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GEA PRESS
6 DICEMBRE 2010
Galatone (LE) con il cane alla catena sfreccia in macchina nel centro del paese
Per lui una piccola multa (patteggiata).
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Galatone (LE) - La storia è accaduta lo scorso sei ottobre, ma finché il Magistrato non ha deciso per l’affidamento in luogo sicuro, tutti hanno tenuto il fiato sospeso. Immaginatevi la scena che si è prospettata ai passanti della piazza principale di Galatone (LE) quando hanno visto una macchia sfrecciare con una “cosa” scura che strisciava e sballottolava. Appena un momento per chiedersi cosa fosse, ed appena un altro secondo per provare a credere a cosa si stava assistendo. La “cosa” scura, infatti, era un cane tipo pastore tedesco. Senza pensarci un attimo un nugolo di ragazzi si getta ad inseguire la macchina, ma lui, il guidatore, di fermarsi sembra non volerne proprio sapere. Urla, grida, braccia in aria implorando ed imprecando. Qualcuno, attirato dalle grida, cerca di anticipare la macchina mettendosi di traverso in strada con il rischio di finire investito. Altri prendono lo scooter, poi qualcuno riesce a saltare sul cofano e bloccare l’autore del folle gesto. Su cosa poi sia successo, le versioni divergono. Comunque ci sarà il processo e tutti, almeno quelli con i quali abbiamo parlato, si vogliono costituire parte civile. Anzi probabilmente non potranno. Un giovane avvocato che non vuole essere citato ci dice di aver saputo che il colpevole patteggerà. Pagando un minimo di soldi, infatti, la denuncia per il reato di cui all’articolo 544/ter della legge 189/04 (maltrattamento di animali – sic!) si concluderà come un piccolo incidente di percorso.“E’ uno schifo – dice Sebastiano a GeaPress – non si può immaginare la scena. Il cane che sanguinava, steso a terra. Noi abbiamo chiamato i Carabinieri certi che l’arrestassero ed invece viene denunciato a piede libero. Non si può fare altro? E che me frega, quello stava uccidendo il cane! Ora pure la voce che pagherà per non andare al processo!“.In paese parrebbe essersi saputo che l’autore del tremendo gesto avesse ricevuto il cane come impegno per una eredità. In altri termini un suo parente, forse una zia, avrebbe lasciato in eredità un bene immobile, con la clausola di accudire il cane …. che il signore stava portando (a modo suo) in campagna. Questo, almeno, avrebbe detto ai ragazzi che l’hanno fermato. Una denuncia, poi il patteggiamento, e tutto è finito. Alla faccia, anche, della recente legge cuccioli che ha sfiorato la previsione minima di multa da pagare. “Poteva essere anche di più – continua il giovane avvocato – tanto quello patteggerà e pagherà pochissimo. E comunque non c’è l’arresto in flagranza di reato“.Ma il cane che fine ha fatto? Ci dicono di metterci in contatto con la dott.ssa Lega, medico veterinario che ha avuto in cura l’animale.Detto fatto. La dottoressa ha tenuto il cane fino ad una settimana addietro finché il Magistrato, facendo tirare un sospiro di sollievo a tutti, ha disposto l’affidamento ad un rifugio. In linea teorica il padrone avrebbe potuto richiederlo. E’ già successo, sebbene per altre vicende di maltrattamenti.La dott.ssa Lega, da noi contattata, tranquillizza tutti: “Il cane è rinato (vedi foto 19 novembre). L’ho tenuto con me fino all’affidamento. Non le dico quando me lo hanno portato. Tutto sanguinante, nelle zampe e poi al collo. Guardi la foto e com’ era ridotto il collo, cosa aveva fatto la catena. Il cane ora sta benissimo. Adesso, comunque, è sereno“.Ma sul fatto che il padrone potrebbe patteggiare?“No, questo non posso saperlo. Certo che se dovesse succedere. Dopo tutto quello che ha passato…“.A Galatone, intanto, sperano ancora nel processo. Qualcuno ci dice della pena reclusiva. Non osiamo riferirgli che quasi sicuramente non significherà mai neanche un giorno di prigione. Questo anche nel caso l’imputato fosse pregiudicato. Dipende dal reato e da quanto tempo è stato condannato.
Vedi foto gallery:
http://www.geapress.org/il-maltrattamento-e-la-sua-legge/galatone-le-con-il-cane-alla-catena-sfreccia-in-macchina-nel-centro-del-paese-foto/9268
ROMAGNA NOI
6 DICEMBRE 2010
Cesena - Nove cani morti, cinque denunce
Sono tutti cacciatori, accusati di aver lasciato bocconi avvelenati davanti alle cucce tra Bagno di Romagna e Civitella
CESENA (FC) - Cinque denunce per maltrattamenti ai danni di nove cani, tutti morti dopo aver ingerito polpette letali. E' questo il bilancio di quasi due anni di indagini condotte dalla guardia forestale tra Bagno di Romagna e Civitella, che hanno individuato i presunti responsabili. Si tratta di alcuni cacciatori, i cui nomi sono emersi durante il corso dell'operazione iniziata nei primi mesi del 2008 e conclusasi a fine 2009.
Le polpette, hanno scoperto gli inquirenti, venivano lasciate addirittura davanti alla cuccia dei singoli animali, all'interno dei cortili delle rispettive abitazioni. Lo scopo era eliminarli affinchè non mangiassero la selvaggina cresciuta in cattività e liberata all'inizio della stagione di caccia. Nel corso di questo periodo sono morti avvelenati otto cani a Bagno di Romagna e uno a Civitella.
GEA PRESS
6 DICEMBRE 2010
Forlì – Cesena: sgominata la banda degli avvelenatori di cani
Conferenza stampa della Forestale: conclusa l'operazione "bocconi amari". Tra i denunciati anche dei cacciatori.
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Hanno trovato tutto, dal veleno per uccidere alla carne da utilizzare come esca, fino al mestolo per mischiare la pozione mortale. Due anni di indagini condotte dai Comandi Regionale e Provinciale del Corpo Forestale dello Stato e coordinate dalla Procura della Repubblica di Forlì – Cesena.In tutto una Task Force di 18 unità che hanno coinvolto il NIPAF (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale) di Forlì, ed i Comandi Stazione CFS di Bagno di Romagna, Civitella di Romagna, Mercato Saraceno, Sarsina e Predappio. Un’ operazione in grande stile denominata “bocconi amari” con lo scopo di risolvere i casi di avvelenamento di ben tredici cani. Oggi i risultati nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte il Pubblico Ministero Dr. Santangelo, il Comandante Regionale del Corpo Forestale dello Stato Dr. Giove ed il Comandante Provinciale Dr. Naccarato.Individuati i responsabili di nove casi. Sette cani morti tra atroci sofferenze e due salvati per il tempestivo intervento dei veterinari. Il tutto quasi completamente occorso nel Comune di Bagno di Romagna tra la fine del 2008 e l’inizio del 2010. Solo nel 2009 addirittura 42 casi di avvelenamento erano stati registrati nella provincia di Forlì – Cesena, anche ai danni di lupi ed orsi.I responsabili sono cinque persone, alcuni dei quali cacciatori. Tre sono di Bagno di Romagna, uno di Cesena ed un’altro di Civitella di Romagna. Il movente è da ricercare nel presunto disturbo arrecato dai cani agli animali di una azienda faunistico venatoria che alleva e vende per i ripopolamenti ad uso caccia. Un’altra causa concomitante era invece costituita da ripicche di vicinato. Ad allertare le Forze dell’Ordine, a causa dell’allarme sociale generato dalle numerose morti, Prefettura e Comune di Bagno di Romagna.30 testimonianze della popolazione che ha ampiamente collaborato con il Corpo Forestale dello Stato, 4 perquisizioni domiciliari, 2 perquisizioni veicolari, 3 sequestri penali, 6 sequestri amministrativi, 8 comunicazioni di notizie di reato, 6 sanzioni amministrative. I sequestri hanno riguardato pesticidi usati per avvelenare i bocconi, un mestolo in legno, una siringa per iniettare le sostanze venefiche, un cucchiaio per dosare le sostanze, carne congelata. In più reti, trappole, lacci in acciaio, munizioni, ed un coltello per la cattura ed uccisione di fauna selvatica.Il Comandante Regionale Giuseppe Giove in particolare ha dichiarato: “Come Corpo Forestale dello Stato riteniamo che tali tipi di reato abbiano in sé una notevole efferatezza e siamo fermamente decisi a precise azioni di contrasto, a tale fine stiamo predisponendo un protocollo d’intesa con il Servizio Veterinario”.Già nel recente passato un altro caso di avvelenamento di cani proprio nei pressi di una azienda faunistico venatoria, si era conclusa con l’individuazione dei responsabili.
ANSA
6 DICEMBRE 2010
Avvelenano cani perche' disturbano caccia, cinque denunciati
Indagine del Corpo forestale dello Stato di Forli'-Cesena
FORLI' - Il Corpo Forestale dello Stato ha denunciato cinque persone in provincia di Forli'-Cesena per avere avvelenato e ucciso, nel 2009 con bocconi di carne, nove cani con 'polpette alla stricnina'.Altri quattro animali furono salvati dai veterinari. In alcuni casi i micidiali bocconi avvelenati venivano lasciati proprio di fronte alla cuccia. I denunciati, per lo piu' cacciatori, se la prendevano con i cani piu' esuberanti che disturbavano la selvaggina. Nel 2009 sono stati ben 163 i cani avvelenati in Emilia-Romagna.
IL RESTO DEL CARLINO
6 DICEMBRE 2010
Bocconi avvelenati ai cani: denunciate 5 persone
Il Corpo Forestale dello Stato, dopo alcune indagini, ha scoperto cinque persone in provinicia di Forlì-Cesena, in gran parte cacciatori, che davano 'polpette alla stricnina' ai cani che disturbavano la caccia
Forli - Nel 2009 avevano avvelenato e ucciso nove cani nella provincia di Forlì-Cesena. Il Corpo Forestale dello Stato ha denunciato cinque persone, tre residenti a Bagno di Romagna, una a Cesena e l'altra a Civitella di Romagna, per aver usato 'polpette alla stricnina'.Le vittime furono 13, ma quattro animali furono salvati dal pronto intervento dei veterinari. In alcuni casi i micidiali bocconi avvelenati venivano lasciati addirittura di fronte alla cuccia del cane. Le indagini della Forestale hanno permesso di appurare che i denunciati, in gran parte cacciatori, se la prendevano con i cani piu' esuberanti, quelli che lasciati liberi dai proprietari facevano migrare la selvaggina. I denunciati rischiano sino a tre anni di reclusione. Nel corso del 2009 sono stati ben 163 i cani avvelenati in Emilia-Romagna. Di questi 42, pari al 26%, nella sola provincia di Forli'-Cesena.
ROMAGNA OGGI
6 DICEMBRE 2010
Forlì-Cesena, i bocconi avvelenati colpiscono 42 animali nel 2009. Denunciati in 5
FORLI'-CESENA - Cifre preoccupanti: 42 casi, accertati dalle analisi, di avvelenamento di animali, in particolare di cani, con bocconi mortali, solo nel 2009. Il 26% circa dell'intera regione Emilia Romagna. Le indagini del Corpo Forestale dello Stato su 13 casi, dopo circa due anni di lavoro, hanno portato alla denuncia a piede libero di 5 persone, 3 di Bagno di Romagna, 1 di Cesena e 1 di Civitella di Romagna. Queste sono responsabili dell'avvelenamento di 9 cani (8 nel Comune di Bagno e 1 a Civitella).Le cause addotte dai responsabili sono di "disturbo arrecato alla selvaggina lanciata per il ripopolamento", e, in alcuni casi, anche vendette personali. Le persone denunciate dovranno rispondere del reato penale di maltrattamento di animali: in base all'articolo 544 bis del codice penale "Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi". Per colpa dei bocconi avvelenati le 5 persone denunciate hanno provocato la morte di 2 segugi, 3 meticci, 1 pastore tedesco ed 1 labrador. Un terranova ed un altro pastore tedesco sono stati salvati.E' questo il bilancio dell'operazione "Bocconi amari", portata a termine dal Corpo Forestale. Le indagini, durate circa 2 anni, hanno interessato l'avvelenamento di 13 cani fra i Comuni di Bagno di Romagna (12) e di Civitella (1) nel periodo che va dalla fine dell'anno 2008 e l'inizio del 2010, con perquisizioni, sequestri, interrogatori, appostamenti, e pedinamenti. Nella rete di crudeltà sono finiti, oltre che cani, anche volpi e lupi che erroneamente vengono ritenuti "nocivi", in quanto predatori naturali della selvaggina.Le Autorità competenti, in particolare la Prefettura e il Comune, avevano allertato le Forze dell'Ordine per l'allarme sociale causato dal fenomeno e per la vasta eco che ne era scaturita sugli organi di informazione, pertanto il Corpo Forestale dello Stato aveva messo in campo un pool di investigatori in tutto 18 unità, comprendenti le strutture del Comando Provinciale CFS di Forlì, del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale del CFS di Forlì, dei Comandi Stazione CFS di Bagno di Romagna, di Civitella di Romagna, di Mercato Saraceno, di Sarsina e di Predappio.Le indagini svolte dagli investigatori, coordinate dal pm Santangelo, hanno permesso di individuare e denunciare le 5 persone citate che avevano avvelenato 9 cani con l'uso di pesticidi in uso all'agricoltura, di cui 7 cani erano morti fra atroci sofferenze e solamente 2 si erano salvati, per il tempestivo intervento del veterinario. Le indagini hanno compreso più di 30 testimonianze della popolazione che ha ampiamente collaborato con il Corpo Forestale dello Stato, 5 denunce all'Autorità Giudiziaria, 4 perquisizioni domiciliari, 2 perquisizioni veicolari, 3 sequestri penali, 6 sequestri amministrativi, 8 comunicazioni di notizie di reato, 6 sanzioni amministrative.I sequestri hanno riguardato inoltre pesticidi usati per avvelenare i bocconi, un mestolo in legno, una siringa per iniettare le sostanze venefiche, un cucchiaio per dosare le sostanze, carne congelata ed altro materiale usato per la cattura illegale della fauna selvatica (reti, trappole, lacci in acciaio, munizioni, un coltello) e quindi i 5 personaggi sono stati denunciati anche per altri reati oltre che per l'articolo 544 Bis del codice penale che riguarda l'avvelenamento di animali con l'utilizzo di sostanze venefiche che hanno causato loro inutili sofferenze.Di notevole importanza per le indagini le testimonianze delle persone che hanno collaborato e le analisi di laboratorio dell'Istituto Zooprofilattico di Forlì e del consulente del tribunale che hanno consentito di individuare i principi attivi utilizzati per gli avvelenamenti. Il Comandante Regionale Giuseppe Giove in particolare ha dichiarato: "Come Corpo Forestale dello Stato riteniamo che tali tipi di reato abbiano in sé una notevole efferatezza e siamo fermamente decisi a precise azioni di contrasto, a tale fine stiamo predisponendo un protocollo d'intesa con il Servizio Veterinario".
L'ARENA
6 DICEMBRE 2010
Cormorano abbattuto sul lago
Polemica sui capanni dei cacciatori
La settimana scorsa sul lago di Garda, vicino a Punta San Vigilio è stato abbattuo da una fucilata un cormorano, un animale protetto e non cacciabile. E ritorna la polemica dopo che gli ambientalisti avevano accusato diversi sindaci del lago di aver dato il via libera alla caccia dai capanni a seguito della cancellazione da parte della Regione dell’oasi naturale del Basso Garda
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Provincia di Verona - La settimana scorsa sul lago di Garda, vicino a Punta San Vigilio è stato abbattuo da una fucilata un cormorano, un animale protetto e non cacciabile. L'ha trovato e fotografato Andrea Torresani, coordinatore del comitato Voce per l'ambiente di Garda. L'uccello aveva un'ala e il petto forati. E ritorna la polemica dopo che gli ambientalisti avevano accusato diversi sindaci del lago di aver dato il via libera alla caccia dai capanni, postazioni di tiro camuffate tra i cannetti in mezzo all'acqua dove i cacciatori si nascondono per sparare agli animali. (Chi controlla a cosa sparano?)
La Regione Veneto ha cancellato l’oasi naturale del Basso Garda lungo la riva e ha riaperto la caccia da postazione fissa (capanni) nel territorio dei comuni di Lazise e Bardolino: uno degli esiti del Piano faunistico venatorio approvato da Venezia il primo febbraio scorso, che ha recepito le proposte del Piano provinciale già approvato a Verona nel novembre del 2003. Una delibera che ha fatto insorgere gli ambientalisti. Legambiente e Lipu (la lega per la protezione degli uccelli), hanno contestato duramente la scelta fatta e dissotterrano l’ascia di guerra lanciando un grido di allarme sull’ecosistema lacustre. «Con il piano venatorio», rileva Michele Bertucco prensidente di Lagambiente Veneto, «si è aperta la caccia sul lungolago da Lazise a Garda. Così, passeggiando, in ottobre si potranno incontrare i pallini dei cacciatori in luoghi dove abitualmente turisti e visitatori si recano per passare la domenica». E il delegato della Lipu per il Veneto, Francesco di Grazia, aveva fatto notare che: «È stata messa in atto un’operazione truffaldina fatta calcolando fra le aree protette ben novemila, se non di più, ettari di superficie acquea, solo quella a cinquecento metri fuori dalla riva, come oasi e superficie agro silvo pastorale, al solo scopo di liberare dal vincolo di protezione aree del monte Baldo e della terraferma da destinare alla caccia. Il fatto è che si è omesso di includere le zone di lago naturalisticamente più importanti e vincolate dalla Unione Europea in Zps, le cosiddette zone a protezione speciale, come le aree del basso Garda. È un’operazione portata a termine al solo scopo di non scontentare una ventina di cacciatori che si dilettano a cacciare da capanno le anatre. E guarda caso si tratta di cacciatori che appartengono soprattutto all’associazione Cacciatori veneti guidati da Arzenton che, a Bardolino, tra i suoi adepti conta anche il consigliere comunale di minoranza Walter Calicante, che si è fatto a sua volta promotore dell’operazione».
TEMPO STRETTO
6 DICEMBRE 2010
Polizia di Stato blocca corsa clandestina. Cinque i denunciati
Sequestrati i due cavalli che sono stati affidati ai veterinari dell'Asp 5. Gli animali erano stati dopati
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Messina - Un appuntamento fisso della domenica mattina. Una tradizione dura da sradicare, ma da elinminare se si vuole porre fine alle corse clandestine di cavalli. Perchè oltre al giro di scommesse clandestine che si genera attorno a queste competizioni illegali, ci sono i cavalli che vengono dopati fino a sfiacchire per assicurarsi la vittoria. Corse clandestine che superano anche i cofnini della città con veri e propri derby tra altre scuderie siciliane.
Ieri mattina però la Polizia di Stato è riuscita a bloccare la corsa ancor prima che iniziasse. Alle 4 di mattina è cominciato il servizio di appostamento degli agenti della Polizia di Stato. Cinque le persone denunciate. I due fantini, i due proprietari dei cavalli che ieri dovevano correre e uno degli organizzatori della corsa. Oltre trenta i poliziotti che sono stati impiegati dalla Questura quest’operazione che ha comportato un notevole impegno e una sinergica collaborazione tra gli agenti della varie sezioni Squadra Mobile, Commissariato Nord e Ufficio prevenzione generale hanno infatti messo a disposizione i migliori agenti per bloccare la corsa calndestina in rpogramma in via Consolare Pompea.I poliziotti sono intervenuti pochi istanti prima dell’effettivo avvio della corsa che si svolge in pochi minuti. Gli agenti hanno seguito tutte le fasi preparative cercando di individuare anche gli stratagemmi messi in atto dai partecipanti per depistare l’eventuale presenza di forze dell’ordine. Ma i trucchi ieri mattina non hanno funzionato. I poliziotti hanno bloccato la gara e hanno consentito ai cavalli sotto doping di percorrere un bel tratto di strada nella zona ex Pirelli sottostante la consolare Pompea per smaltire l’effetto dei farmaci dopanti che erano stati somministrati agli animali prima della gara clandestina. Subito dopo i cavalli sono stati affidati ai veterinari dell’Asl. La perquisizione nelle stalle di appartenenza delle bestie ha permesso di ritrovare 8 fiale di farmaci dopanti che sono state sequestrate. I cinque ne denunciati rispondono di organizzazione di corse clandestine, attentato alla sicurezza dei trasporti e maltrattamento di animali.
GEA PRESS
6 DICEMBRE 2010
Messina – corse clandestine di cavalli
Intervento della Polizia. Ecco dove si svolgono le corse (video).
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Per capire dove si fanno le corse di cavalli a Messina, basta guardare le grandi arterie che dai quartieri che si insinuano tra le colline sopra la città, conducono al centro urbano. Bordonaro, Camaro e soprattutto viale Giostra che dai quartiere di San Michele, proprio sotto i piloni dell’autostrada Palermo-Messina, conduce fino ai traghetti per la Calabria. Un tempo c’erano i torrenti, oggi ci sono gli stradoni che li hanno seppelliti e l’edilizia popolare periferica.Le stalle, spesso, dentro i box per auto. Proprio in viale Giostra, nella parte alta tra San Michele e via Palermo, sono molto comuni. D’inverno, quando il traffico è più ridotto, le corse si fanno anche lungo la litoranea. Via Consolare Pompea, che da Messina conduce ai laghi di Ganzirri e capo Peloro.La gravità del fenomeno è talmente vasta che gli organizzatori delle corse non esitano a mettere i loro filmati su You tube. Centinaia di scooter strombazzanti seguono i calessi lanciati alla corsa. A volte in pieno giorno, come le corse a Bordonaro, Camaro, Giostra o Santissima Annunziata. Altre volte di notte o alle primissime ore dell’alba, soprattutto lungo la litoranea.Ed è appunto lungo la litoranea, ovvero via Consolare Pompea, che ieri all’alba è intervenuta la Polizia di Stato ad interrompere una corsa a due calessi all’altezza della località Pace, più o meno a metà strada tra il centro di Messina e Capo Peloro. La Polizia sapeva evidentemente della corsa tanto che gli agenti si erano appostati fin dalle quattro del mattino. Hanno potuto così osservare le precauzioni prese dagli organizzatori per evitare di essere intercettati dalle Forze dell’Ordine. Cinque persone denunciate tra cui i due fantini e due proprietari di cavalli. I calessi sono stati scortati dalle volanti della Squadra Mobile fino alle stalle abusive, dove sono soste rinvenute anche sostanti dopanti.
Vedi video corsa clandestina cavalli in via Giostra:
http://www.geapress.org/zoomafia/messina-%E2%80%93-corse-clandestine-di-cavalli/9274
SICILIA ONLINE
6 DICEMBRE 2010
MESSINA: CORSA CLANDESTINA DI CAVALLI, 5 DENUNCE
MESSINA - Interrotta dalla polizia una corsa clandestina di cavalli che si stava svolgendo sulla via Consolare Pompea, a Messina. Denunciate cinque persone, tra cui due fantini e due proprietari di cavalli. Le ipotesi di reato contestate sono di attentato alla sicurezza dei trasporti, maltrattamento di animali e organizzazione di corse clandestine. Inoltre, gli agenti hanno sequestrato due cavalli. In alcune stalle perquisite dagli agenti sono state trovate sostanze dopanti. Sui luoghi della gara e' intervenuto personale veterinario dell'Asl che ha proceduto a prelevare campioni di sangue dagli animali per verificare eventuali tracce di sostanze dopanti.
JULIE NEWS
6 DICEMBRE 2010
Criminalita', aumentano gli animali messi a guardia di affari loschi
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Fabio Iacolare
Cresce purtroppo in Italia il traffico di animali protetti, e anche per l’utilizzo degli uomini che ne fanno di questi animali, come il caso dell’esemplare di pitone bianco messo a guardia della base logistica scoperta oggi a Caserta, non è l’unico caso, ma uno dei tanti, di animali messi a guardia come strumento di difesa e di intimidazione per le vittime. Un altro pitone fu rinvenuto nell’agosto scorso in un caso analogo, che era stato messo a protezione di 200 grammi di cocaina purissima, per rendere inoffensivo il pitone però in quel caso gli è bastato lasciarlo mangiare tranquillamente un pollo intero da un chilo, si nota infatti che per aumentare l’aggressività degli animali, li lasciano in pessime condizioni e senza cibo per giorni interni. Altro caso di animali costretti ignaramente la loro volontà, il ritrovamento di un coccodrillo, utilizzato da un boss della camorra per intimorire chi non pagava il pizzo. L’animale, un esemplare di un metro e settanta di lunghezza e 40 chili di peso era nel terrazzo della villa del boss. Nel 2008 invece a Roma i carabinieri scoprirono quattro pitbull ed un centinaio di serpenti di varie specie, a protezione di un carico di circa 10 kg di hashish e un centinaio di dosi di cocaina in una insospettabile villa del quartiere romano Eur. Prima che i carabinieri riuscissero a recuperare il carico di droga, ci volle l’intervento di personale specializzato per neutralizzare la speciale guardia predisposta dai trafficanti. Nel 2005, sempre a Roma, un carico di droga era nascosto in un seminterrato, fin qui tutto bene, se non fosse che la droga era in sacchetti posti sul fondo di una vasca piena zeppa di piranha, lasciati da giorni senza nutrimento. Oltre all’esercito dei piranha, nella stanza furono ritrovati sparsi per la stanza, serpenti, pappagalli ed altri animali esotici, arrivati illegalmente in Italia. In quel periodo fu richiesta l’aiuto della Guardia Forestale per trovare una sistemazione adeguata a tutti gli animali trovati. I Serpenti purtroppo sono i più utilizzati per questo tipo di attività criminosa, infatti sono state decine i ritrovamenti di pitoni in tutta Italia, come per esempio a Giffuni Valle Piana, ritrovati 6 pitoni sempre facendo la guardia a droga, o anche a Seano, in provincia di Pistoia, dove in un rettilario erano nascosti 2 kg di eroina. Non solo cani e serpenti, ma anche altri animali sono stati utilizzati dai malviventi per le loro attività criminose, basti pensare al leone “Simba”, ritrovato a Napoli nel 1998 nel giardino dell’abitazione di Raffaele Brancaccio, boss della camorra, e nel 1996 infine, quando la polizia sequestrò un Leopardo rinchiuso nella villa di Vincenzo Mozzarella.
TARGATO CN
6 DICEMBRE 2010
Somministra sostanze proibite ad un vitello, allevatore cuneese a processo
L'animale, sottoposto a controllo casuale al mercato del capoluogo, in seguito fu venduto e macellato a Genova
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Camilla Pallavicino
Cuneo - Si è svolto al tribunale di Cuneo il processo a carico di M.G., allevatore cuneese, accusato di aver somministrato una sostanza proibita, il prednisolone, ad una sua vitella successivamente venduta, macellata e messa in commercio da un macellaio di Chiavari. I fatti risalgono al 3 agosto del 2009, quando al mercato del bestiame di Cuneo, l'allevatore M.G., vendette l'animale al macellaio ligure con il quale aveva precedentemente pattuito la vendita. Al mercato l'animale fu sottoposto ad un prelievo di urina da parte dei veterinari della Asl CN 1, in base ad un campionamento casuale sulle bestie presenti quel giorno nell'area mercatale. L'allevatore, come risulta dal verbale preliminare, non era presente al momento del prelievo; un fatto che può capitare vista la confusione di gente in quelle ore di vendite e acquisti. M.G. firmò quel verbale più tardi, quando ritornò vicino ai suoi due capi in vendita; "Non aveva sollevato alcuna questione - ha riferito in aula il veterinario che aveva personalmente eseguito il prelievo - poiché disse che si sentiva tranquillo in merito all'esito delle analisi sui campioni acquisiti". La bestia fu quindi trasferita presso il negozio di Chiavari dove venne macellata e venduta. Dopo alcuni giorni però, le analisi effettuate dall'Istituto zooprofilattico di Cuneo dimostrarono che alla vitella era stata somministrata un'elevata dose di corticosteroide (circa 8,4 mg/l ) vietato dalla legge. L'intero allevamento venne posto sotto sequestro ma l'animale venduto a Chiavari era intanto già stato posto al consumo. Il veterinario che ha testimoniato questa mattina in aula, ha dichiarato che piccole tracce di questo tipo di sostanze estrogene possono essere rilevate quando l'animale è sotto stress, mai però in quantità così rilevanti. La difesa dell'allevatore ha più volte ribattuto sul fatto che M.G. non era presente al momento del prelievo e che potrebbe esserci stato uno scambio di animale o di prelievo da parte dei veterinari. A prescindere però da quello che sarà l'esito del processo, appare chiaro che la legge che regolamenta la materia relativa alla somministrazione di sostanze proibite agli animali destinati al consumo, mostra delle evidenti lacune laddove consente i controlli sullo stato di salute degli animali, ma non impone all'acquirente un periodo di fermo, necessario all' espletamento delle analisi di laboratorio, prima che le bestie vengano macellate e destinate alla vendita al pubblico. Il processo è stato intanto rinviato al 31 gennaio per ascoltare altri testimoni e consulenti di parte.
GEA PRESS
6 DICEMBRE 2010
Continua la guerra alla Colomba della pace
Anche nel mese di novembre scorso gli attacchi sono stati pesanti.
Enna – Spara con una carabina dalla finestra di casa per allontanare i piccioni che lo infastidiscono, ma colpisce la casa del dirimpettaio. L’uomo e stato denunciato per danneggiamento e spari in luogo abitato.
Castrocaro Terme (FC) – 11 novembre: Da del cibo ai piccioni ed è multato per 50 euro. Colto in flagrante mente rifocillava i piccioni I.V. 78enne si rifiuta di pagare la contravvenzione.
“Il piccione è un granivoro con un’aspettativa di vita di 15-20 anni” ha dichiarato ” Da quasi 4 lustri non si riproduce a causa delle taccole reclutate dal Comune. Le taccole si cibano delle uova di piccione precludendone la riproduzione. Negli altri paesi dell’Europa i piccioni vengono nutriti e non lasciati morire di fame”. A Castrocaro è in vigore un’ordinanza che vieta l’alimentazione dei piccioni.
Fermo – 13 novembre: Viveva senza acqua, con 130 piccioni ed un gatto morto. Almeno 20 centimetri di escrementi sul pavimento del suo appartamento in pieno centro. G.S. giovane disoccupato è stato ricoverato per un trattamento sanitario obbligatorio, l’appartamento sgomberato, ma che fine hanno fatto i piccioni?
Lecce – 21 novembre: Il comitato popolare leccese dichiara i piccioni pericolosi e chiede al Sindaco di ridurli. Il Presidente del Comitato suggerisce falchi, dissuasori, definisce il piccione “animale molesto per eccellenza” ed elenca 60 malattie, alcune delle quali mortali, e tutte contagiose che trasmetterebbero! Dichiarazioni che potrebbero scatenare terrore, panico e… disinformazione.Perugia – 23 novembre: La leader del Movimento per Perugia, Carla Spagnoli, lamenta il fatto che siano stati stanziati 7mila500 euro per contare i piccioni.Trento – 28 novembre: Arrivano i falchi per scacciare i piccioni dal cimitero. A lamentarsi la Lista Civica Morandini: “il luogo sacro sta diventando una piccionaia!” .
Montecorsaro (MC) – 30 novembre: Alla frazione Selve un cacciatore è stato sorpreso a sparare ai piccioni torraioli, ne aveva già uccisi sei. Fucili, munizioni e colombi sono stati sequestrati. Il cacciatore, recidivo, è stato segnalato all’Autorità giudiziaria.
IVG
6 DICEMBRE 2010
Si rifiuta di restituire il cane al vero padrone: la storia di Pilù si risolve in Tribunale
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Savona. Un cagnolino che sembra essere stato smarrito, un signore che decide di portarselo a casa e il legittimo proprietario che, ritrovato l’animale, lo chiede indietro ma vede il nuovo padrone rifiutarsi di accogliere la richiesta. Sono questi, in sintesi, gli “ingredienti” della storia di Pilù, un piccolo meticcio, che si è ritrovato al centro di una disputa che si è dovuta risolvere in Tribunale, prima davanti ad un giudice di pace e successivamente, visto che la sentenza è stata impugnata dall’imputato, addirittura con un processo penale. Alla fine il cane è tornato tra le braccia del suo padrone “legittimo” (nella foto) che non ha mai voluto rinunciare a lui.La storia, che stamattina è finita davanti al giudice monocratico Francesco Meloni, era iniziata nell’agosto 2005 quando il signor Livio B. aveva smarrito a Pontinvrea il suo cagnolino. L’animale era stato trovato in paese da un residente del comune dell’entroterra savonese che aveva pensato di affidarlo alle cure di un suo amico, Serafino C., che in casa aveva già altri animali. Pilù era stato così “adottato” da una nuova famiglia. Nel frattempo però il suo padrone non aveva smesso di cercarlo, così era venuto a sapere che il suo cagnolino lo aveva il signor Serafino C. e lo aveva contattato per riaverlo indietro. Ma il nuovo padrone si era rifiutato di restituire Pilù sostenendo che l’animale fosse suo.Il signor Livio però non rinuncia a riavere indietro il suo cane e così denuncia l’accaduto ai carabinieri. Si arriva così a disporre il sequestro dell’animale, al quale nel frattempo il signor Serafino aveva fatto inserire il “microchip” a nome di sua mamma, che viene consegnato, nel febbraio 2006, in qualità di “custode giudiziario”, di nuovo al suo legittimo proprietario. La battaglia per la custodia di Pilù intanto finisce davanti al Giudice di Pace di Varazze.Sulla base di numerose testimonianze, nel 2009, il giudice dà ragione al signor Livio B., assistito dall’avvocato Andrea Argenta, e condanna Serafino C. al pagamento di una multa di 1200 euro per “appropriazione di cosa smarrita”, oltre ad un risarcimento di 1000 euro alla parte offesa.La querelle sembrava chiusa ma Serafino C. decide di impugnare la sentenza del giudice e ricorre in appello. La battaglia per la custodia del cagnolino arriva così in Tribunale a Savona dove, oggi, il giudice ha confermato la sentenza di primo grado. Pilù potrà quindi continuare a dormire sonni tranquilli vicino al suo “vero” padrone.
ANMVI OGGI
6 DICEMBRE 2010
TRAFFICO DI CUCCIOLI, SANZIONI IN VIGORE
La Legge 4 novembre 2010, n. 201 (Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987, nonche' norme di adeguamento dell'ordinamento interno) è entrata in vigore il 4 dicembre 2010.Modificato il Codice penale con l'inasprimento delle pene per l'uccisione (reclusione da quattro mesi a due anni) e il maltrattamento di animali (punibile con la reclusione innalzata da tre a diciotto mesi o con la multa innalzata da 5.000 a 30.000 euro).Introdotta una nuova fattispecie di reato penale: il traffico illecito di animali da compagnia, punito con la reclusione da tre mesi a un anno e con la multa da euro 3.000 a euro 15.000. Per "traffico illecito di animali da compagnia" si intende un'attività svolta " al fine di procurare a se' o ad altri un profitto,
reiteratamente o tramite attivita' organizzate" che ha per oggetto l'introduzione nel territorio nazionale animali da compagnia " privi di sistemi per l'identificazione individuale e delle necessarie certificazioni sanitarie e non muniti, ove richiesto, di passaporto individuale".Perseguibile anche l' introduzione illecita di animali da compagnia: chiunque introduce nel territorio nazionale animali da compagnia privi di sistemi per l'identificazione individuale o in violazione dei requisiti previsti dalla legislazione vigente, e' soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 100 a euro 1.000 per ogni animale introdotto. Sono previste sanzioni amministrative accessorie per il trasportatore o il titolare di un'azienda commerciale che commette reiterazione di introduzione illecita.
IL GIORNALE
6 DICEMBRE 2010
Un regalo agli animali: non regalateli
L’avvertimento dell’Aidaa: il 40% dei cani "pacco dono" per le feste viene subito dopo abbandonato per strada. I figli piccoli spesso trattano gli animali come i loro giocattoli
OSCAR GRAZIOLI
Il Natale incombe e questi, che avanzano, sono giorni felici soprattutto per i bambini che aspettano con ansia i regali da tempo sospirati. Qualche decina d'anni fa, quando ero bambino io, non si poteva sapere che cosa avrebbe portato Babbo Natale o se la Befana avrebbe riempito la calza di carbone dolce da mangiare o di quello da mettere nella stufa per accendere il fuoco. Dipendeva molto, dicevano i genitori, da quanto eravamo stati buoni. Oggi vedo che i bambini non si fanno molti scrupoli di chiedere in anticipo ciò che desiderano. Meglio così quando le richieste non sono esorbitanti, anche se viene a mancare un po' il gusto sottile della sorpresa.
Quel che è più importante, per i genitori assennati, è non farsi mettere in corner dalle pressioni di bambini che chiedono insistentemente un cane, un gatto o altri animali, specie se Carletto è molto volubile, si stanca subito dei giochi che, dopo pochi giorni, lascia abbandonati in qualche angolo della stanza a prendere polvere, mentre strilla per averne altri e subito. In questi casi il mio ricordo va a qualche giorno dopo la Befana, quando, in visita a un cliente, vidi una tartarughina d'acqua dimenticata nel sottovaso di una pianta, fuori della finestra, con un dito d'acqua mezzo congelata, le palpebre gonfie per la carenza di vitamine e le bolle tipiche della polmonite che uscivano dal naso. Giaceva lì, perché la bambina, che aveva fatto fuoco e fiamme per averla, si era stancata già i primi giorni dell'anno. Sporcava e bisognava cambiarle l'acqua, aveva fame e bisognava darle da mangiare, aveva freddo e bisognava alzare il termostato…Insomma troppi impegni. Finì a casa mia per qualche giorno di cura e oggi troneggia nell'acquario dalle cui mani prende volentieri il cibo. È proprio di questi giorni un comunicato stampa dell'Aidaa che invita a non regalare animali per le feste natalizie. In particolare sono i cani quelli a maggiore rischio. Il 40% di loro, c'informa l'associazione di Lorenzo Croce, è un potenziale candidato a divenire ospite di uno dei mille canili della penisola già dopo alcuni mesi dall'acquisto, spesso in concomitanza con il primo periodo di vacanza. Il business alimentato dalla vendita di animali, durante le feste di natale, alimenta un giro d'affari stimabile in 110 milioni di euro, per un totale di 350.000 animali venduti. Naturalmente, di fronte a una torta simile, anche se recentemente il governo ha inasprito le pene fino al carcere, è ovvio che l'appetito di chi importa illegalmente cani dall'Europa dell'est, si sviluppa vorace e moltissimi cuccioli affrontano i viaggi della morte, stipati a centinaia su camion che provengono dall'Ungheria, dalla repubblica Ceca e dalla Polonia. Quelli che arrivano vivi, imbottiti di farmaci, spesso trovano la malattia o la morte, dopo pochi giorni che sono stati acquistati in negozi o sedicenti allevamenti. La regola prima dunque è quella di non regalare animali di nessuna specie come fossero pacchi di Natale da scartare sotto l'albero, a meno che non ci sia già stata una richiesta consapevole e non vi sia dunque un serio convincimento, da parte di chi riceve il dono, sul fatto che dentro quel "peluche" ci sono un cuore e un'anima che non scompaiono una volta esaurite le note di White Christmas.
CORRIERE DELLA SERA
6 DICEMBRE 2010
Gli animalisti: adottate nei canili quelli rimasti senza padroni
Non comprate cuccioli come regalo di Natale: «Abbandonati 4 su 10»
A dicembre si vendono 350 mila tra cani e gatti
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Margherita D'Amico
Non si può dire che le festività umane portino letizia agli animali. Ferve l'attività nei mattatoi, e anche l'idea di un cucciolo in regalo nasconde parecchie insidie. Per dissuadere dall'acquisto nei negozi e invitando piuttosto alle adozioni presso canili e gattili, l'Aidaa (Associazione italiana a difesa di animali e ambiente) ha lanciato ieri un appello, ricordando l'enorme numero di abbandoni dei cuccioli comperati sotto Natale (150mila cani e 250mila gatti): dopo qualche mese il 40% di questi si ritrova senza un padrone. Ma sono più d'una le ragioni per cui si chiede di evitare l'acquisto negli esercizi commerciali.
ANIMALI IN VETRINA - Anzitutto, l'animale in vetrina viene di solito importato da qualche paese dell'Est. Lì si alleva spregiudicatamente e in economia, sono frequenti le consanguineità che causano tare fisiche e caratteriali. I cuccioli sono sottratti alle madri troppo presto, con serie conseguenze comportamentali. Vengono sottoposti a viaggi spaventosi; raggruppati nei camion passano una prima selezione innaturale. Molti, infatti, così muoiono. Altri, si ammalano una volta acquistati. Altri ancora sono sofferenti, manifestano disturbi psichici difficili da gestire, soprattutto per proprietari inesperti. Se il cane è di taglia piccola, una volta cresciuto finisce sul marciapiede dopo aver rovinato qualche divano. Se è grande, robusto, di temperamento, può accadere che prima di finire male combini guai peggiori. Tutte le più serie associazioni animaliste, le gattare, i volontari, i responsabili di rifugi, da sempre, ripetono come un mantra quanto è davvero necessario: la sterilizzazione. Abbattere i costi degli interventi e limitare le nascite, anche nel privato. Il desiderio di maternità o paternità che tanto spesso viene attribuito al cane di casa è una proiezione tutta nostra, capace di produrre danni a catena. Nel vivere con noi, nei nostri appartamenti, non esiste più lo stato naturale, solo una sessione programmata. Il gatto, non vedrà i figli crescere e andare all'università: non gliene importa nulla. Mentre noi avremo il problema di sistemarli, senza mai poter davvero garantire per loro. Un animale è un essere vivente, non un giocattolino. ALLEVAMENTI - Un capitolo a parte, meritano gli allevamenti. Parliamo di commercio, di notevolissimi interessi. Non esiste un limite al numero di cani e gatti che vengono «prodotti» ogni anno, e messi in commercio. Inoltre, non tutti verranno bene: c'è un inevitabile numero di esemplari meno belli, meno sani. Questo è un punto dolente. Bisogna comunque distinguere. Esistono attività ufficialmente riconosciute e regolamentate, e un vastissimo e indistinto fai-da-te. Gente che alleva e vende in casa, tenendo e sfruttando animali in condizioni inimmaginabili. Del resto, basta guardare la quantità di annunci: l'offerta è strabiliante. Sacrosanto, dunque, non comprare cuccioli nei negozi. Ma per combattere sul serio il grave fenomeno di randagismo e degli abbandoni bisogna sterilizzare, e necessariamente puntare su una normativa che inizi a porre limiti alle nascite.
ALTA LEX
6 DICEMBRE 2010
Ratificata la Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia
Legge 04.11.2010 n° 201 , G.U. 03.12.2010
Chiunque, al fine di procurare a se' o ad altri un profitto, reiteratamente o tramite attivita' organizzate, introduce nel territorio nazionale animali da compagnia privi di sistemi per l'identificazione individuale e delle necessarie certificazioni sanitarie e non muniti, ove richiesto, di passaporto individuale, e' punito con la reclusione da tre mesi a un anno e con la multa da euro 3.000 a euro 15.000.
Lo prevede la Legge 4 novembre 2010, n. 201 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale 3 dicembre 2010, n. 283) che ratifica la Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987.La stessa pena si applica anche a chi, al fine di procurare a se' o ad altri un profitto, trasporta, cede o riceve a qualunque titolo animali da compagnia ed è aumentata se gli animali hanno un'età accertata inferiore a dodici settimane o se provengono da zone sottoposte a misure restrittive di polizia veterinaria adottate per contrastare la diffusione di malattie trasmissibili proprie della specie.Nel caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti e' sempre ordinata la confisca dell'animale, salvo che appartenga a persona estranea al reato. E' altresi' disposta la sospensione da tre mesi a tre anni dell'attivita' di trasporto, di commercio o di allevamento degli animali se la sentenza di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti e' pronunciata nei confronti di chi svolge le predette attivita'. In caso di recidiva e' disposta l'interdizione dall'esercizio delle attivita' medesime.Gli animali oggetto di provvedimento di sequestro o di confisca sono affidati alle associazioni o agli enti indicati nel decreto del Ministro della salute.(Altalex, 6 dicembre 2010)
IL GIORNALE
6 DICEMBRE 2010
Legge in vigore Pene più pesanti per i trafficanti di cuccioli
È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il ddl di ratifica della Convenzione Europea sulla protezione degli animali da compagnia. Lo annuncia il sottosegretario alla Salute Francesca Martini, nel sottolineare che si tratta di «un passo in avanti; è ora necessario - afferma - promuovere un cambiamento culturale che veda la relazione uomo-animale come “indice di civiltà“».
In vigore quindi pene più aspre per chi maltratta e uccide gli animali, sottolinea la Lega Antivivisezione nel precisare che per tali reati la previsione della reclusione passa «da tre a diciotto mesi» a «da quattro mesi a due anni» nel caso dell’uccisione, da «tre mesi a un anno» a «da tre a diciotto mesi», la previsione della multa passa invece «da 3000 a 15000 euro» a «da 5.000 a 30.000 euro». La legge dà anche, a giudizio degli animalisti, «un importante un giro di vite» contro i trafficanti di cuccioli, grazie al nuovo reato “Traffico illecito di animali da compagnia“. Il nuovo reato, commenta la Lav, «rappresenta uno strumento decisamente importante per reprimere efficacemente un mercato illegale da 300 milioni di euro, giocato sulla pelle di animali importati illegalmente, spesso cuccioli e sottoposti a viaggi che possono durare anche 11 ore» dice Ilaria Innocenti, responsabile Lav, settore cani e gatti.
IL PICCOLO TRIESTE
6 DICEMBRE 2010
Cinghiale ucciso
Desideriamo complimentarci per l'ultimo episodio di violenza ai danni di un inerme cinghiale e per farlo ci basteranno solo un paio di minuti, molto meno di quanto l'animale ha dovuto impiegare per morire in una insensata agonia. Qualche giorno fa una strada della nostra città è stata trasformata in uno scenario mozzafiato degno di un western d'annata. Protagonisti un pronto poliziotto ambientale dal grilletto facile e un ignaro cinghiale del vicino bosco di Capofonte, che stava grufolando pacificamente attirato dai prelibati alberi da frutto e che era già piuttosto conosciuto dagli abitanti della zona per l'indole mansueta e socievole. Se certamente qualcuno può forse sobbalzare alla vista di un grosso cinghiale spintosi così al di fuori del suo mondo in cerca di cibo, e rammaricarsi dello spazio rubato dagli insediamenti umani alla fauna selvatica, può rimanere molto più impaurito, offeso e scandalizzato davanti ad un essere umano che imbraccia un fucile in mezzo alla strada e lo utilizza con discutibile mira e dubbia professionalità. I bellissimi film di Sergio Leone ci appassionano certamente con le loro suggestioni ed emozioni che preferiamo vivere attraverso lo schermo di un televisore con la consapevolezza della loro finzione. Mai ci sogneremmo di credere che emulandone i personaggi la nostra specie possa trarne beneficio. Ricordiamo ancora una volta che il rispetto di ogni forma di vita è la base di una coscienza civile e progredita, di una sensibilità culturale che ci rende esseri più umani e che vorremmo appartenesse almeno all'intera città. Se poi facciamo riferimento alla sicurezza e alla salute delle persone, incontriamo una certa difficoltà ad associarle alle armi da fuoco nei pressi dei centri abitati. Auspichiamo quindi, dopo questa nuova e triste vicenda di insensata violenza, che in futuro vengano adottati dei provvedimenti di maggiore cautela per allontanare gli animali a cui è stato sottratto lo spazio vitale, con l'obiettivo di preservare proprio la salute e l'incolumità anche dei pacifici cittadini. Il contatto con la natura ci offre sempre degli spunti altamente educativi. Un'inutile uccisione corredata da interminabili minuti di agonia non ne fa sicuramente parte. Silvia Cossu Daniela Colarich Alessandra Basile Martina Piazzi
IL CENTRO
6 DICEMBRE 2010
Trovato un altro lupo morto per avvelenamento
Federico Cifani
CASTEL DI IERI (AQ). Aveva una densa bava bianca sulla bocca e il muso contratto in una smorfia di dolore. Così è morto uno splendido esemplare di lupo rinvenuto sul ciglio della Tiburtina Valeria nel tratto che attraversa la località Camerata, a pochi chilometri dal centro Subequano. Proprio la presenza della bava, la contrazione dei muscoli sono il probabile segnale di una orribile morte sopraggiunta per avvelenamento. Sul posto si sono recati gli ispettori della Forestale di Gagliano Aterno, Giambattista Pizzocchia e quello del posto fisso di Raiano, Attilio Colantoni . Poi una volta fatti i rilievi del caso, il corpo dell’animale è stato affidato agli uomini della Forestale nell’ufficio territoriale biodiversità di Popoli. Da qui sarà trasportato nell’istituto zooprofilattico di Teramo per gli accertamenti. Intanto si allunga la lista dei lupi rinvenuti morti nella zona. Proprio a ridosso di contrada Camerata, neanche quindici giorni fa, è stato rinvenuto un altro lupo. Anche in questo caso il corpo presentava sintomi riconducibili ad una morte per avvelenamento. Ancora prima nei pressi di Gagliano Aterno un altro esemplare di lupo adulto è stato soccorso dagli uomini della Forestale. Ma le sue condizioni non gli hanno consentito di arrivare vivo nell’ufficio territoriale per la biodiversità dove sarebbe stato sottoposto alle cure. In questo caso la morte dell’animale sarebbe avvenuta a causa delle ferite subite durante uno scontro con un cinghiale.
CITY
6 DICEMBRE 2010
“No ai grilli in gabbia alle Cascine”
Firenze - L’Ente Nazionale Protezione Animali si mobilita contro l’ipotesi che possa ritornare la tradizione dei grilli in gabbia alle Cascine. Per la Festa del Grillo, che si tiene a primavera, da tempo non ci sono più grilli veri in mostra, ma finti, di legno. Nel 1999 il Comune ha varato un regolamento sulla tutela degli animali, vietando di fatto la vendita dei grilli. Perciò, da allora, alla storica manifestazione folcloristica fiorentina, nella gabbietta vengono inserite solo riproduzioni dei piccoli animaletti. Adesso l’Enpa se la prende con Eugenio Giani, presidente del Consiglio comunale, reo di aver “rilanciato la proposta di reinserire la vendita di grilli ingabbiati - si dice in una nota - in occasione dell’omonima fiera delle Cascine”. Simone Porzio, però, non ci sta. “Firenze è una delle città europee - spiega il responsabile fiorentino dell’Enpa - più evolute nel campo della protezione degli animali”. Per questo ora gli animalisti si mobiliteranno “con ogni mezzo per impedire la modifica del regolamento comunale, a partire da una raccolta di firme rivolta anche ai bambini, dai sei anni in sù”.
MESSAGGERO VENETO PORDENONE
6 DICEMBRE 2010
Liberato un cucciolo di cane incastrato nella recinzione
Spilimbergo (PN) - Intervento dei vigili del fuoco del distaccamento di Spilimbergo, ieri mattina a Istrago, per il salvataggio di un animale domestico. Più che di salvataggio, si è trattato di togliere dai guai un dobermann giocherellone di circa 6 mesi: il cucciolo di cane, infatti, scorrazzando e curiosando per il giardino, ha finito per infilare la testa tra le sbarre del cancello di casa, senza riuscire più a disincastrarsi. Ci hanno pensato i pompieri, dilatando le barre metalliche e liberando così l’animale senza traumi.
LA GAZZETTA DI MODENA
6 DICEMBRE 2010
Mucca ritrovata a Passo del Lupo
SESTOLA (MO). A Passo del Lupo, a poco più di un chilometro dagli impianti di sci, è stata ritrovata ieri una mucca di razza grigio alpina sul ciglio della strada: smunta, probabilmente lontana dalla stalla da una decina di giorni. «La mucca è iscritta all’associazione degli allevatori - spiega un residente - ed è stato attraverso il microchip che siamo riusciti a risalire al proprietario». Grazie anche a un operatore del Consorzio Cimone, l’animale è stato restituito al proprietario, titolare di un agriturismo.
LA ZAMPA.IT
6 DICEMBRE 2010
Australia: due kookaburras albini salvati
Harry Kunz, un esperto di fauna selvatica, tiene fra le mani due esemplari di kookaburras albino blu estremamente rari. I due uccelli, di sei settimane di età, sono stati trovati nel in Queensland del nord, inzuppati d'acqua durante una forte tempesta, alla base di un albero da un allevatore di bovini.Il personale di un santuario a sud di Cairns si prende ora cura della coppia di uccelli, definendola "un miracolo mandato dal cielo".
FOTO
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=33053&tipo=FOTOGALLERY
ECOO
6 DICEMBRE 2010
Cucciolo di Panda allevato da ricercatori “mascherati”
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Quella che vi stiamo per raccontare è una storia di incredibile dolcezza: un cucciolo di panda, viene allevato da dei ricercatori mascherati esattamente come lui. Nella fotogallery potete ammirare questi uomini dalle fattezze “orsine” che si dilettano con la cura del piccolo panda. Gli esseri umani sono capaci delle peggiori atrocità ma, come potete dalle immagini, anche dei gesti più significativi di solidarietà. Visto che la mamma panda non può prendersi cura di lui, ci pensano i ricercatori a prepararlo al rientro in natura.
In realtà, scavando in fondo a questa vicenda, si scopre che i ricercatori del Centro Natura e Conservazione Wolong, in Cina, sono frequenti a questo genere di travestimenti per aiutare gli animali giovani a prepararsi all’impatto con la natura selvaggia. E a proteggerli dal loro brutto passato sfortunato.
Per il momento il primo esemplare accudito è un piccolo cucciolo nato da una madre prigioniera, nella riserva naturale di Wolong, il quale si prepara per una vita in natura. Se tutto va secondo i piani l’animale, che pesa poco più di 8 kg, sarà il primo di questi panda a tornare al suo habitat naturale. Il programma di allevamento ha alcuni metodi innovativi, che comprendono i DVD che mostra la fauna selvatica e alcuni esempi per crescere. Dieci panda nati al centro dopo il terremoto che ha colpito la zona di Wolong sono stati presi a Shanghai nel mese di gennaio per il World Expo. Intanto noi ci godiamo queste immagini: non sono un amore?
http://www.ecoo.it/articolo/cucciolo-di-panda-allevato-da-ricercatori-mascherati/9529/
LA STAMPA
6 DICEMBRE 2010
Gli animali sono assassini?
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a cura di Antonella Mariotti
L’attacco mortale di uno squalo a una turista nel Mar Rosso fa tornare la paura. Quando gli animali diventano pericolosi per l’uomo?
Nessun animale aggredisce l’uomo per ucciderlo senza motivo, ma lo affronta per paura di essere attaccato. Tutti gli animali selvatici, dall’orso al leone, squalo compreso, se possono evitano l’uomo: ne hanno timore e lo aggrediscono solo se costretti. La parola d’ordine, quindi, è rispetto e attenzione nei confronti degli animali non «domestici». Quali sono i più pericolosi? Non esistono specie più pericolose di altre: anche un cane può uccidere un uomo, mentre un orso, abituato a frequentare i paesi intorno al Parco nazionale d’Abruzzo, preferisce i pollai agli abitanti. Nel caso degli orsi, almeno in Italia, non sono documentate aggressioni negli ultimi 150 anni. Uno studio scandinavo riporta che in Svezia la penultima vittima risale a più un centinaio di anni fa: era un cacciatore di orsi, attaccato da un animale ferito, mentre l’ultima è del 2004: anche in questo caso, però, si trattava di un cacciatore. Come comportarsi durante un «faccia a faccia» con un animale selvatico e potenzialmente pericoloso? Quello che suggeriscono tutti gli etologi e gli esperti è la calma e la perfetta immobilità, che comunque presuppone un sangue freddo non comune. Walter Bonatti, famoso alpinista ed esploratore, ha raccontato in una recente intervista radiofonica che in Africa, durante la carica di un gruppo di elefanti, rimase immobile: si inginocchiò e gli animali passarono intorno a lui senza travolgerlo. Di sicuro mettersi a urlare e gridare è la reazione che stimola di più l’aggressività negli animali. In Italia sta crescendo il numero dei lupi sulle Alpi e sugli Appennini. Sono un rischio per l’uomo? Un esperto di lupi, Willy Reggioni, capo del progetto Life per la salvaguardia del lupo, ha spiegato: «E’ più facile che io venga investito da un Tir che venga aggredito da un lupo». Gli animali selvatici «nostrani», infatti, sono molto più schivi di quelli esotici: se sentono l’avvicinarsi dell’uomo nei boschi, fuggono, cercando di nascondere le loro tracce. Possono diventare aggressivi solo se sono coinvolti i loro cuccioli. Di solito è più pericolosa una femmina con i piccoli che un maschio. Quando il mare diventa un pericolo per la presenza degli squali? Raramente, secondo il Medsaf, che è uno dei grandi archivi sugli attacchi di squalo nel Mediterraneo insieme con l’International Shark Attack File (Isaf). Basandosi sui casi accertati, soltanto cinque o sei specie di squali devono essere considerate a rischio per gli esseri umani: in primo piano ci sono il grande squalo bianco, lo squalo tigre e lo squalo Leucas o Zambesi. Il numero di attacchi all’uomo è comunque molto basso: 50 o 60 all’anno in tutto il mondo e, spesso, si tratta di ferimenti e non di incidenti mortali. Da gennaio a oggi, invece, l’uomo ha ucciso milioni di esemplari di squali, spesso soltanto per il «finning», una tecnica di pesca che prevede il prelievo delle pinne, lasciando la carcassa dell’animale in balia del mare. E quando gli animali sono nei circhi, e quindi sono abituati all’uomo, perché si ribellano ai domatori? E’ il classico caso di una «ribellione» degli animali a una vita di segregazione. L’ultimo episodio in Ucraina e il video fece il giro del mondo: durante uno spettacolo circense un domatore fu attaccato da una coppia di leoni e con gli idranti gli animali furono allontanati. Le associazioni animaliste da anni si battono perché gli animali non siano più oggetto di maltrattamenti e segregazioni nei circhi. Il torero rischia la vita nella Corrida. Cosa istiga il toro al combattimento con l’uomo? Non è il colore rosso, ma l’agitarsi della «mantilla» a istigare il toro, con le ferite provocate dal picador e dai banderilleros. Il toro, ferito e sanguinante, viene affrontato dal torero e la fine dell’animale è scontata, ma non senza pericoli per il torero. Quasi tutti i toreros, infatti, sono colpiti dalle corna almeno una volta all'anno. Dei 125 toreri più famosi, 42 sono morti nell’arena, ma più di 3 mila tori muoiono nelle «plazas de toros» in Spagna in un anno. Il rischio sotto casa sono i cani. Perché un cane aggredisce? Vale più o meno la stessa regola: per difendersi. Ma a volte c’è di mezzo la mano dell’uomo. I cani che sono responsabili di aggressioni mortali sono di solito addestrati alla difesa e sono abituati alla guardia del territorio: spesso vivono nei giardini di ville in cui i proprietari hanno timore dei ladri e, per questo, li «educano» ad aggredire estranei. Un movimento «sbagliato», però, può indurli ad attaccare anche una persona di famiglia.
LA STAMPA
6 DICEMBRE 2010
Ma fanno più vittime le noci di cocco
MARIO TOZZI
Ci si meraviglia che qualcuno possa essere ancora vittima di un animale supposto feroce all’inizio del terzo millennio, ma poi non si perde occasione per gridare allo squalo assassino.
Con tutto il rispetto per chi ha perduto la vita in un modo orribile, bisogna però ribadire che non esiste alcuna perversione omicida in natura.E che nessuna categoria morale umana può essere chiamata in causa quando si parla di animali non umani. Gli squali degli oceani di tutto il mondo vengono oggi decimati da una guerra senza quartiere, condotta da uomini che non esitano a mutilarli delle pinne e ributtarli in mare ancora vivi, ma destinati a una morte atroce, solo per soddisfare la voglia di pietanze esotiche remunerative come l’oro. Sono animali antichissimi e predatori perfetti ormai però in via di estinzione anche a causa di una cattivissima fama non giustificata dai fatti. Ne «Lo squalo» (1975) il predatore è una specie di serial killer dotato di volontà omicida, quando sappiamo benissimo che nessuno squalo attaccherebbe un uomo adulto senza motivo. Nel Mar Rosso gli squali restano spesso imprigionati all’interno della barriera corallina con la bassa marea e lì possono ancora cercare di predare, lasciandosi attirare dalle gambe dei bagnanti di cui non percepiscono il resto del corpo. Il tutto è spesso aggravato da un fatto nuovo: le quantità di rifuti, spesso residui di cibo, che finiscono in certi tratti di mare e che fanno da pastura per pesci carnivori. Non esistono certo gli squali vegetariani del cartoon «Alla ricerca di Nemo», ma al mondo si registrano più vittime, ogni anno, a causa della caduta di noci di cocco che non per morso di pescecane (su un centinaio di presunti attacchi, solo una vittima, nel 2007, in tutto il Nordamerica, secondo International Shark Attack File). Eppure non risulta che si stia preparando un film dal titolo «La vendetta della noce di cocco», né che la gente si guardi bene dal prendersi un riposino sotto le palme. Non c’è niente da fare, il nostro bisogno del mostro da sconfiggere, dal drago o alla belva marina, è sempre in agguato, pronto a riproporsi a ogni occasione, pure se creata da noi.
LA ZAMPA.IT
6 DICEMBRE 2010
Celli "Squali, rari gli attacchi mortali. Non siamo noi le prede"
L'etologo: rischiano molto più loro per la pesca forsenanta
GIORDANO STABILE
Punto primo: non siamo davanti a un mostro, ma a un animale che agisce secondo le leggi di natura. Punto secondo: bisogna anche riflette su un certo animalismo buonista, che fa più danni che altro. Gli animali non sono tutti docili, da compagnia. I predatori sono pericolosi, anche per noi, ed è meglio starci alla larga. Perché fare il bagno se si sa che ci sono squali in giro?». Il professor Giorgio Celli, etologo, amante dei gatti, non ci sta alla psicosi da film Lo squalo che ha già portato a centinaia di disdette di vacanzieri diretti sul Mar Rosso. Ma un po’ di prudenza, sì.
Allora, secondo lei, nessun «mangiatore di uomini»?
«Pare che sia il primo attacco di quell’esemplare. Gli attacchi dei giorni scorsi erano dovuti ad altri, della stessa specie, ma non lo stesso individuo. Forse ci voleva un po’ più di prudenza nel riaprire le spiagge, fare un controllo in mare più accurato. Ma anche i bagnanti, in questi casi, dovrebbero riflettere prima di avventurarsi. I pericoli ci sono». L’allarme-squalo è particolare. Da dove viene questa paura per il «mostro»? «Gli squali non sono né buoni né cattivi. Agiscono secondo le leggi date loro dall’evoluzione. Se sono predatori, cacciano. Di sicuro non siamo noi la preda preferita. Gli uomini uccisi dagli squali sono pochissimi. Ci sono anni senza che ci sia nemmeno una vittima. Al contrario noi uccidiamo regolarmente settanta milioni di squali all’anno. Ma qui è lo squalo che morde l’uomo che fa notizia, non l’uomo che stermina lo squalo». Quali sono i più pericolosi? «Pare che quello di ieri fosse un longimanus, che raramente si avvicina alla riva e di solito si incontra in mare aperto e in profondità. È comunque abbastanza pericoloso, ma meno dello squalo bianco e dello squalo tigre. Poi vengono il martello, lo squalo bruno e la verdesca». Ammetterà che sono macchine straordinarie, fatte per uccidere. «Hanno un odorato fantastico, in grado di percepire piccole tracce di sangue anche a due chilometri di distanza. Per questo se un bagnante si ferisce, in acque frequentate dagli squali, è meglio che risalga a riva o sulla barca. Hanno anche una vista ottima, ci vedono nella penombra come i gatti, perché sono dotati di una sorta di pellicola proteica riflettente dietro la retina, proprio come i felini». E, come alcuni felini, possono trasformarsi in «mangiatori di uomini»? «Non ci sono casi documentati come per i grandi predatori terrestri. Penso a quelli raccontati dal grande ambientalista-cacciatore, non è un ossimoro, Edward James «Jim» Corbett. Amava la natura ed era un tiratore esperto. Ha abbattuto due tra i più famosi “mangiatori di uomini”: la Tigre di Champawat e il Leopardo di Panar, felini che avevano ucciso centinaia di esseri umani». L’uomo non è tra le prede abituali degli squali, allora perché a volte lo attaccano «Quando sono affamati scatta in loro una sorta di “bramosia del sangue”. Attaccano tutto. Nei loro stomaci sono stati ritrovati copertoni d’auto, latte d’olio, una volta un braccio di un uomo con tanto di anello al dito. Sembra che vicino alla zona dell’attacco di ieri siano state scaricate in mare carcasse di montoni, uccisi in gran quantità per la festa islamica del Sacrificio. Forse sono stati attirati dall’odore del sangue. E’ un’ipotesi. Come pure che la pesca indiscriminata abbia ridotto le loro prede naturali e li abbia spinti sempre più vicino a riva».
LA NUOVA SARDEGNA
6 DICEMBRE 2010
Un episodio raro e casuale
Valentina Landucci
LIVORN0. «Un episodio casuale da mettere in correlazione con le abitudini dell’uomo, come ogni volta che uno squalo attacca un bagnante o un surfista. Improbabile che possa verificarsi nelle nostre acque dove questi animali sono ormai pochissimi». Quella dello squalo assassino è solo una leggenda cinematografica per Fabrizio Serena, responsabile dell’area mare di Arpat, da anni a capo di un progetto di monitoraggio dei grandi pesci cartilaginei del Mediterraneo. «Attacchi come quello di Sharm El Sheik - spiega Serena - si verificano più frequentemente dove la presenza di squali è maggiore, come in Australia o in alcuni tratti di costa degli Stati Uniti». L’animale che ieri ha ucciso una turista tedesca era molto vicino alla spiaggia. «Gli squali si avvicinano per due ragioni - continua Serena - riproduttive o alimentari. In questo caso credo che l’animale abbia seguito un branco di pesci». Un’ipotesi da tempo allo studio da parte delle associazioni che si occupano della tutela di questa specie. «C’è chi azzarda la pesca illegale - spiega Serena Maso, responsabile del settore pesca di Marevivo - che avrebbe rarefatto le prede di questi giganti del mare e il numero stesso degli squali, ma per lo spostamento specifico di questi maxi-predatori a riva è un’ipotesi non testata». Secondo l’esponente di Marevivo «l’attacco mortale resta un episodio rarissimo» e come ogni attacco «rappresenta una reazione - precisa Serena - a qualche stimolo, soprattutto se l’animale in questione è un longimano, della famiglia dei carcarinidi: una delle specie più aggressive, insieme allo squalo bianco della famiglia dei lamnidi». Animali tanto aggressivi quanto preziosi: un’attrazione turistica che vale 200mila dollari l’anno secondo le stime della General Authority for Fish Resources Development. E anche per questo l’Egitto ne ha vietato la caccia, come ricorda l’oceanografo Giuseppe Notarbartolo di Sciara. Ogni giorno centinaia di carcarino longimano «sono obiettivi delle visite di un numero enorme di subacquei nel Mar Rosso - spiega Notarbartolo - e se si pensa a quanti turisti si bagnano in quelle acque ogni anno possiamo valutare che gli attacchi sono una vera rarità. Speriamo che questi episodi non scatenino spedizioni punitive esasperate». Anche perché non sono poche le specie protette tra gli squali «e non possiamo dare loro la colpa - afferma Serena - di essersi avvicinati alla costa: è il loro ambiente naturale». Ambiente che è l’uomo a invadere. «In caso di incontri ravvicinati - continua Serena - esistono regole note da tempo, come cercare di mettere le spalle al sicuro, cioè avvicinarsi a uno scoglio e evitare così che lo squalo giri intorno alla preda e possa sferrare il suo attacco. E’ chiaro che la regola migliore è valutare il nostro comportamento prima di scendere in acqua».
POUR FEMME
6 DICEMBRE 2010
Moda inverno 2011: Pellicce vere o sintetiche?
La pelliccia quest’anno è tornata sulle passerelle di moltissime griffe di moda internazionali, a dispetto delle numerosissime associazioni animaliste che da anni si battono contro lo scempio di esseri viventi compiuto da chi realizza pellicce e delle top model e star dello spettacolo che un tempo si mobilitavano contro le pellicce al grido di “Meglio nude che in pelliccia”. Eppure ora sono sempre meno a battersi per questa causa, mentre molti stilisti e alcune fashion victim ritornano a proporle e ad acquistarle. Scopriamone di più. Cosa è cambiato?
C’eravamo detti “mai più pellicce” ed invece le collezioni invernali di moltissimi stilisti hanno fatto tornare tra le loro creazioni questi capi molto discussi. Molti si sono dati alla pelliccia ecologica, tingendola di fucsia e blu, altri invece negli ultimi anni hanno deciso di re-introdurla a partire da colli, polsini e chiusure di cappotti.C’è da dire poi che con il calo delle vendite il prezzo degli inserti in pelliccia è sceso vertiginosamente rispetto a 15 anni fa, ed oggi si trovano a prezzi accessibili.Quest’anno la pelliccia torna protagonista assoluta, senza vergogna e a quanto pare la vanità femminile ha la meglio sulla sofferenza degli animali. Sceglierla sintetica sicuramente non diminuisce certo l’effetto glamour e risparmia molte crudeltà compiute sugli animali, ma ovviamente anche le pellicce ecologiche dovrebbero esserlo non solo di nome ma anche di fatto, visto che per realizzarle, spesso vengono utilizzati processi altamente inquinanti.
JULIE NEWS
6 DICEMBRE 2010
Le migrazioni degli animali in Africa minacciate da erba-killer
BRUXELLES - I gioielli delle riserve del Serengeti e del Masai Mara, che ospitano la più grande migrazione di animali del Pianeta, sono sotto attacco. A minacciare questi tesori della natura è un'erbaccia velenosa proveniente dall'America centrale, nota come Parthenium Hysterophorus. Se incontrollata, potrebbe mettere in pericolo la migrazione di animali, con lo spettacolo annuale del passaggio di un milione e mezzo di gnu, mezzo milione di gazzelle di Thomson e 200mila zebre. Gli ecosistemi del Serengeti e del Masai Mara ospitano circa 70 specie di grandi mammiferi e circa 500 diverse specie di uccelli, in habitat diversi che vanno dalle foreste fluviali, fino a paludi, boschi e praterie. "Sebbene questa erbaccia sembri del tutto benigna - spiega Arne Witt, ricercatore del Cabi Africa - pone probabilmente una delle minacce più serie ag li ecosistemi, già alle prese con il bracconaggio, il cambio di destinazione d'uso delle terre, malattie e incendi incontrollati. Dalla nostra ricerca emerge che le condizioni del Serengeti sono particolarmente favorevoli per questa pianta, quindi dobbiamo esserne molto preoccupati". Parthenium ha conquistato la sua notorietà in Australia, India ed Etiopia, dove è stata introdotta accidentalmente, con conseguenze disastrose. Quest'erbaccia, che può crescere in 4-6 settimane e può produrre fra i 10mila e i 25mila semi, produce sostanze chimiche che inibiscono lo sviluppo di altre piante. Questo significa che invade il pascolo naturale e può ridurre il foraggio disponibile, fino al 90% della quantità che gli animali sono abituati a trovare. Può ridurre la crescita di cereali come il sorgo fino al 97%. Oltre ad essere tossica per gli animali, la pianta pone problemi anche alla salute degli esseri umani, provocando dermatiti e problemi respiratori causati dal polline. "Se non parte subito un'azione per sradicarla, - afferma Geoffrey Howard, dell'Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) - non è irrealistico aspettarci, nella riserva del Masai Mara, una drastica riduzione nelle popolazioni degli animali selvatici a lungo termine, dal momento che il partenio, una specie invasiva, si diffonde rapidamente".
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NEXTME
6 DICEMBRE 2010
Così la scienza trasforma gli animali: dal cane fluorescente alla capra-ragno
Tatiana Barone
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La scienza ci ha abituati a tutto. Al fine del progresso, e dello sviluppo. Test su test, esperimenti su esperimenti, ma di solito sotto i ferri ci vanno gli animali, le cavie sono loro: spesso con scarsa sensibilità scientifica e, ancora più spesso, con l'obiettivo di migliorare il vivere sociale. Con l'intento di sopperire a quegli inganni che ogni tanto la vita ci nasconde. Così, NextMe.it, ha voluto offrirvi un'escalation delle 12 manipolazioni scientifiche più curiose nei confronti degli animali.
Libellula Hyperoxic gigante
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In una conferenza del 2010 al Geological Society of America, l’Arizona State University ha presentato uno studio in cui ha rilevato come le libellule cresciute in ambiente con una maggiore densità d’ossigeno rispetto alla media siano di dimensioni più grandi. La scoperta indica solamente un 15% di crescita, ma resta comunque molto interessante. Lo scopo dello studio era rilevare che un ambiente con una densità maggiore d’ossigeno (come era la Terra alla fine del Paleozoico) poteva avere un impatto diverso sulla crescita fisica degli animali. Dopotutto è vero che la maggior parte degli animali giganti, come ‘Il terrore degli uccelli’ e l’elefante dalle enomri dimensioni Ground Sloth, non sono più in mezzo a noi a spaventarci, e in merito alla ricerca dell'università statuinitense oggi è possibile ricondurre la scomparsa delle 'taglie giganti' proprio alla ridotta quantità di ossigeno nell’aria. Tuttavia, la crescita non può dirsi uguale per ogni specie, dal momento che gli scarafaggi hanno presentanto una crescita più notevole.
Ruppy, cucciolo transgenico illuminato
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Di questi tempi gli animali transgenici luminosi da laboratorio sembrano essere una moda. Un veloce elenco di specie a cui è stato impiantato il Dna di medusa luminosa comprende maiali, topi, scimmie rhesus, arvicole, ratti talpanudo, e uistiti. Ma Ruppy, il cucciolo transgenico illuminato, un beagle clonato che si illumina di rosso alla luce UV ha ottenuto l'ampia attenzione degli esperti.
Gli scienziati stanno osservando gli animali transgenici per vedere come i geni si tramandino da padre in figlio. E i ricercatori sono convinti che questo metodo di lavoro, a conti fatti, aiuterà a capire come le malattie passino da una generazione all’altra.
La Capra-ragno
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La stranezza degli animali transgenici non si ferma ai beagle florescenti, ma si estende anche al curioso ‘capra ragno’. L’animale non è, per fortuna, un ragno grande quanto una capra con pinze dalle dimensioni enormi, ma è semplicemente una capra, per molti aspetti, tranne che per il latte. Una capra il cui Dna è stato modificato per includere quello del ragno, infatti, fornisce un latte che può essere purificato, essiccato, in seta e filato. "Strano", direte. "Incredibilmente utile", rispondiamo. Perchè la seta di ragno, dopo tutto, è una sostanza affascinante, notoriamente forte e luminosa. Ma i ragni non sono facili da allevare e cosi come sono, di piccole dimensioni, non producono abbastanza seta perchè questa possa avere la sua utilità in una produzione d i larga scala. Le capre transgeniche, create da Randy Lewis presso l’Università del Wyoming, producono la metà di un grammo di seta per ogni litro di latte, ossia quanto producono un centinaio di ragni. Quindi non bisogna aver paura della capra ragno! Anzi, un giorno potrebbe essere la fautrice di un maglione o del cavo indistruttibile di un paracadute.
Il gatto con le protesi
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Per colpa di pericoli naturali o artificiali, gli animali spesso perdono gli arti. Il canguro Tozze, residente nel santuario del Canguro Internetional Society (Ohio), ha perso una zampa, ma grazie a Richard Nitsch e al veterinario David Anderson, ha ricevuto delle gambe artificiali innovative caratterizzate da una molla che imitano il naturale movimento delle gambe di un canguro. Recentemente, un gatto inglese domestico di nome Oscar, invece, ha perso entrambe le gambe posteriori in un incidente, rischiando così la soluzione del poco dignitoso carrello. Oscar è stato però protagonista di un rivoluzionario passo chirurgico, grazie al quale sono stati innestate nell'animale delle protesi di zampe , chiamate ‘exoprosthesis’.
Il coccodrillo smarrito
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A volte la scienza non lavora in laboratori sterili, con bicchieri, pipette e blocchi per appunti e provette, ma in natura, con del nastro isolante e un coccodrillo molto arrabiato. Nel sud della Florida, hanno problemi non solo con gli alligatori più comuni ma anche con i coccodrilli. C’è una popolazione di circa 2.000 coccodrilli e non sembra opportuno sparargli quando strisciano fuori dei canali, cosicchè i biologi americani hanno scoperto un metodo non letale per assicurare che i coccodrilli stiano lontani dalle abitazioni. Questi hanno un acuto senso dell’orientamento e anche se vengono catturati e portati lontano sanno ritornare indietro, ripercorrendo il percorso al contrario. Il loro senso dell’orientamento è il risultato di un sistema interno di navigazione magnetica e qui sta il trucco: l'uomo sa giocare coi magneti! Incollando dei magneti sulla testa di un coccodrillo con un nastro isolante per poi spostare i feroci rettili fuori dalle aree residenziali, alcuni ricercatori hanno infatti verificato che queste calamite disturbano l’orientamento del coccodrillo, impedendogli di ritrovare il proprio senso dell'orientamento.
Rinoceronti satellitari
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Dei chip GPS sono stati utilizzati per controllare per anni degli animali, specialmente quelli marini. Ma impiantare un GPS in un animale con il volto che assomiglia ad un'antenna è certamente più facile. I rinoceronti del Mafikeng Game Reserve, in sud Africa, sono una categoria ad alto rischio di estinzione: 20 esemplari sono stati uccisi quest’anno dai bracconieri che ne commercializzano le corna nell'ambito della medicina tradizionale cinese.
I rangers del Mafikeng Game Reserve hanno pertanto iniziato a monitorare da vicino gli animali con l’obbiettivo di scoraggiare i bracconieri. Forano il corno del rinoceronte nella parte morta (il corno è fatto di cheratina e non ha nervi, quindi la perforazione non provoca dolore come i clipping per le unghie) e inseriscono al suo interno una piccola unità GPS molto sofisticata, che consente l’invio di diversi tipi di allarmi ogni qualvolta l'animale compie movimenti strani.
Vuoi un grande cane? Clonalo
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Uno studio lungo e costoso presso il dipartimento della difesa degli Usa ha reso noto che "il cane è il miglior rilevatore di bombe e di droga nel mondo". Ma i cani addestrati sono rari: solamente il 30% delle razze, infatti, sono richiesti per essere addestrati a superare i test e diventare cani antidroga. Allora perché non clonarli? Questo è ciò che ha fatto un gruppo di scienziati sudcoreani. Un labrador retrive canadese, stella dell’antidroga, è stato clonato in una cucciolata di sette cani, sei dei quali impiegati come cani anti droga in tutta la Sud Corea.
Latte di topo
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Una piccola formula sintetica, pur tuttavia assolutamente efficace. Un team di scienziati russi sta sperimentando un'unione di determinati geni umani nei topi con lo scopo di rendere i piccoli roditori capaci di produrre latte contenente lattoferrina, una proteina presente negli esseri umani che protegge i bambini da batteri e funghi. Ci si potrebbe chiedere quale sia lo scopo di creare topi da mungere, e se sia una questione ragionevole. Al momento, infatti, gli esperti sperano di ampliare la ricerca ad altri animali più idonei alla produzione di latte, come le capre e le mucche.
Bovini da macello che non sentono il dolore
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Tra i molti problemi con i bovini da macello, soprattutto all’interno del sistema dell’allevamento intensivo, c’è anche il dolore e la sofferenza che gli animali sono costretti a sopportare prima e durante la macellazione. Ci sono molte proposte per rendere il tutto più facile, ma la meno nota presenta una modifica genetica che dovrebbe eliminare, o perlomeno rendere più debole, la capacità di provare dolore da parte dei bovini.Tuttavia, non è ancora chiaro se le agenzie di regolamentazione, come il FDA negli USA, abbiano già approvato la nuova linea sperimentale. Qualsiasi tipo di carne geneticamente modificata, clonata o meno, è comunque difficile da vendere, anche se gli esperti credono che per i bovini i consumatori farebbero un'eccezione.
Aquadvantage: il salmone gigante
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Il salmone aquadvantage è una miscela transgenica di tre pesci: è principalmente un salmone atlantico, ma è stato modificato per includere il gene di un salmone Chinook, a sua volta modificato con un gene di un pesce anguilla trovato al largo della costa del New England. E’ una specie di ‘turducken’ transengico. La combinazione di Chinook e dei geni permettono al salmone aquadvantage di produrre l’ormone della crescita durante tutto l’anno, cosi da ritrovarsi un pesce gigante in pochi mesi. Quello nella foto è un salmone acquadvantage rispetto ad un salmone della stessa età. Gli esperti sostengono che "il pesce modificato è sicuro per l’ambiente e sostenibile: i pesci sono tutti sterili, quindi non ci si deve preoccupare del loro allevamento, che in genere è una delle preoccupazi oni principali per l’acquacoltura di pesci geneticamente modificati", precisano ancora gli specialisti.
Scarafaggi cyborg telecomandati
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Qui si entra nella fantascienza: un coleottero cyborg controllabile da lontano è stato finanziato dalla DARPA e realizzato dai ricercatori di Berkeley dell’Università della California. Il progetto è stato pubblicato sulla rivista Frontiers in Neuroscience. Come funziona? Il chip di un computer viene collegato al cervello di uno scarafaggio gigante, scelto per la sua massa e capacità di volare con un carico pesante.Grazie ai sensori del dispositivo ed un portatile si è così in grado di gestire l'insetto-robot facendolo volare in giro per la stanza. Ciò "potrebbe essere utile anche per scopi militari", si legge in una nota della Darpa.
Scimmie con arti robotici
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Ecco un progetto avanguardistico nell'universo robot: un arto robotico controllato dalle scimmie. Una serie di esperimenti condotti dal dottor Andrey Schwartz, dell’Università di Pittsburgh, hanno creato un arto robotico che può essere controllato dal pensiero di una scimmia con l'ausilio di un chip impiantato nella testa del mammifero. La tecnica si basa su due dispositivi: uno nel cervello, per i comandi di controllo del motore, e l'altro nella mano per, un controllo maggiormente preciso e dettagliato. Il braccio robotico risponde anche alla spalla al gomito e all'articolazione del polso.
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