07 GENNAIO 2011
LIBERO
7 GENNAIO 2011
 
La denuncia dell'AIDAA
Cuccioli bruciati nella stufa del canile
Gli animali sani vengono spediti in Germania, quelli malati barbaramente uccisi. Il dossier in procura
 
Roma - Uccisi e poi bruciati come combustibile nella stufa. Questa l'orribile fine di parecchi cuccioli di cane finiti nelle mani dei gestori di un canile romano. A denunciare alla procura della Repubblica i responsabili ci penserà l'Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente (Aidaa). - I piccoli animali - raccontano gli attivisti dell'associazione - entrano al canile Parrelli di Roma provenienti da Napoli e da altre città del sud a bordo di un pulmino bianco. Una volta dentro la struttura vengono selezionati, quelli in buona salute e che rientrano tra quelli ricercati da coloro che gestiscono la tratta dei cani verso la Germania ed il nord d'Europa vengono sistemati all'interno di stanze che si trovano nella residenza adiacente il canile. Gli altri vengono uccisi senza scrupoli e fatti sparire, bruciati come combustibile della stufa sulla quale viene cotto il cibo destinato agli animali ospiti in questa vergogna di canile di Roma -  Di questo l'associazione ha le prove documentate e le testimonianze che sono state già presentate nei mesi scorsi nel dossier inviato alla procura della Repubblica di Roma e che sarà oggetto di una nuova denuncia. - La denuncia relativa al canile Parrelli - sottolinea l'Aidaa - si inserisce in una più ampia inchiesta realizzata in merito alla tratta clandestina dei cuccioli di cane di particolari razze raccolti in Italia (prevalentemente nelle regioni del sud) e spediti in maniera clandestina in Germania e le altre nazioni dell'Europa del nord, giro di cani che vede il canile Parrelli essere uno (ma non il solo) dei terminal di tale traffico che consente agli organizzatori di intascare somme ingenti di denaro in nero proventi di questo traffico illecito che ogni anno coinvolge migliaia di cuccioli di cani ed ultimamente anche di gatti.-

LA VOCE
7 GENNAIO 2011
 
Canile Perelli: fermati gli assassini
i cuccioli venivano uccisi e bruciati
 
Roma – L’associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente (Aidaa) il 10 gennaio presentera' ufficialmente la denuncia per il canile ‘Perelli’. La denuncia presenta nomi e cognomi dei responsabili che avrebbero a che fare con l’uccisione di diversi cuccioli e con l’avere bruciato i loro corpicini. Secondi fonti certe i cuccioli di cane arriverebbero da varie citta' del sud, quelli graziosi e in buona salute vengono conservati nelle stanze presenti nella zona adiacente al canile ( per poi essere spediti in Germania e nord Europa), gli altri vengono uccisi e bruciati nella stufa come combustibile alternativo. Ora, grazie a testimonianze certe e documenti, e' possibile procedere attraverso via legali. Martina Pellecchia

MESSAGGERO VENETO
7 GENNAIO 2011
 
In tempo di crisi, cane a rate l’Aidaa: non è un elettrodomestico
 
In tempi di crisi arriva il cane a rate. L’associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa) scende in campo contro i venditori di cuccioli che vendono i pets a rate, come si trattasse di un elettrodomestico o di un’automobile. «Su internet - spiega Lorenzo Croce, presidente di Aidaa - impazzano i siti di allevatori (o presunti tali) che offrono cuccioli di razza a partire da 14.90 euro al mese e in alcuni casi addirittura con diritto di recesso e garanzia di un anno. Abbiamo anche scoperto che le maggiori finanziarie, da alcuni mesi, hanno attivato il servizio di “finanziamento degli animali vivi”: il finanziamento rateale garantisce all’allevatore l’incasso immediato dei suoi soldi mentre l’acquirente paga il proprio cane anche in 84 rate mensili». Aggiunge Croce: «Quello della vendita a rate degli animali è un fenomeno poco conosciuto. Oltre al rischio che il cane venga pignorato o restituito perché malato e destinato a sicura eutanasia, è fondamentale capire cosa si nasconde dietro la maggior parte di questi annunci. I primi a doversi tutelare sono gli allevatori ai quali chiediamo maggior autodisciplina e maggior controllo di quello che è un vero e proprio mercato parallelo che va a scapito di quegli allevatori che vendono gli animali seguendo la legge. Chiediamo - conclude Croce - che si trovi una soluzione per evitare l’equiparazione del cane o del gatto all’elettrodomestico di casa».

GEA PRESS
7 GENNAIO 2011
 
Delfino adulto trovato morto a Marettimo (TP)
 
 
Un grosso delfino, di circa 1,8 metri di lunghezza, è stato rinvenuto nei giorni scorsi nella costa rocciosa dell’isola di Marettimo (TP), non molto distante dal centro abitato. Lo stato di decomposizione rendeva difficile sia l’identificazione della specie oltre che potere risalire ad eventuale presenza di ferite esterne, tali ad esempio da far pensare ad un impatto con eliche di imbarcazioni. Per quello che era possibile vedere, non vi erano tracce di resti di reti da pesca.Per risalire alle esatte cause della morte (ad esempio se per ingestione di sacchetti di plastica o annegamento, magari causato dalle reti) occorrerebbe un esame autoptico, ma è probabile che la carcassa del povero delfino rimarrà sugli scogli, lì dove è stata rinvenuta e fotografata da un gruppo di escursionisti.Recentemente un altro delfino, più esattamente un Tursiope, era stato trovato dal Corpo Forestale dello Stato, nella battigia nei pressi della foce del torrente Bevano, in provincia di Ravenna. Anche in questo caso l’animale non presentava segni esterni che potessero fare supporre la causa di morte. Il delfino, comunque, era stato rinvenuto non oltre un’ ora successiva allo spiaggiamento. La pattuglia della Forestale, infatti, era passata una prima volta poco prima del ritrovamento. In quei giorni, a Ravenna, forse a causa delle mareggiate, erano state rinvenute spiaggiate alcune tartarughe di mare, Caretta caretta.

AGI
7 GENNAIO 2011
 
GERMANIA: SCANDALO DIOSSINA, 4700 GLI ALLEVAMENTI CHIUSI
 
Berlino - Si allarga in Germania lo scandalo dei mangimi alla diossina, che dopo le uova potrebbe aver contaminato anche la carne di maiale ed il latte. Attualmente sono stati chiusi 4709 allevamenti, mentre dei 153 situati nella regione dell'Emsland, in Bassa Sassonia, 15 allevamenti sono specializzati nella produzione di latte ed altri 31 in quella di mucche e vitelli. Delle 4.468 aziende agricole chiuse per precauzione in Bassa Sassonia, la maggior parte riguarda allevamenti di maiali. In una dichiarazione rilasciata al quotidiano 'Bild', il chimico di Greenpeace, Manfred Santen, spiega che "i mangimi alla diossina sono stati forniti anche agli allevamenti di mucche. La diossina si deposita nelle parti grasse degli animali, dunque anche nel latte". Anche Christiane Gross, portavoce dell'organizzazione per il controllo alimentare "Foodwatsch", afferma che "al momento non si puo' escludere che latte contaminato dalla diossina sia finito negli scaffali dei supermercati". Nel frattempo un portavoce del ministero dell'Agricoltura della Bassa Sassonia ha confermato la rivelazione del quotidiano 'Hannoversche Allgemeine Zeitung', secondo il quale la presenza della diossina nei mangimi era stata individuata gia' il 19 marzo 2010, mentre lo scandalo e' scoppiato solo alla fine di dicembre. Un laboratorio privato aveva scoperto nel marzo scorso che la percentuale di diossina contenuta nei grassi destinati alla produzione di mangimi, prodotti dalla societa' "Harles & Jentzsch" era doppia di quella massima consentita, ma il rapporto e' arrivato al ministero solo lo scorso 27 dicembre.
In base ad un'inchiesta della procura, "Harles & Jentzsch" avrebbe commercializzato per la produzione di mangimi dei grassi industriali ed in 9 campioni su 20 degli stessi la percentuale di diossina avrebbe superato il livello massimo consentito di 0,75 nanogrammi. In alcuni casi il valore riscontrato di diossina e' stato di 10,05 nanogrammi, oltre dieci volte quello massimo tollerato dalla legge.

ADN KRONOS
7 GENNAIO 2011
 
Animali: moria di tortore a Faenza, eseguiti prelievi su stoccaggio granaglie
 
Ravenna - Sono circa 400 le tortore trovate morte a Faenza, in provincia di Ravenna, nei pressi della distilleria Tampieri, che produce olii alimentari. Oltre 270 esemplari sono stati raccolti dagli uomini del Corpo forestale domenica scorsa nelle vicinanze dello stabilimento, altre 70 il giorno successivo e ancora una cinquantina nei giorni scorsi. Al momento non e' chiara la causa della moria degli uccelli ed i tecnici sono al lavoro per capire cosa abbia provocato la morte dei volatili. "Abbiamo inviato alcuni esemplari raccolti domenica all'Istituto Zooprofilattico sperimantale di Lugo di Ravenna - spiega all'ADNKRONOS Anna Mazzini, responsabile del Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale del comando pronciale di Ravenna - e ora attendiamo gli esiti degli esami".

LA ZAMPA.IT
7 GENNAIO 2011
 
Faenza, il giallo delle tortore  che cadono dal cielo
Gli uccelli morti piovono dal cielo anche in Italia
 
MICHELE BRAMBILLA
 
INVIATO A FAENZA (RAVENNA)

Che sia davvero vicina la fine del mondo? Milioni di uccelli cadono, morti, dal cielo: dagli Stati Uniti alla Svezia e ora anche in Italia, a Faenza. Massimo Bolognesi del Wwf ci accompagna nel punto in cui, da domenica scorsa, stormi di tortore precipitano giù, senza vita. Siamo a un chilometro scarso dal centro storico. «Solo noi - ci dice Bolognesi - ne abbiamo raccolte quattrocento. Ma le tortore morte sono sicuramente molte di più: migliaia. Perché muoiono? Non lo sappiamo. Per il momento è un mistero».
Qui a fianco c’è una grande azienda che lavora le farine animali e vegetali, le vinacce e alcune fonti di energia rinnovabile. Inquinamento? Sarebbe troppo semplice, e soprattutto poco logico: l’azienda c’è da tempo, le sue lavorazioni sono sempre le stesse, ma la morìa di uccelli è solo di questi giorni. E poi non è detto che le tortore si siano «ammalate» qui: potrebbero aver contratto il morbo altrove ed essere venute da queste parti per il congedo.
Massimo Bolognesi è una delle «guardie giurate volontarie» che periodicamente svolgono controlli di questo tipo.
Dice che la strage sta avvenendo nel disinteresse generale delle autorità: «Non abbiamo nemmeno avvisato la Provincia perché secondo noi la Provincia non è competente in materia. Pensiamo che sia una questione sanitaria, e quindi abbiamo avvisato l’Asl. Sa che cosa ci ha risposto? Prendiamo quattro tortore per farle analizzare. Ma delle carcasse non hanno voluto interessarsi. Eppure mi pare che un minimo di prevenzione per la popolazione sarebbe opportuno. Alcuni uccelli morti li hanno trovati anche in centro città: e se fosse un’epidemia contagiosa per l’uomo? Quanto a quelli dell’Arpa, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, hanno fatto spallucce: muoiono perché mangiano troppo, ci hanno risposto».
Se la strage sia dovuta a un’indigestione collettiva oppure ad altro, lo diranno le analisi. Diciamo che se si accertasse che gli ingordi volatili se la sono cercata abbuffandosi per le feste di Natale, saremmo tutti più tranquilli. A patto che un analogo risultato lo dessero le analisi che si attendono dagli Usa: dove la misteriosa epidemia ha già scatenato una psicosi di massa. Migliaia di merli sono piovuti giù stecchiti in Arkansas, in Louisiana, in Kentucky. Qui una donna ha addirittura trovato dozzine di uccelli morti dentro casa: una scena terribile, degna del celeberrimo film di Hitchcock.
E se il grande regista inglese utilizzò proprio gli uccelli per simboleggiare le nostre più ancestrali paure, un motivo ci sarà. In fondo dal cielo ci attendiamo tutto il bene e tutto il male possibile: la salvezza o un’eterna punizione. Così negli States profeti, astrologi, cartomanti e ciarlatani vari si sono scatenati assicurando che la strage di uccelli è un segno preciso che l’Altissimo ci sta inviando. Una specie di ultima chiamata prima del redde rationem. Non bastavano i Maya, insomma, a dirci che il 21 dicembre del 2012 il nostro tempo sarà scaduto. Adesso ci si mettono i telepredicatori americani. La setta cristiana di Harold Camping, da una radio californiana seguita da milioni di ascoltatori, assicura che «siamo agli sgoccioli» e fissa date ancora più vicine di quella stabilita dai Maya: il 21 maggio prossimo ci sarà il giorno del giudizio, e il 21 ottobre, quando la Terra prenderà fuoco, la fine del mondo. Non è chiaro se nei cinque mesi che intercorrono tra il giudizio e la fine ci sarà tempo per ricorrere alla Cassazione dell’Onnipotente; ma forse non è un caso che tutto avverrà dopo la decisione della nostra Corte Costituzionale sul legittimo impedimento.
C’è poco da scherzare, comunque, visto che un recente sondaggio del Pew Research Center ci ha informato che il 41 per cento degli americani si dice convinto che la Parusia, cioè il ritorno di Cristo giudice sulla Terra, avverrà entro il 2050. La percentuale sale se si considerano gli americani (bianchi) fedeli delle chiese evangeliche: 58 per cento.
Ci si consola pensando che Harold Camping aveva già predetto la fine del mondo per il 1994, mentre di quell’anno almeno noi italiani ricordiamo solo la finale dei mondiali persa ai rigori con il Brasile e la discesa in campo di Berlusconi. Il credente un po’ più serio sa, poi, che Gesù ci ha detto che «nessuno sa né il giorno né l’ora», e che il giudizio arriverà inatteso e imprevisto come un ladro che entra in casa di notte. Chiunque abbia fissato una data per l’Apocalisse, finora è stato smentito dai fatti. I Testimoni di Geova hanno annunciato la fine, ovviamente toppando, più di una volta. E il 31 dicembre del Mille la grande attesa di dotti e chierici nei conventi e nei monasteri (la gente comune non sapeva neppure in che anno era) si concluse con un brindisi di mezzanotte.
Tuttavia il valore simbolico di ogni segno che viene dal cielo è enorme. Dal cielo cadde la manna, ma anche sventure e punizioni. Di animali morti che piovono giù si parla in molti testi antichi, compresa la Bibbia: una delle piaghe d’Egitto fu una pioggia di rane, pidocchi, mosconi e cavallette. In America c’è chi sostiene che gli uccelli morti sono da collegare a quanto scritto dall’apostolo Giovanni nel Libro dell’Apocalisse, cioè della Rivelazione: è il libro che chiude il Nuovo Testamento.
Ma in fondo per preoccuparsi non occorre agitare lo spauracchio della fine del mondo. E’ sufficiente pensare che la strage di animali di questi ultimi giorni potrebbe essere, più «semplicemente», l’effetto di una colossale epidemia, o dell’inquinamento che ci siamo procurati con le nostre mani, senza scomodare Iddio. Abbiamo detto dei merli caduti negli Stati Uniti. Ma ci sono da aggiungere i corvi volati giù morti a Göteborg, in Svezia. E, oltre agli uccelli, i pesci: martedì scorso hanno trovato due milioni di carcasse nella baia di Chesapeake, nel Maryland. Altri centomila pesci sono andati a morire sulle sponde dell’Arkansas River.
«Io credo che la causa della morte di queste tortore - ci dice Massimo Bolognesi parlando del caso della sua Faenza - sia da ricercare fra una di queste: o un inquinamento temporaneo prodotto da qualche azienda; o l’aviaria o qualche altra malattia; oppure ancora l’avvelenamento. Qualcuno potrebbe averle avvelenate perché le tortore mangiano grandi quantità di sementi». Viene da aggiungere: speriamo. La paura della fine del mondo è tale che anche l’inquinamento, una pandemia o la cattiveria umana sarebbero buone notizie.

CORRIERE DI VITERBO
7 GENNAIO 2011
 
Cammello “catturato” dai vigili del fuoco.
Si era allontanato dal presepe vivente di Tarquinia, è stato ripreso.
 
TARQUINIA  (VT) - Un cammello che si era allontanato dal presepe vivente di Tarquinia, e che ha costretto i vigili del fuoco a intervenire alla barriera San Giusto per riprenderlo. E’ successo anche questo, un intervento dei vigili del fuoco per catturare un animale esotico, a Tarquinia, luogo dove, negli ultimi giorni, c’è stato da prendere atto di vari eventi. Capita raramente che, quando si impiegano gli animali per qualche rappresentazione, questi si ribellino. Sono miti, ben addestrati, perfettamente consapevoli del loro ruolo. Ieri, però, a Tarquinia, dev’essere successo qualcosa. Il cammello, infatti, ha deciso che, Re Magi, pastori e angeli che fossero non importava, bisognava muoversi, e sgranchirsi le gambe. Ovviamente, si è pensato che, in una popolosa cittadina, un cammello, se in libertà, potesse creare qualche problema, magari piccolo, ma un problema. Così, si è agito di conseguenza. Si è provveduto a catturarlo. I vigili del fuoco, dunque, hanno aggiunto un altro tassello a un mosaico di interventi che, come è noto, è tra i più vari e suggestivi. I calabroni, le vespe, i rettili, i gatti, i cani, i cavalli, liberi, selvaggi, o finiti nei burroni, o sui tetti, sono, per così dire, all’ordine del giorno. Ma un cammello “natalizio”, da presepe, evocativo dell’Oriente, dei Magi, di uno degli episodi più toccanti della Natività (quello dell’Epifania), ha deciso, per qualche ragione, di movimentare la sua giornata, e si è allontanato. L’allarme, naturalmente, ha subito fatto intervenire i pompieri, capaci, in tutte le circostanze, di ridurre a a più miti consigli chiunque, animali esotici e “mitici” compresi. E’ andata così: l’allarme cammello è, presto, rientrato.

RIVIERA 24
7 GENNAIO 2011
 
Cigno intrappolato nel torrente Impero
 
di Dai Quotidiani
 
Imperia - Gli uomini del Corpo forestale, dopo che il cigno è stato portato a riva, lo hanno liberato e, vedendo che non aveva ferite gravi, lo hanno subito liberatoIntervento congiunto nel pomeriggio di ieri per Corpo forestale, Vigili del fuoco e Protezione civile Santissima Trinità, per salvare un cigno in difficoltà alla foce del torrente Impero.
Una passante aveva informato i volontari della protezione civile, impegnati in zona per un altro servizio, della presenza nel torrente di un cigno sporco di sangue. Immediato, quindi, l’allarme al centro operativo della Forestale, con l’intervento di una pattuglia.
I soccorritori si sono resi conto che il cigno era rimasto impigliato in uno spezzone di lenza di quelle comunemente usate per la pesca con il palamito. Un amo si era conficcato in una zampa e la lenza, con una bottiglia di plastica attaccata, si era attorcigliata in un’ala, impedendo alla bestiola dimuoversi agevolmente.
Gli uomini del Corpo forestale, dopo che il cigno è stato portato a riva, lo hanno liberato e, vedendo che non aveva ferite gravi, lo hanno subito liberato.

GEA PRESS
7 GENNAIO 2011
 
Sicilia: arrivano animali rarissimi e l’Assessore D’Antrassi riapre, puntuale come sempre, la caccia dove era vietata.
Pantani Sicilia sud orientale si spara di nuovo nonostante gru ed anatre rarissime.
 
 
Vi ricordate la storia dei fenicotteri che avevano iniziato a nidificare in Sicilia? Purtroppo per loro scelsero per l’evento storico un luogo vittima di schizofrenie dirigenziali che portarono, nel giro di poche ore, e per più volte in pochi mesi, ad aprire e chiudere la caccia come se fosse una cerniera lampo. Nonostante le inequivocabili sentenze sia del TAR che del Consiglio di Giustizia Amministrativa (organo di appello per la Sicilia) l’Assessore Agricoltura e Foreste della Regione Elio D’Antrassi, riuscì ad aprire la caccia per poche ore, quanto bastò a fare scappare i fenicotteri. I dati degli ornitologici parlarono chiaro. A scappare non furono solo gli i fenicotteri ma anche la rarissima Moretta tabaccata.Anno nuovo vita nuova, ed oggi, finalmente con il divieto di caccia imposto, la LIPU dirama un comunicato dove con giusta gioia si da notizia che i pantani della Sicilia sud orientale, sono stati addirittura popolati da ben settanta specie di uccelli, tra cui anatre, aironi, rapaci, limicoli, passeriformi ed i ritornati fenicotteri e morette. I laghi, finalmente sono tranquilli, e ad essere apparsi sono pure due gioielli naturalistici come le nove Gru e le rarissime Casarche, anatre dalla bellissima livrea color arancio.
L’auspicio della LIPU è che l’area venga sottoposta al più presto ad un vincolo di tutela attraverso l’istituzione della Riserva Naturale, che rimane per la Regione Sicilia un obbligo di legge sulla base del Piano Regionale Parchi e Riserve Naturali approvato nell’ormai lontano 1991. Si, va bè.Oggi l’Assessore D’Antrassi per … l’infinitesima volta riapre la caccia nei pantani. Una precisione da orologio svizzero, un sincronismo sbalorditivo capace di irrompere a cuneo ogni qual volta in Sicilia vi è una notizia positiva. Sulla questione tuona, con ironia, il WWF alla luce delle strampalate regole alle quali i cacciatori dovrebbero attenersi nei Pantani. In condizioni di semi oscurità (ovvero fin da un’ora prima del sorgere del sole) dovrebbero sparare alle anatre cacciabili… (come facciano col buio a riconoscerle è un mistero).“A causa di questa gravissima decisione, è prevedibile che già nelle prime ore delle prossime giornate, avverrà un’autentica strage di anatre e l’abbattimento di centinaia di altri uccelli acquatici” – hanno dichiarato Pier Francesco Rizza, Presidente Regionale del WWF, ed Ennio Bonfanti, referente regionale del WWF sulla caccia. “Ci risulta difficile – hanno aggiunto i due esponenti – immaginare decine di Carabinieri e Poliziotti che, armati di stivaloni di gomma, si aggirino fra i canneti dei pantani controllando che i cacciatori usino pallini di acciaio (quelli di piombo avvelenano l’acqua dei laghi) anziché i meno costosi in piombo e che siano poi tutti residenti in uno dei Comuni del siracusano per i quali è autorizzata questa caccia“.Un Assessore, per il WWF, addirittura maldestro ma, aggiungiamo noi, preciso nel distruggere le notizie più belle che di tanto in tanto pur appaiono. Il WWF ritiene a questo punto indispensabile rivolgersi alla Magistratura Ordinaria in tutte le più competenti sedi. Si ricorda appena che il provvedimento con il quale l’Assessore aveva riaperto la caccia dopo che era stata vietata dalle chiarissime sentenze di TAR e CGA, era stato di fatto inficiato dall’ISPRA, l’organo tecnico preposto dalla legge sulla caccia a dire dove e quando si debba sparare.

LA VOCE DI MANDURIA
7 GENNAIO 2011
 
Moria di uccelli anche in Italia
 
 
Faenza (RA) - Cinquemila merli in Arkansas, 500 in Louisiana, altre centinaia in Kentucky, e adesso decine di tortore anche a Faenza, in Emilia Romagna. Gli uccelli muoiono a decine, anzi a migliaia, in molti angoli del pianeta, adesso anche in Italia, come scrive la “Stampa”. Stragi senza apparente motivo, volatili che cadono dal cielo senza vita, morie senza un perché. Inquinamento? Malattia? Virus misterioso? Il giallo attende spiegazioni.Negli States siamo ormai arrivati oltre i tre milioni di cadaveri di volatili. E sono in tanti a temere che il fenomeno sia un anticipo di fine del mondo. Massimo Bolognesi, del Wwf, dice che soltanto nei pressi di Faenza sono state raccolte 400 tortore morte, ma le vittime della misteriosa eidemia sono migliaia. Ed è improbabile che si tratti di inquinamento, visto che l’azienda, nei pressi di Faenza, che lavora farine animali e vegegali è attiva da anni e non ha mai causato fenomeni di questo tipo.Bolognesi dice che le autorità si disinteressano completamente della strage di questi giorni, sotto gli occhi di tutti. “Pensiamo che sia una questione sanitaria – dice alla “Stampa” – e abbiamo avvisato l’Asl. Sa che cosa ci ha risposto? Prendiamo quattro tortore per farle analizzare. Ma delle carcasse non hanno voluto interessarsi. Eppure mi pare che un minimo di prevenzione per la popolazione sarebbe opportuno. Alcuni uccelli morti li hanno trovati anche in centro città: e se fosse un’epidemia contagiosa per l’uomo?”.All’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, minimizzano: quelle tortore mangiano troppo.Chissà se si tratta davvero di una sorta di abbuffata natalizia. E chissà a cosa si deve la moria negli Usa, dove, in Kentucky, una donna ha trovato dozzine di uccelli morti in casa. E’ soprattutto negli States che in tanti si sono già scatenati a parlare di fine del mondo alle porte. C’è anche una setta cristiana, quella di Harold Camping, che assicura: “Siamo agli sgoccioli, preparatevi”.

LA NUOVA FERRARA
7 GENNAIO 2011
 
Sterilizzate i vostri gatti per salvarli
 
CENTO (FE). «E’ il momento di sterilizzare i gatti, sia randagi che di proprietà, per evitare prossime ed imminenti gravidanze».
E’ questo l’appello lanciato dalla presidente dell’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), Barbara Vignoli che ricorda: «A fine gennaio la natura si rimette in movimento e presto ci troveremo gatte gravide, e persone che non vorranno i cuccioli, su cui sempre più spesso Enpa è chiamata a intervenire».
Come difatti precisa la Vignoli, lo scorso anno nelle numerose colonie feline censite e accudite da Enpa Cento, non è nato un solo cucciolo; e tutto grazie all’incessante attività che i volontari svolgono in sinergia con i veterinari al fine di contenere al massimo il randagismo. «Merito va anche al Comune che - spiega - mediante l’accordo con i veterinari, ha dato la possibilità di sterilizzare gratuitamente i gatti randagi delle colonie feline censite. I problemi più grandi derivano invece dai privati, persone che possiedono gatti domestici non sterilizzati e che escono di casa». Per evitare abbandoni, barbarie, visto che, spiega la Vignoli «spesso ci troviamo a raccogliere cartoni con mamma e cuccioli lasciati a fianco di cassonetti, o peggio ancora cuccioli di gatto o di cane in sacchetti buttati come immondizia», la presidente tiene a ribadire che Enpa ha il compito di contenere il randagismo, mentre i gatti di proprietà devono essere curati e sterilizzati a spese del proprietario. «La sterilizzazione, almeno della gatta femmina, è un’ottima soluzione per non avere più problemi di proliferazione - rimarca - oltre ad essere un atto di responsabilità nei confronti della collettività, ed è anche una soluzione civile».

MESSAGGERO VENETO
7 GENNAIO 2011
 
Galenica, cure su misura anche per gli animali
 
Un’alleanza interdisciplinare in nome della galenica quella stretta fra Ordine dei farmacisti e Ordine dei veterinari della provincia di Udine che si stanno impegnando nella frontiera della medicina personalizzata. L’Ordine dei farmacisti ha lanciato in autunno scorso il programma specifico sulla galenica che ha coinvolto anche i veterinari. «Abbiamo voluto allargare l’iniziativa occupandoci con meeting monotematici delle prescrizioni e formulazioni veterinarie, proprio alla luce delle legittime esigenze del mondo animale, soprattutto con l’introduzione dei concetti di qualità di vita non solo per gli animali da lavoro, ma anche per gli animali da compagnia», spiega il presidente dell’Ordine dei farmacisti, Michele Favero. Nel campo veterinario, così come in quello umano, sono stati sviluppati diversi studi in ambito di galenica che dimostrano come sia possibile risolvere alcuni problemi legati al dosaggio e alla formulazione per affrontare determinate terapie proprio grazie alla prescrizione di specifiche preparazioni allestibili in farmacia. «Spesso i veterinari si trovano costretti ad adattare empiricamente le dosi, compromettendo a volte il buon esito della terapia», aggiunge Favero e in effetti – precisa il presidente dell’Ordine dei veterinari, Renato Del Savio – «purtroppo è ancora sotto-utilizzata la galenica nel nostro settore. Vorremmo creare a Udine la cultura galenica, anche perché, oltre a superare empasse dovuti a dosaggi e formulazioni, si riuscirebbe ad abbassare i costi e a ottenere cure mirate per gli animali».
Le preparazioni liquide presentano il vantaggio di facilitare l’aggiustamento e di adattare la dose da somministrare in base alle necessità di differenti posologie e possono essere aggiunte all’acqua da bere o agli alimenti o somministrate attraverso siringhe o appositi strumenti dosatori, afferma Del Savio sulla base del prontuario galenico veterinario. Notevole importanza viene assegnata alla somministrazione oromucosale che nell’animale offre la possibilità di raggiungere effettivamente gli effetti terapeutici auspicati, mentre nell’uomo questa strada viene messa in atto per uso topico.
La galenica per gli animali può essere sinonimo di cure su misura, esattamente come per l’essere umano.

CORRIERE DELLA SERA
7 GENNAIO 2011
 
Cani morsicatori, serve il patentino
Sono oltre cento gli animali segnalati dall’Usl, parte il corso del Comune. L’Enpa: «Sono i proprietari a dover essere educati. Non esistono razze più litigiose delle altre»
 
Davide D’Attino
 
PADOVA - Si chiama «Corso patentino per proprietari di cani». Cioè per addestrare il padrone a rapportarsi con il proprio animale. E non viceversa. Una serie di sedute libera per chiunque lo desideri, ma obbligatoria per chi possiede un amico a 4 zampe «impegnativo ». «Morsicatore». Aggettivi che, nel gergo tecnico, hanno portato alla messa al bando dell’appellativo «pericoloso ». Termine spesso causa di malintesi e di etichettature sbagliate. Ad esempio, rottweiler sinonimo di cane pericoloso: nulla di più errato e sommario. Quello di Padova, dal prossimo 19 gennaio, sarà il primo, grande comune del Veneto a mettersi in regola con quanto fissato, già a marzo 2009, da un’ordinanza del ministero della Salute, voluta fortemente dalla deputata veronese Francesca Martini, sottosegretaria appunto alla Salute.
«Il medico veterinario - si legge nel provvedimento steso dalla parlamentare della Lega Nord - segnala all’azienda sanitaria locale la presenza, tra i suoi assistiti, di cani che richiedono una valutazione comportamentale, in quanto impegnativi per la corretta gestione ai fini della tutela dell’incolumità pubblica. E i comuni, in collaborazione con i servizi veterinari, decidono quali proprietari di cani hanno l’obbligo di svolgere i percorsi formativi». Quindi, per alcuni padroni, corso e relativo patentino sono obbligatori. Ad entrare più nel dettaglio, ci pensa Elisa Maria Cestarollo, medico veterinario e comportamentista con studio in via Bruno, a Padova, e collaboratrice dell’Enpa, l’ente nazionale protezione animali: «Intanto, cosa si intende per cani impegnativi? Sono quelli cosiddetti morsicatori, cioè che hanno morsicato qualcuno o qualcosa oppure che hanno minacciato di farlo. Questi cani, tramite la denuncia della vittima o dello stesso proprietario, sono stati inseriti dall’Usl 16 in una sorta di registro degli indagati: a Padova, sono poco più di cento. Purtroppo - spiega la Cestarollo, che con l’Enpa ha organizzato il corso per conto del Comune, a stretto contatto con l’assessore all’Ambiente Alessandro Zan - molti proprietari credono che sia il cane che deve essere educato, in realtà sono loro stessi che necessitano di una cultura specifica per gestire un cane cosiddetto impegnativo. Anche perché, statisticamente, oltre il 70% dei casi di morsicatura od aggressione ha come vittima un familiare o magari proprio il padrone del cane».
Sfatiamo, però, una falsa credenza: «Non è assolutamente vero che un rottweiler o i pitbull siano più pericolosi e violenti di un mini- pinch - scandisce la Cestarollo - E’ vero invece che il morso di un rottweiler o di un pitbull fa certamente più male di quello di un mini-pinch. Ma non esistono razze più litigiose di altre». Il corso, come detto, comincerà il prossimo 19 gennaio e si terrà nella Sala Anziani di Palazzo Moroni dalle 20.30 alle 22.30. La frequenza, obbligatoria per alcuni, sarà comunque libera per chiunque voglia conoscere meglio il mondo dei cani e pure dei gatti. Ulteriori informazioni su www.padovanet.it.

ADN KRONOS
7 GENNAIO 2011
 
Nel leccese due rottweiler sbranano tre vitelli, denunciato il proprietario
Milano - Erano fuggiti dal recinto di una ditta e sono riusciti a penetrare in una stalla. Feriti gravemente altri due bovini. I cani sono stati bloccati dai carabinieri insieme al personale della Asl
 
Milano - Due rottweiler, fuggiti dal recinto di una ditta di Annone Brianza, nel Lecchese, sono penetrati in una stalla di Oggiono, dove hanno azzannato cinque vitelli, uccidendone tre e lasciandone due gravemente feriti. E' successo nel tardo pomeriggio di ieri, informano i carabinieri di Merate. I cani sono stati bloccati dai militari, insieme al personale della Asl di Lecco. L'imprenditore proprietario dei due rottweiler e' stato denunciato in stato di liberta' per omessa custodia e malgoverno di animali.

GAZZETTA DI MANTOVA
7 GENNAIO 2011
 
2 pinguini, 2 pellicani, 2 pitoni Normoalimentati. Buone condizioni
 
Signor Direttore, con riferimento all’articolo, non firmato, pubblicato il 30 dicembre, inerente la presenza in Ostiglia di un circo con animali, ritengo di dover precisare: 1) per una compiuta valutazione dell’interesse generale che riveste il caso sollevato, sarebbe auspicabile che in casi come questi tutti gli “animalisti” contrari ai circhi con animali fossero identificati quanto meno nel numero; 2) finora nessuna persona è passata per questi Uffici a “protestare” contro il circo presente ed attivo in questi giorni ad Ostiglia, ma al momento si è solo potuta leggere, sul giornale da lei diretto, nella giornata del 2 gennaio, una lettera firmata da una sola persona; 3) il titolare del circo Colber ha presentato istanza a questo Comune, di autorizzazione per spettacoli circensi e occupazione di suolo pubblico, il 25 novembre 2010; 4) l’istanza era corredata, fra l’altro, da autorizzazione in via generale alla gestione del circo, rilasciata dal Comune di Roma, nr. 2658 del 23.09.2004; 5) in data 7 dicembre 2010 sono state inoltrate da questo Comune al Servizio Veterinario Asl di Quistello, per gli adempimenti di competenza, le schede Cites degli animali detenuti dal circo; 6) il circo è attivo dal giorno di Natale e in data 30 dicembre un Agente di questo Servizio e il Veterinario dirigente di 1º livello dell’Asl hanno effettuato sopralluogo all’accampamento rilevando, fra l’altro, la presenza di 2 pinguini, 2 pellicani, 2 pitoni e un boa “... in condizioni di benessere ottimale e stato sanitario buono, normoalimentati e le strutture in cui sono ricoverati sono ritenute idonee. I registri e documenti riferiti agli animali sono a norma......”; 7) infine, in merito al rilievo sollevato circa l’imposta sulla pubblicità e pubbliche affissioni (per la quale l’articolo realizza una forma di trasgressione di pagamento da parte del circo Colber) si informa che in questo Comune il servizio di riscossione dell’imposta medesima è concessionato, a canone fisso, ad azienda privata esterna ed è essa stessa che ha il compito (nonché l’interesse economico) a perseguire e sanzionare l’abusivismo eventuale in materia.
Non desidero in questa sede sollevare dibattito intorno al problema della presenza degli animali nei circhi, essendo materia di competenza del governo centrale dello Stato; tuttavia fin tanto che i circhi con animali saranno regolarmente autorizzati all’esercizio, non si intravedono possibilità di diniego amministrativo all’attività in sede locale, se non mettendo in atto forme di abuso di potere, mentre in questo come nei precedenti casi il servizio scrivente ritiene di aver operato nel rispetto della norma.
Tanto ritengo di dover chiarire, a completezza d’informazione.
Alberto Bernardi Responsabile della Polizia Locale Comune di Ostiglia (MN)

GAZZETTA DI PARMA
7 GENNAIO 2011
 
Alpinisti, sciatori, elicotteri off-limits, gipeto depone le uova
 
Divieto di sorvolo per gli elicotteri e di avvicinamento per i fotografi, vie di arrampicata su ghiaccio chiuse agli scalatori: un cordone di sicurezza protegge, in alcune località della Valle d’Aosta, due famiglie di gipeti.
Ospiti di riguardo, degni di una vacanza Vip, gli uccelli, dopo una lunga stagione di accoppiamenti, iniziata a novembre, potrebbero decidere di deporre le uova e covare quello che sarebbe il primo pulcino nato in libertà nel Sud della Alpi.
Massima riservatezza sulla posizione esatta dei loro nidi: uno è nella Valdigne (zona del Monte Bianco) e l’altro nella Valle di Rhemes, proprio dove fu ucciso nel 1913 l’ultimo gipeto che scomparve così dalle Alpi. Da metà degli anni Ottanta è partito un programma di reintroduzione dell’animale, attraverso rilasci ripetuti di esemplari nati in cattività nelle quattro aree alpine protette Alti Tauri, Engadina – Stelvio, Alta Savoia e Mercantour – Alpi Marittime.
In Valle d’Aosta i gipeti sono giunti spontaneamente. Ora da parte della Direzione regionale della fauna selvatica c'è attesa per un lieto evento. In particolare ci si aspetta a giorni la deposizione di un uovo da parte della famiglia presente a Rhemes da cui già lo scorso anno era nato un pulcino, morto dopo qualche giorno. La nascita, se tutto procede positivamente, sarà a fine aprile. Tra giugno e luglio il primo volo tra le vette valdostane.

IL MESSAGGERO
7 GENNAIO 2011
 
La maratona della tartaruga in 6 mesi dall'Africa al Brasile
Una migrazione di ottomila chilometri per accoppiarsi, compiuta una decina di volte nella vita e affrontando l'oceano. Alcuni scienziati inglesi hanno monitorato questo incredibile viaggio: il pericolo maggiore le reti dei pescatori. Nella primavera dell'anno prossimo torneranno verso le coste del Gabon per deporre le uova dal nostro corrispondente
 
 
ENRICO FRANCESCHINI
 
LONDRA - Attraversare l'Atlantico a nuoto, dall'Africa al Sud America, per 8 mila chilometri, sarebbe un'impresa per chiunque. Diventa un viaggio ancora più impossibile se lo si compie a una velocità da tartaruga, diciamo al ritmo di un paio di chilometri all'ora. Ed è quasi inimmaginabile se a compierlo è un essere lungo quasi due metri, pesante 500 chili, ingombrato da una corazza in cui è racchiuso il suo corpo: insomma, una tartaruga.
Eppure, alle 4 del mattino del 2 febbraio 2009, una tartaruga liuto chiamata Tika si è tuffata in acqua dalla costa del Gabon, Africa occidentale, ha nuotato per i sei mesi successivi attraverso l'Atlantico, ed è arrivata in Brasile, dove attualmente sta riposandosi con scorpacciate di meduse. Continuerà a riposarsi fino a pressappoco il marzo dell'anno prossimo, poi comincerà il suo viaggio di ritorno, sicché, se tutto andrà bene, intorno all'agosto 2012 toccherà di nuovo le spiagge del natio Gabon, scaverà un nido nella sabbia del Mayumba National Park e deporrà le uova. E questo sarà solo uno dei tanti viaggi atlantici fatti da Tika nel corso dei suoi cinquant'anni di vita.
La scoperta è il frutto di una ricerca senza precedenti a cura di scienziati dell'università inglese dell'Essex, che hanno individuato un gruppo di 25 tartarughe femmine, tra cui quella che hanno soprannominato Tika, sulla costa del Gabon, le hanno dotate di un dispositivo elettronico alimentato da una batteria, che ha trasmesso
un segnale via satellite ogni volta che questi lenti ma prodigiosi bestioni emergono in superifice per respirare.
 In tal modo, per la prima volta, è stato possibile identificare l'itinerario seguito dalle tartarughe liuto, le più grandi al mondo, permettendo di comprendere meglio dove vanno, quanto tempo impiegano e quali pericoli incontrano sul loro cammino. Scopo dell'iniziativa, infatti, è cercare di impedire la scomparsa di questa particolare specie di animali, oggi minacciata di estinzione.
In tutto il pianeta ne rimangono 34mila, ma per esempio in Gabon, il luogo in cui ne esisteva un tempo il maggior numero, ne sopravvivono soltanto 2.300; e in Malesia, dove ce n'era una colonia di circa 10mila esemplari, ne sono rimaste appena 37.
Non è il viaggio transoceanico in sé a ucciderle, bensì gli ostacoli che incontrano, in particolare le reti dei pescherecci, specialmente quelle a strascico con molti ami, in cui rimangono impigliate finendo per soffocare sott'acqua. Più in generale è l'aumento del traffico marittimo, turistico e da diporto, ad averne diminuito il numero, oltre che la caccia alle loro uova, che in certi paesi, soprattutto in Asia, sono considerate una prelibatezza. Ora organizzazioni come il Wildlife Conservation Society's Ocean Giants utilizzeranno i dati raccolti dagli scienziati della Essex University per chiedere ai paesi sulla rotta delle tartarughe di adottare misure per preservarne la specie.
I dispositivi elettronici hanno individuato altri due percorsi, uno dal Gabon al Sud Africa e uno fino al centro dell'Atlantico e ritorno. Ma il viaggio più lungo è quello dal Gabon al Brasile. Rimpinzati per bene di meduse, Tika, che tra un po' è ora di tornare a casa.

IL TIRRENO
7 GENNAIO 2011
 
Più di 200 vittime Colpa della carne infetta
 
LIVORNO. Il morbo della mucca pazza, nella sua variante umana della malattia di Cruetzfeldt-Jakob, ha causato la morte di 207 persone in Europa negli ultimi 25 anni.
Le vittime sono giovani che presumibilmente hanno mangiato carne di bovini colpiti dal morbo della «mucca pazza» e che mostrano disturbi psichiatrici, seguiti dalla comparsa di demenza e disturbi a braccia e gambe: sono queste le caratteristiche che permettono di distinguere chi è affetto dalla forma umana del morbo e chi dalla classica malattia di Creutzfeldt-Jakob. Quest’ultima colpisce infatti gli anziani e si manifesta con una demenza che peggiora progressivamente. La variante umana della mucca pazza è comparsa 14 anni fa in Gran Bretagna, dove è stata subito associata al consumo di carne di animali colpiti dalla Bse. A scatenare la malattia nell’uomo è l’alterazione di una proteina chiamata prione.

IL TIRRENO
7 GENNAIO 2011
 
Metti un maiale in tavola
 
Alessandra Agrati
 
VERNIO (PO). Da Vernio a Montepiano ritorna la tradizione di allevare in proprio il maiale e di produrre salami, ciccioli, salsicce e migliacci. Una trentina di famiglie si sono fatte carico di mantenere viva la tradizione.
Compreso il pranzo condiviso con tutta la famiglia e gli aiutanti. «Un tempo - ricorda Renzo Bonacchi ex perito tessile - venivano invitati anche il sindaco, il prete e il maresciallo, oggi ci limitiamo a riunite tutta la famiglia per apparecchiare una lunga tavola dove si serve un menu a chilometro zero».
 La smigliacciata, questo il nome del banchetto che riserva al più piccolo della comitiva la coda lessa, generalmente viene imbandita per S. Antonio, ma ogni famiglia tra la metà di dicembre e la fine di gennaio sceglie la data che preferisce, tutti comunque seguono la tradizione culinaria: polenta di granoturco, macinata a pietra, con il tegamaccio, uno spezzatino di frattaglie fresche, segue il migliaccio e il cavolo nero, per finire dolci con farina di castagna. «Anche il grano viene coltivato direttamente da noi - spiega Bonacchi - nella mia famiglia ad esempio utilizziamo una selezione di sementi che si tramanda da generazione in generazione». Accanto alla grande festa vive anche una tradizione che le famiglie della vallata vogliono evitare di far morire; il mestiere del norcino non è facile, c’è bisogno di molta cura e sono gli anziani a trasmettere questo sapere che comincia dall’ alimentazione dell’animale, esclusivamente a base di scarti domestici, passa per la macellazione, grazie ad un’ordinanza comunale avviene sull’ aia (naturalmente vengono portati al servizio di veterinaria alcuni campioni di carne per le dovute analisi) e termina con la lavorazione della carne. Macellato l’animale inizia la parte più difficile; la preparazione dei salumi e del prosciutto, rigorosamente salato, delle salsicce, del lardo usato per friggere e dei ciccioli. «Quando ero piccolo ho visto tante volte fare queste operazioni a mio nonno e a mio padre - spiega Bonacchi - oggi le insegno a mio figlio». Oltre alla tecnica è fondamentale anche il luogo dove far stagionare i salami; tutte le famiglie che portano avanti questa tradizione vivono nei vecchi casolari, dove lo spazio è tanto e alcune stanze sono riservate alla stagionatura dei salami. «La temperatura e l’umidità - spiega Bonacchi - sono un elemento importante che se non è controllato può compromettere l’intera lavorazione». Per ora i salami e i prosciutti a chilometro zero sono solo una passione per alcune famiglie, ma un domani potrebbero diventare anche un nuovo business per la vallata.
 

 

            07 GENNAIO 2011
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE

IL TIRRENO
7 GENNAIO 2011
 
Garattini: nessun allarme E’ un caso isolato
 
Annalisa D’Aprile
 
ROMA. «Nessun allarme “mucca pazza”, il caso della donna di Livorno è isolato». Così il professor Silvio Garattini, farmacologo, direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano, impegnato con l’istituto neurologico milanese Besta in uno studio europeo su una possibile cura della variante umana del morbo, esclude qualsiasi possibilità di trovarci davanti al rischio di una qualche epidemia.
«Prima della paziente livornese - spiega lo scienziato - l’ultimo caso accertato di variante umana della Bse (encefalopatia spongiforme bovina, ndr) in Italia risale al 2002. Dunque sono passati molti anni. Anche se ignoriamo quale sia il tempo di latenza (per quanto ne sappiamo potrebbe essere anche di 30 anni), non si può certo parlare di epidemia, che nel nostro Paese non c’è stata neanche quando in Inghilterra è esplosa la contaminazione. In Italia i casi sono stati rarissimi».
Come avviene il contagio?
«Questa malattia non è determinata da un virus o da un batterio, ma da una proteina che si riproduce nel cervello producendo effetti tossici. Ci si ammala solo ingerendo prioni, contenuti nelle farine animali, è la presenza di questo fattore patogeno che rende tossica la carne bovina e in seguito fa ammalare chi la mangia. Ma la variante umana del morbo della mucca pazza non è una malattia contagiosa».
Qual è il decorso della malattia?
«Dal momento in cui viene diagnosticata il decorso è molto lento. Tanto che la notizia della donna livornese affetta dalla nuova variante della sindrome di Creutzfeldt-Jakob risale ad ottobre dello scorso anno. Il cervello diventa una specie di spugna, c’è la morte dei neuroni, il sistema nervoso centrale degenera finché non è più efficiente, arrivando a non essere in grado di tenere in vita il corpo».
Come si cura?
«Non ci sono farmaci, se non quelli sintomatici, impiegati per evitare il più possibile una cattiva qualità della vita. Ad esempio, se c’è un danno indotto dalla malattia a livello respiratorio si cerca di far respirare meglio il paziente, ma non c’è un trattamento specifico. Di recente l’istituto Mario Negri e il Besta di Milano partecipano ad uno studio, condotto a livello europeo, per verificare l’effetto di un farmaco che in vitro e sugli animali ha prodotto buoni risultati. La difficoltà di questa ricerca è data dai pochissimi casi umani».

VIRGILIO NOTIZIE
7 GENNAIO 2011
 
Scienza/ Le scoperte medico-scientifiche "attese" per il 2011
Dalle staminali ai batteri. Studio pubblicato su Nature
 
Roma, 7 gen. (TMNews) - Il 2011 promette passi avanti nel campo della medicina secondo la rivista Nature, che elenca le maggiori scoperte scientifiche "attese" per quest'anno. Si parte dalla ricerca sulle staminali: nel corso del 2011 l'impiego di queste cellule sarà sempre più frequente nelle analisi di laboratorio, soprattutto per studiare quelle malattie che non possono essere analizzate efficacemente sugli animali, come i problemi psichiatrici. Nell'ambito della biologia sintetica, poi, la creazione di un'intera colonia di batteri che si muove all'unisono, realizzata lo scorso anno, potrebbe consentire di produrre nuove tipologie di farmaci proprio nel corso di quest'anno appena iniziato. La lotta contro l'epatite C potrà inoltre avvalersi di un nuovo medicinale che, secondo le previsioni della rivista, dovrebbe essere commercializzato proprio nel 2011. L'impiego di rilevatori più efficaci, secondo Nature, potrebbe consentire, infine, un ulteriore e più approfondito sequenziamento del genoma umano.
 
torna alla pagina iniziale [email protected] l'archivio della rassegna stampa