06 AGOSTO  2009

AGEN FAX
6 AGOSTO 2009
 
QUATTRO GATTI E UNA GAZZA AVVELENATI IN ZONA CRISTO
 
Alessandria - Il Presidio Multizonale di Profilassi e Polizia Veterinaria Asl Al ha comunicato all’Ufficio Welfare Animale del Comune di Alessandria di essere intervenuto, nella giornata di ieri, a seguito di segnalazione di un cittadino abitante in Via del Coniglio, a recuperare quattro gatti e una gazza morti sicuramente per avvelenamento nella via suddetta.I cadaveri sono stati inviati all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Torino per tentare di individuare la sostanza tossica ingerita dagli animali. L’Ufficio Welfare Animale ha immediatamente trasmesso la suddetta segnalazione, per gli adempimenti di competenza alla Polizia Municipale, al fine altresì di ulteriormente monitorare il territorio con lo scopo di prevenire, se possibile, situazioni di pericolo per la vita degli animali del quartiere.Dalla segnalazione si è capito che i gatti avvelenati farebbero parte di una colonia felina, che un tempo numerosa, era curata da un’abitante del Cristo, trasferitesi altrove da qualche settimana. Sicuramente la prodiga persona che si prendeva cura della colonia avrebbe portato via con lei un certo numero di animali, quelli più mansueti e facili alla cattura, mentre alcuni, più “selvatici” , sarebbero rimasti nella zona.A questo punto, si presume sempre, che alcuni abitanti, infastiditi dall’esistenza e dalla presenza dei poveri gatti randagi, (purtroppo atteggiamento intollerante ancora molto presente) , avrebbero pensato di eliminare il problema cospargendo la zona frequentata dai gatti di bocconi avvelenati. Il gesto non ha bisogno di ulteriori commenti.Scopo del comunicato è quello, oltre che condannare lo spregevole gesto, di avvisare gli abitanti della zona, proprietari di animali, affinché adottino tutte le cautele perché i propri animali non vaghino liberi e quindi esposti al pericolo di ingerire esche avvelenate e di far appello a chiunque veda persone compiere simili atti di avvisare immediatamente le Forze dell’Ordine. Sarà cura dell’Ufficio scrivente tenere aggiornata la situazione.

IL TIRRENO
6 AGOSTO 2009
 
Giocano con il cane, poi lo buttano in mare
 
Francesco Turchi
 
MASSA. Forse è morto di fatica, dopo aver corso come un pazzo per la spiaggia e soprattutto, dopo aver nuotato con le forze residue per sfuggire all’annegamento. Un episodio raccapricciante, che ha visto protagonista, suo malgrado, un meticcio di 10 anni,  Tutta colpa di quei ragazzi che credeva suoi amici e che invece hanno provocato la sua morte.  Il cane, secondo quanto hanno riferito alcuni testimoni, avrebbe giocato a lungo con un gruppo di ragazzi sulla spiaggia nella zona di Lavello, a poche decine di metri dall’Ostello della gioventù.  Ad un certo punto, i giovani avrebbero deciso di gettare il cane in acqua, lontano dalla riva. Un gesto stupido, magari accompagnato da qualche sciocca risata. Il cane, già provato fisicamente, ha nuotato fino a tornare sulla sabbia, dove è arrivato stremato: «Tremava e vomitava alghe - racconta una testimone - e a quel punto abbiamo chiamato il 118, che ci ha messo in contatto con il veterinario di turno». Ma una volta arrivato nello studio del professionista, il malcapitato cane bianco e nero, dopo una breve agonia è morto.  A quel punto è stato rintracciato il padrone, che già da alcuni giorni lo stava cercando.  Ma sulle cause della morte, l’Asl non si sbilancia: «Faremo delle analisi - spiega il responsabile del dipartimento veterinario, Armando Tognocchi - perché a nostro avviso l’animale è deceduto in seguito a un avvelenamento da esteri-fosforici, probabilmente lumachicida: forse il cane ha ingerito il veleno che qualcuno aveva sparso in un giardino delle vicinanze. Le alghe? Non possono aver provocato l’avvelenamento». E le testimonianze? «Per il momento non trovano conferme. Può anche essere successo che il cane si è gettato in acqua in cerca di refrigerio. Vedremo dalle analisi».

GIORNAL.IT

6 AGOSTO 2009

 

Probabile "vendetta" di qualche cittadino

Animali avvelenati ad Alessandria

 

Alessandria - Allarme animali ad Alessandria, il Presidio Multizonale di Profilassi e Polizia Veterinaria Asl Al  è intervenuto, dopo la segnalazione di un cittadino abitante in Via del Coniglio, per il recupero di quattro gatti e una gazza morti sicuramente per avvelenamento.I cadaveri sono stati inviati all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Torino per tentare di individuare la sostanza tossica ingerita dagli animali. L’Ufficio Welfare Animale ha immediatamente riferito il caso alla Polizia Municipale che controllerà il territorio per prevenire eventuali situazioni di pericolo per la gli animali.
Si è scoperto che i gatti avvelenati farebbero parte di una colonia felina curata da un’abitante del Cristo che essendosi trasferita altrove avrebbe portato con se' gli animali più mansueti mentre gli altri sarebbero rimasti in zona. E' probabile che alcuni abitanti, infastiditi dalla presenza dei gatti randagi avrebbero pensato di eliminarli cospargendo la zona con alcuni bocconi avvelenati. E' necessario quindi che gli abitanti della zona, proprietari di animali, adottino tutte le cautele perché i propri animali non vaghino liberi esposti  al pericolo di ingerire esche avvelenate, ed è importante continuare a segnalare eventuali casi simili alle Forze dell’Ordine.


IL SECOLO XIX

6 AGOSTO 2009

 

Don Marco: «È civiltà contadina»

I cinghiali UCCISI A Sori

 

Paolo Crecchi

 

Sori (GE) - Secondo il rapporto delle guardie zoofile un paio di cuccioli vengono brutalmente assassinati da quattro commensali, con la collaborazione del parroco don Marco Fazio. Le guardie non erano lì, naturalmente, ma sono state chiamate da animalisti inorriditi di fronte alla mattanza.
Don Marco: «Non c'è stata nessuna mattanza. Noi stavamo mangiando e sono arrivati sette cinghiali, che si sono infilati in un recinto di pecore. Lo fanno spesso, perché sono perennemente affamati, e caricano il gregge per rubargli il cibo. Allora si sono alzati in quattro, da tavola, e li hanno cacciati via a bastonate. Sono scappati in cinque, gli ultimi due no». Cuccioli? «Ma quali cuccioli. Cinghialotti, già neri, forse uno aveva ancora un paio di striature da piccolo».
Una botta in testa, una per ciascuno. Vietatissimo, perché la selvaggina è patrimonio indisponibile dello Stato e ora il pubblico ministero Biagio Mazzeo sarà costretto a procedere: «Sentirò anche i protagonisti, ma se i fatti corrispondono a quanto raccontato nell'esposto che ho ricevuto mi trovo di fronte a due strade. La prima, incriminare quei signori per maltrattamento: chiunque, per crudeltà o senza necessità uccida un animale, rischia dai 3 ai 18 mesi di carcere». La seconda strada, che esclude la prima ipotesi di reato, prevede l'accusa di «furto venatorio: e lì si va dai 6 mesi ai tre anni, perchéè più grave».
Nessuno ha però raccontato, al pubblico ministero, il dettaglio del recinto violato dai cinghiali. Mazzeo: «Certo che se gli animali avessero creato una situazione di pericolo...». Per le pecore, lo hanno creato. E anche per chi ha provveduto a scacciare il branco, perché tra i cinghialotti c'era una grossa femmina.
Al posto dei dettagli sono stati diffuse voci incontrollate, come quella che avrebbe visto il prete chiudere le vie di fuga agli animali. Oppure nascondere le carcasse in parrocchia. Don Marco: «Che cattiveria. Io non li ho neanche toccati, i cinghiali, non sono un cacciatore». Però alle guardie zoofile, il giorno dopo, li ha consegnati lui: «Non volevo che ci andasse di mezzo troppa gente. Allora ho detto alle guardie, aspettate, entro mezzora vi porto tutto. Sono andato da chi aveva messo i cinghiali nel freezer e me li sono fatti dare».
Don Marco riconosce di aver sbagliato, «anche se non sapevo che fosse così grave per la legge italiana ammazzare un cinghiale fuori stagione. Qui siamo in campagna». In campagna gli animali si uccidono senza tante storie, chiedere ai conigli o alle galline, agli agnelli, ai vitelli che trasformati in bistecche vengono reclamati «belli teneri» in macelleria. Il problema è che la civiltà cittadina non tollera affatto la morte violenta degli animali, ha una visione edulcaorata e quasi disneyana della natura.
Il parroco: «Ripeto, non erano dei cuccioli. E poi i cinghiali fanno danni enormi, ai contadini, c'è chi fatica una stagione per un filare di pomodori e si vede distruggere tutto in una notte. Se capita l'occasione di fare qualcosa per contrastare il problema e magari mettere un arrosto in pentola... Cercate di capirla, la mia gente. Non è mancanza di cuore, sono le regole della civiltà contadina. E della natura».
Proprio pochi giorni fa la Regione Liguria ha affidato maggiori poteri alle Province per contrastare l'eccessiva presenza dei cinghiali. Nelle zone dove il sovrappopolamento risulta incompatibile con le attività umane e agricole, le Province potranno autorizzare la caccia da parte dei proprietari di fondi».
Dopodiché. La civiltà contadina non ha apprezzato gli eccessi ambientalisti, rappresentati dallo striscione esibito davanti alla chiesa di San Bartolomeo con la scritta Quinto, non uccidere. E tanto meno la recita della preghiera dei defunti dall'altare. E non approverà il destino del corpo del reato, che sarà conservato in un freezer per un anno e quindi distrutto. Don Marco: «Il rispetto degli animali imporrebbe di mangiarli, una volta uccisi». E invece, al parroco, hanno detto addirittura che se non avesse tirato fuori le carcasse sarebbe stato «responsabile di occultamento di cadavere, hanno usato proprio quella parola». Occultamento di arrosto, ammettiamolo, non avrebbe suscitato tanta emozione.


AGENFAX
6 AGOSTO 2009
 
SAGRE ESTIVE, SI ALZA UNA VOCE IN DIFESA DEGLI ANIMALI
 
Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di EticoEtica
Leggendo i giornali, guardando i numerosi manifesti affissi e soprattutto girando in provincia ci permettiamo di definire l'estate 2009 l'estate di "un mondo sbagliato" che ormai quasi tutti ammettono ma che ben pochi si adoperano per salvare il salvabile ed il prevaricare sugli esseri più deboli sembra diventato una norma, così ci troviamo circondati da sagre ed appuntamenti culinari di ogni genere dove la maggioranza dei piatti proposti sono a base di carne magari dell'animale più strano e con il nome più fantasioso per meglio attirare commensali dimenticando quanto sia dannoso per l'ambiente incentivare l'allevamento del bestiame, quanto sia dannoso per le persone favorire un massiccio consumo di carne e quanto sia devastante l'impatto diretto che questi eventi provocano sul nostro ormai fragile pianeta. Nei nostri sopraluoghi abbiamo notato che molti prodotti cucinati arrivano da molto lontano addirittura macelli fanno arrivare animali dall'estero per essere pronti a soddisfare ogni richiesta, pensate a questi lunghi viaggi che sofferenza per gli animali e quanto inquinamento causato dai mezzi di trasporto, inoltre abbiamo constatato che in molti luoghi dal grembiule degli aiutanti nelle cucine sino ad arrivare al bicchierino dove si beve il caffè a fine cena tutto è in plastica in una serata si producono sacchi e sacchi di rifiuti da smaltire che a loro volta sono già stati all'origine causa d'inquinamento essendo derivati del petrolio. Sempre per caratterizzare questa strana estate, alle ormai innumerevoli sagre si sono aggiunte feste e fiere del bestiame, animali usati per gare assurde in nome di chissà quale tradizione ed in fine animali addirittura per promuovere lo shopping. Tutto questo non lo riteniamo giusto e moralmente accettabile per una società civile come vuole essere la nostra, ci rivolgiamo direttamente agli organizzatori delle feste per dire loro che non siamo contrari alle sagre ed agli eventi in genere, anzi sappiamo quanto lavoro e sforzi organizzativi vi sono dietro, per questo chiediamo loro di renderle più eque possibili usando materiali biodegradabili, prodotti a chilometro zero e soprattutto proponendo sani piatti senza derivati animali che valorizzino i nostri buoni prodotti delle terre locali magari riscoprendo antiche ricette contadine di quando la carne si mangiava un paio di volte all'anno. Purtroppo tutto quello che oggi porta un facile guadagno come un favoloso incasso di un fine settimana di sagra, il primo premio vinto in una assurda gara che terrorizza l'animale di turno, la gioia di aver fatto grossi affari con un cliente magari portato davanti al proprio negozio da un cavallo ecc. chi lo paga caramente per ora è madre natura sempre più colpita direttamente o indirettamente dalla mano dell'uomo ma un domani inevitabilmente saranno i nostri figli e le generazioni future".

MESSAGGERO VENETO
6 AGOSTO 2009
 
Una mail indirizzata al parroco: sospendete la corsa degli asini
 
PORCIA (PN). «Chiedo che la corsa degli asini sia sospesa e sostituita da una manifestazione sportiva più civile e rispettosa dei diritti degli animali». Così la pordenonese Angela De Re si rivolge al parroco di Porcia, don Daniele Fort, scagliandosi contro la tradizionale manifestazione in programma per le 19.30 di sabato 14 agosto nell’area festeggiamenti della parrocchia San Giorgio Martire, dove dal 30 luglio è in corso la Sagra dell’Assunta. La donna lo ha fatto ieri, attraverso una e-mail inviata direttamente al prelato. «Gli asini non sono per loro natura inclini alla corsa – è il ragionamento fatto dalla scrivente – e durante la gara vengono incitati dagli spettatori a correre. Per far correre più veloce l’asino, gli abitanti urlano, fanno baccano e lo spaventano così che si intimorisca e scappi, provocando quella corsa che lo porterà al traguardo. Le condizioni di gara – aggiunge – non sono conciliabili con le esigenze e le caratteristiche degli asini». Una manifestazione, sempre secondo la cittadina, non adatta ai numerosi bambini presenti e che incoraggerebbe a suo dire il disprezzo nei confronti dei più deboli. Sono illazioni esagerate, secondo il parroco di Porcia, don Daniele Fort, cui fa capo l’intera macchina organizzativa dei volontari della sagra, dal momento che tutto si svolge nel massimo rispetto dell’animale: una dozzina di asini montati a pelo da ragazzi con l’obbiettivo di conquistare la cime del campanile di Porcia. Una tradizione che va avanti da 107 anni. «Erano anni che non ricevevamo obiezioni da associazioni o da privati in difesa degli animali. Dal canto nostro – precisa il parroco – abbiamo sempre svolto la manifestazione nel rispetto delle indicazioni che vengono date in questi casi dall’Azienda sanitaria e previa autorizzazione del Comune».

TG COM
6 AGOSTO 2009
 
Padrone morde il suo cane, multato
Germania, condannato per maltrattamenti
 
Un disoccupato tedesco di Colonia è stato condannato da un giudice a pagare una multa di 300 euro per maltrattamenti al suo cane. L'uomo di 39 anni è entrato con la sua bastardina Luna, 5 anni, in una birreria della città renana. Nel locale ha cominciato a fare i dispetti alla cagnetta prima tirandole la coda, poi mordendola a un orecchio. Ma in quel momento è entrata una pattuglia della polizia che l'ha denunciato.

IL GIORNALE
6 AGOSTO 2009
 
Padrone morde la sua cagnetta Il giudice: 300euro di multa
 
Berlino - Alla fine è successo. Nei manuali di giornalismo lo insegnano da sempre. E' la notizia. L'inversione dei ruoli e delle tendenze. In Germania e la profezia si è avverata. Un uomo ha morso il suo cane.
Multato il padrone Oltre ad essere entrato nelle cronache, il protagonista della vicenda, Mario H., un disoccupato di 39 anni, si è anche visto affibbiare una multa di 300 euro per maltrattamenti dal tribunale di Colonia. Tutto è cominciato, come rivela il quotidiano ’Bild’, quando il disoccupato, che sopravvive con un sussidio di povertà, è entrato con la sua bastardina Luna, 5 anni, in una birreria della città renana.
Un morso all'orecchio della cagnetta Dopo essersi seduto ad un tavolo, Mario H. ha cominciato a fare i dispetti alla sua cagnetta, prima tirandole la coda, poi mordendola ad un orecchio. Per sua sfortuna, nella birreria era entrata in quel momento una pattuglia di controllo della polizia, che dopo aver osservato il fatto ha sporto una denuncia per maltrattamenti nei confronti del disoccupato. La vicenda è finita davanti al giudice, che non ha creduto alle spiegazioni di Mario H., secondo il quale si è trattato solo di un innocente gioco. "Ogni tanto mi diverto a dare qualche piccolo morso a Luna, del resto anche lei fa lo stesso con me", ha spiegato. Il giudice è stato però irremovibile e gli ha comminato l’ammenda di 300 euro. L’unica consolazione per il condannato è stata che ad attenderlo fuori dal tribunale c’era la sua paziente e fedele cagnetta.

ALTO ADIGE
6 AGOSTO 2009
 
Animali maltrattati
CARABINIERI DI SILANDRO (BZ)
Animali maltrattati, una denuncia  
 
 
Silandro (BZ) - Un contadino venostano di 38 anni è stato denunciato dai carabinieri a seguito di una indagine che lo ha incastrato come responsabile di maltrattamenti di animali a seguito. Secondo quanto appurato dai militari dell’Arma, intervenuti dopo aver ricevuto molteplici segnalazioni in tal senso, l’uomo avrebbe castrato un cane con un metodo molto crudele.

LA NUOVA FERRARA
6 AGOSTO 2009
 
Riscatto per la micia
 
PARMA. L’idea gli è venuta quando ha letto, a Sorbolo, un volantino che prometteva una lauta ricompensa per chi ritrovasse una micia soriana. Un ventunenne, però, ha pensato di trasformare il tutto in una tentata estorsione: si è finto rapitore dell’animale chiedendo 10mila euro «oppure l’ammazzo». Alla consegna dei soldi c’erano i carabinieri.

IL GAZZETTINO

6 AGOSTO 2009

 

Pordenone, ordinanza del sindaco: fedina penale pulita anche per tenere un bassotto
Cani solo per padroni incensurati

 

Pordenone - Nemmeno un bassottino se sei stato condannato a più di due anni. Niente da portare al guinzaglio se non hai 18 anni. Non se ne parla nemmeno di avere un amico a quattro zampe che abbaia se sei stato condannato per maltrattamenti o abbandono di animali. Tutto questo accade a Pordenone dove il sindaco Sergio Bolzonello ha firmato un’ordinanza che regola la custodia dei cani in modo da salvaguardare l’incolumità pubblica. Pertanto niente addestramento per far diventare un cane aggressivo e niente interventi chirurgici ad orecchie e coda. E guinzaglio sempre pronto. Per chi sgarra multe fino a 200 euro.

 

***

Visto quanto accaduto in altre parti d’Italia il sindaco Sergio Bolzonello..

 

Pordenone Visto quanto accaduto in altre parti d’Italia il sindaco Sergio Bolzonello si è preso avanti ed ha firmato una ordinanza che sancisce in maniera chiara le regole per tenere e gestire i cani in modo da tutelare l’incolumità pubblica dalle aggressioni dei migliori amici dell’uomo. Scontato il fatto che gli animali di grossa taglia debbano avere la museruola, così come è scontato che tutti i quattro zampe a passeggio debbano essere portati al guinzaglio. Ma il documento sottoscritto dal primo cittadino mette nero su bianco altre due passaggi fondamentali: il divieto assoluto di addestrare cani con lo scopo di svilupparne l’aggressività, il divieto di somministrare farmaci dopanti sempre legati all’aggressività o al combattimento contro altri animali e soprattutto il divieto di effettuare interventi chirurgici che possano modificare volutamente la morfologia dell’animale. Infine, ma non meno importante, l’ordinanza del sindaco introduce il patentino per la gestione dei cani difficili. L’individuazione spetta ai veterinari. Dall’inizio dell’anno, intanto, gli angenti della polizia municipale hanno elevato una cinquantina di multe legate alla gestione non corretta di animali.


LIBERO
6 AGOSTO 2009
 
Fedina penale pulita per avere un cane
 
PORDENONE - Se vuoi avere un amico a quattro zampe la tua fedina penale deve essere assolutamente intonsa. Lo ha stabilito il sindaco di Pordenone, Sergio Bolzonello, attraverso un’ordinanza con una serie di nuove norme per la custodia degli animali in modo da tutelare l’incolumità pubblica.

Divieti - Secondo quanto riportato oggi dal ‘Gazzettino’, il documento mette nero su bianco alcuni passaggi fondamentali quali il divieto assoluto di addestrare cani con lo scopo di svilupparne l’aggressività, di somministrare farmaci dopanti sempre legati all’aggressività o al combattimento contro altri animali e soprattutto il divieto di effettuare interventi chirurgici (taglio delle orecchie, della coda o delle corde vocali) che possano modificare volutamente la morfologia dell’animale.
Regole sul possesso - L’ordinanza prevede inoltre regole ben precise sul possesso dei cani. La custodia di fido, stabilisce il documento di Bolzonello, è vietata ai delinquenti abituali e a chi abbia subito un condanna per un delitto non colposo che ha portato a una pena detentiva superiore a due anni. Il cane, inoltre, non potrà essere affidato a chi abbia riportato condanne per maltrattamenti o abbandono di animali. Cani vietati infine per chi non ha compiuto 18 anni e agli inabili per infermità mentale.

Patentino per ‘cani difficili’ - L’ordinanza del primo cittadino di Pordenone introduce anche il patentino per la gestione dei cani difficili. Sarà il veterinario a stabilire la razza del cane potenzialmente pericoloso e difficile e a fare la debita segnalazione ai Servizi dell’azienda sanitaria. I trasgressori saranno puniti con sanzioni pecuniarie da 50 a 200 euro, fatti salvi comportamenti che determinino la denuncia penale.L’ordinanza di Bolzonello va a sostituire il pre-esistente "Regolamento comunale sulla tutela degli animali", secondo il quale unico responsabile  del benessere, del controllo e della conduzione dell’animale era il suo padrone che doveva rispondere civilmente e penalmente dei danni o lesioni a persone, animali e cose provocate dall’animale stesso. A tale riguardo, per evitare danni o lesioni a terzi, nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico, a esclusione degli spazi specifici per cani, secondo le nuove norme volute dal primo cittadino di Pordenone va utilizzato sempre il guinzaglio di una misura non superiore a un metro e mezzo e che ci si deve dotare della museruola da applicare in caso di rischio di incolumità di terzi.


MESSAGGERO VENETO
6 AGOSTO 2009
 
Ordinanza anti-cani pericolosi, multe fino a 200 euro
 
Pordenone - Dopo l’ordinanza anti-sbandati, il giro di vite sui cani. E’ l’estate dei provvedimenti forti, quella del sindaco Sergio Bolzonelo, che ieri ha fatto rendere noto dal proprio ufficio stampa di aver recepito i contenuti dell’ordinanza del Ministero della salute del 3 marzo 2009 sulla “Tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione di cani”. Così, proprio questa estate, Bolzonello ha emesso un analogo documento allo scopo di stabilire le disposizioni finalizzate in particolare a prevenire i comportamenti aggressivi tenuti da cani malcustoditi, ma anche, allo stesso tempo, a tutelare i diritti degli animali. Già il regolamento comunale sulla tutela degli animali poneva in capo al proprietario di un cane la responsabilità del benessere, del controllo e della conduzione dell’animale e stabilisce che debba rispondere civilmente e penalmente dei danni o lesioni a persone, animali e cose provocate dall’animale stesso. Nell’ordinanza è precisato, inoltre, che la medesima responsabilità ricade anche su chi accetta di prendersene cura anche temporaneamente. Ora, con l’emanazione del provvedimento del sindaco, fra le diverse misure preventive, con l’articolo 1 si stabilisce che per evitare danni o lesioni a terzi, nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico, ad esclusione degli spazi specifici per cani, va utilizzato sempre il guinzaglio di una misura non superiore a un metro e mezzo e che ci si deve dotare della museruola da applicare in caso di rischio di incolumità di terzi. Quando si affida il cane ad altre persone, inoltre, va verificato che queste siano in grado di gestirlo correttamente. Se il primo punto prescrive i comportamenti dei proprietari o di chi ne ha la custodia, il secondo articolo prende in considerazione i “diritti” degli animali. E’ proibito l’addestramento che esalti l’aggressività del cane e gli interventi chirurgici destinati a modificare la morfologia dell’animale (recisione delle corde vocali; taglio delle orecchie; taglio della coda, fatta eccezione per i cani appartenenti alle razze canine riconosciute dalla Fci, l’organismo di coordinamento delle federazioni cinofile, con caudotomia) o non finalizzati a scopi curativi. Il tipo di comportamento che devono adottare i servizi veterinari, in caso di rilevazione di rischio potenziale elevato, è contemplato da precise disposizioni e il provvedimento si occupa anche dell’elenco dei soggetti a cui è vietato possedere o detenere cani. L’ordinanza sindacale, inoltre, ribadisce l’obbligo, a chiunque conduca il cane in ambito urbano, di raccogliere le feci e di avere con sé strumenti idonei alla raccolta delle stesse. Infine, per le trasgressioni alle disposizioni degli articoli dell’ordinanza, sono previste le sanzioni pecuniarie da 50 a 200 euro.

NOTIZIARIO ITALIANO

6 AGOSTO 2009

 

Cani aggressivi: da oggi guinzaglio e museruola!

 

PORDENONE – Cani al guinzaglio e museruola. Ecco l'ordinanza che prescrive i comportamenti dei proprietari di cani o di chi ne ha la custodia, approvata dal sindaco di Pordenone, Sergio Bolzonello. In realtà l'atto ricalca l'ordinanza standard predisposta dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini, nella quale sono elencate le regole alle quali i proprietari dei cani devono attenersi sia quando li portano a spasso, sia quando li tengono in casa. É ovviamente una misura di sicurezza volta a prevenire i comportamenti aggressivi tenuti da cani malcustoditi. Tra le misure restrittive abbiamo che nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico, va utilizzato sempre il guinzaglio di una misura non superiore a 1,5 metri e che ci si deve dotare della museruola. Sono proibiti inoltre l'addestramento che esalti l'aggressività del cane, e gli interventi chirurgici destinati a modificare la morfologia dell'animale o non finalizzati a scopi curativi. Sono anche indicati il tipo di comportamento che devono adottare i servizi veterinari, in caso di rilevazione di rischio potenziale elevato, e una serie di soggetti a cui è vietato possedere o detenere cani. Si ribadisce anche l'obbligo di raccogliere le feci dei cani. Tutte misure di sicurezza che dovrebbero essere date un po' per scontate, ma viste le ultime cronache, è meglio definire.


LA ZAMPA.IT

6 AGOSTO 2009

 

Pordenone, cani vietati a pregiudicati e minorenni

Il Comune: proibito addestramento che esalti aggressività

 

PORDENONE - Minori, inabili o pregiudicati non possono tenere un cane. Sono questi i limiti definiti dal comune di Pordenone con una ordinanza che ha recepito una direttiva del ministero della salute del marzo scorso. La decisione varata dal sindaco Vittorio Bolzonello stabilisce alcune linee guida sulla tutela degli animali e ribadisce che è il «proprietario di un cane la responsabilità del benessere, del controllo e della conduzione». Nell’articolo 4 dell’ordinanza si spiega che è vietato possedere o detenere cani «ai delinquenti abituali o per tendenza; a chi è sottoposto a misure di prevenzione personale o a misura di sicurezza personale; a chiunque abbia riportato condanna, anche non definitiva, per delitto non colposo contro la persona o contro il patrimonio, punibile con la reclusione superiore a due anni; a chiunque abbia riportato condanna, anche non definitiva o decreto penale di condanna, per i reati» di maltrattamento e abbandono di animali; «ai minori di anni 18, agli interdetti e agli inabili per infermità mentale». I proprietari dei cani devono, inoltre, seguire percorsi formativi specifici organizzati dai comuni con le aziende sanitarie, gli ordini dei medici veterinari, le università e le associazioni di protezione degli animali. Al termine del percorso verrà rilasciato un patentino che certifichi l’idoneità del proprietario. Con l’articolo 1 si stabilisce che «per evitare danni o lesioni a terzi, nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico, ad esclusione degli spazi specifici per cani, va utilizzato sempre il guinzaglio di una misura non superiore a 1,5 metri e che ci si deve dotare della museruola da applicare in caso di rischio di incolumità di terzi». Poi «quando si affida il cane ad altre persone inoltre - si spiega in una nota - va verificato che queste siano in grado di gestirlo correttamente. Se il primo punto prescrive i comportamenti dei proprietari o di chi ne ha la custodia, il secondo articolo prende in considerazione i »diritti« degli animali. È »proibito l’addestramento che esalti l’aggressività del cane e gli interventi chirurgici destinati a modificare la morfologia dell’animale (recisione delle corde vocali; taglio delle orecchie; taglio della coda, fatta eccezione per i cani appartenenti alle razze canine riconosciute) o non finalizzati a scopi curativi«. Anche per questo i proprietari dei cani devono, inoltre, seguire percorsi formativi specifici organizzati dai comuni con le aziende sanitarie, gli ordini dei medici veterinari, le università e le associazioni di protezione degli animali. Al termine del percorso verrà rilasciato un patentino che certifichi l’idoneità del proprietario.


IL TIRRENO
6 AGOSTO 2009
 
Dopo oltre 2 mesi il circo Victor se ne va «Da qualche parte torneremo a lavorare»
 
Matteo Baccellini
 
MONTECATINI (PT). «Tra due o tre giorni al massimo ce ne andremo da Montecatini. Riprenderemo il lavoro da qualche parte con i 17 animali che ci sono stati restituiti».  Parole amare del titolare del circo Victor Vittorio Calvaruso, dopo che il Tribunale del riesame ha il trasferimento di 82 animali dello spettacolo, in gran parte volatili, riconsegnandone appena 17 (quasi tutti rettili) ai proprietari.  I caravan e le attrezzature del circo sono fermi nel piazzale vicino al Palamadigan dal 28 maggio scorso, giorno del primo blitz della Guardia Forestale, dell’Asl e della polizia municipale. Calvaruso respinge tuttora ogni accusa di maltrattamenti agli animali. «Noi siamo in regola, gli animali li trattiamo bene - replica - anzi sono questi animalisti della Lega antivivisezione a fare i propri comodi. Contestiamo il modo in cui i nostri animali sono stati trattati nel fare i controlli. Senza dimenticare che martedì il nostro veterinario, che voleva evitare il peggio, si è fatto male al braccio dopo una colluttazione con gli altri medici e le forze dell’ordine».  Il circo Victor però prosegue la sua battaglia legale e la lotta per il recupero degli animali. «Abbiamo sporto una nuova causa contro questa decisione che ci penalizza - dice Calvaruso - chiederemo la riappropriazione di tutti gli esemplari e intanto stiamo cercando una nuova sede dover poter ricominciare il nostro lavoro. Dove? Ancora non lo sappiamo, ma non ci fermiamo».  Intanto la Lav esprime soddisfazione. «Sapere che quagli animali hanno una qualità della vita migliore - dichiara Nadia Masutti, responsabile Lav settore circhi, zoo e esotici - ci compensa di tutti gli sforzi compiuti. Ora ci batteremo per i 17 animali rimasti al Victor».

IL TEMPO ROMA

6 AGOSTO 2009

 

In via Casilina

Barbagianni ferito, salvato dalla Polizia
Una pattuglia della polizia ha salvato un barbagianni ferito

 

Roma - È accaduto ieri mattina quando gli agenti della Polizia di Stato della Questura di Roma hanno notato sul ciglio stradale di via Casilina, all'altezza dell'incrocio con via dell'Acqua Felice, in zona Pantano Borghese, un barbagianni (rapace di razza protetta) ferito ad un'ala. I poliziotti hanno raccolto l'animale e immediatamente lo hanno portato da un veterinario che ne ha diagnosticato la frattura scomposta dell'omero dell'ala e ha suggerito di portare il volatile per un eventuale operazione presso il centro di recupero fauna selvatica della Lipu presso il Bioparco di Roma. Gli agenti, una volta preso contatti con la struttura indicata, hanno provveduto al tempestivo trasporto del rapace per le cure necessarie.


LA ZAMPA.IT

6 AGOSTO 2009

 

Addio a Sam, il koala che commosse il mondo nell'inferno australiano

Il video del pompiere che abbeverava il marsupiale venne visto da milioni di navigatori

 

MELBOURNE (Australia) - Sei mesi fa commosse il mondo, ma la sua favola è stata breve e senza lieto fine: non ce l’ha fatta Sam il koala, a dispetto del nome una femmina di 4 anni, che lo scorso febbraio divenne una scintilla di speranza per tutta l’Australia, devastata dagli incendi della torrida estate agli antipodi. Quello che non potè il fuoco ha potuto invece un micidiale batterio, la "Chlamydia", che alla fine ha avuto la meglio sul suo organismo prostrato. Soccorsa da un pompiere che la trovò per caso tra i resti di un bosco a Mirboo North, circa 150 chilometri a sud-est di Melbourne, il marsupiale simile a un orsacchiotto di pezza riuscì a sopravvivere alle ustioni e alla disidratazione: grazie a "YouTube", fece il giro del pianeta la foto che la ritraeva mentre, titubante e sfinita, succhiava l’acqua da una bottiglietta offertale dal suo salvatore.
Sam fu poi ricoverata in un centro veterinario, curata e assistita. Le trovarono anche un compagno, un maschio della sua stessa specie battezzato Bob, reduce da un’esperienza analoga, in coppia con il quale sarebbe dovuta essere poi rilasciata nelle residue foreste di eucalipti dello Stato di Vittoria. A poche settimane dal ritorno in libertà, però, al povero animaletto è
stata diagnosticata la clamidiosi uro-genitale, una malattia altamente debilitante tipica degli esseri umani, che però affligge anche circa il 50 per cento della popolazione di koala dell’isola-continente.Gli agenti patogeni responsabili del morbo, i cui canali di trasmissione restano un mistero, avevano provocato a Sam alcune grosse cisti, che oggi stesso sarebbero dovute essere rimosse chirurgicamente: il veterinario al quale era stata affidata l’operazione, John Butler, non ha tuttavia potuto che constatare come la "paziente" presentasse ormai sensibili alterazioni dell’apparato urinario e di quello riproduttivo, di gravità tale da rendere impossibile qualsiasi intervento.È stato allora deciso di risparmiare almeno ulteriori sofferenze al piccolo marsupiale: «Sam è stata messa a dormire», ha annunciato eufemisticamente una portavoce dell’associazione di zoologi che l’aveva presa in consegna, Peita Elkhorne. Persino il primo ministro australiano, Kevin Rudd, ha voluto rendere omaggio al koala scomparso, definendola un simbolo della rinascita per le popolazioni delle aree colpite dai roghi. Questi ultimi nel giro di circa un mese causarono non meno di 173 morti, centinaia di feriti, la distruzione di oltre duemila abitazioni in un’ottantina di località, e di 455.000 ettari di terreno. Una vera e propria catastrofe ecologica e sociale: ma un batterio può essere più subdolo.

 

VIDEO

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VIRGILIO NOTIZIE
6 AGOSTO 2009
 
Australia/ E' morto il koala Sam,salvato dalle fiamme a febbraio
A causa di un'operazione per rimozione di cisti ovariche
 
E' morto sotto i ferri durante un'operazione chirurgica la koala Sam, diventata famosa nel mondo dopo il miracoloso salvataggio dagli incendi che a febbraio hanno devastato l'Australia. Peita Elkhorne, portavoce degli avvocati che rappresentano l'animale e il centro naturalistico che lo ospita, ha detto che la koala, quattro anni, è morta oggi mentre la stavano operando per rimuovere una cisti ovarica. Sam era diventata un simbolo del disastro ambientale e l'immagine del vigile del fuoco che le dava da bere con il biberon aveva fatto il giro del mondo. L'animale ha sviluppato le cisti a causa di una malattia urogenitale che colpisce il 50% dei koala in Australia.

IL GAZZETTINO
6 AGOSTO 2009
 
Auguri a Nausicaa, tapiro neonata
 
ROMA - Fiocco rosa al Bioparco: è nata Nausicaa, una femmina di Tapiro sudamericano (Tapirus terrestris), che alla nascita, quattro settimane fa, pesava tra 4 e i 5 chili. La notizia è stata data dal presidente della Fondazione Bioparco di Roma Paolo Giuntarelli, sottolineando che la mamma Margherita, è nata a Roma nel 1987, mentre il padre è Franco, di 8 anni, arrivato al Bioparco nel 2003 da uno Zoo della Repubblica Ceca, nell'ambito del programma europeo di riproduzione. I tapiri sono imparentati con i rinoceronti e con i cavalli. È sorprendente come essi siano stati tanto a lungo e così largamente diffusi; tra tutti i grossi animali della terra, essi sono probabilmente i più completamente indifesi. È probabile che la corta ma straordinaria proboscide abbia contribuito più di ogni altra cosa alla loro sopravvivenza: permette di riconoscere ogni variazione ambientale e cercare cibo. La strategia vincente del tapiro potrebbe proprio essere stata la fuga dovuta alla timidezza.

IL TEMPO

6 AGOSTO 2009

 

Animali La cucciola ha un fratello e una sorellina. Da oggi è visibile al pubblico L'assessore De Lillo: «Evento importante perché la specie è a rischio»

Al Bioparco è nata Nausicaa la «principessa» dei Tapiri

«Il Tapiro» deve la sua simpatica popolarità al programma di «Striscia» ma di questo singolare animale non si sa molto.

 

Roma - Per questo la nascita al Bioparco di Villa Borghese di una femmina di Tapiro sudamericano (Tapirus terrestris) di nome «Nausicaa» è un evento da festeggiare e l'occasione per avvicinarsi con rispettosa curiosità a un animale sorprendente e purtroppo a forte rischio estinzione. «Alla nascita - annuncia il presidente della Fondazione Bioparco, Paolo Giuntarelli - il cucciolo pesava tra i 4 e i 5 kg. La mamma è Margherita, nata a Roma nel 1987, mentre il papà è Franco, 8 anni, ed è arrivato al Bioparco nel 2003 da uno Zoo della Repubblica Ceca, nell'ambito del programma europeo di riproduzione in cattività. Nausicaa ha trascorso le prime quattro settimane di vita insieme alla mamma in un recinto non visibile al pubblico per esigenze di acclimatazione. Da oggi – conclude Giuntarelli - la cucciola convive con la mamma, il papà, il fratello maggiore Paco (nato al Bioparco del 2005) e la sorella Ines, nata a dicembre del 2006 nel grande recinto misto del Sud America dove sono presenti i capibara (i roditori più grandi del mondo) insieme a nandù (uccelli simili agli struzzi), e mara (lepri della Patagonia)». Dopo il cucciolo di zebra venuta al mondo nel mese di giugno ecco che al bioparco c'è un altro fiocco. Stavolta rosa. «Accogliamo con felicità Nausicaa, la femmina di tapiro nata al Bioparco di Roma dove riceverà tutte le attenzioni e le cure di cui necessita – spiega l'assessore all'Ambiente Fabio De Lillo - È bene ricordare che il tapiro è un'animale a rischio di estinzione, inserito in un programma Europeo di conservazione per le specie minacciate, a cui aderisce anche il Bioparco. Gli animali nati in cattività, infatti, possono contribuire anche essi a progetti di conservazione entrando in una più vasta popolazione della specie gestita da un coordinatore internazionale che programma sia gli spostamenti sia le eventuali reintroduzioni in natura. Diamo il benvenuto alla nuova arrivata». Animale solitario, il Tapiro è attivo soprattutto di notte quando va alla ricerca di cibo come frutta, foglie e germogli che strappa con la bocca, simile ad una proboscide. La femmina, dopo 13 mesi circa di gestazione, partorisce un solo piccolo dal mantello a strisce bianche e marroni, grazie al quale si mimetizza nella vegetazione. All'età di circa 6 mesi i piccoli cominciano ad assumere la colorazione uniforme degli adulti. Quanto al nome scelto per la "piccola" c'è da riflettere. Nell'Odissea Nausicaa è la principessa che soccorre il naufrago Ulisse. Lo conduce dal re, suo padre, che gli fornirà la nave per il ritorno in patria. Un gesto di ospitalità che salverà l'eroe di Itaca. Da ricambiare con le debite proporzioni contribuendo a preservare le foreste che ancora ospitano questa specie, inserita nel Libro Rosso delle di quelle minacciate, e contenere la caccia del piccolo simpatico mammifero.


IL SECOLO XIX

6 AGOSTO 2009

 

Sopralluogo Asl a un maneggio: «Tutto ok»

Un abitante di ne aveva chiesto di verificare le condizioni di salute di alcuni cavalli

 

NE (GE). «Non ci sono gli estremi per un sequestro e non si ravvisa il reato di maltrattamento di animali». Lo certifica la Asl 4 chiavarese al termine del sopralluogo effettuato ieri mattina al maneggio privato di via Picchetti, a Botasi di Ne. Sul posto, oltre al veterinario Diego Agretti, anche l'ispettore Luigi Penna della polizia municipale di Ne e il segretario comunale, Vincenzo Camerlingo.
Tutto è nato dalla segnalazione di un cittadino che ha invitato la procura, l'Azienda sanitaria locale e l'Ente nazionale di protezione animali (Enpa) a verificare le condizioni di salute dei cavalli del maneggio, alcuni dei quali (come mostrano le foto allegate alla segnalazione) apparentemente denutriti. «I cavalli stanno benissimo - assicura Giorgio Fonzi, legale della coppia proprietaria del maneggio - Quelli fotografati sono affetti da alcune patologie per le quali i miei assistiti hanno già consultato diversi medici veterinari, come attestano le ricette relative alle terapie in corso. Siamo di fronte a un episodio grave che potrebbe sfociare in una denuncia per calunnia nei confronti di chi danneggia i miei assistiti». A destare preoccupazione è la vicenda di due anni fa quando ai titolari del maneggio vennero sequestrati diciotto cani e quattro cavalli in allarmanti condizioni di salute per un grave denutrimento. In quel caso fu l'Enpa, con un blitz, a salvare gli animali, rendendo noti i precedenti della titolare della struttura, già denunciata per fatti analoghi a quelli di Ne. Il Comune di Ne emise un'ordinanza con la quale vietava alla coppia il mantenimento di qualsiasi animale. Ordinanza impugnata di fronte al Tar. Il giudice ha stralciato la parte che riguarda i cavalli ravvisando che la struttura ha le caratteristiche necessarie per ospitare gli equini. «In un secondo momento, il giudice penale ha restituito i cavalli ai miei clienti», ricorda Fonzi.
Undici attualmente i cavalli nel maneggio: dieci adulti e un puledro. Il dottor Agretti li ha visitati tutti singolarmente, verificando che posseggono i documenti di riconoscimento e sono regolarmente iscritti all'anagrafe equina. Adeguati gli spazi dei box in cui sono ospitati e i campi nei quali possono muoversi e trottare.


IL GAZZETTINO DI TREVISO
6 AGOSTO 2009
 
Un uomo era stato assalito dall’animale davanti a Muscoli’s riportando una ferita lacero contusa al polso che ha richiesto suture e antibiotici
Cane da caccia lo azzannò in Pescheria, ora fa causa all’amico
 
Provincia di Treviso - Azzannato in Pescheria dal cane di un amico ora ha deciso di sporgere denuncia querela nei suoi confronti. La vicenda risale ad alcune settimane fa quando la vittima dell’aggressione, verso le nove di sera, è andata a fare una passeggiata in Pescheria, davanti a Muscoli’s dove ha incontrato l’amico. Mentre si avvicinava per salutarlo il cane, un Dogo argentino, gli è balzato addosso azzannandolo al polso. Non un morso qualunque: il referto medico parla di ferita lacero contusa al polso destro con prognosi di 8 giorni e lunghe cure antibiotiche, oltre alla necessaria suturazione e alla relativa cicatrice, destinata a rimanere.La vicenda ha avuto risvolti legali perchè l’uomo assalito dal cane si è rivolto a un avvocato sulla base di una semplice considerazione: può un animale del genere essere portato in giro in luogo pubblico senza museruola? La risposta viene dalle normative: il Dogo argentino rientra infatti nelle razze canine a rischio di aggressività. Il suo morso è ritenuto fra i più potenti del regno animale al punto che gli esemplari di questa razza, considerata una delle migliori tra quelle dei cani da presa, vengono impiegati nelle Pampas argentine nella caccia alla grossa selvaggina, e ci riferiamo a puma e cinghiali. Questo perchè alla forte stretta mandibolare, il Dogo associa una struttura possente. Un’ordinanza del ministero della Salute, che risale allo scorso anno, in tutela dell’incolumità pubblica prevede per i proprietari di cani del genere l’obbligo di guinzaglio e museruola, sia quando si trovano nella pubblica via o in luoghi comunque aperti al pubblico, e a maggior ragione quando si trovano su mezzi di trasporto. E se accade qualcosa, il proprietario ne deve rispondere civilmente e penalmente. Il rischio per l’incolumità delle persone era dunque reale e pertanto è scattata la denuncia per lesioni colpose.

MATTINO DI PADOVA
6 AGOSTO 2009
 
Allarme sui Colli: troppi animali esotici
 
GALZIGNANO TERME (PD). Troppi animali esotici nel Parco dei Colli Euganei. Abbandonati da chi non vuole più tenerli in casa o in giardino, si moltiplicano e alterano l’ecosistema. Non bastavano i cinghiali a provocare danni, ora è la volta dello scoiattolo grigio del Nordamerica, della tartaruga rossa del Mississippi, dell’usignolo del Giappone o della tilapia, un pesce, del Nilo. Un manifesto fatto affiggere nei 15 comuni del Parco spiega le conseguenze della liberazione nell’area di specie esotiche. Lo scoiattolo nordamericano sta soppiantando quello rosso europeo.

IL GAZZETTINO
6 AGOSTO 2009
 
COLLI EUGANEI L’ente regionale che gestisce quindici siti ha detto basta alla sovra popolazione di piccoli animali non provenienti dall’ecosistema euganeo. Abbandonati dai loro proprietari
Scoiattoli e usignoli "ricercati": hanno invaso i parchi
Manifesti avvertono del pericolo, per la fauna locale, rappresentato da bestiole esotiche: «Possono far estinguere le nostre specie»
 
Colli Euganei (PD) - Scoiattoli americani, tartarughe del Tennessee, usignoli giapponesi e carpe nordafricane. Non saranno i fantomatici coccodrilli albini delle fogne newyorkesi, ma sono finiti comunque nella lista dei "ricercati": animaletti regalati come cuccioli e poi liberati perché scomodi da accudire, che ora infestano gli Euganei. Il Parco colli ha avviato in questi giorni una campagna di sensibilizzazione, esponendo nei 15 Comuni del territorio un manifesto che spiega i pericoli e le conseguenze della liberazione in natura di animali non originari dell’ecosistema euganeo. Lo scoiattolo grigio nordamericano, ad esempio, è stato introdotto in Italia nel 1948 e rappresenta un pericolo per la sopravvivenza della specie europea. Porta danni al patrimonio forestale, ai nidi di molti uccelli, ai pioppeti, alle colture e ai tetti degli edifici rurali, per non parlare delle noie alle cablature elettriche per il rosicchiamento delle guaine. Molti esemplari hanno messo su famiglia a Battaglia Terme, Abano e Montegrotto. Per quanto riguarda invece le tartarughine “dalle orecchie rosse”, si tratta di un animale originario degli Stati Uniti centrali, introdotto nel nostro Paese verso la metà degli anni ’80 ed ora stanziale in qualsiasi specchio d’acqua ferma del comprensorio collinare. Dal 1998 è stata vietata l’importazione di questo rettile, che ha una grande capacità di adattamento, è onnivoro e in natura si alimenta di pesci, rane, insetti e piante acquatiche. L’usignolo del Giappone proviene invece dall’Asia ed è stato identificato come vettore del “Plasmodium vaughani”, responsabile della malaria aviare. Le acque dei fiumi e dei canali nostrani sono state infine invase dalla tilapia del Nilo, originaria dell’Africa. Ampiamente allevata in ittiocoltura, è stata immessa nelle acque interne, creando problemi all'ecologia autoctona. Viene utilizzata nei laghetti di pesca sportiva ed ha trovato nel padovano le condizioni ottimali nei corsi d’acqua termali. È presente nel canale Rialto e negli scoli Cannella e Menona, a Montegrotto, ma anche nella fossa Comuna a Galzignano. «Sono animaletti esotici portati a casa per vezzo o per accontentare i bambini - spiegano i vertici del Parco - Piccoli e teneri esserini, finché non diventano troppo grandi per la gabbietta o gli acquari in plastica. Liberarsene significa portare al rischio di estinzione le specie indigene che si trovano indifese di fronte alla grande competitività dei loro simili».

MATTINO DI PADOVA
6 AGOSTO 2009
 
Allarme per gli animali esotici
 
Nicola Cesaro
 
GALZIGNANO TERME (PD). Scoiattolo grigio del Nordamerica, tartaruga rossa del Mississippi, usignolo del Giappone e pesce del Nilo. No, non siamo nel parco naturale di Yellowstone, né tanto meno in qualche riserva asiatica. Siamo nel Parco Regionale dei Colli Euganei, tempio incontrastato di ricci, volpi, poiane e pettirossi. Un tempio che, tuttavia, da tempo è stato violato da altre specie animali che rischiano di compromettere l’equilibrio dell’ecosistema euganeo.  Dopo l’invasione di cinghiali, specie importata che sta causando non pochi danni sui Colli, ecco ora l’ondata di specie esotiche. Piccoli animali portati a casa per vezzo o per accontentare i bambini, che poi però diventano troppo grandi per la gabbietta o l’acquario. In questi giorni è stata avviata una campagna di sensibilizzazione per contrastare l’abbandono di questi animali, sempre più presenti nel territorio protetto. Nei 15 Comuni del Parco è stato esposto un manifesto che spiega i pericoli e le conseguenze della liberazione in natura di animali non originari dell’ecosistema euganeo, illustrando alcune delle specie che stanno minacciando il delicato equilibrio naturale. E’ il caso, ad esempio, dello scoiattolo grigio nordamericano, al quale si deve sia la scomparsa della specie nostrana, lo scoiattolo rosso europeo ormai rarissimo nei boschi dei Colli, di taglia più piccola e non invadente, sia il saccheggio delle uova nei nidi di cardellini e fringuelli.  Analogo discorso vale per l’americana tartaruga dalle orecchie rosse, che quando viene lasciata in uno stagno finisce per competere ben presto con le tartarughe europee, emarginandole nelle aree meno favorevoli e provocandone la scomparsa.  Dall’Asia arrivano invece l’usignolo del Giappone e la tilapia del Nilo. Il primo è un uccello da gabbia responsabile in molti casi della malaria aviare. Può inoltre danneggiare i raccolti agricoli, in particolare frutta e verdura. La tilapia ha invece trovato le condizioni ottimali nei corsi d’acqua termali: ne sono state rilevate popolazioni abbondanti nel Rialto, nello scolo Cannella e nello scolo Menona, a Montegrotto, e nella fossa Comuna a Galzignano.

IL GAZZETTINO
6 AGOSTO 2009
 
Nei Colli non vogliono gli scoiattoli americani
 
Ferdinando Garavello
 
Padova - Sono americani, giapponesi ed egiziani. Amano da pazzi i colli Euganei e hanno deciso di viverci, con prole e parentado. Peccato che siano finiti sulla lista degli indesiderati: non si tratta di turisti e giramondo affascinati dalla natura del comprensorio collinare padovano, ma degli animaletti domestici rimessi in libertà perché troppo difficili da gestire in casa. Nella lista c’è lo scoiattolo nordamericano, la tartaruga dalle orecchie rosse, l’usignolo giapponese e la tilapia del Nilo. Specie non autoctone, immesse in zona parco ed entrate come spietata concorrenza naturale nel delicatissimo ecosistema locale.Scoiattoli, usignoli e tartarughe provengono quasi certamente da ceppi tornati allo stato selvatico dopo una permanenza in qualche abitazione della provincia, nella quale erano arrivati come regalo o premio. La tilapia, un genere simile alla carpa nostrana, è arrivata invece ad infestare i corsi d’acqua in seguito alla liberazione in qualche laghetto per la pesca sportiva. Il Parco regionale dei colli Euganei ha diffuso nei 15 Comuni della zona un manifesto per sensibilizzare i residenti riguardo ai rischi della messa in libertà di specie animali forestiere. Una sorta di tabella con i “ricercati” più pericolosi del momento, che potrebbero soppiantare in tempi brevissimi i loro omologhi locali, poco abituati alla competizione per la sopravvivenza. Si viene così a sapere, ad esempio, che lo scoiattolo grigio nordamericano è più grosso, combattivo e tenace del piccolo scoiattolo rosso europeo, che rischia quindi l’estinzione di fronte al “colossale” competitore. Oppure che l’importazione delle tartarughe dalle orecchie rosse è vietata da una decina d’anni. Per non parlare dell’usignolo giapponese, identificato come vettore del “Plasmodium vaughani”, responsabile della malaria aviaria. L’unica buona notizia arriva dai ricettari, che propongono decine di modi di spadellare la carpa del Nilo, le cui carni sono prelibate.

IL GAZZETTINO
6 AGOSTO 2009
 
L'ALTRA MINACCIA
 
PROVINCIA DI PADOVA - Colli – Non sono stati certo rimessi in libertà perché diventati troppo ingombranti, ma i cinghiali rappresentano comunque l’intruso più "chiacchierato" di questo decennio nella zona del parco. Gli animali sono stati immessi nel territorio collinare probabilmente una ventina d’anni fa, forse qualcosa di più, da ignoti. Resta misterioso pure il motivo dell’introduzione di questa specie, presente forse sugli Euganei nel medioevo, ma scomparsa in seguito e segnalata solamente dopo l’immissione coatta. Qualcuno accusa i cacciatori di aver portato nuova selvaggina sui colli per dare un impulso all’attività venatoria, ora vietata in modo assoluto, mentre altri ipotizzano che i primi esemplari siano scappati da qualche allevamento. Rimane il fatto che i cinghiali, il cui ritmo riproduttivo altissimo ha trovato una sponda favorevole nella ricchezza di cibarie della zona, stanno creando molti grattacapi all’ente che gestisce l’area. I selvatici rovinano colture di pregio, distruggono giardini e causano anche incidenti stradali. Il Parco ha avviato da tempo un’attività di monitoraggio e riduzione degli esemplari, con l’obiettivo della totale eradicazione della specie dal territorio di competenza.

Animalieanimali

6 AGOSTO 2009

 

TASSI SALVI, PROVINCIA DI BOLZANO BATTUTA
Vittoria della Lav davanti al Tar.

 

Reca la firma del Presidente della Provincia di Bolzano, Luis Durnwalder, il provvedimento che a maggio scorso aveva decretato la condanna a morte per fucilazione di un centinaio di tassi, colpevoli - a dire dell’amministrazione - di procurare danni all’agricoltura. Il TAR di Bolzano, al quale la LAV (www.lav.it) si è rivolta, ha però rilevato che le accuse mosse dal Presidente Durnwalder, sembrano formulate senza un adeguato supporto tecnico-scientifico che le possa giustificare e ha quindi disposto la sospensione del provvedimento.“Ancora una volta l’amministrazione provinciale di Bolzano dispone provvedimenti che hanno tutta l’apparenza di voler accontentare i cacciatori a scapito di animali innocenti, in questo caso protetti in tutta Italia da una legge nazionale”, commenta Massimo Vitturi, responsabile del settore caccia e fauna selvatica della LAV.Stando al numero di atti in materia di caccia che sono stati annullati dal TAR, sembra che la Provincia di Bolzano voglia utilizzare gli animali selvatici, che sono patrimonio di tutti i cittadini, per fini diversi dalla corretta e scientifica gestione delle loro popolazioni. A ulteriore conferma della gestione quanto meno “superficiale” della fauna selvatica, da parte dell’amministrazione Durnwalder, è sufficiente ricordare che qualche settimana fa la Provincia è stata condannata a pagare le spese legali alla LAV per un ricorso al TAR contro la caccia alle marmotte. Denaro che i cittadini altoatesini sono costretti a sborsare per l’illegittima applicazione delle normative vigenti.
“Auspichiamo che il presidente Durnwalder voglia finalmente prendere i necessari provvedimenti per rivedere l’operato dell’ufficio caccia e del relativo assessorato. Le leggi nazionali e provinciali sono fatte per essere rispettate e non eluse a danno degli animali e dell’intera collettività”, conclude Vitturi.


BIG HUNTER

6 AGOSTO 2009

 

Campania, l'80 % del territorio è area protetta. Federcaccia raccoglie firme per modificare la legge regionale

 

Federcaccia Campania ha avviato una petizione per  la modifica della legge regionale sulla caccia 8 del 1996 per richiedere l'ampliamento delle zone destinate all'attività venatoria, fortemente limitate in questa regione per la forte presenza di aree protette (che arriverebbero all'80 per cento del territorio). Una percentuale più che raddoppiata rispetto a quella prevista dalla legge nazionale. La situazione della caccia in Campania, secondo Fidc, è poi aggravata da altre  limitazioni che portano molti cacciatori a richiedere la residenza venatoria in altre regioni italiane."Il vero problema – afferma Felice Buglione, presidente regionale di Federcaccia – è che si vede la caccia solo in modo negativo, senza considerare il ruolo fondamentale che questa attività esercita sull'ecosistema e la funzione che potrebbero avere i cacciatori nella tutela dell'ambiente e soprattutto della biodiversità, per la salvaguardia delle aree interessate, per la segnalazione degli incendi".Qui più che altrove, i danni causati all'agricoltura dalla fauna selvatica sono particolarmente aggravati dalla bassa influenza della caccia sul controllo delle popolazioni, con il risultato che la Regione si trova a dover sostenere ingenti costi per il risarcimento degli stessi. Non solo cinghiali, storni, tordi, si parla anche di migliaia di gabbiani, cresciuti a dismisura con l'emergenza rifiuti."Il cacciatore è, di fatto, una sentinella della biodiversità – conclude Buglione - coniugando passione, conoscenza ed esperienza delle aree protette, e aiutato da una legge adeguata, potrebbe migliorare alcuni processi che regolano l'equilibrio della fauna selvatica. Nei parchi naturali si consentono molte attività non compatibili con la salvaguardia dell'ambiente e non si sostiene la caccia". "Senza contare - conclude Federcaccia - l'indotto economico che produce e che potrebbe avere, se adeguatamente promossa, anche ai fini turistici, un'attività praticata da migliaia di persone".


BIG HUNTER

6 AGOSTO 2009

 

Veterinari Italiani: “mutua per animali, solo demagogia”

 

E' solo una mossa demagogica secondo l'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (Anmvi), la proposta di una mutua per animali domestici, contenuta nel Ddl depositato in questi giorni al Senato su una nuova legislazione per gli animali d'affezione."Non bastano la crisi economica ed i pesanti deficit di molte regioni per fermare gli sprechi nella sanità pubblica – ha dichiarato il Presidente di Anmvi Carlo Scotti -. E' impensabile che il nostro Servizio Sanitario Nazionale già incapace di sopperire alle esigenze sanitarie dei cittadini possa farsi carico dell'assistenza degli animali da compagnia. E' assurdo pensare all'introduzione dei ticket a carico dei pazienti umani per coprire i buchi della sanità pubblica pensando d'altra parte di investire milioni di euro in una mutua pubblica per gli animali da compagnia. E' questo il punto debole della proposta di legge della Sen. Silvana Amati".Anmvi condivide la necessità di garantire a tutti gli animali un'adeguata assistenza sanitaria che vede fattibile attraverso il coinvolgimento delle 6700 strutture veterinarie presenti sul territorio nazionale. “Queste strutture – è scritto nella nota di Anmvi - , in convenzione con le ASL, sono in grado di garantire la migliore assistenza, per esperienza e professionalità, senza distogliere i veterinari pubblici da importanti compiti di controllo della filiera agroalimentare che per carenza di organico sono già in difficoltà a garantire”. Ciò permetterebbe secondo l'associazione di evitare ulteriori investimenti a carico delle finanze pubbliche che dovrebbero coprire solo le prestazioni effettuate.


LA ZAMPA.IT

6 AGOSTO 2009

 

L'uomo che sussurra ai ghepardi

Ma in tv i più amati sono i serpenti

 

ALESSANDRA COMAZZI

 


Arriva il pitone e l’audience si impenna. Mentre i pennuti abbassano l’ascolto, l’anaconda lo rialza. Non parliamo poi del boa, tutti pazzi per il boa. Sarà per via di Eva, la prima donna, quella che diede la mela a Adamo, spinta dal serpente. Il fallico serpente che si insinua peccaminoso nella paradisiaca vita dei progenitori. Sta di fatto che, nelle classifiche televisive sul gradimento degli animali, i serpenti, a sorpresa, sono al primo posto. Usati come, negli altri generi, le tette delle donne. Chissà che cosa direbbe il dottor Freud. Poi ci sono i grandi felini, un bel leone che si serve il pasto, un ghepardo fuggente, una tigre che, se te la fai amica, vuol dire che sei in pace con te stesso. Un po’ meno vanno le scimmie, forse sono troppo simili a noi: ma quando si racconta la vita dei bonobo, una specie che risolve i conflitti con il sesso, fate l’amore e non fate la guerra, difficilmente lo spettatore cambia canale. I ragni non tirano, ma se una tarantola ti cammina sul braccio, allora tira.Di questo e di molto altro tiene e dà conto Davide Demichelis, storico documentarista di Raitre, specializzato in storie di animali soprattutto esotici, raccontati nel loro rapporto con l’uomo. Prima Il regno degli animali, conduttore Giorgio Celli, poi Il pianeta delle meraviglie, con Licia Colò, e ancora Timbuctù, Ilaria D’Amico, Sveva Sagramola. Adesso sta preparando la nuova serie, storico regista Ezio Torta. L’ultima visita, Demichelis e il suo «alter ego» Alessandro Rocca, turisti non per caso, l’hanno fatta in Colombia e a Panama, lungo il corridoio biologico, cioè quella continuità di aree naturali che consente lo spostamento degli animali. Ma voi come ve li procurate questi contatti? «Tramite il WWF, o le Nazioni Unite. Da un viaggio all’altro, anche».Il documentario sugli animali è un mondo a parte. Demichelis, che lo pratica dal ’99 («prima facevo documentari sociali»), parla del bonobo come noi parliamo di Pippo Baudo. Ci sono star e star. Ci sono scene da «Paperissima» e altre drammatiche. C’è un modo di vivere davvero particolare: «In tre anni ho girato trenta paesi, di cui soltanto la Norvegia in Europa. Ci vuole tanta passione. E bisogna trovarsi in equilibrio personale». Soprattutto, ci vuole tanta buona salute. L’Italia, dicono quelli del National Geographic che la sanno lunga, è un mercato fortissimo per i documentari naturalistici. «Eppure da noi il genere è poco praticato, perché è costoso, e abbiamo pochi soldi per competere. Con quello che la BBC spende per un documentario, io ci faccio una serie intera: per filmare una casa devastata dalle scimmie, due minuti di documentario, hanno comprato la casa».Ma come si possono permettere budget così consistenti? «Perché trattano il genere come un investimento, perché cercano coproduzioni, perché credono nella "mission": educare, informare, divertire. La Rai non ha nessun interesse agli investimenti a lungo termine: troppi e troppo frequenti cambi di vertice. E quindi il mercato italiano, che sarebbe molto florido, compra, soprattutto. Inoltre, è un mercato intasato, perché la tradizione è ormai decennale. Qualsiasi cosa si racconti, è già stata raccontata. Bisogna trovare una chiave. Attraverso l’animale, io cerco di raccontare un ambiente. Una volta ho raccontato i Quartieri di Napoli grazie ai suoi cani».


LA REPUBBLICA FIRENZE

6 AGOSTO 2009

 

Nel resort dei paperoni a quattro zampe

 

Mario Neri

 

Protetta da una zanzariera bianca, Mafalda si arrende alle lenzuola di seta alle otto di sera. Anche se la conosce da una vita, Omar dorme nella suite accanto, insieme ai due fratellini Leon e Dolly. «I tre yorkshire preferiscono il cotone e l´aria condizionata», racconta Cristiano Merra, l´inquilino di villa Gilardi, una casa-museo dove fra palmizi, erbetta pettinata e oleandri si è inventato il Dog Day Village, la pensione extralusso per cani a un passo da Forte dei Marmi.Nobili soggiorni che riflettono i bagliori della società vacanziera in Versilia. Nel resort a cinque stelle «tutti devono sentir assecondate le proprie esigenze e avere i propri spazi». Mai un´ammucchiata da branco o una zuffa: «qui nessuno abbaia, si sentono solo leggeri guaiti fra villeggianti di rango. Conviviali, da salotto». Seta, climatizzatore e zanzariere nell´hotel canino in via Cugnia a Querceta - 1 km dal golf del Forte - sono solo alcuni dei comfort. Non ci sono cucce ma letti: in ferro battuto o in legno. «Non solo. In inverno metto le copertine di cashmere e accendo le stufette», dice Merra. Per alloggiare qui i clienti devono riempire un modulo, indicare abitudini, dieta, se i cani sono vispi o dormiglioni, e perfino se ascoltano musica in momenti particolari della giornata. «Maffy è una placida femmina di bulldog francese, la padrona la fa alloggiare in camere separate dai tre yorkshire perché quelli hanno un caratterino che non ti dico, fanno baldoria fino a tardi», dice Merra.Per soggiornare in uno degli otto «chalet» si pagano 35 euro al giorno. «Non è molto, lo so, ma ce la facciamo. La nostra non è una pensione per tutti. Il Dog Village è un club di 150 amici». I padroni sono soprattutto vip e ricchi signori che frequentano il Forte, «ma i nomi sono top secret. La pensione è pensata per coloro che in Versilia non trovano strutture in grado di accogliere animali - spiega il direttore - Oppure per chi vuole regalare una vacanza all´amico a quattro zampe». All´interno e all´esterno dei bungalow sono istallate webcam per vegliare su Fido da casa o dal cellulare. C´è anche un armadio pieno di accessori griffati. «Nel caso i padroni volessero regalare ai loro cuccioli un vestitino, un collarino con gli Swarovski o magari un guinzaglio leopardato. Si va dalle 35 alle 85 euro, ultima collezione, un sacco fashion», mostra Cristiano. Sulla ciotola di Billy, un pechinese di 11 anni arrivato da Milano, c´è istallato un sensore che rivela la sua presenza. Quando si avvicina scatta un nastro con una voce registrata: "Vieni Billy, c´è la pappa". «Se non sente la voce della padrona si agita e non mangia», spiga il direttore.Perla è arrivata da poco. La sultana nera, femmina di terranova, scodinzola e fa la sciantosa dopo lo shampoo. «Per evitare lo stress da abbandono, i cani fanno due giorni di prova. Se non si ambientano non possiamo accettarli, soffrirebbero. Comunque, ci sono visite giornaliere di un veterinario e di uno psicologo per cani», dice Cristiano che tutti gli anni organizza il Dog day per raccogliere offerte da girare a canili o associazioni che si occupano dei casi di abbandono. Nel villaggio vacanze per cani facoltosi pensa a tutto Daniela Conti, la dog-sitter. Pulizia, ristorante e passeggiatina. Per quelli più esuberanti una corsa nel «galoppatoio», 200 metri di giardino dove a turno escono tutti. Ma in questo periodo i principini a quattro zampe optano quasi tutti per il tuffo in piscina. L´ultima novità è la limo-dog, una Peugeot decapottabile che porta gli ospiti del resort superlusso in tour per la Versilia. Qualche giorno fa ha scortato Gucci, un bullmastiff milionario che oligarchi moscoviti hanno inviato in Italia con un jet privato. È atterrato a Firenze e poi di nuovo all´aeroporto del Cinquale accompagnato da due puppy-walker, in pratica dog-sitter, ma stipendiate per passare 24 ore su 24 in compagnia del cane. Lo zar del Dog Village è arrivato con un collarino tempestato di turchesi e due borse della griffe diventata il suo nome gonfie come vele: beauty-case, profumo e corredo. Un´esibizionista e pure un po´ trash, ha arricciato il naso Maffy.


IL REPORTER

6 AGOSTO 2009

 

SE ANCHE IL CANE VA IN PENSIONE

 

Serena Wiedenstritt

 

Tempo di vacanze, anche per gli amici a quattro zampe. Anche se gli ultimi anni hanno visto crescere a dismisura alberghi e pensioni che accolgono anche cani e gatti (informazioni su www.dogwelcome.it) sono sempre tanti i padroni che optano per la pensione per animali o per un cat o dogsitter.La pensione ha un costo variabile, a seconda della qualità (che si declina a seconda dello spazio che ha l’animale, della località più o meno fresca e nel verde in cui si trova la pensione) del cibo e delle cure che vengono fornite. Per ovvi motivi, costa meno mandare in villeggiatura un gatto di un cane e per questi ultimi, spesso conta la taglia.Alcune pensioni offrono inoltre un servizio di ritiro e consegna del cane/gatto. In media i prezzi variano dai 15 ai 20 euro per i cani e si attestano sui 10-12 per i gatti. Per trovare la lista delle pensioni, oltre al passaparola, molto materiale si trova sul web (www.clinicaveterinaria.org; www.tuttocani.it;  www.dogsitter.it). Il cat o dogsitter è sicuramente più economico, ma anche questa è una figura che sta cambiando. Il catsitter può sostituire la pensione per gatti quando la vacanza si riduce ad un week end, mentre il dogsitter è spesso la soluzione preferenziale per chi lascia l’amico a quattro zampe dall’anziana zia ma vuole assicurarsi la presenza di un esperto che lo curi. Il dogsitter moderno, infatti, non è solo quello che porta a spasso e ad espletare i propri bisogni fisiologici il cane, è piuttosto l’esperto di psicologia canina o felina che sa come far divertire, rilassare e  far star bene l’animale. Continua ad esserci una folta schiera di studenti che lo fanno come “lavoretto”, ma sempre più spesso la richiesta è quella di personale specializzato, magari dotato di patentino di conduttore cinofilo.


CORRIERE DELLA SERA
6 AGOSTO 2009
 
Romagna, paradiso per Fido on the beach
Spiagge, lettini, hotel: l'ospitalità per gli amici a 4 zampe
 
Arriva l’estate e con le ferie arriva puntuale anche il triste fenomeno dei cani abbandonati, un fenomeno che registra 750 mila vittime all’anno in Italia. In Riviera, però, da molti anni l’ospitalità si è estesa anche agli amici a quattro zampe, arrivando a comprendere quasi una cinquantina d’esercizi attrezzati per accogliere turisti con cani al seguito. Il primato spetta a Rimini, che annovera ben 31 alberghi, otto stabilimenti balneari e un camping; seguono Cervia con 16 hotel, due bagnini, un agriturismo e un ristorante; Cattolica con 11 alberghi e Cesenatico con nove hotel e cinque lidi. C’è anche San Mauro Mare, dove cinque degli otto stabilimenti che coprono il mezzo chilometro di spiaggia di questa zona hanno preso il nome di «Grandi Spiagge-Fido Beach»: sono 50 gli ombrelloni riservati all’iniziativa. Quattro invece gli stabilimenti dei Lidi ferraresi che soddisfano le esigenze di cani e gatti: si tratta di Baia di Maui e Trocadero al Lido di Spina, di Vela e di Gabbiano al Lido degli Estensi. Fido fa parte della famiglia ed è giusto che anche lui trascorra le vacanze in compagnia; in Riviera gli viene offerto qualsiasi comfort «purché sia educato», di questo si raccomandano bagnini e albergatori.
CANI D'AMARE - Marco Agostini è tra i fondatori dell’associazione «Emilia-Romagna Cani d’amare» e ha dotato il suo stabilimento a Rimini di ogni necessità per i cani, non a caso si chiama Bagno 81 No Problem. «Da cinque anni ospitiamo animali in un’apposita area che ha dei box pensati per loro, ma anche lettini e ombrelloni per i proprietari — spiega — accettiamo tutti i tipi di cane, dal bassotto al rottweiler e gli offriamo la ciotola, uno sdraio tutto per loro, una pallina per giocare, un percorso di sgambata, una fontanella per lavarli e un veterinario sempre reperibile». Quattrocento persone con cani al seguito ogni stagione riempiono il Bagno 81, vengono da Bologna, da Parma, la voce si è sparsa «e io non so più dove metterli, comunque non ce la farei senza quei 30 alberghi alle spalle che accettano i cani al loro interno — ammette Carlini - adesso spero di riuscire ad avere un incontro con il sindaco per strappare uno specchio d’acqua dove gli animali possano fare il bagno, in Toscana e in Veneto li hanno già». Anche il bagno 33 offre l’opportunità di trascorrere una vacanza con il migliore amico dell’uomo: sotto l’ombrellone c’è uno spazio maggiorato per rispettare le esigenze di movimento del cane, basta presentarsi in spiaggia con il libretto delle vaccinazioni e prendere visione del regolamento, che obbliga l’uso del guinzaglio nel tragitto ingresso-ombrellone.
ANCHE A CENA - Finita la giornata al mare, il rientro in albergo non è affatto un problema, grazie a strutture come l’Hotel Corona di Riccione, che per i suoi servizi «a quattro zampe» è il prediletto dei vip, come i giornalisti delle Iene. «Se uno tratta il proprio cane come un figlio e vuole stare con lui anche in ferie viene qui - spiega la titolare Elda Patuelli - abbiamo una sala da pranzo apposta, con un buffet preparato esclusivamente per gli animali, che ricevono ognuno la loro ciotola e possono così mangiare sotto il tavolo dei loro padroni, anche se ci sono clienti che mi chiedono un seggiolone per avere il cane a tavola con loro». L’Hotel Corona è un vero «dog hotel», ci sono stanze che accanto ai letti normali hanno lettini a baldacchino per i cani, i clienti possono festeggiare il compleanno del loro «amico» e usufruire di carrozzine se i cani sono troppo stanchi per camminare; in alternativa ci sono dei seggiolini per portarli a spasso in bicicletta. E non manca il turista che arriva con gatto o coniglio al seguito. A due passi dall’albergo di Elda Patuelli c’è un altro hotel che si premura di ospitare Fido, è l’Hotel Des Nations. «Offriamo il nostro hotel ai cani come facciamo con le persone — afferma la direzione — abbiamo un veterinario e un dog sitter attivi 24 ore su 24, abbiamo poi sono stanze riservate con parquet dove gli animali stanno con i loro padroni per tutto il tempo». Nel caso invece i cani soffrano di problemi di adattamento o di solitudine, l’albergo mette al servizio Chantal, l’esperta di floriterapia che sa trovare la giusta essenza per riequilibrare il loro benessere psicofisico. Ma in Riviera i cani non vengono solo per divertirsi. Nella spiaggia libera di Logonovo, a Porto Garibaldi, lavorano infatti le cosiddette «sentinelle del mare»: i terranova addestrati per aiutare i bagnini negli interventi di soccorso in acqua. Loro d’estate non si riposano.

VIRGILIO NOTIZIE
6 AGOSTO 2009
 
Ungheria/ Pesce gatto gigante attacca pescatore austriaco
L'uomo: mai visto nulla del genere, era lungo due metri
 
L'uomo che morde il cane è una notizia, dicono nelle scuole di giornalismo. Ma anche un pesce-gatto che cerca di far fuori il pescatore è da raccontare. E' successo in Ungheria e lo riferiscono il giornale austriaco Kronen Zeitung e l'agenzia di stampa magiara Mti. "Io pesco circa 40 pesci gatti all'anno, ma non mi era mai accaduta una cosa del genere", ha raccontato il pescatore al giornale. Tutto è accaduto in un lago nelle vicinanze della città di Gyor, in Ungheria occidentale. L'uomo, un 36enne, era con un amico in barca e cercava di tirar fuori il pesce che, a suo dire, doveva pesare un centinaio di chili ed essere lungo due metri. Mentre i due erano al massimo dello sforzo, il pesce ha addentato la gamba e ha tirato in acqua il pescatore. Solo dopo diversi calcioni il pesce ha mollato l'uomo, scioccato, ma illeso.

AGI
6 AGOSTO 2009
 
PIU' MEDUSE NEI MARI. LEGA PESCA, NO IN TAVOLA
 
Roma - "Le notizie allarmanti secondo cui nel 2050 non avremo piu' pesce e lo sostituiremo a tavola con le meduse - dichiara Ettore Iani', presidente di Lega Pesca - e' una previsione piu' che scientifica da chiaroveggente". Immancabilmente anche quest'anno, con l'estate, scoppia l'allarme "meduse killer" nei nostri mari. Accanto ai classici esemplari che vivono nel Mediterraneo, specie innocue o le cui uniche conseguenze sono fastidiosi effetti urticanti, sono le segnalazioni o le previsioni di arrivo di meduse tropicali a far preoccupare i bagnanti. Come la tanto annunciata Physalia Physalis, comunemente denominata Caravella Portoghese, che gia' da quasi due mesi infesta piu' i giornali che i nostri mari. Una medusa definita "assassina", caratterizzata da tentacoli estremamente sottili e lunghi (fino a 30 metri) di cui difficilmente si riesce ad accorgersi se non dopo esserci entrati in contatto. Un esemplare raro, altamente urticante, ma che diventa mortale solo nel caso di una specifica allergia. Non c'e' dubbio che l'ecosistema stia cambiando e che ci sia un incremento di meduse nel Mediterraneo. L'innalzamento della temperatura delle acque, l'aumento della salinita' dei mari costieri e i prolungati periodi di mare calmo, che permettono a questi animali di spostarsi, ne sono alcune delle principali cause. Tra queste non c'e', invece, la questione piu' volte ipotizzata della mancanza di predatori dovuta alla massiccia pesca di quest'ultimi. Le meduse infatti sono cibo esclusivo di tartarughe e poche altre specie, al contrario di quanto si pensa, si dice e si scrive tonni e pesci spada preferiscono altri tipi di cibo. E proprio seguendo la teoria che imputa alla pesca selvaggia l'aumento delle meduse nei nostri mari a discapito di altre specie di pesce alcuni biologi hanno recentemente lanciato l'allarme: entro il 2050 il mare non avra' piu' pesce e saremo costretti a sostituirlo, a tavola, proprio con le tanto odiate meduse. "Al di la' dei gusti personali o delle fantasie di chef e biologi - continua il presidente di Lega Pesca - credo, pur non essendo uno scienziato, che la fatidica data del 2050 non portera' ad un'estinzione del pesce nei nostri mari. Sarebbe il caso di non incorrere in un catastrofismo sfrenato, lanciando allarmi che non aiutano la collettivita' a risolvere i problemi. Forse dobbiamo fare nostro l'ammonimento di papa Benedetto XVI che all'Assemblea della Pontificia Accademia delle Scienze ha invitato la scienza ad "evitare previsioni inutilmente allarmistiche quando non supportate da dati sufficienti o che eccedono la capacita' di previsione".

BIG HUNTER

6 AGOSTO 2009

 

Verdi: il problema del lupo non esiste, "troppa enfasi" per favorire i cacciatori

 

I Verdi, che sappiamo non essere inclini ad una visione prettamente scientifica della gestione faunistica, criticano la particolare attenzione degli ultimi giorni della stampa sulle ragioni di alcuni allevatori che lamentano “gravi danni” per gli attacchi causati dai lupi al proprio bestiame. Un finto problema per i Verdi di Emilia Romagna, secondo cui tali notizie vengono date con “troppa enfasi” riportando alla ribalta la favola del lupo cattivo. I toni sempliciotti utilizzati dai Verdi per argomentare la propria tesi tirano in ballo la funzione regolamentatrice del lupo come predatore naturale della fauna selvatica che calzerebbe a pennello con la difficile situazione del sovrannumero di cinghiali “purtroppo introdotti a scopo venatorio dai cacciatori” commenta la nota dei Verdi. Tutto torna quindi. Soprattutto non si comprendono, sempre secondo i Verdi, le lamentele di questi allevatori alleati alla caccia, che si vedono ricompensati delle perdite (e qui i Verdi confessano di aver spulciato tra i dati della Camera di Commercio i prezzi sul mercato di pecore, agnelli e vitelli), “gli indennizzi ricompensano molto bene chi ha subito i danni, tanto da rendere ingiustificato ogni lamento da parte degli allevatori”. La tesi dei Verdi è infatti che le argomentazioni pro allevatori vogliano far passare il seguente messaggio "incrementiamo la caccia ai cinghiali, le idee dei protezionisti costano care e sono dannose".Spiace notare come i Verdi utilizzino la questione in maniera del tutto pretestuosa contro l'attività venatoria che con il lupo non ha nulla a che vedere. Spiace che si  raggiri ogni questione per puntare il dito contro un unico nemico e demone: la caccia. D'altronde come diceva Leonardo Sciascia l'umanità è formata da uomini, ominicchi e quaquaraquà. Lasciamo ai nostri lettori collocare in queste tre categorie l'ambientalismo dei Verdi italiani. Lasciamo altresì a coloro che sanno di lupi e di allevatori regolamentare il contenzioso. E se "a pensar male si fa peccato, come diceva il Senatore Andreotti, ma spesso ci si indovina" come conclude lo sfogo dei Verdi, chissà se vale anche per i peccati commessi dall'ambientalismo nostrano degli ultimi trent'anni.


ALTO ADIGE
6 AGOSTO 2009
 
In dieci anni mille volatili curati e restituiti ai cieli
 
MERANO (BZ). Oltre duecento uccelli selvatici accolti, 117 dei quali rilasciati in libertà sotto sorveglianza di una guardia forestale. È il bilancio di un anno di attività del centro recupero avifauna di Tirolo. «Durante il 2008 - spiega il responsabile Willy Campei - è stato possibile curare e rilasciare in libertà più del 50% degli animali accolti, oltre la media europea. In totale 1682 volatili sono stati portati al centro di recupero negli ultimi 10 anni: 1161 esemplari sono stati curati con successo e rilasciati in libertà».  Non sempre, però, nonostante l’impegno e la comprovata professionalità degli operatori, tutto gira per il verso giusto. Per 117 soggetti salvati, altri 81 sono morti a causa di malattie o ferite molto gravi. Il bilancio si chiude con gli otto volatili attualmente ospiti delle voliere del centro.  Il lavoro è tanto e difficile, purtroppo anche perché sempre più spesso si verificano casi in cui gli animali feriti o giovani vengono gestiti in modo sbagliato a causa di ignoranza, generando un notevole danno agli stessi pennuti. Molte situazioni sarebbero evitabili, e alleggerirebbero gli oneri del centro. «In certe situazioni - prosegue Campei - neanche noi non possiamo fare miracoli, per questo motivo è importante informarsi subito rivolgendosi a persone esperte. Noi siamo specializzati nella cura di uccelli feriti e nella reintroduzione di questi nel loro habitat naturale. Per questo motivo chiunque trovi un volatile ferito può rivolgersi a noi. Siamo lieti di fornire le informazioni e l’aiuto necessario».  Il centro di recupero avifauna Castel Tirolo e un’istituzione privata, gestita dalla Falcon OHG. Il suo compito principale consiste nell’accogliere e curare uccelli selvatici trovati feriti ed inermi per poi rilasciarli in libertà. Situato sul colle di Castel Tirolo, dove è stato inaugurato nell’agosto 1998, offre quotidianamente (questo mese anche il lunedì) alle 11.15 e 15.15 dimostrazioni di volo con protagonisti avvoltoi, falchi, aquile e gufi che volano in totale libertà: uno spettacolo che lascia sempre a bocca aperta ed è particolarmente apprezzato dai bambini.

VIRGILIO NOTIZIE
6 AGOSTO 2009
 
Usa/ Tartarughe a rischio, maxi trasferimento voluto dai militari
Nel loro habitat verranno costruiti campi d'addestramento
 
L'esercito americano contro le tartarughe del Mojave. Nel deserto ai confini di Los Angeles, dove gli animali vivono a migliaia, i militari vogliono costruire nuovi campi d'addestramento. Le tartarughe sono di troppo: vanno trasferite. Il piano dell'esercito è spostare un numero senza precedenti di questi rettili: almeno 1.200. Gli ambientalisti sono in allarme. Già altre volte questi trasferimenti si sono dimostrati fatali. L'anno scorso l'esercito decise di muovere circa 600 tartarughe del deserto. L'operazione fu bloccata perchè gli animali venivano mangiati dai coyote. "Niente del genere è stato mai fatto prima", ha detto Ileene Anderson, biologa del Center for Biological Diversety. "Ogni volta che gli animali vengono spostati dal loro habitat non capiscono più dove sono e il loro istinto gli dice di tornare a casa". L'esercito per cominciare il trasferimento ha bisogno dell'approvazione del Bureau of Land Management, l'autorità federale che amministra i territori pubblici negli Stati Uniti.

GREEN REPORT

6 AGOSTO 2009

 

Attacchi di animali, elezioni in Mozambico e ippopotami congolesi

 

LIVORNO. Il Mozambico é in piena campagna elettorale per eleggere il nuovo presidente della repubblica e la destra della guerriglia battaglia tra il Frelimo, il partito al potere erede della guerriglia marxista, e la Renamo, erede di anti-Frelimo, è senza esclusione di colpi. Tutto fa brodo, anche le vittime degli animali selvatici. L'Agencia de Informação Moçambique dà grande risalto all'aumento delle morti dovute ad attacchi di animali selvatici e ne fa il filo conduttore del tour elettorale di cinque giorni del presidente del Mozambico Armando Guebuza nella provincia di Manica,  il cui governatore Mauricio Vieira ha denunciato 108 casi di attacchi alle persone nel primo semestre di quest'anno in questa sola provincia occidentale del Paese africano. In tutto sono morte 18 persone, mentre nello stesso periodo del 2008 gli animali avevano fatto solo 7 vittime.Nel corso di una riunione straordinaria del governo della provincia di Manica, il presidente Guebuza ha detto che «Non è normale che i mozambicani continuino ad essere uccisi dagli animali selvatici. Gli abitanti devono trovare il modo di risolvere questo problema». Gli animali più pericolosi sono risultati I coccodrilli, gli elefanti e gli ippopotami, ma recentemente sono state registrate aggressioni agli uomini da parte di leoni e bufali e sono in aumento gli avvelenamenti causati da morsi di serpenti.Viera ha detto che «Questo problema sta peggiorando a Manica. Nel 2008, 12 persone sono state uccise da animali selvaggi nei distretti di Tambara, Guro, Macossa, Machaze, Mossurize, Manica, Sussundenga e Barue, in rapporto a 5 vittime nel 2007. Per risolvere questo problema, il governo ha formato 66 guardie comunitarie, n messo in campo 6 brigate per difendere gli abitanti ed i beni, formato 5 cacciatori e distribuito 12 armi da fuoco. Il governo ha anche creato 13 comitati di gestione comunitaria nelle zone più colpite ed ha deciso di abbattere, quando necessario,  gli animali selvatici che q causano problemi».Quello della convivenza tra grandi animali selvatici ed uomo è un problema che si fa sentire praticamente in tutta l'Africa, almeno dove la fauna non è stata praticamente sterminata. I conflitti fra elefanti ed agricoltori sono all'ordine del giorno, mentre gli ippopotami soono l'animale che causa maggiori vittime. Il problema è che l'uomo sta sempre più invadendo habitat ed aree fluviali dalle quali prima si teneva alla larga e i governi si trovano stretti in una contraddizione insanabile: da una parte i grandi mammiferi e l'altra macro-fauna, attirano turisti denarosi e vanno difesi con i parchi, dall'altra una popolazione crescente assedia le ultime aree naturali e viene sempre più in contatto (e in concorrenza per le risorse) con gli animali.Anche per questo il Wwf, nell'annunciare nei giorni scorsi la scoperta di una nuova piccola popolazione di ippopotami  (10 individui) nella provincia del Bas-Congo, nella Repubblica democratica del Coingo (Rdc), si è detto disposto o ad assicurare la loro protezione. La famiglia di ippopotami vive nei pressi del villaggio di Luangu Nzambi, che sorge su un'isola sul fiume Congo , a 36 km dalla città di Boma nell'ovest del grande Paese africano.Il rappresentante del Wwf nel Bas-Congo, Laurent Nsenga, si è subito precipitato a rassicurare la popolazione del villaggio, che è formata in gran parte da pescatori. Nsega ha spiegato che «Trattative sono in corso tra le autorità locali e l'Office national du tourisme (Ont) per gestire questo sito, al fine di far beneficiare questo villaggio sprovvisto di scuole, di ambulatori ed acqua potabile delle entrate economiche che potrebbe generare l'attrazione turistica che costituisce la presenza di questi pachidermi».

 

 

 

            06 AGOSTO  2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE

 

VIRGILIO NOTIZIE
6 AGOSTO 2009
 
Scienza/ Individuati neuroni che rispondono a stimoli prurito
Costituiscono una distinta via neuronale dedicata
 
Neuroni che rispondono agli stimoli del prurito e comunicano al cervello che è tempo di grattarsi. Ad indivuduarli, alcuni ricercatori della Peking University di Beijing in Cina. Questa scoperta, secondo Yan-Gang Sun coordinatore dello studio, che sarà pubblicato domani su Science di questa settimana, aiuterà finalmente a capire se il sistema nervoso gestisce le sensazioni del prurito e del dolore allo stesso modo, o se, invece, esistono vie neuronali dedicate. Il dubbio da sciogliere, un dubbio sul quale si è acceso, da tempo, tra i ricercatori un dibattito, è se il prurito altro non sia che un tipo diverso di dolore, e quindi gestito dalla stessa via chimica coinvolta nelle sensazioni dolorose, o se, invece, esistono vie neurali separate e dedicate che governano rispettivamente il dolore, il prurito ed altre sensazioni. Una teoria, questa, definita dell' "ipotesi della linea (neurale) etichettata". La scoperta dei ricercatori cinesi giunge, quindi, a proposito per sciogliere un dubbio durato troppo. Yan-Gang Sun e colleghi nella loro ricerca hanno, innanzitutto, individuato un recettore neuronale, GRPR coinvolto nella rilevazione degli stimoli del prurito e non quelli del dolore. Hanno poi mostrato su modello animale (topi) ingengerizzato, il cui midollo spinale era stato privato dei neuroni con recettori GRPR e che, quindi, non rispondevano agli stimoli del solletico o del prurito, che la loro capacità di sentire il dolore era rimasta la stessa come nei topi normali. La conclusione dello studio è che i neuroni con recettori GRPR costituiscon una via chimica dedicata e si distinguono da un altro gruppo di neuroni, quelli del tratto spino-talamico, che in precedenza erano stati al centro del dibattito come probabili candidati coinvolti nella risposta al prurito. Secondo i ricercatori cinesi, i neuroni GRPG sono quella "linea neuronale etichettata ", a lungo cercata, per la sensazione del prurito.

 
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