alterazione d’armi ed esercizio della caccia con mezzi vietati.Ancora più incredibile il secondo intervento che portava, ancora una volta, ad identificare e denunciare un altro cacciator bracconiere, questa volta della provincia di Salerno. Il cacciatore, anch’esso con regolare licenza di caccia, aveva di fatto trasformato l’area del Parco Regionale dei Monti Picentini, in una sorta di riserva personale. L’intervento delle Guardie del WWF, congiunto ai Carabinieri della Stazione di Campagna, coordinati dal Maresciallo Capo D’ambrosio, portava al sequestro di armi e munizioni oltre che alla denuncia all’Autorità Giudiziaria del cacciatore con il vizietto del bracconaggio.Soddisfazione ma anche rammarico tra i volontari del WWF. Secondo Mario Minoliti, coordinatore campano del WWF “nonostante i numerosi controlli, il fenomeno del bracconaggio nel Parco Regionale dei Monti Picentini risulta ancora essere radicato. I nostri sforzi di Vigilare sulle aree protette – ha aggiunto l’esponente del WWF – portano enormi benefici in tal senso ma ci rammarichiamo quando siamo costretti ad assistere ancora a scempi e azioni di bracconaggio in aree verdi naturali che tutti dovremmo curare e salvaguardare.”Purtroppo i reati venatori italiani, puniscono all’interno di una sfera applicativa squisitamente contravvenzionale. Non solo. Per avere (solo) sospesa la licenza occorre che il reato, già blandamente punito, venga addirittura reiterato. In un certo senso la legge italiana prevede la figura del cacciator bracconiere.

LA TRIBUNA DI TREVISO
8 GENNAIO 2011
 
Ridateci la nostra volpe
 
Serena Gasparoni
 
Provincia di Treviso - «Rivogliamo il nostro cucciolo a casa». Cucciolo speciale: la volpe catturata giorni fa vicino a porta San Tomaso da vigili del fuoco e polizia provinciale, guardie forestali, e vigili urbani, in un’inedita caccia sulle mura. L’appello arriva dai proprietari della bestiola, addomesticata da un anno. E della richiesta si fa portavoce l’Enpa di Treviso, con la presidente Stefania Righetto.
«Rivogliamo il nostro cucciolo a casa, cosa dobbiamo fare?» - hanno chiesto i proprietari alla Righetto.
«La signora ha spiegato che l’animale viveva in casa da più di un anno, da quando lo avevano casualmente trovato: era diventata ormai il compagno di giochi dei figli, come un cagnolino. Ora i bambini sono disperati» - spiega la Righetto.
Il timore della presidente dell’Enpa è che l’animale, stando a quanto riferiscono i proprietari - sarebbe ormai perfettamente addomesticato, incapace quindi di procurarsi il cibo autonomamente: rimetterla in libertà senza «adeguata rieducazione potrebbe seriamente metterne a rischio la sopravvivenza, in un inverno molto rigido».
 La volpe, inizialmente ricoverata in un centro di recupero della Provincia che fa capo alla polizia venatoria e che si occupa di fauna selvatica, è stata liberata martedì scorso sul Grappa «Certo ritengo difficile che la famiglia a questo punto riesca a riavere la volpe - conclude la Righetto - le volpi non sono animali domestici e non possono essere tenuti in cattività: per riaverla i proprietari dovrebbero esporsi con nome e cognome rischiando multe fino a 3000 euro. E non riavendo la volpe».

IL GAZZETTINO
8 GENNAIO 2011
 
Muore il suo amato caprone e fa affiggere manifesti a lutto in paese
 
GALATI MAMERTINO (Messina) 8 gennaio - È morto il suo amato caprone e l'artista Alfredo Iraci per comunicare a tutta la gente di Sant'Agata di Militello (Messina) il proprio dolore per la dipartita del suo amico quadrupede ha fatto affiggere i manifesti del lutto sui muri del comune: «Unitamente ai pochissimi e preziosissimi amici e ai molti cari conoscenti profondamente affranti da dolore, comunichiamo la prematura morte del fidato Carlo il caprone!».
Iraci, precario in servizio al comune, originario di Galati Mamertino, che si diletta con la pittura, ha voluto onorare la scomparsa del caprone cui era particolarmente affezionato pagando regolarmente la tassa di affissione al comune. «Per me era come un cane di razza - afferma- ed ogni volta che mi recavo in campagna per accudirlo mi faceva le feste. In molti mi hanno espresso solidarietà».
Carlo è morto due giorni fa a causa di un oggetto ingerito per sbaglio nelle campagne in cui viveva quasi libero. Così oltre ad una degna sepoltura in un terreno di proprietà di Iraci è partita anche l'iniziativa del manifesto funebre per partecipare alla cittadinanza il lutto.

CORRIERE DELLE ALPI
8 GENNAIO 2011
 
Pellicce, fabbriche dell’orrore
 
In questi giorni di compere sono apparsi manifesti invitanti al boicottaggio delle merci cinesi. Una proposta assai discutibile, certamente contraria allo spirito del libero mercato ma un’ eccezione la farei.
Ogni anno giungono nel nostro paese milioni di pelli di animali destinate a «guarnire» colli e maniche di giacconi o capi simili direttamente confezionati in Cina.
In queste fabbriche dell’orrore, in cui lavorano anche bambini, vengono scuoiati vivi anche cani appositamente allevati in condizioni agghiaccianti e che farebbero inorridire molte delle signore benpensanti e di buone maniere che poi indossano tanto volentieri i loro capini tutti nuovi.

LA SICILIA AGRIGENTO
8 GENNAIO 2011
 
Si è smarrita Aika appello per ritrovarla
 
 
Palma di Montechiaro (AG). Lo scorso 6 gennaio si è persa a Palma di Montechiaro una cagnolina di sei anni di razza meticcia di piccola taglia. Aika, questo il nome dell'animale, ha un collare rosso. La cagnolina ha il mantello superiore di colore nocciola e quello inferiore di colore bianco e la coda attorcigliata su se stessa. Il proprietario, Simone Tommasi, di Palma di Montechiaro, ha rivolto un appello a chi riuscisse a trovarla. Il numeri di telefono a cui ci si può rivolgere sono 331/3673495 oppure 0922/966054. Ci si può anche rivolgere ala ricevitoria tabacchi di corso odierna 271 a Palma di Montechiaro.

ANSA
8 GENNAIO 2011
 
Volevano mille euro per restituire cane a padrone,denunciati
Nel Napoletano cacciatori tentano estorsione su una setter
 
NAPOLI - Pretendevano mille euro per restituire al padrone Lula, esemplare di setter inglese che era scomparsa, dal mese di ottobre, dal cortile di casa. I due, pero', fratelli cacciatori di 74 e 76 anni, a San Giuseppe Vesuviano (Napoli), sono stati denunciati in stato di liberta' per tentata estorsione.Sono stati i poliziotti di San Giuseppe Vesuviano a rintracciare la cagnolina nel terreno di proprieta' di uno dei due cacciatori. Il proprietario di Lula si era dimostrato disposto a dare loro una ricompensa per il ritrovamento della sua cagnolina. Ma i cacciatori, consapevoli del valore della setter, hanno tentato l'estorsione.

IL NOLANO
8 GENNAIO 2011
 
"Cane" da ritorno, denunciati in 2
 
SAN GIUSEPPE VESUVIANO (NA)  - Due fratelli cacciatori, di 74 e 76 anni, abitanti nel vesuviano, pretendevano la somma di 1000 euro per la restituzione di un bellissimo esemplare, femmina, di setter inglese, del valore di 4000 euro, del quale il padrone aveva perso le tracce dal mese di ottobre, perché scomparso dal cortile di casa. A denunciare entrambi, in stato di libertà, per il reato di concorso in tentata estorsione, ci hanno pensato gli agenti del Commissariato di San Giuseppe Vesuviano che, nell’immediatezza, hanno avviato indagini, riuscendo a portare a casa, sana e salva “Lula”. I poliziotti, infatti, sono riusciti a rintracciare Lula in un appezzamento di terreno, di proprietà di uno dei due fratelli ed essendo stati gli stessi, il 4 gennaio scorso, a formulare la richiesta estorsiva, sono stati denunciati. Il denunciante, infatti, era ben disposto ad offrire una ricompensa, a titolo di ringraziamento, per il ritrovamento della sua cagnolina, offerta che i due fratelli non hanno affatto voluto prendere in considerazione perché, riconosciuta la razza del cane ed il suo valore di mercato, pretendevano la somma di 1.000 euro. Lula è stata condotta presso l’Asl Na4, dove personale veterinario, attraverso la lettura del microchip, accertava la proprietà del denunciante, un 48enne. Gli agenti a seguito di perquisizione domiciliare, presso l’abitazione dei due fratelli, hanno sequestrato una canna di fucile detenuta e non legalmente dichiarata. Inoltre, a scopo cautelativo, sono state sequestrate anche tutte le armi in loro possesso, con le relative autorizzazioni di Polizia.

AFFARI ITALIANI
8 GENNAIO 2011
 
La mafia dei canili e il business del randagismo. La denuncia
 
Dr. Angelo Troi Veterinario
 
I costi della sanità sono uno dei punti critici di bilancio per il nostro Paese, fin qui nulla di nuovo. L'Italia garantisce infatti un livello di assistenza che non è affatto scontato nei paesi industrializzati, pur con picchi di eccellenza e gravi cadute di tono. Non tutti i cittadini sono al corrente di finanziare in questo capitolo anche la sanità animale, intesa in origine come un complesso di interventi pubblici di grandissima rilevanza, volti a garantire che gli animali non trasmettano malattie all'uomo e che gli alimenti di origine animale siano salubri.
Ma nel nostro Paese si sta costruendo un'altra veterinaria, quella del randagismo, che prevede canili e spostamenti di animali e vorrebbe anche ospedali e persino una mutua: il tutto nell'inconsapevolezza generale di costi che gravano sulle casse pubbliche. Purtroppo  l'idea della salute pubblica è relegata a mero accessorio, nel senso  che la diffusione di malattie infettive (ad esempio la leishmaniosi, pericolosa per l'uomo) in tutto il Paese attraverso questi animali,  non è certo il problema prioritario. Con un'etica dai risvolti discutibili.
Esiste un'etica della tortura? Del carceriere? Delle sofferenze inflitte? Ripensare il sistema del randagismo vuol dire praticare un difficile esercizio anche contro l'ipocrisia e i luoghi comuni, vuol dire scontrarsi contro la disneyzzazione della nostra cultura, cercando di praticare l'Etica affrontando interrogativi scomodi.
Che esista un sistema DEL randagismo è cosa sicura: arriviamo al paradosso dell'esistenza di un Assessorato al Randagismo (Comune di Lecce). Ma non solo questo ce lo dimostra. Ci sono anche le decine di milioni di euro spesi dallo Stato italiano - solo per il mantenimento-, ci sono migliaia di associazioni, cooperative, movimenti, spesso con un fortissimo contatto politico, sempre con una grande risonanza mediatica, a dimostrare che esiste un vero e proprio Sistema del randagismo.
Fino a qui, sarebbe ancora il meno. In fondo esistono sistemi nella gradazione dal legittimo al corrotto per molti altri aspetti della travagliata vita italiana. Non ci muoveremmo più di tanto contro l'ormai consueta demagogia spesa per la ricerca nemmeno della poltrona, a volte un semplice sgabello comunale, nemmeno per i soldi spesi male. Il problema è che ci sono sofferenze inaudite, indicibili, inflitte con colpevole noncuranza a migliaia di animali prigionieri di questo Sistema.
Ripensare il sistema dei canili vuol dire riflettere con serena e spietata autocritica sui risultati pratici creati da una legislazione demagogica nazionale unita ai piccoli poteri e alle grandi negligenze locali. Forse è arrivato il momento. I cani nei canili soffrono. Ce lo dicono molte inchieste a volte sincere, a volte interessate più all'audience che al miglioramento reale delle cose, ce lo dicono i veterinari, ce lo conferma una semplice valutazione diretta delle cose. Ma anche qui, si potrebbero accettare sofferenze finalizzate alla realizzazione di un benessere futuro dei cani, cosa che invece non avviene. I cani sono imprigionati nei canili, vittima di un Sistema che ha tutto l'interesse a mantenerli in prigionia per poter prosperare, per mantenere un potere, per ricevere denaro da distribuire senza doverne rendere conto.
Non occorre arrivare alle situazioni dei canili lager, purtroppo così diffuse, per vedere queste sofferenze. Anche nei canili milionari, tirati su a suon di cemento e consulenze, i cani soffrono comunque, perché il Sistema non è incentrato su di loro, ma sui carcerieri che ne traggono ancora l'ultimo guadagno, quello di presentarsi come anime pie nascondendo la realtà delle cose. I cani soffrono perché, oltre alle situazioni di carenze igieniche e strutturali assolutamente comuni, vengono privati del diritto ad un'esistenza concretamente corretta, in nome di un astratto diritto ad un'"esistenza". Nessuno ha interesse a favorirne le adozioni, tanto meno un'esistenza almeno serena. Ancora peggiore è la teoria del "liberiamoli tutti", togliendo ai proprietari quella responsabilità penale personale, tanto invocata e declamata, quanto platealmente aggirata dal cane di quartiere, dalle colonie, dai mille artifici per dare questa responsabilità a tutti e quindi a nessuno, persino spacciando il fenomeno per "profonde radici della tradizione" e scaricandolo sugli amministratori locali. Animali in branco nella migliore delle ipotesi accattoni o spazzini, nella peggiore spietati, quanto improvvisati assassini.
Se solo questi animali avessero la possibilità di una vera rappresentazione, se solo qualcuno facesse (qualche volta è successo) una vera inchiesta sulle loro condizioni di vita da prigionieri del Sistema, se solo una commissione indipendente e dotata di poteri valutasse serenamente il rapporto costi-benefici dell'approccio italiano al randagismo dell'ultimo ventennio, non ci andrebbe molto per scoprire il velo sulle sofferenze, gli sprechi, le bugie che sommergono questo angolo buio della società italiana.
Ripensare il sistema dei canili vuol dire progettare meccanismi virtuosi che evitino alla base il sistema randagismo. Non occorrerebbe molto, le esperienze di altre nazioni potrebbero esserci utili. Ad esempio, immaginare un modello in cui il proprietario veramente identifichi il proprio animale e che le banche dati siano reali e non oggetti misteriosi ed applicati a macchia di leopardo, senza comunicazione tra loro.
Dobbiamo arrivare anche all'estrema domanda, se sia meglio continuare a soffrire in una gabbia o accettare l'eutanasia come estremo, pietoso, coraggioso, ultimo atto di affetto e rispetto verso animali che hanno diritto a non essere strumenti di biechi interessi, come pacificamente accettato nella quasi totalità degli Stati.
Le Zoomafie non sono solo quelle dei combattimenti clandestini o del traffico di animali, ma le appoggiano anche quelli che agitano  frequentemente questi spauracchi per distogliere gli sguardi dalla vera realtà. Andate in un canile, e non chiedete di fare uscire il cane per una passeggiata. Fate di meglio: chiedete di entrare nella loro gabbia, restateci cinque minuti di orologio e quando uscirete allora sarete pronti per discutere veramente di randagismo.

LA NUOVA SARDEGNA
8 GENNAIO 2011
 
Randagi e no, sì alla campagna di sterilizzazione
 
IGLESIAS (CI). «Mai più randagi: una questione di civiltà»: e il primo passo per limitare il numero di cani randagi è una seria campagna di sterilizzazione non solo degli animali di strada ma anche di quelli che hanno un padrone che non può permettersi la spesa. È di qualche settimana fa la delibera comunale con cui si approvano le linee guida dell’intervento, che stanzia per le sterilizzazioni delle femmine 20 mila euro, di cui 13.500 già nella disponibilità dell’ente per i primi interventi. Le linee guida stabiliscono un punteggio per nucleo famigliare sulla base del tipo di cane, del luogo di residenza (gli animali che vivono in campagna sono più esposti al rischio di gravidanze indesiderate), della presenza di altri animali in casa e della situazione economica dei proprietari. Ci sarà una graduatoria - dopo la pubblicazione del bando - in base alla quale si otterrà il contributo per la sterilizzazione del proprio cane. Il finanziamento che è stato concesso al progetto del Comune è complessivamente di 27 mila euro che serviranno anche, in minima parte, alla sterilizzazione di randagi, alle adozioni e alle misure alternative all’adozione (tutela dei cani di quartiere). È vero che a Iglesias ci sono randagi storici accuditi e benvoluti e che per trovare una casa al «cane biondo» si è mobilitata mezza città. Ma sono eccezioni: la norma, per i cani di strada, è finire nello stallo di un canile.

CORRIERE ADRIATICO
8 GENNAIO 2011
 
La pecora fedele come un cane
Mea, la protagonista del presepe vivente
 
Porto Sant’Elpidio (FM) -  In genere, nei presepi, gli animali a meritare un posto di primo piano sono il bue e l’asino. Ma a Porto Sant’Elpidio, per la rappresentazione della Natività in Piazza Garibaldi il giorno dell’Epifania, la protagonista è diventata Mea, una pecora di un anno, che con la sua indole mansueta e socievole e con la sua straordinaria fedeltà al padrone si è trasformata in una vera e propria attrazione. La sua è una storia speciale: appena nata è molto più fragile di altri agnelli del suo gregge. Non riesce a reggersi sulle zampe e sembra destinata ad una rapida morte. La svolta arriva quando il proprietario si rivolge a Flavio Pasquali, giovane veterinario di Porto Sant’Elpidio (titolare insieme alla dottoressa Claudia Perciballi dell’ambulatorio Double Vet, in via Monte Grappa). Il dottore intuisce subito di poter salvare l’animale. Non è affetto da gravi patologie, solo da carenze di minerali e vitamine. Una sorta di cura ricostituente nelle mani del veterinario e l’agnellina riprende vita. Dopo qualche settimana, Pasquali la regala a Roberto Diomedi ed al figlio Andrea, capaci di tenerla in uno spazio adeguato, con molti altri animali, nelle colline elpidiensi. Mea cresce e sviluppa un rapporto strettissimo con il padrone. Il corpo di una pecora, il comportamento di un cane, sempre fedele al suo titolare, che segue passo dopo passo. E giovedì, giorno dell’Epifania, Mea e la famiglia Diomedi dopo il presepe vivente si sono trovati al centro delle attenzioni di tantissimi bambini e famiglie. “Erano le 8.30 di sera e non riuscivamo a lasciare la piazza – raccontano – la pecora era circondata, sembrava di stare accanto ad un’attrice”.

CORRIERE DELLE ALPI
8 GENNAIO 2011
 
Maialini vietnamiti nel campo di mais a Borgo Prà
 
Alessia Forzin
 
BELLUNO. Sembrava proprio un branco di cinghiali quello che da una settimana attira l’attenzione degli abitanti di Borgo Prà nella zona di via dell’Anta e via Sarajevo.
Nel campo di mais adiacente alla strada, infatti, si potevano notare distintamente anche ieri mattina sette animali, intenti a cercare qualche chicco di grano sfuggito al ghiaccio o alla mietitura. «Vengono tutte le mattine, stanno qui qualche ora e poi se ne vanno», spiega Giuseppe Benozzi, residente in zona.
In realtà, però, non si tratta di cinghiali, ma di maiali vietnamiti, come spiega il responsabile della polizia provinciale Gianmaria Sommavilla: «Ci sono arrivate decine di segnalazioni, ma non vi preoccupate, non sono cinghiali». E per fortuna, perchè vista la stazza degli animali e la vicinanza con la strada il pericolo per gli automobilisti sarebbe stato da non trascurare.
Pare che i maialini vietnamiti siano di proprietà di un residente nella zona, che ha un allevamento appena dietro la collina che divide il campo di mais dal Piave. Tanta la curiosità delle persone, che si sono fermate a fotografare e ammirare le bestiole per tutta la mattina. C’erano sia dei residenti che diversi automobilisti, incuriositi dalle sagome nere che si muovevano nel campo, e che facevano scappare di continuo le numerose cornacchie in cerca di qualcosa da beccare in zona.
E a tutti, data anche la distanza del punto di osservazione, sembravano proprio cinghiali: «Speriamo non devastino tutto, da noi in Carnia fanno danni», il pensiero di un autotrasportatore friulano di passaggio. Pare però che i maialini vietnamiti siano animali piuttosto socievoli, quindi il rischio di danni sembra limitato.

ASCA
8 GENNAIO 2011
 
ANIMALI: FORESTALE, RACCOLTE 800 TORTORE MORTE A FAENZA. IN CORSO ESAMI
 
Roma - ''Sono piu' di 800 finora le carcasse di tortore che sono state raccolte intorno alla zona industriale di Faenza, e purtroppo il dato e' destinato a salire. Sono in corso esami sulle cause dei decessi e i primi risultati delle analisi sono attesi per la prossima settimana''. Lo comunica in una nota il Corpo Forestale dello Stato dopo che anche l'Italia e' stata colpita a Faenza, in provincia di Ravenna, da una moria di tortore. Un'anomalia che arriva dopo i tremila merli morti in Arkansas, altri 500 in Louisiana e una centinaia di corvi in Svezia.
''La segnalazione dei primi ritrovamenti - spiega la Forestale - e' arrivata domenica scorsa al Comando Provinciale di Ravenna del Corpo forestale dello Stato che e' subito intervenuto con la presenza del servizi di Polizia Giudiziaria. Sin dall'inizio della settimana scorsa, presso i laboratori dell'Izsler, l'Istituto Zooprofilattico sperimentale di Luco di Ravenna, sono in corso difatti gli accertamenti diagnostici su alcuni campioni di tortore cosi' come presso le Asl locali con le quali tra l'altro, di concerto, si stanno organizzando le misure necessarie di intervento, non appena si definiranno le cause di decesso.
Gia' domani si avranno certezze sui decessi per cio' che attiene il quadro virologico, mentre per le analisi tossicologiche si avranno nel corso prossima settimana''.
In particolare, prosegue la nota, ''dopo un primo esame necroscopico, che ha evidenziato un interessamento prevalentemente del distretto renale, della milza ed epatomegalia con congestione, sono stati eseguiti su alcune carcasse, una serie di esami diagnostici sia di natura virologica, microbiologica, istologica e chimico-tossicologica. L'ipotesi piu' plausibile, piu' accreditata al momento e' quella di uno squilibrio digestivo per eccesso di cibo legate ad un momento sfavorevole delle condizione atmosferiche . Nel frattempo, tra l'altro, e per seguire ogni ipotesi, Il Nucleo Investigativo ha eseguito alcune indagini e prelievi dal materiale dello stabilimento di distilleria, nell'area in cui sono state rinvenute diverse carcasse di tortore. Ma si tratta al momento, dai prelievi assunti, di semi di mais e di girasole di cui sono ghiotte le tortore e i piccioni. Di questi ultimi non ne e' stato rinvenuto alcun esemplare morto. Il Corpo Forestale, ha inoltre predisposto una annotazione di Polizia Giudiziaria al fine di accertare, data la delicatezza del caso, l'esistenza di eventuali responsabilita' al fine di vagliare e non tralasciare alcuna ipotesi possibile''.

LA REPUBBLICA
8 GENNAIO 2011
 
Tortore, merli, sardine Nessun giallo sulle "stragi"
Dal Brasile agli Usa, all'Italia: in poche settimane moltissimi eventi di decessi improvvisi e di gruppo. Cause diverse, in gran parte naturali: dai fuochi d'artificio all'indigestione. Ma di inuduale c'è solo la rapida successione, gli esperti: "Fenomeni nella norma"
 
 
LUIGI BIGNAMI
 
Sempre più animali vengono trovati morti in grandi quantità. Sembra dunque che la moria di uccelli e di pesci verificatasi ai primi dell'anno non sia un'eccezione, ma un fenomeno globale. Gli ultimi casi che sembrano avere cause differenti hanno visto migliaia di pesci morti galleggiare in un torrente della Florida e 200 uccelli morire su un ponte autostradale in Texas. A Gilbertsville, nel Kentucky, centinaia di storni e pettirossi sono stati trovati senza vita sparsi qua e là tra i cortile della città. Tremila merli sono stati rinvenuti morti invece, sui tetti e tra le strade della piccola città di Neebe, in Arkansas. In Svezia vari ricercatori stanno cercando una risposta alla morte improvvisa e contemporanea di circa 50 taccole trovate su una strada in prossimità di Falkoping, una morte molto simile a quella dei loro cugini deceduti negli Stati Uniti.
Intanto in Brasile, vicino alle coste di Paranaguà, si sono arenate almeno 100 tonnellate di sardine, ombrine e pesci gatto. E sempre a proposito di animali marini dall'Inghilterra arriva la notizia che le carcasse di oltre 40.000 granchi diavolo sono stati trovati sulle spiagge del Kent. Nel Maryland, invece, in prossimità di Chesapeake Bay sono 2 milioni i pesci morti trovai sulle coste della città. E anche la Nuova Zelanda ha avuto la sua moria di centinaia di pesci come non se ne erano mai viste. In Vietnam si ha notizia della morte di 150 tonnellate di tilapia rossa.
E dall'Italia giunge la notizia che un tappeto di uccelli morti è
stato rinvenuto sulla Stradale Sannitica vicino a Marcianise. Alcuni testimoni hanno raccontato di aver visto decine di storni cadere a terra morti o moribondi. Nel Faentino invece, giunge notizia della scomparsa di oltre 800 tortore.
Un quadro che potrebbe essere l'inizio di un film catastrofista. Ma davvero c'è qualcosa di misterioso nell'aria e nelle acque del pianeta che sta causando stragi di animali del tutto inusuali? La risposta non è così semplice e per non fare di tutta un'erba un fascio è necessario analizzare caso per caso.
Per alcuni di questi eventi c'è già una risposta. In Svezia, ad esempio, la strage di animali è legata ad una serie di fuochi d'artificio sparati vicino alla città dove sono stati rinvenuti gli uccelli che potrebbe aver creato uno shock ai volatili che, collegato alla difficoltà di trovare cibo in questi giorni invernali, li ha portati alla morte. Alcuni di essi, tra l'altro, sembra siano morti perché investiti dai veicoli mentre girovagavano disorientati sulle strade.
Una sorta di indigestione degli scarti di semi di girasole lavorati, ingeriti in dosi molto superiori al fabbisogno, nei piazzali di stoccaggio di un vicino oleificio, sarebbe invece la causa della strage di tortore di Faenza: in attesa dell'autopsia, nel gozzo degli animali già esaminati sono state trovate abbondanti tracce di questo prodotto e sono state riscontrate lesioni al fegato. La tortora, quando mangia più del proprio fabbisogno rischia di morire. Mentre altri uccelli della stessa zona, come gabbiani e piccioni, non hanno avuto lo stesso problema perché hanno caratteristiche fisiologiche differenti che li rendono più resistenti.
Per avere risposte ad altri eventi in genere è necessario avere l'autopsia degli animali. Tuttavia va sottolineato che le morie di animali sono un fenomeno che si verifica abbastanza normalmente e che questa volta gli eventi sono venuti alla luce perché si sono verificati vicino a delle città e in rapida successione. "Non è infrequente vedere centinaia di volatili morire perché volano troppo vicino ai radar, ma non fa notizia", dice John Wiens ornitologo della PRBO Conservation Science. "Da 1970 il National Wildlife Health Center del Winsconsin ha monitorato numerose morti di massa tra gli uccelli, i pesci e altre creature, ma nessuno ne ha parlato", spiega LeAnn White, specialista di malattie che colpiscono la fauna selvatica, la quale ha aggiunto: "A volte si capisce che il fenomeno è legato ad eventi particolari, altre volte all'inquinamento e altre volte ancora il fatto è rimasto misterioso".
Negli ultimi 8 mesi solo nel Nord America il Servizio Geologico degli Stati Uniti ha registrato 95 morti di massa e molto probabilmente è un numero sottostimato. Tra gli eventi registrati vi sono morie di migliaia di anatre, di salamandre, di pipistrelli e di uccelli di varie specie. Mediamente ogni anno si registrano negli Stati Uniti 163 eventi del genere e in taluni casi hanno risultati drammatici, come nel 1996 quando al confine tra gli Usa e il Canada morirono in pochissimi giorni oltre 100.000 anatre.
E allora l'apprensione di questi giorni è ingiustificata? Secondo la White. "La colpa sta nel fatto che alcuni casi sono stati sottolineati dai media tralasciando di ricordare che fenomeni del genere sono eventi, pur inusuali,  che avvengono da sempre". 

IL POST
8 GENNAIO 2011
 
I leoni bianchi di Buenos Aires
Le foto dei tre cuccioli del genere di cui si ritiene esistano al mondo solo poche centinaia di esemplari
 
I responsabili dello zoo di Buenos Aires hanno mostrato i tre cuccioli – due femmine e un maschio – nati lo scorso 16 novembre da una coppia di leoni dello zoo proveniente dal Sudafrica. I tre cuccioli sono bianchi, come i loro genitori, che hanno trasmesso loro i geni recessivi relativi. Come spiega Wikipedia, “non si può parlare di una sottospecie distinta, ma di un caso di polimorfismo genetico legato ad una condizione di leucismo, che causa una colorazione pallida e simile a quella delle tigri bianche. La condizione è simile inoltre analoga, anche se con effetti opposti, al melanismo tipico della pantera nera”.La quantità esatta dei leoni bianchi è ignota ma nel 2004 ne erano vivi 300: in Italia vi sono sei di questi animali, una coppia e la loro figlia femmina (Falsh, Moon e Simba) nel Safari Park di Pombia e gli altri tre, un maschio (Topas) e due femmine (Sun e Star), si trovano all’interno del parco faunistico Le Cornelle di Valbrembo.
FOTO
http://www.ilpost.it/2011/01/08/cuccioli-leoni-bianchi/

AFFARI ITALIANI
8 GENNAIO 2011
 
Cani, gatti e mucca-panda da appartamento
 
 
Non solo cani e gatti come animali domestici. Una nuova razza bovina è stata scoperta in Colorado. Dopo decenni di ricerche e di tentativi di incroci tra otto razze diverse, un allevatore è riuscito a far nascere una mini-mucca. Secondo gli esperti, si tratta di un risultato straordinario perché di questo tipo di 'panda-cow' esistono solo 25 esemplari al mondo.
Il mini-vitellino, chiamato Ben, è nato a Capodanno nella fattoria di Chris e Pam Jessen, a Campion, nella Larimer County. È alto circa un metro, è considerato un animale domestico ed è già valutato oltre 25mila dollari. Non a caso il proprietario nel corso di un'intervista alla ABC lo teneva in grembo, seduto sul divano di casa in soggiorno.

IL TEMPO
8 GENNAIO 2011
 
CASTROPIGNANO (CB) -  Allevamenti nel mirino del Nas Capi di bestiame sequestrati e multe salate per due allevatori.
Questo in sintesi, il bilancio degli ultimi controlli effettuati dai carabinieri del Nas a Castropignano.
 
CASTROPIGNANO (CB) - Grazie alle verifiche effettuati i militi hanno scoperto che diversi animali erano sprovvisti delle marche auricolari. Non solo. I titolari non avevano aggiornato i registri di carico e scarico. Oltre alle sanzioni amministrative, sono stati sottoposti a sequestro sanitario otto bovini e cinque ovini per un valore complessivo di 15mila euro. I Carabinieri della Compagnia di Termoli hanno invece chiuso il cerchio dell'indagine relativa all'inseguimento con arresto di un malfattore avvenuto lo scorso 14 dicembre. Ulteriori accertamenti hanno consentito di emettere due ordinanze di custodia cautelare in carcere per ricettazione, concorso in furto aggravato e resistenza a pubblico ufficiale per F.P., 48enne di San Severo arrestato nel corso dell'operazione e del fratello F.G., 56enne, il complice che a bordo della Lancia Musa era riuscito a dileguarsi durante l'inseguimento.

IL SOLE 24 ORE
8 GENNAIO 2011
 
Uova alla diossina, ora si teme per il latte  

Non solo le uova, ma anche il latte potrebbe essere contaminato in Germania, dove è stata disposta la chiusura di 4.709 allevamenti, a causa della vendita di mangimi alla diossina a numerosi allevatori del paese: l'allarme che arriva dalla stampa tedesca sta trovando vasta eco in tutta Europa. E ieri sera il ministro della Salute italiano, Ferruccio Fazio, ha disposto controlli sul latte, sulle uova e anche sulle carni suine provenienti dalla Germania. Il ministro ha inoltre rassicurato sul fatto che le uova italiane, che sono marchiate e tracciabili, «sono garanzia di sicurezza anche in Germania».
Il mangime che ha contagiato gli animali, ha reso noto ancora Fazio, «non è stato importato nel nostro paese». Nessuna segnalazione di alimenti a rischio diossina dalla Germania è pervenuta alle nostre autorità di controllo. Lo confermano fonti del ministero della Salute che sono in contatto sia con le autorità tedesche sia con quelle europee che hanno allertato alcuni paesi interessati al consumo a rischio.
Anche le categorie professionali sono in allerta. La Coldiretti, da sempre sostenitrice dell'etichetta di provenienza per tutti i prodotti agro-alimentari, rilancia la proposta. Su cinque litri di latte consumati nel nostro paese uno arriva proprio dall Germania, che è il principale fornitore di latte e derivati dell'Italia con quasi 41 milioni di quintali l'anno in equivalente latte (compresi anche latticini e formaggi); di origine tedesca anche grandi quantità di carne di maiale e uova. «È necessario introdurre subito l'obbligo di indicare in etichetta di provenienza di tutti gli alimenti - sottolinea la Coldiretti in una nota - come previsto dal disegno di legge che dovrà essere discusso alla Camera per l'approvazione definitiva, dopo il consenso raccolto da tutti i gruppi parlamentari al Senato».
Intanto in Germania lo scandalo della contaminazione da diossina si allarga e il governo di Berlino parla di «elevato grado di comportamento criminale» da parte dell'azienda al centro dello scandalo. È la dura accusa che arriva da Ilse Aigner, portavoce del ministro dell'Agricoltura tedesco: nel mirino la Harles und Jentzsch, la società dello Schleswig-Holstein (nord) che avrebbe venduto grasso animale per mangimi contaminato. La società in questione non sarebbe nemmeno registrata ufficialmente.
E dal ministero dell'Agricoltura del land dove sorge la società fanno sapere che nuovi test hanno indicato che i livelli di diossina nei grassi animali prodotti dalla Harles und Jentzsch erano circa 78 volte sopra la norma. Quella che si chiama genericamente diossina corrisponde in realtà ad oltre 200 sostanze diverse, 17 delle quali altamente tossiche per l'uomo. La più pericolosa è il tetraclorodibenzo-p-diossina (Tcdd), la cosiddetta diossina Seveso, considerata come punto di riferimento nei parametri per la valutazione della tossicità.
Finora, le autorità sanitarie tedesche hanno chiuso temporaneamente 4.709 allevamenti in attesa di accertamenti, tracce di diossina sono state rilevate in altre due regioni ma secondo la stampa il numero di regioni colpite è salito da 10 a 12 su 16, mentre in Europa finora il caso ha interessato l'Olanda e il Regno Unito, dove sono stati esportati i prodotti contaminati.
Aumenta quindi il nervosismo tra i consumatori. Negli ultimi giorni, le vendite di uova, polli e carne di maiale sono crollate e presto potrebbero seguire anche quelle del latte. Un allevatore di bovini, secondo il tabloid Bild, potrebbe avere usato il mangime incriminato e secondo alcuni gli esperti è possibile che anche il latte contaminato - oltre alle uova, la carne di pollo e la carne di maiale - sia finito nei supermercati.
I PRECEDENTI
Maiale in Irlanda
Nel dicembre 2008 vengono ritirati tutti i prodotti suini
Mozzarella in Campania
Nel 2008 si apre un'inchiesta sulla possibile contaminazione del formaggio con rifiuti tossici
Latte in Olanda
Nel 2004 allarme diossina per 140 allevamenti
Mangimi in Germania
Nel 2003 inchiesta per livelli di diossina 17 volte più elevati rispetto alla soglia concessa
Latte nel Casertano e Nolano
Nel 2003 sequestrati 8mila capi per un allarme diossina

CORRIERE ADRIATICO
8 GENNAIO 2011
 
Diossina, 4.700 allevamenti chiusi
 
Berlino Continua ad allargarsi in Germania lo scandalo delle uova alla diossina, mentre aumenta la paura tra i consumatori dopo l’allarme lanciato dalla stampa di una possibile contaminazione anche del latte venduto nel Paese. Finora le autorità sanitarie tedesche hanno chiuso 4.709 allevamenti in attesa di accertamenti, tracce di diossina sono state rilevate in altre due regioni e la società al centro dello scandalo - la Harles und Jentzch - non solo sapeva della contaminazione dal marzo 2010, ma probabilmente non è neanche registrata. Non sorprende, quindi, che il governo ha parlato ieri di “comportamento criminale” da parte della Harles und Jentzch, che produce grassi animali destinati ai mangimi. Il 19 marzo scorso l’azienda ha fatto analizzare i propri prodotti: dai test, secondo indiscrezioni di stampa, è emerso che i livelli di diossina erano due volte superiori alla norma, ma le autorità della regione - lo Schleswig-Holstein - sono state avvertite con nove mesi di ritardo, il 27 dicembre 2010.

LA SICILIA
8 GENNAIO 2011
 
Si teme anche per il latte e le carni di pollo e di maiale
 
Roberto Caracciolo
 
Berlino. Continua ad allargarsi in Germania lo scandalo delle uova alla diossina, mentre aumenta la paura tra i consumatori dopo l'allarme lanciato dalla stampa di una possibile contaminazione anche del latte venduto nel Paese.
Finora, le autorità sanitarie tedesche hanno chiuso temporaneamente 4.709 allevamenti in attesa di accertamenti, tracce di diossina sono state rilevate in altre due regioni e la società al centro dello scandalo - la Harles und Jentzch - non solo sapeva della contaminazione dal marzo 2010, ma probabilmente non è neanche registrata.
Non sorprende, quindi, che il governo ha parlato ieri di «comportamento criminale» da parte della Harles und Jentzch, che produce grassi animali destinati ai mangimi. Il 19 marzo scorso l'azienda ha fatto analizzare i propri prodotti: dai test, secondo indiscrezioni di stampa, è emerso che i livelli di diossina erano due volte superiori alla norma, ma le autorità della regione - lo Schleswig-Holstein - sono state avvertite con nove mesi di ritardo, il 27 dicembre 2010.
Le autorità regionali «devono fare assoluta chiarezza su questo caso», ha detto ieri il ministro dell'Agricoltura tedesco, Ilse Aigner. Il suo portavoce è stato meno diplomatico: questo caso rivela un «elevato grado di comportamento criminale» da parte della Harles und Jentzch, ha detto. E poi ha aggiunto: probabilmente l'azienda non era nemmeno registrata ufficialmente.
Aumenta quindi il nervosismo tra i consumatori. Negli ultimi giorni, le vendite di uova, polli e carne di maiale sono crollate e presto potrebbero seguire anche quelle del latte. Un allevatore di bovini, secondo il tabloid Bild, potrebbe avere usato il mangime incriminato e secondo alcuni gli esperti è possibile che anche il latte contaminato - oltre alle uova, la carne di pollo e la carne di maiale - sia finito nei supermercati.
«Il mangime contaminato da diossina è stato dato anche alle mucche - ha detto alla Bild Manfred Santen, un chimico di Greenpeace -. Negli animali la diossina si deposita nella parti grasse, quindi anche nel latte».
«Al momento non è escluso che il latte contaminato da diossina abbia raggiunto gli scaffali dei supermercati», gli ha fatto eco Christiane Gross, portavoce dell'associazione non governativa Foodwatch, che si batte per i diritti dei consumatori nel settore alimentare.
In Italia, intanto, fonti del ministero della Salute che sono in contatto sia con le autorità tedesche sia con quelle europee,confermano che nessuna segnalazione di alimenti a rischio diossina dalla Germania è pervenuta alle nostre autorità di controllo. Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha tuttavia disposto in via cautelativa il controllo di latte, uova e anche carni suine importate.
In Germania, invece, il numero di regioni colpite - secondo la stampa - è salito da 10 a 12 su 16, mentre in Europa finora il caso ha interessato l'Olanda e il Regno Unito, dove sono stati esportati i prodotti contaminati.
La chiusura in Germania di oltre 4.700 allevamenti di polli e suini a causa della contaminazione da diossina nelle uova e nei mangimi alza il coperchio sul pentolone di allarmi e emergenze alimentari, a tema diossina, che da un decennio ribolle in Europa, Italia compresa. Uno spettro che riemerge a tavola, nonostante le norme severe in vigore dal primo luglio 2002 emanate dall'Unione Europea proprio per mettere al bando la diossina, - ma anche di altri contaminanti come i policlorobifenili (Pcb) - nella catena alimentare umana e animale, che possono provocare il cancro, deficit immunitari e del sistema nervoso, lesioni al fegato, sterilità.

GAZZETTA DI MANTOVA
8 GENNAIO 2011
 
Sequestrati dai Nas 10mila salami adulterati
 
Parma - Diecimila salami e prosciutti e dieci tonnellate di trippa trattata con prodotti vietati, sono nella lunga lista di prodotti adulterati o non conformi alla legge sequestrati dai carabinieri del Nas di Parma a Modena città e provincia nel corso del 2010.[...]

IL GAZZETTINO
8 GENNAIO 2011
 
Cinghiali pericolosi anche di giorno
 
TEOLO (PD) - Sempre più numerosi e sempre più affamati. Al punto da muoversi in branco anche di giorno e devastare campi ed orti in zona a bassa quota. Parte quindi dal nuovo anno l'offensiva scatenata dall'Ente Parco nei confronti dei cinghiali, ora più che mai nel mirino dei cacciatori dopo il via libera dato al sistema della caccia selettiva. Ai risultati concreti, ma non sufficientemente efficaci dei chiusini, ecco quindi il disco verde alle altane e alla "girata". Il primo sistema consiste nell'innalzamento di postazioni aeree nelle zone ritenute maggiormente frequentate dagli animali. I cacciatori potranno usufruirle per sparare alle femmine, e contrastare quindi la riproduzione dei cinghiali. Il secondo sistema vede impegnate squadre di uomini addestrati nel circoscrivere la zona dove si ipotizzi la presenza di branchi di animali, in modo da restringerne lo spazio ed arrivare all'abbattimento degli esemplari.«Sono sistemi - ha spiegato il sindaco di Teolo, Lino Ravazzolo - che avevo invocato da tempo e sui quali contano gli agricoltori, stanchi di contare ogni volta i danni dopo l'ennesimo passaggio di branchi affamati».
 
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