07 SETTEMBRE 2010
MANFREDONIA.NET
7 SETTEMBRE 2010
 
Cucciolo di rottweiler ferito, salvato dall'Enpa
Ora è in cura presso il canile-rifugio di Manfredonia
 
 
 
 
Manfredonia (FG) - Ancora un atto di inaudita crudeltà compiuta nei confronti di un cane. Si tratta di un cucciolo di rottweiler, di appena tre mesi circa, ritrovato sabato 28 agosto 2010 dai volontari dell'Enpa, nei pressi della zona D32, nelle vicinanze del canile rifugio sipontino.
L'animale, di nome Agostino, era ridotto male in quanto le ferite che riportava sul dorso erano dovute ad una sostanza di acido versatagli addosso. "All'inizio - afferma il responsabile del canile, Marco Lupoli
 - pensavamo fosse stato aggredito, invece, poi, dopo la visita dal veterinario, ci siamo resi conto che quelle ferite erano dovute ad una sostanza di acido". 
Per guarire, Agostino avrà bisogno di cure e assistenza per alcuni mesi ma i sanitari assicurano che si riprenderà completamente. "Non è possibile - chiosa Lupoli - che nel 2010 ci sia ancora gente così vigliacca da mettere in atto tali comportamenti così virtulenti contro gli animali. E' inconcepibile e disumano". [...]

GEA PRESS
7 SETTEMBRE 2010
 
Uomo pericoloso: ad Agostino, rottweiler, gli riserva l’acido
 
     
 
GEAPRESS – Lo hanno chiamato Agostino, il cucciolo di circa tre mesi di rottweiler divenuto protagonista dell’ennesima crudeltà. Di lui si sa poco o nulla se non che è stato accolto dal canile ENPA di Manfredonia (FG). Di sicuro è stato abbandonato e chissà chi, gli ha lanciato addosso dell’acido. Per fortuna è stato raccolto da alcuni volontari che hanno approntato per le prime cure preso un veterinario.L’acido ha bruciato ampie porzioni di pelle ma per fortuna gli ha risparmiato la testa e gli occhi in particolare. Ad Agostino non crescerà più il pelo ma potrà vivere egualmente bene e felice se sarà adottato. Intanto a Manfredonia si è scatenata una vera e propria caccia al responsabile del crudele gesto.Si spera dalle foto di potere risalire al proprietario o comunque a chi l’ha torturato. Nonostante tutto ad Agostino piace ancora giocare con l’uomo. [...]

GEA PRESS
7 SETTEMBRE 2010
 
Bocconi avvelenati, la strage continua.
 
 
 
 
GEAPRESS – Otto cani avvelenati con  rotoli di pancetta imbottiti di veleno alla frazione Tavernanova di Prata di Principato Ultra (CE), il  veleno ha ulcerato loro lo stomaco ed i cani sono morti tra atroci sofferenze; erano tutti cani casalinghi. Non si sa quanti randagi, o volpi, o faine siano morte.La piaga dei bocconi avvelenati non conosce sosta ed è diffusa in tutta Italia, in questo caso senza distinzioni tra nord e sud. Lo sterminio ci accomuna tutti!Un’altra cosa che ci accomuna tutti è la quasi totale indifferenza degli amministratori locali, indifferenza aggravata dall’ignoranza delle leggi in vigore.I Sindaci DEVONO bonificare la zona avvelenata, DEVONO aprire le indagini, DEVONO intensificare i controlli; in caso di inadempienza il Sindaco va diffidato.
Se lo spergimento dei bocconi avvelenati è legato al randagismo, il Sindaco DEVE provvedere a mettere in atto tutti gli strumenti previsti dalla L.Q. 281791 e dalle relative LL.RR. per arginare il fenomeno (sterilizzazioni, adozioni, canili, campagne informative).
Avvelenare gli animali è reato!
Avvelenare un animale è reato ai sensi degli articoli 544-bis e 544-ter (uccisione e maltrattamento di animali altrui) del Codice Penale.
L’articolo 14T.U. Leggi sanitarie (Regio Decreto 27.07.1934, n° 1265) punisce lo spargimento di sostanze velenose con reclusione ed ammende.

IL SECOLO XIX
7 SETTEMBRE 2010
 
Cane yorkshire vola giù da una finestra e muore
via san Cipriano
 
La Spezia - UN CAGNOLINO di razza yorkshire, qualche chilo di peso appena, è morto ieri mattina, piombando sull'asfalto, giù dalla finestra di un alto palazzo del centro città. Il tonfo s'è avvertito appena, nella confusione di macchine e di passanti che c'è: ma chi ha visto quell'esserino minuscolo librarsi in volo, per poi finire scaraventato così sul marciapiedi, ha raccontato di essere rimasto scosso. Sembrava un pupazzo, un pugnetto di pelliccia, con due occhi grandi: ma non era un giocattolo. Aveva invece una vita, che s'è spezzata nell'urto. Erano passate da poco le dieci di ieri mattina, quando sono arrivate le prime telefonate alle forze dell'ordine.
Ci sono state più segnalazioni anche al Comune: tanto al servizio di segreteria, che all'ufficio tutela animali.
«E' stato gettato un cagnolino in strada, direttamente dal terrazzino di un palazzo»: queste le parole di chi ha chiamato, raccontando di aver visto letteralmente volare la bestiola, fino all'impatto con il marciapiedi. Poi, un'altra segnalazione: una persona, in lacrime, ha raccontato: «E' stato lanciato di sotto un cane, l'abbiamo visto sollevarsi in aria come se fosse un pupazzo». L'intervento di verifica, attuato dai vigili urbani, ha confermato che in effetti c'era quel corpicino, a terra, nella zona di via San Cipriano: pietosamente recuperato poi dal servizio veterinario, che l'ha nascosto alla vista. E' certo che il cagnetto sia volato di sotto: a quanto si è appreso, sarebbe stato cieco. Poiché le dimensioni degli esemplari di questa specie sono molto ridotte, dopo un volo simile lo yorky non ha ovviamente avuto alcuna possibilità di salvarsi. L'ufficio tutela animali, a fronte delle telefonate allarmate di chi ha chiamato il servizio, il cui testo è stato integralmente riportato a verbale, ha aperto un fascicolo, per ricostruire la dinamica dell'accaduto: in modo da chiarire che cosa sia accaduto alla bestiola. E' possibile si sia sporto, e abbia messo le zampette troppo in avanti, per poi riuscire a recuperare terreno e a salvarsi: anche se in genere gli animali non amano sporgersi troppo, perché avvertono il rischio della caduta.
Comunque sia, quello che è"passato" davanti agli occhi di chi ha dato l'allarme, è stato solo il fotogramma finale della sequenza: cosa sia accaduto prima, al momento non è noto.

CUNEO CRONACA
7 SETTEMBRE 2010
 
Guardie ecozoofile di Cuneo sequestrano due cani abbandonati da 15 giorni senza acqua e cibo dai proprietari che intanto erano andati in vacanza
IL FATTO È SUCCESSO NELL'ALBESE. DUE PERSONE SONO STATE DENUNCIATE E ORA DOVRANNO RISPONDERE DEL REATO DI MALTRATTAMENTO DI ANIMALI

 

 

 

 

Provincia di Cuneo - Altri due sequestri da parte delle Guardie Ecozoofile della sezione provinciale di Cuneo dell' ANPANA. Nell'Albese due cani di grossa taglia sono stati lasciati per ben quindici giorni senza cibo e acqua dai proprietari che intanto erano in vacanza.

Un'altra triste vicenda finita bene per i due cani che potevano morire se non fosse per alcuni vicini di casa che da lontano sono riusciti a gettare qualche pezzo di pane duro agli animali. Lo spazio in cui si trovavano i cani, infatti, non consentiva di lasciar avvicinare nessuno e quando le Guardie Ecozoofile dell'ANPANA sono intervenute hanno trovato i due animali scheletrici, disidratati, in pessime condizioni igieniche e un odore nauseabondo che circondava l'area in cui si aggiravano.Due Guardie Ecozoofile dell' ANPANA appartenenti al Comando Provinciale di Cuneo sono interveute prontamente e ora i cani staranno meglio, ma hanno rischiato la vita. I proprietari sono stati denunciati alla Procura della Repubblica e dovranno rispondere di maltrattamento di animali.


AGRIGENTO WEB
7 SETTEMBRE 2010
 
Avvelenamento cani, Antonica dispone controlli
 
 
Agrigento - A seguito dei recenti casi di avvelenamento di diversi cani avvenuto al Villaggio Mosè, segnalati dalla coordinatrice del circolo Rabat di Legambiente Claudia Casa, il comandante della Polizia Municipale Antonica si è messo subito a disposizione e già in giornata provvederà a redigere una dettagliata relazione sull’accaduto e sulla permanenza delle carcasse in quei luoghi, relazione che sarà recapitata poi all’ass. Passarello per chiedere la rimozione urgente della carcasse in ragione del serio rischio igienico sanitario cui gli abitanti rimangono esposti.

IL TIRRENO
7 SETTEMBRE 2010
 
SMARRITO UN CARLINO Una ricompensa a chi ritrova Vito  
 
Pistoia - Si è allontanato da casa, da domenica mattina, nella zona di Germinaia, un cagnolino di razza Carlino. Dieci anni, collare bianco, color crema con orecchie nere, risponde al nome di Vito. I proprietari promettono una ricompensa a chiunque contribuisca a riportarlo a casa. Contattare il numero di cellulare 335 8141147.

GEA PRESS
7 SETTEMBRE 2010
 
Con le reti nei campi di girasole
Intervento del Corpo Forestale dello Stato a Livorno. Maxi sequestro di fauna protetta ad un uccellatore napoletano.
 
 
 
GEAPRESS –  Razzia di fauna selvatica a Livorno. La destinazione era però Napoli, dove un carico di circa 100 fringillidi avrebbe fruttato minimo duemila euro. I piccoli volatili venivano catturati nel livornese e detenuti nel garage di un napoletano di ventisette anni residente a Campiglia Marittima (LI), uno dei Comuni ricadenti nel Parco Val Di Cornia. Del problema GeaPress se ne era occupata agli inizi di agosto (vedi articolo GeaPress) intervistando il Responsabile del NIPAF del Corpo Forestale di Livorno dott. Davide Ciccarelli a proposito di una brillante operazione anti bracconaggio condotta ai danni dei bracconieri di cinghiali. Nel corso dell’intervista si era avuto modo di evidenziare un altro grave fenomeno. Uccellatori napoletani in trasferta a Livorno. Per loro interi garage pieni di fauna selvatica alata di cattura da rivendere al mercato nero di Napoli, vero e proprio ricettacolo nazionale di avifauna protetta.Il Corpo Forestale di Livorno ha continuato la sua attività di repressione attivandosi anche a seguito delle segnalazioni pervenute al numero verde della Forestale 1515, tra cui proprio quella dell’uccellatore napoletano. Dalle indagini si è poi scoperto che era lo stesso uccellatore segnalato con le reti tipo pesca nei campi di girasole di Venturina (LI). Dalle indagini della Forestale svolte sul luogo si è poi risaliti al posto dove venivano conservati i fringillidi. Un vero e proprio laboratorio pieno di uccellini ed attrezzi del mestiere.Quando però gli Agenti del Nucleo Investigativo di Livorno e del Nucleo Operativo di Cecina del Corpo Forestale sono arrivati sul luogo con il mandato di perquisizione hanno dovuto superare le resistenze dell’uomo che, a suo dire, doveva impedire l’accesso alla Forestale. Ed in un certo senso ne aveva tutte le ragioni, dal momento in cui all’interno del garage custodiva oltre 100 cardellini di cattura, gabbie, strumenti per la cova, taccuini pieni di appunti, beverini, spazzole, filo di nailon (forse utilizzato per imbracare gli zimbelli) e fiori di girasole, verosimilmente tagliati nei campi dove era solito piantare le reti per i cardellini. Nel locale pure canarini verosimilmente utilizzati per gli incroci con i cardellini. Un ibrido, se ha un buon canto, frutta minimo 200-250 euro.Tutti i cardellini sono stati immediatamente liberati ma la Forestale ritiene che potrebbe bastare già una mezza giornata di ‘lavoro’ per catturarne altri 100. E’ in genere questo lo stock previsto per il trasporto a Napoli, all’interno di gabbie rettangolari che si caratterizzano per la scarsissima altezza (anch’esse rinvenute nel laboratorio dell’uccellatore).Lo stesso soggetto, ora recidivo, era stato sorpreso tempo addietro dalla Polizia Stradale mentre era già in viaggio con un carico di cardellini verso Napoli. C’è ora da capire quanto diffuso sia il fenomeno dei napoletani uccellatori in trasferta. Già nella scorsa intervista, infatti, il dott. Ciccarelli evidenziò come i cardellini potessero essere venduti ai napoletani da soggetti locali. In un’altra intervista di GeaPress (vedi articolo) fatta al Sovrintendente del Corpo Forestale dello Stato di Castel Volturno Paolo Verdicchio (CE) fu evidenziato il traffico messo in atto da alcuni uccellatori campani che, in cambio di tordi, ricevono dai livornesi proprio i fringillidi da rivendere a Napoli.Purtroppo, secondo la Forestale, la rendita ricavata da queste attività, rapportata alle sanzioni di legge (per la detenzione di specie non cacciabili è prevista la sola ammenda), evidentemente non fa desistere neppure chi viene colto in flagrante sebbene, nel caso dell’uccellatore campano, la recidiva renderà la sua posizione più grave.

IL SECOLO XIX
7 SETTEMBRE 2010
 
È partita la caccia al daino: «Abbatteranno anche i cuccioli»
via con Polemiche
 
Giuliano Gnecco
 
Provincia di Genova - GLI ANIMALISTI l'hanno già definita una mattanza, anche perché sarebbe consentito abbattere pure i cuccioli. «Non si possono chiamare cuccioli - sottolinea l'assessore provinciale alla caccia Giuseppe Piero Fossati - Semmai sono novelli, è vietato sparare a chi ha meno di un anno». Comunque, è aperta la caccia al daino: secondo gli animalisti ne verranno uccisi 200. Precisa Fossati: «Venerdì farò una riunione per fare il punto dopo i primi dieci giorni di caccia, ma finora ne sono stati abbattuti pochissimi, ed entro fine settembre in totale i capi da abbattere saranno 146, dei quali 34 a Torriglia, 14 a Fascia e 46 a Monterosso».
Fossati smonta le polemiche: «Io capisco che si possa pensare diversamente, ma l'ordinanza è stata approvata da tutto il consiglio provinciale, con la sola eccezione di Angelo Spanò dei Verdi. È una caccia di selezione scientifica, studiata sulla base di un censimento. Poi figurarsi, rispetto a chi dà da mangiare ai gatti, meno a chi dà da mangiare ai cinghiali in centro città, mentre lo accetto se lo fa sulle alture anche se la legge lo vieta. Ma il daino non è un ungulato autoctono: è stato introdotto negli anni Settanta e toglie spazio a caprioli e cervi che invece sono locali».
Le cose saranno fatte seriamente: «I cacciatori hanno fatto un corso, in base al quale gli è stato dato un punteggio - assicura l'assessore - Chi ha un punteggio può sparare solo ai maschi, chi ne ha un altro solo alle femmine e ce n'è un altro per i novelli. I controlli sono severissimi, e a chi sgarra ritiriamo il porto d'armi».

GEA PRESS
7 SETTEMBRE 2010
 
Roma: condominio vieta l’ascensore a cane malato.
 
GEAPRESS – E’ un labrador, adottato dal canile di Montefiascone, vive al quarto piano e soffre di una grave displasia aggravata da un’artrosi. Ha difficoltà a salire e scendere le scale, ma per lui l’ascensore è vietato.
Ora si aspetta il pronunciamento del Giudice di Pace.
Agli abitanti della palazzina in zona Villa Bonelli, non è dato sapere di più, ricordiamo che, sebbene gli amici umani del labrador in questione siano affittuari, hanno gli stessi diritti dei proprietari; con l’affitto, se non espressamente vietato dal contratto , si hanno tutti i diritti degli altri condomini.Ricordiamo, inoltre, che la Suprema Corte ha ritenuto illegittimi tutti quei provvedimenti restrittivi della libertà personale, come  avere un cane o un gatto ed usare gli spazi condominiali, a meno che non siano contrattuali o presi all’unamimità, quindi con il voto favorevole anche dei proprietari degli animali.Per finire, il  DPR, relativo proprio agli ascensori,  recita: “gli ascensori sono adibiti al trasporto di pacchi, persone ed animali, in particolare cani”.
Gli amici umani del labrador discriminato possono contattarci per ulteriori riferimenti di legge.

IL TEMPO
7 SETTEMBRE 2010
 
Villa Bonelli Norma ad hoc del condominio. La padrona non ci sta
Rambo, labrador zoppo senza ascensore
Ha il nome dell'eroe di film.
 
ROMA - Si chiama Rambo e proprio di un eroe avrebbe bisogno. A dispetto del nome «impegnativo» Rambo è un labrador al quale un condominio di Villa Bonelli ha vietato l'ascensore. Ma il cane soffre di una displasia alle anche e ai gomiti, oltre che di artrosi a causa della quale non può scendere o salire i 4 piani del palazzo dove la sua amorevole proprietaria risiede. Povero Rambo, salvato da un canile di Montefiscone, finalmente adottato e curato dal veterinario che certifica la sua patologia. Forse per i condomini riunitisi ad hoc sul divieto, Rambo è pari a un oggetto. Incapace di provare dolore e fatica. La padrona assicura di pulire l'ascensore più volte al giorno onde evitare disagi e, contro questa decisione, si è rivolta al Codici. Ma se al posto del cane ci fosse stato un anziano incontinente o un bimbo cagasotto?
IL CENTRO
7 SETTEMBRE 2010
 
Strage di pulcini, morti in 40mila
 
Alberto Savelli
 
FOSSACESIA (CH). Una strage annunciata. Decine di migliaia di pulcini - 40mila secondo stime ufficiose - sono morti ieri nell’azienda avicola San Pietro di Fossacesia, dove da mercoledì scorso i 30 lavoratori, senza stipendio da tre mesi, hanno incrociato le braccia. Alla moria di pulcini si aggiunge la decisione dell’Enel di interrompere l’erogazione dell’energia elettrica, a causa di alcune bollette non pagate. Lo stabilimento ora rischia il collasso totale, e oltre ai pulcini sono a rischio altri 20mila animali tra galli e galline.  Nessuna pietà. Via la luce anche se ieri alla San Pietro era la giornata della schiusa delle uova. In preventivo c’era la nascita di 50/60mila pulcini. La maggior parte non ce l’ha fatta.  Per sopperire all’assenza di corrente è entrato in funzione un generat ore, ma il gasolio per il suo funzionamento è scarso e il carburante potrebbe bastare solo fino a stamattina. Tutte le macchine dell’impianto potrebbero fermarsi, e i danni allora sarebbero peggiori.  Ma l’evento era a rischio da giorni, dopo che i dipendenti avevano proclamato sciopero per il mancato pagamento degli stipendi.  Il ciclo produttivo non ha seguito il suo regolare andamento, che prevede che tre giorni prima della nascita dei pulcini, le uova vengano passate dalle incubatrici alle camere di schiusa. L’agitazione dei lavoratori non ha garantito questo passaggio e neppure l’azienda se ne è preoccupata. E l’epilogo è stato la moria di migliaia di animali. «Durante il sopralluogo abbiamo riscontrato che buona parte dei pulcini era morta», dice Giuseppe Torzi , responsabile del servizio di igiene di allevamenti e produzioni zootecniche della Asl Chieti-Lanciano-Vasto, «molti erano ancora vivi ma destinati a perire nel giro di qualche ora. La mortalità nel caso dei pulcini è fisiologica, ma la situazione in questo caso si è aggravata». Non è avvenuto infatti il previsto passaggio di macchinari e gli animali sono caduti all’interno delle incubatrici perché privi di un sostegno di appoggio. «Si è creato poi un sovraffollamento dentro le macchine e i pulcini sopravvissuti moriranno a stretto giro di tempo per asfissia», continua Torzi.  La Asl non è stata in grado di fornire cifre ufficiali sul numero delle morti, ma i dipendenti sostengono che siano almeno 40mila.  Cifra che è destinata a crescere col passare delle ore, perché i pulcini si trovano in spazi non idonei e appena nati vanno curati e vaccinati. Sulla vicenda i veterinari della Asl hanno informato la Procura della Repubblica di Lanciano. Non si escludono misure per maltrattamento di animali a cari co della proprietà della San Pietro, la Levantesi Group di San’Elpidio a Mare, in provincia di Ascoli Piceno. L’azienda sanitaria è in contatto col sindaco di Fossacesia, Fausto Stante . La moria di animali rappresenta infatti anche un problema igienico-sanitario.  Un’altra schiusa di uova è prevista per giovedì. A questo punto la Procura potrebbe precettare i lavoratori o intimare all’azienda di provvedere in altro modo ad assicurare il corretto svolgimento del ciclo produttivo.
IL CENTRO
7 SETTEMBRE 2010
 
Dall'incubatrice alla batteria
 
FOSSACESIA (CH). Il ciclo produttivo corretto prevede che tre giorni prima della prevista nascita dei pulcini, le uova vengano spostate dalle incubatrici alle camere di schiusa. I pulcini appena nati vanno subito curati e vaccinati. Ma la vita a questi animali non riserva altro che sofferenza. La maggior parte delle galline ovaiole viene richiusa in allevamenti a batteria. In piccole gabbie vengono stimolate da mangimi arricchiti di ormoni per deporre uova fino al prolasso dell’utero. I polli da carne sono ammassati in capannoni con la luce accesa 24 ore su 24 e alimentati in continuazione.
LA PROVINCIA DI COMO
7 SETTEMBRE 2010
 
Oltrona san Mamette (CO)
L'appello di tre bimbe: «Ridateci la nostra Heidi»
Qualcuno ha sottratto dal giardino la loro tartaruga. La nonna: «Era con noi ormai da otto anni»
 
OLTRONA SAN MAMETTE (CO) - Appello ai ladri: «Restituiteci la nostra tartaruga». Heidi, una testuggine di dieci anni, ormai di famiglia in casa di Rita Caspani, in ansia per quella simpatica bestiola che era diventata una sorta di mascotte e una tenera compagna di giochi per le nipotine Chiara (dieci anni) Irene (cinque) e Gaia (tre). Mani rimaste finora ignote, nottetempo, l'hanno rubata, prelevandola con un vero e proprio blitz dal giardino dove Heidi sonnecchiava. Le modalità del furto fanno pensare all'azione di qualcuno che l'avesse già adocchiata e ne conoscesse discretamente le abitudini.
«Hanno rotto la recinzione quel tanto che bastava per allungare un braccio e prendere la tartaruga che dormiva in giardino, a distanza ravvicinata dalla cinta e attigua siepe  spiega Rita Caspani  La nostra casa si trova lungo via Roma, passando dalla strada la si vedeva dal marciapiede, perché le piaceva stare quasi addossata alla siepe nei punti in cui filtrava il sole. Chi l'ha rubata evidentemente sapeva dove trovarla. Alcune notti s'infilava in casa e dormiva in una cesta o sotto i mobili ma, durante la bella stagione, di solito se ne stava nel prato. Proprio come la notte tra venerdì e sabato, quando è stata portata via. Se n'è accorto mio marito al mattino, quando un suo amico gli ha fatto notare che c'era un foro nella recinzione». Inutili le ricerche, comunque tentate, nella speranza di ritrovarla. L'accurata manomissione rinvenuta nella recinzione ha subito accreditato l'ipotesi del furto, più che della ragazzata. In lacrime nonna e nipotine, affezionate ad Heidi, ormai da otto anni una di famiglia: «Mi era stata regalata per farmi sentire meno il vuoto lasciato dal furto, subito nel '96, di due tartarughe che avevo da vent'anni  aggiunge Rita Caspani  Amo tutti gli animali, ho un piccolo zoo, ma in particolare le testuggini. Heidi faceva parte della nostra famiglia; le bimbe giocavano con lei, le davano da mangiare: Irene, appena scendeva le scale al mattino, correva a prenderle l'insalata. Quando la chiamavo mi rispondeva, mi seguiva al rientro dalla spesa e ogni volta che mi vedeva. Se chi l'ha presa la terrà in casa, o in spazi ristretti come un balcone, morirà. Riportatecela, anche in forma anonima».
Appello che Chiara ha ripreso in un cartello, affisso sulla recinzione all'ingresso, con tanto di disegno della sua amata Heidi: «Si prega di riportare la tartaruga a casa sua, perché è denunciata con foto».
In attesa di rivederla gironzolare per casa, Rita Caspani ha collocato nel prato nel punto in cui Heidi è stata rubata due tartarughe di legno che s'intravedono dalla recinzione. Un monito diretto a chi l'ha sottratta, affinché la restituisca a chi sicuramente l'ama.

IL CITTADINO
7 SETTEMBRE 2010
 
Oggi la Forestale farà un controllo per verificare come viene tenuto 
Il pitone Duff è tornato a casa:  «La sua fuga resta un mistero»
 
 
Lodi - Il pitone reale ritrovato in Piarda Ferrari la scorsa settimana è tornato a casa. Il proprietario se l’è fatto consegnare infatti dalla Forestale nei giorni scorsi, dopo aver presentato tutta la documentazione necessaria, e ora lo ha messo nella stessa teca di vetro e legno da cui era fuggito alla fine di agosto.«Ancora non abbiamo capito come sia riuscito a fuggire - spiega il proprietario Vanny Grecchi, 34 anni -, visto che abbiamo trovato il coperchio della teca chiuso con il lucchetto come lo avevamo lasciato. La persiana alla finestra, invece, era aperta».Il pitone si chiama Duff, ha tredici anni e misura poco meno di due metri di lunghezza per cinque chili di peso. «È un animale tranquillo e di dimensioni ridotte - spiega ancora il proprietario -, quando è in pericolo tende a raggomitolarsi su se stesso e non avrebbe potuto fare del male a nessuno. Naturalmente non è velenoso, la legge d’altra parte non consente di detenere rettili velenosi».Dieci giorni fa, quindi, si trovava in via Carlotta Ferrari (una traversa di via Vecchio Bersaglio, in città bassa), in un deposito dove la famiglia aveva portato tutti i mobili per poter fare dei lavori in casa, nella zona del Chiosino. Da lì è fuggito, in circostanze ancora misteriose, e ha raggiunto la Piarda Ferrari dove è stato visto da una ragazzina uscita di casa per fare una passeggiata. «In tredici anni non era mai capitata una cosa simile - aggiunge Grecchi -, comunque l’animale era in buona salute e regolarmente registrato. La Forestale lo ha tenuto in un centro specializzato e ce lo ha restituito giovedì sera (esattamente una settimana dopo il ritrovamento, ndr). Oggi (ieri, ndr) invece ci hanno chiamato per avvertirci che verranno domani (oggi, ndr) a fare dei controlli per verificare come viene tenuto». Il suo terraio in vetro e legno misura circa due metri per uno e mezzo. Ora è stato spostato dal magazzino di via Carlotta Ferrari al Chiosino. In ogni caso il pitone non è solo: con lui c’è Kid, un altro esemplare di 8 anni lungo ben cinque metri.
GEA PRESS
7 SETTEMBRE 2010
 
Tra finti arresti, vipere in valigia e protezioni altolocate
Ecco chi è il più grande fornitore al mondo di rettili per terraristi e medicina cinese
 
GEAPRESS – Per capire chi è basterebbe quello che di lui ha detto uno dei più grandi distributori al mondo di fauna esotica: senza il Re Lucertola il commercio di rettili negli Stati Uniti non sarebbe esistito. Il Re Lucertola (nella foto) altro non è che Anson Keng Wong Liang, beccato lo scorso agosto in Malesia con una valigia piena di serpenti (vedi articolo GeaPress).Mike Van Nostrand, questo il nome del commerciante amico di Wong, possiede in Florida la Strictly Reptiles. E’ l’esportatore mondiale di un elenco di specie animali più lungo dell’ arca di Noè. I suoi racconti sono stati raccolti nel libro del giornalista Bryan Christy dedicato proprio al Re Lucertola, che poi è anche il nomignolo che caratterizza la ditta di import-export americana.Mike Van Nostrand (nella foto a destra), e Anson Wong hanno fatto affari grazie al più grave errore, forse non casuale, commesso dagli Uffici della Convenzione di Washington (CITES) che si dovrebbe occupare del commercio di flora e fauna in via di estinzione. La Cites, infatti, ha autorizzato gli allevamenti di animali esotici. Ufficialmente per far decrescere il commercio di fauna selvatica (infischiandosene delle condizioni di benessere di quelli allevati) ma di fatto offrendo a Wong di impiantare in giro per il mondo falsi allevamenti, compresi quelli in realtà rivelatesi come semplici negozi di fiori.Lo stesso Van Nostrand si pubblicizza molto con un suo allevamento di Iguane (nella foto) ma ora, dopo i guai con la giustizia, non contrabbanda più e dall’alto del suo impero finanziario costruito sulla voglie sottovetro dei terraristi, si vuole dedicare agli amati nipotini.Anson, invece, continua. Lui, del resto, è amatissimo dalle autorità malesi. E’ lì il suo fortino di società da cento milioni di dollari annui (… dichiarati). Le autorità malesi lo stanno pure aiutando nella costruzione di uno zoo. Per Anson Wong, infatti, gli zoo sono eccezionali coperture. Una volta che un animale viene controllato in entrata dalle autorità, nessuno si occupa più della documentazione Cites la quale, alla morte non dichiarata,  può essere facilmente utilizzata per coprire traffici illeciti. In tale maniera Wong saltò fuori pure in un traffico di gorilla che coinvolgeva due zoo da un capo all’altro del mondo. Lui, come al solito, era l’intermediario. Raramente si sporca le mani anche perchè, dice sempre lui, in Europa e Nord America è più difficile accattivarsi chi dovrebbe controllare.Wong, come accennato, è anche il Re degli allevamenti in cattività di fauna selvatica. In realtà si tratta di coperture. Costa, infatti, troppo farli nascere in cattività ed allevarli, questo a prescindere dalle condizioni di benessere (vedi, ad esempio, le fattorie degli orsi della bile riforniti da Wong). Meglio inventarseli per giustificare i certificati di esportazione oppure costituirli con stock di fauna selvatica in realtà solo mandata all’ingrasso (vedi anche intervista di GeaPress al dott. Vincenzo Ferri, erpetologo di fama internazionale) per essere venduta.I migliori clienti di Wong sono zoo e grossisti che poi distribuiscono ai terraristi occidentali e giapponesi, oltre ovviamente alla medicina cinese. Il motivo per il quale ha impiantato il suo impero in Malesia è semplice. Le autorità governative puniscono solo chi viene trovato in possesso di fauna esotica. Lui le mani se le sporca raramente ma, come ha dichiarato a Bryan Christy, ha una rete di procacciatori ed intermediari in tutto il mondo. Tempo addietro fu scovato dopo una mega operazione della autorità statunitensi che pur di incastrarlo erano entrate in affari con lui. Per parecchi anni un gruppo di specializzati poliziotti aveva lavorato nel settore del commercio di animali esotici. Iniziarono in maniera semplice, aprendosi cioè uno dei tanti negozi di fauna esotica. Una volta scrissero a Wong informandolo che il loro negozio, specializzato in acquaristica, voleva espandersi nel settore dei rettili. Fin dal primo momento Wong inserì nella lunghissima lista alcune specie protette. Da lì nacque la più grande operazione mai compiuta al mondo contro i trafficanti e Wong si beccò dieci anni di galera. Dal carcere, però, continuò la sua attività tanto che appena riguadagnata la libertà, una delle due società ufficiali, da lui possedute assieme alla moglie, già si pubblicizzava (e continua a farlo ancora ora) per il fatturato annuo compreso tra i 50 ed i 100 milioni di dollari.La sua specialità sono gli animali in valigia. Una fitta rete di viaggiatori che trasportano tartarughe ed altri rettili in domopack (vedi foto), organizzate nè più e nè meno come le insospettabili casalinghe del palermitano che anni addietro venivano pagate per un viaggio andata e ritorno dagli USA trasportando dentro le valige buste con polvere bianca. Ora sono invece tartarughe, pitoni e forse finanche tigri (la nuova specialità di Wong), come quella scoperta recentemente all’ aeroporto di Bangkok. Anson sa di potere contare su una fitta rete di compiacenze. Uno dei racconti più significativi di Wong era quello dell’organizzato sequestro di una partita di suoi pitoni reticolati. Era tutto previsto, lo sapeva pure il suo trasportatore. Gli animali sarebbero poi stati rivenduti a Wong. Una sorta di tassa che avrebbe consentito di collezionare un’ operazione anti bracconaggio. Wong, per la condanna americana, oltre alla galera, ha dovuto pagare sessantamila dollari, ben poca cosa rispetto alle centinaia di milioni di euro che fattura e che è riuscito a gestire dal carcere. Che dire allora sugli equivalenti, in moneta locale, sessantamila dollari al quale è stato condannato dalle autorità della Malesia dopo che dal suo bagaglio lo scorso agosto sono sbucati boa constrictor, tartarughe e due vipere rinoceronte (vedi foto). Forse alle autorità malesi, che lo proteggono e lo coccolano fino ai massimi livelli, può aver fatto comodo che Wong, una volta tanto, venisse colto direttamente con le mani nel sacco. Tanto pagando una briciolina di dollari, potrà continuare a fare quello che vuole.
Nel video, il momento in cui Wong arriva nel Tribunale che lo ha “giudicato” in Malesia.
 
VIDEO E FOTO
http://www.geapress.org/esotici/tra-finti-arresti-vipere-in-valigia-e-protezioni-altolocate/4942

SICURAUTO
7 SETTEMBRE 2010
 
La multa se non soccorri l'animale investito non cancella il diritto al risarcimento
 
Avete visto tra venerdì e sabato la notizia della prima applicazione della nuova multa per omissione di soccorso agli animali? Tra il racconto del fatto nudo e crudo, le reazioni di apprezzamento degli animalisti e i riferimenti alla ministra Brambilla compiaciuta perché così si dà ai turisti stranieri l'immagine di un Paese "animal-friendly", nessun cronista si è chiesto dove fosse il proprietario del cane investito e perché se lo sia lasciato scappare. E allora chiariamo che la riforma del Codice della strada non ha abolito l'articolo 184, che impone di tenere gli animali sempre sotto controllo. Di qui la conferma della possibilità di chiedere il risarcimento, in caso di danni al veicolo.
IL CITTADINO
7 SETTEMBRE 2010
 
La Bascapé, che abita a Somaglia, ha denunciato il fatto al Comune: «È giusto sfamare anche loro» 
Accudisce i gatti randagi, minacciata 
Volantini contro una signora che cura i mici: «Se ne vada» 
 
Somaglia (LO) - «Raccolga tutti i gatti che viene a sfamare e unifichi la colonia a Somaglia». Perentorio nei toni, anonimo nella firma, è questo l’ invito scritto sul volantino lasciato appeso nei giorni scorsi ad un palo della luce del parcheggio di via Costa, adiacente il supermercato A&O: destinataria la “gattara”, ovvero la somagliese Virginia Bescapè, una passione per i gatti che la spinge a prendersi cura anche di quelli randagi. Come quelli che si muovono nei pressi del parcheggio pubblico di via Costa, che la donna ogni mattina intorno alle 7 arriva a sfamare con qualche piattino di croccantini ed acqua. Il volantino è stato per lei un’amara sorpresa.«Unifichi la colonia a Somaglia - si legge nel foglio che non si fatica ad attribuire ai residenti della zona adiacente il supermercato -. La cosa sarà un vantaggio, non solo per tutti noi: fine della sporcizia, dei cattivi odori e quant’altro. Anche per lei: risparmio di tempo e di carburante, che di questi tempi non è poco». Quindi l’affondo: «Nel frattempo, potrebbe anche provvedere a raccogliere tutta la sporcizia (eufemismo) che i cari animaletti spargono in giro. Grazie e speriamo proprio che lei provveda!». Sull’accaduto la Bescapè ha sporto denuncia ai carabinieri di Codogno. Quindi ha inviato anche una lettera al sindaco Emanuele Dossena e all’assessore all’ambiente Enrico Sansotera chiedendo l’attivazione di controlli e di misure a tutela dei felini presenti sul territorio, così come vuole la legge nazionale 281-91 e quella regionale 16-2006. «Si ritorna al Medioevo: allora si dava la caccia alle streghe e ai gatti, ora si perseguitano le gattare ed i gatti - dice la Bescapè -. I gatti, come si dice, avranno pure sette vite ma non ne vivono bene neppure una». La Bescapè fa riferimento ai testi di legge in merito alla tutela degli animali. «Il sindaco è responsabile anche degli animali randagi che vivono nel suo comune, quindi anche delle colonie feline che vanno censite e istituzionalmente riconosciute - sottoliena -. Come gran parte dei comuni della Bassa, Codogno non ha però un regolamento attuativo dei principi di tutela degli animali sanciti dalla legge regionale 281-91. Unica eccezione è il comune di Somaglia che si è dotato di un regolamento “ad hoc” di valore territoriale». Tra le stoccate, anche una alla Provincia: «Non ha mostrato grande coinvolgimento nelle competenze assegnatele in tema di tutela animale».
IL TIRRENO
7 SETTEMBRE 2010
 
Boschi a rischio per le tagliole
 
QUARRATA (PT). Tagliole, trappole a scatto, lacci di acciaio, accuratamente nascosti in attesa delle ignare prede. E disseminate in maniera indiscriminata anche nelle vicinanze dei centri abitati, vengono spesso scovate anche da cani e gatti che incautamente vi restano imprigionati rimanendo, spesso, orrendamente mutilati.  I maggiori responsabili della carneficina che di anno in anno continua a consumarsi anche nella nostra zona, soprattutto sul Montalbano e sulla collina, non sono, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i “bracconieri” nel senso stretto del termine, bensì agricoltori che in questo modo tentano di difendersi - o di vendicarsi - degli animali selvatici che razziano le loro coltivazioni. Nel mirino, soprattutto istrici e cinghiali (molto ghiotti, ad esempio, di patate), ma anche cinghiali e volpi.  Erano probabi lmente destinate a catturare tali tipi di animali le trappole scoperte nei giorni scorsi dagli uomini del Comando provinciale del Corpo Forestale dello Stato.  La Forestale, intervenuta grazie alla segnalazione da parte di un cittadino, le ha scoperte sul terreno di pertinenza di un’abitazione situata in aperta campagna in località Forrottoli, nel Comune di Quarrata, sulle pendici del Montalbano. Si tratta di tre tagliole a scatto di fabbricazione artigianale di notevoli dimensioni e di una gabbia a scatta.  Il primo tipo di trappola, con i suoi acuminati denti metallici, può essere causa di gravi lesioni agli arti oltre che per gli animali anche per le persone, specie in questo periodo nel quale il bosco è frequentato da numerosi escursionisti e cercatori di funghi.  Le trappole sono state immediatamente sequestrate mentre nei confronti del proprietario del terreno è scattata la sanzione amministrativa per “detenzio ne illegale di trappole e tagliole atte alla cattura di selvaggina”, in violazione dell’articolo 32 lettera q) della legge regionale n. 3/1994 sulla caccia.  La diffusione delle trappole sul nostro territorio sembra proceda di pari passo con i danni causati dagli animali selvatici alle colture. Nel mirino delle contestazioni dei coltivatori o dei semplici cittadini che hanno un orto o qualche albero da frutto, sono in particolare i cinghiali e gli istrici.  Le zone in cui la Forestale ha scovato più di frequente i micidiali marchingegni sono il Montalbano, Casore del Monte e alcuni boschi della Montagna, come quelli di Pracchia.  Per istrici o tassi, il metodo più usato è quello delle gabbie metalliche, con all’interno delle esche, che si chiudono a scatto una volta che l’animale entra e inizia a mangiare. Raramente vi vengono catturati anche cinghiali o volpe, per i quali sono utilizzati invece le tagliole a scatto o i lacci di acciaio sparsi lungo i sentieri battuti da tali animali.  Quasi sempre, le volpi (ma anche cani ed altri animali di passaggio) perdono le zampe nel tentativo di divincolarsi dai denti metallici delle tagliole, a volte anche la parte anteriore del muso.  Il Comando provinciale del Corpo forestale dello Stato di Pistoia invita tutti i cittadini a segnalare la presenza di trappole illegali al numero di emergenza gratuito 1515, ribadendo la necessità di rispettare gli animali e di tutelare l’incolumità di tutti coloro che frequentano il bosco e le campagne.
GIORNALE NISSENO
7 SETTEMBRE 2010
 
Nel nisseno è già emergenza cacciatori di frodo
 
Provincia di Caltanissetta - “E’ stata una strage di fauna e di legalità”. Così il WWF commenta i primi giorni di caccia in provincia di Caltanissetta, alla luce delle testimonianze raccolte dalle proprie guardie volontarie ed attivisti. Il Calendario venatorio emanato dall’Assessore regionale all’Agricoltura Titti Bufardeci aveva autorizzato in via straordinaria due giornate di anticipo della stagione di caccia per l’1 e 2 settembre. Sulla carta non si trattava dell’apertura generale della stagione venatoria, ma di una speciale deroga limitata. Secondo il calendario, infatti, si potevano cacciare solo tortore, colombacci e merli e nessun altra selvaggina; ai cacciatori era proibito muoversi liberamente per le campagne (caccia vagante) essendo autorizzata solo la “caccia da appostamento”, ossia “capanni” temporanei “costituiti da ripari di fortuna o da attrezzature smontabili”; inoltre i cacciatori non potevano imbracciare il fucile al di fuori di tali appostamenti, a meno che non fosse scarico e in custodia, ed era vietato l’uso dei cani da cerca, da seguita e da tana... “Da quanto hanno accertato i nostri volontari e guardie giurate con videoregistrazioni digitali - dichiara Concetta Adamo, coordinatrice provinciale del Nucleo Guardie Giurate WWF di Caltanissetta - in questi giorni sono stati più volte violati, in maniera sfacciatamente palese e pressoché in ogni parte del territorio provinciale, tutti i principali divieti e limitazioni previsti ma, poiché attualmente sono in fase di rinnovo i nostri decreti prefettizi di guardie giurate, non siamo potuti intervenire direttamente; nei casi più gravi abbiamo richiesto l’intervento delle Forze dell’Ordine”. Così è stato, per esempio, per una battuta di caccia di frodo al coniglio, segnalata alla centrale operativa del 1515 del Corpo Forestale; in un’altra occasione le Guardie WWF hanno chiesto l’intervento dei Carabinieri della Tenenza di San Cataldo che, giunti prontamente sul posto, hanno identificato un cacciatore calabrese in trasferta nel nisseno, successivamente denunciato penalmente per violazione della normativa statale in materia di armi e munizioni. “Nelle campagne del Nisseno, inoltre, abbiamo documentato un gravissimo fatto - aggiunge Ennio Bonfanti, coordinatore regionale delle Guardie giurate WWF -: ad imbracciare il fucile da caccia e sparare ai colombacci abbiamo scoperto un minore, accompagnato dal padre che assisteva come se ciò fosse normale e non un grave reato”. Per questo il WWF rivolge un appello agli Organi di Polizia della Provincia di Caltanissetta al fine di attenzionare il problema della caccia di frodo programmando appositi servizi di vigilanza, onde scongiurare ulteriori attacchi alla fauna - patrimonio indisponibile dello Stato - e reprimere gli illeciti amministrativi e penali in materia venatoria.

TRENTINO
7 SETTEMBRE 2010
 
Colti sul fatto due bracconieri
 
MORI (TN). Proprio all’avvio della stagione, due bracconieri sono stati sorpresi e denunciati dai guardicaccia dell’associazione cacciatori trentini a Mori e Ronzo Chienis. Obiettivi in entrambi i casi i caprioli, la preda forse più ambita almeno in Vallagarina.  A Mori, poco sopra il paese, a finire nelle maglie dei controllori è stato un cacciatore del posto, i cui movimenti erano seguiti con discrezione fin da prima dell’alba. L’uomo ha abbattuto un capriolo maschio che non aveva le caratteristiche previste dalla tabella degli abbattimenti, l’ha recuperato e lo stava portando a valle senza averne annotato la cattura sul libretto degli abbattimenti. In altre parole, ha ucciso un animale che andava lasciato stare e si proponeva anche di sottrarlo alla lista delle prede abbattute. Il capriolo è stato seques trato ed il cacciatore denunciato per bracconaggio.  Puro bracconaggio invece, nemmeno assimilabile all’attività venatoria, per un uomo di Ronzo Chienis, sorpreso lunedì mattina mentre posizionava dei lacci in alcuni terreni di cui è proprietario nella conca di Pannone. I guardiacaccia ne hanno seguito l’attività fino a coglierlo sul fatto, mentre tendeva i lacci: dei cavetti di acciaio montati a cappio che vengono posizionati nei luoghi di passaggio obbligato dei caprioli, perchè l’animale - maschio, femmina, adulto o cucciolo che sia - ci resti impiccato. Identificato con l’intervento della polizia municipale di Mori, anche questo bracconiere è stato denunciato.

CORRIERE DI COMO
7 SETTEMBRE 2010
 
La provocazione: «Fantini vestiti da asini»
 
 
Andrea Bambace
 
Fenegrò (CO) - Lo annuncia il sindaco di Fenegrò nella diatriba tra animalisti, Asl e organizzatori
Se non potranno far correre gli asini, sabato prossimo manderanno al trotto i fantini. Camuffati da asini. E i somari – quelli veri – resteranno in piazza, “indossando” un cartello eloquente: «Non ci fanno correre».
Gli organizzatori del Palio delle Cinque Contrade di Fenegrò si preparano a una protesta colorita, a seguito della diatriba con l’Asl e con gli animalisti che rischia di mandare all’aria la tradizionale corsa dei ciuchini. Settimana scorsa il comitato organizzatore ha ricevuto una diffida dalla Lav (Lega Anti Vivisezione), che intimava di annullare la corsa degli asini a causa dell’inosservanza delle disposizioni burocratiche stabilite da un’ordinanza ministeriale del 2009 sulle gare degli equidi (cavalli e asini). Per lo stesso motivo l’Asl non ha ancora rilasciato il nullaosta, senza il quale gli asini non possono correre.
Il Palio è iniziato domenica scorsa e si chiuderà sabato sera, alle 21, ora e data in cui era originariamente prevista la corsa degli asini. Anticipata a domenica scorsa, la carriera è saltata perché mancava il nullaosta dell’Asl. Gli organizzatori sperano di ottenere il permesso entro sabato prossimo: se non dovessero farcela, potrebbero inscenare questa singolare protesta. Farebbero correre i fantini camuffati da asini, al posto dei somari, e i quadrupedi resterebbero in piazza indossando un cartello con la scritta “Non ci fanno correre”.
Sul motivo che impedisce all’Asl di dare il nullaosta fa chiarezza Giulio Gridavilla, direttore del dipartimento veterinario dell’Asl di Como. «Il Comune di Fenegrò ci ha chiesto il permesso venerdì scorso. Secondo l’ordinanza ministeriale del 2009 doveva chiedere un parere alla Commissione Vigilanza Spettacoli, integrata da un esperto della Fise o Unire (associazioni equestri, ndr). Oramai non c’è più tempo per riunire la commissione, però saremmo disposti ad autorizzare la corsa di Fenegrò qualora gli organizzatori ci forniscano, come abbiamo richiesto, la certificazione dei requisiti di sicurezza previsti dall’ordinanza del 2009. Non vogliamo certo metterci di traverso: non appena avremo queste certificazioni, previste da un atto ministeriale, rilasceremo il nullaosta».
Il paese di Fenegrò e i contradaioli non hanno gradito la lettera di diffida degli animalisti del Lav. E il sindaco, Giuseppe Saibene, durante il discorso inaugurale di domenica pomeriggio si è tolto qualche sassolino dalla scarpa: «Quest’anno non sono mancati momenti di frizione, nervosismo e apprensione nella fase organizzativa, generati da fattori contingenti e burocratici spesso al limite del buonsenso umano. Questa è solo una festa di popolo; noi gli animali li amiamo, non li maltrattiamo. Siamo tutti figli di contadini e l’animale è parte preziosa della nostra famiglia».

IL PICCOLO
7 SETTEMBRE 2010
 
Il Comune di Gorizia deve vietare gli spettacoli dei circhi con animali
 
Egregio Signor Sindaco, Le scrivo per unirmi alla protesta contro gli "spettacoli" del Circo di Amedeo Orfei, che è stato presente nel Comune di Gorizia in questi giorni, in quanto si tratta, purtroppo, di una manifestazione crudele e diseducativa, che sfrutta a fini di lucro gli animali costringendoli a fare cose che non vogliono fare, che non sono adatti a fare, e che risultano pericolose per il loro benessere e per la loro vita. Affinchè uno spettacolo circense possa avere luogo, infatti, occorre che gli animali siano crudelmente e perennemente sottoposti alla sofferenza di vivere imprigionati e di esibirsi in esercizi stupidi, contrari alla loro natura, che li umiliano, li ridicolizzano, li sottopongo a uno stress enorme e li fanno soffrire. Si sarebbe indotti a pensare che, se davvero la nostra civiltà avesse compiuto qualche progresso, gli spettacoli potrebbero essere ispirati a contenuti e modalità più degne di una specie, quale quella umana, che si ritiene dotata di intelligenza, di cultura e di sensibilità, nonchè di rispetto verso se stessa e verso le altre forme di vita. E sarebbe bello, nonchè educativo per tutti, che un Comune non favorisse "spettacoli" come il circo, sostenendo invece iniziative che fossero espressione di un atteggiamento rispettoso non soltanto verso ciò che è umano, bensì anche verso ciò che non è umano, ma da cui, suo malgrado e nonostante tutti i mezzi di cui dispone, l'umanità stessa dipende per la propria sopravvivenza e per la propria dignità. Mi auguro che questi argomenti non La lascino indifferente e che pertanto decida di seguire l'esempio di numerosi paesi e comuni in tutto il mondo, i quali vietano sul loro territorio l'attendamento di circhi con animali. Sarebbe davvero un segno di civiltà. Alessandro Zabini Gorizia

QUOTIDIANO.NET
7 SETTEMBRE 2010
 
La Lav contro Far Oer "Cetacei massacrati Il popolo lo ignora"
 
Firenze - Pubblichiamo una lettera che ci è arrivata dalla LAV, la Lega Antivivisezione italiana, sezione di Firenze. La denuncia riguarda il massacro delle balene al largo delle isole Far Oer" Gentili giornalisti
stasera, a Firenze, la partita di calcio Italia-Far Oer nasconderà il colore del sangue dei cetacei massacrati in questo minuscolo Paese. Noi vogliamo mostrarlo con le fotografie in calce, per ricordare quanto nel nostro mondo la crudeltà verso gli animali venga troppo spesso nascosta, mimetizzata, relegata all'angolo più oscuro della coscienza e sperando che questo accada sempre meno.
Gli animali sono soggetti di una vita, capaci di sentimenti e di sofferenza. I cetacei (in questo caso delfini e globicefali) sono mammiferi intelligenti, sensibili, allattano i loro piccoli, il loro cervello possiede una corteccia molto strutturata, per complessità paragonabile al cervello umano; dispongono di un sistema di comunicazione complesso come un vero e proprio linguaggio. All'interno di ogni gruppo c'è sempre una forte coesione, se un membro è in difficoltà e incapace di nuotare, i compagni lo sorreggono portandolo spesso in superficie a respirare.Nelle Far Oer tutto questo viene ignorato e distrutto barbaramente, mostrato ai bambini che si abitueranno alla crudeltà "

CORRIERE ADRIATICO
7 SETTEMBRE 2010
 
Sorpresa ai laghetti Mariotti a ridosso della superstrada a Montecosaro, protagonista il sangiustese Massimo Iosi
Pescata da ricordare, abbocca un piranha da un chilo
 
Montecosaro (MC) -  Sono un po’ meno feroci di quelli che si vedono sui film, ma comunque pericolosi, sia per le persone “se acciuffano un dito lo sbranano”, sia per i pesci che abitano nei laghi. A pescare, con notevole sorpresa, un piranha rosso nei laghetti Mariotti tra Montecosaro e Morrovalle a ridosso della superstrada Macerata-Civitanova, il cinquantenne Massimo Iosi, pescatore da una vita, originario di Montecosaro, ma attualmente residente a Monte San Giusto. “Domenica pomeriggio intorno alle 18.30 – racconta - mentre stavo effettuando una battuta di pesca, ha abboccato uno strano pesce, mai visto prima, di una lunghezza di circa 30 centimetri. In un primo momento, nonostante i miei anni di esperienza, non avevo ben capito di cosa si trattasse e incuriosito dalla stranezza della preda, mi sono consultato con alcuni colleghi che stavano pescando lì vicino e proprio loro mi hanno detto che probabilmente si trattava di un piranha. Tornato a casa ho consultato alcuni libri di animali ed internet e posso affermare che si tratta di un piranha rosso, che anche per dimensioni rispetta quello pescato”. Non solo. “Navigando sul web sono venuto a conoscenza di altre due catture effettuate in Italia: una nel giugno 2009 sul fiume Ombrone in provincia di Grosseto e l’altra nell’agosto dello stesso anno sul Po parmense. Le catture sia per dimensioni che per forma sono identiche alla mia”. Tornando ai laghetti Mariotti, resta da capire come un simile pesce sia potuto finire nel lago. “Credo – continua Iosi - che la causa sia da ricercare in quelle persone che una volta acquistati dei pesci, magari nei mercati, se ne sbarazzano lanciandoli nei laghi. A Montegranaro ho addirittura pescato una tartaruga di 20-30 centimetri”. Iosi, pescatore sin dall’età di 16 anni che ha “conservato il piranha in congelatore come prova di quando sto raccontando”, considera la presenza di questi pesci una forma d’inquinamento. “Per questo colgo l’occasione di chiedere dei rigorosi controlli. I piranha – ha concluso - mangiano di tutto, a partire dai gamberi della Lousiana che in questo periodo sono particolarmente presenti nelle acque dei laghi”.

TRENTINO
7 SETTEMBRE 2010
 
La «ricetta» che salva gli squali
 
Chiara Bert
 
TRENTO. Creme idratanti, rossetti e rimmel. Sono moltissimi i cosmetici che contengono lo squalene, prodotto dall’olio di fegato degli squali di profondità, uccisi a migliaia per produrre questa sostanza. Da oggi c’è un’arma in più per combattere la pesca illegale e il commercio illecito: l’Istituto agrario ha scoperto un metodo per distinguere l’origine animale o vegetale della sostanza.  Una «ricetta» che permetterà di salvare gli squali di profondità, spesso appartenenti a specie protette e a rischio di estinzione, ma per le aziende cosmetiche preziosi animali da cui ricavare uno dei componenti essenziali dei loro prodotti.  Se leggete l’etichetta della vostra crema idratante da giorno, piuttosto che quella per il contorno occhi, probabilmente vi capiterà di tro vare indicato tra i componenti anche lo squalene, che sotto forma di derivato (squalano) è utilizzato come emolliente e idratante per la pelle, un agente antiossidante con proprietà protettive. Si tratta di una sostanza prodotta principalmente dall’olio di fegato di squali che vivono nelle profondità marine. La stessa sostanza può però essere prodotta anche dal distillato di olio di oliva, ma con rese molto basse e processi molto lunghi, quindi a costi decisamente più alti per le aziende del settore cosmetico.  A partire dal 2006 l’Unione europea ha limitato la pesca di squali nel Nord est Atlantico e dal 2008 le più importanti ditte cosmetiche internazionali hanno dichiarato di non utilizzare più squalano da fegato di squali, ma di preferire l’alternativa vegetale. Non c’era però - fino ad oggi - la possibilità di verificare per via analitica se lo squalene fosse di origi ne animale o vegetale, e diversi test hanno confermato che l’uso di olio ricavato dal fegato di squalo è ancora ampiamente diffuso, a dispetto delle dichiarazioni delle aziende.  Il nuovo metodo sviluppato dai ricercatori del Centro ricerca e innovazione dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige-Fondazione Edmund Mach (gli stessi che hanno messo a punto la banca dati sull’origine dell’olio di oliva), oggi rende invece possibile accertare l’origine dello squalene senza alcun dubbio.  A San Michele sono stati analizzati 13 campioni autentici da olio d’oliva (provenienti da Spagna, Italia, Francia e Turchia) e 15 da olio di fegato di squalo (da Spagna, Portogallo, Giappone e Corea), rappresentativi dell’area di produzione dello squalene. I ricercatori del laboratorio di analisi isotopica hanno infatti studiato il rapporto tra isotopi stabili del carbonio e ha scoperto una differenza sostanziale: il ris ultato è molto più basso nello squalene da olio d’oliva rispetto a quello da squalo.  «Il metodo può essere utilizzato per determinare l’origine dello squalano presente nei prodotti cosmetici in vendita», spiega Federica Camin, ricercatrice dell’Istituto. La scoperta è ora a disposizione delle autorità europee che potranno mettere in campo controlli mirati sui prodotti di bellezza: il nuovo metodo di analisi si rivelerà decisivo per combattere le frodi commerciali, la pesca illegale degli squali di profondità e l’estinzione di questi animali protetti.

IL GIORNALE
7 SETTEMBRE 2010
 
Lezione a Gianfry su falchi e passere
 
Oscar Grazioli
 
Sui contenuti del discorso di Fini a Mirabello ho le mie idee, ma chi le deve esprimere sulla carta stampata sono gli analisti e i commentatori politici. Mi limiterò a riconoscere che il presidente della Camera ha un eloquio ragguardevole che gli permette di sostenere, a braccio, un lunghissimo discorso (talora un po’ noioso) senza incepparsi mai.
Detto questo, devo anche soffermarmi su un passo che molti giudicheranno marginale, ma è degno, a mio avviso, di essere preso in considerazione. Fini ha parlato di tutti i valori di una società civile, ma pare non riconoscere, tra questi, l’interesse per gli animali (e neanche per l’ambiente). «Noi non siamo appassionati di ornitologia» ha detto, a proposito di una citazione riguardante falchi e colombe del suo nuovo partito. E perché mai, presidente, un liberal di destra, democratico e moderno, sì insomma un conservatore britannico italianizzato, dovrebbe avere disprezzo e disinteresse per una scienza che, per lavoro o per diletto, impegna milioni di persone solo nel nostro Paese?
Considerata la sua capacità retorica (sensu stricto) e la sua navigata esperienza nel catturare il plauso della folla, considero una vera e propria caduta di stile quella frase, scandita con ironia e disprezzo, quasi lo studio o l’amore per gli uccelli fosse un vezzo inutile, nella migliore delle ipotesi, se non una perdita di tempo e di denaro. L’eleganza del suo eloquio avrebbe preteso una frase meno offensiva per chi, con binocolo e macchina fotografica, passa parte della sua vita a studiare, catalogare, amare, difendere «inutili» pennuti.
Frase inelegante, inopportuna, forse anche offensiva che poteva essere espressa senza quella disistima di cui era intrisa e che sicuramente poteva essere evitata, senza che ne avesse a soffrire la «nuce» di un discorso lungo (troppo) e articolato. Frase peraltro scandita da un palco issato su un paese della provincia ferrarese, quella terra dove sorgono le Valli di Comacchio e di cui fa larga parte il delta del Po, paradisi naturali e ornitologici decretati patrimoni dell’umanità dall’Unesco, che richiamano studiosi e amanti dell’enorme varietà di volatili che ivi nidifica e ivi sosta d’estate e d’inverno. D’altronde l’interesse per gli animali il loro benessere e per l’ambiente in generale non è certo mai stato, rare eccezioni a parte, un segno che abbia contraddistinto il Msi o Alleanza nazionale, e le previsioni sono molto scarse anche per la nuova Italia, futura e libera.
Un vero liberal britannico, sigaro in una mano e bicchiere di whisky nell’altra, avrebbe avuto un sobbalzo nel sentire disprezzare il suo hobby preferito, il birdwatching, che probabilmente il presidente della Camera non sa neanche cos’è, ma, posso garantire, non riguarda quattro sfigati senza le palle per fare di meglio.
Non volendo tirarla troppo per le lunghe, di certo ci sono problemi più pressanti, sarà sufficiente rilevare che oche e taccole (uccelli, presidente, uccelli!) hanno avuto un ruolo fondamentale negli studi che hanno fruttato a Konrad Lorenz il Nobel per la medicina.
Poi, d’accordo, esiste anche la Passera scopaiola (Prunella modularis) che divide la sua vita tra boschi di conifere e bar di periferia, dove avventori non proprio raffinati ne evocano le imprese solo apparentemente attinenti agli uccelli. Ma questo ha poco a che fare con l’ornitologia.

GAZZETTA DI PARMA
7 SETTEMBRE 2010
 
Il merlo insulta la vicina: "condannato" dal tribunale degli animali
 
Milano - Quando tornava dal lavoro il merlo dei vicini la insultava. Così la giovane ucraina si è rivolta al tribunale degli animali dell’Aidaa di Milano e ha ottenuto soddisfazione. E' un bell'esemplare di merlo indiano, di proprietà di una facoltosa famiglia di Lecco, informa l’associazione. Sta nel giardino di una villetta in una frazione a nord della città. Ha una riprovevole abitudine: quando vede arrivare la vicina, al di la della siepe, non perde occasione di salutarla con un «buongiorno gran tr...». All’inizio la signorina ignorava l’impertinente pennuto, poi però si è risentita, vuoi perchè di professione fa la 'ragazza immagine in diverse discoteche, vuoi perchè il merlo non tace nemmeno quando lei è in compagnia di parenti e amici. Così alla fine la donna si è rivolta al 'tribunale degli animali' dell’Aidaa, che, ascoltata la parte offesa, ascoltato il merlo, ascoltato il padrone del volatile, ha condannato quest’ultimo a un risarcimento «simbolico» di 100 euro e il merlo «a essere rieducato». Il tribunale degli animali, informa l’Aidaa, ha concesso un mese di tempo per far insegnare all’uccello a salutare sostituendo un educato 'buon giorno signorina', all’usuale e poco garbato «buon giorno gran troia». La sentenza – precisa l'associazione animalista – è stata accettata da entrambe le parti e il merlo verrà inviato, a spese del padrone, «in un centro di rieducazione d’oltralpe» ad apprendere le buone maniere. 

TRENTINO
7 SETTEMBRE 2010
 
Capre malate, sequestrata la stalla
 
Luciano Chinetti
 
CAVALESE (TN). La situazione sanitaria delle capre a Cavalese si è ulteriormente aggravata: non sono ancora arrivati i risultati delle analisi, ma il numero dei capi abbattuti sale e la stalla di Masi dove si è verificata l’epidemia è finita sotto sequestro.  I capi abbattuti sono ora 49, ma anche ieri altre due capre hanno cominciato a manifestare forti segnali di cedimento. Si sospetta una malattia infettiva per cui il sindaco di Cavalese Silvano Welponer ieri ha firmato l’ordinanza di sequestro cautelativo per ragioni sanitarie. Il sequestro avrà effetto da questa mattina e l’ordinanza del sindaco, così come prevedono le norme sanitarie è finalizzata ad impedire che altri animali entrino in contatto con le capre, il pascolo e la malga Monti- Paluati, poco sopra l’abitato di Masi dove sono s tate raccolte tutte le capre dell’associazione caprina di Cavalese.  Il sindaco Silvano Welponer ha chiarito subito che il sequestro ha solo scopo cautelativo e non c’è assolutamente alcuna preoccupazione per le persone. Anche il veterinario consorziale dottor Ferruccio Chenetti, che ha predisposto la documentazione necessaria per chiedere il sequestro della malga ha assicurato che si tratta di un atto dovuto finalizzato solo ad impedire che le capre abbiano contatto con altri greggi o altri animali: «Abbiamo sempre nutrito il sospetto che le capre dell’associazione allevatori di Cavalese siano affette da una malattia infettiva. Non c’è comunque nessun rischio per l’uomo ed anche il conferimento del latte al caseificio è stato subito sospeso». Per quanto riguarda infine la Desmontegada de le capre? La manifestazione, come ha chiarito Welponer, si farà, ma non con le capre dell’associazione .
LA GAZZETTA DI REGGIO
7 SETTEMBRE 2010
 
Un capriolo centra un motociclista in via Manenti
 
REGGIO. Un capriolo ha investito la notte scorsa un giovane in moto nel quartiere Manenti. Il ragazzo è caduto sull’asfalto procurandosi solo qualche graffio mentre il capriolo (una femmina di un anno) ha riportato una leggera ferita alla testa: è stato medicato e poi liberato nell’oasi del Crostolo, in via del Burracchione. L’incidente si è verificato verso l’una e trenta di domenica notte in via Manenti, all’incrocio con via Svevo. Lanciato l’allarme, sul posto è giunta una pattuglia di polizia e un addetto al Servizio di recupero della fauna selvatica.
 
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Un capriolo del peso di 25 chilogrammi (una femmina di un anno di età) ha investito la notte scorsa un giovane che stava transitando lungo il quartiere Manenti, a Canali, in sella al suo motorino. Il ragazzo è caduto sull’asfalto senza gravi conseguenze, mentre l’animale ha riportato una leggera ferita alla testa: è stato medicato e poi liberato nell’oasi del Crostolo, in via del Burracchione. L’incidente si è verificato verso l’una e trenta di ieri in via Manenti, all’incrocio con via Svevo. Un ragazzino di 17 anni stava percorrendo la strada in scooter, quando è stato urtato da un capriolo, sbucato alla vegetazione attigua.  Lanciato l’allarme, sul posto è giunta una pattuglia di polizia e un addetto al Servizio di recupero della fauna selvatica.

IL TIRRENO
7 SETTEMBRE 2010
 
Mufloni affamati a spasso nella piazza del paese
 
MARCIANA (LI). Scende dall’auto e si ritrova faccia a faccia con le corna di un muflone. Anzi due. Un incontro insolito per un giovane di Poggio, frazione di Marciana, nell’Isola d’Elba. Il giovane, la notte scorsa, sulla strada per tornare a casa, ha avuto a che fare con i due animali incuriositi dai fari della macchina ma tutt’altro che intenzionati a mollare il delizioso pranzetto gentilmente offerto loro dalla comunità di Poggio, i gerani sistemati nel centro del paese, in piazza del Castagneto.  «Neppure si sono intimiditi dal rumore della macchina - racconta - nel rientrare a casa ho incontrato l’assessore ai lavori pubblici, Fortunato Mazzei, che stava fumando una sigaretta sull’uscio di casa. L’ho invitato a venire in piazza a vedere cosa c’era, perché se gliel’avessi detto, sa pevo cosa mi avrebbe risposto: allucinazioni per la cena e le laute libagioni».  Invece tutto incredibilmente vero. «Due grossi mufloni - dice Fortunato Mazzei, referente di Poggio - stavano bellamente mangiando i gerani dai vasi che l’amministrazione si era premurata di mettere per abbellire il borgo. Si trattava di due giganteschi esemplari con corna molto alte. Ho battuto le mani e loro hanno preso la via della la montagna». Gli animali sono scesi fino all’abitato in cerca di cibo. Con tutta probabilità il branco non doveva essere molto lontano. «La verità - denunciano i residenti - è che gli animali non hanno più paura dell’uomo e si fanno più intraprendenti spinti dal bisogno di cibo».  In un anno vengono abbattuti circa 300 capi. Un piano del Parco per contrastare la proliferazione dei mufloni introdotti all’Elba alla metà degli anni Settanta. Abbattimenti se lettivi che non riescono, però, a fronteggiare quella che è, per i cittadini e gli agricoltori, una vera emergenza.

CORRIERE ADRIATICO
7 SETTEMBRE 2010
 
Recuperato dopo un tamponamento
Incidente sull’A14 Un cavallo in libertà
 
Ancona Cavalli in libertà l’altra sera lungo l’A14, in direzione nord, poco dopo il casello di Ancona Sud. Un furgone per il trasporto di equini, in viaggio verso Pesaro, intorno alle 22 di domenica è stato tamponato da un’auto. Nell’urto, per fortuna senza gravi conseguenze, il furgone con due cavalli a bordo è finito fuori strada. Uno dei quadrupedi è rimasto ancorato all’interno del mezzo, mentre l’altro si è liberato e ha cominciato ad aggirarsi al piccolo trotto sulla carreggiata, rallentando il traffico. C’è voluto l’intervento di una squadra dei vigili del fuoco per recuperare il cavallo e riportare la situazione alla normalità. Un episodio analogo era accaduto la sera del 31 agosto a Osimo Stazione. Un cavallo era rimane incastrato all’interno di un van finito fuori strada e anche in quel caso l’animale era stato salvato dai vigili del fuoco. Era successo intorno alle 20 lungo una strada di campagna, dove dopo un incidente l’autocarro adibito al trasporto cavalli era finito fuori dalla sede stradale. Il rimorchio si era inclinato pericolosamente e l’animale era scivolato e non riusciva più a rialzarsi. Con il supporto di un’autogru, arrivata dalla sede centrale di Ancona, i vigili del fuoco era riusciti a rimettere in carreggiata il camion e a prestare poi assistenza al cavallo.

ROMAGNA OGGI
7 SETTEMBRE 2010
 
Donna-mucca per pubblicizzare un ristorante di Longiano. Infuria la polemica
 
 
Longiano (FC) - Un uomo a petto nudo abbracciato ad una donna, anche lei senza veli, ma coperta dalle braccia di lui. E' la pubblicità dell'osteria la Capannina di Longiano. Fin qui nulla di strano, peccato che la donna in questione abbia la testa di una mucca, e, a fianco dell'immagine, nei manifesti, compaia la scritta "Amanti della carne". Una pubblicità che ha scatenato le ire e il disgusto, specialmente sul web, da parte di tanti. Tra questi il presidente di Apt Emilia-Romagna, Liviana Zanetti.[...]

TG COM
7 SETTEMBRE 2010
 
"Field target", caccia senza sangue
Sagome e non animali: ecco come funziona
 
 
 
Maria Rosa Pavia
 
Settembre è il mese in cui si apre la stagione venatoria e, come ogni anno, fioccano le ire degli animalisti. Il Field target mette d’accordo tutti, annoverando tra i suoi iscritti anche molti cacciatori pentiti. Si tratta di una simulazione di caccia all'aria aperta che ha come bersagli sagome di metallo e non animali. La disciplina - con l’ambizione di diventare sport - è approdata in Italia nel 2006. Nel 2011 l’Italia ospiterà il Campionato del mondo con 250 atleti provenienti da più di 27 Paesi. Ne abbiamo parlato con il presidente della Federazione field target Italia, Alessandro Signorini.
Da dove arriva il Field target? 
"E' una disciplina nata negli anni ’80, nel Regno Unito. All’inizio era un allenamento per la caccia ai piccoli animali nocivi. Poi ha perso la connotazione venatoria e si è diffuso in tutto il mondo"
Dove si svolgono le competizioni?
"In appositi appezzamenti di terreno boschivo con piazzole di tiro da cui gli atleti mirano ai bersagli. Gli obiettivi sono sagome metalliche che rappresentano piccole prede (piccioni, corvi, topi, scoiattoli...). Per abbattere le silhouettes non è sufficiente colpirle ma bisogna centrare una parte ‘vitale’ che tecnicamente si chiama kill zone. È consentito soltanto un tiro per bersaglio"
Più uno sport o un gioco di ruolo?
"All'inizio era un gioco, adesso si sta evolvendo in sport sia per l'agonismo crescente che per l'interesse di produttori e importatori di carabine ad aria compressa"
È un passatempo che rispetta l’ecosistema?
"Sì, le gare non hanno alcun impatto sull’ambiente. Capita spesso che qualche animale selvatico passi con nonchalance mentre miriamo e siamo costretti a interrompere il tiro. Quindi la fauna non si sente affatto minacciata"
Quali differenze e affinità ci sono rispetto alla caccia tradizionale?
"La tecnica non cambia, né il piacere di sparare all’aria aperta. Però non vengono uccisi gli animali e non si usano armi da fuoco ma ad aria compressa."
Per acquistare le armi ad aria compressa sono necessarie autorizzazioni o licenze?
"Dipende, per la categoria free, ovvero per armi con energia inferiore a 7.5 joule, non è richiesta alcuna autorizzazione, basta la maggiore età. I minorenni le possono utilizzare in presenza di un tutore. Per la categoria definita full, ovvero con energia superiore a 16,3 J, sono necessarie le stesse autorizzazioni di un'arma da fuoco."
Quanti sono gli iscritti?
"In Italia ci sono circa duemila tesserati, di questi circa il 10% lo pratica a livello ‘professionistico’ prendendo parte al Campionato. Ci sono più iscritti nel Nord Est e nel Centro Italia."
Chi pratica il Field target?
"Tutti. Contrariamente a quello che si potrebbe credere, le donne ottengono ottimi piazzamenti nelle competizioni. Tra l’altro le categorie non vengono distinte in base al genere o all’età. E' la tipologia d'arma che definisce le classi di competizione, non il tiratore"
L’attività può essere praticata già a 10 anni, crede che questo possa istigare alla violenza?
"Al contrario,insegna rigore e responsabilità. I ragazzini hanno molta voglia di imparare e lo fanno in fretta"
Quali obiettivi per il futuro?
"Far conoscere meglio il Field target e ottenere il riconoscimento come disciplina sportiva associata"

SALERNO NOTIZIE
7 SETTEMBRE 2010
 
Tutela cavallo salernitano e persano, Napoli: “Chiederemo modifica registro anagrafico per distinzione delle due razze”
 
Salerno - La Commissione consiliare Tutela degli animali, presieduta dal Consigliere Luigi Napoli, chiede la distinzione delle razze del cavallo salernitano e persano. “Metteremo in atto – spiegano Luigi Napoli e il Presidente del Consiglio provinciale, Fernando Zara – tutte le misure necessarie affinché gli organi preposti, Assessorato provinciale e Assessorato regionale all’Agricoltura, si adoperino per far modificare al Ministero dell’agricoltura il “Disciplinare del Registro Anagrafico delle razze equine ed asinine a limitate diffusione”, dividendo le due distinte razze Salernitano e Persano”. L’obiettivo è avviare un piano di recupero della razza Salernitano favorendo il reintegro del cavallo nei suoi luoghi naturali di origine con il trasferimento degli stalloni e dei soggetti Salernitano, attualmente presenti presso l’Istituto Regionale d’Incremento Ippico di Santa Maria Capua Vetere, all’Azienda Agricola Sperimentale “Improsta”, luogo storico dell’allevamento di questa razza. “La razza Salernitano – aggiunge Napoli – è una risorsa preziosa del nostro territorio. Un errore commesso dalla Commissione Tecnica Centrale dell’Associazione Italiana Allevatori, validato da un decreto ministeriale, non può a tavolino decidere di annientare una razza così importante. Noi abbiamo il dovere di salvaguardarla dall’estinzione per un errore “politico”. Unificando erroneamente le due razze – conclude Luigi Napoli - si rischia di penalizzarne la biodiversità, anche a dispetto delle linee guida della Comunità Economica Europea”. L’argomento rientra tra i punti all’ordine del giorno del prossimo Consiglio provinciale.

IL PICCOLO TRIESTE
7 SETTEMBRE 2010
 
Lupi dalla Slovenia per frenare i cinghiali
 
di CRISTINA SERRA
 
«Perché non utilizzare i lupi per contenere la diffusione dei cinghiali?». È questa la proposta di Maurizio Rozza, membro del Comitato faunistico regionale e del direttivo di Astòre FVG, società di studi ornitologici e ricerche ecologiche. Dice: «In un ambiente come quello carsico, al confine tra Italia e Slovenia, i lupi potrebbero svolgere un egregio lavoro di contenimento delle popolazioni di cinghiali. Meglio sarebbe promuovere tra gli allevatori le antiche misure di protezione: recinzioni fortificate (e non elettrificate) e cani da pastore abruzzesi, addestrati a questo compito fin dalla nascita. I lupi non aggrediscono mai per cattiveria». D’altra parte la globalizzazione riguarda anche i lupi. Scienziati italiani e sloveni rivelano che è in atto una lenta ma graduale migrazione da Appennini e Balcani verso la Slovenia, e nelle zone preaustriache. Qualche mese fa, vicino al confine italo-sloveno, ricercatori dell’Università di Lubiana che lavorano al progetto “Life+Slowolf” sulla conservazione del Canis lupus hanno catturato un maschio di 38 kg, forse l’individuo alfa di un branco. E lo hanno munito di radiocollare. Gli studiosi - tra cui Miha Krofel, esperto di lupi e responsabile di Life – ne seguono ora gli spostamenti mediante Gps (navigazione satellitare). Hanno così scoperto che si tratta di un capobranco con moglie e figli a carico, regolari frequentatori del confine italo-sloveno (zona San Servolo). In attesa che i cuccioli abbiano l’età per spostarsi senza grossi rischi, il branco staziona in un luogo protetto, al sicuro dal principale nemico: l’uomo. «I lupi si stanno spostando con un movimento a tenaglia», conferma Luca Lapini, zoologo del Museo di Storia Naturale di Udine ed esperto nazionale di canidi. «Dal Sud-Est appenninico risalgono verso Lombardia, Svizzera, Francia e Liguria. Quelli dinarici arrivano invece da Est. Nel novembre 2007 in Val di Fiemme è stato trovato un primo esemplare dinarico-balcanico, mentre un lupo italico è stato identificato nel Brenta Orientale (Trentino Alto Adige) grazie all’analisi del Dna. Sappiamo anche di presenze regolari in Slovenia, dove circolerebbero 7-8 branchi per un totale di 30-40 individui, in parte condivisi con la Croazia. Non esiste però alcun dato certo sulla penetrazione di questi lupi in Friuli, mentre dall’analisi del Dna possiamo dire che il canide che nel gennaio 2010 ha aggredito una capra e alcune pecore a Basovizza era un ibrido lupo-cane». «Questo dato – osserva Rozza - è stato confermato da immagini ottenute con fototrappole collocate dall’Università di Udine, macchine fotografiche in miniatura c he si attivano in risposta a variazioni di temperatura e movimento. Potrebbe trattarsi effettivamente di un ibrido lupo/cane, ma forse anche di un nuovo ceppo croato mai monitorato prima. In ogni caso, le misure tra i due canini rilevate sulle prede rivelano che non è lo stesso animale seguito dai ricercatori sloveni». Pare dunque assodato che lupi di provenienza diversa si mescolino fra loro: in Austria conviverebbero esemplari italiani, balcanici e dell’Est Europa. Quanti siano, però, non è dato sapere. Fieri e indipendenti, ma perseguitati dalla cattiva fama, i lupi continuano a suscitare timore, specie quando accadono incidenti come quelli citati.
 

 

            07 SETTEMBRE 2010
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE

 
AGI
7 SETTEMBRE 2010
 
'CREATI' NEURONI DI TOPO DA STAMINALI UTERINE
 
Madrid - Un gruppo di ricercatori spagnoli del Projech Science Tecnology e' riuscito a ottenere neuroni a partire dalle cellule staminali del miometrio, tessuto muscolare uterino, dei topi. Gli scienziati sperano che in futuro si possano ricavare neuroni umani da impiantare nei pazienti affetti da patologie neurologiche. E' quanto riportato dalla rivista 'In Vivo', che sottolinea come prelevare le cellule dall'utero significhi avere a disposizione un metodo semplice ed efficace per poter disporre di staminali. Tuttavia gli scienziati devono ancora capire se i neuroni prodotti funzionino come quelli normali. Lo studio e' gia' iniziato all'Istituto di Neuroscienze di Alicante, ma i ricercatori hanno precisato che ci vorra' del tempo perche' prima di passare alla sperimentazione umana e' necessario ottenere risultati soddisfacenti sugli animali. -

ASCA
7 SETTEMBRE 2010
 
ANIMALI: FAREAMBIENTE, APPELLO A EUROPARLAMENTARI CONTRO SPERIMENTAZIONE
 
Roma - ''Il Parlamento europeo domani 8 settembre votera' il testo definitivo della direttiva sulla vivisezione, meno restrittivo rispetto alla normativa in vigore, compresa la possibilita' di riutilizzare animali gia' sottoposti ad esperimenti. Abbiamo raccolto in questi giorni migliaia di adesioni alla nostra petizione, anche attraverso i nostri blog, per chiedere ai Parlamentari Europei piu' sensibili di votare NO alla revisione della direttiva 86/609 sulla sperimentazione su animali che risale al 1986''.
E' quanto dichiara Piergiorgio Benvenuti, Responsabile dei rapporti istituzionali e Coordinatore per il Lazio del Movimento Ecologista Europeo - Fare Ambiente.
''Si tratta di esperimenti su animali randagi e domestici, in pratica cani e gatti, che terminano dopo estenuanti tecniche con la morte. Una nuova direttiva europea -prosegue Benvenuti- maggiormente permissiva di quanto prevede in Italia la nostra legge in materia di esperimenti su animali viventi, ad esclusivo vantaggio della potente industria farmaceutica''.
'Dai dati forniti dall'UE nel 2005, ci sono 12 milioni di animali che vengono utilizzati in Europa per finalita' di sperimentazioni. Poi vi sono un numero imprecisato -prosegue Benvenuti- di esperimenti per l'industria cosmetica''.''La nostra iniziativa, quindi - conclude - e' finalizzata da un lato a sollecitare una presa di posizione e quindi un voto contrario dei parlamentari europei italiani , a richiamare il rispetto del Trattato di Lisbona, entrato in vigore il primo dicembre 2009, che sancisce 'il principio che l'Europa promuove e tutela il diritto degli animali a non subire sofferenze, in quanto esseri viventi capaci, come l'uomo, di provare dolore' ed un appello al Governo italiano affinche' nel momento che la direttiva Ue entrera' in vigore, nel nostro Paese vengano confermate le normative piu' restrittive. Per questo anche dopo il voto di domani proseguiremo con la nostra iniziativa di raccolta di firme''.

ASCA
7 SETTEMBRE 2010
 
ANIMALI: DOMANI VOTO EUROPEO SU SPERIMENTAZIONE. ENPA, MEZZO PASSO FALSO
 
Roma - Domani 8 settembre l'Europarlamento votera' la proposta di revisione della direttiva in materia di protezione degli animali utilizzati nella ricerca scientifica (la 86/609/CE). Il processo di revisione nasce dall'esigenza di adeguare la direttiva anche al testo del regolamento Reach (n. 1907/2006CE) che a suo tempo aveva aperto uno spiraglio a favore dell'impiego di metodi sostitutivi alla sperimentazione animale, delineando un netto cambio di rotta rispetto al passato.
''Purtroppo sono andate deluse le aspettative di quanti speravano che il provvedimento favorisse il ricorso a metodi sostitutivi alla sperimentazione animale, anche con l'istituzione di un centro di ricerca'', dichiara l'Enpa che prosegue: ''La nuova direttiva al voto del Parlamento Europeo e' il frutto di un 'compromesso globale' e rappresenta un mezzo passo falso poiche' riafferma la validita' scientifica del modello predittivo animale e la sua trasferibilita' all'uomo''.
Spiegano gli animalisti: ''Numerose e autorevoli pubblicazioni su prestigiose riviste di settore (quali ''Scientific American'', ''Nature'', ''Biologi Italiani'', ''British medical Journal'', e ''Sapere'') hanno piu' volte contestato i fondamenti scientifici di questa pratica. La letteratura medica ha infatti dimostrato come la sperimentazione animale abbia nel complesso confuso ed ostacolato - non aiutato - il corso della ricerca, i cui progressi sono stati compiuti grazie alle indagini cliniche, agli studi epidemiologici, all'utilizzo di cellule e tessuti umani coltivati in laboratorio, alle simulazioni informatiche, alle indagini sul DNA.
La sperimentazione animale, metodo peraltro mai validato, si basa su un sistema del tutto arbitrario che consente, l'immissione sul mercato di farmaci che, secondo quanto riferiscono le statistiche, producono effetti collaterali talmente gravi da essere la quarta causa di morte nei Paesi industrializzati mentre (nella sola Europa ogni anno perdono la vita circa 200 mila persone)''.
Ma c'e' di piu'. ''La nuova proposta di direttiva e' schizofrenica'', secondo l'Enpa, poiche' ''da un lato il provvedimento, riconoscendo che gli animali sono esseri senzienti, fa proprie le posizioni degli animalisti - i quali da anni sostengono l'invalidita' dei metodi basati sulla sperimentazione animale - dall'altro invece ribadisce l'utilita' di questa pratica, introducendo come palliativo il principio secondo cui l'Europa promuove e tutela il diritto degli animali a non subire sofferenze, in quanto esseri viventi capaci - come l'uomo - di provare dolore''.
''Quanto emerso dal dibattito sulla revisione della direttiva europea - conclude la Protezione Animali - ci lascia estremamente insoddisfatti. Avremmo infatti auspicato che questa fosse l'occasione propizia per superare la sperimentazione animale a vantaggio di metodi di indagine piu' sicuri, innovativi, etici e scientifici. Come la tossicogenomica, che consentirebbe, non solo di salvare la vita a milioni di animali innocenti, ma anche di dimezzare i costi e i tempi necessari per raggiungere di risultati davvero utili per l'uomo''.

CORRIERE DELLA SERA
7 SETTEMBRE 2010
 
Un anticancro per cani (con il consenso dei padroni)
Un gruppo di veterinari americani ha sperimentato un farmaco anti-linfoma su sei animali, con successo
 
Adriana Bazzi
 
MILANO – Non ci sarebbe niente di strano: sono malati di tumore e partecipano alla sperimentazione di un nuovo farmaco anti-cancro. Questa volta, però, i malati sono cani: non cani di laboratorio, che fanno la “cavia” di mestiere, ma cani con un nome e un padrone che “si offrono” alla ricerca scientifica. Succede negli Stati Uniti dove un gruppo di veterinari dell’Università dell’Illinois ha trovato un nuovo composto efficace contro i linfomi e ha deciso di sperimentarlo su sei cani affetti da linfomi spontanei, con la speranza di trovare una cura efficace per la loro malattia e la prospettiva di continuare le prove anche nell’uomo (che, con il cane, ha molte analogie biologiche). E ha ottenuto risultati positivi: a basse dosi il composto, chiamato S-PAC-1, ha fermato la crescita del tumore in tre animali e ha indotto una remissione parziale in un quarto, secondo quanto riportato sulla rivista Cancer Research.
NUOVI BERSAGLI - Il farmaco agisce su un enzima cellulare , chiamato procaspasi-3, il quale, una volta attivato, stimola una cascata di reazioni che uccidono la cellula. Questo enzima è un bersaglio interessante per una terapia antitumore, in parte perché la cellula tumorale è immortale (si inceppano cioè i meccanismi che normalmente portano a morte la cellula) e in parte perché molti tumori, inclusi quelli della mammella, del colon del polmone, i linfomi, i melanomi e i tumori al fegato, contengono molta procaspasi-3. «Nel mio laboratorio – ha commentato Paul Hergenrother, chimico all’Università dell’Illinois – stiamo cercando nuovi bersagli per farmaci antitumorali, finora non sfruttati».
MENO TOSSICO - Il nuovo composto è una versione modificata di un farmaco già sperimentato su topi e su un cane, ma troppo tossico. Il composto originale, chiamato Pac-1, che agisce interferendo con lo zinco, provoca, infatti, eccitazione neuromotoria anche a basse dosi, probabilmente perché passa la barriera ematoencefalica e si attacca allo zinco delle cellule cerebrali. Per impedire questo passaggio, i ricercatori hanno aggiunto un gruppo chimico, la sulfonamide, e lo hanno testato la nuova molecola sui sei cani. Prima, però, hanno dovuto stabilire la dose e lo hanno fatto su Hoover , un cane da caccia (razza Treening Walker Hound) del tutto sano.
BOXER E RETRIVER - I risultati sono, dunque, buoni, ma occorreranno ancora molte verifiche prima di un’eventuale approvazione dellla cura, sia per gli animali che per l’uomo, da parte della Food and Drug Administration, l’ente americano per i farmaci. «Il profilo genetico del linfoma canino e di quello umano sono simili – ha commentato Hergenrother – per questo siamo ottimisti». Il linfoma è un tumore che interessa il sistema linfatico e colpisce, di solito, cani fra i sei e i nove anni. Alcune razze, come il boxer e i retriver, sembrano avere una maggiore suscettibilità genetica a questa neoplasia.
 
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