07 FEBBRAIO 2010

LA NUOVA SARDEGNA

7 FEBBRAIO 2010

 

Cane ucciso a fucilate: un arresto

 

SASSARI. Un arresto per l’uccisione di Danko, il pitbull di 8 anni ammazzato a fucilate nelle campagne di Sorso. I carabinieri hanno notificato ad Antonino Cuccaru, 62 anni, un agricoltore di Sorso, un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa del Tribunale di Sassari con le accuse di uccisione di animali e detenzione abusiva di armi da sparo.  A dare un volto al «killer» di Danko sono stati i carabinieri di Sorso, al comando del maresciallo Alessandro Masala e coordinati dal comandante della Compagnia di Porto Torres, capitano Mario Colicchio, che per oltre un mese hanno svolto minuziose indagini. Al termine, hanno consegnato un dettagliato rapporto in Procura.  Il movente della feroce uccisione del pitbull sarebbe da ricercare in dissidi di carattere personale tra Antonino Cuccaru e i proprietari di Danko, vicini di campagna.  Danko era uno splendido esemplare di pitbull, dolce e affettuoso, soprattutto con i bambini. Viveva in una campagna alla periferia di Sorso e tutti i giorni i proprietari andavano a portargli da mangiare e a giocare con lui. L’avevano fatto anche qualche giorno prima di Natale, ma stranamente il cane non era nel recinto.  Il proprietario l’aveva cercato per ore nelle campagne e poi aveva sospeso le ricerche per andare a prendere a scuola la figlioletta di 6 anni. Con lei era tornato in campagna e aveva continuare le ricerche, visto che la bimba e il pitbull erano molto affezionati. Quando stava ormai facendo buio, lungo una stradina di penetrazione agraria avevano incrociato un uomo che spingeva una carriola in direzione dei cassonetti della spazzatura: dentro c’era Danko, immerso in un lago di sangue. Agonizzante.  L’uomo aveva spiegato di aver trovato il cane moribondo davanti al suo cancello e di averlo raccolto. La bimba in lacrime e sotto shock era rimasta a guardare il babbo che prendeva Danko dalla carriola e lo caricava nel portabagagli dell’auto. Erano corsi dal veterinario, dove al pitbull erano state riscontrate profonde ferite alla testa causate da una fucilata. Danko era morto dopo alcuni giorni di agonia. Ma i proprietari avevano sporto denuncia.


VARESE NEWS

7 FEBBRAIO 2010

 

Che fine ha fatto quel cane?

 

Siamo AMICI del canile di Varese e in data 5 febbraio, alle ore 13/13.30 circa, presso il canile, è arrivata la segnalazione di un cane abbandonato presso una piazzola di sosta della tangenziale di Varese in direzione Centro Commerciale Iper.Preso atto della gravità della segnalazione un volontario ha subito allertato il suo diretto responsabile il quale ha immediatamente chiamato il comando di polizia municipale per segnalare l'accaduto.Un operatore li ha avvisati che l'aera da loro segnalata non era di competenza dei vigili di Varese e che avrebbero dovuto chiamare gli uffici della Provincia.Purtroppo provando a chiamare gli uffici della Provincia a quell'ora non sono riusciti ad ottenere risposta poichè erano chiusi e riaprivano solo un'ora più tardi!!!Hanno inoltre chiamato i carabinieri i quali hanno comunicato che non era neppure loro competenza uscire per questo tipo di segnalazioni!!!Infine hanno chiamato l'ASL di Varese,ottenendo ancora una risposta vaga e irritante!
A quel punto,sbigottiti e infastiditi da questo schifoso scarica barile,i ragazzi del canile hanno chiamato direttamente l'accalappiacani di Cittiglio,cioè colui che era autorizzato,ma purtroppo,per colpa della fitta neve che imperversava su tutta la zona,lui sarebbe riuscito ad arrivare in loco solo dopo ore!!!
Pur avendo seguito la procedura burocratica per situazioni come queste,non hanno ottenuto la collaborazione di NESSUN organo;escluso l'accalappiatore che era il più distante, tutti gli altri organi non sono giustificati per il loro mancato intervento.
Come cittadini onesti, non sappiamo se quel cane sia vivo oppure se sia stato travolto dalle macchina; sappiamo solo che la negligenza delle autorità, poteva provocare incidenti gravi, poteva causare anche vittime!
Ovviamente siamo consci del fatto che di segnalazioni ne vengano fatte moltissime e la maggior parte delle quali non siano attendibili, ma dato il ruolo ricoperto dal canile e dai suoi membri, essi sono ampiamente in grado di assumersi la responsabilità di aver dato ascolto ad una segnalazione.


LA NUOVA SARDEGNA

7 FEBBRAIO 2010

 

Una pratica antica e illegale

 

Silvia Sanna

 

SASSARI. Il padrone che si avvicina con una corda in mano non preannuncia nulla di buono. Questione d’istinto: il caprone, che nonostante la fama ha un cervello che ragiona, ha fiutato il pericolo.  Se nell’ovile ci fosse stato un veterinario, Salvatore Monne sarebbe ancora vivo e il caprone eviterebbe la probabile condanna a morte. Il motivo: essersi ribellato al padrone che aveva deciso di castrarlo alla vecchia maniera. Cioè secondo la rude tradizione pastorale che non prevede cose fondamentali come l’intervento di un esperto, l’anestesia totale, i punti per suturare la ferita e medicazioni accurate. L’usanza antica se ne infischia della salute dell’animale: i testicoli vanno via con un bisturi o una pinza oppure si schiacciano con un martello o un bastone. Il tutto dopo avere legato per benino l’animale ma senza avergli fatto un’iniezione per arginare il dolore. Che a occhio non deve essere di poco conto. Da qualche parte, e la storia di Irgoli lo dimostra, l’orchiectomia si fa ancora così. Per consuetudine e perchè è più veloce, ma anche perchè è un’operazione a costo zero. Anche se bisogna mettere in conto le possibili conseguenze: se la castrazione non è eseguita bene e la ferita si infetta, l’animale si ammala e spesso muore. E la perdita di un capo di valore rappresenta un grave danno per l’allevatore. Sicuramente superiore rispetto alla somma che avrebbe dovuto sborsare rivolgendosi a un veterinario.  Accade spesso che i professionisti del mestiere vengano contattati solo all’ultimo, quando dopo un intervento fai da te l’animale non sta bene. I veterinari vanno nell’ovile e fanno il loro dovere. A volte il miracolo riesce, a volte la bestia ci lascia le cuoia. L’allevatore viene interrogato e ammonito: gli si ricorda che una castrazione selvaggia può costare una condanna da 3 a 12 mesi e un’ammenda sino a 15mila euro. Così dice la legge 157 del luglio 2004, quella sul maltrattamento degli animali. Non solo: il veterinario improvvisato deve rispondere anche dell’accusa di abuso di professione. L’orchiectomia è un intervento medico da eseguire in anestesia totale, per gli uomini come per i quattro zampe. Perchè, conferma Andrea Sarria, presidente regionale dell’Ordine dei veterinari, «senza l’iniezione che addormenta il dolore, l’operazione è di una violenza indicibile. Purtroppo per alcuni la sofferenza degli animali è un dettaglio insignificante». Succede soprattutto nei piccoli allevamenti, ai margini della rete dei controlli sanitari. Quando non è il padrone a impugnare pinza o bastone, nella stalla o nell’ovile arriva il castrino, personaggio che, come dice il nome, dell’arte della castrazione ha fatto un mestiere. Oggi questa figura, almeno ufficialmente, non esiste più. «Purtroppo però - dice Sarria - soprattutto tra i più anziani è radicata la mentalità del passato. Quella che vede l’uomo dominatore e l’animale sottomesso, che subisce la legge del più forte». Senza rendersi conto che anche l’agnellino, se provocato, può diventare tigre. Lo sa bene Francesco Zidda, proprietario con ai fratelli di circa cinquemila capi, tra pecore, vacche, cavalli e caproni. Nella sua azienda, tra le borgate di Palmadula e Biancareddu, a una quarantina di chilometri da Sassari, le regole vengono rispettate: «Mai e poi mai metterei in pericolo il bestiame. Soprattutto un capo di valore, destinato alla riproduzione e alle mostre. Da noi per le castrazioni vengono i veterinari: controllano che l’animale stia bene, che non abbia la febbre, e gli fanno l’anestesia». Ma il rispetto della legge è legato anche a un altro aspetto: la paura della reazione. Racconta Francesco Zidda: «Avevo un caprone che si divertiva parecchio a sfiorarmi con le corna. Quando l’ho venduto ho avvisato il nuovo proprietario, lui ha fatto spallucce. Dopo un mese è finito all’ospedale per un’incornata sul sedere. Se è vero che il signore di Irgoli ha provato a incaprettare il caprone da solo, ha commesso una leggerezza incredibile». Perchè l’essere passivi non fa parte del dna degli animali. Raffaella Cocco, ricercatrice universitaria sassarese, studia il comportamento di cani e gatti. Dice che qualsiasi amico a quattro zampe può diventare un pericoloso nemico se «viene maltrattato o non rispettato. Per evitare l’aggressività è fondamentale conoscere la natura dell’animale. E mai violentarla». Altrimenti, come un piccolo yorkshire morsica se viene pettinato con le treccine, un caprone può utilizzare le sue armi, cioè le corna, per far valere (e salvare) gli attributi.


LA NUOVA SARDEGNA

7 FEBBRAIO 2010

 

I COSTI DELL’OPERAZIONE

 

Intervento da 200 euro Il costo varia a seconda dell’animale e della sua taglia. C’è differenza tra un cane piccolo e un cane grande, ma anche tra un maiale e un caprone. Ci sono delle tariffe da rispettare, i veterinari sono invitati a non fare concorrenza sleale. Ma non sempre succede e spesso, nelle campagne, le somme richieste sono più basse di quelle raccomandate. Per la castrazione di un caprone, dice Andrea Sarria, «il prezzo giusto è 200 euro, per un maiale 150, per un cane maschio 120. La sterilizzazione delle femmine, invece, costa più o meno il doppio». L’intervento può essere eseguito con due o con un’unica incisione. In entrambi i casi bisogna assicurarsi che l’anestesia abbia fatto effetto: in questo modo l’animale non sente il dolore e il veterinario che opera non rischia reazioni aggressive.


LA ZAMPA.IT
7 FEBBRAIO 2010
 
"Live feeding", l'orrore nello zoo
Turisti comprano animali vivi per vederli sbranare dalle tigri
 
 

Anche un bambino riesce a percepire la tristezza degli animali rinchiusi negli zoo. Nel sguardo di molti di questi ospiti forzati si può leggere una libertà che non c'è più.
Ora però dalla Cina giungono immagini davvero oltre ogni limite: turisti che oltre a poter accedere allo zoo in auto, possono decidere di acquistare animali vivi da dare in pasto alle tigri per "vivere l'emozione" dell'uccisione. E' il "live feeding", una pratica che sta avendo molto successo nello zoo di Harbin, città cinese della Manciuria non lontana dal confine con Russia e Corea del Nord.
Riparati nei loro autobus o in un tunnel che permette di attraversare lo zoo, i turisti vedono molte tigri avventarsi su galline, pecore, vitelli e mucche. L'immagine è devastante: gli autobus dei turisti formano un cerchio attorno a una sorta di ampio cortile, al centro fanno il loro ingresso le jeep degli operatori del parco. Alcune tigri, come nei vari safari, si avvicinano, saltano sul cofano o sul tetto del veicolo incuriosite.In verità, non è una questione di curiosità perchè ormai le tigri sanno che cosa le aspetta: dal veicolo una gallina viene lanciata per terra o sul tettuccio e in pochi secondo vengono sbranate dai felini.La scena diventa ancora più agghiacciante quando arriva il momento dei camioncini blu: si apre uno sportello e il pannello inizia ad inclinarsi, di colpo un pecora o un vitello cadano a terra. In alcuni casi i felini sono distratti e la vittima sacrificale ha il tempo di alzarsi e abbozzare la fuga, ma nella maggior parte dei casi i predatori si avventano su di lui mentre è ancora a terra intontito e lo uccidendo in pochi istanti.Il "live feeding" sta purtroppo riscontrando successo anche per via dei prezzi non proibitivi: se si vuole veder sbranare una gallina è sufficiente aggiungere quattro euro al prezzo del biglietto, poco di più per una pecora. La vita di un vitello invece vale 150 euro, prezzo che però non spaventa i turisti visto che può essere suddiviso fra i vari passeggeri dell'autobus.
Su Youtube sono molti i video pubblicati dai turisti. Oltre alla scena dell'uccisione, ciò che sconvolge è il tono di voce dei turisti fra il divertito e lo stupito, mentre sono poche le espressioni che sembrano mostrare disgusto. Fra le voci si sentono anche quelle di bambini, per nulla scossi da quanto stanno assistendo.A chi può pensare che "tanto questa è la natura" sarebbe giusto obiettare che così come è naturale che gli animali carnivori si nutrano di altri esseri viventi, è anche vero che trarne un momento di "intrattenimento" forzato non è di certo naturale. Un conto è un documentario "wild life", dove le immagini "ritraggono" la natura nel proprio contesto e dove il risultato finale fra predatore e preda non è sempre così scontato, un conto è creare ad arte una "lotta impari" come una catena di montaggio.

GIORNALETTISMO
7 FEBBRAIO 2010
 
JAIRO IL RAGAZZO CHE UCCIDE 6 TORI AL GIORNO
Un matador sedicenne sabato è riuscito in una rischiosa, per quanto discutibile, impresa degna dei toreri più grandi.
 
     
 
Un gesto pericoloso, che di solito solo i più esperti provano a ripetere e che dovrebbe incutere timore: riuscire in un solo combattimento ad avere la meglio su ben 6 tori. Eppure già dopo circa 50 minuti Jairo Miguel Sanchez Alonso aveva già  ucciso il suo primo toro, una bestia nera pesante 450 chilogrammi e si apprestava a finire la seconda, ed è riuscito in un solo pomeriggio ad avere la meglio su altri quattro tori.  Con un vestito bianco scintillante di paillettes d’oro che brillavano nel sole del tardo pomeriggio il giovane torero è stato salutato dal pubblico dell’arena  che conteneva 5.000 persone.  Pochi minuti prima di iniziare la lotta Jairo e suo padre si sono abbracciati nel corridoio  che porta alla Plaza de Toro commuovendosi entrambi, un po’ per l’ancestrale rito di passaggio che avrebbe reso il ragazzo un uomo, un po’ per la paura dei rischi che il piccolo torero avrebbe corso di lì a poco.
SANGUE E ADRENALINA – Jairo non ha perso tempo: per il tipo di cimento in cui un matador debuttante combatte contro sei tori feroci,  l’età minima legale  è di 16 anni. La folla ha apprezzato il suo coraggio mentre una band condiva l’adrenalina di ragazzo animali e pubblico con una colonna sonora di  paso doble. Jairo Miguel ha giocato in casa combattendo i tori nella sua città natale di Caceres, nella regione sud-occidentale dell’Extremadura. L’età media dei matador in Spagna va dai 25 ai 30 ma Jairo Miguel per sfuggire al limitedi età combatteva già da quattro anni in America Latina. Tenete conto che abitualmente una corrida “normale” viene gestita da tre toreri che affrontano due tori ciascuno.
CONOSCE LA MORTE – Gli appassionati dicono che una sfida come quella che ha affrontato il baby matador  richiede grandi capacità di resistenza fisica e mentale.In un’intervista la notte prima della grande battaglia, Jairo Miguel ha detto che era nervoso per quanto contasse sulla sua abilità. Jairo è un ragazzo alto, slanciato con una faccia ancora un po’ da bambino: un bambino che nel petto ha una cicatrice conseguenza di un combattimento finito male; nel 2007 in Messico un toro gli ha quasi perforato il cuore in Messico. Ha cominciato a 6 anni. “E’ qualcosa che ho sempre saputo di voler fare, è nei miei geni“, ha detto . “Io sono praticamente cresciuto con i tori.” Sua madre, Celia Alonso ha detto che fuma senza mai smettere nei giorni precedenti a una delle battaglie di suo figlio, non riesce a dormire anche con i tranquillanti e che preferirebbe che facesse altro – calcio, computer- qualsiasi altra cosa. “Ma lui ha scelto questo e io lo devo sostenere” racconta la mamma . “Tutto quello che so è ciò che dicono i suoi occhi quando sta nell’arena“.

L'UNIONE SARDA

7 FEBBRAIO 2010

 

Spagna: successo per un giovane torero di 16 anni

 

Un giovanissimo torero spagnolo di soli 16 anni, Jairo Miguel, ha riscosso un trionfale successo nell'arena di Caceres, nel sud-ovest della Spagna, dove ha affrontato da solo sei tori. Un sito specializzato in corride che ha segnalato il successo (Mundotoro) ha notato che, a parte il primo, gli altri tori affrontati da Miguel non avevano grandissima forza.


IL GAZZETTINO DI PADOVA
7 FEBBRAIO 2010
 
Ispezione del Nas all’hotel per cani
 
Provincia di Padova - "I carabinieri dei Nas, sollecitati dal sottosegretario Francesca Martini, sono intervenuti tempestivamente per indagare sulla cattiva gestione del canile Hotel dog’s di Correzzola". Lo annunciano gli attivisti dell’associazione 100%animalisti, che l’altro ieri avevano denunciato lo stato precario in cui sarebbero tenuti alcuni randagi nella struttura di via Bosco. Nel comunicato fanno sapere che i cani fotografati "erano ospitati lì fino a poco tempo fa, ora sono accuditi nel canile di Chioggia".Anche il sindaco di Correzzola, Eric Sturaro, nonostante il Comune non abbia alcuna convenzione con il canile in questione, si è attivato per far luce sulla vicenda. «Ho chiesto e ottenuto dal servizio veterinario dell’Usl 14 la relazione di una verifica effettuata all’Hotel dog’s il 13 novembre 2009 – spiega – dalla quale emerge “che lo stato di igiene generale del canile al momento del sopralluogo era dal punto di vista del benessere animale sufficiente”. Ora chiederò riscontri anche ai Nas e al comune di Cavarzere».

MATTINO DI PADOVA

7 FEBBRAIO 2010

 

Nas e veterinari ieri al canile

 

CORREZZOLA (PD). Il sottosegretario alla sanità Francesca Martini ha disposto ieri mattina un’ispezione dei carabinieri del Nas a Chioggia per verificare le condizioni dei cani fino a qualche giorno fa custoditi all’hotel Dog’s di Correzzola e, secondo gli attivistici 100% Animalisti, l’indagine avrebbe confermato che i cani fotografati in pessime condizioni di salute e igiene, ora in cura al canile rifugio veneziano, erano proprio quelli passati per la struttura padovana. Nas e veterinari dell’Usl ieri sono stati anche all’interno della struttura dove, secondo il titolare, avrebbero trovato tutto in regola. Sulle effettive condizioni della pensione di Correzzola si è documentato anche il sindaco Eric Sturaro: «Ho chiesto all’Usl 14 se avesse documentazione al riguardo - conferma - e mi è stato inviato il verbale di un’ispezione dello scorso novembre: c’è scritto che lo stato di benessere fisico e ambientale per gli animali ospiti della struttura era positivo, sono riportate le misure dei box, cinque metri e mezzo per due cani, con cucce, ciotole per il cibo e abbeveratoi, riscaldamento e igiene, tutto in regola. Nei prossimi giorni effettueremo anche con la nostra polizia un sopralluogo, tuttavia devo sottolineare che non è mai emerso alcun problema di maltrattamento. Ci riserviamo, come comune, di procedere legalmente contro 100% Animalisti che ci ha imputato una convenzione con l’Hotel dog’s e una sorta di connivenza rispetto allo stato di presunto degrado, che non è mai esistita». L’associazione 100% Animalisti ha denunciato che i cani custoditi nella struttura di Correzzola erano ridotti a scheletri, pieni di parassiti e sporchi e chiedevano al comune di Cavarzere di ritirare la convenzione appena firmata.


IL GAZZETTINO
7 FEBBRAIO 2010
 
Canile-lager per i randagi trovati nel comune Denuncia degli Animalisti
 
Mattia Da Re
 
CAVARZERE (VE) - Di facciata un "paradiso per cani", ma nella realtà un canile lager. Può essere così riassunta la denuncia dell'associazione "100% animalisti" sul canile di Correzzola (PD), nel padovano, che ospita anche i cani randagi provenienti da Cavarzere.Nelle scorse settimane alcuni attivisti si sono infiltrati nella struttura ed hanno documentato le atrocità perpetrate ai cani randagi. Animali morti, malati e affamati, ma nonostante questo la struttura continua a restare attiva. «L'Hotel Dog's di Correzzola è un allevamento di Riesenschnautzer Neri, con annessa pensione, toelettatura, addestramento per cani 'nobili' - raccontano gli animalisti -, ma per i cani abbandonati che erano stati affidati (a pagamento) dal Comune di Correzzola, era solo un lager dove 30 poveri animali erano tenuti in condizioni miserevoli, come testimoniano le foto che li ritraggono scheletrici, sporchi, terrorizzati, pieni di parassiti, malati e non curati». Alcuni sarebbero morti, altri sarebbero stati trasferiti nel canile di Chioggia, dove li starebbero curando le volontarie locali. «Nonostante questo - denuncia 100% animalisti - il Comune di Cavarzere ha affidato agli stessi soggetti la gestione dei cani abbandonati di tutto il territorio. Un affare lucrativo per i gestori, che intascano i contributi del Comune e dedicano ai cani cure e spese prossime allo zero», sottolinea l'associazione. La scorsa notte l'associazione ha anche affisso con del nastro adesivo sulla palizzata del cantiere del municipio di Cavarzere in ristrutturazione, uno striscione diretto all'amministrazione comunale affinché i cani randagi siano subito portati via dal canile. Nel frattempo il sottosegretario alla Salute Francesca Martini ha disposto una immediata ispezione da parte dei Nas del canile. 

KATAWEB
7 FEBBRAIO 2010
 
DA VIESTE (FG) A NAPOLI: 100 CANI IN PARTENZA PROTESTANO GLI ANIMALISTI
 
104 cani ospitati nel canile di Vieste, a partire da oggi, saranno trasferiti in un’analoga struttura ad Acerra, in provincia di Napoli. Un trasferimento dettato non da problemi di spazio, come si pensava all’inizio, ma da un semplice risparmio economico. Se ospitarli a Vieste significava per il Comune spendere 300mila euro l’anno, trasferendoli a Napoli costerà esattamente la metà. Il cambio di residenza, coordinato dai carabinieri, ha trovato questa mattina l’ostacolo delle associazioni animaliste, secondo le quali l’allontanamento da un luogo in cui vivono ormai da tempo potrebbe comportare seri rischi per gli amici a quattro zampe. Al momento, infatti, i camion diretti ad Acerra non sono ancora partiti.

LAMEZIA WEB
7 FEBBRAIO 2010
 
Condannato a otto mesi di reclusione l'ex sindaco di Carlopoli
 
Lamezia Terme (CZ) - Si è concluso con una condanna e due assoluzione il processo a carico dell'ex sindaco di Carlopoli e di due veterinari dell'ex azienda sanitaria locale, che erano stati coinvolti in una vicenda relativa all'abbattimento di alcuni suini, risultati affetti, dopo un controllo, da malattia vescicola. Infatti il Tribunale lametino, sezione penale, ha condannato l'ex sindaco di Carlopoli, Francesco Talarico, ad otto mesi di reclusione ed all'interdizione per due anni dai pubblici uffici, con l'accusa di non avere ottemperato ai suoi obblighi per evitare che si diffondesse una malattia tra i suini di un'azienda.
Il collegio giudicante composto da Giuseppe Spadaro, presiedente, e dai giudici a latere De Rosa e Aragona, ha invece assolto dalla stessa accusa, perché il fatto non sussiste, il direttore del dipartimento prevenzione e direttore dell'area sanità animali dell'Azienda sanitaria provinciale, Giuseppe Caparello, ed il veterinario Antonio Molinaro, anch'egli dipendente dell'Azienda sanitaria provinciale.
Nella fase preliminare delle indagini, secondo il sostituto procuratore all'epoca dei fatti, i due veterinari avrebbero indebitamente omesso o rifiutato di proporre per iscritto all'allora sindaco di Carlopoli, le misure atte ad impedire la malattia infettiva conosciuta come Mvs (malattia vescicolare suina) riscontrata nei suini di un'azienda agricola di Carlopoli. E di impartire per iscritto le istruzioni necessarie al detentore di capi infetti.
Da qui il rinvio a giudizio dei due veterinari e dell'ex sindaco di Carlopoli.
Dal processo invece è emerso che i due veterinari si sono comportati con puntuale e precisa competenza professionale.
La vicenda iniziò il 6 marzo del 2007, quando, a seguito di controlli preventivi e ciclici, vennero effettuati dei prelievi di sangue sui suini dell'allevamento dell'azienda agricola.
I 12 campioni prelevati risultarono positivi alla malattia vescicolare.
Positività che fu di nuovo riscontrata con alcuni successivi prelievi negli altri riproduttori.
La normativa, quando si riscontra sieropositività su più campioni, prevede sia il sequestro dell'azienda che l'emanazione da parte del sindaco di un provvedimento di abbattimento dei capi entro le 72 ore.
Dal dibattimento processuale è emerso che Talarico, con un primo provvedimento, aveva revocato l'ordinanza di sequestro cautelativo disposto dall'allora Asl di Lamezia Terme, e aveva poi emanato un'altra ordinanza che revocava la precedente, al fine di inviare i suini sieropositivi alla macellazione.
Ordinanza, questa, seguita da un ulteriore provvedimento di sospensione delle operazioni di macello.
Da qui l'accusa contestata al sindaco di non avere compiuto «un atto del suo ufficio che per ragioni di igiene e sanità doveva essere disposto senza ritardo, ovvero l'emissione dell'ordinanza di abbattimento e di invio alla macellazione di 43 suini risultati positivi all'Mvs, come richiesto dal servizio veterinario dell'Asl 6 di Lamezia Terme».
Nel corso del processo sono stati chiamati a testimoniare anche funzionari ministeriali e della Regione e il presidente dell'Ordine dei medici veterinari della Provincia di Catanzaro, che hanno confermato il corretto comportamento dei due veterinari, difesi dagli avvocati Francesco Ferrari e Raffaele Rizzuti.
L'accusa, nella sua requisitoria, ribadendo che i due veterinari non avrebbero neanche dovuto subire il processo, poichè si erano attenuti scrupolosamente ai protocolli ministeriali, ha chiesto la loro assoluzione.
Mentre per l'ex sindaco Talarico, che - sempre secondo l'accusa - avrebbe tenuto una condotta omissiva, non emettendo i provvedimenti che gli competevano, ha chiesto la condanna a sei mesi di reclusione.

IL GAZZETTINO DI VICENZA
7 FEBBRAIO 2010
 
Uccelli protetti vivi e morti in casa:3.500 euro di ammenda
 
Provincia di Vicenza - In Tribunale ad Attilio Barausse, di Pianezze, è stata inflitta un’ammenda per uccellagione. Nell’ottobre del 2007 agenti della Provincia gli trovarono in casa un frosone, 2 passere scopaiole, 3 peppole, 5 friguelli, un verzellino, 2 cardellini e un verdone vivi e vari altri pennuti morti: tutti animali di cui era vietata la cattura e la caccia. Inoltre si scoprì che l’uomo in un campo di mais teneva due reti per l’uccellagione. Per quest’ultimo illecito il 63enne ha avuto 2000 euro di ammenda, per la detenzione degli uccelli protetti vivi altri 1500 euro. I soggetti vivi saranno affidati alla Provincia per la riabilitazione al volo e la liberazione.

CORRIERE ADRIATICO
7 FEBBRAIO 2010
 
Lo trovano e lo rifocillano col biberon
Cucciolo di cinghiale allattato da due turisti
 
Sirolo La diffusione degli ungulati nell’area del Conero, e principalmente nella zona di Sirolo, non conosce, ormai, più sosta o limiti. Tanto è vero che, passeggiando per i panoramici sentieri del monte, non è improbabile che ci si imbatta in qualche esemplare vagante. Specialmente se “cucciolo”, specialmente se separato dalla mamma, magari investita da qualche auto o abbattuta dai selettori del Parco. Così è accaduto l’altro giorno che due turisti, in uno di questi sentieri abbiano rinvenuto proprio uno di questi piccoli. E l’animale non ha opposto resistenza, si è fatto raccogliere e soccorrere. E così, i due, non sapendo cosa fare, si sono rivolti agli uomini della polizia municipale di Sirolo. Sono arrivati con tanto di biberon, con cui stavano cercando di allattare il piccolo. Da parte loro, i vigili hanno fatto il proprio dovere rivolgendosi alle autorità preposte, che hanno prelevato l’animale e ricollocato nel suo habitat. Un gesto encomiabile quello dei due turristi, solo che bisogna fare attenzione: la legge non consente infatti di raccogliere cuccioli di cinghiali, i quali, a quanto se ne sa, debbono essere rilasciati sul posto, provvedendo autonomamente alla sopravvivenza. Il ritrovamento del piccolo ungulato è abbastanza naturale in questo periodo, data la diffusione dovuta alla stagione riproduttiva o delle nascite.

LA ZAMPA.IT
7 FEBBRAIO 2010
 
Incriminato per aver operato il suo cane
L'animale ha rischiato di morire
 
WASHINGTON (Usa) - Un uomo è stato incriminato in Rhode Island per avere operato il proprio cane. Alan MacQuattie ha spiegato di avere rimosso con metodi artigianali una cisti da una zampa del suo Labrador di 14 anni perchè non poteva permettersi i servigi di un veterinario. L’intervento casalingo aveva procurato al cane una infezione alla  zampa che ha reso poi necessario l’intervento di un vero veterinario. Il padrone del cane è stato incriminato per crudeltà verso gli animali e per operazione veterinaria non autorizzata. L’accusato sostiene comunque di non avere agito in modo crudele.

TG COM
7 FEBBRAIO 2010
 
Roma, carne islamica all Coop
Commesse in velo, imam certificano
 
Per la prima volta i musulmani che vivono a Roma potranno trovare carne macellata in modo halal, cioé secondo il rito islamico, anche in un grande supermercato. Inaugurata nella zona di via Casilina il primo corner ufficiale in città della Coop dedicato ai prodotti alimentari per i musulmani. Nelle prime settimane ci saranno commesse arabe con il velo che inviteranno i clienti ad acquistare la carne preparata con le specifiche usanze musulmane.Nell'ipermercato Ipercoop Casilino, in un quartiere multietnico romano in via Casilina, è stata inaugurata un'area carni, dove i prodotti, certificati dagli imam, sono macellati con uno specifico procedimento eseguito dai musulmani, che prevede il taglio netto della vena giugulare dell'animale e il suo totale dissanguamento. Si tratta di prodotti definiti 'halal', termine arabo che significa 'lecito' e definisce ciò che è permesso secondo la tradizione islamica, in tutti i campi della vita del credente.
Nello spazio inaugurato, che potrebbe essere esteso in futuro ad altri tipi di alimenti 'halal', come biscotti e altro, ci sono frigoriferi con carni, indicazioni in italiano e arabo sulle confezioni e depliant. A fianco al reparto carni del supermercato e all'entrata, nelle prime settimane ci saranno speciali commesse arabe con il velo.
Esposti anche cartelloni con ricette arabe come il cous cous e il tajine mentre nei frigo ci sono prodotti come hamburger, macinato, pollo e altra carne fresca di bovino e agnello, tutto con certificazione 'halal', garantita da due imam e proveniente da stabilimenti in Italia e in Francia. Sui volantini, curati dal portale arabo-islamico italiano Minareti.it, si legge anche che "le regole alimentari Halal hanno varie somiglianze con le leggi Kosher che vengono osservate invece nella tradizione ebraica". E dal settore macelleria hanno fatto sapere che "questi prodotti costano meno di quelli abitualmente venduti perché, come nella tradizione musulmana, non si tratta di tagli pregiati".

LA PROVINCIA DI VARESE
7 FEBBRAIO 2010
 
Due cavalli in libertà tra le auto di viale Borri
 
I due cavalli con la loro padroncina, Gloria Tamborini (Foto by varesepress/genuardi)
 
VARESE Due cavalli a zonzo per viale Borri. Ieri pomeriggio due esemplari di trotter, mamma e puledro di due anni, hanno tenuto col fiato sospeso gli abitanti di Bizzozero e gli agenti della polizia locale di Varese, alle prese con l'insolito inseguimento. Scappati dal prato in cui pascolano in via Giacosa, hanno trotterellato per viale Borri, schivando gli automobilisti increduli, fino in via Ottorino Rossi. Il siparietto ha lasciato increduli decine di passanti e per fortuna ha avuto un lieto fine con il rientro a casa degli animali senza danni.
Anzi, va detto che anche quando stavano sulla carreggiata pare abbiano tenuto un comportamento ineccepibile, migliore di sicuro di tanti automobilisti. «Ero davanti all'ufficio con dei clienti e abbiamo visto due cavalli trotterellare da soli per la strada – spiega Simone Mantriota, residente a Bizzozero che ha assistito anche all'epilogo della simpatica vicenda - hanno creato  il panico tra le auto, soprattutto tra chi procedeva nella corsia di marcia opposta, ma loro erano davvero disciplinati, andavano al trotto nella loro carreggiata. Dietro di loro la Polizia locale che li inseguiva, una scena incredibile. Dopo un paio d'ore sono andato a prendere mia figlia e li ho rincontrati, stavolta con il  loro padrone, che tranquillamente tornavano a casa».

IL GAZZETTINO
7 FEBBRAIO 2010
 
SMARRIMENTO
 
Smarrita a Caorle, cucciola Setter Gordon di 5 mesi. Per qualsiasi segnalazione comtattare il Alessandra 335/1287262 oppure Antonio 348/8139300
http://persietrovati.blogspot.com/2010/02/caorle-ve-smarrito-cane-setter-gordon.html

LA TRIBUNA DI TREVISO

7 FEBBRAIO 2010

 

Cani in fuga, caccia grossa sulle Grave

 

CIMADOLMO (TV). Caccia grossa finita bene per fortuna ieri mattina, perché nella notte erano scappati due cani di razza corso, da una famiglia che ha la residenza a Stabiuzzo di Cimadolmo. Ad allertare le forze dell’ordine sono stati i residenti situati in località Traghetto, al confine tra i Comuni di Cimadolmo e di Roncadelle, allarmati perché nella notte sentivano i propri animali da cortile e domestici inquieti per la presenza di qualche animale pericoloso che si aggirava nella zona. Sono stati mobilitati, oltre ai carabinieri, anche i vigili del fuoco di Conegliano, intervenuti con tre squadre e anche con l’ausilio di un elicottero, che hanno perlustrato l’intera zona, finché sono stati individuati nella parte del territorio golenale nei pressi del greto del fiume Piave, tra le località Traghetto e Madorbo. I due cani di razza corso sono stati infine catturati dagli stessi proprietari, che abitano a circa 500 metri dal luogo del ritrovamento. Insomma, tanta paura, ma poi il fine è stato lieto.  La razza del corso, appartenente alla famiglia dei rottweiler, discende dal canis pugnax, presente perfino nell’antica Roma. Nella storia era un cane utilizzato soprattutto per la guardia delle proprietà e del bestiame, ma anche per la difesa personale grazie alla sua imponente mole e alla sua agilità. Per la sua struttura è simile al mastino e pertanto può facilmente incutere timore fra la cittadinanza. Recentemente i cani di razza corso erano utilizzati anche dai pastori.


IL SOLE 24 ORE

7 FEBBRAIO 2010

 

Morto in incidente
di caccia Giuseppe Orlando, erede della dinastia del rame

 

È morto in un incidente di caccia nella riserva di famiglia Giuseppe Orlando, 42 anni, nipote del conte Gaddo Della Gherardesca e di Luigi Orlando, capostipite della dinastia imprenditoriale che fondò l'attuale gruppo metallurgico Kme, leader nel settore del rame con il 30% del mercato europeo ed il 7% del mercato globale. Sull'incidente stanno ancora lavorando i carabinieri della compagnia di Cecina, competente sul territorio di Castagneto Carducci dove è avvenuta la tragedia. Secondo le prime informazioni, sembra che durante una battuta al cinghiale Orlando si sia avvicinato all'animale ferito e sia stato colpito per sbaglio dagli altri partecipanti alla caccia. Orlando era dirigente nel Gruppo Kme, sposato con Bianca e padre di due figli. Il Gruppo Kme, presieduto da Salvatore Orlando, è fra i fornitori del materiale per le monete in euro: cinque stabilimenti del gruppo hanno fornito a 11 Zecche europee circa 90.000 tonnellate in tondellei, corone o nastri coprendo circa il 40% del fabbisogno iniziale per le monete in euro.


L'AVVENIRE
7 FEBBRAIO 2010
 
Il direttore risponde
Animali di compagnia: basta l’affetto
 
Caro direttore, mi sembra che, nell’Europa del benessere, l’attenzione agli animali sia divenuta molto più di una comunque discutibile moda, arrivando ad essere per taluni quasi una forma di idolatria. Si sta perdendo di vista la giusta misura delle cose. Sono rimasto senza parole nell’apprendere una notizia proveniente dall’Austria, dove la municipalità di Vienna intenderebbe – io dico giustamente – introdurre una «patente» obbligatoria per chi detiene o alleva cani di razze pericolose. Ebbene, c’è chi ha indetto una campagna di protesta contro la proposta, pubblicando manifesti e volantini in cui compariva l’immagine di un cucciolo di pitbull con la stella di David al collo e dentro la scritta «cattivo».
Secondo questi animalisti, quello del Comune di Vienna sarebbe addirittura un provvedimento razzista, perché nessun cane nasce cattivo.
Quell’immagine ha naturalmente sollevato l’indignazione della comunità ebraica austriaca, che ha trovato insano e offensivo «paragonare un test per alcune razze di cani con la persecuzione, la tortura e l’eccidio di milioni di persone». Parole sante, secondo me. Eppure, questa insensata deriva sta diventando mentalità comune in una società dove molti sembrano «investire» affettivamente sugli animali molto più che non nelle relazioni con gli esseri umani. Una deriva che offende non solo gli amici a quattro zampe, elevati a oggetti di culto, ma anche e soprattutto l’uomo.

Giuseppe Lombardi, Milano
La notizia che lei caro Lombardi ci riferisce – e che è davvero paradossale – può essere letta accanto ad altre di natura analoga, ma per fortuna meno esagerate, provenienti da casa nostra. Come non aggrottare le sopracciglia dinanzi ai servizi di «massaggi relax» per cani, e come non chiedersi se non ci siano modi più produttivi di impegnare il tempo rispetto all’alimentare pagine e pagine di social network, con migliaia di iscrizioni e di contatti, dove si parla solo di cani, gatti, uccellini ecc.? È indubbio che il possesso di un animale, soprattutto in città, sia divenuto cosa ben diversa rispetto al passato, quando all’utilità pratica si aggiungeva al massimo il gusto della «compagnia». Oggi per non poche persone l’animale da compagnia appare come un sostituto delle assai più impegnative relazioni umane. È evidente che quello non fa domande, non giudica, non può esprimere disaccordo, né tanto meno respingerci. Ora, senza nulla togliere al valore dell’amico a quattro zampe – per quanti bambini il cane è stato ed è ancora il paziente compagno dei primi passi e dei giochi infantili, e per quanti anziani soli è presenza confortante... –, credo anch’io che non si debba esagerare. Mi sembra equilibrata la lezione del Catechismo, là dove – al numero 2418 – scrive: «È contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita. È pure indegno dell’uomo spendere per gli animali somme che andrebbero destinate, prioritariamente, a sollevare la miseria degli uomini». Se vogliamo bene agli animali, ma non sopportiamo e non riusciamo ad avere relazioni serene coi nostri simili, forse c’è in noi qualcosa da correggere, e molto da recuperare.

LA NUOVA VENEZIA

7 FEBBRAIO 2010

 

La volpe, la rabbia e i vaccini

 

Il capo entrò nell’ufficio senza salutare nessuno. Andò dritto verso la sua stanza e si sedette pesantemente dietro la scrivania. Poi chiamò l’assistente.  «Notizie?» chiese. «Non molte». «Nuove influenze? Aviarie, suine, Mucca pazza! Possibile che non succeda più niente!». «Ci sarebbe una volpe in Trentino». «E allora? Cosa me ne faccio di una volpe!». «Beh, le volpi possono essere portatrici di rabbia». «Quante volpi sono state viste in Trentino?». «Una. Ma sembra sia una femmina. E dietro le femmine arrivano i maschi. Almeno di solito» disse l’assistente guardando il Capo.  «Rabbia...rabbia... potrebbe essere un’idea. Come si cura la rabbia?». «Di solito si muore. Però si può usare un vaccino preventivo». «Anche per gli uomini?» «Penso di sì. Ma soprattutto si potrebbero vaccinare gli animali domestici. Che so...cani...gatti». «Potrebbe essere una buona notizia» mormorò il Capo assorto nei pensieri.  «Anzi, è una buona notizia - aggiunse - Come stiamo a scorte di vaccino animale per la rabbia?». «Quasi niente». «Bisognerà prepararlo». «Intanto mandi la notizia agli organi di informazione». «Cosa scrivo?».  «Dica così. Scriva! A causa del freddo intenso e della neve, da due settimane sono state viste, anzi no, scriva, sono state avvistate alcune volpi nel Trentino in prossimità dei centri abitati. Gli animali affamati vanno in cerca di cibo. Due contadini che vogliono conservare l’anonimato hanno lamentato una razzia di galline nei rispettivi pollai. Un gatto domestico appartenente a una delle famiglie vittime delle volpi è stato portato dal veterinario locale per accertamenti perché sospetto di aver contratto la rabbia. Per motivi di sicurezza non viene citata la località dove si sono svolti i fatti. Le autorità veterinarie locali consigliano l’immediata vaccinazione antirabbica per i cani, i gatti e i conigli nella zona compresa tra le province di Bolzano e di Trento. Non si hanno ancora notizie di altri casi, ma le autorità hanno consigliato di mantenere la massima allerta. Ecco così va bene. Mandi subito a giornali e tv. Poi mi metta in contatto con le case farmaceutiche per l’invio dei vaccini. Finalmente qualcosa di buono! Vediamo...Penso che per cominciare 250 mila dosi saranno sufficienti. Questo per le bestie. Poi ci vorranno dosi per i bambini. Saranno i primi a essere vaccinati. I bambini e i vecchi. Ma cosa dico! Tutti! Senta!» esclamò rivolto all’assistente. «Si?» «Faccia una lista degli animali che possono trasmettere la malattia. Mi sembra di ricordare che i peggiori siano i pipistrelli. E, si informi qual è la situazione dei farmaci preventivi e se, per caso, non potesse essere usato il vaccino per la suina. Ne abbiamo milioni di dosi che stanno andando a male! Non si sa mai...e, si ricordi, questa è una vera emergenza e deve essere trattata come tale. Massima allerta! Faccia anche un comunicato stampa».  «Va bene». «Via, via adesso! Si muova non stia lì impalata. Le volpi non aspettano mica lei!».

 

 

 

 

            07 FEBBRAIO 2010
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE


 
NEW NOTIZIE
7 FEBBRAIO 2010
 
Meno fame e più memoria, il binomio perfetto in una nuova sostanza naturale
 
Meno fame e più memoria: quella che sembra una strana e allettante utopia sarebbe invece il duplice risultato di una sostanza dal nome piuttosto complesso, l’oleoiletalonamide (Oea), proprietà questa attribuita  per ora solo tramite studi scientifici eseguiti su un animale da laboratori, presente in alcuni alimenti e disponibile come integratore alimentare.A sostenerlo è il professore Daniele Piomelli, collaboratore diretto per diversi anni di Eric Kandel, il  premio Nobel che  ha scoperto le basi molecolari della memoria e che oggi è ricercatore presso il Lit, l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova; Piomelli ha deciso di portare questa sua nuova ed interessante scoperta al primo congresso tenuto dal Sinut, la Società Italiana di nutraceutica che è in calendario dall’11 al 13 febbraio all’università di Milano.Cesare Sirtori, preside della facoltà di Farmacia all’ateneo di Milano e presidente del congresso Sinut, spiega come la nutraceutica includa al suo interno diversi prodotti naturali che oltre al contenuto calorico hanno in più elementi di aiuto per la salute. La Oea quindi che è molecola di tipo fosfolipidico è conosciuta come fattore di sazietà, spiega Piomelli; infatti quando è somministrata ad un animale ed in alcuni casi anche all’uomo porta rapidamente ad una sensazione di sazietà soprattutto verso i grassi alimentari.Il ricercatore genovese aggiunge anche che alterando il metabolismo dell’Oea l’animale può velocemente divenire obeso in quanto si causa un eccesso alimentare; la cosa che però è davvero interessante è che l’Oea oltre ad indurre sazietà migliora brillantemente la memoria. Questo fatto è stato testato sugli animali, che si è notato ricordano molto meglio i movimenti da fare per evitare zone pericolose o ostacoli.Il rapporto che intercorre tra la memoria e la sazietà è un argomento di forte interesse e fascino scientifico per la ricerca, osservano gli scienziati, poichè ” l’Oea agisce a livello molecolare in un modo in parte simile a quello di alcuni farmaci ipolipidemici. Si può pensare che la regolazione del cibo, della memoria e dei lipidi circolanti abbiano meccanismi in parte sovrapponibili”.
 
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