IL GAZZETTINO
7 NOVEMBRE 2009
SANTA GIUSTINA IN COLLE (PD) È accaduto ieri pomeriggio in un’abitazione di via Don Bosco
Spara al gatto, colpisce un operaio
Il trentaseienne, raggiunto alla testa dal proiettile, è finito a terra. Guarirà in otto giorni
Santa Giustina in Colle (PD) - Tenta di sparare ad un gatto e finisce per colpire un ignaro operaio. Poteva davvero scapparci il morto, ma fortunatamente il proiettile l’ha solo ferito di striscio. È accaduto nel primo pomeriggio di ieri in via don Bosco a Santa Giustina in Colle. F.P., 62 anni, verso le 15 si trovava nel cortile della sua abitazione quando ha notato un gatto che infastidisce i suoi conigli. Contrariato dalla presenza dell’animale, l’uomo non ha esitato un attimo a trovare la soluzione al suo problema. A modo suo.Entrato in casa, F.P. ha preso il suo fucile, un Flobert calibro 9, è corso fuori e ha fatto fuoco, nel tentativo di liberarsi dell’"intruso". Più furbo di lui, però, è stato il gatto che ancor prima dello sparo è riuscito a darsela a gambe saltando con un balzo la recinzione della casa.. Sfortunatamente, però, le maglie della rete hanno deviato il proiettile sparato dal fucile che, rimbalzando dall’altra parte della strada, ha colpito in pieno D.G., 36 anni residente a Santa Giustina in Colle. L’operaio in quel momento stava lavorando nel cantiere allestito vicino all’abitazione del "cecchino". Il proiettile l’ha colpito sul lato destro della testa provocandogli un trauma ed una ferita lacerocontusa. La violenza del colpo ha stordito e gettato a terra l’operaio. All’inizio si è temuto il peggio: dalla ferita il sangue fuoriusciva copioso coprendogli il viso. I primi a correre in suo aiuto sono stati i colleghi di lavoro che hanno assistito alla scena e dato l’allarme. Immediatamente allertata l’ambulanza del 118, il trentaseienne è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Camposampiero dove è stato medicato. Solo allora si è avuto la certezza dello scampato pericolo: per lui, infatti, i sanitari hanno previsto una prognosi di otto giorni. L’operaio è già stato dimesso.Sul posto sono intervenuti per i rilievi i carabinieri della stazione di Camposampiero che hanno cercato di ricostruire la dinamica del fatto. Per F.P. è scattata la denuncia per lesione colposa, tentata uccisione di animale ed esplosione pericolosa. Gli uomini dell’Arma hanno poi sequestrato l’arma da fuoco, regolarmente denunciata, e una quindicina di cartucce.
SAVONA NEWS
7 NOVEMBRE 2009
Noli (SV): gattini abbandonati, l'Enpa a caccia dei responsabili
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Savona - Quando i passanti li hanno visti, terrorizzati in un angolo sotto la centrale loggia della Repubblica, hanno pensato con disgusto a chi aveva avuto il coraggio di abbandonare questi due bellissimi gattini di due mesi circa. Ma è accaduto ieri a Noli, dove i piccoli sono stati recuperati dai Volontari della Protezione Animali savonese, che ora li stanno curando in attesa di darli in adozione gratuita a due famiglie che li hanno subito "prenotati". Sono docili ed affettuosi e ciò dimostra che sono animali di casa, una casa abitata da persone indegne.I Vigili Urbani del Comune e le Guardie Zoofile dell'ENPA stanno effettuando gli accertamenti per individuare i colpevoli; l'abbandono di animali è punito con l'arresto fino ad un anno o l'ammenda fino a 10.000 euro.
RSI.CH
7 NOVEMBRE 2009
Asini investiti sulla cantonale a Biasca
Tre animali morti e uno ferito poco prima dell'alba, illeso il conducente
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Un singolare incidente della circolazione che ha coinvolto alcuni asini si è verificato intorno alle 4 sulla strada cantonale a nord di Biasca. Otto animali, appartenenti a un agricoltore della zona, sono scappati dal pascolo in cui erano confinati e sono finiti in mezzo alla strada mentre stava sopraggiungendo l'auto guidata da un giovane che non è riuscito a evitare l'impatto. Tre animali, tra cui una femmina gravida, sono morti sul colpo mentre un quarto è stato soccorso e curato nella sede della Protezione animali di Gorduno-Gnosca. Illeso il conducente 27enne.
IL TIRRENO
7 NOVEMBRE 2009
Ammazzate di notte tre cavalle Un colpo a bruciapelo nella stalla
VOLTERRA (PI). Giustiziate con un colpo sparato alla testa. Tre cavalle anglo-arabe sono state trovate morte, ieri mattina, nella stalla dell’azienda agricola di Chiara Bruschi, figlia di un noto imprenditore che lavora nel settore del commercio dei rottami e dei rifiuti recuperabili. «È stata un’esecuzione», dice con la morte nel cuore e grande preoccupazione la proprietaria degli animali uccisi durante la notte. Dell’inquietante episodio sono stati informati sia i veterinari dell’Asl 5 che i carabinieri. La scena che si è presentata era agghiacciante: sembrava una guerra. L’azienda agricola dove è avvenuta l’uccisione delle tre bestie si trova sulle colline di Volterra, non molto distante dalla sede della “Bruschi G. & Masoni G.”, di cui appunto è socio il padre della proprietaria dei cavalli. Il killer ha agito con la tecnica delle macellazioni: un colpo alla testa, forse con una pistola. I proiettili non sono stati trovati durante il sopralluogo dei militari che hanno raccolto altri reperti che potrebbero essere di utilità alle indagini. «Li hanno uccisi durante la notte - spiega la donna - gli hanno sparato, questo è certo. Abbiamo chiamato i veterinari proprio perché accertassero le cause di questo disastro. È stata una vera e propria esecuzione, le cavalle, esemplari da riproduzione, stavano bene. Stamani (ieri per chi legge, ndr) le abbiamo trovate per terra e non c’era più niente da fare. Le porte della stalla erano aperte. Chi ha agito è entrato di notte». Un atto crudele, apparentemente senza spiegazione, anche se molti a Volterra hanno pensato che possa trattarsi di un avvertimento rivolto alla famiglia Bruschi che lavora in un ambiente particolare come è quello della raccolta e della gestione dei rifiuti in generale. Tuttavia sia la donna che il padre, Giorgio Bruschi, hanno detto di non sapersi spiegare il gesto. Parole ripetute anche ai carabinieri che, ieri mattina, sono intervenuti nell’azienda agricola, teatro della mattanza. «Sono venuti carabinieri e veterinari per accertare le cause della morte degli animali - spiegano i Bruschi - non abbiamo problemi con i vicini o altre situazioni che potrebbero far pensare a un atto di ritorsione». Le tre cavalle, dopo il sopralluogo degli esperti, che hanno accertato che sono stati uccisi con una pistola, sono state avviate allo smaltimento, dopo che un apposito provvedimento è stato emesso dal Comune. «Mi chiedo come abbiamo fatto ad accanirsi contro animali indifesi - ha aggiunto Chiara Bruschi - sono sconvolta. Comunque da quanto ho sentito dire non è la prima volta che nella nostra zona gli allevatori si trovano davanti ad atti di questo genere. Mesi fa ignoti hanno dato fuoco a una stalla e sono morti alcuni cavalli». Non è stato quantificato il valore degli animali uccisi. «Infinito, dal punto di vista affettivo», spiega l’imprenditore Giorgio Bruschi. Nel corso degli ultimi due anni ci sono stati altri episodi del genere. Cavalli uccisi senza un motivo apparente e in situazioni che non sembrano collegate tra loro. Cavalli avvelenati al pascolo o uccisi in seguito al rogo di una stalla. Episodi che sono stati denunciati nel tempo ai carabinieri e alle autorità sanitarie. S. C.
IL TIRRENO
7 NOVEMBRE 2009
Volterra, tre cavalle uccise a colpi di pistola alla testa
VOLTERRA (PI). Giustiziate con un colpo sparato alla test, forse con una pistola. Tre cavalle anglo-arabe sono state trovate morte, ieri mattina, nella stalla dell’azienda agricola di Chiara Bruschi, figlia di un noto imprenditore che lavora nel settore del commercio dei rottami e dei rifiuti recuperabili. «È stata un’esecuzione», dice con la morte nel cuore e grande preoccupazione la proprietaria degli animali uccisi durante la notte. Solo ipotesi sui motivi della mattanza. La famiglia Bruschi dice di non aver idea di quale possa essere la causa: un avvertimento? O una vendetta?
IL TIRRENO
7 NOVEMBRE 2009
Proiettile alla testa, uccise tre cavalle
VOLTERRA (PI). Giustiziate con un colpo sparato alla testa. Tre cavalle sono state trovate morte ieri mattina a Volterra nella stalla dell’azienda agricola di Chiara Bruschi, figlia di un noto imprenditore che lavora nel settore del commercio dei rottami e dei rifiuti recuperabili. «È stata un’esecuzione», dice con la morte nel cuore e grande preoccupazione la proprietaria degli animali uccisi durante la notte. Dell’inquietante episodio sono stati informati sia i veterinari dell’Asl 5 che i carabinieri. La scena che si è presentata era agghiacciante: sembrava una guerra. L’azienda agricola dove è avvenuta l’uccisione delle tre bestie si trova sulle colline di Volterra. Il killer ha agito con la tecnica delle macellazioni: un colpo alla testa con una pistola. I proiettili non sono stati trovati durante il sopralluogo dei militari che hanno raccolto altri reperti che potrebbero essere di utilità alle indagini. «Le hanno uccise durante la notte - spiega Chiara Bruschi - gli hanno sparato, questo è certo. Abbiamo chiamato i veterinari proprio perché accertassero le cause di questo disastro. È stata una vera e propria esecuzione, le cavalle, esemplari da riproduzione, stavano bene. Stamani (ieri per chi legge, ndr) le abbiamo trovate per terra e non c’era più niente da fare». Un atto crudele, apparentemente senza spiegazione, anche se molti a Volterra hanno pensato che possa trattarsi di un avvertimento rivolto alla famiglia Bruschi che lavora in un ambiente particolare come è quello della raccolta e della gestione dei rifiuti in generale. Tuttavia sia la donna che il padre, Giorgio Bruschi, hanno detto di non sapersi spiegare il gesto. Parole ripetute anche ai carabinieri che sono intervenuti nell’azienda agricola, teatro della mattanza. «Sono venuti carabinieri e veterinari per accertare le cause della morte degli animali - spiegano i Bruschi - non abbiamo problemi con i vicini o altre situazioni che potrebbero far pensare a un atto di ritorsione». Le tre cavalle, dopo il sopralluogo degli esperti, che hanno accertato che sono state uccise con una pistola, sono state avviate allo smaltimento, dopo che un apposito provvedimento è stato emesso dal Comune. «Mi chiedo come abbiamo fatto ad accanirsi contro animali indifesi - ha aggiunto Chiara Bruschi - sono sconvolta. Comunque da quanto ho sentito dire non è la prima volta che nella nostra zona gli allevatori si trovano davanti ad atti di questo genere. Mesi fa ignoti hanno dato fuoco a una stalla e sono morti alcuni cavalli». Non è stato quantificato il valore degli animali uccisi. «Infinito, dal punto di vista affettivo», conclude l’imprenditore Giorgio Bruschi.
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
7 NOVEMBRE 2009
Maglie: «giustiziate» ultime 230 pecore alla diossina
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CAMILLO DE DONNO
MAGLIE (LE) - Un’altra mattanza. Una scarica elettrica per stordire l’animale e poi il coltello che recide la carotide. Se ne sono andate così le ultime 230 pecore che hanno avuto il torto di pascolare in campi vicini alla zona industriale di Maglie. Le carcasse saranno smaltite nel termovalorizzatore di Trani. Da giovedì erano nel recinto del mattatoio, un “braccio della morte” in cui, nel corso della notte, venti di loro hanno partorito altrettanti agnellini. Ma neppure a loro, nati da poche ore, si poteva permettere di vivere. Il sangue delle madri aveva avvelenato pure i figli così come stava avvelenando gli altri cento agnelli che stavano per nascere e sono morti nel ventre delle pecore pronte a partorire. Perchè in tempi normali questi sarebbero stati giorni ben diversi per la famiglia Lanciano e la loro azienda. Questo è il momento delle nascite (infatti tutte le pecore erano gravide) e subito dopo sarebbero venute le mungiture che avrebbero messo fine ai mesi improduttivi del gregge. Invece di quei 250 capi (gli altri ovini sono stati abbattuti nel corso dei mesi nella speranza di poter registrare un diminuzione del livello di diossine nei loro tessuti) non rimane più nulla, se ne è andato il capitale, se ne è andato ciò che produceva.
Ai Lanciano non rimane più nulla se non la sicurezza di non avere più animali contaminati, l’obbligo di elaborare il lutto ed il dovere di ricominciare da zero: la loro azienda è familiare e devono riprendere a lavorare per sè stessi e per i loro figli che hanno vissuto il dolore di questi mesi ed hanno diritto ad un futuro sereno. Quella di ieri non è stata solo una giornata di morte. Si è giunti a tanto dopo che il dottor Corrado De Notarpietro, responsabile d’area del servizio di veterinaria della Asl ha tentato in ogni modo, attendendo per questo cinque mesi, di salvare il salvabile. Ma quando è stato chiaro che non si poteva che agire drasticamente, l’impegno è stato quello di cercare di trarre il massimo delle informazioni possibili. Così ieri nel mattatoio, oltre alla equipe della Asl, era al lavoro un gruppo di specialisti dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Teramo. Da 130 pecore sono stati prelevati campioni di sangue, latte, fegato, muscolo e grasso. I risultati delle analisi consentiranno di comprendere meglio la portata dell’avvelenamento da diossine e magari di individuare fattori che diano prove aggiuntive sulla loro origine. Non c’è dubbio infatti che Maglie ed il circondario siano stati esposti ad una ricaduta di molecole potenzialmente cancerogene e mutagene fuori da ogni regola, una situazione eccezionale che spiega la presenza in zona di tecnici e professionisti dell’Istituto sperimentale.
L'ARENA GIORNALE DI VERONA
7 NOVEMBRE 2009
LESSINIA. Il caso dell’animale inseguito dai cani e investito da un’auto vicino a Campofontana
La morte del capriolo: i cacciatori si difendono
Gaiga: «C’è vigilanza, non è il Far West e noi non siamo bracconieri Non è stato sparato un colpo e ciò spiega che non c’è responsabilità»
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Provincia di Verona - «Non siamo bracconieri e il fatto che non sia stato sparato neanche un colpo contro il capriolo finito addosso a un’auto nei pressi di Campofontana spiega chiaramente che non c’è responsabilità da parte del cacciatore coinvolto». Difende i suoi iscritti Giovanni Battista Gaiga, presidente da 14 anni della Riserva alpina di caccia di Selva di Progno, una delle maggiori della nostra Provincia con 94 associati, di cui una trentina residenti nel confinante territorio vicentino.
L’episodio risale al pomeriggio di sabato scorso, quando un capriolo maschio di circa tre anni, inseguito dai segugi, ha attraversato la strada provinciale rimanendo ferito alla zampa posteriore sinistra dopo l’impatto con un’auto. Per le condizioni generali di salute dell’animale, rimasto tre ore sull’asfalto in attesa dei soccorsi, assistito dalla stessa investitrice e da numerosi passanti, non è stato possibile, secondo il veterinario che lo ha preso in cura, intervenire con l’anestesia per l’operazione di amputazione della zampa ed è stato soppresso per eutanasia, dopo tre giorni, con un’iniezione letale. «Purtroppo incidenti del genere sono numerosi, soprattutto di notte e senza che ci siano cacciatori, perché branchi di cani inselvatichiti praticano la caccia tutto l’anno. Mi spiace per l’accaduto, ma non è la prima volta e capiterà ancora, com’è successo a San Vitale, dove due cervi hanno distrutto nell’impatto due auto», denuncia Gaiga. Nessuna responsabilità quindi per cacciatore e cani? «Il capriolo sta sempre almeno 500-1000 metri davanti ai cani: è impossibile che venga raggiunto. È successo la scorsa primavera, ma con una femmina gravida di tre piccoli, evidentemente appesantita e debilitata, ma in questo periodo dell’anno i cani non fanno nessun danno ai caprioli», precisa Gaiga, il quale ha però parole di condanna «per ogni forma di bracconaggio. In realtà non sono cacciatori ma spesso gente anche senza licenza perché un cacciatore sorpreso in atti di bracconaggio rischia grosso: la denuncia penale, il ritiro del porto d’armi, una multa salata nonché l’obbligo di reintrodurre in natura un capo equivalente a quello abbattuto. Per quanto riguarda la nostra Riserva poi, ci sarebbe l’espulsione definitiva. Il luogo dove è accaduto il fatto è talmente esposto e visibile, anche da lontano, che solo un inesperto incosciente avrebbe potuto immaginare di cacciare di frodo proprio là». Il presidente nega che a San Bartolo e Campofontana, alle porte del Parco della Lessinia, si viva in una specie di Far West venatorio: «La vigilanza c’è: ci sono agenti della Forestale, della polizia provinciale e del Parco. Io stesso sono stato fermato in una normale operazione di controllo delle licenze. La Riserva collabora con le forze dell’ordine e non siamo né banditi né delinquenti. Certo il cacciatore che davanti a un capriolo sofferente ha detto alle persone che lo stavano assistendo che sarebbe stato meglio in pentola, ha sbagliato, ma non si tratta di un reato, semmai di poca sensibilità», conclude.
IL GAZZETTINO
7 NOVEMBRE 2009
Il gatto dei vicini dà fastidio Scattano le minacce
LONGARONE (BL) - Il gatto del vicino gli dava veramente troppo fastidio. Così un uomo residente a Longarone, Dario Albarello, 64 anni, originario di Cologna Veneta (Verona), si è armato di pistola giocattolo e ha minacciato il vicino di casa. Un gesto che ha messo in agitazione Davide Cesaro che si è rivolto ai carabinieri denunciando il vicino. L’uomo, difeso dagli avvocati Paolo Patelmo e Giorgio Gasperin, è stato processato in tribunale per minacce aggravate. Il giudice Aldo Giancotti lo ha condannato a 15 giorni di reclusione. Il fatto risale all’agosto 2006.
IL SECOLO XIX
7 NOVEMBRE 2009
Val Graveglia, i Verdi chiedono: «Stop alla cattura dei cavalli»
NE (GE). «Vi invitiamo a sospendere ogni battuta di cattura dei cavalli allo stato brado, in considerazione della riunione indetta presso la Regione per giovedì prossimo». Lo ha scritto Cristina Morelli, consigliere regionale dei Verdi e presidente dell'Osservatorio permanente per lo studio e il controllo delle popolazioni animali, al sindaco di Ne, Cesare Pesce, e al presidente della Comunità montana Aveto, Graveglia e Sturla, Marco Bertani. L'obiettivo è bloccare la cattura dei cavalli (che, sebbene il sindaco non lo confermi, sarebbe stata programmata per oggi, sulle alture di Arzeno) che pascolano nell'alta Val Graveglia, invadendo campi di privati e avvicinandosi pericolosamente alle abitazioni. Ieri un appello per fermare la battuta era arrivato da Enrico Bertozzi. «Ogni iniziativa - si legge nella lettera del consigliere regionale Morelli - andrebbe coordinata con gli enti interessati poiché il problema coinvolge più soggetti. Inoltre, è auspicabile un percorso che tenga conto della tutela degli animali, in base alle norme vigenti. L'ipotesi a cui si sta lavorando - conclude - e che verrà esposta giovedì, potrebbe dare definitiva soluzione al problema, se esiste la buona volontà di tutti».
IL GIORNALE
7 NOVEMBRE 2009
DIRITTI PER GLI EQUINI: ARRIVANO ORARI SINDACALI
Il ministero del Welfare prepara norme che fissano standard minimi di vita per i quadrupedi, inclusa la qualità del cibo e dei finimenti. Il sottosegretario Martini: "Evitare il macellamento a fine carriera"
Anche i cavalli finalmente avranno la meritata attenzione. L’animale da sempre impegnato e sfruttato, in manifestazioni equestri, riabilitazione, corse ippiche, giochi, palii, mezzo di trasporto in molte città, verrà tutelato come i più comuni amici a quattro zampe. Il noble animal diventa così soggetto di diritti attraverso una serie di iniziative istituzionali in parte presentate a Fieracavalli, edizione numero 111, in svolgimento a Verona fino all'8 novembre.
Per la prima volta il ministero del Welfare partecipa come partner per lanciare una serie di iniziative che troveranno la massima espressione nella legge quadro proposta dal sottosegretario al Welfare, Francesca Martini.È già pronto un Codice per gli equini che si ispira a quello inglese, dove per tradizione sono molto più avanti di noi. «Esistono i livelli essenziali di assistenza per l'uomo, cioè l'elenco delle cure di base che devono essere assicurate ai cittadini. Ebbene vogliamo che anche i cavalli abbiano i loro Lea», ne spiega le finalità la Martini. Un decalogo di raccomandazioni per garantire il benessere e prevenire il maltrattamento. Ad esempio, scodella dell’acqua sempre piena e pulita, cibo di buona qualità, non ammuffito, box con pavimento antisdrucciolo e scolo dell'acqua, convogli per il trasferimento dotati di certi servizi e non inferiori a determinate misure, addestramento secondo orari «sindacali», spazi per l’attività fisica, standard sui finimenti.Il codice sarà uno degli allegati alla legge quadro. «È un settore in espansione. I cavalli devono avere la cittadinanza ed essere trattati con dignità. In Italia siamo molto indietro. Sono in contatto con la Federazione sport equestri perché si impegnino a non macellarli una volta conclusa la carriera», dice la Martini. Il ministero avrà nella Fiera uno spazio espositivo per presentare i provvedimenti già approvati. Innanzitutto l'ordinanza sui palii e i tornei storici, con regole severe per il rispetto della sicurezza della salute del cavallo (superficie del percorso, obbligo della presenza di veterinari). Poi il decreto che istituisce il primo centro di riferimento nazionale per la terapia assistita con animali (sede a Montecchio Precalcino, provincia di Vicenza). «È un'ottima iniziativa perché serve a valorizzare la riabilitazione di qualità, le tecniche efficaci», commenta con favore Assunta Papa, responsabile sanitario del Centro di riabilitazione equestre Tina De Marco, che si occupa di disabilità fisiche. Infine la Carta etica, un documento sul quale si sta raccogliendo il consenso dei grandi cavalieri.
L'ARENA GIORNALE DI VERONA
8 NOVEMBRE 2009
Varenne, testimonial dell'ippica sana
FIERACAVALLI. Il ministro per le Politiche agricole, Luca Zaia, ha consegnato una targa al proprietario dell'ex campione, ora redditizio stallone in Italia e in Svezia
Lo splendido trottatore si è fatto accarezzare e si è concesso ai flash di fotografi e appassionati. Bagno di folla per i «cavalli pazzi» del calcio ![]()
Il ministro Luca Zaia (a destra) con Varenne, il più grande trottatore di sempre, accolto in Fiera come una superstar
Elisa Pasetto
Verona - Un vero campione si riconosce anche fuori dal campo di gara. E se è vero per gli umani, è ancora più vero per Varenne. Lo si è visto ieri tra i padiglioni di Fieracavalli quando lo stallone campionissimo del trotto, che si è concesso ai flash dei fotografi per ricevere dal ministro alle Politiche agricole Luca Zaia una targa in omaggio ai suoi successi, dopo una sfilata impeccabile e composta nonostante la ressa di persone, ha commosso il pubblico di appassionati per la sua dolcezza abbassandosi e lasciandosi pazientemente accarezzare il muso da una ragazza disabile seduta in carrozzina e da numerosi bimbi.
VARENNE «AMBASCIATORE». Il campione di incassi (oltre sei milioni di euro conquistati in quattro anni di attività, dal 1998 al 2002) e di titoli vinti (62 vittorie su 73 gare disputate), ospitato in Fiera in un box isolato e grande il doppio rispetto a quelli dei «colleghi» a quattro zampe, ama infatti le carezze, oltre che le carote, proprio come gli altri cavalli. Eppure la sua pensione dorata (dal 2003, terminate le gare, si dedica alla riproduzione) è fatta di un'ora di camminata al giorno, pasti a base di mele biologiche e fieno «inzuppato» e di riposo nel paddock. Oltre che di monte, per la modica cifra di 15mila euro l'una. Il risultato sono 130 figli nati ogni anno solo in Italia, dove l'ex trottatore risiede da ottobre a metà aprile nella tenuta di Vigone vicino a Torino, più una settantina in Svezia, dove nei restanti sei mesi è chiamato a soddisfare le richieste provenienti dai proprietari delle fattrici «nordiche». «Spostare questo cavallo è come spostare un'autorità», ha scherzato Zaia consegnando al proprietario la targa della Repubblica e del ministero alle Politiche agricole «per la irripetibile carriera sportiva oltre che per l'alto prestigio conferito al comparto dell'ippica». Questo ambasciatore del made in Italy, ha proseguito il ministro, «è l'incarnazione dell'ippica che vogliamo, un'ippica sana che vince con la qualità della genetica, l'impegno e la determinazione». [...]
CRONACA QUI
7 NOVEMBRE 2009
Alcuni animali sono stati ammazzati anche con polpette avvelenate
Gatti uccisi a colpi di fucile E’ caccia aperta al maniaco
VALLO TORINESE (TO) - Sembrava un episodio isolato, qualche mese fa, il ritrovamento di un gatto avvelenato nelle campagne di Vallo Torinese. Invece si stava per consumare un vero e proprio massacro gratuito. Una quindicina, forse di più, i gatti randagi uccisi o scomparsi misteriosamente in paese: alcuni addirittura “impallinati” con una carabina. L’ultimo avvelenamento non più tardi di due settimane fa. A farne le spese un randagio, per giunta sterilizzato, adottato da alcune famiglie “a distanza”, dato che il povero micio faceva una capatina in casa ogni tanto, giusto per mangiare e prendersi due carezze. Delle barbare uccisioni se ne sta occupando la Lida di Ciriè, grazie alle segnalazioni di alcuni residenti del paese: «Al di là dell’aspetto penale della vicenda - spiega Laura Masutti, referente di zona dell’associazione per i diritti degli animali - c’è da sottolineare anche il rischio che corrono tutti gli abitanti di Vallo. I mici uccisi o feriti a colpi di arma da fuoco sono un bersaglio facile: ma se l’incivile che spara contro gli animali indifesi colpisce una persona o un bambino la situazione diventa ben diversa. Stesso discorso vale per gli avvelenamenti: le esche piazzate in mezzo ai giardini possono essere toccate o ingerite da chiunque. Sarebbe il caso che anche il Comune si interessasse a questo problema». Anche perché, come sottolineato dall’associazione, l’assenza totale di gatti provoca anche diversi problemi con altri animali, come l’incontrollato proliferare dei ratti. Dalle foto in possesso della Lida, che ben documentano le uccisioni dei gatti di strada, si nota che l’arma usata per sparare agli animali sarebbe una carabina ad aria compressa che, per legge, andrebbe anche regolarmente denunciata: «Stiamo effettuando tutti gli accertamenti del caso perché vogliamo andare a fondo della questione - continua Laura Masutti - la nostra intenzione è quella di predisporre anche una denuncia, corredata di fotografie, che invieremo alla Procura della Repubblica di Torino e ai carabinieri competenti sul territorio. Questi metodi barbari ed incivili, che portano danno agli animali e alla cittadinanza, non devono passare sotto silenzio: tanto più che sono stati ammazzati gatti sterilizzati che, non proliferando, non avrebbero nemmeno favorito il randagismo in paese». La Lida si è detta disponibile ad incontrare anche l’amministrazione comunale di Vallo per cercare di risolvere il problema prima che la popolazione felina del paese venga completamente sterminata senza motivo.
LUNASET
7 NOVEMBRE 2009
Giugliano (NA) - smantellato impianto clandestino per cattura di uccelli
Giugliano (NA) - E' stato smantellato dagli uomini del corpo forestale della Stato un impianto clandestino per la cattura di uccelli realizzato nei pressi del mercato ortofrutticolo di Giugliano. Nel corso dell'operazione, alla quale hanno partecipato anche volontari della Lipu, sono stati anche liberati 21 uccelli: otto tordi, due storni, cinque pettirossi, quattro fringuelli e due cardellini.La segnalazione della presenza dell'impianto era giunta al numero 1515 del corpo forestale da una persona che aveva letto sui giornali di un’operazione analoga effettuata nei giorni scorso sempre dalla forestale e che aveva portato al sequestro di un vasto impianto di uccellagione a Massa Lubrense. “Ringrazio per gli uomini del corpo forestale per l'impegno profuso nella lotta al bracconaggio - dichiara in una nota Fabio Procaccini, delegato provinciale della Lipu - ed invoglio tutti a continuare a telefonare al 1515 per segnalare fenomeni simili”
IL TEMPO
7 NOVEMBRE 2009
La polizia provinciale traccia un bilancio dei controlli effettuati
Bracconieri anche forestieri, 34 denunce
Silvia Colasanti Trentaquattro bracconieri denunciati dagli agenti della polizia provinciale in tutta la provincia di Latina.
LATINA - Questo è il risultato dell'aumento dei controlli voluto dal comandante della Provinciale, Attilio Novelli, dopo l'apertura del periodo della caccia. «Abbiamo rimodulato i servizi di sorveglianza - ha spiegato Novelli - per verificare che le regole vengano rispettate, ma abbiamo purtroppo ottenuto risultati non certo positivi per il mondo venatorio». Molti cacciatori di frodo arrivano nel territorio pontino da Vicenza e dalla Toscana e vengono denunciati soprattutto per l'utilizzo di mezzi non consentiti, come i richiami elettromagnetici, che attirano gli animali e permettono di catturarli senza troppa fatica. Due persone sono state invece segnalate per aver mal custodito le armi. Durante i sopralluoghi, anche nelle zone più impervie, sono state sequestrate più di 250 cartucce e numerosi esemplari di tordi, allodole, beccaccini, gallinelle d'acqua e tortore dal collare, ormai morti.
CORRIERE ADRIATICO
7 NOVEMBRE 2009
Ennesimo episodio sulla strada Provinciale degli Svarchi. L’animale è deceduto sul colpo
Schianto notturno, cinghiale distrugge un’auto
Numana (AN) - Provinciale degli Svarchi, tratto tra il semaforo della vecchia scuola e il bivio per “Le Terrazze”, ore 19 di ieri sera. Un cinghiale dal peso di un quintale attraversa la strada, mentre giunge dalla statale in direzione Numana il senigalliese Giampiero Belenchia a bordo della sua “Punto cabrio”. L’impatto contro l’animale, sbucato all’improvviso dal buio, è violento. L’auto ne esce seriamente danneggiata nella parte anteriore. Si tratta dell’ennesimo incidente causato da un cinghiale. Animali che ormai popolano ogni angolo della riviera del Conero e la polemica monta, vuoi per la paura che queste bestie selvatiche incutono, vuoi perchè, una volta accertato l’incidente, il risarcimento, a cura del Parco del Conero, è minimo. Senza esagerare: la gente è esasperata e sarà il caso – dicono tutti - che qualcuno prenda provvedimenti.
IL SECOLO XIX
7 NOVEMBRE 2009
Cacciatori, trecento a messa
Celebrata all'aperto
Gli animalisti si sono limitati a esporre uno striscione di protesta a San Bernardo in Valle
Gianluigi Cancelli
Savona. Sono arrivati in più di trecento, praticamente da ogni angolo della provincia. Circa la metà di loro accompagnati dal fedele amico, il cane compagno di tante battute di caccia, con il quale hanno condiviso numerosi momenti di esaltazione ma anche molti altri di rabbia. E chi si aspettava (ed erano in molti, a partire dalle forze dell'ordine) che gli animalisti o comunque quell'esercito di persone che è contraria alla caccia effettuasse clamorose azioni di protesta, è rimasto deluso. A sostenere, almeno ieri, la battaglia di coloro che si oppongono alla caccia è stato solo uno striscione che gli animalisti hanno collocato lungo la strada per il Santuario, all'ingresso dell'abitato di San Bernardo in Valle. "Quinto comandamento non uccidere", vi era scritto.
I cacciatori savonesi hanno così potuto celebrare al Santuario, senza alcun problema, la ricorrenza di Sant'Uberto, protettore delle "doppiette". Un appuntamento che nei giorni passati aveva sollevato una autentica insurrezione da parte degli animalisti che hanno tempestato di lettere di proteste i siti della Provincia e del Decimonono, senza risparmiare neppure quelli della Diocesi e del Letimbro, giornale particolarmente vicino al mondo ecclesiastico. A celebrare la messa, nello spiazzo dove nel maggio del 2008 atterrò l'elicotterodal quale scese papa Benedetto XVI°, è stato il vicario della diocesi, don Andrea Giusto. «È già un miracolo - ha aperto la sua omelia il vicario del vescovo - che i molti cani da caccia che vedo in questo spiazzo non abbiano sino ad ora abbaiato. Questa messa è stata preceduta da polemiche e sono certo che sarà seguita da altre polemiche. Ogni cosa che dirò oggi verrà quindi passata al vaglio, e quando ci si trova a celebrare in mezzo alle polemiche è difficile poter vivere nel migliore dei modi la cerimonia religiosa. La cosa più importante è di non aver la pretesa di tirare Dio dalla nostra parte. Sulla fibbia delle SS tedesche era inciso "Dio è con noi", e sappiamo tutti ciò che è successo e come è andata a finire. Inoltre voglio dire che non si va in Paradiso per categorie, e questo vale per tutti non certo solo per i cacciatori. A voi che amate la caccia e ve la sentite nel cuore, molti per tradizione famigliare altri per scelta, vi chiedo fraternamente di tenere sempre ben presente di avere dei diritti ma anche dei doveri». Una messa quasi blindata, con numerosi agenti della digos della questura, il cui lavoro è stato coordinato dalla dottoressa Fulvia Postiglioni, che in maniera discreta hanno controllato che non avvenissero provocazioni e soprattutto incidenti.
LA REPUBBLICA
7 NOVEMBRE 2009
DROGA: NELLA CUCCIA DEL CANE MEZZO CHILO DI HASHISH
ROMA - Il cane il migliore amico dell'uomo a tal punto di diventare un pusher. Gli agenti della Squadra Mobile di Roma, sorvegliando il movimento di alcuni giovani noti tossicodipendenti, nella zona di Montesacro hanno individuato il loro fornitore di droga. Il giovane spacciatore P.S. di 24 anni, era solito girare nei parchi della zona per incontrare i suoi clienti e per non dare nell'occhio si portava il cane confondendosi tra gli abituali frequentatori dei giardini. Al momento del controllo il giovane aveva in tasca soltanto due dosi di hashish, ed inizialmente in casa gli agenti non hanno trovato nulla, ma ricordando il fedele amico del giovane, hanno perquisito la cuccia del cane rinvenendo un pane di mezzo chilo di hashish e 30 dosi gia' confezionate per essere vendute.
IL SECOLO XIX
7 NOVEMBRE 2009
Bracco: «apriremo un pronto soccorso per gli animali feriti»
Iniziativa della provincia
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Savona. In prima fila per garantire la regolare celebrazione di Sant'Uberto, protettore dei cacciatori, ma impegnato anche nell'ambizioso progetto che prevede la creazione a Savona di un vero e proprio pronto soccorso per animali feriti o comunque in difficoltà.
Livio Bracco, assessore provinciale in questo caso nella veste di delegato alla caccia e alla pesca, si sta insomma muovendo su più fronti per cercare di svolgere nel miglior modo possibile il proprio ruolo istituzionale. Ieri pomeriggio era in prima fila al Santuario, a fianco del presidente della Provincia Angelo Vaccarezza e del collega assessore Pietro Santi, a seguire la messa del protettore delle "doppiette", ma al tempo stesso continua a lavorare per riuscire ad attivare al più presto una sorta di pronto soccorso per animali in difficoltà. Un progetto ambizioso, che l'assessore Bracco ha presentato proprio ieri pomeriggio al Santuario. «Nelle settimane passate - spiega Livio Bracco - ho convocato una riunione alla quale ho invitato i responsabili delle più importanti associazioni animaliste e ambientaliste presenti nel savonese. A loro ho presentato quello che è il nostro progetto per la creazione di una vera e propria struttura di pronto soccorso per poter aiutare e curare gli animali feriti o comunque in difficoltà. Un progetto che è stato definito da tutti importante, ma al quale alla fine ha deciso di collaborare soltanto l'ente nazionale per la protezione degli animali. Altre associazioni, tra le quali il Wwf e Italia Nostra, si sono invece defilate, non certo per mancanza di volontà ma perchè hanno ammesso di non essere in grado di poter collaborare per la riuscita del progetto». Un discorso, quello del pronto soccorso per animali feriti o in difficoltà, sul quale l'amministrazione provinciale sembra puntare parecchio. «Per la sua concretizzazione - sottolinea ancora l'assessore Bracco - come Provincia abbiamo già a disposizione 25 mila euro. La prossima settimana tornerò ad incontrarmi con i responsabili della sezione savonese dell'Enpa, i quali sin dal primo momento si sono detti pienamente disponibili a collaborare per la realizzazione del progetto. A loro ho chiesto delle indicazioni concrete per poter fare in modo che il pronto soccorso per animali feriti o comunque in difficoltà possa prendere il via con il piede giusto». Progetto che naturalmente dovrà coinvolgere anche e soprattutto i veterinari. «In questo momento - spiega ancora Livio Bracco - siamo ancora nella fase preliminare, per cui non sappiamo se rivolgerci a veterinari privati o se invece chiedere la collaborazione di quelli in servizio all'Asl. Si tratta di un aspetto certamente importante, ma sul quale non abbiamo ancora le idee chiare». Sempre nei giorni scorsi l'assessore provinciale Bracco ha avviato una serie di incontri con le organizzazioni di categoria degli agricoltori per parlare dei danni provocati alle coltivazioni dalla presenza sempre maggiore in provincia di ungulati.
BLOGOSFERE
7 NOVEMBRE 2009
Montevecchio e Arbus (VS), decine di Cervi Sardi lasciano casa per andare a ripopolare l'Ogliastra!
Medio Campidano - Vi avevo già parlato dell'allarme per il sovrapopolamento di Cervi Sardi, dovuta alla forte crescita di numero dei nostri "piccoli" ungulati (galleria fotografica), nel Guspinese, specie tra Ingortosu e Montevecchio, ma in tutta la Costa Verde (fino a Torre dei Corsari), il Cervo Sardo, con forse più di 2200 esemplari, sembra aver colonizzata l'intero areale disponibile, tant'è gli animali affamati devastavano orti e colture, arrecando gravi danni agli agricoltori che minacciavano "ritorsioni".
Favorire la migrazione naturale:
Bene, si è deciso di agire in due modi, innanzitutto cercando di favorirne la migrazione naturale verso il massiccio del Monte Linas, attraverso una rete ecologica per la dispersione naturale della specie, anche se finora la bassa disponibilità alimentare e gli episodi di bracconaggio, ne hanno ostacolato la colonizzazione.
Trasferire i Cervi in esubero in Ogliastra:
Già trasferiti i primi 3 cervi alla fine saranno in 30 a lasciare il Medio Campidano per l'Ogliastra in particolare per Ulassai, dove la reintroduzione finora non ha dato gli effetti sperati. Si sta anche pensando di realizzare veri e propri recinti di cattura per facilitare la cattura, ma soprattutto la scelta degli individui da trasferire.
VIDEO
http://sardegna.blogosfere.it/2009/11/montevecchio-e-arbus-decine-di-cervi-sardi-lasciano-casa-per-andare-a-ripopolare-logliastra.html
GIORNALE DI VICENZA
7 NOVEMBRE 2009
Caccia in deroga, ora è finita Non si spara a specie protette
IL CASO. Prelievi «eccezionali» al capolinea per questa stagione dopo mesi di braccio di ferro tra Regione e anticaccia. Il Tar ri-sospende la delibera veneta. La Lac: «Grazie a noi» La Regione: «No, lo stop è nostro: già abbattuti tutti i capi ammessi». L'Enpa ironica: «Strano, la peppola qui non è ancora arrivata...»
Marco Scorzato
Regione Veneto - Ora è finita. La caccia in deroga 2009-10 è arrivata al capolinea. Per questo inverno le doppiette venete non potranno più sparare a pispole, peppole, storni e finguelli. Le specie protette, per le quali la Regione aveva previsto una deroga fino al 31 dicembre, ritornano ad essere proibite. La conclusione è questa ed è l'effetto di una giornata, quella di ieri, ancora una volta piena di colpi di scena. Al limite del surreale.La sospensione della caccia in deroga ha una doppia origine. Da un lato, ieri, il Tar del Veneto, accogliendo la richiesta cautelare degli anticaccia della Lac, ha sospeso la delibera regionale sulla caccia in deroga. Si tratta della seconda delibera, approvata il 30 ottobre scorso immediatamente dopo che lo stesso tribunale aveva sospeso il primo atto regionale, di inizio ottobre. Dall'altro lato, sempre ieri, la sospensione - definitiva - della caccia in deroga è arrivata dalla Regione: è messa nero su bianco in un decreto del presidente Galan, motivato dal «raggiungimento dei quantitativi massimi previsti per la stagione venatoria in corso», come spiega in una nota l'assessore alla Caccia Elena Donazzan.
Una coincidenza di date - tra decreto e sospensiva del Tar - che non ha precedenti nella storia della caccia veneta.È avvenuto tutto in poche ore, ieri pomeriggio. Ad aprire le danze, almeno a livello di comunicazione, è la Lac. Alle 16.30, il presidente Andrea Zanoni, appreso della sospensiva del Tar, canta vittoria in una nota stampa: «La seconda bocciatura del Tar è una sonora sconfitta della giunta Galan. Ormai il problema non era più l'essere o meno favorevoli alla caccia in deroga, bensì il rispetto delle norme europee e delle istituzioni. Ci siamo battuti con tutte le forze». Passano otto minuti ed interviene Maria Cristina Caretta, presidente dell'associazione cacciatori Confavi: anticipa addirittura la Regione nel dare notizia del decreto - della Regione -: lo definisce «un atto dovuto», e ritiene che la Giunta abbia «fatto tutto il possibile per difendere i diritti dei cacciatori nel rispetto delle norme europee».Alle 17.29 arriva, finalmente, l'annuncio ufficiale dell'assessore Donazzan: «Il limite massimo stabilito dell'1% della mortalità annua delle specie - scrive - è stato raggiunto, considerata la raccolta delle schede quindicinali compilate dai cacciatori, in cui i dati raccolti vengono forniti alla Regione dalle province. Nel rispetto della normativa e degli impegni assunti in sede europea relativamente ai controlli, abbiamo predisposto il decreto a firma del presidente, che sospende per il 2009-10 la caccia in deroga». Così «accogliamo anche le preoccupazioni recentemente espresse dal Tar».Pochi minuti è si fa vivo l'eurodeputato Pdl Sergio Berlato, che ribadisce il concetto dei «quantitativi massimi prelevabili già raggiunti» e ringrazia la Giunta veneta per aver «resistito al tentativo strumentale di impedire che nella nostra regione venisse applicato il regime di deroga. Viste le premesse - conclude - possiamo ritenerci moderatamente soddisfatti per come sono andate le cose». In serata interviene Renzo Rizzi, dell'Enpa, per brindare alla sospensiva del Tar. E ancora non sa del decreto regionale: «Raggiunti i limiti di prelievo? Curioso. Ci risulta che la peppola debba ancora passare da queste parti. E, dai nostri controlli, non ci sono cacciatori che hanno dichiarato prelievi di fringuelli. Che la Regione non ammetta la sconfitta ci fa sorridere. L'importante è che l'anomalia sia finita». Dopo la battaglia sulla caccia in deroga, Giunta regionale e Lac si contendono pure la paternità della sospensione.
IL GAZZETTINO
7 NOVEMBRE 2009
STOP ALLE DOPPIETTE
Caccia in deroga Regione battuta al Tar per la seconda volta
Regione Veneto - Curioso, dicono tutti la stessa cosa: siamo stati noi a bloccare la caccia. Lo dicono gli ambientalisti che ieri, al Tribunale amministrativo regionale, si sono visti accogliere il (secondo) ricorso contro la (seconda) delibera della giunta veneta che autorizzava la caccia in deroga a storni, fringuelli, peppole, pispole. E lo dicono pure Sergio Berlato e Elena Donazzan, il primo eurodeputato, la seconda assessore alla Caccia, che ieri si sono quasi rincorsi con comunicati-fotocopia per sostenere che l’ordinanza del Tar non c’entra e che era stata invece la Regione a imporre lo stop alle doppiette. Motivo: sono stati raggiunti i quantitativi massimi di uccelli prelevabili previsti per questa stagione e i dati si sono avuti giusto ieri. Il dato di fatto è che oggi i cacciatori non potranno cacciare. Fringuelli, peppole, pispole, storni possono stare tranquilli. In compenso, i cacciatori mercoledì potranno fare un salto a Palazzo Ferro Fini dove sarà inaugurata la mostra fotografica organizzata dal consiglio regionale e dall’assessore Donazzan "Omaggio a Mario Rigoni Stern uomo, narratore e cacciatore".Ma partiamo dal Tar. E dalla soddisfazione delle associazioni anti-caccia che hanno fatto i salti mortali per presentare un nuovo ricorso. Il primo era andato a buon segno. Solo che venerdì scorso la giunta regionale si era riunita in seduta straordinaria al Genio civile di Padova per approvare una nuova delibera. «Un lodo Galan bis», avevano tuonato la Lac e le altre associazioni anti-caccia che si erano date da fare per presentare un nuovo ricorso ma anche per chiedere il sequestro preventivo degli animali cacciabili. Ieri dal Tar l’ordinanza di sospensione della seconda delibera regionale. «Mi auguro - ha detto Andrea Zanoni della Lac - che Galan abbia un minimo di orgoglio e la finisca di emanare delibere illegittime» Effettivamente, una terza delibera non ci sarà. A sentire il verde Gianfranco Bettin la fase di passaggio di questi volatili è praticamente terminata: «Sono stati sterminati». Per l’assessore Donazzan le cose stanno così: «Abbiamo sospeso la caccia in deroga perché sono stati raggiunti i quantitativi massimi previsti per la stagione venatoria 2009-2010. Il limite massimo stabilito dell'1% della mortalità annua delle specie, inserito nella delibera, è stato raggiunto, come risulta dalle schede quindicinali compilate dai cacciatori, in cui i dati raccolti vengono forniti alla Regione dalle Province». In Regione i dati sono arrivati ieri. Di qui il decreto del governatore che sospende la caccia a storni, fringuelli, eccetera. Curiosamente, l’annuncio del decreto, prima ancora che dall’assessore, è arrivato da Sergio Berlato: «Possiamo ritenerci moderatamente soddisfatti per come sono andate le cose - scrive l’eurodeputato paladino dei cacciatori - fiduciosi che per la prossima stagione venatoria le cacce in deroga potranno tornare ad essere applicate con legge, così come ininterrottamente avvenuto dal 2002 al 2008». Ché una legge al Tar non si impugna, ma una delibera sì.
IL TIRRENO
7 NOVEMBRE 2009
Sos in Lunigiana, i lupi fanno strage di agnelli
ZERI (MS). Branchi di lupi fanno strage di agnelli in Lunigiana e costringono gli allevatori a chiedere aiuto alle istituzioni e a Coldiretti che, senza mezzi termini, dichiara lo stato di emergenza. «Ogni allevamento ha subìto perdite ingenti di agnellini - afferma Cinzia Angiolini, presidente del Consorzio della pecora zerasca - certe volte quantificabili nel 50% dei capi». «Scardinato l’equilibrio e adesso sono i lupi a farla da padroni - aggiunge Vincenzo Tongiani, presidente di Coldiretti per la provincia di Massa e Carrara - i cui bersagli preferiti sono gli agnelli». Ma anche le pecore adulte vengono prese di mira dai sempre più famelici animali, i quali non disdegnano di attaccare le greggi anche in presenza dell’uomo. A poco servono anche i costosi recinti anti-lupi, dato che i predatori hanno imparato a scavare sotto di essi per poi aggredire gli indifesi animali. Numerosi i casi di razzie anche nelle ultime settimane con attacchi frequenti, anche alla luce del sole, che stanno causando danni ingenti alle aziende (60 allevatori e poco meno di 3mila capi.
TIO.CH
7 NOVEMBRE 2009
TICINO (SVIZZERA)
"Tradizione e innovazione", il circo Knie arriva in Ticino
BELLINZONA (Svizzera) - Novembre per il Ticino è circo Knie. Come da tradizione la carovana circense concluderà la sua tournée annuale, la 91esima, in terra ticinese. Anche quest'anno, insieme a clown e addestratori, elefanti e cavalli entreranno nel tendone per dare spettacolo.
"Il circo Knie è una miscela di tradizione e innovazione" ha dichiarato Niklaus Leuenberger, portavoce della famiglia Knie. Le novità per il pubblico ticinese di quest'anno. Il circo Knie resta fedele alla tradizione circense. Uno spettacolo che, però, si rinnova nel tempo. Deve farlo. Quest'anno abbiamo un nuovo programma in cui agli artisti già facenti parte del gruppo se ne affiancano dei nuovi. E' una miscela di tradizione e innovazione. Il Ticino rappresenta ancora per Knie una tappa importante? Certo. La tappa ticinese è molto importante. A Bellinzona, Locarno e Lugano sono previsti molti spettacoli. Soprattutto a Lugano, dove nei tre spettacoli del finesettimana c'è sempre il tutto esaurito. Quest'anno la crisi si è fatta sentire? No. In questi periodi di crisi la gente vuole distrarsi e abbandonare i problemi della vita quotidiana con una risata. E il circo serve proprio a questo. Anzi, è soprattutto nei periodi difficili come questi che, ancora di più, la gente viene a vederci. Si può tracciare già un piccolo bilancio? La tournée sta andando benissimo. Ma è ancora presto per azzardare a dei bilanci. Qui in Ticino ci sono state manifestazioni di protesta degli animalisti, che si sono espresse anche con azioni dimostrative. Voi agli animalisti cosa rispondete? La famiglia Knie lavora da anni, da generazioni, con gli animali e li conosce molto bene. Inoltre, noi lavoriamo alla luce del sole e chiunque può assistere alle prove degli spettacoli. Toccare con mano la realtà e vedere con i propri occhi come vengono trattati gli animali. Lo zoo, inoltre, è aperto al pubblico ed è frequentato da molte scolaresche. E' da trent'anni che i tendoni sono aperti al pubblico per potere assistere alle prove e alle esercitazioni. Quest'anno, per esempio, è possibile assistere alle prove per gli spettacoli dell'anno prossimo con cammelli, zebre e lama. Gli animali quindi rappresentano sempre una parte importante dello spettacolo? Sì. E' una tradizione Knie, del circo, che la gente ama. Un futuro senza animali è immaginabile? No. La famiglia Knie ha sempre lavorato con gli animali. Inoltre non bisogna dimenticare che i modi di lavorare con gli animali si sono evoluti con il tempo. Oggi la famiglia lavora in stretta collaborazione con Società della protezione animali svizzera e veterinari cantonali. Quante persone lavorano per il circo Knie? Circa 200 persone. Duecento persone che si muovono con la comitiva. Una grande azienda. I prezzi d'entrata sono cambiati? Sono stati leggermente ritoccati verso l'alto. I prezzi sono compresi da un minimo di 20 franchi a un massimo di 75 franchi. Tenga conto che in questi ultimi due anni abbiamo cambiato i due tendoni e rinnovato le gradinate, oggi più comode. Ogni spettatore dispone di una poltroncina imbottita. Date e orari:
Bellinzona, Ex Campo militare, 14 – 15 novembre / Sabato alle ore 15.00 e 20.15, Domenica alle ore 14.30 e 18.00
Locarno, Via delle Scuole, 16 – 18 novembre / Martedì alle ore 20.15, Mercoledì alle ore 15.00 e 20.15 Lugano, Stadio, 19 – 22 novembre / Giovedì alle ore 20.15 (esaurito), Venerdì alle ore 15.00 e 20.15, Sabato alle ore 13.30, 17.00 e 20.30, Domenica alle ore 10.30, 14.30 e 18.00
CORRIERE ADRIATICO
7 NOVEMBRE 2009
Quando il padrone è anche deficiente
Gianni Fantoni si cimenta con fortuna nello spettacolo italiano da quasi vent’anni, alternando presenze televisive, radiofoniche, cinematografiche e teatrali senza essere ancora diventato ricco. È al suo quarto libro e anche questo, come i precedenti, è pubblicato inspiegabilmente dallo stesso editore. Può capitare che durante una disinfestazione preventiva dai parassiti di stagione, un padrone scopra con grande sorpresa il diario segreto del proprio cane, nascosto in un anfratto sotto la cuccia. Scritti in “prima persona”, vergati con la propria zampa, gli appunti che l’animale annota con una certa metodica sagacia offrono uno squarcio inedito sui suoi pensieri canini. Corredato da interessanti e per lui funzionali disegni, le memorie di questo segugio lasciano trasparire una realtà fatalmente diversa da quella immaginata per lui dall’uomo, e il rapporto di forza si scopre invertito a favore di Zak che, molto più acuto di quanto si pensi, sfrutta tutti i punti deboli del povero essere umano senza farsene accorgere, a volte con simpatica perfidia. Aneddoti, episodi, riflessioni, soluzioni ai piccoli gialli della normale convivenza con “le bestie a due zampe” non mancheranno di far sorridere il lettore. Quante volte un padrone di cane si è chiesto: “Chissà cosa pensa di me il mio cane?” sperando con tutte le forze di poterlo un giorno scoprire per davvero? Qui si va oltre: ci si troverà di fronte a ben più alti pensieri.
IL GAZZETTINO
7 NOVEMBRE 2009
FAUNA PROTETTA Sono stati sequestrati dalla Polizia Provinciale
Sei mila uccelli nella rete
Trovati nel magazzino di un commerciante di alimentari
Provincia di Vicenza - Seimila uccelli nel magazzino di un grosso commerciante di prodotti alimentari dell’Alto Vicentino. Per la precisione 5900 congelati e un centinaio invece di richiami vivi senza la fascetta di identificazione. A fare questo impressionante sequestro sono stati nei giorni scorsi gli agenti della Polizia provinciale. E, quel che è peggio, anche il sequestro di una trentina di bisturi e vari medicinali ad uso veterinario che, come si è poi potuto appurare, servivano per selezionare i richiami. «Una pratica barbara - ha spiegato Claudio Meggiolaro, il comandante - si incide sul fianco il volatile per determinarne il sesso, visto che sono i maschi ad essere usati per questa pratica. I medicinali servivano a supportare tali incisioni». Tra gli animali finiti nelle celle frigorifere della ditta ben 3002 beccacce, 2035 allodole, 117 storni, 123 merli, 109 tordi bottacci, 34 tordi sasselli, 250 fringuelli, 33 peppole, 58 cesene e 139 tra pettirossi, cince, lui, fanelli e altro per lo più di provenienza straniera. Tra i richiami vivi tordi, sasselli fringuelli, peppole e allodole, ben nascosti in un vano attentamente occultato all’interno dell’azienda. Il titolare della ditta, che ha tentato di opporsi al sequestro degli animali congelati, tanto da richiedere il piantonamento della cella frigorifera per tutta la notte da parte degli agenti della Polizia provinciale, è stato denunciato per commercio illegale di fauna selvatica viva e morta, per detenzione di fauna protetta, per maltrattamento di animali ed esercizio abusivo della professione veterinaria. Con lui sono state denunciate altre due persone sorprese ad acquistare alcuni richiami vivi illegali. Ieri, a conclusione dell’operazione, i complimenti di Marcello Spigolon, assessore provincia alla Caccia e Pesca, al comandante Claudio Meggiolaro e ai suoi uomini. «Questo intervento - ha concluso Spigolon - si inserisce nel complesso lavoro di indagine sul commercio abusivo di fauna viva e morta su cui la nostra Polizia effettua una costante azione di monitoraggio».
LA NUOVA VENEZIA
7 NOVEMBRE 2009
Ritrovati i dodici cani del Caucaso
SAN DONA’ (VE). Sono tutti al sicuro i 12 cani pastore del Caucaso fuggiti da un’abitazione di via Bassa Isiata, disabitata dopo la morte del proprietario. L’avvocato di una parente del defunto proprietario, Chiara Fenzo, ora precisa: «Non risponde al vero che i parenti non vogliono tenersi animali e cani. L’unica parente, da me rappresentata, risiede in un appartamento a Milano e non è in grado di ospitarli, ma ha provveduto a che fossero accuditi».
TRENTINO
7 NOVEMBRE 2009
Cani dall Africa, occhio alla truffa
Ivana Sandri
TRENTO. La truffa gira da giorni sul web e si gioca sull’amore per i cani. Se trovate un appello per salvare cani “in pericolo” da far arrivare in Italia da canili e rifugi africani, in particolare dal Camerun, siete incappati in una nuova. Lo sostiene l’Aidaa che ha raccolto le segnalazioni delle vittime dell’appello-truffa che sta girando su diversi siti web sia italiani che internazionali. I cani arriverebbero in Italia dopo una tappa in Spagna, dove verrebbero sottoposti a controlli sanitari, con viaggi aerei al costo di 150 euro. Ma l’imbroglio non finisce qui, perché chi aderisce, dopo aver inviato il denaro richiesto con un bonifico o, ancor peggio, con carta di credito, non riceve l’avviso che il suo cane è in arrivo, salvato da morte sicura; dopo alcuni giorni giunge una ulteriore richiesta, stavolta per 400 euro, che servirebbero per curare il cagnolino, ammalato e che dovrà venir sottoposto a cure in cliniche veterinarie - tutte inesistenti - in Spagna o Francia. Il fantomatico intestatario del conto a cui devono essere inviate le somme, che si presenta come titolare di una agenzia viaggi con sede legale in Camerun, è riuscito ad abbindolare parecchie persone, ma l’Aidaa ha deciso di inoltrare denuncia contro ignoti per truffa. Alle oltre 500 persone che si sono rivolte all’associazione, sono state richiesti fino a 600 euro, per una cifra che supera i 110 mila euro. Però il “giro d’affari” può essere molto maggiore, perché le segnalazioni sono giunte da tutta Italia, per la maggior parte dalle provincia di Milano, Bologna, Napoli e Roma. Lorenzo Croce, presidente dell’Aidaa invita a non rispondere a simili appelli, chi vuole un cane non avrà difficoltà a trovarne in Italia, nei nostri canili oltre 150.000 cani aspettano di trovare una famiglia. Dopo gli appelli per inesistenti bambine ammalate di leucemia o altre mortali affezioni, ora ci sono animali di vario genere da salvare, per estorcere soldi alle persone di buon cuore. Allora un appello lo facciamo anche noi: è giusto aiutare chi ne ha bisogno, ed i Trentini in questo non sono secondi a nessuno (in occasione dell’Incontro con i missionari in Africa è emerso che i privati cittadini inviano alle missioni più denaro di quanto non faccia la pur generosa Provincia autonoma di Trento), ma sono molte le associazioni serie e controllabili, molti i canili in cui vivono tutta la loro esistenza centinaia di migliaia di cani; è lì che possiamo rivolgerci, certi che il nostro aiuto andrà a buon fine. Fuori da questi canali sicuri, la truffa viaggia sul web. Segnaliamo che online lo «Sportello Animali» è un servizio di consulenza assolutamente gratuito rivolto a tutti coloro che necessitano di informazioni e consulenze legali, giuridiche o amministrative su questioni che vedono come protagonisti ai vari livelli gli animali. La consulenza è rigorosamente online e per accedere basta inviare una e mail di richiesta con il quesito che si vuole porre all’indirizzo di posta elettronica sportelloanimali libero.it, la risposta di solito viene inviata all’indirizzo del mittente entro una settimana-dieci giorni dal ricevimento della richiesta.
LA NUOVA SARDEGNA
7 NOVEMBRE 2009
Trasporto di animali un corso di formazione
NUORO. L’Ascom-Confcommercio e i servizi veterinari della Asl nº3 hanno organizzato i corsi di formazione obbligatori per conducenti e guardiani per il conseguimento del certificato di idoneità (patentino) per conducenti e guardiani di veicoli adibiti al trasporto di animali vivi. Ciò perché è prevista l’istituzione di banche dati elettroniche per la registrazione delle autorizzazioni per i lunghi viaggi, oltre alla installazione di un sistema di navigazione satellitare sui mezzi di trasporto su strada per i lunghi viaggi. A carico degli inadempienti sono previste rilevanti sanzioni pecuniarie, che vanno da 2000 a 15000 euro, oltre al riiro delle autorizzazioni già rilasciate dall’Asl. I corsi si articoleranno in 12 ore complessive, con l’esame finale alla conclusione, e si svolgeranno principalmnte a Nuoro (tel. 0784-36403 e 30470) e nella sede di Macomer (0785-72900) e nel territorio della provincia nel caso che il numero dei partecipanti lo consenta. Le domande di partecipazione degli interessati dovranno pervenire agli uffici dell’Associazione dei commercianti di Nuoro, Galleria Emanuela Loi 28, entro il prossimo 16 novembre.
MESSAGGERO VENETO
7 NOVEMBRE 2009
Cane morso da una volpe, è allarme
ELENA DEL GIUDICE
TRAVESIO (PN). Una volpe nel pollaio, come nella più classica delle favole di Esopo. Soltanto che questa non è una favola e forse, all’epoca del favolista greco vissuto sei secoli prima di Cristo, la rabbia silvestre non faceva paura. E così l’avventura della bestiola che si è avventurata tra le galline non è finita bene: la volpe è morta, non prima di aver morsicato il cane del proprietario del pollaio. Il cane ha poi pensato bene di andare a dare una “leccatina” al suo padrone. Quella che voleva essere una dimostrazione d’affetto è stata invece origine di panico per l’uomo, 54 anni, che ha pensato subito di poter essere stato, a causa di quella leccatina, esposto alla rabbia ed è andato quindi al pronto soccorso di Spilimbergo. L’intricata vicenda ha avuto inizio l’altra notte quando l’abbaiare feroce del cane di casa ha costretto il padrone ad alzarsi per andare a controllare che cosa mai stesse accadendo per irritare a tal punto l’animale. Liberato il cane, i due si sono diretti al pollaio, dove, nemmeno tanto nascosta, c’era una splendida volpe che stava facendo man bassa delle galline. L’uomo ha quindi imbracciato un pesante bastone ed è entrato nel pollaio, forse non facendo caso al cane che, non appena la porta è stata aperta, è saltato dentro al recinto per avventarsi contro la volpe. L’animaletto ha quindi risposto all’attacco mordendo il cane, salvo poi soccombere sotto le randellate del padrone dei polli. Risolto il problema della volpe, l’uomo si è avvicinato al cane ferito e questi gli avrebbe leccato la mano. Con il timore che la volpe potesse avere la rabbia e con il morso averla trasmessa al cane e con la leccata da questi all’uomo, il 54enne si è recato velocemente, in piena notte, al pronto soccorso. Qui è stato rassicurato: non è che immediatamente un animale, nell’eventualità sia stato morso da una bestia infetta, sviluppi la rabbia. La persona è stata invitata a presentarsi nei prossimi giorni al dipartimento di prevenzione che valuterà ulteriormente il caso. Così come sarà cura del servizio veterinario della Ass 6 verificare se la volpe fosse o meno affetta dalla rabbia e provvedere all’eventuale profilassi del cane. Allo stato in provincia di Pordenone non è stato segnalato alcun episodio di contagio tra animali selvatici e animali domestici, cosa che è invece già avvenuta nella Bassa Udinese alzando il livello di allarme in quell’area. Per evitare che accada la stessa cosa nel Friuli occidentale, il servizio veterinario pubblico ha già vaccinato tutti i cani randagi, ha ordinato la vaccinazione antirabbica ai cani da caccia, che con maggiore facilità potrebbero entrare in contatto con animali infetti, mentre suggerisce – come del resto fanno i veterinari liberi professionisti – di sottoporre a vaccinazione tutti gli animali che rimangono per molto tempo all’esterno o che vivono in aree a rischio.
LIBERO
7 NOVEMBRE 2009
CATANIA: ALIMENTI SCADUTI E TOPI IN RISTORANTE CINESE, UN ARRESTO
Catania - A Catania un cinese di 27 anni e' stato arrestato per commercio di sostanze alimentari nocive. Il giovane, Shi Jianhui, insieme a una connazionale, denunciata, gestiva un'attivita' di ristorazione senza autorizzazione, dove veniva effettuata anche la macellazione clandestina di animali.Nel locale di piazza della Guardia, i poliziotti hanno subito notato la puzza prodotta da alimenti in putrefazione e dalle gravi carenze igienico-sanitarie. Trovati residui alimentari sulle superfici di lavorazione e sui pavimenti, frigoriferi sporchi, alimenti senza indicazioni della scadenza, una busta in plastica con centinaia di zampe di gallina, numerosi pesci gia' fritti immersi in secchi colmi d'acqua.Nel bagno c'erano molte confezioni di alimenti cinesi, farina, ceci, uova di gallina, stoviglie e pentole sporche. Nel corso dell'intervento, dai sacchi di farina e di ceci sono venute fuori decine di topi.
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