IL GAZZETTINO
6 SETTEMBRE 2009
La denuncia del medico di base di Mareno: «Il gatto è tornato in fin di vita a casa di mia madre»
Il "micio" Romeo muore dopo le torture
Erica Bet
Codognè/Mareno (TV) - Gatto torturato, muore nonostante le cure dei veterinari. Il fatto increscioso è accaduto martedì scorso a Codognè: vittima Romeo un bel micio tigrato di 2 anni. «Un gattone affettuoso – ricorda Mirella Forest medico di base a Mareno di Piave – faceva parte di una gruppo di gatti sterilizzati dall’Uls7. Un gatto talmente affettuoso che ho deciso di portarlo a casa di mia mamma, perché le facesse compagnia». Così era stato, Romeo viveva al civico 17 di via Dalmazia a Cimetta con l’anziana signora; un micio casalingo, che dormiva sul lettone. Il mattino di martedì 1 settembre Romeo scompare da casa per ricomparire attorno alle 20; la signora anziana si accorge subito che qualcosa non va. «Il gatto era gravemente ferito, sul pelo aveva un odore di escrementi di maiale ed era pieno di vermi».Disperata, Mirella Forest allerta l’Ente nazionale protezione animali e il gatto viene ricoverato in un ambulatorio di Oderzo dove sabato martina muore a seguito delle ferite riportate dopo giorni di agonia. «Abbiamo sporto denuncia alla Polizia Locale di Codognè e anche ai Carabinieri – continua la dottoressa Forest – fatti simili non devono più accadere. Abbiamo consultato anche un medico psichiatra; chi ha compiuto un atto simile è una persona abituata fin da bambina alla violenza e potrebbe colpire anche le persone più deboli». Ieri pomeriggio il corpo senza vita di Romeo ha fatto ritorno a casa, dove è stato sepolto in giardino avvolto in un drappo rosso e coperto di rose “Non è la prima volta che accadono fatti simili; tre gatti dei vicini erano spariti e un altro micio per tre volte è tornato a casa ferito. Per questo eravamo in allerta”. A maggio la Polizia Locale aveva avviato un indagine dopo che in via Fontanazze alcuni gatti erano stati intossicati con delle esche contenente veleno per topi.
IL TIRRENO 6 SETTEMBRE 2009
Cani abbandonati di notte, paura sulla Variante Aurelia
La notte scorsa dietro una curva sulla Variante Aurelia ho sfiorato due cani, erano una bretoncina e un vecchio cagnone trasandato. Appena mi è stato possibile sono tornato indietro con la paura che potesse succedere un incidente; sul luogo era sopraggiunta una pattuglia dei carabinieri e delle ragazze erano riuscite a fermare il cagnone, ho provato senza successo a bloccare la piccola breton che vagava sulla carreggiata, ma poco dopo una macchina l’ha investita. L’abbiamo portata dal veterinario. Ho creduto fino alla fine che ce la potesse fare, ma la sfortuna ha voluto che quella povera cagnetta morisse e allo stesso tempo la fortuna ha voluto che una persona non facesse la sua stessa fine! Quando trovate un cane abbandonato non fate finta di non vederlo perché sulla coscienza vi potreste ritrovare la vita di qualcuno. Un grazie a quelle ragazze, ai due carabinieri, al veterinario e alla volontaria del canile che hanno avuto un pensiero d’amore per quei due cani innamorati. Giulio Cianchini (Piombino)
CORRIERE ADRIATICO
6 SETTEMBRE 2009
Sul posto sopralluogo del Corpo Forestale dello StatoSi sta occupando del caso anche la Asur di Fermo
Più di mille polli morti a San Girolamo
Salta il tappo del serbatoio ed è il caos. Le carcasse degli animali verranno rimosse domani. La zona è off limits
PAOLO PAOLETTI
Fermo - Scoppia il serbatoio d’acqua in uno dei più grandi allevamenti di pollame del territorio: oltre mille gli animali morti annegati. Residenti preoccupati per un rigagnolo di liquami fuoriuscito dal capannone allagato e finito nei campi. Protagonista del terribile fatto è stata l’azienda agricola Quadrifoglio in zona San Girolamo. Uno dei più importanti allevamenti di pollame della provincia fermana. Difficile dire se si sia trattato di un incidente o di un fatto doloso. Le probabilità che qualcuno abbia manomesso la cisterna piena d’acqua sono molto alte ed al momento l’esatta dinamica è al vaglio delle forze dell’ordine.
Tutto è accaduto nella tarda mattinata di venerdì scorso, verso mezzogiorno. Il tappo del serbatoio idrico che gestiva le scorte d’acqua per tutto l’allevamento è saltato improvvisamente. Migliaia di litri di acqua sono confluiti in modo violento dentro il capannone che ospitava oltre mille polli. Per loro nessuna via di fuga ne tanto meno degli scarichi a terra o dei tombini da dove far defluire l’acqua. In pochi minuti tutto l’edificio si è trasformato in una trappola mortale per gli animali. Sono tutti morti annegati. Una strage che è costata all’azienda fermana migliaia di euro. Oltre alla perdita dei capi di allevamento vanno infatti considerati i problemi strutturali al capannone. Il totale dei danni ammonta a circa 10 mila euro. Purtroppo non è finita qui. Da un lato del capannone è fuoriuscito un rigagnolo di melma che è andato ad invadere i campi della zona. Si tratta soprattutto di quello che l’acqua è riuscita a raccogliere all’interno dell’edificio: escrementi, piume, e tutti gli altri resti che si trovavano sul pavimento dove vivevano gli animali. Preoccupati per quanto accaduto i residenti di contrada San Girolamo che hanno sollevato dubbi sulle condizioni sanitarie della zona interessata dall’incidente. Le carcasse dei polli sono state lasciate all’interno del capannone in attesa dell’arrivo di una ditta specializzata nella loro rimozione. Il problema è che i tecnici non arriveranno prima di lunedì e per tutta la serata di venerdì, la giornata di ieri e quella di oggi gli animali morti sono rimasti chiudi dentro il capannone. La struttura è rigorosamente off limits per chiunque voglia entrarci. Un’emergenza di non poco conto considerate le alte temperature di questi giorni. Sul posto sono intervenuti per i primi sopralluoghi gli agenti del Corpo Forestale dello Stato ed i Vigili Urbani di Fermo. Non sembra siano stati riscontrati particolari pericoli per gli abitanti della zona, sia a livello sanitario che per i liquami fuoriusciti dallo stabile. Già da lunedì, in concomitanza con la rimozione degli oltre mille animali morti, potrebbe essere previsto un sopralluogo della Asl per accertare la dinamica dei fatti ed analizzare le fuoriuscite di liquame. “Stiamo cercando di pulire tutto - ci spiegano dall’azienda il Quadrifoglio - ma nel fine settimana le ditte specializzate non lavorano. Dovremo quindi aspettare lunedì”. Per quel che riguarda lo scoppio improvviso della cisterna i titolari sono quasi sicuri: “Molto probabilmente si è trattato di un fatto doloso. Qualcuno ha manomesso di nascosto il tappo del serbatoio che ha causato tutto questo”. Dolo che, se accertato, sarebbe avvenuto in pieno giorno. Il ritorno alla normalità per l’azienda fermana procede a rilento. Riavviare parte di un allevamento che contava oltre mille animali non è una spesa da niente. Ci vorrà tempo e pazienza. Senza contare la rabbia dei residenti vicini per quanto accaduto. I rapporti tra gli abitanti della zona San Girolamo con l’allevamento, nel corso degli ultimi anni, non sono stati buoni, tra proteste e lamentale fatte alle istituzioni e alle forze dell’ordine.
SAVONA NEWS
6 SETTEMBRE 2009
Savona: ancora colombi avvelenati in città, indaga l'Enpa
Savona - Le guardie zoofile dell'Enpa indagano su un nuovo caso di avvelenamento di colombi a Savona. Una quindicina di animali sono morti misteriosamente in via Solari, dieci ancora vivi sono stati soccorsi dai volontari della Protezione Animali, ma quasi tutti sono morti poco dopo malgrado le cure veterinarie alle quali sono stati sottoposti.
L'episodio segue l'imponente moria di volatili verificatasi in piazza Saffi ad agosto e numerosi maltrattamenti a suon di calci e bastonate denunciati dall'associazione, dopo il clima di 'caccia alle streghe' creato da chi accusa ingiustamente gli animali di portare gravi malattie, pericolo escluso dalle autorità sanitarie e dalla ricerca scientifica. R.C. L’UNIONE SARDA 6 SETTEMBRE 2009
Bergamo: toro scappa dal recinto, paura alla fiera
Bergamo - Attimi di paura, questa mattina, a Bergamo alla tradizionale Fiera di Sant'Alessandro, per un toro imbizzarrito che dopo aver sfondato il recinto in cui si trovava, si è messo a correre all'impazzata sul piazzale 'puntando' alcuni presenti. I sorveglianti, aiutati dai vigili del fuoco, hanno impiegato alcuni minuti per raggiungere e immobilizzare l'animale, che per fortuna non ha ferito nessuno. Il toro stava per essere accompagnato a una premiazione, quando si è innervosito e ha iniziato a scalciare. Le barriere di protezione hanno ceduto e l'animale ha iniziato la sua folle corsa tra i visitatori, comprensibilmente intimoriti. Prima di essere catturato e chiuso in un furgone adibito al trasporto degli animali, il toro ha rotto con un calcio un fanale dell'ambulanza che prestava servizio in fiera, senza provocare altri danni.
L'ECO DI BERGAMO
6 SETTEMBRE 2009
Meticcio cade in un torrente Giovane bergamasco si tuffa e lo salva
![]()
il cane Pippo
Provincia di Bergamo - Pippo è scivolato da un sentiero ed è finito in acqua, ma un giovane tuffatore lo ha salvato con coraggio: l'animale infatti non riusciva più a nuotare e sarebbe affogato dopo un vano tentativo di raggiungere la riva. Salvataggio a lieto fine nel torrente della Val Vertova per un cane meticcio di quattro anni di proprietà di Roberta Anesa di Gandino. «Ci siamo incamminati lungo la Val Vertova per una passeggiata – spiega Claudio Anesa, padre di Roberta – a un certo punto la nostra attenzione è stata attirata da un gruppo di ragazzi che si tuffavano dalle rocce». Fra loro c’era anche Matteo Longa di Casazza, un po' timoroso perchè nuovo del luogo, che dopo qualche tentativo ha preferito desistere. Ma all’improvviso Pippo è scivolato dal sentiero ed è finito in acqua. «Il cane – spiega Anesa – era in difficoltà e la scena ha spinto il giovane tuffatore a lanciarsi nella valle». Il ragazzo ha salvato l’animale ormai allo stremo e Matteo, pur timoroso di quello specchio d'acqua, ha pensato solo a salvare il cagnolino. Con i ringraziamenti di tutta la famiglia gandinese.
BLOGOSFERE
6 SETTEMBRE 2009
Il torero Cayetano Rivera veste Armani nella corrida goyesca
Il torero Cayetano Rivera vestito Armani. La moda italiana entra così nella piazza di Ronda per la corrida goyesca che si celebrava ieri a Malaga.Il completo, creato dal disegnatore italiano per la corrida dell'anno scorso, è stato indossato pubblicamente solamente ieri: Cayetano, di nuovo in pista dopo il suo infortunio, ha, infatti, fatto apparizione con il modello totalmente made in Italy. Una curiosità che risalta l'importanza della moda italiana, ancora oggi tra le più amate e ricercate al mondo, e accentua il prestigio di Giorgio Armani il quale, come Picasso fece con Antonio Ordoñez, ha avuto l'onore di vestire un genio della corrida.
IL GAZZETTINO
6 SETTEMBRE 2009
Un uomo di mezza età armato di fucile ad aria compressa spara in aria dall’esterno della propria casa per zittire il cane..
Vittorino Bernardi
Velo d’Astico (VI) - Un uomo di mezza età armato di fucile ad aria compressa spara in aria dall’esterno della propria casa per zittire il cane che abbaia e alle rimostranze dei vicini per l’atto compiuto punta l’arma verso di loro, minacciandoli di fare fuoco. Il caldo ha probabilmente portato qualche scompenso l’altro pomeriggio nella testa di M.B., cinquantaduenne che vive in paese conducendo vita sola, o meglio in compagnia di un paio di cani.Da venerdì sera l’uomo ha a suo carico una pesante denuncia per minaccia aggravata dall'uso delle armi e spari in luogo pubblico. Sono circa le 17 quando M.B., infastidito dall’abbaiare nel cortile di casa di uno dei propri cani, perde lucidità, afferra il fucile ad aria compressa regolarmente detenuto, esce e spara alcuni colpi in aria per zittire l’animale, riuscendoci. L’azione però spaventa due vicini che invitano con educazione M.B. a deporre l’arma. Alla richiesta l’uomo reagisce molto male, puntando l’arma contro di loro, minacciandoli di morte, per entrare poi in casa e sparire dalla loro vista.Terrorizzata dal nervosismo dell’uomo, la coppia di vicini allerta il 112. L’intervento dei carabinieri di Arsiero è rapido. Coadiuvati dalla radiomobile della compagnia di Schio, i militari senza sviluppare allarmismo cinturano la zona per porla in sicurezza ed evitare possibili spari dall’interno della casa sulla strada, verso i vicini o i casuali passanti, da parte del cinquantaduenne, forse a rischio raptus. Nel contempo viene avvertito un parente di M.B., che giunto sul posto con il comandante della compagnia di Schio Massimo Ferrari tenta di entrare in casa, riuscendoci, approfittando del garage aperto. Trovato il fucile depositato sul luogo indicato nella denuncia di custodia, muovendosi con circospezione all’interno della casa i carabinieri individuano M.B. in camera, addormentato sul letto.Svegliato con tatto e discrezione, l’uomo non ha opposto resistenza, seguendo i carabinieri in caserma per la formalizzazione della denuncia che ha comportato anche il sequestro del fucile.Dall’allarme lanciato al 112 l’operazione si è conclusa in circa 45 minuti, nel migliore dei modi da parte dei carabinieri di Arsiero e Schio.
IL TEMPO
6 SETTEMBRE 2009
Vacone La Forestale scopre animali privi di marca auricolare
Sequestrati bovini «clandestini»
Eliana Di Lorenzo
Cottanello (RI) - Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato della stazione di Cottanello, a seguito di alcuni controlli effettuati in piccole aziende agricole della provincia, hanno scoperto che una serie di bovini, alcuni di 6 mesi circa d'età e uno di 3 anni, erano privi della marca auricolare che ne permette l' identificazione. Le sentinelle verdi hanno posto sotto sequestro gli animali, affidandoli temporaneamente al gestore dell'azienda agricola. Se non si dovesse riuscire a ricostruire «la storia» di questi animali, la loro provenienza, il loro posto all'interno della filiera la fine sarebbe segnata. I bovini infatti rischiano di essere abbattuti proprio perché in seguito alle norme europee introdotte dopo il morbo della Bse, meglio noto come «mucca pazza», la carne degli animali non bene identificati non possono in nessun caso raggiungere le nostre tavole. Gli agenti della Forestale continueranno le indagini per accertare la provenienza dei bovini.
IL TIRRENO 6 SETTEMBRE 2009
No ai fuochi di artificio coi botti
ROCCALBEGNA (GR). Riccardo Nardi, ex dirigente della riserva naturale di Rocconi (ora in pensione) esprime tutta la sua contrarietà allo sparo dei fuochi d’artificio a Roccalbegna in occasione di sagre e feste. «I motivi - dice - sono: assurdo spreco di denaro per avere dieci minuti di chiasso assordante. Ho sentito parlare di 3500 euro. Inoltre l’orografia delle pareti rocciose amplifica a dismisura il fragore delle esplosioni dei fuochi. Un conto sono quelli esplosi sul mare dove le onde sonore possono diffondersi su ampi spazi, un altro invece è quanto avviene a Roccalbegna, dove le rocce fanno rimbalzare le esplosioni che diventano veramente fastidiose se non dolorose». I fuochi vengono fatti brillare dal Cassero esattamente sopra il tetto di casa sua e 10 metri sopra al suo giardino. «E vi assicuro - dice - che il fragore è impressionante. La mattina successiva devo perdere un sacco di tempo per levare bossoli e cartucce esplose sparse dappertutto. Oltretutto devo portare via il cane che rischia la sordità e di essere bruciato dalle cartucce esplose. I danni agli animali domestici sono un fatto noto a tutti ed anche il bestiame domestico rimane terrorizzato dal fragore degli scoppi. Chi si può si allontana. Molti animali vagano poi terrorizzati per giorni. Molti sindaci hanno proibito l’impiego di botti e fuochi sul loro territorio. E non solo del Nord ma ad esempio anche quello di Positano». Nardi ha una proposta percorribile e sperimentata con successo altrove, cioè l’uso di fuochi “silenziosi” senza botto che sono altrettanto belli. Nardi afferma che la lettera aperta inviata al sindaco di Roccalbegna, al comitato festeggiamenti contrada “In Cassero” e ai presidenti Pro loco e Polisportiva «costituisce diffida scritta dal procedere allo sparo di fuochi prevista a metà di settembre riservandomi di adire a vie legali. Spero prevalga la ragionevolezza». LA NUOVA SARDEGNA 6 SETTEMBRE 2009
Canile abusivo, denunciata
CAGLIARI. Una donna di 35 anni e stata denunciata per maltrattamento di animali dai carabinieri di Quartu dopo la scoperta di una sorta di canile abusivo in un vecchio fabbricato nelle campagne di Settimo San Pietro. Nell edificio, in precarie condizioni igienico-sanitarie, sono stati trovati 18 cani senza microchip. Secondo quanto accertato dai carabinieri, la donna raccoglieva gli animali, randagi o smarriti, e li portava nel fabbricato che aveva in affitto. I cani venivano nutriti saltuariamente e per il resto abbandonati a se stessi. Ieri il «canile» era stato posto sotto sequestro e gli animali trasferiti a cura dell’Enpa in strutture più idonee. I carabinieri indagano per capire se gli animali avessero una destinazione. IL PICCOLO TRIESTE 6 SETTEMBRE 2009
Qualcuno li vuole? Glieli mando
Provincia di Trieste - «Se qualcuno è disponibile ad accogliere cento cinghiali nel proprio giardino me lo faccia sapere. Glieli faccio recapitare oggi stesso». Walter Godina, l'assessore provinciale alla Caccia, non ha esitazioni: in una situazione come questa serve razionalità. «Se qualcuno propone altre soluzioni mettendo a disposizione risorse proprie sono disposto ad accoglierle», premette, «ma di tutto quanto non è stato fatto in passato io non rispondo. Mi trovo a gestire un’emergenza evidenziatami dalla Regione, e la Regione stessa mi autorizza ad abbattere cento capi fuori dalle riserve di caccia dove, tra l'altro, il quantitativo di cinghiali da poter uccidere è aumentato del 30%». L’obiettivo comunque, precisa Godina, non è abbattere cento esemplari, ma spaventare gli animali in modo da farli rientrare nelle loro aree. «Il lavoro è reso più difficile dal fatto che, malgrado l'ordinanza del sindaco Dipiazza - continua ancora Godina - c'è chi continua a dargli da mangiare. La gente nutra piuttosto cani, gatti e uccellini e lasci vivere i cinghiali nel loro habitat così da non sradicarli da quelle che sono le loro abitudini». IL PICCOLO GORIZIA 6 SETTEMBRE 2009
Abbattuti in quattro mesi 200 cinghiali
di FRANCESCO FAIN
Provincia di Gorizia - Duecento cinghiali sono già stati abbattuti da maggio sino ad oggi. Quasi trecento verranno eliminati (o meglio «prelevati» tanto per utilizzare un termine tecnico) nei prossimi mesi, sino al 15 gennaio. L’area è quella del Distretto venatorio 13 ”del Carso” che comprende Savogna d’Isonzo, Fogliano, Ronchi sino a Muggia. A fornire le cifre (necessariamente ancora «spannometriche» in quanto le somme verranno tirate a fine mese) è Renzo Ambrosi, presidente del distretto 13 Carso. «Il problema è che i cinghiali stanno proliferando parecchio. Mediamente, nel nostro Distretto, abbattevamo 240 capi all’anno. L’anno scorso e probabilmente anche nel 2009 sfonderemo quota 400. Le carcasse? Vengono inviate all’Azienda sanitaria per l’effettuazione degli esami sulla commestibilità o meno della carne. Se questi approfondimenti danno esito negativo, la destinazione è alimentare. Altrimenti, finiscono al termovalorizzatore di Trieste». IL PROBLEMA. Intere coltivazioni devastate. Decine e decine di agricoltori che hanno abbandonato l’attività o che pensano seriamente di farlo. La responsabilità? È dei cinghiali che negli ultimi mesi hanno avuto una proliferazione incontrollata nonostante i provvedimenti venatori. Escono nelle radure nelle ore notturne. Si muovono quasi sempre in branchi. E devastano le colture, seminando danni e distruzione. Ormai è emergenza piena nelle campagne dell’Isontino: le aree più colpite sono quelle di San Floriano del Collio, San Mauro e Piuma ma anche Mossa, Capriva, Cormòns. Senza contare i quartieri di Lucinico, Piuma e Piedimonte. «Il problema si perpetua - allarga le braccia Walter Bandelj, presidente del Consiglio circoscrizionale di Piedimonte -. Cinghiali sono stati avvistati nelle vie Brigata Cuneo e Monte Calvario». LE CONTROMISURE. Accanto all’opera delle riserve di caccia, si affianca quella portata avanti dalla Provincia. Che non prevede necessariamente l’uso della forza. «Prima di prevedere i cosiddetti abbattimenti in deroga - spiega il presidente Enrico Gherghetta - ci sono altre azioni che portiamo avanti». A entrare maggiormente nello specifico è l’assessore provinciale all’Ambiente Mara Cernic. «Vicino alla scuola di Piedimonte abbiamo utilizzato un repellente che ha l’odore di orso, un nemico naturale del cinghiale. L’esperimento - sottolinea la Cernic - sta funzionando egregiamente». Parallelamamente, si sta utilizzando il cosiddetto ”pastore elettrico”: un intreccio di fili percorsi da corrente elettrica che tiene lontani gli ungulati. Importante anche l’informazione. «Riteniamo molto utile spiegare i comportamenti da tenere nei confronti degli animali - conclude l’assessore provinciale Cernic -. Continuano ad essere molte le persone che danno da mangiare ai cinghiali, provocandone il pericoloso avvicinamento alle abitazioni». Ad aumentare il rischio è il fatto che questa operazione viene compiuta vicino a strade, case e aree verdi molto frequentate. «Va bene che le persone si appostino per vedere gli animali - conclude Mara Cernic - ma è necessario pensare alla sicurezza». I RISARCIMENTI. Nel 2008 sono aumentate le domande di risarcimento per i danni provocati dai cinghiali alle colture. Anche se i dati che abbiamo a disposizione si fermano al mese di ottobre, rispetto al 2007 c’è già stato un incremento sia nel numero di denunce presentate, sia nella cifra da risarcire. Senza contare gli ultimi due mesi e mezzo dell’anno appena concluso, per il 2008 la Provincia di Gorizia ha raccolto 22 richieste di indennizzo contro le 20 dei dodici mesi precedenti. Nel 2007 erano stati accertati danni per 32 mila 929 euro contro i 47 mila 333 euro del periodo tra il primo gennaio e il 16 ottobre 2008. IL PICCOLO TRIESTE 6 SETTEMBRE 2009
Caccia ai cinghiali, si spara vicino alle case
di CLAUDIO ERNÈ
Provincia di Trieste - Dai sentieri dell’estrema periferia triestina alle aule di Giustizia. L’avvio a colpi di carabina calibro 7 del piano di abbattimento di cento cinghiali - sui 500-600 esemplari che vivono a ridosso della città - è alla base dell’esposto alla Procura della Repubblica di cui il consigliere comunale Marino Andolina ha annunciato ieri la presentazione. L’esponente di Rifondazione comunista richiama l’attenzione degli inquirenti sul fatto che i guardacaccia abbiano aperto e possano ancora aprire il fuoco con «armi lunghe» in aree urbane o suburbane, a brevissima distanza da case e strade trafficate. L’Enpa ha intanto avviato una raccolta di firme per fermare gli abbattimenti attuati a colpi di fucile. LE PALLOTTOLE «Un proiettile calibro 7 tipo Remington Magnum, come quelli usati dai guardiacaccia della Provincia per uccidere i cinghiali, ha l’energia necessaria per raggiungere una distanza di due o tre chilometri mantenendo la sua capacità omicida. Sono certo della professionalità delle guardie forestali ma rimango dell’idea che le armi lunghe non debbano essere usate a breve distanza dalle abitazioni. So - scrive Andolina - che la legge vieta l’uso di queste armi in aree prossime alla città e nei parchi urbani e chiedo che venga fatta rispettare. In primo luogo per la sicurezza della popolazione». LE ALTERNATIVE Marino Andolina ritiene inoltre che il problema del sovraffollamento dei cinghiali non debba essere risolto e colpi di fucile. Anche uccidendo cento esemplari entro il 15 dicembre, come prevede il piano varato dalla Regione e attuato dalla Provincia, il problema si ripresenterà a breve scadenza. «Vanno studiati provvedimenti diversi - aggiunge Marino Andolina. «Barriere elettriche di dissuasione come quelle usate nei pascoli per trattenere le mucche; spostamenti progressivi dei punti di alimentazione dei cinghiali verso l’altipiano. Ci sono cento modi per spaventare una famiglia di cinghiali, facendo capire loro che devono farsi più in là. Certo è che l’abbattimento è il metodo economicamente meno costoso ma più traumatico». LA REPLICA Walter Godina, assessore provinciale alla caccia, conferma la validità della decisione di aver avviato il piano di abbattimenti e assume fin d’ora il ruolo di avvocato difensore del provvedimento ancora prima che l’esposto di Rifondazione sia esaminato dai magistrati. «Stiamo agendo nel pieno rispetto della legge. Non siamo Tex Willer con l’indice sempre appoggiato sul grilletto. La Regione, nel momento in cui ha autorizzato l’abbattimento di cento cinghiali, ha anche dettato una precisa serie di prescrizioni a cui devono attenersi scrupolosamente i nostri guardiacaccia. Non c’è pericolo per la popolazione. Non esistono proiettili vaganti. So che qualcuno ha già suggerito l’introduzione del lupo nel nostro territorio. È l’unico competitore naturale del cinghiale ma, a mio giudizio, la situazione della sicurezza della popolazione peggiorerebbe ulteriormente». GLI ESPERTI Ben diversi e più articolati i pareri nel mondo scientifico. L’etologo Paolo Zucca, docente alle Università di Trieste e di Teramo, sostiene che la risoluzione del problema cinghiali non può essere demandata unicamente a un piano di abbattimento. In sintesi sparare e uccidere è inutile se non si sono messe in atto altre misure. «La presenza massiccia di cinghiali in città non è un problema animale, ma sociale, di interazione tra questa specie e l’uomo. È ormai evidente che questi cinghiali non vivono distaccati da noi. Non ci temono: hanno capito anzi che avvicinandosi alle case, entrando nei giardini, possono ricevere del cibo. In sintesi sono diventati animali semidomestici. Per risolvere il problema, lo ripeto, servono soluzioni condivise. Ora invece una parte della popolazione ne chiede l’abbattimento perché ha paura, teme di essere travolta quando in motorino percorre una strada. Altre persone al contrario li foraggiano da tempo, preparano secchi stracolmi di cibo, li lasciano avvicinare, hanno un atteggiamento amicale nei loro confronti». LA CONDIVISIONE «Capisco - prosegue Zucca - che questi suidi sono animali intelligenti, forse anche più dei cani, e molto adattabili; e che molti li proteggono a livello di ideologia. Finché non ci siederemo attorno a un tavolo e non studieremo una soluzione condivisa e accettata da tutti il problema resterà tale, nonostante gli abbattimenti e le offerte di cibo. Trieste non è comunque sola: anche in Toscana e a Genova stanno affrontando analoghi entrate di cinghiali e altri animali in città». LE CONDIZIONI Anche il professor Stefano Filacorda, docente di Ecologia animale e gestione faunistica all’Università di Udine, ritiene che uccidere cento cinghiali sui 500 presenti nel nostro territorio «non risolve il problema e ed è poco più di una goccia nel mare». Al contrario, sostiene, sono necessarie tre condizioni precise per contenerne la diffusione. La prima è rappresentata dal cibo. «Chi vuole dar da mangiare ai cinghiali lo faccia lontano dalle case, in mezzo al bosco, così da allontanare questi animali dall’area ora occupata». La seconda condizione è rappresentata dai piani faunistici di abbattimento. «Non vanno uccise le femmine conduttrici, le più esperte del branco che esercitano un controllo rigido sull’estro sessuale delle figlie e delle nipoti. Uccidendole il branco sbanda, le giovani femmine rimaste senza il controllo della vecchia scrofa agiscono liberamente e le nascite aumentano a dismisura». Terza condizione, secondo Filacorda, l’ambiente. «Ormai non esiste più attorno a Trieste una fascia di prati e di radure. Terreni aperti su cui i cinghiali hanno sempre avuto timore di avventurarsi perché la probabilità di essere scoperti era molto alta. Il bosco oggi entra in città, e costituisce l’ambiente ideale per questi animali che al suo limitare trovano chi li foraggia senza comprendere quale danno sta loro facendo». PUNTO E A CAPO «Lo ripeto - chiude Filacorda - se queste tre condizioni non vengono prese in considerazione e attuate al più presto, serve poco o nulla procedere agli abbattimenti. Anche di cento animali, perché verranno sostituiti a breve scadenza da altri». LA NUOVA VENEZIA 6 SETTEMBRE 2009
«Fateci sparare anche a volpi e cinghiali»
Giovanni Cagnassi
SAN DONA’ (VE). Sta per aprirsi la stagione della caccia, ma l’ambito territoriale Veneto 2 lancia l’allarme tra le doppiette: «Quest’anno rischiamo di trovarci senza animali». Il presidente Claudio Cesaro si dice molto preoccupato. Domenica 20 settembre si apre la stagione venatoria con il suo inevitabile codazzo di polemiche. Da sempre la gente comune accusa i cacciatori di rovinare la fauna della zona creando un disequilibrio. C’è anche chi contesta le logiche del «ripopolamento» attuate: i cacciatori sparano a lepri e fagiani e poi questi devono essere ricomperati e reimmessi nel territorio per il solo divertimento di chi spara. Opposta la versione dei cacciatori, secondo cui, invece, l’aumento di cinghiali, nutrie, volpi, sta creando un forte disequilibrio. Qualcuno direbbe addirittura un «macello». La presenza di selvaggina nell’ambito è sempre più ridotta, secondo i cacciatori, non a causa della caccia stessa ma per colpa dei numerosi predatori nelle campagne. «In primis la volpe - spiega Cesaro - che è tornata dopo anni di assenza causando una strage di selvaggina nobile, come lepri e fagiano o starne, ma anche animali da cortile quali polli e anatre». Ma è a rischio, secondo i cacciatori anche la selvaggina migratoria, come gazze, ghiandaie e cornacchie. Oggi mancano ripari nelle campagne e i territori agricoli sono spesso spogli. La nidificazione di molte specie dunque è ridotta dalla mancanza di boschi e boschetti che sono stati tagliati. «Attualmente - conclude Cesaro - stiamo assistendo alla comparsa di una fauna estranea nel nostro territorio. Mi riferisco alla presenza non solo della volpe, ma anche della nutria e del cinghiale, il cormorano e la cornacchia grigia». I cacciatori chiedono di poter sparare anche alle volpi, sollevando le proteste degli abitanti della zona. «Noi desideriamo solo una legge che permetta di esercitare un controllo nel proliferare di certe specie a danno di altre - conclude il presidente Cesaro - per ristabilire un vero equilibrio che l’uomo con il suo progresso ha compromesso. Non dimentichiamo i numerosi cinghiali comparsi in pianura, addirittura al mare come in Brussa dove ne è stato ucciso uno che nuotava ad un chilometro dalla riva. Le nutrie pare siano arrivate a 10 mila sul litorale e entroterra veneziano. Per non parlare di rettili come le vipere, comparse in quantità nella zona di Altanea». IL TIRRENO GROSSETO 6 SETTEMBRE 2009
Gabbiano curato dai militari
Enrico Giovannelli
CASTIGLIONE (GR). Quando aiutare il prossimo fa parte del mestiere che uno ha scelto nella vita, può succedere anche di imbattersi in situazioni particolari. Durante la notte scorsa un gabbiano reale ha praticamente “bussato” alla porta della caserma della guardia costiera di Castiglione in cerca di aiuto. Trovandolo fortunatamente. L’animale, stremato, era accasciato in evidente difficoltà a pochi passi dalla palazzina nel piazzale antistante, che è praticamente sul mare all’ingresso del porto canale. Il gabbiano non riusciva a reggersi in piedi, non aveva più forze, lo sguardo impaurito. I ragazzi del comandante Pierpaolo Sardi hanno subito intuito che la situazione era grave, e in un batter d’occhio si sono messi all’opera, come tante volte hanno fatto in questa stagione estiva soccorrendo le persone i difficoltà in mezzo al mare. I militari, abituati a situazioni estreme, hanno così attuato le azioni d’emergenza a cui sono addestrati: il gabbiano reale, è stato messo all’interno di uno scatolone, è stato rifocillato con acqua e cibo triturato, come indicato dal centro recupero animali selvatici della Maremma del Wwf che ha sede a Semproniano, aspettando poi l’arrivo del dottor Adriano Argenio, giunto a Castiglione alcune ore dopo. La diagnosi per il gabbiano reale di non più di anno di vita è però seria: probabilmente il volatile ha subito un trauma alla colonna vertebrale, ma grazie all’intervento dei ragazzi della capitaneria di porto di Castiglione, potrebbe farcela. Per i giovani militari della guardia costiera quasi una nottata insonne, ma con la consapevolezza di aver aiutato un altro essere vivente. IL CENTRO CHIETI 6 SETTEMBRE 2009
Lieto evento nella gabbia dei babbuini
ROCCA SAN GIOVANNI (CH). Altri due “lieti eventi” al Safari park d’Abruzzo, in contrada Scalzino del comune di Rocca san Giovanni. Nei giorni scorsi sono venuti alla luce addirittura sei esemplari di cinghiali vietnamiti e una scimmietta di babbuino. Le nuove nascite continuano una prolifica e consolidata tradizione “ostetrica” nel parco e si sommano a quelle di tre esemplari di leontigre, un cammello bianco e altre tigri. «Gli ultimi nati stanno bene e scorrazzano nel parco», dice Mario Bellucci , responsabile della struttura di Rocca San Giovanni, non senza un velo di autopromozione, «sono già diventati i beniamini dei visitatori. Vuol dire che qui gli animali stanno bene. E la gente lo capisce, se questa estate ci hanno lasciato un iguana e abbiamo preso in affidamento due tartarughe da persone che non potevano tenerle e una tartaruga marina». Lo zoo è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 19.
IL GAZZETTINO
6 SETTEMBRE 2009
Jesolo come una spiaggia tropicale, tartaruga deposita 24 uova Eccezionale ritrovamento di fronte ad un hotel di piazza Milano Il biologo: «Una conferma del cambiamento del clima»
JESOLO (VE) - Ventiquattro uova di tartaruga. Non depositate in cattività o in qualche spiaggia tropicale, ma nell’affollato arenile di Jesolo, di fronte a uno dei tanti alberghi che su affacciano sul mare. Un evento straordinario: per il luogo, il tipo di litorale, il clima. Ma è successo. Lo testimoniano proprio quelle ventiquattro uova scoperte casualmente da un turista austriaco di fronte allo storico hotel Caravelle della zona di piazza Milano. Passeggiando ha notato qualcosa di strano nei pressi del bagnasciuga; togliendo un po’ di sabbia ha scoperto prima diciannove uova e poi le altre cinque. Lo ha segnalato subito agli addetti al salvataggio della Jesolo Turismo della torretta 21, che a loro volta hanno segnalato la cosa al Reptilarium di piazza Brescia, dove lavora il biologo Andrea Tomei. LA PROVINCIA PAVESE 6 SETTEMBRE 2009
«Poca attenzione ai cani». Il Pd accusa
PAVIA. Il consigliere del Partito democratico Sergio Maggi, insieme al collega Fabio Castagna, ha presentato un’interrogazione sul caso del canile di Pavia e si dice pronto a riportare i padroni dei quattro zampe in consiglio comunale per protestare contro la scarsa attenzione al tema. «Ho letto della segnalazione dell’Enpa - dice Maggi - relativa al fatto che, dal canile di Pavia, transitano centinaia di animali e che la struttura è quasi vuota perchè la stragrande maggioranza verrebbe adottata. Ho deciso di chiedere al sindaco e all’assessore competente, Massimo Valdati, di verificare la situazione». Ma Sergio Maggi, notoriamente appassionato cinofilo, va oltre: «Mi riservo di visitare di persona il canile. Non vorrei che nel “passaggio di consegne” da una giunta all’altra sia stato sottovalutato qualche aspetto. Inoltre chiederò anche di sapere a che punto è la procedura per mettere degli spazi verdi a disposizione dei cani e dei loro padroni. Il fatto che la precedente amministrazione non le abbia individuate non significa che anche questa possa fare lo stesso. In altri Comuni, come ad esempio Asti, queste aree verdi esistono e sono attrezzate. E’ un tema che mi sta a cuore e non escludo di portare la protesta dei proprietari di cani in consiglio comunale per stimolare la discussione su questi argomenti».
LA ZAMPA.IT
6 SETTEMBRE 2009
E' Penny il cane più vecchio al mondo?
Qualche giorno fa la notizia dell'addio a Chanel, che con i suoi 21 anni era considerata la cagnolina più vecchia del mondo.
La cagnetta era entrata nel Guinness World Records a maggio dopo la morte di un beagle di 28 anni della Virginia. In lizza per la successione come cane più vecchio del mondo si era presentata Max, della Louisiana, che secondo i suoi padroni avrebbe 26 anni ma che non ha ancora presentato i necessari documenti per dimostrare il primato. Ora da una radio locale tedesca avanza la candidatura di Penny che, secondo quanto racconta la sua proprietaria, avrebbe 25 anni certificati da un tatuaggio riportato sull'orecchio del cane. In questa gallery le immagini di Penny.
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=20372&tipo=FOTOGALLERY
|
VIVISEZIONE TELLUS FOLIO 6 SETTEMBRE 2009
Aumento dei test su animali nel Regno Unito
Le statistiche dell'Home Office diffuse il 21 luglio 2009 rivelano che in Gran Bretagna gli esperimenti su animali hanno raggiunto la cifra scioccante di 3,7 milioni, cioè sono aumentati del 14% dal 2007, raggiungendo la cifra più alta degli ultimi 22 anni. Il Dr Hadwen Trust for Humane Research (“Fondazione del dott. Hadwen per la Ricerca Umana”), la principale associazione britannica per la ricerca medica senza animali, ha reagito affermando che si sarebbe dovuto verificare un progresso ben maggiore nella sostituzione dell'uso di animali con metodi alternativi, ma invece il numero degli animali utilizzati è ora tornato ai livelli di fine anni '80. In occasione del 50esimo anniversario della nascita delle 3R (il principio di Russel e Burch di Replacement, Reduction and Refinement, ovvero “Rimpiazzo, Riduzione e Raffinamento” della sperimentazione animale), il Dr Hadwen Trust afferma che questo momento dovrebbe far scattare un “campanello d'allarme” per i politici e ha scritto ai maggiori partiti politici invitandoli ad impegnarsi nel creare una “strategia per la sostituzione”. Serve una strategia per inquadrare le aree più importanti per l'aumento dei finanziamenti, lo sviluppo della tecnologia, il supporto politico e della Ricerca & Sviluppo, per poter ridurre progressivamente la sperimentazione animale e, infine, sostituirla completamente con metodi senza animali. Punti principali delle statistiche 14% di aumento degli esperimenti con animali dal 2007 3,656 milioni di sperimentazioni su animali iniziate nel 2008 3,583 milioni di animali utilizzati nel 2008 16% di aumento degli esperimenti su animali geneticamente modificati dal 2007 Le manipolazioni genetiche su animali ora rappresentano il 36,5% di tutte le procedure 16% di aumento degli esperimenti su scimmie dal 2007 (61% di aumento del numero di scimmie utilizzate per esperimenti cardiovascolari; 34% di aumento nelle ricerche sul sistema nervoso) 17% di aumento degli esperimenti sui gatti 9% di aumento degli esperimenti sui topi 82% di aumento degli esperimenti su anfibi e rettili 85% di aumento degli esperimenti sui pesci 95% di aumento degli esperimenti sui maiali (soprattutto in campo immunologico) 65% di procedure condotte senza l'utilizzo di alcun tipo di anestesia Diminuzione dell'utilizzo di cani (18%) e conigli (13%) Il Dr Sebastien Farnaud, direttore scientifico presso il Dr Hadwen Trust for Humane Research e biologo molecolare all'Università di Westminster, ritiene che si sarebbe dovuto avere progresso ben maggiore nella sostituzione di animali: «Quest'anno è 50esimo anniversario del concetto stesso di rimpiazzamento, riduzione e raffinamento della sperimentazione animale e, anziché essere celebrato con una rivoluzione dei metodi alternativi, esso coincide con il più alto numero di esperimenti su animali in 17 anni» afferma il Dr Farnaud. «Più volte è stato dimostrato quanto irrilevanti possano essere i modelli animali per gli esseri umani, per cui sostenere un tale utilizzo di animali non è nei migliori interessi della scienza. Con le conoscenze scientifiche che questo paese ha da offrire, avremmo dovuto assistere a dei notevoli progressi nella sostituzione di animali con tecniche più avanzate. Invece il numero degli animali utilizzati è oggi lo stesso della fine degli anni '80. Un tale aumento degli esperimenti su animali dovrebbe rappresentare un campanello d'allarme per i politici, che faccia loro capire che deve essere profuso un impegno molto maggiore nello sviluppo di metodi alternativi nella scienza biomedica, non solo per evitare sofferenze agli animali, ma anche perché la ricerca medica possa godere dei vantaggi che l'approccio senza animali può portare con sé». Il Dr Hadwen Trust for Humane Research (www.drhadwentrust.org) finanzia ricerche all'avanguardia nelle università di tutta la Gran Bretagna. L'obiettivo dei suoi progetti è rimpiazzare l'utilizzo di animali nella ricerca medica e, così facendo, migliorare l'importanza e la qualità della ricerca su condizioni debilitanti come sclerosi multipla, fibrosi cistica, cancro alla pelle e malattie neurologiche. A marzo, per esempio, il Dr Hadwen Trust ha finanziato lo studio su un modello tridimensionale di cellule umane per lo studio del cancro al seno, modello che ha vinto il premio NC3Rs (National Centre for Replacement, Refinement and Reduction of Animals in Research). Questo modello offre un approccio più pertinente alla specie umana e sostituisce esperimenti che possono arrivare ad utilizzare anche 400 topi per singolo test negli studi sui tumori. LEAL – Sezione di Sondrio (da 'l Gazetin, settembre 2009) IL SECOLO XIX 6 SETTEMBRE 2009
Da un farmaco anticancro speranze per l’Alzheimer
Un farmaco usato per il trattamento del cancro potrebbe essere efficace per restituire la memoria ai pazienti malati di Alzheimer. Lo dimostra uno studio condotto sui topi da laboratorio, coordinato dall’italiano Ottavio Arancio che lavora presso il Columbia University Medical Center e pubblicato sulla rivista The Journal of Alzheimer’s Disease.
|