07 APRILE 2010

CUNEO CRONACA
7 APRILE 2010
 
POLLENZO (CN)/ Si ribalta camion carico di vitelli da latte: 4 animali abbattuti, illeso il conducente
 

 

Pollenzo (CN) - INTERVIENE LA GRU DEI VIGILI DEL FUOCO. Un autotreno con agganciato un rimorchio, adibito a trasporto di animali vivi, di proprietà di una ditta di Padova, mentre percorreva la provinciale 7 “Pollenzo-Cherasco” all'altezza del km 3+400, a causa della fuoriuscita dalla sede stradale con le ruote laterali destre del rimorchio, si è ribaltato perdendo il carico composto da 109 vitelli da latte diretti ad un'azienda agricola del cuneese. A seguito del ribaltamento, 4 dei 109 vitelli sono stati abbattuti da personale veterinario a causa le gravi ferite riportate.  L'incidente è stato rilevato dai carabinieri di Cherasco che hanno provveduto a mettere in sicurezza i luoghi e ad incanalare la circolazione che ha subito lievi rallentamenti nelle vie limitrofe in quanto il tratto stradale è stato interrotto per alcune ore così da consentire le operazioni di recupero degli animali e del veicolo. Il conducente non ha riportato ferite mentre per riportare in asse il mezzo è stato necessario l’intervento della gru dei vigili del fuoco di Cuneo che hanno operato insieme ai volontari di Bra.


LA NUOVA SARDEGNA

7 APRILE 2010

 

San Vero Milis (OR) Cane salvato dai vigili del fuoco

 

SAN VERO MILIS (OR). Lo hanno picchiato a sangue e buttato nel fiume che scorre accanto al paese. Vittima dei balordi, ancora una volta, un animale indifeso. Un pastore maremmano che fortunatamente un agricoltore ha notato quasi agonizzante sulla riva del corso d’acqua. L’uomo ha avvisato immediatamente i vigili del fuoco del Comando provinciale di Oristano. Una squadra, coordinata da Umberto Murtas, è giunta in pochi minuti sul posto recuperando l’animale che è stato prima rifocillato, quindi consegnato ai vigili urbani del paese. Oggi, grazie al microchip, si potrà risalire al proprietario.


SAVONA NEWS
7 APRILE 2010
 
Quiliano (SV): tredici cavie abbandonate soccorse dall'ENPA
 
 
Quiliano (SV) - Insolito ma sempre odioso abbandono di animali in un bosco isolato di Roviasca, frazione di Quiliano.
Tredici cavie, quattro adulti ed una femmina con otto piccoli, rinchiusi in una scatola depositata lungo il torrente, sono state trovate da un escursionista e con-segnate alle cure dei Volontari della Protezione Animali savonese.
Le bestiole erano affamate, segno evidente che si trovavano in zona da parecchi giorni, con il rischio di essere divorate dai predatori (volpi, tassi, cani e gatti); ora sono in buone condizioni [...]
Le Guardie Zoofile dell’ENPA hanno avviato le ricerche dell’autore del reato, punibile con l’arresto fino ad un anno o l’ammenda fino a 10.000 euro; chiunque vi abbia assistito può dare informazioni utili telefonando all’associazione, o inviando una mail a [email protected], o rivolgendosi direttamente a Carabinieri, Polizia Municipale o Guardia Forestale.

IL GAZZETTINO TREVISO

7 APRILE 2010

 

Vigili del fuoco all'opera ieri mattina a Casier per recuperare le carcasse di due cani annegati

 

Nello Duprè

 

CASIER (TV) - Vigili del fuoco all'opera ieri mattina a Casier per recuperare le carcasse di due cani annegati nell'ansa del Sile, conosciuta come la zona del "cimitero dei burci". A segnalare la presenza dei cani morti sono state alcune persone che stavano passeggiando lungo il percorso naturalistico.I cattivi odori degli animali in putrefazione hanno imposto l'intervento dei pompieri e della Polizia Locale di Casier. Sono intervenuti anche i dirigenti dell'Ente Parco del Sile con il presidente Alberto Magaton e il veterinario dell'Usl per i necessari accertamenti igienico sanitari. Con ogni probabilità i cani, di cui uno di grossa taglia munito di microchip, sono stati trasportati dalla corrente fino all'ansa del fiume dove sono stati rinvenuti. Dai rilievi effettuati non risulta che gli animali siano stati gettati apposta in acqua per essere soppressi.Non è la prima volta che vengono segnalati cani girovagare sulle rive del Sile senza padrone. Nel gennaio scorso i Vigili del fuoco sono intervenuti nei pressi del porticciolo di Casier per riportare a riva uno splendido esemplare di Labrador, finito nelle acque del Sile forse per gioco nel tentativo di afferrare qualche oggetto galleggiante. Il cane è stato recuperato ad termine di un impegnativo intervento dei pompieri ed è stato poi consegnato ai volontari del canile dei Ponzano in attesa che si facesse vivo il padrone del Labrador dotato di microchip.


VARESE NEWS

7 APRILE 2010

 

Palazzina in fiamme, i pompieri salvano un cane

L'incendio sarebbe partito da una fiamma viva lasciata accesa. I vigili del fuoco, intervenuti in forze, non hanno trovato persone ma solo un cane, che era rimasto intrappolato all'interno

 

CARAVATE (VA) - Fiamme nel centro di Caravate, in una villetta in via Mazzini, all'angolo con via Prato. I vigili del fuoco sono intervenuti in forze, anche con un'autoscala per raggiungere l'appartamento al piano superiore, che risultava chiuso e inaccessibile: all'interno non c'erano per fortuna persone, ma solo un cane, che è stato portato in salvo. Sul posto era presente anche la polizia locale, la protezione civile di Caravate e il sindaco del piccolo centro, Daniela Mendozza. L'incendio, che ha danneggiato pesantemente l'appartamento al piano superiore, sarebbe scaturito da una fiamma libera lasciata accesa all'interno, forse una candela o un lumino. 


LEGGO

7 APRILE 2010

 

CANE CIECO CADE IN MARE:SALVATO DA MOTOVEDETTA

 

 

Pesaro - Ultracentenario, cieco, cade in mare durante una passeggiata, rischia di annegare ma viene salvato dall'equipaggio di una motovedetta della Capitaneria di porto di Pesaro. Il lieto fine corona la storia non di un anziano signore, ma di Pippo, un cane meticcio di 21 anni, pieno di acciacchi ma abituato a fare ogni giorno quattro passi con il suo padrone, anziano anche lui.Mercoledì mattina l'animale, privo di guinzaglio, scondinzolava davanti al suo propietario lungo una banchina del porto pesarese. Nei pressi di una pozzanghera, confuso, per colpa anche della vista affievolita, ha calcolato male la possibilità di superarla, ed è finito in mare. La povera bestiola, stremata dagli sforzi per rimanere a galla, stava per annegare, mentre il padrone, incapace di trarlo in salvo, assisteva impotente. Pippo è rimasto in acqua tre minuti: provvidenziale, a quel punto, l'arrivo della motovedetta, che si trovava in zona per controlli routinari. Il padrone di Pippo ha chiesto aiuto a gran voce e i marinai della motovedetta CP2086 si sono subito prodigati per ripescare il cane e riportarlo sulla terraferma, in banchina. Uno di loro, poi, con molta delicatezza, gli ha praticato le prime manovre per rianimarlo e fargli espellere l'acqua ingerita. Lentamente Pippo ha ripreso a respirare e a dare segni di vita riaprendo gli occhi. La sala operativa della Capitaneria di Porto, allertata dal personale della motovedetta, ha fatto poi intervenire il personale medico veterinario dell'Asur, che ha dispensato ulteriori cure al vecchissimo quattrozampe, ormai fuori pericolo.


LA GAZZETTA DI REGGIO

7 APRILE 2010

 

Vigili del fuoco e cittadini mobilitati per salvare un gatto

 

Reggio - IN VIA EMILIA SAN PIETRO Vigili del fuoco e cittadini mobilitati per salvare un gatto  Tutti con lo sguardo rivolto al tetto dell’ex caserma Taddei in via Emilia San Pietro. Tutti incuriositi dall’arrivo improvviso dei vigili del fuoco «armati» di una piccola gabbia. E’ quanto accaduto ieri pomeriggio intorno alle 16, quando cittadini e pompieri si sono mobilitati per salvare un gatto finito in una specie di botola sul tetto dell’antico edificio a fianco dei Chiostri di San Pietro. L’animale, che è comunque in buone condizioni, sarebbe rimasto incastrato da venerdì scorso. Ieri, però, l’intervento dei vigili del fuoco non è andato a buon fine perché l’autoscala dei vigili del fuoco, a causa dello spazio ristretto, non è riuscita a posizionarsi per raggiungere il gatto. Tutto dovrebbe riprendere questa mattina, quando dovrebbero essere liberati i parcheggi di Emilia San Pietro per permettere al mezzo dei pompieri di entrare all’interno del cortile adiacente l’ex caserma e raggiungere così l’esatta posizione dove è rimasto intrappolato il gatto.


TISCALI ANIMALI
7 APRILE 2010
 
Amici per la vita, lontra muore subito dopo l'infarto del compagno
 
 
 
Non solo tra gli umani,  Il sentimento di vera amicizia può nascere anche fra animali. Una prova arriva da uno zoo della Nuova Zelanda dove due lontre anziane legate da un sentimento indissolubile, sono morte d'infarto a poche ore di distanza l'una dall'altra. A riportare la notizia sul "tragico", e quasi shakesperiano, è stato il Daily mail.
Le due lontre, Daz e Chip di 19 e di 16 anni, sono morte nella stessa notte dopo aver vissuto fianco a fianco per 15 anni; i veterinari dello zoo della città di Nelson ritengono che il secondo animale non ha retto lo stress di vedere morire il suo amico, "compagno di vita".
La coppia, che era stata sottoposta a cure nelle ultime settimane, era stata riportata nel proprio recinto dopo aver completato il trattamento; gli esemplari infatti erano molto anziani, considerando che le lontre in media vivono 14 anni.
"Non abbiamo potuto capire del tutto quello che è successo alle due lontre - ha detto l'addestratore Gail Sutton - l'unica consolazione a quello che è accaduto è che se ne sono andati insieme, se così non fosse stato, se solo uno dei due se ne fosse andato senza l'altro, l'esemplare sopravvissuto sarebbe stato davvero perso".

LA CITTA' DI SALERNO

7 APRILE 2010

 

Scatta l'allarme sulle lontre morte

 

Provincia di Salerno - Bracconaggio e alterazione dell’habitat. Sono i rischi per la sopravvivenza della lontra nel Parco nazionale del Cilento, in base a quanto è emerso dalle analisi effettuate su tre esemplari trovati morti tra ottobre e dicembre 2009 nel parco. Gli esami, eseguiti dalla facolta’ di Medicina Veterinaria di Teramo, hanno infatti accertato che i tre animali, recuperati nei pressi di due affluenti del fiume Alento e di un corso d’acqua nella piana di Paestum, sono stati investiti, ma in uno dei tre è stata riscontrata anche la presenza di due pallini di piombo, sicuramente sparati da un fucile da caccia. Segnali che preoccupano gli esperti, poiché confermano la presenza del bracconaggio nei confronti di una specie a rischio di estinzione, ma anche modificazioni in atto nell’habitat naturale. «La causa ultima di questi investimenti - hanno spiegato gli esperti Manlio Marcelli e Romina Fusillo, - potrebbe derivare dall’alterazione o dal disturbo dell’habitat fluviale, che induce gli animali a comportamenti atipici, e ad esporsi al rischio di investimento».


LA REPUBBLICA
7 APRILE 2010
 
Lo sterminio dei cani nella capitale oltre seimila avvelenati nel 2009
L'allarme dell'Aidaa: "Le morti sono dovute all'ingestione di bocconi letali nella periferia della città e nella zona dei Castelli romani. Oltre 2.500 gli animali che hanno perso la vita"
 
 
Roma - "Sono oltre 6 mila i cani avvelenati a Roma e provincia nel 2009: il dato emerge dal numero di segnalazioni giunte allo sportello animali dell'associazione italiana difesa animali ed ambiente, in particolare gli avvelenamenti dovuti allo spargimento dei bocconi avvelenati sono avvenuti nella prima cintura periferica della città e nella zona dei Castelli romani. Dei circa 6 mila cani avvelenati oltre 2.500 Sono quelli che hanno perso la vita. Nella città eterna si sono contati invece meno di 400 casi di avvelenamento nel corso del 2009". È Quanto si legge in una nota dell'Aidaa, l'Associazione italiana per la difesa animali e ambiente.I cani, secondo l'associazione, "sono stati avvelenati in tre modi diversi: il primo è la diffusione volontaria di bocconi avvelenati contenenti stricnina utilizzata in maniera scientifica specialmente nelle zone dei Castelli e nella cintura romana dove sono presenti branchi di cani randagi, nonostante i bocconi killer siano fuori legge e la loro diffusione sia un reato sono ancora molti i casi dove questo barbaro sistema viene utilizzato per ridurre la popolazione dei cani randagi, i bocconi killer colpiscono mediamente 5 mila cani l'anno nella sola provincia di Roma e circa 14 mila in tutto il Lazio con particolare riferimento alle province di Frosinone, Viterbo e Latina". Il secondo modo in cui i cani vengono avvelenati, aggiunge l'Aidaa, "specialmente nelle aree urbane è l'ingestione da parte del nostro amico a quattro zampe del topicida contenuto nelle esche utilizzate prevalentemente negli spazi pubblici e nei parchi per le derattizzazioni primaverili, molto spesso i cani rimangono intossicati o avvelenati in quanto ingoiano o masticano piccoli pezzi di questi bocconi topicidi che una volta portati fuori dai topi dalle apposite cassette rimangono sparsi nei prati e nelle zone adiacenti gli spazi e gli edifici pubblici".
L'ultimo modo di uccidere i cani avvelenandoli è "l'avvelenamento selettivo che nella provincia di Roma ha riguardato circa 200 cani avvelenati all'interno delle loro proprietà, in particolare si tratta di avvelenamenti che vengono messi in atto a volte semplicemente perché si è stufi di sentire il cane del vicino abbaiare. Sono 137 invece i cani avvelenati nel lazio dai ladri che sono penetrati notte tempo nelle ville allo scopo di rapina". "Purtroppo Roma ed il Lazio rimangono tra le prime regioni italiane per avvelenamento di cani a causa dei bocconi killer - dice Lorenzo Croce, presidente nazionale Aidaa - i dati che abbiamo diffuso sono frutto di una seria ricerca selettiva realizzata sulla base delle segnalazioni che ci sono giunte direttamente".
Il problema dei bocconi killer, conclude Croce, "specialmente in provincia è tutt'altro che superato anche a causa della forte presenza di randagi in continuo aumento anche nella prima cintura periferica di roma anche a causa degli abbandoni che lo scorso anno hanno riguardato diverse migliaia di amici a quattro zampe".

LA SICILIA RAGUSA
7 APRILE 2010
 
Contrada Violicci
Cani randagi assaltano un allevamento di ovini
 
Ragusa - Cani randagi sempre in azione. Hanno assaltato un allevamento di ovini, in contrada Violicci, una zona vicina all'abitato che collega la via San Marco Mista con la via Modica-Noto. Il primo bilancio è stato quello di due pecore sbrana e di cinque ferite. Sette agnellini non sono stati trovati, ma dopo alcune ore uno di essi è stato trovato poco distante dall'allevamento mentre un cane lo faceva a pezzi. Ad essere colpita è stata l'azienda di un anziano imprenditore modicano, R.S., il quale ha avvertito il commissariato della polizia di Stato dell'accaduto. Quando gli agenti sono arrivati sul posto hanno constatato che i randagi erano ancora minacciosi e pericolosi nei pressi della proprietà dell'uomo. Si trattava di quattro cani di grossa taglia che poi si sono allontanati. Potrebbe trattarsi dello stesso branco che il 14 marzo scorso aveva sbranato i ventuno ovini in contrada Cozzo Lupi e che prima ancora aveva agito allo stesso modo negli ovili di contrada San Giurgiuzzo e poi al Mauto. Nella zona sono state concentrate le attenzioni delle forze dell'ordine che stanno da una settimana effettuando un servizio interforze antirandagismo, in particolare svolto da polizia municipale e Corpo forestale. C'è vivo allarme e preoccupazione non solo fra i titolari di aziende agricole ma anche tra i residenti delle zone rurali del territorio modicano, per non parlare di coloro i quali sono costretti per vari motivi dalle zone a rischio. Domenica mattina, intanto, dal Comando della polizia municipale è stato lanciato, tramite vari organi d'informazione mentre la società specializzata nella cattura dei randagi ha provveduto ad installare delle gabbie in diverse zone.

LA SICILIA CATANIA
7 APRILE 2010
 
Conigli e galline venduti al mercato in sacchi di plastica: tre diffidati
 
Caltagirone  (CT) - Animali maltrattati all'interno del mercato settimanale. E' quanto rilevato dopo una serie di verifiche condotte dalle guardie eco-zoofile dell'Anpana (Associazione nazionale protezione animali natura ambiente) e organizzate dal comandante regionale Remo Bisello, di concerto con gli agenti del Corpo forestale di Caltagirone. Il servizio è scaturito dalle segnalazioni dei volontari dell'associazione animalista Oipa ed è stato attivato dal commissario straordinario provinciale Anpana, Fabrizio Pantano.
I controlli hanno consentito di accertare che conigli e galline, tenuti al sole e senza cibo, erano venduti vivi e consegnati ai compratori in sacchi di plastica. Grazie all'intervento delle guardie eco-zoofile, gli animali sono stati riparati dal sole, abbeverati e alimentati. Tre persone che li vendevano sono state identificate e diffidate dal continuare quella che viene definita «un'indiscutibile barbarie», pena la denuncia e il sequestro degli animali. Intanto, a breve, grazie a un apposito corso di formazione, anche il gruppo Anpana di Caltagirone disporrà di 15 guardie eco-zoofile.

IL PICCOLO TRIESTE

7 APRILE 2010

 

Distrutte a martellate le casette dei mici

 

Trieste - In preda a una sorta di raptus ha distrutto a martellate le casette dei gatti di via Biasoletto di proprietà del Comune. Ma l’elemento sconcertante di questa vicenda che riguarda una donna di 70 anni (S.Z., le sue iniziali,) è che qualche giorno fa ha contattato - così si è giustificata - il Comune e anche l’Ater per chiedere se poteva abbattere le strutture. Secondo quanto ha riferito poi nessuno le ha detto di sapere nulla delle casette dei mici. E così S.Z. si è sentita libera di buttare giù tutto. Ha spiegato poi che lo aveva fatto perchè «i gatti mi danno fastidio». Alla fine, del raid in via Biasoletto si sono accorti i vigili urbani che erano stati avvisati da un abitante della zona. Aveva visto la donna in azione con il martello all’altezza del numero 24. Quando sono arrivati gli agenti hanno in breve individuato S.Z. Era ancora nella zona. Poi durante il sopralluogo gli agenti hanno trovato nel giardino i segni concreti della furia: pezzi di legno alcuni con evidente il marchio del Comune di Trieste. Il bilancio è di cinque casette rase al suolo. Dice Giorgio Cociani, presidente della Onlus «Il Gattile»: «Quelle casette erano state sistemate dopo il sopralluogo dell’Asl. Era stata una bellissima iniziativa del Comune decisa due anni fa dall’assessore Lorenzo Spagna. Lo scopo era quello di sostituire in maniera decente i cartoni che solitamente vengono posizionati dai ”gattari” in alcune strade. Con quelle casette si era deciso non solo di dare un ricovero ai gatti randagi, ma anche in modo più pulito e civile». Continua Rosanna Miniati, responsabile della ”colonia” presa di mira da S.Z.. «Quello che è accaduto mi riempie di tristezza. È stato fatto non solo un danno economico perchè si tratta di un bene pubblico, ma è anche un danno agli animali. Non è vero che quelle casette erano degradate, come ha detto chi le ha distrutte. Erano in ottimo stato. Le avevamo anche sottoposte a un particolare trattamento con una vernice che impedisce il passaggio dell’acqua piovana attraverso il tetto e le pareti. Ci vivevano non meno di sei gatti». E continua: «Quella persona che si è comportata in questo modo è alterata. Se l’è presa con i più deboli...». Come spiegano in una nota i vigili urbani S.Z. è stata multata per aver violato il regolamento di tutela e benessere degli animali. La donna dovrà pagare una sanzione di 150 euro. Conclude Rosanna Miniati: «Quando l’ho vista dopo che era stata fermata dai vigili ha anche detto che non avrebbe mai pagato la multa non avendo nessuna proprietà e nessun bene. E non so dopo quello che è successo se le casette distrutte saranno ripristinate».


PRONTO CONSUMATORE

7 APRILE 2010

 

Pellicce di cane e di gatto, da marzo sono in vigore nuove sanzioni

 

È entrato in vigore il 1° aprile il Decreto Legislativo 15 marzo 2010, n.47 in materia di “Disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui al regolamento (CE) n. 1523/2007, che vieta la commercializzazione, l'importazione nella Comunità e l'esportazione fuori della Comunità di pellicce di cane e di gatto e di prodotti che le contengono”.
In Italia già dal 2004 era vietato utilizzare cani e gatti per la produzione o il confezionamento di pelli, pellicce, capi di abbigliamento e articoli di pelletteria costituiti od ottenuti dalle pelli o dalle pellicce di questi animali ed era vietato commercializzarle o anche solo introdurle nel territorio nazionale, ma adesso il Governo ha previsto una sanzione penale anche per l’esportazione. Chi, privato cittadino o azienda, dovesse essere coinvolto in tali attività sarà infatti punito con l'arresto da tre mesi ad un anno o con l'ammenda da 5.000 a 100.000 €, oltre alla confisca e alla distruzione del materiale a proprie spese.
Soddisfazione è stata espressa da Simone Pavesi, responsabile LAV settore pellicce: “è giunto il momento di adottare un adeguato piano di controlli per stroncare il commercio di pellicce di cani e gatti che negli anni passati ha fortemente interessato il nostro Paese, come già denunciato dalla LAV. Servono subito ispezioni su pellicce e abiti confezionati con inserti in pelliccia, provenienti in particolare da quei Paesi, come la Cina, che abitualmente usano pellicce di cani e gatti”.
È anche grazie alla LAV che si è giunti alla promulgazione della legge 189 del 2004: l’associazione infatti aveva condotto indagini nei grandi magazzini italiani che si scoprì che vendevano capi di abbigliamento confezionati con inserti in pelliccia di cane. L’Italia è stato il primo Paese europeo a mettere al bando questo commercio.
Redazione Web Prontoconsumatore – Redattore DD


IL TIRRENO

7 APRILE 2010

 

A Quarrata il regno dei cani

 

QUARRATA (PT). Verrà inaugurata sabato 17 aprile la nuova area per la sgambatura dei cani. Il piccolo giardino appositamente studiato per i bisogni dei migliori amici dell’uomo sarà aperto ufficialmente a tutti a partire dalle 15. Lo spazio aperto per i cani è stato realizzato vicino al parcheggio di Villa La Magia, in via Fiorentina primo tronco, vicino alla rotonda dei Martiri, poco distante dal viale Europa.  Il progetto, inserito nel bilancio ambientale di quest’anno, ha l’obbiettivo di dare una risposta semplice, ma efficace a tutti coloro che, pur abitando in appartamenti senza uno spazio verde o in case di città con poco giardino, sono proprietari di cani grandi e piccoli. L’area infatti potrà essere utilizzata gratuitamente da coloro che vorranno portare il loro Fido a sgranchirsi le zampe, in un luogo sicuro sia per il cane stesso che per le persone. In questo modo, infatti, ai proprietari dei cani sarà data una valida alternativa all’abitudine di portare i propri amici a quattro zampe a sgranchirsi nei parchi pubblici dove, oltre a poter dar fastidio o fare paura ai pedoni e agli avventori delle aree verdi, possono anche lasciare qualche ricordino indesiderato. Non solo. La nuova area, la prima nel Comune, è, a differenza che i parchi o le zone a verde pubblico, pensata proprio per i cani e quindi anche sicura. Qui i padroni degli animali potranno sciogliere il guinzaglio e trascorrere comodamente seduti una mezz’oretta all’aperto; nell’area recintata sono state installate anche alcune panchine per permettere anche ai padroni dei cani di riposarsi un momento. «Il progetto -ha affermato in più occasioni l’assessore al sociale Vincenzo Mauro - vuole dare una risposta a un’esigenza sentita dai cittadini che ci è stata più e più volte manifestata anche attraverso richieste scritte e collettive». Il costo della realizzazione dello spazio aperto per la sgambatura dei cani è stato di circa 20 mila euro.


IL CENTRO

7 APRILE 2010

 

Cervi travolti dalle auto, allarme sulla Cicolana

 

MAGLIANO (AQ). Cinque cervi investiti sulla strada provinciale Cicolana nel giro di due settimane. Un appello per salvare decine di esemplari e salvaguardare l’incolumità degli automobilisti arriva dalla Forestale, preoccupata per un fenomeno in crescita e che non accenna a diminuire. Gli incidenti avvengono nel tratto stradale compreso tra Magliano dei Marsi e la frazione di Marano, nei pressi del chilometro 72. Gli animali attraversano in quella zona per raggiungere il fiume per abbeverarsi. In alcuni casi i cervi, dopo l’impatto, si sono allontanati in fin di vita, e in più occasioni, oltre ai danni alle auto, i conducenti hanno riportato anche delle ferite. Secondo la Forestale è necessario installare dispositivi ottici catarifrangenti, studiati per scoraggiare gli animali all’attraversamento stradale. Sono almeno trentamila gli incidenti stradali che ogni anno coinvolgono animali selvatici di medie e grosse dimensioni, soprattutto cervi, caprioli e cinghiali. Almeno duemila i feriti e 45 i morti. I dati sono stati raccolti dal servizio statistico di Aidaa, l’associazione italiana a tutela degli animali e dell’ambiente, e sono stati ricavati dalle segnalazioni dirette ricevute dagli sportelli dell’associazione, dalle richieste di consulenze legali del tribunale degli animali di Aidaa e dalla comparazione dei dati con quelli di alcune compagnie di assicurazioni italiane. Dei circa trentamila incidenti stradali che coinvolgono animali selvatici che sono avvenuti nel 2009 almeno nel 60 per cento dei casi sono avvenuti nelle ore serali o notturne in strade di montagna.


BRESCIA OGGI

7 APRILE 2010

 

Uova di plastica e cibo non gradito per ridurre cigni e anatre sul lago

PIANO DI CONTROLLO SUL GARDA. L'esperimento è già partito sulla sponda veronese
Tra Desenzano e Sirmione ci sono cartelli che proibiscono di dar da mangiare agli uccelli Programma unitario di interventi

 

Maurizio Toscano

 

Provincia di Brescia - Uova di plastica, aromi alimentari che inducono avversione al cibo, prelievo delle uova dai nidi. Sono gli strumenti che stanno per essere sperimentati sul Garda per ridurre la proliferazione di anatre e cigni. Fra le cause indicate dagli esperti viene bollata l' abitudine di dar da mangiare ai germani nonostante i cartelli diffusi tra Desenzano e Sirmione, che invece la vietano.
Per evitare anche le problematiche di carattere igienico-sanitario, è già scattato sulla sponda veronese un piano messo in atto dalla Provincia di Verona per controllare la popolazione di germano reale e dei relativi ibridi per il prossimo quadriennio.
Dato che il problema esiste anche nel basso Garda bresciano, non è improbabile che anche la Provincia di Brescia possa intervenire, perché purtroppo anche da noi il problema non si è affatto attenuato negli ultimi decenni. E poi, viene osservato che raramente un vigile urbano si mette ad elevare una multa ad un bambino o ad un turista che, impietosito da queste graziose bestiole, gli getta un tozzo di pane.
Tra gli interventi che nel Veronese stanno cominciando a partire (capofila il comune di Garda) c'è anche una novità: la somministrazione di cibo trattato con aromi repellenti, del tutto innocui e approvati dall'Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (ex Infs). Questo alimento, spiega a Bresciaoggi il dirigente del Servizio Caccia e Pesca veronese dottor Ivano Confortini, «è stato condiviso dalle associazioni ambientaliste durante il precedente piano di controlli sul germano reale».
IL REPELLENTE determina nell'anatra il rifiuto del cibo che le verrà porto dall'uomo. E ancora, altri interventi previsti riguardano il prelievo delle uova dai nidi degli anatidi, sostituendole con altre di plastica e lasciandone uno vero per la covata. «Se il programma veronese dovesse ottenere buoni risultati - afferma Luca Fila, del Cra di Sirmione - perché non adottarlo anche sulla nostra sponda? Del resto, per i canneti esiste dall'anno scorso un programma unitario di interventi tra le province gardesane». La Provincia fa da ente coordinatore, i Comuni poi adottano il programma, affidandone l'esecuzione ad una società specializzata, che per la costa veronese è la «Albatros» di Trento.


IL PICCOLO TRIESTE

7 APRILE 2010

 

Animalisti contro il circo Medrano

 

di GIOVANNI LONGHI

 

MUGGIA (TS) -  Esordirà domani con un doppio spettacolo alle 17.30 e alle 21 nell’area ex Alto Adriatico a Muggia il circo Medrano che ieri, tra la curiosità dei passanti e qualche disagio per gli automobilisti, legato anche al senso unico alternato in via Trieste, ha preso possesso della grande area di parcheggio di fronte al ex cantiere. In mattinata un’ottantina di grossi camion, caravan e roulotte bianche con la grande scritta “Medrano” sulle fiancate, si è disposta sulla zona assegnata e il personale ha iniziato a montare i piloni portanti sul quale dopo poche ore è stato teso il tradizionale tendone che ospiterà gli spettacoli. Nella parte destra, vicino al marciapiede, sono stati parcheggiati i Tir con gli animali: un rinoceronte, due giraffe, una decina tra tigri e leoni, quattro otarie, una decina di cammelli tra cui un cucciolo di pochi mesi nato durante la recente sosta del circo a Verona, una trentina di cavalli, un canguro, alcuni emù, e sei cani dalmata. Tutti gli animali sono seguiti da una veterinaria che ne verifica quotidianamente le condizioni di salute. Ma proprio la presenza di animali utilizzati nelle esibizioni dello spettacolo ha scatenato la protesta di alcuni animalisti che, nella notte, hanno strappato o coperto i manifesti che pubblicizzano il circo a Muggia. «È la prima volta che ci succede - precisa il responsabile della comunicazione del circo, Marino Alberti -. Ovunque siamo accolti con affetto e la maggior parte degli animalisti ci rispetta: evidentemente qualche maleducato si trova sempre…». Gli artisti del circo sono circa 80, una quarantina gli addetti di supporto. Il circo Medrano aderisce alla prima Giornata mondiale del circo, indetta sabato 17 aprile con l’obiettivo di valorizzare l’attività circense come patrimonio culturale globale e come sostanzioso contributo alla arti e alla cultura dello spettacolo; in quest’occasione tutti i proprietari e gli artisti sono invitati a registrare i loro eventi e festeggiamenti sul sito web della Federazione (www.circusfederation.org), che così collegherà simbolicamente nella rete i circhi di tutto il mondo. In quell’occasione sarà possibile visitare gratuitamente lo zoo del circo dalle 10 alle 13. Il Medrano è reduce da una tournée di otto mesi nelle più importanti città della Romania e dopo aver toccato Mestre, Padova, Treviso Vicenza, approda a Trieste. È l’unico circo italiano ad essersi aggiudicato il prestigioso Clown d’oro, il premio che i reali di Montecarlo assegnano ai migliori circhi del mondo. Da sette generazioni e 137 anni, la famiglia Casartelli, proprietaria del circo, progetta e realizza uno spettacolo sempre nuovo e diverso capace di emozionare adulti e bambini. Il programma prevede acrobazie mozzafiato dei migliori artisti del pianeta, esibizioni equestri, volteggi al trapezio, caroselli con i dalmati. La comicità è affidata ai clowns Otto, Vladi, Coperlin e al ventriloquo Kevin, menre il numero di gabbia è presentato da Redy Montico addestratore di tigri e leoni. Esemplari di foche e leoni marini giocano in pista con la famiglia Duss. In scaletta, oltrealla magia di Aladino, anche numeri ad elevato contenuto di adrenalina con gli spericolati motociclisti nel globo della morte. Il circo si fermerà a Muggia fino al 18 aprile con spettacoli alle 17.30 e alle 21 nei giorni feriali e alle 15.30 e alle 18 sabato e domenica.


LA NUOVA VENEZIA

7 APRILE 2010

 

Il circo rimane una crudeltà

 

Cristina Romieri

 

Anche se le istituzioni competenti sanciranno la legittimità dello stazionamento nei suoi vari aspetti del Gran Circo Martini, con animali al seguito, in questi giorni al Lido di Venezia, resta l’indignazione per l’ennesimo esempio di inciviltà e mancanza di rispetto verso i nostri coabitanti del pianeta. Un penoso spettacolo, sovvenzionato con fondi pubblici, reso ancor più triste e diseducativo dalla vicinanza con un asilo, costruito sulla sofferenza di altri esseri viventi: per la detenzione in un ambiente e in un clima ben diverso dal proprio naturale, per la costrizione a lunghi spostamenti e ad anomale esibizioni, basate su violenti addestramenti; senza contare, per gli animali non nati in cattività, le crudeli catture.  Sappiamo esser presente un elefante; l’altro animale esotico, un ippopotamo, ha finito la sua infelice vita circa un mese fa. Nel sito del Governo troviamo le «Linee Guida per il mantenimento degli animali nei circhi» elaborate nel 2006 dalla Commissione Scientifica del Cites: leggiamo, per gli elefanti, che non può essere ammessa la detenzione di un singolo animale, che la temperatura deve superare i 15ºC, che la struttura esterna deve essere di 100 mq., eccetera.  Indicazioni sicuramente non rispettate e di cui chiediamo il recepimento alla nuova futura amministrazione comunale (nel rispetto anche degli ordini del giorno votati dal Consiglio Comunale nel 2003 e dalla Municipalità di Lido Pellestrina nel 2006), con l’emanazione di quell’ordinanza, adottata da molti Comuni che, non potendo purtroppo vietare l’attendamento dei circhi con animali, ne limita fortemente la presenza, dettando precise norme a garanzia dell’incolumità pubblica e della tutela degli animali. Lasciamo elefanti e ippopotami nella loro terra con i loro simili: ormai ci sono tanti modi e strumenti per conoscerli, rispettandoli. Sosteniamo invece quei circhi che hanno saputo rinnovarsi senza perdere il fascino della tradizione, ma senza animali e crudeltà.


LA NUOVA VENEZIA

7 APRILE 2010

 

Volpi, prima le cure poi i fucili

 

Alessandro Abbadir

 

MIRA (VE). Arriva la rabbia dalle volpi anche in Riviera e Miranese, per questo Regione e Asl 13 «bombarderanno» con un aereo ed un elicottero, i comuni del comprensorio con circa 12 mila dosi di vaccino contenute in piastrine commestibili. S’inizia venerdì, fino al 23 aprile.  Nell’area dei 17 comuni, l’operazione coprirà circa 400 chilometri quadrati. Su ogni chilometro quadrato saranno lanciate 30 piccole tavolette antirabbia. «Da qualche anno», dice l’assessore provinciale Mario Dalla Tor - da Friuli e nel Veneto Orientale le volpi stanno proliferando con un aumento medio del 15% annuo. In questi ultimi anni si stanno riscontrando decine di nuove tane anche nell’area della Riviera del Brenta e del Miranese. Con la proliferazione delle volpi aumenta anche il rischio di contrarre la rabbia in diverse specie di animali selvatici. Una grave malattia trasmissibile all’uomo. Si pensa che focolai della malattia già riscontrata in Veneto siano presenti anche su questo territorio per questo è partita da parte di regione, Asl e provincia, una massiccia campagna di prevenzione con il lancio di vaccini da aereo ed elicottero». Le stime parlano di circa 400 esemplari di volpi in tutta la provincia e di 100 volpi fra Riviera e Miranese.  «Il vaccino - spiega il dottor Stefano Zelco del dipartimento Veterinario dell’Asl 13 - è contenuto in piccole tavolette di formato 4x4. E’bene lavarsi accuratamente con acqua e sapone in caso di contatto accidentale».  Nel caso di contatto da parte degli animali domestici (cani, gatti), è possibile telefonare ai Servizi Veterinari dell’Asl 13 allo 0415795651. «Le volpi - spiega Dalla Tor - provocano grossi danni soprattutto agli allevamenti di pollame e rubano prede ai cacciatori. Per questo dopo la campagna di prevenzione anti rabbica, cioè da maggio, sarà possibile riprendere l’abbattimento».


BIG HUNTER

7 APRILE 2010

 

Pistoia: rafforzare il contenimento degli ungulati

 

Non solo cinghiali. A causare gravi danni alle coltivazioni agricole nella provincia di Pistoia ci sono anche altri ungulati. A denunciarlo è l'Unione agricoltori provinciale di Confagricoltura che in questi giorni sta effettuando la conta dei danni. “Sono ancora molto forti — afferma il direttore, Genunzio Giannoni -. I problemi maggiori sono causati da cervi e daini che si muovono soprattutto nella zona di via Montalese, per esempio nella frazione di Santomato. La loro presenza è infatti più diffusa a ridosso delle abitazioni”. Certo perchè gli ungulati si spostano con l'uomo e si avvicinano alle abitazioni dove sanno di reperire facilmente del cibo.

Così anche in pianura sono a rischio viti, uliveti, ma anche coltivazioni di grano, ecc. Molto meglio invece, a detta di Giannoni, la situazione sul fronte cinghiali. Segno che le operazioni di contenimento hanno funzionato. E’ avvenuto ad esempio nel Padule, anche attraverso la caccia di selezione. In montagna meno, invece. Anche perchè l’attività venatoria è più difficile. E’ un po’ quello che succede in pianura, nelle zone abitate, dove per ovvi motivi non è possibile cacciare". "Sono stati registrati danni da diverse fattorie, ma anche da alcuni vivai, per esempio nella zona di Gello", ricorda Edoardo Chiti, presidente provinciale Confagricoltura.
"I capi abbattuti sono passati dai circa mille e 600 di due anni fa agli oltre 2 mila dell’ultimo anno, ciò a testimonianza che la presenza degli animali è aumentata — ha commentato il direttore Coldiretti, Francesco Sossi, intervistato dal quotidiano La Nazione. Adesso, con l’inizio della primavera e della stagione vegetativa, è necessario rafforzare il piano dei controlli, dato che la preoccupazione dei coltivatori è ancora molto alta”, conclude Sossi.

IL PICCOLO ISTRIA

7 APRILE 2010

 

Le antilopi rimpatriate da Brioni

 

POLA Sono state imbarcate su un aereo che le ha riportate a casa in Oman le 10 antilopi della specie Oryx, che dal 3 marzo scorso si trovavano a Brioni per un periodo di adeguamento a un clima più freddo, in vista della loro destinazione finale in Inghilterra. Le antilopi - lo ricordiamo - erano state messe in quarantena a causa della malattia della lingua blu. Gli animali non presentavano i sintomi del contagio, però le analisi di laboratorio non lasciavano dubbi. Il soggiorno alle Isole di Brioni delle antilopi era stato concordato a suo tempo dall'ex presidente della repubblica Stipe Mesic con il sultano dell'Oman Qaboos bin Said al Said. Il Parco nazionale delle Brioni per questo servizio avrebbe guadagnato 30mila euro.


IL PICCOLO TRIESTE

7 APRILE 2010

 

Missione pinguini

 

Ho appena letto con stupore e raccapriccio l'articolo sulla «missione pinguini». Sono esterrefatta: come si può nel 2010 pensare di «rapire» due poveri e innocenti pinguini liberi sulle coste del Sud Africa per condannarli all'ergastolo dell'Acquario marino? Ma cosa vi hanno fatto di male quegli animali? Dopo migliaia di anni di «civiltà», nessuno conosce il rispetto per gli animali? Personalmente, quando ho letto tempo fa la notizia della morte dell'ultimo pinguino dell'Acquario, ho provato sollievo perché finalmente aveva finito di soffrire in quel posto piccolo, buio e triste. Spero che altri cittadini condividano la mia indignazione e si oppongano anch'essi a questa violenza mascherata da amore per gli animali. Se, nonostante tutto, i pinguini dovessero arrivare a Trieste, non andrò mai a guardare questi poveri carcerati. Melania Ravalico

 

***

 

«Missione pinguini» in Sudafrica per l’assessore De Anna e Paoletti

 

di MADDALENA REBECCA

 

Trieste - Cosa ci fanno un assessore regionale e un presidente camerale in tenuta casual - gilet sportivo e giacchetta gialla antivento - sulla terrazza della suggestiva spiaggia sudafricana di Boulders? Semplice, vanno ”a caccia” di pinguini. Una caccia solo figurata, naturalmente, che punta non a far la pelle ai buffi animaletti bianchi e neri, bensì a regalare a due di loro un viaggio premio con destinazione finale l’Acquario di Trieste. Già, perché tra una stretta di mano e un pranzo di lavoro con imprenditori e autorità locali, Elio De Anna e Antonio Paoletti, impegnati nei giorni scorsi a preparare il terreno alla trasferta in Sudafrica di un gruppo di aziende del Friuli Venezia Giulia, hanno trovato il tempo anche di progettare, e mettere in cantiere, un’altra missione: la ”missione pinguini”, appunto. L’idea è quella di riuscire a ”rapirne” un paio, da scegliere possibilmente tra i più socievoli e divertenti, e di trasferirli in città per colmare il vuoto lasciato dalla morte di Pulcinella, l’ultimo esemplare ad aver nuotato nelle vasche del molo Pescheria. «Abbiamo già avviato i contatti con il responsabile dell’Acquario per vedere se esistono le condizioni per un ritorno dei pinguini sudafricani a Trieste - spiega il presidente camerale Paoletti -. Vedesse come sono carini! Riaverli tra noi sarebbe un risultato importante e, soprattutto, un buon auspicio per l’avvio del del Parco del mare, visto che nel logo del progetto compare proprio l’indimenticato pinguino Marco. Usare uno di quegli animali come mascotte e non averne qui nemmeno uno in carne e ossa, sarebbe un vero peccato». Ancora più entusiasta all’idea di realizzare fino in fondo la ”missione pinguini” è l’assessore regionale allo Sport, da sempre affezionato alla specie. «Quei pinguini li conosco già da tempo, perché ho iniziato a frequentare il Sudafrica per impegni legati al rugby nel 1973 - precisa Elio De Anna -. Tra l’altro a farmeli scoprire era stata proprio la curiosità suscitata dai racconti che mi arrivavano da Trieste, dove si parlava tanto di questa coppia di esemplari presenti all’Acquario. I pinguini sudafricani - continua De Anna sfoggiando insospettabili competenza da etologo - vivono in maniera stanziale nella ”False bay”, chiamata così perché ingannò i navigatori che, superandola, credevano di essere già arrivati nell’Oceano indiano, e sono noti per essere animali monogami e fedeli al compagno per tutta la vita. Riportarli a Trieste non sarà facile, visto che le norme che regolano il trasporto internazionale sono estremamente rigorose. Ma la speranza c’è e noi faremo di tutto per alimentarla. In questo modo - conclude - contiamo di fare la gioia di tutti, compresi i ,pinguini che, sono sicuro, nelle vasche dell’Acquario si troveranno benissimo».


LA STAMPA
7 APRILE 2010
 
Dal Giappone alla UE, gli esperti vagliano pesca e commercio del tonno rosso
 
 
       
 
DI APEESCAPE, TRADOTTO DA B. BORGATO E B. PARRELLA
 
Con 68 paesi contrari, il CITES (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione), ente che regola il commercio internazionale di animali e piante selvatiche, ha respinto il divieto di commercializzazione del tonno rosso dell'Atlantico, che si era proposto d'inserire nell'Appendice Uno, cioè tra le specie coperte da divieto totale.Il Giappone consuma circa l'80% della quantità mondiale del tonno rosso catturato, che rimane un ingrediente importante della cucina tradizionale. Per questo il Giappone si è trovato nell'occhio del ciclone quando sono iniziati i negoziati CITES, mettendone alla prova le convinzioni e proponendo una risoluzione finale mirata a incidere sulla pesca locale in diversi Paesi in via di sviluppo. 

La controversia è stata inoltre sollevata solo pochi giorni dopo l'arresto a Tokyo dell'leader di Sea Shepherd e dopo l'Oscar assegnato al documentario "The Cove" che ha richiamato l'attenzione della comunità internazionale sulla questione della caccia alle balene.  
Una volta respinta la proposta di divieto e con le politiche giapponesi di importazione del tonno duramente criticate all'estero, i media nazionali hanno focalizzato l'attenzione sul risultato positivo, senza prendere in considerazione le questioni più complesse, come la salvaguardia delle specie in pericolo di estinzione.
Un chiaro esempio della parzialità delle testate giapponesi è stato un programma della Fuji TV (qui una clip su YouTube) che intitolava: "Respinto il divieto di pesca del tonno rosso! La storia di una turbolenta vittoria del Giappone", mentre il commentatore Ogura Tomoaki aggiungeva: "Se i Paesi con maggiore influenza continueranno ad esercitare il loro potere, non ci resterà più niente da mangiare. In pochi decenni, la popolazione mondiale raggiungerà la cifra di 9 miliardi e dovremo utilizzare al massimo tutte le risorse disponibili". Nakanishi Junko, professore di Ingegneria Ambientale presso l'AIST (Research Institute of Science for Safety and Sustainability at the National Institute of Advanced Industrial Science and Technology) critica il modo in cui i media nazionali hanno riportato la decisione del CITES, puntando a distogliere l'attenzione dal problema reale: «Questa volta i mezzi d'informazione hanno focalizzato l'attenzione sull'acquacultura, invece di comunicare i dati sulle quantità di scorte disponibili. Se ricordo bene, mi sembra che la TV abbia trasmesso immagini e raccontato storie sull'allevamento dei tonni. Che cosa significa questo cambio di prospettiva?
Innanzitutto, ciò può essere considerato un tentativo di manipolare l'opinione pubblica o semplicemente un modo per spostare l'interesse generale. È assai difficile capire qual'è la motivazione reale, ma ammesso che quest'ultima supposizione sia corretta, credo possa ben rappresentare la mentalità del popolo giapponese, che tende ad evitare il coinvolgimento in questioni ambientali. Se la priorità diventa la tutela ambientale, il divieto a commercializzare il tonno rosso dovrebbe essere il benvenuto. Ciò nonostante, se i media giapponesi decidono di presentare ai cittadini il tema usando argomenti quali "il tonno non può essere messo al bando", o "non vogliamo che il tonno venga tolto dal commercio", dovrebbero anche prendere in esame la questione della gestione delle risorse disponibili. Pensare con lungimiranza alla gestione dei problemi ambientali significa prendere le adeguate precauzioni e seguire il principio del rischio-zero.
Ma riservando scarsa attenzione a questo contesto, i media finiscono per proporre soluzioni artificiali.
C'è chi ha sottolineato che l'allevamento del tonno in realtà vada causando la diminuzione del numero delle riserve, spingendo così inevitabilmente i media ad affrontare comunque la questione. Nel complesso il loro modo di trattare l'intera faccenda mi sembra uno stratagemma per non occuparsi seriamente dei temi ambientali.»  
Matsuda Hiroyuki, professore di Scienze Ambientali e dell'Informazione dell'Università di Yokohama, amplia il contesto spiegando che anche un eventuale divieto espresso dal CITES non significa la scomparsa del tonno dalle tavole dei giapponesi.
«Anche se dovesse essere imposto il blocco del commercio del tonno rosso dell'Atlantico ciò non vuol dire che non potremo più mangiare il toro. Ho sempre sostenuto la necessità di diminuire il consumo di tonno. Non capisco perché la gente debba prendersela tanto.
La lezione che dovremmo trarre da questa vicenda è che il Giappone è sempre stato il primo a condurre pesca in eccesso. Stavolta però ciò è dovuto ai Paesi Europei e ora la posizione dell'Europa sul CITES e le sue pratiche di pesca sono chiaramente contraddittorie (mentre il Giappone si è dimostrato coerente). In conclusione, per quanto concerne la gestione delle risorse ittiche la questione è che d'ora in poi non potremo ignorare nè la Washington Convention (altro nome per indicare il CITES) né i gruppi ambientalisti che vi fanno riferimento.
I media dovrebbero però mostrarsi più ottimisti. Possiamo ancora contare su una certa quantità di scorte di tonno rosso del Pacifico che probabilmente non interessano la Washington Convention, o che non possono essere appannaggio degli altri Paesi in via di sviluppo. Finora non mi pare ciò sia stato ripreso da nessuna fonte d'informazione ed è un peccato che si distolga l'attenzione da un punto così importante.»
Infine, Katsukawa Toshio, Professore di presso la Mie University, sostiene che i media stanno facendo leva sul pubblico in termini emotivi, liquidando invece la questione cruciale, ovvero la reponsabilità primaria del Giappone nell'inevitabile estinzione del tonno rosso nell'Atlantico, sia tramite la pesca in eccesso o illegale, l'allevamento o la raccolta prematura dei tonni, e la mancanta assunzione di un ruolo-guida.
«Contrariamente al governo giapponese che promuoveva l'efficacia dell'ICCAT (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas), le nazioni occidentali hanno mostrato scetticismo sulle capacità gestionali di quest'organismo. Basta dare un'occhiata al rapporto dell'ICCAT per capire chi avesse ragione. Nel 2007 è stato fissato a 29.500 tonnellate il tetto di pesca totale consentita. La quota riportata fu 34.514 tonnellate, ma in realtà si raggiunsero le 61.000 tonnellate, come poi ammesso dalla stessa ICCAT. La fetta maggiore del "mercato nero" del tonno deriva dall'allevamento. I pesci di tali allevamenti vengono raccolti e messi in grosse gabbie per poi ingrossare le fila delle esportazioni verso il Giappone; questa pratica è diffusa in tutta il Mediterraneo (la maggior parte dei tonni pescati in Giappone viene dagli allevamenti ma ovviamente i media lo ignorano).
Il tetto di pesca totale consentita è 30.000 tonnellate, ma sembra che la capacità degli allevamenti nel Mediterraneo faccia salire tale cifra a 60.000 tonnellate. In altri termini, non c'è alcun tentativo di rispettare la quota massima fissata. In sostanza quest'attività illegale non è altro che un'attività mafiosa.
Il messaggio generale comunicato dai media giapponesi è "il diveito del CITES è stato evitato, siamo riusciti a protegere la cultura alimentare del Giappone", e ciò va contro i fatti. Se consideriamo la sostenibilità del tonno rosso dell'Atlantico, in pratica dovremmeo avere il blocco della pesca, in base all'attuale popolazione ittica. Qualora l'ICCAT implementasse le misure adeguate (suggerite dagli esperti) avremmo il divieto di pesca; continuando l'attività con le attuali scorte, queste finiranno per scomparire in pochi anni.
I media giapponesi hanno nascosto informazioni importanti al pubblico e spinto in primo piano il fattore emotivo, portando la gente verso conclusioni preconcette». Come rivela il diagramma di un'accreditata pubblicazione del WWF (in pdf), pur l'attuale piano di recupero, assisteremo alla continua diminuzione dei toni rosso nel Mediterraneo e nell'Atlantico orientale, portando infine a livelli pericolosamente bassi delle scorte.
Rispetto alla pesca del tonno rosso nel Pacifico e nei mari del sud, i livelli di pesca del Giappone nell'area atlantica (Atlantico orientale e occidentale, Mar Mediterraneo) restano comunque piuttosto bassi soprattutto se paragonati ai Paesi dell'Unione Europea.

DIRE

7 APRILE 2010

 

Biodiversità, Save the frogs: già estinte 200 specie di anfibi

 

ROMA - Far crescere a livello mondiale la consapevolezza del problema dell'estinzione delle rane e degli anfibi in generale: questo l'obiettivo della seconda Giornata mondiale per la salvaguardia delle rane, in programma in paesi di tutti i continenti il 30 aprile. Organizzato da Save the frogs, primo e unico istituto pubblico statunitense dedicato alla conservazione degli anfibi, l''Annual save the frogs day' vuole porre quella che ormai è una questione mondiale. "La popolazione mondiale degli anfibi si sta riducendo a tassi senza precedenti", denuncia Kerry Kriger, fondatore di Save the frogs. "Negli ultimi anni sono già scomparse fino a 200 specie".Problemi ambientali - "inclusi i cambiamenti climatici" - insieme a inquinamento, distruzione e perdita di habitat naturali, comparsa di specie invasive le cause dell'estizione degli anfibi e le minacce per quelli che ancora popolano la Terra, spiega l'associazione. "La perdita di habitat è il fattore primario di minaccia per le rane", spiega Kriger. Subito dopo ci sono inquinamento e pesticidi, che "stanno indebolendo il sistema di difesa immunitarie delle rane e in alcuni casi stanno modificando il sesso degli animali, trasformandoli da maschi a femmine".Kriger denuncia poi come l'estinzione degli anfibi "abbia ricevuto pochissima attenzione", e ciò nonostante questa sia "uno dei principali problemi ambientali del XXI secolo". L'auspicio di Save the frogs è quindi quello di riuscire "far crescere su scala mondiale la consapevolezza del problema".


BLITZ QUOTIDIANO

7 APRILE 2010

 

Francia: salvate 22mila rane, rischiavano di finire in padella

 

 

Gli agenti dell’Ufficio nazionale della caccia e della fauna selvatica francese hanno salvato dalle mani dei bracconieri – e dalla padella – oltre 22mila rane temporarie, considerate una prelibatezza nella cucina tradizionale della Franca Contea, regione della Francia orientale, ma inserite nella lista delle specie a rischio.Gli anfibi, riuniti come ogni anno in alcuni grossi stagni della zona per il periodo riproduttivo, erano stati catturati con 80 reti immerse, proibite dalla legge. “La mutilazione, la commercializzazione e l’utilizzo commerciale delle rane rosse sono vietati – spiega un funzionario – Solo il prelievo in piccola quantità da stagni privati è autorizzato”.


CORRIERE DELLA SERA

7 APRILE 2010

 

Studio pubblicato dalla rivista «Conservation Letters»

La pesca minaccia le tartarughe marine

Il numero di esemplari catturati per errore dai pescatori potrebbe arrivare al milione

 

Emanuela Di Pasqua

 

MILANO- Le tartarughe che placidamente solcano i mari del mondo sono messe in pericolo dalle attività di pesca utilizzate dall'uomo e non in quanto prede cacciate, ma solo in qualità di catture casuali. Secondo l'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, sei delle sette specie esistenti di tartarughe marine sono sulla Lista Rossa delle Specie Minacciate.

LA RICERCA- Tutti i dati raccolti tra il 1990 e il 2008 si basano su un'osservazione diretta a bordo dei pescherecci o su interviste ai pescatori. Secondo l'autore dello studio Bryan Wallace, esperto di tartarughe e professore aggiunto della Duke University's Nicholas School of the Environment, «Le cifre parlano di 85 mila tartarughe catturate negli anni presi in esame, ma lo studio copre soltanto l'uno per cento delle flotte di pescherecci nel mondo e contiene scarse informazioni sul prelievo ittico amatoriale. Quindi è altamente probabile che il numero reale di animali catturati sia decisamente superiore». I dati riferiti dalla ricerca individuano tre aree critiche per le tartarughe: gli specchi d'acqua attorno alla penisola della Baja California, dove questi rettili vengono catturati con i palamiti (lunghe lenze con migliaia di ami), la zona settentrionale del Mar Adriatico, nel quale la minaccia è rappresentata dalle reti da posta e la costa dell'Uruguay, dove la pesca più praticata è quella a strascico.

CHI SALVERÀ LA TARTARUGA- I pescatori professionisti hanno messo a punto sistemi per evitare le catture casuali: si va dagli ami circolari, più difficili da inghiottire e quindi più facili da togliere senza l'intervento dei veterinari, al Turtle Excluder Device, una modifica apportata alle reti a strascico che consente agli animali involontariamente catturati di fuggire. La ricerca ha rivelato che dove la pesca viene condotta in sintonia con le autorità preposte al controllo e con l'utilizzo di tecnologie innovative le catture casuali si riducono. È il caso delle Hawaii e dell'Australia, dove TurtleWatch, un database aggiornato quotidianamente fornisce ai pescatori indicazioni sulla temperatura dell'acqua e altre variabili, che consentono di prevedere dove si possano trovare le tartarughe e di conseguenza scegliere con maggiore accuratezza la zona di pesca.


TRENTINO

7 APRILE 2010

 

Bravo Tomio, amico dell'orso

 

Stefania Costa

 

TRAMBILENO (TN) -  Per la Pasqua un orso - identificato poi come M5, un giovane maschio girovago - ha banchettato in un pollaio a Trambileno. All’alba è entrato nel recinto, che si trova a una ventina di metri dalle case Itea nella frazione di Pozzacchio, ha scardinato la porta della baracca e si è avventato sulle galline. Un galletto e una gallina se li è mangiati sul posto, altre 5 se le è portate via.  Sergio Walter Tomio, il proprietario del pollaio visitato dall’orso l’ha presa con filosofia. «Amo gli animali - ha detto - e capisco che dopo l’inverno l’orso sia affamato. Si può dire che abbia festeggiato la Pasqua anche lui».  Queste parole, l’atteggiamento del signor Tomio è piaciuto molto a Caterina Rosa Marino, rappresentante della Lac, la Lega per l’abolizione della caccia, trentina.  «E’ questo il corretto approccio: vivi e lascia vivere - scrive la donna -. Alla fine chi ci ha rimesso è stata qualche povera gallina, che tra finire in padella o tra le fauci dell’orso non può trovare grande differenza».  «Bisognerà riparare il pollaio. A stagione avanzata - prosegue - l’orso troverà di che nutrirsi in montagna invece che al self-service proposto dal signor Tomio. E’ ovvio, è meglio che l’orso resti lontano dai centri abitati, anche al fine di evitare che faccia la stessa fine di Yurka (rinchiusa nel recinto del Casteller) o peggio dei suoi figli uccisi uno in Germania e l’altro in Svizzera».  «E’ veramente simpatico il signor Tomio a non scomporsi tanto se l’orso alla fine del letargo cerca di fare colazione. Ci piace tanto - prosegue Caterina Rosa Marino - decantare la nostra vita in ambiente naturale e vendere ai turisti la storia del selvaggio e incontaminato Trentino. In Montagna ci sono degli animali che condividono con noi i mutamenti delle stagioni. Avere lo sguardo del bravo vicino di casa che ti lascia vivere la tua vita in pace, ma che è pronto anche a darti una mano se occorre, come fa il signor Tomio, mi pare un’ottima idea».  Sicuro è che non tutti sarebbero stati capaci di prenderla con lo spirito del proprietario del pollaio di Pozzacchio saccheggiato da M5.


LA GAZZETTA DI REGGIO

7 APRILE 2010

 

Canarini campioni del mondo

 

CAVRIAGO (RE). Cinque titoli mondiali. E’ più che positivo il bilancio della «missione» portoghese di Pietro Curti, titolare della tabaccheria di piazza Zanti a Cavriago e da trent’anni allevatore di canarini. I suoi bellissimi esemplari, agli ultimi campionati del mondo, hanno davvero saputo ben figurare tra i 19mila in concorso, provenienti da ben 20 nazioni.  Già nel dicembre del 2009, Curti aveva avuto motivo di soddisfazione ottenendo quattro titoli ai campionati italiani di ornitologia, che si erano tenuti a Ercolano (Napoli).  A Matosinhos, in Portogallo, quest’anno è andata anche meglio.  Sono, infatti, cinque i titoli mondiali ottenuti dal cavriaghese, nelle seguenti categorie: eumo bruno-giallo mosaico singolo, eumo bruno-giallo intenso singolo, eumo bruno-giallo intenso stamm, eumo bruno-argento singolo e eumo agata-giallo intenso singolo.  «Ho iniziato ad allevarli perché un amico di famiglia, a sua volta allevatore, mi regalò una coppia - spiega Curti - Adesso, ho cinquanta coppie. E’ una passione, dovuta al mio amore per gli animali e la natura».  Pietro Curti, con i suoi esemplari vincenti, fa parte della Società ornitologica reggiana.  A congratularsi con il cinque volte campione è l’assessore al Tempo libero del Comune di Cavriago, Luca Berciotti.  «Al nostro concittadino vanno i miei complimenti personali - scrive in una nota - e di tutta l’amministrazione comunale. L’ottenimento di risultati così importanti da parte di cavriaghesi non può che riempirci di gioia».


ANSA AMBIENTE
7 APRILE 2010
 
ANIMALI: ARRIVANO RONDINI CON MICROSPIA PER STUDIO MIGRAZIONI
 
ROMA - Arrivano le rondini, ma quest'anno all'insegna delle nuove tecnologie: un mini geolocator che permettera' di seguire e conoscere il viaggio che questi uccelli, a fine estate, effettueranno per andare a svernare in Africa. Sono circa 200 gli esemplari di rondini con microspia, nell'ambito del progetto, finanziato dalla Fondazione Cariplo e coordinato dall'Università di Milano in collaborazione con l'Università Bicocca, il Parco Adda Sud e la Lipu-BirdLife Italia, partito in questi giorni. Le rondini, precisa la Lipu, verranno in seguito ricatturate. Grazie ai dispositivi elettronici sarà possibile ricostruire l'itinerario migratorio identificando con precisione le aree di svernamento nell'Africa sub sahariana e studiando gli effetti dei cambiamenti climatici sulla migrazione. I trend demografici infatti verranno poi incrociati coi dati climatici relativi alle zone di svernamento in Africa. La ricerca, che proseguira' fino al 2012, prevede dal prossimo anno un coinvolgimento degli agricoltori che saranno stimolati ad adottare alcune 'buone pratiche' di conduzione agricola con ricadute positive sulla biodiversità e sull'habitat della rondine. La rondine è una specie in declino, in particolare nell'area della pianura padana, dove nei decenni passati si sono registrati forti cali fino al 50 per cento. Negli ultimi dieci anni, secondo una ricerca delle Università di Milano-Bicocca, e realizzata sull'area del Parco Adda Sud tra le province di Lodi e Cremona, la presenza della rondine è crollata di oltre il 40 per cento. ''L'applicazione di questa tecnologia di avanguardia allo studio della migrazione - commenta il professore ordinario di Ecologia all'Università degli Studi di Milano Nicola Saino - consentirà finalmente di muovere significativi passi in avanti nella comprensione della biologia degli uccelli migratori e delle cause, forse riferibili ai cambiamenti climatici, del loro recente tracollo demografico''. Questo progetto, conclude Danilo Mainardi, presidente onorario Lipu e professore ordinario di Ecologia comportamentale all'Università Ca' Foscari di Venezia, ''e' di grande importanza sia perché consentirà di affrontare lo studio della migrazione della rondine in modo innovativo sia per la conservazione della specie. Ma il vero punto di forza del progetto è il suo approccio interdisciplinare e il forte coinvolgimento degli agricoltori sul territorio''.

IL GAZZETTINO PORDENONE

7 APRILE 2010

 

Primi avvistamenti di nutrie in centro a Casarsa

 

Casarsa (PN) - Primi avvistamenti di nutrie in centro a Casarsa, nella roggia Mussa che scorre proprio sotto la piazza Italia-via XXIV maggio. Uno di questi roditori è stato recentemente avvistato sulle sponde del corso d’acqua. Non si tratta di un “primato”, visto che nei paesi vicini e in altre vie casarsesi periferiche alcuni esemplari erano già stati avvistati, ma la presenza dell’animale può diventare infestante e creare molti problemi alla resistenza delle sponde. Ciò che preoccupa è che un’incontrollata proliferazione delle nutrie, meglio conosciute come castorini, possa provocare danni all’equilibrio ecologico del patrimonio idrico. In più, attraverso le loro tane sotterranee, formate da cunicoli, indeboliscono le sponde dei corsi d’acqua. Finora la nutria era stata vista a Casarsa soprattutto nella zona di via Vittorio Veneto, via Molino, località Centata e viale Venezia, dove già la scorsa estate erano stati segnalati alcuni esemplari. All’epoca il Comune aveva rassicurato sul fatto che le nutrie presenti sul territorio comunale erano al momento poche, e che comunque la situazione era costantemente monitorata. Ora l’avvistamento in centro città, da parte di alcuni passanti. La nutria é un roditore originario delle zone umide dell’America meridionale. Assomiglia a un grosso topo, con una coda lunga e ricoperta di squame. Caratteristici sono i grandi denti incisivi. Vive a stretto contatto con l’acqua e in ambienti umidi e predilige gli argini fluviali per la costruzione delle tane. Ecco perché Casarsa, paese di risorgive ricco di rogge, potrebbe diventare un habitat ideale per una proliferazione di questi animali. Le nutrie non sono animali pericolosi per l'uomo: generalmente sono tranquilli, pacifici e non aggressivi. La loro lunga storia di convivenza con l'uomo li rende molto confidenti, tanto da lasciarsi avvicinare molto spesso fino a brevissima distanza. Occorre tuttavia ricordare che, se messi alle strette, questi animali possono diventare di una certa pericolosità, per la potenza del loro morso.


IL GAZZETTINO VENEZIA

7 APRILE 2010

 

Nuove esche antirabbiche tra i campi di 20 Comuni

 

SAN DONÀ DI PIAVE (VE) - Nuova iniziativa antirabbica dell'Ulss 10. Tra il 9 ed il 23 aprile, verrà effettuata una distribuzione di esche vaccinali antirabbiche orali per le volpi. Il territorio interessato comprende i venti Comuni di competenza dell'azienda sanitaria; la dispersione delle esche vaccinali verrà fatta attraverso il lancio da mezzi aerei in aree non abitate (campagna, boscaglia, etc).Le esche hanno la forma di un parallelepipedo, costituito da grasso animale e farine di pesce, che ingloba una capsula contenente il vaccino antirabbico vivo attenuato, allo stato liquido. L'esca è innocua per gli animali domestici e selvatici, si consiglia però di tenere gli stessi lontani dalle zone di dispersione delle esche; l'esca è inoltre innocua anche per l'uomo purché la capsula sia integra.«Trattandosi di vaccino antirabbico vivo attenuato è importante che le esche non vengano manipolate da persone - spiega il dottor Denis Marchesan, responsabile dei servizi veterinari dell'Ulss 10-. Qualora questo avvenisse, si raccomanda di lavare abbondantemente le parti venute a contatto con acqua e sapone ed evitare di strofinarsi le mucose degli occhi e del naso». Per altre informazioni, o qualsiasi problema, le persone possono rivolgersi al Dipartimento di Prevenzione dell'Ulss 10, telefono 0421/228172 o ai Pronto Soccorso Ospedalieri.


CORRIERE DELLA SERA
7 APRILE 2010
 
Zanzare, il Comune arruola i pipistrelli
Cinquanta nidi artificiali in centro e nei quartieri. «Ogni esemplare divorerà 2 mila insetti per notte»
 
Un pipistrello sarà usato per combattere le zanzare tigre a Treviso
 
Silvia Madiotto
 
TREVISO — I pipistrelli, si sa, sono ghiotti di insetti e zanzare. Quale miglior caratteristica, allora, per usarli a fin di bene e porre rimedio a una delle «piaghe» estive? Trevisoservizi, la municipalizzata che si occupa di verde e raccolta rifiuti, ha acquistato cinquanta casette per pipistrelli da distribuire sul territorio del Comune di Treviso. La lotta alle fastidiose punture è iniziata: «Ogni animale - spiega il presidente Mirco Visentin - mangia anche duemila zanzare tigre al giorno. Le tane in legno saranno messe nelle isole ecologiche, cinque in ogni quartiere, sfruttando i pali della luce per non veder salire i costi di installazione». Lo stesso intervento è già partito a Cremona, dove il Comune ha reclutato i pipistrelli contro le zanzare installando piccole tane di legno in centro storico. Lì i predatori potranno nidificare, trovare riparo e riprodursi. E tornare così in città, dopo essere fuggiti dall’inquinamento atmosferico e acustico verso le campagne. Lo stesso succederà a Treviso. La proposta delle casette in legno è arrivata a Trevisoservizi dal carcere di Santa Bona. «I detenuti hanno dimostrato una grande manualità, gli oggetti che costruiscono sono molto buoni - commenta Visentin -. In questo modo facciamo due volte del bene. Alla città, tentando di liberarla dagli insetti, e ai carcerati, utilizzando il loro lavoro. Cinquanta tane non faranno il miracolo, ma aiuteranno. È un intervento sperimentale, da monitorare per valutarne la qualità ». Città d’acque, Treviso, e di conseguenza anche di insetti nei mesi estivi. E se prevenzione dev’essere, allora meglio partire con i primi caldi primaverili. I pipistrelli diventano così amici dell’uomo. «I cittadini non abbiano paura, sono animali innocui - conclude Visentin -: E poi, i pipistrelli sono numerosi a Treviso, non saremo noi a portarli qui, ma ora possiamo sfruttarli perché ci aiutino a ridurre gli insetti in città». E ieri è partita anche la prima fase della disinfestazione sul territorio, disposta dall’assessore all’ambiente Vittorio Zanini. Nella prima settimana di ogni mese, il Comune utilizzerà un prodotto di recente formulazione da diluire in oltre 23 mila tombini, un larvicida efficace e di bassa tossicità che impedisce alle larve di crescere - perché prevenire è meglio che curare. Sei squadre riproporranno la stessa operazione fino a novembre. In più, sempre contro la temuta zanzara tigre, il settore ambiente spruzzerà un insetticida naturale sulle piante di scuole, parchi e giardini in 76 aree del territorio comunale. Una volta al mese fino a ottobre, con doppio intervento nei mesi di agosto e settembre.

MARKET PRESS

7 APRILE 2010

 

SALVARE IL GATTO A TESTA PIATTA PER SALVARE IL MONDO


Bruxelles, 7 aprile 2010 - Specie animali di tutto il mondo trovano rifugio nelle foreste pluviali sparse per il globo. Ma sono innumerevoli le creature in tutto il mondo che subiscono gli effetti dei disordini planetari creati dalle attività umane. Un esempio è il gatto a testa piatta (Prionailurus planiceps), che è di casa nella foresta pluviale del Sudest asiatico. Una nuova ricerca internazionale mostra che questa regione è stata convertita in piantagioni, rendendola inabitabile per questi gatti. Pubblicati nella rivista Public Library of Science (Plos) One, i risultati dello studio mostrano inoltre che solo il 16% di superficie di foresta pluviale è completamente protetta secondo i criteri dell´Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn). I ricercatori, guidati dal Leibniz-institut für Zoo- und Wildtierforschung (Izw) di Berlino, in Germania, hanno evidenziato il fatto che solo una piccola parte della regione è tutelata e che, inoltre, i rimanenti habitat sono estremamente frammentati. Il problema principale è che la maggior parte dei grandi parchi nazionali del Sudest asiatico - in particolare nella penisola di Tailandia, Malesia, Borneo e Sumatra - si trovano ad altitudini più elevate, e il gatto a testa piatta vive nelle foreste delle zone costiere pianeggianti e paludose. "Abbiamo raccolto tutte le informazioni frammentate disponibili su questo gatto, che hanno rivelato che questo animale vive principalmente in foreste delle pianure o paludi di torba nei pressi di fonti d´acqua dolce", ha spiegato l´autore principale, il dottor Andreas Wilting dell´Izw. "Con queste informazioni abbiamo sviluppato un modello informatico per prevedere la distribuzione storica e attuale del gatto. Il passo successivo è quello di ottenere ulteriori informazioni sull´ecologia di questa specie poco conosciuta e di far rispettare la protezione e quindi garantire la sostenibilità dei principali habitat forestali rimanenti", ha aggiunto. "A questo scopo abbiamo individuato 19 località principali per tutta la gamma di distribuzione indicata dal nostro modello come importante per la sopravvivenza a lungo termine di questa specie rara". Da un lato, il Sudest asiatico è la patria di molte specie diverse, ma dall´altro, è anche conosciuto per avere il più alto tasso di deforestazione del nostro pianeta. Gli esperti avvertono che la biodiversità può essere protetta se sono tutelati ache gli habitat. Il team di ricerca sta incoraggiando la popolazione a proteggere le pianure e i boschi umidi fortemente minacciati nel Sudest asiatico e sta usando il gatto a testa piatta per spingere la gente all´azione. Il gatto a testa piatta può pesare fino a due chili; la sua particolarità sta nel fatto che utilizza i suoi piedi palmati per catturare pesci e granchi in habitat umidi, come le foreste torbiere sommerse e le rive dei fiumi in varie foreste pluviali tropicali della penisola della Tailandia, Malesia e Indonesia, tra gli altri. Allo studio hanno contribuito ricercatori provenienti da Australia, Danimarca, Germania, Indonesia, Malesia, Regno Unito, Svizzera e Stati Uniti. Per maggiori informazioni, visitare: Plos One: http://www.Plosone.org/home.action  Leibniz-institut für Zoo- und Wildtierforschung: http://www.Izw-berlin.de/  


CORRIERE DELLA SERA
7 APRILE 2010
 
Rischia la scomparsa per la deforestazione e la caccia indiscriminata
Scoperta una rara lucertola gigante
Nuovo esemplare catalogato nelle Filippine: «parente» del drago di Komodo ha una lunghezza di due metri
 
Emanuela Di Pasqua
 
MILANO – Negli ultimi cinquant’anni solo la scimmia di Kipunji in Tanzania e il bovide chiamato saola, nel Vietnam, possono competere con la scoperta del Varanus Bitatawa, una lucertola lunga circa due metri individuata casualmente, e quasi miracolosamente, nella valle del nord dell’isola di Luzon, nelle Filippine, da un team di ricercatori del Biodiversity Institute dell’Università del Kansas.
LE PECULIARITÀ – I colori del rettile, che pesa appena dieci chili, sono suggestivi e una tonalità di base blu e nera si alterna a squame verdi e gialle. La caratteristica decisamente più curiosa consiste però nel possesso di due peni, anche se in realtà va detto che per quanto insolita e inquietante la presenza di due organi riproduttivi non è appannaggio esclusivo del Varanus Bitatawa ed è una peculiarità di molti rettili: alcuni sauri e serpenti sono dotati infatti di due organi copulatori (emipeni) che in condizione di riposo vengono alloggiati in apposite tasche e che utilizzano alternativamente.
UN CUGINO FAMOSO – La scoperta è stata classificata come insolita, vivendo il lucertolone in una zona molto popolata e soggetta a una deforestazione intensa. E’ quasi un miracolo insomma che questo grande rettile, di cui sicuramente esistono pochissimi esemplari, vivesse in quella zona, sopravvissuto all’ingombrante presenza umana. Un test del Dna dell’animale ha consentito di rivelare una parentela abbastanza prossima del Varanus Bitatawa con il drago di Komodo indonesiano, ma contrariamente al cugino la lucertola filippina non è carnivora, il che la rende anche meno aggressiva del leggendario rettile indonesiano, noto per la sua pericolosità e voracità.
L’HABITAT – Gradatamente l’habitat naturale del bizzarro rettile si è trasformato e a dare il colpo di grazia hanno contribuito le popolazioni locali, che con la caccia hanno minacciato la specie, ormai in serio pericolo di estinzione. Attualmente non è possibile fare un censimento, ma i ricercatori sono più che certi che le specie in circolazione siano pochissime e che avrebbero potuto estinguersi senza nemmeno essere catalogate. Questa parte delle Filippine è considerata molto difficile da esplorare e particolarmente nascosta e inaccessibile, anche se in realtà gli indigeni consumavano tranquillamente la carne del lucertolone, che era parte fondamentale della loro dieta. La scoperta è stata pubblicata nel Biology Letters journal della Royal Society, risale alla scorsa estate (nonostante sia stata documentata solo ora) ed è il frutto di quasi un decennio di ricerche. Come ha voluto sottolineare Rafe Brown, uno degli autori dell’articolo, si spera che l’animale possa diventare un’icona della lotta per la preservazione dell’ambiente, in una zona già molto compromessa e minacciata dall’uomo.

LA VOCE
7 APRILE 2010
 
Ha colpito il signor Kringle ferendolo alle gambe e braccia
Wombat aggredisce un uomo
L'animale piu' popolare in Australia non e' poi cosi' tranquillo come sembra
 
 
AUSTRALIA - Il wombat, popolare animale australiano, piccolo, peloso e grassottello, sembra docile e indifeso.  Il giornale di Sydney, però, non la pensa così. E' stato pubblicato un articolo dedicato al marsupiale intitolato 'Pericolo è il suo secondo nome'. La sentenza eloquente è stata scritta in seguito all'aggressione dell'animale al signor Kringle, a Flowerdale, Australia. L'uomo è stato attaccato fuori dalla sua abitazione, un caravan nel quale viveva dopo che la sua casa era stata distrutta dalle fiamme di un incendio. Senza apparente motivo, il wombat gli è saltato addosso, tagliandolo e ferendolo in diverse parti del corpo, principalmente alle gambe, braccia e collo. Fortunatamente, un vicino di casa è riuscito a uccidere l'animale utilizzando un'ascia. 
In Australia il wombat è amatissimo, con una schiera animata di fan: al marsupiale è dedicato un portale web, oltre che il nome di una squadra di calcio. Persino una città nel sud del Nuovo Galles è stata ribattezzata 'Wombat'. Scalpore dunque per gli amanti dell'animale, che si domandano il perchè di tanta aggressività.
In realtà, la pericolosità del wombat è riconosciuta: nei giardini zoologici infatti sono numerosi gli 'alert' per i visitatori, mentre si stima che la potenziale forza  dell'animale sia inferiore solamente a quella di leoni e orsi.Ma gli attacchi del wombat sono in percentuale piuttosto rari e dovuti in particolar modo a uno sbagliato comportamento umano. Brigitte Stevens, la direttrice del 'Wombat Awareness Rescue Unit' dell'Australia Meridionale, sostiene che l'aggressione al signor Kringle sia comunque un fatto isolato e che 'si è trattato di un animale cresciuto in cattività e poi rilasciato: questo genere di wombat è normale che non ami la gente'. Solo un pò lunatico, dunque, il piccolo wombat, che in mezzo agli altri animali resta comunque il più simpatico.

CORRIERE DELLA SERA

7 APRILE 2010

 

Gli esperti: «Carino e coccoloso, ma capace di uccidere un uomo»

Aggredito da un wombat, rischia la vita

La disavventura di un 60enne australiano, colpito dall'animaletto tanto grazioso quanto insidioso

 

MILANO - Piccolo, tozzo e estremamente forte. I primi colonizzatori europei dell'Australia lo scambiarono per un grande tasso. Ma il wombat - il cui corrispondente in italiano sarebbe "vombato" - non è solo un simpatico marsupiale con qualche vaga somiglianza con il mammifero diffuso in tutta l'Europa e in gran parte dell'Asia. Le sue caratteristiche fisiche ne fanno un potenziale pericolo per l'uomo. Non sempre. Solo quando, per così dire, ha la luna storta.

L'AGGRESSIONE - Tanto per rendere l'idea della sua forza, il Sydney Morning Herald spiega che ricevere un attacco da questo grazioso ma insidioso animaletto è l'equivalente di vedersi scagliato contro un barile della capacità di 120 litri. Ne sa qualcosa il signor Bruce Kringle, un sessantenne dello stato di Victoria superstite degli incendi che hanno devastato l'Australia lo scorso anno, che se l'è vista davvero brutta dopo essere stato aggredito da un'esemplare della specie a naso liscio. Pieno di tagli, lividi e fratture è stato letteralmente conciato per le feste dal marsupiale che, tuttavia, alla fine ha avuto la peggio: è stato ucciso con un colpo d'ascia da una persona intervenuta per soccorrere il malcapitato.

NON AMA LA CATTIVITA' - Gli attacchi da parte di un wombat nei confronti dell'uomo sono abbastanza rari e secondo Brigitte Stevens, la direttrice del Wombat Awareness Rescue Unit dell'Australia meridionale, si è trattato di un episodio isolato e legato in qualche modo a un errato comportamento umano: «Penso che si sia trattato di un animale cresciuto in cattività e poi rilasciato: questo genere di wombat è normale che non ami la gente». In natura, invece, sarebbero animali abbastanza socievoli. Quello responsabile dell'aggressione a Mr Kringle, tuttavia, è stato presentato come un wombat selvatico.

UNA STAR SUL WEB - La vicenda sta sollevando un grande dibattito in Australia dove il wombat è molto popolare e dà il nome anche ad una città del Nuovo Galles del Sud e ad una squadra di calcio, oltre che ad un portale web. E non mancano i siti internet e perfino - poteva essere diversamente? - una pagina su Facebook ad esso dedicati. Che sia un animaletto da cui guardarsi bene, lo confermerebbero però gli «alert» per i visitatori presenti in tutti i giardini zoologici, che nella scala del potenziale pericolo mettono i wombat giusto un gradino sotto rispetto a leoni e orsi. E James Woodford, autore del libro «La vita segreta dei wombat», dice senza mezzi termini che correndo a 40 km all'ora (tanto per intenderci, giusto un po' più veloce di Usain Bolt durante i suoi cento metri da record) è in grado di abbattere un uomo come una palla da bowling farebbe con un birillo.

LA RICOSTRUZIONE - L'attacco al signor Kringle è avvenuto in campo aperto, a Flowerdale, dove l'uomo ha il caravan in cui vive da quando la sua casa è andata distrutta dalle fiamme. Martedì si era avventurato per una passeggiata nei dintorni. Senza apparente motivo, un wombat che si trovava nelle vicinanze lo ha notato e lo ha caricato. E' stato colpito più volte dalle zampe del marsupiale e ha riportato tagli e ferite in diverse parti del corpo. E chissà come sarebbe finita se non fosse accorso in suo aiuto un vicino di casa che con un'ascia ha fermato, uccidendolo, il marsupiale. L'uomo aggredito, invece, resta ricoverato in ospedale. Un portavoce del nosocomio ha riferito che le ferite più gravi sono alle gambe, alle braccia e al collo.

COCCOLOSO MA NON TROPPO - «Alla vista è un animale grazioso, ispira tenerezza e viene voglia di coccolarlo - spiega ancora James Woodford dalle colonne del Smh -. Quando sono cuccioli, fino ai due anni, sono davvero affettuosi con le persone. Ma poi, con la maturità, diventano solitari e possono essere piuttosto aggressivi». Evocativo in questo senso il titolo dato dal giornale di Sydney: «Pericolo è il suo secondo nome».

 

            07 APRILE 2010
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE

LA VOCE DI VENEZIA
7 APRILE 2010
 
Per dimagrire niente piu' dieta? Arriva la pillola
 
mario na.
 

E' stato compiuto un notevole passo avanti sul fronte dei farmaci anoressizanti. Potrebbe essere l'addio definitivo alla dieta?
Pensiamo di no, perchè ogni trattamento va associato ad un regime dietetico equilibrato.
Un nuovo tipo di farmaco starebbe, comunque, per essere messo a punto con tutta l'efficacia di un anti-fame che non ha effetti nocivi perchè non agisce sulla psiche.La conferma arriva dall'osservazione dei topi. Si è scoperto che spegnere i recettori CB1 nel cervello, come facevano gli anoressizanti ritirati dal mercato, non è necessario per avere un dimagrimento. E' sufficiente intervenire sugli organi periferici e sul metabolismo facendogli consumare più calorie.
Il nuovo orientamento sembra essere realmente affidabile per le patologie legate all'obesità, non solo per i chili in eccesso ma anche, per esempio, per il diabete, e il principio è relativamente semplice: è possibile agire come facevano i vecchi anoressizanti, ma in maniera selettiva? Evitando, cioè, che influiscano sul cervello? Sono stati messi a confronto due gruppi di topolini sottoposti a regime ipercalorico. Al primo gruppo è stato somministrato un principio attivo uguale a quelli ritirati dal mercato perchè agiva sul cervello, al secondo lo stesso principio che andava ad agire, però, solo sugli organi periferici. Nessun topolino dei due gruppi è ingrassato.

 

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