06 OTTOBRE  2009

IL SECOLO XIX

6 OTTOBRE 2009

 

Denunciano l'amico che ha bagnato e picchiato il suo cucciolo

il padrone è stato multato: dovrà pagare 3 mila euro

L'episodio è accaduto a Sestri: il meticcio di 4 mesi, non ancora abituato a trattenere i bisogni, aveva sporcato il pavimento

 

Francesca Forleo

 

Sestri Ponente (GE) - IN CASA di amici a Sestri Ponente. Il cucciolo di cane fantasia del padrone di casa sporca sul pavimento. Ha soltanto quattro mesi e non è ancora abituato a trattenere i bisogni fintanto che non viene portato fuori. Per tutta risposta, e con un deviato senso dell'addestramento degli animali, il proprietario del cucciolo lo prende, gli stringe il muso con dello scotch da pacchi, lo infila nel box doccia e lo bagna, quindi lo colpisce in testa con il telefono della doccia e procurandogli un bernoccolo. Gli ospiti, sotto choc per il trattamento riservato all'animale, cercano per tutto il tempo di dissuadere l'amico ma non c'è niente da fare. Ogni sforzo è vano. La punizione è iniziata e il padrone del cane la porta fino in fondo. Soltanto dopo averlo bagnato per bene, lo fa uscire dalla doccia e gli libera il muso dal cerotto. Gli ospiti resistono fino a fine serata. Però poi denunciano il padrone di casa.
Sono questi i contorni dell'episodio di maltrattamento di animali che, nei giorni scorsi, ha concluso il suo iter giudiziario in tribunale con la condanna a tremila euro di ammenda del protagonista della vicenda, un ventiquattrenne genovese incensurato abitante di via Chiaravagna. I fatti, avvenuti proprio nell'appartamento di via Chiaravagna dove risiede il giovane uomo, risalgono alla fine del 2007 e sono stati denunciati alla procura dalle guardie zoofile cittadine comandante da Gian Lorenzo Termanini. I conoscenti del ventiquattrenne, preoccupati che l'educazione del cucciolo di cane fantasia proseguisse su quella stessa scia di maltrattamenti e violenza di cui erano stati testimoni, impossibilitati a far ragionare il ragazzo, si sono rivolti al nucleo delle guardie zoofile. Ottenuto dalla procura un mandato di perquisizione in casa del giovane, le guardie zoofile hanno concluso il sopralluogo convinti che il cane dovesse essere tolto al padrone violento. E, infatti, l'animale da quel momento ribattezzato "Praline"è stato prima sequestrato poi affidato al canile e infine a una nuova famiglia con metodi educativi decisamente più consoni. Quanto alla sentenza di condanna emessa dal tribunale, il giudice ha tenuto conto della giovane età del "maltrattatore" e, anche sulla base del fatto che fosse incensurato, ha emesso una sentenza tutto sommato mite.


CORRIERE DI RAGUSA

6 OTTOBRE 2009

 

Modica (RG): la macabra scoperta è stata fatta dagli studenti del comprensivo "Poidomani"

Modica: cane avvelenato nel cortile di una scuola

L’animale è stato visto vagare per alcune settimane nei pressi della scuola insieme ad altri cani randagi per cui si sono rafforzate le convinzioni del pericolo dell’esistenza di un branco nella zona

 

DUCCIO GENNARO

 

Modica (RG) - Un cane avvelenato davanti all’istituto comprensivo «Raffaele Poidomani». Lo hanno trovato studenti, genitori ed insegnanti alla apertura della scuola ieri mattina. Il cane è stato trovato riverso a terra ed il successivo esame da parte dei veterinari comunali ha accertato che l’animale è morto per avvelenamento. Arrabbiati e preoccupati i genitori degli alunni del «Poidomani» che hanno tentato di spiegare l’accaduto. L’animale è stato visto vagare per alcune settimane nei pressi della scuola insieme ad altri cani randagi per cui si sono rafforzate le convinzioni del pericolo dell’esistenza di un branco nella zona. Il cane avrebbe potuto invece ingerire la medicina che è stata sparsa lungo il perimetro dell’edificio per contrastare il proliferare di topi che da qualche tempo a questa parte sono una presenza costante. Le famiglie denunziano da parte loro lo stato di scarsa igiene nei terreni attorno alla scuola, la mancata scerbatura e la presenza di rifiuti che non fanno che aggravare la condizione generale dei luoghi.


MATTINO DI PADOVA

6 OTTOBRE 2009

 

Rubati una pecora e due agnelli

 

CADONEGHE (PD). Che siano la crisi e la fame o il desiderio di farsi un ovile casalingo, sta di fatto che l’altra notte una pecora e due agnelli sono stati rubati da una casa colonica di Cadoneghe. La carcassa dell’animale più grande è stata rinvenuta sgozzata poco distante, nell’argine di via Matteotti. Dei due piccoli, invece, non c’è più traccia. Probabilmente i ladri hanno pensato di macellare la pecora sul posto, per poi portarsela via con comodo, ma forse disturbati dai proprietari che hanno dato l’allarme, hanno dovuto abbandonare la carcassa del povero animale, scappando con i due agnellini. Non molto distante dal luogo in cui sono spariti gli ovini, già un paio di anni fa il proprietario di anatre e galline aveva lamentato il furto di volatili.


IL GIORNALE

6 OTTOBRE 2009

 

Il Lodigiano assediato dalle nutrie: via libera alla caccia

 

Lodi - Hanno dei musetti teneri teneri, ma sono una vera calamità naturale. Catturate con le gabbie o impallinate non fa molta differenza, l’importante è levarsele di torno. Il lodigiano dichiara guerra alle nutrie. Comunemente conosciute con il nome di «castorini», questi roditori furono importati dal Sud America per la loro pelliccia ma, dismessi gli stabilimenti, invece di sostenere le spese di soppressione e smaltimento delle carcasse, gli allevatori preferirono liberare gli animali nelle campagne. Non si poteva agire in maniera peggiore. Una catastrofe: nel 2000 si stimavano circa 250 milioni di esemplari sul territorio europeo. Vuoi l’assenza di predatori e l’habitat favorevole, le nutrie sono diventate una specie infestante. Se i ratti alla vista dell’uomo scappano a gambe levate, scordatevelo con le nutrie: se per disgrazia ci si imbatte in uno di questi «toponi» con i cuccioli al seguito, «Micky Mouse vi aggredirà come un leone».
E gli agricoltori del lodigiano ne sanno qualcosa. Argini dei fossi devastati, campi rovinati e via dicendo. Che fare? Semplice: se con le zanzare ci si arma di spray e paletta, con le nutrie si «lavora» di gabbia e fucile. All’inizio del 2009 nella sola provincia di Lodi sono stati abbattuti circa 11mila esemplari: 10.129 con le gabbie e il restante dai cacciatori. Già perché con l’apertura della stagione venatoria i 1.800 cacciatori lodigiani sono autorizzati a sparare a questi animali infestanti. Ma nel corso dell’anno la mattanza è continuata. Perfino i sindaci sono autorizzati, dietro l’emissione di una precisa ordinanza, a contattare la polizia locale provinciale per fare «pulizia».
«Attualmente la Provincia ha disposto un piano integrato con i Comuni per riuscire a risolvere questo problema - spiega il comandante di polizia locale provinciale di Lodi, Arcangelo Miano -. I Comuni potranno disporre di selecontrollori, ovvero di cacciatori selezionati all’abbattimento. Oltre ai problemi corsi d’acqua questi animali sono molto pericolosi sulle strade. Attraversando rappresentano un pericolo per gli automobilisti, ma ancora di più per i motociclisti. Possiamo constatare che da quando abbiamo adottato questa soluzione, sul territorio riscontriamo un miglioramento della situazione».


BIG HUNTER

6 OTTOBRE 2009

 

Nel lodigiano riparte il controllo delle nutrie con l'aiuto dei cacciatori

 

Nel territorio della provincia di Lodi è partita la caccia al più temuto roditore: la nutria. Oltre 1.800 sono i cacciatori autorizzati al prelievo durante la stagione venatoria 2009 – 2010 di questi animali infestanti, ma la lotta alle nutrie continua tutto l'anno. Nel 2009 solo in Provincia di Lodi sono stati eliminati circa 11 mila esemplari, prevalentemente tramite le catture. La situazione italiana riguardo a questo topone gigante, enormemente dannoso per gli argini dei fiumi e le coltivazioni, è senza dubbio un'emergenza a cui occorre porre rimedio prima che sia troppo tardi. Per avere un'idea della gravità della situazione basti pensare che nel 2000 in Europa si stimavano all'incirca 250 milioni di esemplari.Per quanto riguarda Lodi “Attualmente la Provincia ha disposto un piano integrato con i Comuni per riuscire a risolvere questo problema – ha spiegato il comandante della Polizia Provinciale di Lodi, Arcangelo Miano -. I Comuni potranno disporre di selecontrollori, ovvero di cacciatori selezionati per l’abbattimento. Oltre ai problemi corsi d’acqua questi animali sono molto pericolosi sulle strade. Attraversando rappresentano un pericolo per gli automobilisti, ma ancora di più per i motociclisti. Possiamo constatare che da quando abbiamo adottato questa soluzione, sul territorio riscontriamo un miglioramento della situazione”.


IL GAZZETTINO DI UDINE

6 OTTOBRE 2009

 

A febbraio nuove esche per le volpi

 

Provincia di Udine - La terza campagna profilattica di vaccinazione orale delle volpi è stata condotta a inizio settembre fino al Tagliamento e alla linea ferroviaria Venezia-Udine (inclusi i comuni del Pordenonese lungo il corso del fiume). A primavera è programmata la prossima campagna, con l’utilizzo di 50-60 mila esche, la quale potrebbe essere anticipata a febbraio condizioni meteorologiche permettendo. L’onere economico, comprendendo esche, manifesti e altro materiale, ha già raggiunto i 200 mila euro. Impegno e costi notevoli inoltre si aggiungono per far fronte alla vaccinazione dei cani.


SAVONA NEWS

6 OTTOBRE 2009

 

Alassio (SV): trappole per i cinghiali, proteste dei residenti

 

Alassio (SV) - Protesta di alcuni abitanti della zona di via Madonna delle Grazie, sulle alture di Alassio, per una gabbia di cattura di cinghiali posizionata probabilmente dalla Provincia; ieri sera vi è rimasto imprigionato un giovane cinghiale, che ha lottato per ore per fuggire, lamentandosi penosamente; alla fine è riuscito a sfondare lo sportello e si è allontanato sanguinante e gravemente ferito. Le persone presenti hanno segnalato il fatto alla Protezione Animali ed ai Carabinieri.
L’ENPA ricorda che, contro i danni arrecati dagli ungulati (cinghiali, caprioli e daini), gli Ambiti di caccia possono e debbono fornire reti e “pastori elettrici” per una efficace e definitiva difesa delle coltivazioni.L’associazione chiede inascoltata da anni l’avvio di studi scientifici sul fenomeno per giungere a soluzioni efficaci ed incruente; è favorevole alle battute di allontanamento ma contraria alla caccia straordinaria in zone in cui sono avvenute incursioni di cinghiali: non si capisce quale utilità, se non “ludica” per chi le compie, abbia intervenire giorni dopo, quando i “colpevoli” sono lontani e gli animali uccisi sono estranei ai fatti.Meno dannosa può essere l’uso di gabbie di cattura, purché siano frequentemente controllate e si recuperi al più presto l’animale catturato per liberarlo in un’area protetta, come già accade in provincia di Genova. Si oppone invece alla “fucilazione” dell’animale nella gabbia, come avvenuto diverse volte in provincia di Savona.


IL TIRRENO

6 OTTOBRE 2009

 

Sei cinghiali in trappola Blitz e denuncia

 

Enrico Giovannelli

 

CASTIGLIONE (GR). Un vero e proprio blitz quello organizzato dagli agenti del nucleo operativo nazionale delle guardie di vigilanza del Wwf, a Castiglione della Pescaia: in zona la Rombaia.  A finire nei guai, il proprietario di un recinto per l’addestramento dei cani da caccia, ben 17 ettari, dove sono stati scoperti sei cinghiali intrappolati. Raimondo Silveri, responsabile dell’ufficio e coordinatore provinciale del Wwf, ricostruisce la storia, che ha poi portato alla denuncia dello stesso proprietario del recinto.  «È stata una telefonata anonima a metterci in allarme - afferma Silveri -; ci venivano segnalate ingenti catture, probabilmente per un commercio illegale, di animali selvatici. A gruppi di tre persone alla volta, durante un giorno e mezzo di appostamenti, abbiamo fatto i nostri rilievi con la polizia provinciale, e poi è scattata la denuncia e il sequestro».  Secondo il rapporto inoltrato da Silveri, sul territorio indicato di 17 ettari era stata organizzata una vera e propria attività di bracconaggio ben organizzata. All’interno dell’area di addestramento cani erano stati costruiti due impianti di cattura per cinghiali (uno tra l’altro di notevoli dimensioni), che intrappolavano le prede provenienti dall’esterno. La rete che delimitava l’area di addestramento cani era stata appositamente tagliata, e in alcuni punti presentava dei grossi buchi per fare entrare i cinghiali, attirati da ingenti quantitativi di cibo, essenzialmente mais e frutta di cui i cinghiali sembrano essere molto golosi.  In una delle gabbie di cattura erano rimasti intrappolati ben sei cinghiali, tre adulti e tre molto giovani. Alle operazioni e agli accertamenti ha partecipato la polizia provinciale. Il magistrato di turno ha ordinato il sequestro dell’intera area di addestramento cani, nonché dei sei cinghiali catturati. Anche il proprietario è stato denunciato per varie ipotesi di reato: da quella di caccia con mezzi vietati, alla cattura di fauna in periodo di divieto, all’esercizio della caccia in giorni di silenzio venatorio. Inoltre le guardie hanno anche elevato varie sanzioni amministrative. Le indagini però vanno ancora avanti, con gli stessi agenti della polizia giudiziaria del Wwf che stanno accertando se vi erano dei complici, e soprattutto la regolarità della documentazione in possesso, e esibita in parte, dal proprietario dell’area. Secondo Raimondo Silveri i cinghiali potevano essere messi sul mercato clandestino e venduti: «Un cinghiale vivo vale sul mercato circa 8 euro al chilo, e 4 euro se morto. Questa potrebbe essere stata l’intenzione finale delle catture. Il problema dei cinghiali esiste - conclude -, visto che da una parte ci sono i cacciatori che regolarmente li alimentano, per tenerli nelle zone di caccia assegnate, e, dall’altra, ci sono magari gli agricoltori che lamentano i tanti danni subìti. Una soluzione potrebbe essere quella di far ruotare le zone di caccia. Forse finirebbero tanti problemi».


CRONACA QUI

6 OTTOBRE 2009

 

I resti di un macabro rito voodoo nei boschi lungo la statale a Nichelino

Candele e galline sgozzate Magia nera contro le lucciole

 

Massimo Massenzio

 

NICHELINO  (TO) - Due ciotole con i resti di una gallina sgozzata, due lumini da cimitero, un drappo rosso e due bottiglie di birra e vino. Sono i resti di un misterioso rito esoterico celebrato nei giorni scorsi a Stupinigi, a poche centinaia di metri dalla palazzina di caccia. Sulla vicenda indagano i carabinieri della Tenenza di Nichelino che per il momento non si sbilanciano, ma non sembrano essere emersi elementi che possano far pensare all’opera di una setta satanica. Il luogo del ritrovamento, viale Torino, una zona abitualmente frequentata da prostitute di origini africane, fa pensare piuttosto a una cerimonia tribale, un rito voodoo utilizzato per intimorire le tante “schiave del sesso” che ogni notte sono costrette a prostituirsi sulle strade nichelinesi. Un anno, infatti, fa un’inchiesta coordinata dalle Procure di Cuneo e Torino aveva permesso di far luce su un vasto giro di prostituzione che coinvolgeva anche Vinovo e Candiolo, comuni confinanti con Nichelino. A gestirlo era la mafia nigeriana che schiavizzava giovani ragazze con minacce e stregonerie. Questo modus operandi aveva trovato riscontri anche in altre indagini dello stesso tipo e tutto partiva da piccole cittadine africane dove le vittime sottoscrivevano un oneroso contratto con un’organizzazione criminale. Decine di migliaia di euro in cambio di un “viaggio della speranza” in Italia, ma la firma sul documento non era sufficiente. Le ragazze venivano portate da un Baba-Loa, uno stregone (in Nigeria sono addirittura iscritti ad un albo professionale) incaricato di “benedire” la loro partenza. Si tratta sempre dello stesso rito voodoo, uguale a tanti altri, ma che incute ancora grande timore. Generalmente il Baba-Loa prende alcuni elementi intimi delle ragazze (peli pubici, unghie dei piedi, gocce di sangue) e li mescola in un sacchetto pieno di polveri magiche. In questo modo alcune parti del loro corpo passano nelle mani del “native-doctor” e le vittime si sentono ancora più legate all’impegno sottoscritto. Il rito eseguito con gli animali, invece, dovrebbe servire a rafforzare il vincolo di schiavitù e a evitare rischi di tradimento. Quando c’è il pericolo che una ragazza possa tentare di uscire dal giro o, peggio ancora, raccontare la sua storia alle forze dell’ordine, gli sfruttatori e le maman ricorrono ancora alla magia nera. In base alle testimonianze raccolte in passato, infatti, le prostitute vengono costrette a bere il sangue dell’animale, spesso una gallina, mescolato ad alcol, oppure vi intingono semi dai presunti poteri magici. Secondo le credenze africane su chi viola il patto siglato col sangue si abbatteranno enormi sciagure. I resti ritrovati all’angolo fra viale Torino e viale XXV Aprile, in una zona effettivamente popolata da prostitute nigeriana, sembrano corrispondere perfettamente a questa descrizione. Al momento non si può escludere con certezza che si tratti del macabro scherzo di un buontempone, ma l’ipotesi che le zampe, la testa e le piume della gallina siano state utilizzate per un rito di magia nera sembra la più verosimile e la più inquietante. Ma non è certo la prima volta che Stupinigi viene associata a celebrazioni esoteriche. A febbraio nel cimitero accanto alla palazzina venne rinvenuta una bara profanata, senza contare la misteriosa testa di maialino mozzata ritrovata in un vaso nel camposanto di via Pateri, sempre a Nichelino.


LEGGO

6 OTTOBRE 2009

 

NAPOLITANO A MATERA, INTERVENTO
DEI CINOFILI PER SPOSTARE RANDAGIO

 

Matera - i delle unità cinofile della Polizia sono intervenuti poco fa davanti a Palazzo Lanfranchi, a Matera, dove sta per arrivare il Presidente della Repubblica, per far spostare un cane randagio che si era accovacciato sulla strada vicino a decine di alunni delle scuole elementari. Il cane è giunto in piazza poco fa e si è fermato davanti ai bambini. Nessuno è riuscito a farlo spostare finchè due agenti vi si sono avvicinati e con poche parole lo hanno «convinto» a seguirli fuori dalla piazza.


CORRIERE DELLA SERA

6 OTTOBRE 2009

 

Storni, fringuelli, peppole e pispole
Caccia «in deroga» fino a Capodanno

Via libera della Regione: da mercoledì 7 ottobre fino a fine anno i cacciatori potranno sparare ai piccoli volatili

 

VENEZIA - Dal 7 ottobre fino al 31 dicembre, i cacciatori veneti potranno cacciare «in deroga» anche storni, fringuelli, peppole e pispole. Lo stabilisce la delibera della Giunta che ha ricevuto il «via libera» dalla commissione «agricoltura, caccia, pesca» del Consiglio, presieduta da Clodovaldo Ruffato. Il parere favorevole della commissione, espresso all’unanimità, (alla riunione erano presenti solo i consiglieri di maggioranza) consente alla Giunta di rendere operativa la delibera che consentirà di cacciare 163.593 storni (100 a stagione per ogni cacciatore e 20 per ogni uscita); 465.937 fringuelli (stesse quantità della specie precedente); 81.190 peppole (25 a stagione per ogni cacciatore e 5 per ogni giornata) e 25.000 pispole (250 nell’intera stagione e 20 ad ogni uscita).

Il parere della commissione è stato sollecitato dall’assessore Elena Donazzan secondo la quale questo passaggio consiliare può rafforzare l’efficacia della delibera, strumento - ha ricordato - a cui la Giunta ha fatto ricorso in luogo della legge, per evitare di bloccare l’aula in un confronto senza fine causato dall’ostruzionismo dei gruppi contrari alla caccia. Il presidente della commissione Ruffato ha anche rilevato che, sulla base del rendiconto relativo alla precedente stagione venatoria 2008/2009, i prelievi di specie «in deroga» risultano decisamente al di sotto del tetto massimo che era stato stabilito dalla legge.

Ad esempio i fringuelli abbattuti sono stati 183.275 su un massimo consentito di 465.937 capi; le peppole finite nel carniere dei cacciatori veneti sono state 43.768 rispetto al tetto massimo di 81.190 capi; gli storni 20.216 a fronte di un limite massimo di 163.593 e le pispole 8.847 su 25.000. I consiglieri intervenuti (Moreno Teso, Dario Bond, Vittoriano Mazzon e Roberto Ciambetti) hanno chiesto al presidente della commissione Ruffato di sollecitare la discussione e il voto in aula del progetto di legge per la creazione dell’Istituto veneto per la fauna selvatica licenziato dalla commissione stessa il 26 aprile 2006. Secondo i consiglieri questo Istituto, soprattutto se collegato all’analoga struttura del Friuli-Venezia Giulia regione dalla quale transitano i migratori che arrivano in Veneto, potrebbe essere molto utile per definire con ulteriore precisione scientifica le specie cacciabili da parte dei cacciatori veneti.


MESSAGGERO VENETO

6 OTTOBRE 2009

 

Ricompensa a chi ritrova la cagnetta Nubi

 

Provincia di Pordenone - Si chiama Nubi ed è un cane di razza Border Collie. Ha 14 mesi, un muso simpatico e un problema grosso da risolvere: da qualche giorno si è persa. E’ successo domenica scorsa a Fontanafredda e i proprietari le sono così affezionati da aver promesso una importante ricompensa a chi dovesse ritrovarla. Chiunque l’avesse vista o sapesse fornire informazioni utili è, dunque, pregato di mettersi in contatto con i vigili urbani, i carabinieri o telefonare ai seguenti numeri: 335 282130 o 335 5278810.

 

http://persietrovati.blogspot.com/2009/10/fontanafredda-pn-smarrito-cane-border.html


CORRIERE DELLE ALPI

6 OTTOBRE 2009

 

Lentiai (BL) cervo muore contro un auto

 

LENTIAI (BL) - Ennesimo investimento di cervo in località Le Villaghe di Lentiai. Ieri mattina alle 5.40 è stato investito un giovane cervo maschio del peso di 100 chili da una autovettura di grossa cilindrata. La collisione è avvenuta sulla parte destra della carreggiata in direzione Lentiai - Vas, l’impatto è stato violento, alla guida c’era un operaio che si stava recando al lavoro; fortunatamente non ha riportato ferite. L’autovettura ha avuto la parte anteriore completamente distrutta, mentre per il giovane cervo non c’è stato nulla da fare. Il presidente della riserva alpina di caccia di Lentiai Damiano Bof, rivolge un appello agli automobilisti, in transito su quella strada, a “prestare la massima attenzione poiché in questo periodo i cervi si spostano continuamente invadendo la carreggiata e causando un costante pericolo di collisione”. Il tratto di strada è segnalato con pannelli luminosi che evidenziano “attraversamento animali” ed una velocità a “70 all’ora”.


GAZZETTA DI MODENA

6 OTTOBRE 2009

 

Trovato cervo ferito

 

FIORANO (MO). Un cervo ferito, probabilmente investito da un’automobile poco lontano, si è rifugiato ieri pomeriggio nel cortile di un’abitazione di vicolo Ferri, proprio in centro a Fiorano, dietro il municipio. I proprietari si sono accorti della presenza dell’animale, sanguinante e molto spaventato, e hanno allertato la polizia municipale che a sua volta ha chiamato i volontari del centro fauna selvatica Il Pettirosso.  I volontari sono arrivati e hanno recuperato l’animale; lo hanno poi portato dal veterinario per le medicazioni del caso. Sarà poi rimesso in libertà appena terminate le cure.  E’ ormai abbastanza frequente che ungulati come cervi e caprioli si avvicinino alle città e quando vengono investiti dalle auto e rimangono feriti può accadere che, perdendo l’orientamento, finiscano per cercare rifugio nelle aree verdi che trovano, anche in ambito urbano.


IL TIRRENO

6 OTTOBRE 2009

 

Investe un cinghiale Distrutta l'auto di noto imprenditore

 

LIVORNO. Ancora un’auto semidistrutta dopo aver investito un grosso animale selvatico che attraversava la strada. Questa volta la disavventura è toccata ad uno dei più noti imprenditori livornesi, Fabrizio Bettarini, 40 anni.  L’incidente alle 22,30 di sabato a Guasticce, quando la Mercedes 220 condotta da Fabrizio Bettarini, che abita in zona, percorreva la provinciale 555. All’improvviso dai campi è sbucato un grosso cinghiale, un maschio di circa un quintale, che ha attraversato la carreggiata proprio mentre soppraggiungeva la Mercedes. L’urto è stato invevitabile. Il cinghiale è rimasto ucciso sul colpo, mentre l’auto si è fermata con diversi gravi danni nella parte anteriore. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Stagno, che dopo i rilievi, hanno chiamato la polizia provinciale che si è occupata di portare via la carcassa dell’animale, mentre la Mercedes è stata caricata su un carro attrezzi.  L’incidente, che segue di poco quello di due giorni prima sulla 206 a Parrana San Martino, quando una Citroen con una famiglia a bordo è finita in un fosso dopo aver investito un grosso cervo, ma anche una lunga serie di altri sinistri in queste strade, quasi tutti causati da cinghiali che hanno attraversato la strada. Di questo problema sono bene al corrente il comandante della polizia provinciale, Maurizio Trusendi, e il capo dell’ufficio Caccia della Provincia, Alvaro Freschi. «Stiamo cercando di limitare il problema - spiega Freschi - che è legato all’enorme rpoliferazione dei cinghiali, mentre i casi che riguardano i cervi sono davero sporadici». Quindi, seguendo le indicazioni della Regione, la Provincia di Livorno ha organizzato degli abbattimenti di cinghiali. «Nella zona di Collesalvetti ne abbiamo già abbattuti circa 500, sia con le guardie provinciali che attraverso le squadre dei cacciatori». Un numero davero alto, ma che prutroppo non è ancora sufficiente: «Abbiamo preparato un piano che prevede a partire dal prossimo novembre di eliminare circa 5mila cinghiali in tutta la provincia - conclude Freschi - 1.500 all’Elba, il resto nel continente. A Collesalvetti quindi ne dovremo abbattere qualche centinaio».


FUTURO PROSSIMO
6 OTTOBRE 2009
 
Gli speciali - 8 animali bionici - 4 - Beauty, Aquila bionica
 
 
3 anni dopo essere stata trovata da un esploratore in Alaska, ancora in lenta ripresa dopo aver sfiorato la morte per essere stata colpita da un proiettile giusto sul becco, Beauty,una splendida aquila dalla testa bianca dell'età di 7 anni ha ricevuto un dono che gli ha reso di nuovo la vita più bella.L'ingegnere Nate Calvin ha speso 200 e passa ore per perfezionare un nuovo becco che permettesse a Beauty di riacquistare facilità di mangiare, bere e prendere oggetti: un gruppo di dentisti, veterinari ed esperti di varie discipline ha appoggiato il progetto e alla fine Beauty è tornata..una bellezza :)

LA ZAMPA.IT

6 OTTOBRE 2009

 

Senza il mio maialino non volo

Rinuncia a imbarcarsi per la Calabria: «Ma come, George Clooney viaggia in compagnia del suo maialino e io non posso farlo?»

 

FIUMICINO (ROMA) - Di volare da Fiumicino a Lamezia Terme senza avere accanto a sè Rocco, il suo amatissimo maialino, cui era stato invece destinato un posto nella stiva dell’aereo, non se l’è proprio sentita e così ha rinunciato al volo e in Calabria ci è andato, sì, ma in automobile. A raccontare l’episodio, che sarebbe avvenuto agli inizi di settembre, è Walter Patassini. «Telefonicamente - riferisce l’uomo - mi era stato detto che pagando 30 euro avrei potuto far viaggiare con me il maialino. In aeroporto mi è stato invece fatto presente che Rocco non poteva essere considerato un animale domestico come un cane o un gatto e che quindi potevo eventualmente stivarlo pagando 110 euro. Ma come, ho replicato, George Clooney viaggia spesso in compagnia del suo maialino e io non posso farlo? Non c’è stato nulla da fare. A quel punto, per raggiungere la mia famiglia in vacanza a Lamezia Terme e per non separarmi dal mio maialino, ho quindi optato per il viaggio in auto con Rocco, ovviamente, seduto accanto a me».


Animalieanimali

6 OTTOBRE 2009

 

APPELLO ONLINE CANI AFRICANI, 500 TRUFFATI A 150 EURO OGNUNO
Quattrozampe inesistenti

 

Offrono cani 'in pericolo' provenienti da canili e rifugi africani, in particolare dal Camerun, che per arrivare in Italia verrebbero trasportati in aereo in Spagna dove sarebbero controllati sotto il profilo veterinario e poi portati sempre via aereo in Italia, il tutto per 150 euro. Questo più o meno il testo dell'appello-truffa che sta girando su diversi siti web italiani ed internazionali e, secondo i primi dati raccolti dal telefono amico dell'Associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa) - che ne dà notizia in una nota - sarebbero oltre 500 le persone truffate per un ammontare di 110 mila euro. Nei prossimi giorni l'associazione inoltrerà una formale denuncia contro ignoti per truffa.
Ecco il sistema. Dopo aver sborsato la somma di 150 euro attraverso un bonifico o, nel peggiore dei casi, dando il proprio numero di carta di credito ad un conto intestato ad un cittadino dal nome francese titolare di una fantomatica agenzia di viaggi con sede legale in Camerun ed aver aspettato invano l' arrivo del cagnetto salvato da morte sicura - riferisce Aidaa - le persone dopo alcuni giorni vengono ricontattate, sempre via mail, con la richiesta di inviare altri 400 euro, in quanto il cane sarebbe malato e deve essere sottoposto a cure in fantomatiche cliniche veterinarie (tutte inesistenti) spagnole o francesi.
"Dei circa 500 che si sono rivolti a noi la maggior parte abita nelle provincie di Milano, Bologna, Parma, Napoli e Roma - sottolinea Lorenzo Croce presidente nazionale di Aidaa - molti si sono visti chiedere complessivamente quasi 600 euro". Quindi l'appello: "A tutti coloro che vogliono un cane cercatelo nei nostri canili dove sono almeno 150.000 i cani in cerca di una famiglia".


LA ZAMPA.IT
06/10/09
 
Tornatore: "Critiche animaliste esagerate e un po' ipocrite"
Il regista a Milano ribadisce il suo punto di vista sulla scena del toro in Baarìa: «Mi serviva un mondo che evocasse un mondo fatto di ignoranza, stregoneria, fame e arcaicità»
 
 
MILANO - «Esagerate e un pò ipocrite»: così il regista Giuseppe Tornatore ha definito oggi a Milano, in una lezione sul cinema, le critiche con le quali alcuni gruppi di animalisti hanno «aggredito» il suo film "Baaria", candidato all’Oscar per l’Italia.
Nel film, ha spiegato Tornatore, c’è una scena girata in un mattatoio che dura 13 secondi, che riprende l’uccisione di un toro. «Noi - ha spiegato il regista - non abbiamo messo in scena nulla. Abbiamo solo chiesto il permesso di poter filmare qualcosa che, dal vivo, avviene 5 o 6 volte al giorno».
«Quando da piccolo - ha raccontato - vedevo questa scena, provavo turbamento, come l’ho provato ora e come l’ha provato il pubblico. È un clima che ho vissuto tante volte; mi serviva un mondo che evocasse un mondo fatto di ignoranza, stregoneria, fame e arcaicità». Anche per introdurre la scena seguente del film, che è quella della nascita del figlio morto della coppia protagonista: morte dovuta ai troppi dispiaceri, dice la madre, o piuttosto per malattia, come succedeva spesso allora.
«La scena del toro - ha concluso Tornatore - è stata girata così proprio per rispettare le istanze degli animalisti: è strano che queste associazioni ti riempiano d’insulti senza prima chiedere spiegazioni».

LA NUOVA FERRARA

6 OTTOBRE 2009

 

Boicottiamo il film Baarìa

 

Nelle principali sale cinematografiche, in questi giorni, è in programmazione il film Baarìa del regista Tornatore. Nella pellicola è presente una scena raccapricciante, registrata dal vero, nella quale si vede lo sgozzamento di un bovino. Si tratta d’un fatto truculento e sanguinario del tutto gratuito e ripugnante per la sensibilità dell’opinione pubblica.  Esistono, nella cinematografia, molteplici possibilità per non porre in essere delle azioni che offendono l’etica della società civile. In Italia, già da anni si deve tollerare una norma indecente, con cui è consentita la macellazione rituale, effettuata con metodi barbari e non si sentiva la necessità di divulgare delle immagini truculente, con la scusa di realizzare qualche cosa d’artistico. Proporre lo sgozzamento, dal vivo, d’una povera bestia, la riteniamo una cosa immorale ed indecente.  Invitiamo pertanto a boicottare la visione del film. Riteniamo che non ci si debba recare ad assistere una siffatta pellicola che offende il rispetto e la dignità degli animali, i quali sono esseri viventi e sensibili e che San Francesco chiamava: i nostri fratelli più piccoli. Carlo Locatelli Coordinatore Regionale Emilia Romagna dell’Enpa


LA ZAMPA.IT

6 OTTOBRE 2009

 

Tom Regan: "Occorre rispettare gli animali come si fa con le persone"

Il leader della difesa degli animali nel capoluogo ligure per il suo libro «Gabbie vuote»

 

GENOVA - «Il futuro dei diritti degli animali dipenderà molto da quante persone inizieranno ad applicare anche a loro il principio di non fare ad altri ciò che non vuoi sia fatto a te, tuttavia sono convinto che verrà un giorno in cui questa forma di rispetto sarà diffusa a livello mondiale»: è un messaggio di ottimismo quello che Tom Regan, leader della difesa degli animali, lancia da Genova. Regan, che in questi giorni si trova in Italia in occasione della settimana vegetariana mondiale, è stato oggi ospite del capoluogo ligure per ricevere il premio Empty Cages e presentare la nuova edizione del suo libro «Gabbie vuote» (Sonda). L’incontro è stato organizzato in collaborazione con la Fondazione di Palazzo Ducale e l’Università di Genova.
Professore emerito di filosofia presso la North Carolina State University e leader intellettuale del movimento animalista, Regan ha ribadito la necessità di una «conversione» al vegetarianesimo: «Contrariamente a quanto si crede, la causa principale dell’inquinamento non sono le industrie ma l’allevamento di animali». Il filosofo ha poi ricordato: «Oggi noi utilizziamo gli animali come cibo, forma di spettacolo, capi di abbigliamento, occorre invece trattarli come esseri che come noi vivono nel mondo e ne sono consapevoli e quindi rispettarli come già si fa con le persone».


VITA.IT

6 OTTOBRE 2009

 

ANIMALI. Nuove tutele per gli amici a 4 zampe

 

Approvato dal Consiglio dei ministri il disegno di legge per la ratifica della Convenzione di Strasburgo del 13/11/1987, che introduce norme severe a protezione degli animali da compagnia E' stato introdotto il divieto di causare inutilmente dolori, sofferenze o angosce ad un animale da compagnia; il divieto di maltrattare o abbandonare un animale da compagnia ma anche il diritto degli animali al benessere e a interventi chirurgici o medici, che siano fatti con tutte le caratteristiche per evitare sofferenze.Nessuna sostanza deve essere somministrata ad un animale da compagnia, nessun trattamento deve essergli applicato, per elevare o diminuire il livello naturale delle sue prestazioni nel corso di competizioni né in alcun altro momento, qualora ciò possa mettere a repentaglio la salute ed il benessere dell'animale.Introduzione di nuovi reati: del traffico illecito di cani e gatti, con particolare riferimento al traffico di cuccioli; del taglio della coda, delle orecchie, e di altre mutilazioni non motivate da esigenze terapeutiche. Sono previste sanzioni anche per chiunque introduca nel territorio nazionale cani e gatti non identificati e senza certificazione sanitaria. Con questo provvedimento finalmente si stronca in Italia il vergognoso traffico dei cuccioli dall'Est, fonte di rischi sanitari, come la reintroduzione della rabbia, ma anche di evasione fiscale.


ANMVI OGGI
6 OTTOBRE 2009
 
UNA SVOLTA EPOCALE PER I VETERINARI
 
Il Corso di formazione per i proprietari di cani presentato oggi dalla Fnovi al Ministero della Salute è "una svolta epocale che mette il veterinario al centro del sistema". L'ha dichiarato Carlo Scotti, intervenuto questa mattina per l'Anmvi alla conferenza stampa in Lungo Tevere Ripa. "E' una svolta - ha aggiunto Scotti -che finalmente mostra al pubblico il ruolo sociale del medico veterinario come educatore e come professionista in grado di concorrere alla tutela dell'incolumità pubblica attraverso la costruzione di un rapporto culturalmente corretto con il cane. Il veterinario da oggi non è più solo colui che cura l'animale ma colui che sa come aiutare il proprietario nella scelta di adozione di un cane e nella sua gestione quotidiana, dentro e fuori le mura domestiche. Oggi- conclude Scotti- vediamo compiersi un percorso di affermazione professionale iniziato nel 2003 con la prima raccolta di firme dei veterinari italiani contro le liste nere delle razze canine. Cominciò allora una battaglia destinata a durare anni, ma che i veterinari possono dire di aver vinto".Anche il Presidente della Fnovi Gaetano Penocchio ha dichiarato: "Siamo finalmente passati da una politica fatta di liste di prescrizione ad una politica che fonda sull'educazione". Soddisfatta Maria Chiara Catalani, presente alla conferenza stampa in rappresentanza di Sisca: "il medico veterinario comportamentalista si è affermato oggi in modo inequivocabile, prima grazie al suo riconoscimento negli atti legislativi e ora con il suo coinvolgimento pratico. Il corso formativo realizzato dalla Fnovi rimanda in maniera inequivocabile alle competenze proprie della medicina comportamentale. Per questo importante obiettivo - aggiunge Catalani- le sigle della medicina veterinaria comportamentale italiana, le varie scuole di pensiero, l'università e la bioetica sono state compatte nel perseguire un obiettivo di civiltà culturale: il corretto rapporto con il cane".

SALUTE EUROPA

6 OTTOBRE  2009

 

Farmaci speciali sotto stretto controllo veterinario

 

Nuovo decreto in Gazzetta in Ufficiale: uso, detenzione e vendita sono finalmente riservate al medico veterinario. Modificata la disciplina dell'utilizzo e della detenzione di medicinali ad uso esclusivo del medico veterinario. Con il decreto entrato in vigore ieri, il Ministero Settore Salute ha individuato alcune tipologie di farmaci speciali che potranno essere utilizzate sui pazienti animali solo dai medici veterinari. Lo stretto controllo medico veterinario assicura una maggiore tutela al paziente animale maggiore sicurezza anche nei riguardi dell’uomo. Per l’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi) si tratta di un provvedimento della massima importanza per la tutela del paziente animale, utile anche ad arginare l’abuso di professione e a porre un freno ad una disponibilità eccessivamente disinvolta di farmaci che al contrario richiedono la massima prudenza gestionale. Sono riservati al medico veterinario quei medicinali che per la loro somministrazione e per il successivo monitoraggio richiedono competenze mediche specifiche e lo stretto controllo del medico veterinario. Fra questi rientrano gli eutanasici e gli anestetici generali, iniettabili e inalatori. Per questi medicinali è anche previsto che la detenzione sia possibile solo da parte del parte del medico veterinario, mentre per l’approvvigionamento è necessaria la ricetta non ripetibile in triplice copia del medico veterinario. Si tratta di abortivi, anestetici locali iniettabili; anestetici generali iniettabili e inalatori; anticoncezionali iniettabili; antineoplastici iniettabili, citochine e immuni modulatori iniettabili; specialita' medicinali veterinarie nei casi di uso intrarticolare; emoderivati; eutanasici; beta-agonisti. Entro un anno i foglietti illustrativi dei medicinali in questione dovranno riportare l’avvertenza che la somministrazione e la detenzione deve essere effettuata esclusivamente dal medico veterinario.


DIRE

6 OTTOBRE 2009

 

'Patentino' per i cani, "per responsabilizzare i padroni"

Il sottosegretario alla Salute presenta l'iniziativa. Percorsi formativi per i padroni. "La 'black list' non aveva fondamento scientifico, era il contrario della prevenzione"

 

ROMA - Un 'patentino' per portare a spasso i propri amici a quattro zampe, da prendere dopo un apposito percorso formativo. E' una delle possibilita' previste dall'ordinanza 3 del marzo 2009 firmata dal sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, presentata questa mattina nella sede del dicastero del Welfare.Il provvedimento ha cambiato l'approccio al problema della tutela dell'incolumita' pubblica dall'aggressione dai cani, eliminando il concetto di razze pericolose. "La 'black list'- spiega Martini- e' senza fondamento scientifico ed e' il contrario della formazione e della prevenzione". Quest'ultima, ha precisato il sottosegretario, "si ottiene con la responsabilizzazione dei padroni e con la loro formazione". Ovvero con il patentito, che e' obbligatorio "solo per i cani con un comprovato atteggiamento di aggressivita'. Rappresenta "una straordinaria occasione per acquisire informazioni sul proprio cane", aggiunge Martini.Il corso formativo che da' diritto al rilascio dell'attestato ha una durata di alcune ore e deve essere organizzato dalle amministrazioni comunali ("Non e' un optional- dice Martini- ma un obbligo di legge, i sindaci non perdano tempo") con i servizi veterinari delle aziende sanitarie locali e il coinvolgimento degli ordini professionali, universita' e associazioni di protezione degli animali. Il percorso formativo, inoltre, e' gratuito- anche per quelle razze per le quali non e' obbligatorio- ed "e' consigliato a tutti, soprattutto a chi deve prendere un cucciolo- spiega Martini- serve non solo un impegno intellettuale, ma anche emotivo, per cui oltre alle nozioni e' richiesto anche un aumento della propria sensibilita'".Il corso prevede, tra l'altro, una parte con informazioni generali e un'altra in cui si apprende il modo di comunicare degli animali e quello con cui l'uomo deve approcciarsi al cane.


ANMVI OGGI

6 OTTOBRE 2009

 

IL PATENTINO E' UN OBBLIGO, LA FORMAZIONE E' PER TUTTI

 

Il patentino sarà obbligatorio solo per chi possiede un 'quattrozampe' già segnalato come a rischio di aggressività, dopo una valutazione da parte di un veterinario comportamentalista. Ma tutti coloro che lo desiderano possono seguire il corso, gratuito e organizzato dalle amministrazioni pubbliche locali. L'obiettivo è educare chi ha intenzione di adottare un animale o già lo possiede a costruire un corretto rapporto con lui, per una convivenza ottimale non solo in casa, a anche negli spazi pubblici. "L'ordinanza del 3 marzo 2009 - ha evidenziato il Sottosegretario Francesca Martini, presentando oggi a Roma il Corso formativo per i proprietari di cani della Fnovi - ha rivoluzionato l'approccio al problema della tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione dei cani eliminando la 'black list', la lista con le razze ritenute più pericolose, stilata senza una base scientifica concreta. Il lavoro che stiamo portando avanti è incentrato infatti sulla formazione, che è l'esatto contrario dell'adozione del concetto di razze pericolose. Occorre prevenire situazioni rischiose sensibilizzando i padroni dei cani, con il prezioso aiuto dei veterinari".
"In base all'ordinanza del 3 marzo 2009 sulla tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione dei cani, è il sindaco, come massima autorità per la difesa della salute pubblica, a dover organizzare questi percorsi formativi, in collaborazione con i veterinari e le associazioni animaliste. Lancio un appello affinché le amministrazioni si sveglino e realizzino concretamente tutto questo". Il Sottosegretario ha anche ricordato che, "nel provvedimento legislativo all'esame della commissione Affari sociali della Camera per la modifica della legge 281 del 1991 sul randagismo, che unirà tutte le ordinanze che ho emanato in questo anno e mezzo di attività sul tema del benessere animale, spero che il patentino potrà essere reso legge dello Stato in maniera permanente".E infine un augurio: ''Il cane e' l'animale piu' diffuso nelle nostre famiglie -afferma Martiini- e mi auguro che presto possa rientrare nello stato di famiglia''.


LA ZAMPA.IT

6 OTTOBRE 2009

 

Martini: ecco il patentino per cani

Sarà obbligatorio solo per chi possiede un "quattrozampe" già segnalato come a rischio di aggressività, dopo una valutazione da parte di un veterinario comportamentalista.

 


Arriva il "patentino" per i proprietari di cani. Come previsto dall’ordinanza emanata a marzo 2009 dal sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, partono i corsi di formazione organizzati dalle Asl con la collaborazione della Federazione nazionale degli Ordini dei veterinari italiani (Fnovi) e delle associazioni animaliste. Obiettivo: "educare" chi ha intenzione di adottare un animale o già lo possiede a costruire un corretto rapporto con lui, per una convivenza ottimale non solo in casa, ma anche negli spazi pubblici. Il patentino sarà obbligatorio solo per chi possiede un "quattrozampe" già segnalato come a rischio di aggressività, dopo una valutazione da parte di un veterinario comportamentalista. Ma tutti coloro che lo desiderano possono seguire il corso, gratuito e organizzato dalle amministrazioni pubbliche locali. «L’ordinanza del 3 marzo 2009 - ha evidenziato Martini, presentando oggi a Roma la nuova iniziativa - ha rivoluzionato l’approccio al problema della tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani eliminando la "black list", la lista con le razze ritenute più pericolose, stilata senza una base scientifica concreta. Il lavoro che stiamo portando avanti è incentrato infatti sulla formazione, che è l’esatto contrario dell’adozione del concetto di razze pericolose. Occorre prevenire situazioni rischiose sensibilizzando i padroni dei cani, con il prezioso aiuto dei veterinari».
Anche dispense e video per diventare un proprietario modello
«Il patentino - ha proseguito Martini - è una straordinaria occasione per tutti i proprietari di cani d’Italia di acquisire informazioni fondamentali per la gestione del loro amico a quattro zampe. È un percorso che, per legge, deve essere organizzato dai Comuni insieme agli ambulatori veterinari pubblici e privati, e alle associazioni che si metteranno a disposizione per far fare un passo avanti di civiltà del nostro Paese».
Il corso, ha spiegato Carlotta Bernasconi, vicepresidente della Fnovi, «inizia con informazioni sulle origini del cane domestico, sulle esigenze come animale sociale, per passare poi alla descrizione delle fasi dello sviluppo comportamentale da cucciolo a cane adulto. Il percorso dà particolare rilevanza al problema della comunicazione: è importante capire come comunica il cane e imparare a interpretare i suoi comportamenti», ha osservato l’esperta. «Si parlerà anche di miti da sfatare e soprattutto di quali possano essere i "campanelli d’allarme" riferiti a comportamenti aggressivi, che devono preoccupare e che devono essere valutati da un veterinario. Un capitolo è dedicato alla convivenza cane-bambino, importante perchè gli episodi di aggressività si verificano soprattutto in casa e in presenza di bimbi piccoli. Infine, si parlerà degli obblighi e dei doveri di un buon proprietario». A tal proposito, verrà distribuita una dispensa cartacea e verrà diffuso anche un video per rendere ancora più comprensibili i consigli e le dritte per diventare un padrone modello.


LA ZAMPA.IT

6 OTTOBRE 2009

 

Il Codacons: "Il patentino per cani? Una bufala colossale"

Nei giorni scorsi l'associazione aveva denunciato il sottosegretario alla Salute e chiede il divieto per i pitbull

 


Il "patentino" per i proprietari di cani, presentato oggi a Roma dal sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, è secondo il Codacons «una bufala colossale». A differenza da quanto chiesto dall’associazione consumatori, infatti, «il patentino sarà obbligatorio solo ex post, ossia dopo che il cane avrà già dimostrato al veterinario di essere aggressivo e pericoloso». Cioè «dopo che avrà morsicato e ridotto in fin di vita qualcuno», riflette il Codacons in una nota. «L’ordinanza della Martini, infatti - continua - all’art. 3 comma 2 stabilisce che i servizi veterinari decideranno le misure di prevenzione e la necessità di un intervento terapeutico comportamentale ’nel caso di rilevazione di rischio potenziale elevato, in base alla gravità delle eventuali lesioni provocate a persone, animali o cosè, ossia solo dopo che le aggressioni si sono verificate. Anzi, non basterà essere morsicati, ma occorrerà che le lesioni provocate dal cane siano gravi. Anche per questo il Codacons ha deciso di fare causa al ministero della Salute», ricorda l’associazione che aveva annunciato l’iniziativa nei giorni scorsi. «Il presupposto della causa è che il ministero, ed in particolare il sottosegretario Martini, è responsabile di aver cancellato con una ordinanza la lista delle 17 razze ritenute potenzialmente più pericolose, tra le quali appunto il pitbull, eliminando così tutti i rimedi che finora aveva concretamente ridotto le aggressioni», osserva. «Non è possibile avere regole identiche per i cocker e i pitbull - sostiene l’associazione - visto che questi ultimi hanno una presa incredibilmente più salda rispetto a tutte le altre razze e sono così potenti e massicci da essere più impegnativi di tutti gli altri. Così impegnativi che il Codacons chiede di vietarne la libera vendita», ripete. «Sono cani potenzialmente troppo pericolosi per poter essere venduti a chiunque ne faccia richiesta, come se si trattasse di un cocker. Il Codacons chiede dunque l’obbligo del patentino per chi ha già questi cani e chiede che per il futuro non siano più allevati e venduti liberamente», dichiara il presidente dell’associazione, l’avvocato Marco Maria Donzelli.


ANMVI OGGI

6 OTTOBRE 2009

 

ON LINE IL CORSO FNOVI PER I PROPRIETARI DI CANI

 

La Fnovi e il Sottosegretario di Stato Francesca Martini hanno presentato oggi nella sede ministeriale di Lungo Tevere Ripa, il "Corso di formazione per i proprietari di cani". La pubblicazione, on line sul portale fnovi.it, è stata realizzata da un gruppo di lavoro coordinato dalla Vice Presidente Fnovi Carla Bernasconi e costituito da veterinari di comprovata esperienza nel campo della medicina comportamentale e della divulgazione scientifica. "Vorremmo che questo lavoro fosse veramente utilizzato per fare buona educazione - ha dichiarato Carla Bernasconi- come punto di partenza per una migliore cultura".Il corso rientra nel programma di formazione previsto dall'Ordinanza 3 marzo 2009 per il rilascio del cosiddetto "patentino", ma non è rivolto solo ai proprietari di cani "impegnativi". La Fnovi infatti ha voluto compendiare informazioni chiare e facilmente fruibili per tutti i proprietari. Le conoscenze corrette sul rapporto uomo- animale vanno acquisite "prima ancora di adottare un cane- dichiara Carla Bernasconi- perché la scelta di portarlo in famiglia sia consapevole e adeguata "alla propria situazione familiare e logistica anche in termini di spazio, tempo". Un CD didattico, che la Fnovi metterà a disposizione degli Ordini provinciali, integrerà il percorso formativo cartaceo con filmati utili a rafforzare lo scopo educativo nei confronti dei proprietari. La dispensa cartacea sarà inviata con il numero 9/2009 di 30giorni.


ASCA

6 OTTOBRE 2009

 

ANIMALI: MARTINI, SPERO PRESTO CANE IN STATO DI FAMIGLIA

 

Roma - ''Il cane e' l'animale piu' diffuso nelle nostre famiglie e mi auguro che presto possa rientrare nello stato di famiglia''. Lo ha detto il sottosgretario alla Salute, Francesca Martini, presentando i corsi per ''il patentino'' per possessori di cani stabilito dall'ordinanza entrata in vigore ieri. ''Il legame storico tra uomo e cane - ha detto - e' focale''.


IL SECOLO XIX

6 OTTOBRE 2009

 

Liti, 359 nell'ultimo anno:coinvolte anche 3 tartarughe

Scontri e vie legali: i casi allo sportello "aidaa"

 

Se Genova è la città approdo dei cani in fuga, in Liguria in nome degli animali si litiga tanto, tantissimo.Il tribunale degli animali Aidaa ([email protected], sedi in tutta Italia) calcola che soltanto a Genova nell'ultimo anno sono stati 359 i casi segnalati di contese ad origine "animalesca". Di questi 63 sono stati seguiti direttamente dal tribunale degli animali mentre gli altri si sono risolti con una semplice consulenza legale degli esperti di amministrazione di condominio via on line.
I casi della provincia di Genova hanno riguardato per 292 volte questioni di cani in condominio e 55 gatti e tre tartarughe, negli altri casi vi era la presenza contemporanea di cani e gatti. Tra i casi più eclatanti, fa sapere il presidente nazionale di Aidaa Lorenzo Croce risulta quello «di una donna che si è rivolta a noi lamentando che l'inquilina del piano di sopra viveva con tre tartarughe che camminavano di notte e la disturbavano. Ma si trattava di una sua psicosi».
E poi: «Dal centro di Genova è partita la segnalazione contro una donna che faceva una pensione per gatti in uno stabile signorile ospitandone 35 nel caso specifico - spiega Croce - abbiamo contattato la signora che ha provveduto a sistemare la situazione sotto minaccia di sequestro dei mici poi accasati in pensioni attrezzate».
A Genova il Tribunale degli animali fa riferimento a Maria Grazia Rossi, avvocato e animalista: «Genova è piazza stupenda per le adozioni. Ma certe liti nate a causa dei pet sono davvero significative», racconta Rossi. Tante nascono quando una coppia si separa: c'è stata una dura contesa per un golden retriver: come bene materiale il cane era stato assegnato alla moglie che lo teneva, sostiene Rossi, soltanto per dispetto. L'ex marito non si dava pace. Tanto che tramite un amico ha acquistato il cane dalla donna. L'avvocato Rossi narra ancora di quel risarcimento, dopo aspra lite, per un materassino rotto da un cane al guinzaglio, e dei tre cani morsi da cani pitbull.
Ancora, quando l'amore finisce, si litiga per le spese veterinarie, perché ci si accusa di nutrire il cane con cibo scadente fino a determinare davanti all'avvocato, che le spese vanno divise a metà.


IL GAZZETTINO
6 OTTOBRE 2009
 
Venezia. Vongole al veleno, ecco come vengono "riciclate" e servite sulle tavole
Abusivo rivela: «Le peschiamo davanti al Petrolchimico, dove è vietato, poi le scarichiamo nelle concessioni»
 
VENEZIA - E’ una nuova primavera per i caparozzolanti. Ma solo per quelli che hanno vinto il terno al lotto di avere la concessione davanti a Fusina. E, tra tutti, in particolare di quelli che si trovano più vicini al Petrolchimico - come la coop. Agrimol. Del resto, si sa, da sempre le vongole che crescono davanti all’area industriale sono "deluxe" grazie all’acqua calda e a tutte le schifezze che escono da Marghera. Le vongolette si "gonfiano" e diventano quelle prelibatezze che ci troviamo nei piatti.
Quelle vongole sono talmente piene di veleni che da sempre è vietata la pesca nelle zone a ridosso del Petrolchimico e in canale dei Petroli. Questo non toglie che da sempre davanti al Petrolchimico ci sia ogni notte la ressa, con vongolari che arrivano da Chioggia e da Pellestrina, da Mestre e da Punta Sabbioni. Ma fino ad un paio d’ anni fa, almeno, si lottava ad armi pari tra forze dell’ordine e caparozzolanti.
Adesso invece è cambiato tutto. Grazie alla Provincia. Non quella nuova, quella vecchia di Davide Zoggia - e chissà se è un caso che Vania Falcone della coop. Agrimol sia andata in lista con Zoggia portando a casa la bellezza di 185 voti per l’ex presidente alle ultime elezioni.
Ma veniamo alla storia, raccontata pari pari da uno che di mestiere fa proprio questo, il caparozzolante. Partiamo dalla zona. La chiamano zona delle dighette - 200 ettari di laguna - tra Fusina e la cassa di colmata, a pochi metri dal canale dei Petroli. Lì si sono piazzate un certo numero di cooperative di pescatori di Chioggia, Pellestrina e San Pietro in Volta.
La zona è da sempre ritenuta una "nursery" delle vongole e per anni e anni era stata tenuta libera proprio perchè il novellame cresceva come da nessun’altra parte. I vongolari parlano di un tappeto di vongole che arrivava a due metri di profondità e che si rinnovava con estrema facilità forse proprio grazie alle acque calde della centrale Enel di Fusina. Fatto sta che le vongole che nascono lì sono considerate buone, non inquinate. Ecco perchè riuscire a piazzare un allevamento di vongole da quelle parti era come vincere un terno al lotto. I primi a piantare il paletto davanti a Fusina sono stati quelli della cooperativa Agrimol - una trentina di soci - di Chioggia e della cooperativa Camel - 30 soci - di San Pietro in Volta. La concessione aveva sollevato un vero vespaio un anno e passa fa, al punto che la Provincia - assessore Luigi Solimini - era stata costretta a rilasciare le concessioni anche ad altre coop. e cioè Faro azzurro, Covemo, Opm e La cavana, che insieme rappresentano quasi la metà degli operatori della molluschicoltura lagunare, che operano tra Chioggia, Pellestrina e San Pietro. Certo, non era stata una cosa semplice.
Gli esclusi semplicemente prima avevano minacciato ritorsioni in stile guerra delle vongole dei tempi passati e poi si erano rivolti alla Procura. Solimini ha messo d’accordo tutti distribuendo qualche ettaro di laguna a testa.
E adesso sono tutti tranquilli. Vediamo perchè. Il meccanismo - racconta il caparozzolante - è questo.
«Noi abusivi andiamo a pescare davanti al Petrolchimico, come sempre. Poi, quando la barca è piena, andiamo a scaricare le vongole del Petrolchimico dentro la concessione lagunare. Le vendiamo ad 1 euro al chilo, 25 euro per una cesta da 25 chili. Chi ce le compra le lascia lì un po’ e poi le porta al centro di depurazione, a Chioggia o al Cavallino. Tanto i controlli vengono fatti a campione ed è difficile che li beccano. E così le vongole da avvelenate si trasformano in vongole veraci, genuine, pronte al consumo.» Facile, no?
E rapido perchè una vongola ci mette almeno 18 mesi a diventare di medie dimensioni e due anni per diventare bella grossa.
Ma quelle del Petrolchimico sono direttamente pezzature giganti, senza dover aspettare. Ma che cosa è cambiato rispetto ad un paio di anni fa? Anche allora si utilizzava lo stesso metodo, pesca e poi pluff, le vongole che finiscono dentro l’allevamento. Non lo facevano tutti, però...
La differenza è che, prima di questa levata di ingegno della Provincia, i caparozzolanti che partivano da Chioggia o da Pellestrina per andare a fare razzia di vongole davanti al Petrolchimico di Porto Marghera dovevano mettere in conto le "improvvisate" della Finanza. E’ vero che davanti alla sede di San Giorgio ci sono da sempre le "vedette" che, per modici 100 euro al giorno, stanno di guardia e avvisano, via telefono, se parte anche solo un canotto dalla Guardia di Finanza, ma il rischio era elevato comunque.
Per quanto potenti fossero le barch e, comunque il tragitto Petrolchimico-Chioggia è lungo, lunghissimo. E poi la Finanza aveva "sgamato" questa storia delle vedette e i caparozzolanti, per evitare di farsi prendere, erano costretti addirittura, ogni volta che arrivavano le Fiamme gialle, a disfarsi del telefonino buttandolo in acqua. Altrimenti gli agenti ricostruivano tutte le telefonate ed era un guaio. Ma adesso è tutto più facile. Dalle concessioni all’area del cosiddetto "ponte di Brooklyn" del Petrolchimico, sono esattamente 640 metri - assicura il caparozzolante. Una sgasata e sei dentro la concessione e lì nessuno può farti più niente. Sei in regola.
E così ogni giorno e ogni notte le barche escono, vanno a pescare davanti al Petrolchimico e riempiono le concessioni di vongole avvelenate. Che finiscono nei nostri piatti.

CORRIERE ADRIATICO

6 OTTOBRE 2009

 

Trovata lungo la spiaggiaera affetta da una rara malattia estremamente debilitante per gli animali
Sotto osservazione presso la Fondazione Cetacea di Riccione

In cura la tartaruga della Sentina

 

San Benedetto (AP) -  La tartaruga marina trovata lungo la spiaggia della Riserva Sentina tempo adddietro si trova ora presso la Fondazione Cetacea di Riccione ed è in fase di completa guarigione.Il piccolo rettile marino era affetto da una sindrome che quest’estate ha provocato un boom di ritrovamenti lungo le spiagge dell’adriatico, chiamata Debilitated Turale Syndrom. Si tratta di un fenomeno già individuato e studiato negli Stati Uniti alcuni anni fa, ma ancora poco conosciuta.
La sindrome provoca una debilitazione dell’animale che quindi smette di nuotare ed alimentarsi, questo spiega anche il fatto che molto spesso le tartarughe colpite vengono colonizzate dai balani, alcuni piccoli crostacei.Una delle possibili cause dell’aumento vertiginoso dei casi di tartarughe colpite dalla sindrome potrebbe essere l’aumento della temperatura del mare, provocato dai cambiamenti climatici. Insomma l’ennesimo campanello di allarme su ciò che l’uomo sta provocando nei confronti della natura e quindi anche di se stesso.La tartaruga marina della Sentina è comunque in fase di guarigione e nelle prossime settimane potrà essere liberata in mare. Per l’occasione, la Riserva Sentina organizzerà una manifestazione a cui saranno invitati i cittadini e i bambini delle scuole.


CORRIERE ADRIATICO
6 OTTOBRE 2009
 
“Amici Animali” boccia Simoncini
 
OSIMO - L'Associazione Amici Animali di Osimo, con la presidente Cesarina Sabbatini, fa sapere di essere ancora “decisamente contraria al sistema del sindaco Simoncini di risolvere il problema piccioni uccidendoli a mezzo di cacciatori”. In un anno “questa è la terza ordinanza che vara per diminuire il numero di piccioni con fucilate e cosa avrebbe risolto? Il Tar ha sospeso la precedente ordinanza di abbattimento dei piccioni accogliendo le nostre argomentazioni circa l'utilizzo di altri sistemi per il controllo numerico degli animali. Ma l'Amministrazione sembra non interessarsene, proseguendo lo sterminio.

GIORNALE DI SIRACUSA

6 OTTOBRE 2009

 

Gli agenti hanno sequestrato selvaggina, armi e un fuoristrada

NOTO (SR) OPERAZIONE CONTRO IL BRACCONAGGIO LA FORESTALE DENUNCIA DUE CACCIATORI

 

Marco Parisi  

 

Noto  (SR) - Due persone denunciate a piede libero alla magistratura, due fucili da caccia, un faro da 12 watt, quarantadue cartucce, due lepri abbattute, un fuoristrada Nissan Patrol e un richiamo acustico sequestrati. Questo il bilancio dell'operazione antibracconaggio messa a segno nei giorni scorsi dal distaccamento della Forestale di Noto, coadiuvato dal personale dell’Ispettorato Ripartimentale di Siracusa. Nel corso della nottata, gli uomini del Corpo Forestale della Regione Siciliana hanno bloccato in contrada Agliastro Benivini a Noto una coppia di cacciatori segnalata poi all’autorità giudiziaria. I due, residenti a Rosolini, sono accusati di violazione delle norme che regolano l’attività venatoria in quantro sono stati sorpresi in possesso di mezzi ritenuti inidonei per la caccia e che rendevano la loro pratica illegale. Per esempio, l’utilizzo del faro portatile e dei fari dell’automobile sequestrati serve a rendere più facile la cattura delle prede. L’ operazione condotta dal Corpo Forestale della Regione è proseguita in contrada Corridore Campana nel Comune di Portopalo di Capo Passero ed ha portato al sequestro di un richiamo acustico per la cattura di quaglie di passa, congegno non è consentito dalla legge per la pratica della caccia.
Tutto il materiale sequestrato verrà utilizzato ai fini dell'indagine, eccezion fatta per la selvaggina abbattuta che è stata donata ad una casa di riposo per anziani.


MARKET PRESS

6 OTTOBRE 2009

 

PSR 2007-2013: PROROGATO IN PIEMONTE IL BANDO PER IL BENESSERE ANIMALE AIUTI AGLI ALLEVATORI CHE SI IMPEGNANO A MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI VITA DEI CAPI

 

E’ stata prorogata al 14 ottobre la scadenza per la presentazione delle domande sul bando per la misura 215 “Pagamenti per il benessere animale”, nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013, pensato per favorire le condizioni di benessere animale degli allevamenti bovini, suini e avicoli (pollame). Con questa misura si premiano infatti gli allevatori che sottoscrivono, per una durata di cinque anni, l’impegno a migliorare le condizioni di vita dei capi, in termini di sistemi di allevamento, controllo della ventilazione, del raffrescamento e delle condizioni di vita all’interno delle stalle (stabulazione), alimentazione, igiene, sanità e aspetti comportamentali. Per l’anno 2009 le risorse finanziarie disponibili sono pari a 6,5 milioni di euro. La nuova scadenza di presentazione delle domande (inizialmente prevista al 30 settembre) è ora prorogata al 14 ottobre, attraverso il sito internet http://www. Regione. Piemonte. It/cgi-bin/agri/leggi/pub/bandi. Cgi . Il termine per la trasmissione della relazione tecnica e della check list è invece il 30 novembre. I criteri di selezione e i parametri di contributo sono commisurati alla specie animale allevata, e comprendono gli impegni per ognuna delle aree di intervento individuate. Criteri di priorità riguardano la consistenza dell’allevamento, le caratteristiche e l’ubicazione dell’azienda. Il bando prevede una graduale riduzione del livello di sostegno nel tempo, in relazione alle dimensioni aziendali, in quanto si ritiene che vi possa essere un beneficio anche economico delle condizioni all’interno dell’allevamento per effetto delle innovazioni introdotte. “ Abbiamo valutato di prorogare i termini di scadenza per la misura 215, raccogliendo le sollecitazioni del mondo agricolo – spiega l’Assessore regionale all’Agricoltura Mino Taricco – in quanto le aziende devono presentare, oltre alla domanda vera e propria, un più articolato piano aziendale per gli investimenti da effettuare. Per concedere dunque più tempo per gli adempimenti, la scadenza è stata prorogata di qualche settimana. La misura sul benessere animale promuove la diffusione di tecniche di allevamento che migliorano il benessere degli animali, le loro condizioni di vita, di igiene, di alimentazione, premiando gli impegni degli allevatori che vanno di là delle condizioni minime previste dalla normativa. E’ dunque un tipo di aiuto che giova non solo a salvaguardare la qualità del nostro patrimonio zootecnico ma una garanzia per il consumatore finale dei prodotti di carne, latte e uova assicurando che i capi siano stati allevati secondo criteri rigorosi e certificati. ” .


GAZZETTA DI MODENA

6 OTTOBRE 2009

 

E scontro tra allevatori e cacciatori

 

di Edda Ansaloni

 

FORMIGINE (MO). «E’ iniziata la caccia e come ogni anno iniziano anche i guai per noi. I nostri pollai vengono sistematicamente attaccati dai cani dei cacciatori e il nostro pollame letteralmente sbranato. Sono stanca di questa situazione, che condiziona sia noi che i nostri animali da cortile. Questi problemi sono gli stessi lamentati da tanti altri coltivatori. Sono sincera: temo anche per l’incolumità dei miei figli, visto che ho trovato pallini anche negli infissi di casa». Il caso di Silvana Zini è comune anche ad altri agricoltori formiginesi. «Vivo con molta apprensione il periodo della caccia, perché l’arrivo dei cacciatori nella nostra proprietà coincide con la limitazione alla nostra libertà e con tutta una serie di problematiche date dalla maleducazione di alcuni cacciatori che pensano di potere spadroneggiare a casa degli altri - aggiunge Silvana Zini - L’ultimo episodio si è verificato alcuni giorni fa, quando i cacciatori sono passati a pochissimi metri dal mio pollaio e i loro cani sono entrati ed hanno iniziato a sbranare le mie galline. Tre sono state uccise all’istante e il giorno dopo ne abbiamo trovate altre morte dissanguate. Non sono però l’unica a subire simili danni, a vedere gli animali del cortile uccisi dai cani dei cacciatori che perlustrano la zona...»  «Questi cacciatori non si preoccupano minimamente dove parcheggiano: per loro una carreggiata o un campo appena seminato non fa differenza - prosegue nella sua denuncia la donna - E’ come se fossero in una loro proprietà, raccolgono i nostri frutti e gli ortaggi, danneggiano le colture, i frutteti. I loro cani inseguono ed uccidono i nostri animali da cortile e non di rado troviamo pallini conficcati negli scuretti delle nostre finestre. Quello che chiediamo è il rispetto degli agricoltori e maggiore educazione». 


IL DENARO

6 OTTOBRE 2009

 

Allevamenti bovini, mille imprese a rischio chiusura

 

E' crisi conclamata per il settore zootecnico da latte e da carne che va avanti da oltre dieci mesi. A lanciare l'allarme è Confagricoltura Campania, che spiega in una nota: "Il mercato internazionale del latte ha visto un crollo dei prezzi all'origine del 25 per cento per il latte crudo e del 30 per cento per la carne. Il tentativo di produrre in più da parte degli allevatori non pone alcun rimedio alla totale assenza di reddito. Ormai si produce sottocosto, visto l'aumento delle materie prime indispensabili per l'alimentazione degli animali (più 10 per cento negli ultimi sei mesi). Ormai è certo che tantissime stalle chiuderanno entro fine anno. In Campania, alla "fisiologica" chiusura di oltre 400 allevamenti all'anno (4mila negli ultimi 10 anni) se ne aggiungeranno altri mille che faranno ridurre gli allevamenti da latte a meno di 3mila già nella prossima primavera". Spiega Confagricoltura: "Chiudere una stalla non è come decidere di cambiare coltivazione. E' un danno enorme per l'indotto e per il territorio visto che spesso quando chiude una stalla scompare anche la presenza dell'uomo, soprattutto nelle aree interne. Centinaia di lavoratori rischiano il proprio posto. In questo quadro disastroso, il ministro dell'agricoltura Luca Zaia ha pensato solo a difendere gli splaffonatori, cioè gli allevatori che hanno prodotto più della quota agli stessi assegnata. Così, mentre gli onesti si sono indebitati per acquistare le quote, hanno rispettato le regole e, quando  dovute, hanno pagato le multe, gli splaffonatori hanno ottenuto la quota e non hanno alcuna intenzione di pagare le multe pregresse (oltre 1000 miliardi di vecchie lire). E' una situazione inaccettabile" conclude Confagricoltura Campania .


Animalieanimali

6 OTTOBRE 2009

 

CACCIA: QUANDO IL "GIOCO" SI FA PERICOLOSO
ENPA – LAC – LAV – WWF del modenese con una iniziativa congiunta

 

La stagione venatoria è appena cominciata e già iniziano, come prevedibile, i problemi.
A San Possidonio un agricoltore è stato ferito mentre è della zona di Cognento la Signora che lamenta il fatto che i pallini dei cacciatori hanno raggiunto la cancellata di casa sua, a pochi metri dai suoi nipotini che stavano giocando.
La caccia viene definita uno “sport”, ma in realtà è un’attività molto pericolosa, soprattutto per i cittadini.
Il fatto che esistano norme che indicano le distanze precise che devono essere mantenute da strade e case non significa necessariamente che queste vengano sistematicamente rispettate e questo crea un rischio per tutti noi, negli scorsi anni sono state molte le sanzioni comminate dalla Polizia Provinciale per mancato rispetto delle distanze di sicurezza: anno 2006 - 44 sanzioni, anno 2007 – 47 sanzioni, anno 2008 – 43 sanzioni, ognuna di queste sanzioni indica un problema e il fatto che si ripetano è altamente preoccupante.
Il dato più allarmante, inoltre, è che se gli addetti ai lavori si degnassero di verificare su carta le zone in cui la caccia è attualmente consentita ne risulterebbe che non tutti i territori sono effettivamente idonei alla caccia.
Cartine alla mano basta una semplice misurazione per verificare come sono moltissime le aree in cui le distanze di sicurezza lasciano la possibilità di cacciare in piccolissime zone non contigue tra loro di poche decine di metri, in questa situazione com’è possibile che la sicurezza venga rispettata? Come già in passato ci appelliamo ai sindaci perché verifichino l’effettiva sicurezza dell’attività venatoria sui loro territori e perché la vietino qualora non vi siano le condizioni idonee. Come già in passato offriamo la nostra massima disponibilità a collaborare perché questa sicurezza diventi un dato di fatto e non un’ipotesi.
Chiunque avesse dubbi o segnalazioni da inoltrare può visitare il sito www.noncacciamo.org che sarà disponibile nei prossimi giorni.


LA NUOVA VENEZIA

6 OTTOBRE 2009

 

Cacciatore «impallina» un abitante

 

FAVARO (VE). E al posto del fagiano questa volta nel mirino del cacciatore finiscono un furgone e il fianco di un tranquillo abitante di via Triestina. È successo domenica pomeriggio poco dopo le 13. A chiamare il 113 è stato un signore che abita al 58/g di via Triestina. All’operatore della centrale spiega che il cognato era stato appena ferito da pallini da caccia. Immediatamente sul posto è stata invita una volante della questura. Gli agenti intervenuti hanno accertato che le due persone, mentre si trovavano sul retro del condominio dove abitano, impegnate a lavorare accanto al furgone di loro proprietà, udivano giungere dei pallini sparati da un cacciatore nelle vicinanze. Parte della rosata andava a colpire la fiancata del furgone (provocandone delle scalfitture), mentre uno dei pallini colpiva B.A., 43 anni, sul fianco sinistro, causandogli un leggero ematoma. L’uomo, comunque, vista la non gravità della ferita rifiutava l’intervento dell’ambulanza e dei sanitari del Suem. I due indicavano ai poliziotti che il presunto responsabile, nel frattempo si era allontanato. Con sé aveva un cane di colore bianco e marrone. Le ricerche effettuate dai poliziotti però non hanno portato ad alcun risultato. Lo scorso anno, a Campalto, altri abitanti di case che si affacciano sulla laguna erano stati colpiti leggermente da pallini di munizioni da caccia.


GAZZETTA DI MODENA

6 OTTOBRE 2009

 

Cacciatore mirandolese indiziato

 

SAN POSSIDONIO (MO). Se la caverà con 10 giorni di prognosi Jaspal Salh, il 43enne indiano colpito domenica da sette pallini da caccia. L’uomo stava lavorando nell’azienda agricola Prato Verde quando è stato raggiunto da una raffica sparata da un cacciatore impegnato in una battuta. Jaspal ha notato una persona in maglia nera e poco dopo i carabinieri hanno fermato tre cacciatori, tra cui un 40enne mirandolese che abita in via Posta. Nei loro confronti continuano gli accertamenti, ma al momento non ci sono prove sufficienti per incolparli. Ieri, intanto, l’operaio indiano è tornato all’ospedale per farsi medicare e poi si è recato in caserma. Ora dovrà restare a riposo, nella sua casa di via De Gasperi 2, per una decina di giorni, il tempo necessario per rimettersi dalle ferite alle gambe. «Non ho visto nulla - spiega il 43enne - se non un cacciatore che si allontanava tra i frutteti. Non saprei riconoscerlo. È stata una brutta esperienza, ma per fortuna è finita bene». Non ci sono invece conferme dell’uccisione di un cane a pochi passi dall’azienda Prato Verde.


CORRIERE ADRIATICO

6 OTTOBRE 2009

 

Diminuiscono i danni provocati dai cinghiali

 

Fabriano (AN) -  Si rafforza l’attività dell’ente Parco Gola della Rossa e Frasassi per difendere il territorio dagli animali selvatici. E la netta diminuzione dei danni arrecati dai cinghiali agli agricoltori e agli automobilisti dimostrano l’efficacia dell’azione portata avanti con scrupolo e nell’interesse sia delle comunità che dell’ambiente naturale.“L’eccesso del numero di cinghiali - spiegano il commissario della Cm Fabrizio Giuliani e il direttore del Parco Massimiliano Scotti - costituisce un grosso problema per l’agricoltura e per la natura, con danni alla fauna e alla flora. Il Parco, tuttavia, è da ben 11 anni che esercita il selecontrollo, per mantenere una quantità di ungulati idonea, diciamo 5-6 per ogni chilometro quadrato. Secondo l’ultimo censimento del 2009, sono 514 i cinghiali nell’area protetta, per cui si può pensare che nel territorio ve ne siano complessivamente 900-1.000. Questo vuol dire che con la campagna di selecontrollo, a cui prendono parte non solo cacciatori, ma anche agricoltori e ambientalisti, ne verranno abbattuti circa 500. E che si stia facendo un lavoro positivo è confermato dal fatto che dal 2001 a oggi è nettamente diminuita l’entità del rimborso agli agricoltori danneggiati: da 90.000 euro si è passati a 35.000 del 2008. Tutto questo grazie non soltanto al selecontrollo, ma anche a degli strumenti che forniamo agli agricoltori, quali ad esempio le reti elettrificate”. Si sta pensando pure a dei dissuasori luminosi o acustici. Dai danni alle colture a quelli alle automobili. “Premesso che si deve ancora stabilire chi fra la Regione e l’ente Parco è obbligato risarcire gli automobilisti, il numero di incidenti causati dagli ungulati sono calati dai 28 del 2001 ai 6-10 di media degli ultimi anni. Questo, probabilmente, anche grazie ad una maggiore prudenza dei cittadini. Comunque, si stanno ipotizzando rimedi per le strade più pericolose, fra cui la provinciale 22 che collega San Vittore a Sassoferrato”.


BIG HUNTER

6 OTTOBRE 2009

 

Modena, parte la caccia al cinghiale. Agricoltori infuriati per la scarsa partecipazione ai prelievi

 

La caccia al cinghiale è iniziata in alcune regioni autorizzata dalle amministrazioni provinciali e regionali che hanno alzato il tiro, aumentando in alcuni casi i capi prelevabili e adottando nuovi strumenti per un sempre più efficace contenimento della specie, soprattutto a tutela dell'agricoltura. Proprio dal mondo agricolo arrivano però i primi malcontenti in corrispondenza dell'inizio delle battute. Cia, Confagricoltura, Copagri e Coldiretti Emilia Romagna hanno infatti indirizzato una lettera alle istituzioni per denunciare la scarsa attenzione per i danni agricoli da parte dei cacciatori dell'Atc Modena 3, colpevolizzati per non aver sparato in maniera massiccia ai cinghiali sin dalla prima battuta.

La lettera sottolinea che non tutte le squadre hanno partecipato alla battuta del 27 settembre ed invita l'assessore provinciale alla Caccia, il presidente dell'Atc in oggetto e il sindaco di Fanano ad intervenire affinchè ciò non possa riverificarsi. “Coloro che avrebbero dovuto avviare in tale area l'attività venatoria nei confronti della specie cinghiale – scrivono indignate le associazioni agricole - si sono nei fatti limitati a sporadici interventi, del tutto inefficaci ed inadeguati rispetto alle reali esigenze di quel territorio”.
“Il non aver tempestivamente risposto, da parte dei cacciatori, all'apertura della stagione al cinghiale, con una adeguata ed intensa attività venatoria, - continua poi la missiva -  farà sì che numerosi capi sono sfuggiti all'abbattimento e nei prossimi giorni saranno liberi di danneggiare le colture e le produzioni del nostro territorio”.La 'mancata risposta' dei cacciatori è, secondo le associazioni “un grave segnale di scarsa collaborazione nei confronti del mondo agricolo ed un atto puramente egoistico nel voler 'conservare' numerose prede per il resto della stagione”.

BIG HUNTER

6 OTTOBRE 2009

 

La Provincia di Brescia corregge il tiro: un giorno in più per la caccia alla migratoria

 

La giunta provinciale di Brescia non ha perso tempo e dopo la sentenza del Tar che ha di fatto sospeso i due giorni extra concessi ai cacciatori per la caccia alla selvaggina migratoria nei mesi di ottobre e novembre, ha emanato in mattinata un provvedimento urgente e già esecutivo con il quale aggiunge una giornata alle tre standard settimanali in calendario previste dalla legge nazionale. Il provvedimento tenta così di risarcire i cacciatori bresciani che dopo la sentenza del Tar (in accoglimento del ricorso di Lac -Lega per l'Abolizione della Caccia-), si sono visti limitare le possibilità di cacciare al capanno, una pratica venatoria molto sentita e praticata soprattutto in questa zona. "Di fronte all'inopinata decisione del Tar - ha spiegato l'assessore Alessandro Sala -, la giunta ha ritenuto di adottare un provvedimento d'urgenza che, nel ribadire le motivazioni tecnico-giuridiche dell'impugnata deliberazione dello scorso luglio, per mere motivazioni contingenti e senza disconoscere il censurato atto amministrativo, riduce a quattro le giornate settimanali di caccia alla fauna migratoria per il restante mese di ottobre e per tutto il mese di novembre. Il provvedimento, oltre a richiamarsi alle consuetudini bresciane, tiene conto degli elementi e dei dati forniti dai competenti uffici sulla scorta dei riferimenti appropriati e puntuali recepiti dalla letteratura scientifica, in sintonia con gli indirizzi di cui alla Guida interpretativa sulla caccia nell'ambito della Direttiva Cee 79/409 concernente la saggia utilizzazione (wise use) e l'impatto sulle popolazioni con riferimento alle migrazioni postnuziali 2008 e pre-nuziali 2009 della fauna".


IL GAZZETTINO DI UDINE

6 OTTOBRE 2009

 

L’EPIDEMIA Oltre 30mila gli animali da sottoporre a profilassi

Rabbia, vaccino ai cani

L’obbligo per l’intera provincia, su disposizione veterinaria

 

Provincia di Udine - Sebbene in Friuli non sussista il fenomeno del randagismo, le autorità regionali stanno disponendo l’obbligo di vaccinazione antirabbica per tutti i cani della provincia dopo che sul territorio si sono registrati 30 casi di infezione, fino ai comuni di Mereto di Tomba e di Mortegliano. Renato Coassin, responsabile dei servizi veterinari per il Friuli Venezia Giulia, riferisce delle perplessità che si avevano nell’adottare questa misura, non ritenuta strategica per il contenimento della rabbia silvestre nelle aree non a rischio, ma rimarca che la decisione è stata assunta per seguire un principio di precauzione, tenuto conto della gravità della malattia.La vaccinazione sarà gratuita e fornita attraverso i servizi veterinari delle Aziende sanitarie, oppure potrà essere praticata a pagamento dai veterinari libero professionisti, e interesserà circa 35 mila cani, considerando che siano già coperti dalla vaccinazione ulteriori 15 mila cani perchè ricadenti nei comuni colpiti o ad altro titolo. Chi non rispetterà l’ordine rischierà una sanzione. All’esame anche gli aspetti legati alla densità della specie che tocca concentrazioni anche dieci volte superiori alle due volpi ogni 10 chilometri quadrati che l’Oms indica come limite per non incorrere nel rischio di rabbia silvestre. «È una questione molto delicata» commenta Coassin. A nessuno, e tanto meno a un veterinario, piace l’idea di prendere decisioni che nuociano alla fauna selvatica ma la volpe è veicolo principale della rabbia e quindi potrebbero essere approvati piani di riduzione numerica nelle zone della pianura dove non sono state posizionate le esche vaccinali (gli esemplari protetti dal vaccino fanno da barriera vivente) e nei riguardi dei futuri nati non immunizzati. L’eventualità è stata posta all’attenzione dell’organismo competente che è l’Ufficio fauna selvatica dell’assessorato all’Agricoltura (il quale a sua volta dovrebbe ottenere il via libera dell’Ispra). Intanto la caccia è aperta e la volpe può essere abbattuta, secondo i piani faunistici, fino al 75 % del patrimonio di una riserva.


MESSAGGERO VENETO

6 OTTOBRE 2009

 

Volpe fa strage di galline, è allerta rabbia

 

Michela Zanutto

 

Provincia di Udine - La paura di trovarsi faccia a faccia con una volpe rabida, ovvero infetta dal virus della rabbia, è arrivata anche a Udine. Infatti, la scorsa notte un animale ha fatto incetta di galline in un pollaio di via Marsala, a ridosso della zona della stazione. Quello che però è sembrato più strano non è stata tanto l’irruzione nel pollaio della volpe, ma il fatto che le quindici galline rimaste a terra dopo l’aggressione fossero praticamente intatte. Ieri mattina – ha raccontato l’udinese Franco Iuretigh che ha scoperto lo scempio – «quando sono sceso per raccogliere le uova, ho notato la porta del pollaio sfondata. Quasi incredulo, appena entrato, ho visto le quindici galline morte a terra, tre senza la testa, ma per il resto praticamente intatte. Accanto a loro il gallo che portava ancora i segni del combattimento, un’altra gallina ferita gravemente e due quasi illese». Con il senno del poi Iuretigh ha ricordato un episodio simile accaduto cinque giorni fa: «In quell’occasione mi sono accorto della scomparsa di una gallina, ma lì per lì non ho dato molto peso al fatto, ho solo pensato che sarebbe stato opportuno riparare un piccolo cedimento della porta d’ingresso del pollaio, proprio il punto forzato dalla volpe la scorsa notte per entrare e razziare le galline». Scoperto l’accaduto Iuretigh si è subito preoccupato in relazione ai recenti fatti di cronaca che, domenica scorsa, hanno registrato l’abbattimento a Mortegliano di una volpe infetta, segno che la rabbia, nonostante le campagne di vaccinazione orale in atto da mesi sul territorio, non sta facendo un passo indietro, ma si sta estendendo a zone che prima non erano interessate dal fenomeno. Informata del fatto accaduto in città, anche Daniela Gnesutta, medico del Dipartimento di prevenzione dell’Ass 4 Medio Friuli, ha mostrato le sue perplessità: «Di per sé l’attacco di una volpe a un pollaio non sarebbe un avvenimento inusuale – ha precisato Gnesutta –, ma che la volpe si sia spinta fino a Udine città e non abbia mangiato le sue prede lascia pensare. Purtroppo, per accertare l’effettiva positività dell’animale al virus della rabbia dovremmo analizzarne il cervello e le galline vittime dell’attacco non hanno avuto il tempo di sviluppare la malattia, perciò sarebbe inutile esaminarle. La rabbia si manifesta con importanti cambiamenti del carattere e proprio per questo la strana razzia udinese lascia qualche perplessità. L’importante è che il proprietario delle galline, e chiunque dovesse incappare in simili situazioni, abbia usato guanti per rimuovere le carcasse e anche per toccare gli altri animali da cortile sopravvissuti all’attacco che, per sicurezza, andrebbero abbattuti comunque. Se, infatti, le mani o qualche altra parte del corpo su cui ci sia una ferita fossero entrate in contatto con la saliva dell’animale infetto sarebbe necessaria un’immediata visita al pronto soccorso, dove sarà somministrato il trattamento vaccinale post-esposizione». Cauto anche Oreste Battilana, responsabile del servizio veterinario dell’Azienda sanitaria 4 del Medio Friuli: «Probabilmente proprio la circostanza dell’attacco alle galline – ha spiegato – potrebbe indicare che la volpe in questione non è affetta da rabbia; se lo fosse, infatti, la malattia toglierebbe le forze all’animale che, così, non riuscirebbe a compiere tale scempio. Ma dobbiamo anche considerare un’opportunità diversa, quella cioè di un primo stadio della malattia durante il quale si verificano, per esempio, gli attacchi alle persone. Se così fosse, nel giro di alcuni giorni dovremmo rinvenire nella zona la carcassa di una volpe».


IL GAZZETTINO DI UDINE

6 OTTOBRE 2009

 

PROVINCIA Presto regolamento preventivo

Danni per 300 mila euro dalla fauna selvatica

 

Provinciadi Udine - Ammontano complessivamente a 300 mila euro i danni provocati nel 2008 dalla fauna selvatica. Di questi sono 210 mila quelli subiti dal mondo agricolo. Per arginare il fenomeno, la Provincia ha costituito un gruppo di lavoro che predisponga, entro la fine dell’anno, un regolamento per poter aggiungere le azioni di prevenzione al consueto sistema dell’indennizzo del danno. «Partendo dal presupposto che si tratta di somme ingenti che devono essere rimborsate dagli enti di area vasta – ha precisato l’assessore a caccia e pesca, Ottorino Faleschini -, il mio obiettivo è quello di riuscire a prevenire quanto più possibile il verificarsi di questi eventi che producono grossi disagi soprattutto al mondo agricolo, già messo duramente alla prova dalla burocrazia, dagli eventi atmosferici avversi o dalla situazione del mercato. La via – ha proseguito - è quella di produrre un regolamento ad hoc che preveda la possibilità di contribuire alla realizzazione di azioni prevenzione opportunamente concordate sulla base di esperimenti ed esperienze effettuate con le diverse specie animali».A tal proposito, e nell’ottica di implementare le collaborazioni tra mondo agricolo, venatorio e Provincia, Faleschini ha costituito un gruppo di lavoro per la predisposizione di questo regolamento. «Nei giorni scorsi – ha riferito - c’è stato il primo incontro alla quale hanno preso parte Giorgio Zoglia di Confagricoltura, Patrizia Nicoloso, nonché i due presidenti dei distretti venatori di montagna e pianura, Vittorino Dorotea e Luciano Cucignato. L’incontro è stato l’occasione per definire gli obiettivi del regolamento che, mi auguro, entrerà in vigore con l’inizio del 2010».

 

 


 

 

            06 OTTOBRE 2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE


 
ADUC SALUTE
6 OTTOBRE 2009
 
USA - Staminali per rigenerare i vasi sanguigni
 
Super-staminali modificate in laboratorio sono riuscite a rigenerare tessuto vascolare, in particolare i vasi del sangue.
Gli scienziati del Mit (Massachusetts Institute of Technology) sono riusciti a potenziare l'abilita' delle 'cellule bambine' di rigenerare i tessuti, equipaggiandole con i geni che producono fattori di crescita extra (quei composti naturali che stimolano la crescita dei tessuti). Cosi', in uno studio sui topolini, gli scienziati hanno scoperto che le stuper-staminali hanno generato nuovi vasi vicino al sito di una lesione, permettendo al tessuto danneggiato di sopravvivere.
I ricercatori hanno deciso di verificare se speciali staminali super-potenziate possono essere usate davvero per aiutare a superare un infarto. Cosi' il team diretto da Daniel Anderson ha rimosso le cellule 'bambine' dal midollo di un topo, usando poi nanoparticelle sviluppate ad hoc per liberare il gene del fattore di crescita Vegf (vascolare-entoteliale). Infine le super-staminali sono state impiantate nell'area danneggiata. Queste speciali nanoparticelle biodegradabili, che gli scienziati del Mit hanno gia' sperimentato per liberare nel punto desiderato le terapie anticancro, sono ritenute piu' sicure dei virus spesso usati per veicolare la terapia genica.
Benche' i risultati ottenuti sui topi siano definiti promettenti su 'Prooceedings of the National Academy of Sciences', la tecnica necessita di ulteriori miglioramenti prima di poter iniziare un trial simile sull'uomo, concludono i ricercatori.

ADUC SALUTE
6 OTTOBRE 2009
 
GRAN BRETAGNA - Tagliati i fondi per la ricerca sugli embrioni ibridi, è fuga di cervelli
 
Il settore della ricerca embrionale britannico subisce una fuga di cervelli poiche' non vengono accordati i fondi per le ricerche. Quelli a rischio sono gli esperimenti sugli embrioni 'ibridi', ossia creati dall'incrocio tra dna tratto da cellule umane e ovuli animali, ritenuti utili per trovare nuove cure per gravi malattie come il Parkinson o disturbi cardiaci.
Lo racconta l'Independent, spiegando l'ultimo caso in ordine temporale, quello del professor Justin St John dell'universita' di Warwick il quale, dopo che il suo progetto e' stato bocciato, lascera' il paese per lavorare in Australia, dove gli e' stato offerto un lavoro alla prestigiosa Monash University di Melbourne.
Pur essendo in possesso del permesso per condurre questo tipo di esperimenti - rilasciato dall'istituto britannico Human Fertilisation and Embryology Authority (HFEA), indispensabile per lavorare con gli embrioni ibridi - i fondi richiesti da St John sono stati rifiutati poiche', gli e' stato detto, il progetto non era abbastanza valido. Stessa sorte e' toccata mesi fa ai soli altri due ricercatori in possesso del permesso delll'Hfea: Stephen Minger del King's College di Londra che, non avendo ricevuto i finanziamenti ha lasciato la ricerca embrionale, e Lyle Armstrong dell'Universita' di Newcastle, che ha accettato un posto di lavoro in Spagna.
'Non basta avere un permesso - ha detto Colin Miles, del Consiglio di ricerca del centro di Biotecnologie e Scienze biologiche, che ha rifiutato uno dei progetti - si deve verificare l'eccellenza scientifica e il potenziale del progetto'.
Eppure la nuova legge sulla sperimentazione di embrioni umano-animali (Human Fertilisation and Embryology Act), entrata in vigore il mese scorso, era stata fortemente voluta da esponenti del mondo accademico e dei consigli di ricerca pubblici.
Quando i primi due progetti furono rifiutati, St John dichiaro' all'Independent che ci sarebbero state molte persone soddisfatte per il blocco dei progetti di ricerca, ma rifiuto' di commentare l'ipotesi che componenti dei comitati per la ricerca moralmente contrari alla sperimentazione embrionale potessero aver influenzato la decisione di non finanziare i progetti.

GREENREPORT

6 OTTOBRE 2009

 

Limiti ed efficacia della farmacologia, ricordando il talidomide

 

Lucia Venturi

 

GROSSETO. Le donne in stato di gravidanza oggi sanno bene che i farmaci durante il periodo di attesa e poi di allattamento è meglio non prenderli, se non se ne può proprio fare a meno. Ma non era questa una convinzione altrettanto diffusa negli anni cinquanta-sessanta, quando proprio alle donne in gravidanza veniva prescritto come antinausea o blando sedativo la talidomide, in quanto veniva presentato come un rimedio con un profilo tra rischi e benefici assolutamente a favore dei secondi e per questo motivo si preferiva ai barbiturici (che avevano effetti simili) proprio nei nove mesi di attesa.Purtroppo i nati con malformazioni gravissime in quel periodo fecero ricredere su queste convinzioni e alla fine del 1961 la talidomide venne ritirata dal commercio, dopo che il suo uso sotto diverse denominazioni si era diffuso in ben 50 paesi diversi e dopo che aveva prodotto migliaia di deformazioni (si stima siano almeno 10mila in tutto il mondo) , tra cui la più diffusa è la focomelia, ovvero la totale o parziale assenza di arti o la loro malformazione.
La talidomide è stata poi reintrodotta dall'Aifa anche in Italia ma solo per intervenire in alcuni casi di tumore raro (come il mielosa multiplo) dove pare sia stata verificata l'efficacia, nonostante i gravi effetti collaterali che esso ha dimostrato avere.E' notizia di questi giorni che ai circa 100 soggetti che hanno riportato queste conseguenze per l'uso della talidomide da parte delle loro madri quando erano in gravidanza, il ministero del Welfare riconoscerà un indennizzo di circa 4mila euro al mese.Il caso della talidomide è ben noto, forse anche per il fatto che fu uno dei primi casi in cui emergevano gli effetti collaterali dovuti all'uso dei farmaci, e quindi si appannava l'aurea del potere salvifico che in quegli anni si attribuiva alle nuove molecole che uscivano dalle industrie farmaceutiche, infine perché il suo ritiro dal commercio venne sostenuto con una vasta e dura campagna condotta da medici, avvocati e giornalisti. Ma il fatto che i farmaci sono sempre portatori di effetti collaterali non è certo né una novità né tantomeno un elemento sottaciuto.
Che «non esistono farmaci innocui» e che «tutti i farmaci a fronte di benefici danno luogo a reazioni tossiche» è lo stesso Sergio Garattini dell'autorevole Istituto Mario Negri a sostenerlo. E i più comuni effetti collaterali che si riscontrano per l'uso di farmaci«Sta allora alle autorità sanitarie,dice il direttore del Mario Negri «stabilire quando il rapporto benefici-rischi è troppo spostato verso i rischi e può rappresentare un pericolo per la salute pubblica».
Ma la maggior parte delle volte che i rischi per la salute siano maggiori dei benefici, emerge quando ormai gli effetti sono evidenti perché il farmaco è diffuso e usato da pazienti speranzosi di trarne giovamento per curare le loro patologie. Sino a contare diversi morti come nel caso del Vioxx, un antinfiammatorio che determinava gravi effetti all'apparato cardiaco.Un problema che si potrebbe attribuire all'approccio utilizzato per calcolare il bilancio rischi-benefici, ovvero l'assunzione che su tutti gli individui si manifesti la stessa relazione farmaco-recettore; quando poi - e non è una ipotesi peregrina- sono le stesse aziende farmaceutiche a falsare le informazioni scientifiche come è accaduto alla Pfizer che si è vista multare per 2,3 miliardi di dollari per frode e informazioni falsificate.Detto questo è innegabile che la farmacologia abbia determinato notevoli benefici alla salute umana e alla speranza di vita degli individui, ma quello che appare poco plausibile è che ancora vi siano attacchi all'arma bianca (l'ultimo è dello scorso mese di agosto) all'uso dell'omeopatia o alle altre medicine spesso denominate non convenzionali, ma che sempre più spesso invece proprio da chi le pratica sono usate in maniera complementare. Perché ne conoscono bene limiti ed efficacia.


BLITZ QUOTIDIANO

6 OTTOBRE 2009

 

Ue, antitrust: perquisite compagnie farmaceutiche

 

La Commissione Europea ha disposto, a partire da ieri, delle perquisizioni a sorpresa nei confronti di alcune compagnie farmaceutiche per sospetta violazione delle norme antitrust comunitarie. Lo riferisce il portavoce della Commissione, Jonathan Todd, che non ha riferito i nomi delle aziende coinvolte.

 

 

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