06 MAGGIO 2010
LEGGO
6 MAGGIO 2010
 
CASERTA, CANI AVVELENATI E STRANGOLATI
 
 
Pierangelo Fontana, presidente dell’associazione in difesa degli animali, che da anni si prodiga per togliere dalla strada, curare e offrire un pò di ristoro a tanti randagi abbandonati per strada, ha denunciato l’ennesimo atto – scempio di abuso contro gli animali. In località “Sistoriccio” di Alife, zona periferica della città dove vi é appunto un’ampia distesa di campagna e di verde, da qualche giorno sono stati avvelenati e strangolati alcuni cani randagi che l’animalista Fontana aveva individuato sul posto e che si stava prodigando per portare a queste bestiole un pò di sollievo. In questo video di denuncia, che documenta la morte delle povere bestiole il Fontana, oltre a spiegare come si sono svolti i fatti dello scempio, lancia l’appello alle Istituzioni locali: "E’ ora che si trovi una soluzione al fenomeni del randagismo. Alife é piena di cani randagi, portarli al canile non é una soluzione giusta che non aiuta a risolvere affatto il problema. Bisogna attivare sul posto un rifugio per animali abbandonati. La zona periferica di Alife può ospitare un rifugio perché il territorio é formato da una vasta campagna. Questa soluzione non solo risolverebbe il problema, ma sarebbe anche un’ottima fonte di guadagno perché consentirebbe di togliere dalla strada, giovani in cerca di occupazione, ma anche i commercianti locali ne andrebbero a guadagnare. Tutti i soldi che si spendono per mandare i cani ai canili (pessissima soluzione) dei paesi confinanti, sono soldi tolti all’economia del paese stesso. Mi auguro- e termina il Fontana- che ci sia maggior impegno da parte delle istituzioni competenti ed una tempestiva risoluzione a questo problema, per non essere più costretti ad assistere a scene di violenza e di abuso sugli animali come appunto quella odierna".
 
VIDEO
http://www.leggo.it/video.php?idv=3755&id_news=59880

ADN KRONOS
6 MAGGIO 2010
 
Tre cani avvelenati con stricnina nel pistoriese: tra questi uno del Soccorso alpino
Pistoia -  E' accaduto a Cireglio. I proprietari degli animali hanno presentato denuncia ai carabinieri della locale stazione, che stanno indagando sull'episodio
 
 
Pistoia - Tre cani sono stati avvelenati nella notte tra martedi' e mercoledi', con bocconi alla stricnina, a Cireglio, in provincia di Pistoia. Uno dei tre animali, un border collie in servizio alle unita' cinofile del Soccorso alpino, di nome Lucky, famoso per aver consentito il salvataggio di molte persone. I proprietari dei quadrupedi hanno presentato denuncia ai carabinieri della locale stazione, che stanno indagando sull'episodio.Secondo quanto emerso, i tre cani, sarebbero stati avvelenati con salsicce contenenti la stricnina. Sono in corso le autopsie sulle tre carcasse, eseguite dai medici veterinari di Firenze. La Lega nazionale antivivisezione ha chiesto al prefetto di Pistoia e alle autorita' locali di dare disposizioni al fine di intensificare i controlli.

IL TIRRENO

6 MAGGIO 2010

 

Polpette killer a tre cani

 

PISTOIA. Sono tornati a colpire gli avvelenatori di cani. Ieri, nel giro di dodici ore, a Cireglio (Pistoia), tre animali sono morti avvelenati da polpette forse intrise di stricnina. Uno era addestrato per le ricerche con il Soccorso alpino. Le carcasse dei tre cani saranno invece sottoposte ad autopsia. In paese molti sono convinti che il killer dei cani sia un residente nella zona, magari esasperato dalla massiccia presenza (a volte anche rumorosa) dei quattro zampe.


IL TIRRENO

6 MAGGIO 2010

 

Uccisi dalle polpette avvelenate

 

CIREGLIO (PT). Sono tornati a colpire gli avvelenatori di cani. Ieri, nel giro di dodici ore, a Cireglio, tre animali sono morti avvelenati da polpette forse intrise di stricnina.  Due erano di proprietà di Bruno Milani, residente in via di Ciriceto, e uno di loro era addestrato per le ricerche con il Soccorso alpino. Poche decine di metri più in là, l’abitazione dove viveva il terzo cane avvelenato. Già ieri i carabinieri hanno effettuato un sopralluogo nei giardini delle due case e prelevato delle polpette che saranno fatte analizzare. Le carcasse dei tre cani saranno invece sottoposte ad autopsia. In paese molti sono convinti che il killer dei cani sia un residente nella zona, magari esasperato dalla massiccia presenza (a volte anche rumorosa) dei quattro zampe in via di Ciriceto, dove quasi ogni casa ha il suo cane. Già due anni fa furono uccisi degli animali, anche allora con polpette avvelenate.  Particolarmente straziante la fine di Lucky, il border collie di quattro anni e mezzo che partecipava abitualmente alle ricerche in montagna con gli uomini del Soccorso alpino. «Stanotte alle 22 - racconta Milani - mi sono accorto che stava male, aveva le convulsioni. L’ho subito portato alla clinica veterinaria a Monsummano, ma stanotte alle 3,30 il cane è morto». Tornato a casa, Milani ha lasciato uscire in giardino il suo secondo cane, un meticcio di 13 anni. Lo stesso ha fatto il suo vicino di casa. Ma nel giro di pochi minuti i due cani, che evidentemente hanno subito trovato le polpette, si sono sentiti male e sono morti davanti agli occhi dei loro proprietari.  «Questi fatti - conclude Bruno Milani - sono gravi, sia per la fine dei nostri cani, sia perché queste polpette possono essere letali se le trova un bambino. E nei nostri giardini di bambini ce ne sono tanti». Colpito dalla fine atroce di un amico di tanti interventi anche Sergio Catani, responsabile regionale del Soccorso alpino e speleologico. «Sono molto dispiaciuto per Lucky - dice - la sua morte è ovviamente un grande dolore per il suo padrone ma anche un danno economico per la comunità, se si pensa che per addestrare un cane da soccorso ci vuole un anno e mezzo».


CORRIERE DI AREZZO
6 MAGGIO 2010
 
Polpette avvelenate, muore un altro cane.
Cittadino si rivolge alla magistratura: “Voglio giustizia”. Ucciso anche un gatto persiano. I bocconi al cianuro abbandonati nella zona del Parterre.
 
 
 
Lilly Magi
 
CORTONA (AR) - Ancora bocconi al cianuro. E ancora animali domestici morti avvelenati. L’ultimo caso è avvenuto a Cortona e a denunciarlo è un abitante del posto, Carlo Crivelli, che non ha potuto far nulla per salvare il suo cane. Insieme ai familiari ha deciso di sporgere querela contro ignoti presso i carabinieri e racconta al “Corriere” il triste episodio: “Alcuni giorni fa - dice - la nostra cagnolina Stella, mentre correva felice sui prati nella parte alta dei monti del Parterre, è rimasta avvelenata per l’ingestione di una polpetta al cianuro. Forse la mano criminale di un cacciatore di frodo o di un bracconiere aveva depositato il boccone destinato a qualche animale selvatico. Ogni anno in Italia migliaia di cani e gatti muoiono fra atroci sofferenze a causa di questa pratica disumana. L’utilizzo di bocconi avvelenati è un crimine; la legge vieta espressamente l'uso di questi mezzi e prevede sanzioni penali nei confronti dei contravventori. Sono strumenti di morte incontrollabili che possono colpire qualunque animale o, addirittura, mettere in pericolo gli esseri umani, soprattutto i bambini. Noi inoltreremo denuncia alla magistratura contro ignoti sollecitando tutte le autorità preposte a prendere i provvedimenti del caso. Ma soprattutto vogliamo mettere sull’avviso i possessori di cani che frequentano quella zona. Quanto a coloro che fanno queste cose, si dovrebbero vergognare per i gesti in quanto si pongono fuori dalle regole della civile convivenza”. L’episodio riferito da Carlo Crivelli purtroppo non è un caso isolato. Continuamente si apprende che qualche cane, ma pure i gatti, arriva al decesso dopo l’ingestione di polpette avvelenate. E’ recente anche la notizia della morte di un bellissimo persiano, di nome Dado, anche lui incautamente venuto in contatto con uno di questi bocconi. Questo esemplare di micio aveva casa a Camucia, nella zona detta dei “Tetti verdi”. Era l’attrazione di tutti per quanto era bello, con il suo manto grigio perla e gli occhi color arancio. Gironzolava sempre davanti alla casa dei suoi padroni e a pochi concedeva le fusa. Anche Dado ha trovato la morte a causa di una polpetta avvelenata, ma altri mici spesso rimangono rovinati, se non uccisi, dalle sassate che individui senza scrupoli gli lanciano contro.

IL GAZZETTINO
6 MAGGIO 2010
 
Segnalate in via Gradenigo morti sospette a causa dell’ingestione di bocconcini mortali
Gatti avvelenati, nuovo allarme a Brondolo
 
CHIOGGIA (VE) - Ancora gatti avvelenati in città. Nuovi casi sono stati segnalati in via Gradenigo a Brondolo e la Polizia locale è al lavoro per cercare di identificare i responsabili. A chiamare gli agenti della Municipale sono stati alcuni residenti i cui amici a quattro zampe erano morti a causa di bocconcini avvelenati. A confermare l'ipotesi anche un referto redatto da un veterinario che ha avuto in cura uno dei mici avvelenati. Molto probabilmente i bocconi mortali vengono utilizzati per bonificare i campi e gli orti da animali nocivi, ma il metodo ha grosse ripercussioni sugli animali domestici.«Abbiamo trovato numerose confezioni di veleno topicida all'interno di un cassonetto dei rifiuti della zona - spiega il comandante della polizia locale Michele Tiozzo - e questo dimostra che utilizzare il veleno per eliminare animali indesiderati è un'abitudine radicata. Dalle notizie che abbiamo appreso, grazie anche al prezioso aiuto dei volontari dell'associazione protezione animali, sembra che nella stessa area, negli ultimi mesi, siano spariti o morti per cause imprecisate almeno una decina di gatti».Spargendo veleno nei campi e nelle strade sterrate si può andare incontro a grosse conseguenze: «Chi maltratta e uccide gli animali - continua il comandante Tiozzo - può essere condannato anche con tre anni di carcere. Bisogna inoltre considerare che questa pericolosa abitudine può arrecare grossi rischi anche ai bambini che passano o giocano tra l'erba».

CORRIERE DI VITERBO
6 MAGGIO 2010
 
Strage di gatti a Sant’Agostino.
Lavoro accurato del killer nell’antico complesso vescovile. Erano delle “stars”, fotografati dai turisti e amati da tanti Eppure c’è qualche “signore” a cui proprio non piacevano.
 
Fiorenzo De Stefanis
 
TUSCANIA (Viterbo) - Lo scorso primo maggio sono stati trovati tutti morti i gatti, senza padrone, che vivevano nel complesso di Sant'Agostino. La scoperta è stata fatta dalle persone che da tanti anni portavano loro il cibo. "I gatti di Sant'Agostino sono morti il 1 maggio, alcuni prima, altri più tardi perché erano quindici e il killer deve aver svolto un lavoro laborioso e accurato, in modo che il veleno non lasciasse scampo a nessuno di loro, nemmeno ai piccoli nati qualche giorno prima. Eh sì, l'agonia è stata lunga, la micia tricolore che aveva partorito da poco ha pianto tutta la notte, ma non è stato possibile aiutarla. Il cancello e il lucchetto che permettono l'accesso al chiostro erano chiuso e la catena ha reso l'ingresso inaccessibile. I gatti di Sant'Agostino erano delle "stars", fotografati dai turisti e amati da tanti. Eppure c'è qualcuno a cui proprio non piacevano proprio". Inizia così la lettera con la quale è stata data la notizia dalle donne che hanno scoperto la strage. "E' vero, erano "gattacci", litigavano, si accoppiavano in pubblico e si riproducevano in maniera esponenziale, si ammalavano e morivano e in questa situazione davano fastidio. Ma allora che bisogna fare - afferma una delle amiche dei gatti - Uno dei tanti turisti che viene a visitare Tuscania direbbe che nel suo paese civile, il sindaco cui gli animali randagi sono affidati per legge provvederebbe a farli sterilizzare e vaccinare, e magari con l'aiuto dei cittadini volenterosi, a proteggere la loro vita. Questo però nei paesi civili, da noi di civiltà non v'è traccia se non nei ruderi del passato. Adesso la Curia Vescovile si ritrova nella sua struttura un bel numero di cadaveri di gatto abbandonati tra le stesse mura abbandonate: degrado su degrado, nei secoli dei secoli, amen! Ad aiutarci a capire chi possa esser il killer dei gatti, ci avrebbe aiutato Lillo, il cane mascotte dei turisti, anche lui ucciso qualche anno fa a fucilate, Lillo ci avrebbe rivolto semplicemente una domanda: cui prodest?". Il triste racconto della strage dei gatti di Sant'Agostino, pone anche il problema di cosa bisognerebbe fare per affrontare il problema dei gatti randagi. Su questo argomento, anche a livello nazionale c'è un forte dibattito su quale siano le competenze degli anti locali. Dalle numerose cause avviate da quanti hanno subito danni da animali randagi è ormai giurisprudenza consolidata che il Comune deve attivare ogni utile procedura per la rimozione del pericolo, opportunamente segnalando il fenomeno alla Asl territorialmente competente per gli adempimenti necessari. In molte sentenze dei Giudici viene infatti riportato: "L'intervento della Asl, che non ha un potere di controllo del territorio, per la cattura degli animali randagi deve essere sollecitato da chi ha tale potere ed è in grado di potenzialmente constatare l'insorgenza del pericolo".

IL SANNITA

6 MAGGIO 2010

 

Continuano i casi di avvelenamento di cani randagi nel Sannio: sei morti a Casalduni

 

Casalduni (BN) - Ancora cani randagi trovati morti in provincia di Benevento: dopo l’impressionante caso di Campolattaro, dove più di cinquanta tra cani e gatti randagi sono stati avvelenati da ignoti, nuovo caso denunciato dalla Guardia Forestale di Torrecuso, stavolta nel territorio di Casalduni, a pochi passi dallo STIR in contrada San Fortunato. Sono state trovate sei carcasse.“Gli animali – si legge nella nota della Forestale – facenti parte di un branco di circa 30 unità la cui presenza era stata già segnalata agli organi competenti ai sensi della legge sul randagismo, secondo le prime ipotesi,  sono stati avvelenati ad opera di ignoti con l’utilizzo di prodotti insetticidi.
Per le prime conferme circa le ipotesi di reato formulate si attendono anche gli esiti degli esami di laboratorio su di una carcassa che è stata inviata all’Istituto Zooprofilattico di Benevento insieme ad alcuni reperti della sostanza sospetta rinvenuta in loco”.


LA ZAMPA.IT
6 MAGGIO 2010
 
I clan provavano le armi sugli animali a Napoli
 
Per provare le armi gli uomini di un clan napoletano facevano fuoco sugli animali. E' uno degli elementi emersi dalla scoperta di un arsenale della criminalità organizzata, fatta dagli agenti del commissariato San Giovanni. Diverse le carcasse di gatti uccisi a colpi d'arma da fuoco all'interno di una vecchia fabbrica dismessa alla periferia di Napoli.
 
FOTO
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=26328&tipo=FOTOGALLERY

LA ZAMPA.IT
6 MAGGIO 2010
 
Napoli, clan usava animali per il tiro al bersaglio
 
 
NAPOLI - Per provare le armi all’interno di una vecchia fabbrica dismessa alla periferia di Napoli gli uomini del clan facevano fuoco sugli animali. Infatti, è stato trovato un gatto ucciso a colpi d’arma da fuoco. È uno degli elementi emersi dalla scoperta di un arsenale della criminalità organizzata, fatta stamane dagli agenti del commissariato San Giovanni.
Per accedere alla fabbrica dismessa, una ex industria conserviera, gli uomini del clan avevano ricavato una piccola porta, alta non più di mezzo metro, all’interno del portone principale: lo modeste dimensioni consentivano di nascondere l’ingresso dietro i cassonetti della spazzatura.
All’interno, le armi erano conservate in involucri di cellophane. Uno dei fucili disponeva di un mirino telescopico di precisione. Oltre l’arsenale, la polizia ha sequestrato della cocaina, la pressa per preparare le dosi, un panetto di tritolo e dei candelotti di dinamite.
Su una parete erano disegnate delle sagome umane crivellate di proiettili. Il ritrovamento del gatto ucciso da colpi di arma da fuoco testimonia come, in questo arsenale-poligono, gli uomini del clan usassero anche animali come bersagli mobili.
Sono in corso indagini per accertare quale cosca utilizzasse lo stabilimento dismesso per le proprie attività illecite. Nella periferia est di Napoli si contrappongono in particolare il clan emergente dei D’Amico e quello «storico» dei Rinaldi, che attraverserebbe una fase di difficoltà.

METROPOLIS
6 Maggio 2010

Camorra, il clan usava gli animali per tiro al bersaglio

La drammatica scoperta a Napoli, dopo il ritrovamento di un arsenale

 

 



 

Napoli - Non bastavano le sagome disegnate col gesso, per prendere la mira e imparare a uccidere, sparando alla testa. In un arsenale della camorra, scoperto a Napoli dalla polizia, nel cuore di un rione popolare e popolato, c'erano anche i resti di un gatto, crivellato di colpi. Un bersaglio utilizzato evidentemente dai sicari per esercitarsi, in grado di complicare le loro prestazioni grazie al 'fattore' movimento. San Giovanni a Teduccio, periferia est di Napoli: il rione si chiama 'Villa'. E' qui che, in una fabbrica dismessa, uno spazio complessivo di oltre 10 mila metri quadrati costituisce la "palestra" dei killer. Il piano terra è disseminato di botole. Si accede da un portoncino ricavato nel portone principale: chiuso con un lucchetto e coperto dai cassonetti dei rifiuti. Insomma, un posto che sembra dimenticato. Che il luogo servisse, invece, a delle vere e proprie esercitazioni della camorra viene confermato da due sagome disegnate col gesso, ad altezza uomo. Due teste rappresentate di spalle - ci sono in pratica due masse di capelli - sono state prese di mira da chi si allenava: è chiaro dai numerosi colpi di proiettile visibili. Nel 'poligono' clandestino è stato trovato, inoltre, un pannello di cemento come quelli usati nelle analisi balistiche: gli agenti chiariscono che questo materiale serve a provare la capacità di penetrazione dei proiettili, oltre che a non farli rimbalzare.

Non solo. Gli agenti del commissariato 'San Giovanni' hanno rinvenuto qui numerose pistole, migliaia di proiettili, alcuni fucili a canne mozze, candelotti di materiale esplodente, tritolo e dinamite, passamontagna, guanti, giubbotti antiproiettile. Le armi erano conservate in involucri di cellophane. Uno dei fucili disponeva di un mirino telescopico di precisione. La polizia ha sequestrato anche della cocaina, la pressa per preparare le dosi, e un bilancino: tutto il materiale utile a confezionare le dosi di droga. Il quartiere di San Giovanni è considerato la roccaforte del clan dei D'Amico, che si contrappone ai Rinaldi. Risale proprio alla settimana scorsa, l'ultimo agguato di camorra: il 30 aprile, una donna, Teresa Formisano, ritenuta moglie di un boss del clan dei Rinaldi, è rimasta ferita al torace da due killer mentre era affacciata la balcone. Dalle indagini è emerso che la donna, ricoverata in condizioni gravissime, sia stata colpita con un'arma dotata di silenziatore. Come le armi - secondo gli inquirenti - utilizzate nell'arsenale di rione Villa, per gli allenamenti.
 
altre foto
http://www.metropolisweb.it/Notizie/Cronaca/camorra_clan_usava_animali_tiro_bersaglio.aspx 

STABIA CHANEL.IT
6 Maggio 2010

Clan Napoli usava animali per tiro al bersaglio. Verdi: "fenomeno disgustoso e in aumento. Sappiamo che lo fanno anche con extracomunitari"

"Solo cammorristi senza umanità potevano usare dei poveri animali innocenti come bersagli - dichiara il commissario regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli - per provare le loro armi da fuoco. Purtroppo il fenomeno è in aumento e dimostra che valore da alla vita questa gente. Ci era già successo di intervenire in un comune della provincia proprio tre settimane fa per soccorrere un cane ferito da arma da fuoco non in uso dai cacciatori".
"La cosa peggiore - continua Borrelli - è che proprio in questi giorni un extracomunitario irregolare ci aveva raccontato che un suo amico ,anche lui irregolare, era stato portato in un capannone e ferito alla gamba nella periferia napoletana per provare una pistola da parte di alcuni personaggi che poi gli avevano lasciato 500 euro di "indennizzo" e minacciato di non denunciare l'accaduto alle forze dell'ordine. Cosa che ovviamente non ha fatto".

http://city.corriere.it/2010/05/07/milano/documenti/napoli-clan-usavano-animali-tiro-segno-20764127815.shtml


CITY
6 Maggio 2010

Napoli, clan usavano animali
per tiro a segno
In una fabbrica abbandonata nella periferia della città partenopea la polizia ha sequestrato un’arsenale di armi.
Trovato un gatto trivellato

Per provare le armi all’interno di una vecchia fabbrica dismessa alla periferia di Napoli gli uomini del clan facevano fuoco sugli animali. Infatti, è stato trovato un gatto ucciso a colpi d’arma da fuoco. È uno degli elementi emersi dalla scoperta di un arsenale della criminalità organizzata, fatta questa mattina dagli agenti del commissariato San Giovanni.
Per accedere alla fabbrica dismessa, una ex industria conserviera, gli uomini del clan avevano ricavato una piccola porta, alta non più di mezzo metro, all’interno del portone principale: lo modeste dimensioni consentivano di nascondere l’ingresso dietro i cassonetti della spazzatura.
All’interno, le armi erano conservate in involucri di cellophane. Uno dei fucili disponeva di un mirino telescopico di precisione. Oltre l’arsenale, la polizia ha sequestrato della cocaina, la pressa per preparare le dosi, un panetto di tritolo e dei candelotti di dinamite. Su una parete erano disegnate delle sagome umane crivellate di proiettili. Il ritrovamento del gatto ucciso da colpi di arma da fuoco testimonia come, in questo arsenale-poligono, gli uomini del clan usassero anche animali come bersagli mobili. Sono in corso indagini per accertare quale cosca usasse lo stabilimento dismesso per le proprie attività illecite. Nella periferia Est di Napoli si contrappongono in particolare il clan emergente dei D’Amico e quello “storico” dei Rinaldi, che attraverserebbe una fase di difficoltà.
“Solo persona senza umanità potevano usare dei poveri animali innocenti come bersagli - dichiara il commissario regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli - per provare le loro armi da fuoco. Purtroppo il fenomeno è in aumento e dimostra che valore da alla vita questa gente. Ci era già successo di intervenire in un comune della provincia proprio tre settimane fa per soccorrere un cane ferito da arma da fuoco non in uso dai cacciatori”.


IL GIORNALE

6 MAGGIO 2010

 

Il cane ha fame, il padrone «scappa»

 

 

 

Genova - Agli agenti non sfugge lo stato della bestia: malnutrito ed evidentemente affamato. Così, notando come il cane faccia continuo affidamento a quell’uomo seduto sui gradoni, si avvicinano e lo invitano a prendersene cura spiegando che il cane ha sete e fame. Il giovane, trentuno anni, nato in Brasile invece di rispondere agli agenti che lo chiamano in causa comincia a schernirli interrompendo anche il servizio della squadra del nucleo cinofili.
Nel frattempo si avvicina una volante della Questura che era stata attenta alla scena e a quel punto il trentunenne cerca di mettere in chiaro che quell’animale non è suo.
Alla fine i poliziotti sono costretti a prendere il cane e consegnarlo ad una volontaria che se ne prenderà cura mentre fermano il brasiliano per un controllo. Chiedono di esibire i documenti e, oltre a sfilare il passaporto l’uomo tira fuori una tenaglia. Il trentunenne risulta essere pregiudicato e viene denunciato per ingiurie e per il possesso ingiustificato delle tenaglie.


LECCE PRIMA
6 MAGGIO 2010
 
CANILE SHOCK. SPAGNOLO: “PARASSITI E MORTI SOSPETTE”
La consigliera Pd denuncia una situazione al limite nel canile Lovely, in comodato d’uso al Comune di Lecce. La proprietaria del terreno, Giuliana Pozzi, porta a Palazzo le foto del degrado e accusa
 
 
 
 
 
FRANCESCA MACI
 
LECCE - Le immagini scattate da Giuliana Pozzi, proprietaria del terreno che ospita il canile Lovely, in comodato d’uso al Comune di Lecce, si spiegano da sole. Immortalate in quelle fotografie le condizioni limite in cui sono costretti a vivere i trecento cani ospitati dalla struttura, gravemente infestati dai parassiti e cibati con alimenti abbandonati al suolo, tra le feci.
Questa la situazione denunciata oggi, in commissione, a Palazzo Carafa, dalla consigliera del Pd Angelamaria Spagnolo, che, dopo aver ricevuto sollecitazioni da parte delle volontarie del canile, ha fatto un sopralluogo per verificare personalmente. “Durante la mia visita – ha spiegato – sono venuta a conoscenza di episodi gravi. Primo tra tutti la soppressione di una cucciolata nata da una cagna adulta, non sterilizzabile. E poi cibo insufficiente, cani che digiunano poiché, senza denti, sono impossibilitati a consumare alimenti solidi, parassiti che, incontrastati, infestano gli animali, fino a portarne qualcuno alla morte. A chi bisogna attribuire le responsabilità per tali orrori?”.
Senza indugi, Giuliana Pozzi ha accusato Sergio Ventura, il veterinario responsabile degli “ospiti” del canile Lovely, secondo un contratto di durata quadriennale. Chiamato a rispondere agli interrogativi della Spagnolo, Ventura ha voluto relazionare il suo operato a partire dal gennaio 2007. In particolare, ha certificato di aver microchippato e schedato, all’inizio del suo incarico, 422 cani di cui, al 3 maggio scorso, ne risultano deceduti 138, di un’età media di 10 anni.
Le problematiche da lui rilevate ricadono nell’ambito degli infestanti, per i quali si è continuato ad intervenire in emergenza, nonostante le sollecitazioni, lasciando spazio a roditori, blatte, mosche, pulci, zecche, flebotomi e zanzare. Per quel che riguarda il cibo, poi, ha tenuto a precisare che terze persone interferiscono nel somministrare gli alimenti ai cani, nonostante lui sia l’unico ad avere l’autorizzazione a farlo. Terze persone come le volontarie e la proprietaria che, dal canto loro, rivendicano la necessità di agire in questo modo, a causa dell’assenza periodica del veterinario, oltre che delle sue tecniche “poco ortodosse”. “Spesso e volentieri – ha sottolineato Giuliana Pozzi – lascia i cani digiunare, cullandosi del fatto che se davvero hanno fame, mangiano quello che c’è a disposizione, tralasciando il fatto che la maggior parte di loro non riesce a prendere gli alimenti solidi, poiché senza denti. E’ evidente – ha concluso – che il dottor Ventura non abbia più la mia fiducia, poiché chiedo di prendere dei provvedimenti”.
Il problema rientra nelle competenze dell’assessore all’Igiene Pubblica e al Randagismo, Alfredo Pagliaro, che, dopo aver preso atto delle condizioni del canile, ha sottolineato che la struttura è antiquata rispetto alle esigenze degli animali, perciò l’amministrazione comunale ha già in serbo la realizzazione di un nuovo parco canino. Nel frattempo, però, ha chiesto agli interessati di deporre tutti gli atti relativi, per procedere alla valutazione della situazione. “Tali disfunzioni e anomalie – ha sottolineato – si registrano a causa dell’inopportunità del contratto, che non distribuisce con chiarezza le mansioni di tutti. Ci attiveremo immediatamente per far fronte a questa difficoltà”.

BORA.LA

6 MAGGIO 2010

 

Cagnolino salvato in Costiera, il racconto e le foto dei Vigili del fuoco

 

 

 

Provincia di Trieste - Cagnolino tratto in salvo in Costiera. Era caduto in un buco: fortunatamente l’intervento di una squadra dei Vigili del fuoco di Trieste ha permesso il suo salvataggio. Ecco il racconto dei soccorritori.“Ieri attorno alle 14.30 siamo stati inviati dalla sede centrale di via D’Alviano in strada Costiera per soccorrere un cane che, dopo aver scorrazzato liberamente per un terreno come è di sua abitudine, non si era più presentato a casa.Dopo una prima ricerca, i proprietari hanno avuto il timore che l’animale si sia addentrato in un dirupo boschivo, con la conseguenza di una caduta in un buco o addirittura sulla battigia sottostante.
Arrivati sul posto, sotto la guida del Capo Squadra Scarabat, abbiamo iniziato una battuta di ricerca che per fortuna ha dato subito i suoi frutti, infatti dopo 5 minuti abbiamo notato un buco in prossimità del muro di contenimento della scarpata sul mare e guardando dentro abbiamo visto nell’oscurità due pallini fluorescenti che ci osservavano ansiosi e curiosi, infatti, essendo il cane nero era ben mimetizzato.
Anche se la profondità del buco era solo di 2 metri e mezzo il terreno era molto friabile, allora per agire in sicurezza abbiamo deciso di utilizzare le tecniche S.A.F. per calarvi un operatore.
Il cane, per fortuna in buone condizioni, è stato ben felice di farsi prendere. Dopo essere stato riportato in superficie è stato ben felice di ritrovare i suoi proprietari”.
http://trieste.bora.la/2010/05/06/cagnolino-salvato-in-costiera-il-racconto-e-le-foto-dei-vigili-del-fuoco/


TICINO ONLINE
6 MAGGIO 2010
 
MOLINAZZO (SVIZZERA)
Sospettato traffico illegale di cani e gatti
Trovati in pessimo stato igienico chihuahua e gatti. Si sospetta un illegale traffico internazionale di import ed export. Il veterinario aggiunto: "È uno tra i più gravi casi degli ultimi anni"
 
 
MOLINAZZO - La polizia cantonale sospetta che in un'abitazione di Molinazzo di Monteggio si sia svolto un illegale traffico internazionale di import ed export di cani e gatti provenienti dall’Europa dell’Est. Il sospetto è frutto di un'inchiesta avviata lo scorso dicembre  che ha portato gli agenti ad effettuare un blitz all'interno dell'appartamento.Stando a quanto scrive oggi laRegioneTicino, protagonisti di questo traffico illegale sarebbero  due trentenni residenti a Molinazzo di Monteggio  accusati di aver maltrattato una ventina fra cuccioli di razza chihuahua e gatti persiani, di importazione e vendita abusiva di animali, animali che sono stati trovati in pessime condizioni igieniche-sanitarie e potenzialmente epricolosi per la salute pubblica.Tutto è scattato con la segnalazione di una signora, interessata ad acquistare dei cuccioli. Insospettita dall'atteggiamento dei due trentenni, aveva immediatamente avvertito  la Società protezione animali di Bellinzona. La signora infatti non era stata fatta avvicinare alla casa, ma era riuscita ugualmente a notare il degrado in cui vivevano  gli animali. In totale sono stati sequestrati  9 cuccioli chihuahua e 7 gatti persiani, tutti rinchiusi in due gelide celle all'interno del solaio. È stata accertata inoltre la morte e la vendita di altri sette chihuahua."È uno tra i più gravi casi degli ultimi anni – ha dichiarato al giornale Luca Bacciarini, veterinario aggiunto dell’Ufficio cantonale –. Gli animali non erano vaccinati contro la rabbia, una malattia mortale che può essere trasmessa all’uomo – all’anno vi sono mondialmente 40 mila decessi – ma fortunatamente sono stati accuditi e tenuti in quarantena al centro della Spab".

LA GAZZETTA DI PARMA
6 MAGGIO 2010
 
«La malasanità? Esiste anche per gli animali»
 
 
Caterina Zanirato
 
Parma - La malasanità esiste anche nel mondo degli animali. Anzi, in un settore quasi completamente in mano ai privati e poco regolamentato, trovare chi fa «il furbo» ai danni degli animali da compagnia, sempre più diffusi e curati dai propri padroni, non è poi così raro. 
Cure costose
senza guarigione
 Sono stati vari i casi, infatti, segnalati dagli stessi padroni di cuccioli, che si sono trovati davanti a cliniche veterinarie che continuavano a proporre cure costosissime senza riuscire ad effettuare diagnosi corrette, con la conseguenza di una spesa ingente e nessuna guarigione per le bestiole, che spesso sono andate incontro alla morte.
Un caso emblematico
 L'ultimo caso è stato segnalato da M.V., una parmigiana che ha adottato un cagnolino meticcio in canile, regalandogli una famiglia dopo tanti anni di sofferenze. 
«Vorrei raccontare i fatti - racconta la donna in una lettera - qualche tempo fa ho adottato la mia bestiola da un canile in Parma, dopo tanti anni di gabbia finalmente aveva trovato una casa che lo scaldasse ed una famiglia che lo amasse. Purtroppo, entro breve tempo, ha iniziato a manifestare difficoltà a fare la pipì e mi sono affidata alle cure di una clinica in città, molto conosciuta. Il cane è stato ricoverato per accertamenti. Mi sono fidata delle loro competenze per molti giorni, fin quando ho visto il mio cane iniziare a peggiorare: dimagriva vistosamente, era molto stressato, non era più lui. Inizialmente l’ho imputato alla nostalgia di casa, ma era evidente che c'era qualcosa sotto. Ho continuato a chiedere spiegazioni ai veterinari i quali non sono riusciti ad emettere una diagnosi per 15 lunghi giorni, solo sospetti che meritavano, a detta loro, accertamenti. Quando ho perso la fiducia mi sono trovata con un lungo conto da pagare (anche se per il mio piccolo avrei speso 3 volte tanto) e null'altro in mano, solo il mio povero cane moribondo». 
La donna però non si è data per vinta. Nonostante il cane fosse ormai in agonia, l’ha portato da un altro veterinario di Parma: «Ho trovato fortunatamente un veterinario disponibile a gestire il caso devo dire con massima correttezza ed etica professionale - continua M.V. -. Ha impiegato 8 minuti del suo tempo per emettere una diagnosi di certezza senza neppure valutare le carte emesse dai colleghi. Un banalissimo esame delle urine, finora non fatto, ha dimostrato la presenza di un cancro in vescica. Ora purtroppo lui non c'è più, è morto di stenti da li a poche ore. Ma se questo esame l’avessero fatto per tempo avrebbe potuto sopravvivere. Ora mi chiedo: come è possibile tanta approssimazione nel definire con esattezza la causa di una malattia? Devo pensare che il mio amato cane si sia trovato in una situazione di malasanità o in mano a lucratori disposti a sacrificare il benessere del mio cane per il loro guadagno? Vorrei che la mia esperienza servisse a chi si trova in una situazione come la mia, magari un’altra opinione può aiutare a chiarire meglio i fatti, e a far sentire in colpa chi, ammesso ne abbia, ha tardato le cure al mio cane nell’interesse unico del suo portafoglio». 

GAZZETTA DI REGGIO

6 MAGGIO 2010

 

Non vedente con il cane-guida respinta dall'ospedale: "Sono stata umiliata"

Reggio Emilia, una donna non vedente si presenta ai poliambulatori per una visita ed è avvicinata da una caposala che gli intima di portarlo via.

 

 

 

Mario Sabia

 

REGGIO EMILIA. Una donna non vedente, invalida al 100 per cento, con un minimo residuo visivo che le consente di muoversi e di essere autonoma solo con il suo affezionato cane guida, è stata «respinta» ai poliambulatori del Santa Maria Nuova, per la presenza del cane. «Porti via quel cane - avrebbe inveito una caposala del servizio -. I cani non possono entrare in ospedale, perchè portano germi».
Protagonista della vicenda è stata Patrizia Martini, di 45 anni, originaria di Modena ma residente in città in via dell’Abbadessa 4. La donna, che è sposata e madre di due figli (un maschio di 9 anni e una bambina di 7 anni), ha lavorato per anni come insegnante alla scuola materna di Nonantola (Modena), poi dopo l’insorgere della malattia invalidante ha dovuto abbandonare la sua professione. «Si tratta di una malattia genetica progressiva - spiega la donna - che mi ha colpito all’età di 30 anni e che con il tempo mi ha privato del 95 per cento della vista. Ora io devo la mia autonomia personale solo al mio cane guida».
Dal maggio 2009, infatti, la donna è accompagnata da Ronnie, un labrador colore marrone di 2 anni, che è diventato il suo custode e la sua guida.
«Spesso la gente non riconosce il cane guida - commenta Patrizia - e devo subìre episodi di intolleranza. Ma sono stata umiliata da ciò che mi è accaduto all’ospedale reggiano».
Il 10 febbraio scorso, infatti, Patrizia si è recata ai poliambulatori di viale Risorgimento per una visita specialistica. E’ entrata con il suo cane guida, che le faceva da battistrada. Appena entrata, la donna - che era accompagnata anche dai suoi due figli - è stata avvicinata da una infermiera, che si è presentata come caposala, la quale ha subito inveito: «Non si può entrare con i cani». Poi approfittando di una distrazione della caposala, Patrizia si è comunque recata alla visita programmata.
Poi ha deciso di rivolgersi all’avvocato Marco Rossa, il quale ha inviato una lettera raccomandata alla direzione sanitaria dell’o spedale. «Non chiediamo i danni, ma solo una spiegazione sull’episodio». Ma la direzione ospedaliera non ha mai risposto.


BOLOGNA 2000
6 MAGGIO 2010
 
Reggio: operatrice avrebbe vietato l’accesso a non vedente da ospedale perchè con cane guida
 
Una operatrice dell’Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, non avrebbe permesso l’accesso ai Poliambulatori dell’Ospedale ad una insegnante non vedente, perchè con il cane-guida. L’operatrice le avrebbe intimato a più riprese di allontanare il cane per motivi igienici. L’episodio – riportato dalla stampa locale – ha per protagonista una ex insegnante di scuola materna che poi, approfittando di un momentaneo allontanamento dell’operatrice, è riuscita a raggiungere l’ambulatorio e a farsi visitare.In relazione a quanto riportato da alcuni quotidiani, in data odierna, relativamente all’accesso presso i Poliambulatori dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia del cane-guida che accompagnava la signora ipo-vedente, la Direzione della Azienda Ospedaliera desidera rendere noto che il riscontro alla segnalazione era stato inviato, tramite posta ordinaria, in data 20/04/2010 allo Studio Legale che tutela la Signora.“…La Signora che ha sollecitato la Sua assistita a lasciare il cane fuori dall’edificio – si legge nel riscontro dell’Azienda Ospedaliera di Reggio – è effettivamente una delle due Caposala dei Poliambulatori. La Caposala ha voluto far presente alla signora non vedente che, vista la presenza di accompagnatori non ipovedenti, il cane-guida avrebbe potuto attendere fuori la struttura… In linea generale, infatti, le necessità di igiene di un Presidio Ospedaliero vieterebbero categoricamente l’ingresso agli animali… La Caposala, qualora la Signora fosse stata sola con l’unico ausilio del cane-guida, avrebbe valutato l’evento come eccezione alla suddetta regola generale, avendo valutato quale bene primario il benessere della paziente stessa. La circostanza, tuttavia, si presentava connotata differentemente e per tale motivo la Caposala ha inteso agire a tutela dell’ambiente ospedaliero…. La Professionista, persona stimata e nota, ha manifestato il Suo rammarico, unito al dubbio che le Sue reali intenzioni, che in alcun modo volevano contrariare la Signora, possano essere state involontariamente equivocate. La preghiamo di volersi fare cortesemente tramite verso la Sua cliente – conclude il riscontro dell’Azienda all’Avvocato della Signora – informandola che potrà recarsi con il suo cane guida ai Poliambulatori ogni volta che ne avrà necessità”.Nel reiterare le scuse per i disagi derivati alla paziente – aggiunge la Direzione della Azienda Ospedaliera nella nota stampa – si evidenzia che una telefonata informativa alla Azienda da parte dello Studio Legale che tutela la Signora e che ha ospitato la conferenza stampa sarebbe stata utile ad evitare ulteriori equivoci.

CORRIERE ADRIATICO
6 MAGGIO 2010
 
Sul banco degli imputati il titolare di Hobby Zoo. Il legale difensore Coltorti: “Nessuna responsabilità”
Finisce sotto accusa per i cani maltrattati
 
Macerata - E’ finito sul banco degli imputati del Tribunale di Macerata con l’accusa di maltrattamento di animali Maurizio Rossi, 52 anni, titolare di Hobby Zoo. Si tratta di un’azienda, situata in contrada Acquevive, specializzata nel commercio degli animali. Ieri si è svolta un’udienza del processo davanti al giudice Paolo Properzi e al pubblico ministero onorario Sabina Antognozzi.
Stando alla ricostruzione accusatoria, i cani sarebbero stati collocati in box dalle dimensioni non conformi alla normativa regionale. Contestazioni anche sul fronte dell’igiene (sarebbe stata rilevata la presenza di escrementi e segatura negli abbeveratoi). Il controllo era stato messo a segno dagli agenti del Corpo forestale dello Stato il 20 luglio del 2007. Venne poi inviata un’informativa alla procura della Repubblica e ora il caso è finito all’attenzione del giudice Properzi. Ieri in aula sono stati sentiti tre testimoni. Si tratta di un agente del Corpo forestale che aveva effettuato l’accertamento, un veterinario della Forestale d’Abruzzo e un veterinario della zona territoriale maceratese dell’Asur. Un’udienza ritenuta favorevole all’imputato da parte dell’avvocato difensore Renato Coltorti, in particolare per la testimonianza del medico dell’Asur, il quale ha fatto presente che agli animali non erano stati riscontrati malattie, ferite o segni di sofferenza psicologica.
Secondo la difesa il problema delle dimensioni dei box era legato a una mera difficoltà logistica. Da anni infatti il titolare di Hobby Zoo aveva chiesto al Comune il permesso di effettuare lavori per ampliare l’attività e adeguarsi alla normativa regionale, ma all’epoca del controllo della Forestale non era ancora arrivato il nulla osta del Comune. Per quanto riguarda le contestazioni di carattere igienico, la difesa ha rilevato che l’ispezione è stata effettuata alle nove del mattino, quando ancora doveva iniziare l’attività di pulizia. Infine è stato sottolineato che la ditta era stata sottoposta a controlli ogni tre mesi, sia da parte dei Nas che della stessa Asur, e mai erano state riscontrate anomalie. La ditta Hobby Zoo è specializzata nella vendita di uccelli, animali da parco, cani e roditori. Nella prossima udienza saranno sentiti altri testimoni, poi si terrà la discussione del processo. Da una parte dunque la procura ipotizza un maltrattamento degli animali nella struttura di Hobby Zoo, dall’altra il legale della difesa respinge tutti gli addebiti mossi al suo assistito. L’ultima parola spetta ovviamente al giudice Properzi.

GAZZETTA DI PARMA

6 MAGGIO 2010

 

"Caccia" alla pecora smarrita sulle rotaie

 

 

Mara Varoli

 

La pecora? E' smarrita. Pascolava sulla linea ferroviaria Parma-La Spezia, quando un gruppo di cittadini l'ha vista e ha chiamato i soccorsi. L'inoffensivo animale non poteva sapere in che casino si sarebbe potuto ficcare. E il peggio, si sa: meglio evitarlo. Così lunedì è scattata la «caccia» alla pecora. Gli uomini della polfer e della polizia municipale alle 10,50 si sono diretti nella zona in cui sarebbe stato visto il solitario ruminante. E cioè tra Vicofertile e Collecchio.Tra il serio e il faceto, anche perchè a qualcuno sarà pur scappato da ridere: per motivi di lavoro in corso, la stessa linea ferroviaria, fortunatamente, in quel momento era sospesa. Ma la pecora doveva essere trovata al più presto: di lì a poco i treni avrebbero ripreso a viaggiare.  Ma dell'animale, nemmeno l'ombra...


LA PROVINCIA DI LECCO
6 MAGGIO 2010
 
Macellano pecora e lasciano la testa
Ignoti in azione in via Dante: molto probabilmente hanno agito per fame
 
BARZAGO (Lecco) - Scuoiano la pecora, portano via la carne e lasciano sul posto la testa.
Un tempo vedere una pelle di animale in un campo non era così raro, e anche i furti di ovini o bovini erano all'ordine del giorno. Oggi meno, ed è per questo che il ritrovamento di una pelle di pecora e della testa dell'animale mozzata e lasciata in un campo a Barzago ha suscitato stupore e fatto nascere interrogativi inquietanti.
Ma gli inquirenti escludono che possa trattarsi di un rito satanico o di chissà che altro - ad esempio un messaggio mafioso - riconducendo tutto ad un semplice furto di carne.
Certo, anomalo e vagamente macabro, ma furto di carne si tratta e quasi sicuramente per un banchetto. Non viene esclusa l'ipotesi di una macellazione di tipo islamico, ma non è l'unica pista che i carabinieri di Cremella stanno seguendo nelle indagini avviate.
Il ritrovamento è stato fatto martedì dal proprietario di un campo che si trova in via Dante Alighieri, la strada che parte da Bevera e raggiunge il centro paese correndo parallela alla Como-Bergamo. In questa zona l'uomo teneva la pecora e quando si è recato al suo fondo agricolo per fare qualche lavoro e dare da mangiare all'animale, ha trovato per terra i resti della macellazione. Qualcuno, nottetempo, tra lunedì e martedì, era andato al campo e si era introdotto nel recinto dove veniva custodita la pecora.
L'aveva trascinata in un angolo, il più possibile fuori vista e l'aveva uccisa tagliandole la testa. Poi con abili ed esperti colpi di mannaia e coltello, l'aveva velocemente scuoiata, abbandonando sul posto sia la testa che la pelle, con il terreno intriso di sangue. A quanto pare non si è trattato di una macellazione secondo i precetti islamici, che prevede il taglio di trachea ed esofago ed il dissanguamento completo. Non poteva essere maggiore lo stupore del proprietario, che ha deciso di recarsi dai carabinieri per denunciare il furto. In precedenza infatti mai gli era capitato di essere derubato di un capo, men che meno che venisse macellato sul posto. Il danno arrecato non è coperto da assicurazione.

URLO WEB
6 MAGGIO 2010
 
Forse è arrivato il momento di dire "stop" ai circhi con animali
 
 
Arianna Adamo
 
Il mondo del circo ha sempre avuto il suo fascino. Per tradizione i circensi sono considerati come gli intrattenitori per eccellenza dei più piccoli e i mass media danno spesso ampio spazio alla loro attività.
Anche lo scorso anno Roma, nel periodo natalizio, ha ospitato diversi circhi: in particolare ha fatto parlare di sé il circo Togni (American Circus) quando, a dicembre, è arrivato a minacciare di voler sfilare con gli animali per le strade della Capitale in un momento in cui sembrava non ci dovesse essere l’area designata per l’attendamento. Segnali di dissenso, infatti, stanno emergendo dalle posizioni di alcuni municipi romani, che si sono dichiarati contrari ad ospitarli nel proprio ambito territoriale. Alcuni anni fa il Municipio XII approvò un ordine del giorno, votato all’unanimità, che prevedeva di non ospitare più circhi con animali nel proprio territorio. Il caso ha voluto che il Sindaco Alemanno individuasse, come nuova location del circo in questione, l’area del Coni, proprio nel XII Municipio. Il Presidente Calzetta ha confermato tale decisione mentre molti consiglieri del XII Municipio obiettarono a tale scelta, in evidente contrasto con la vecchia delibera che, vietando l’attendamento dei circhi, intendeva disincentivare nel proprio territorio “spettacoli di dubbio valore artistico e culturale, implicati nello sfruttamento di animali”. “La decisione presa dal Sindaco e dal Presidente del Municipio XII può trovare un valido ripensamento. Il circo con animali è una forma di intrattenimento obsoleta e retrograda; una vera e propria violenza nei confronti degli animali, i quali, imprigionati a vita, sono costretti a subire il supplizio di addestramenti estenuanti e torture sia fisiche che psicologiche. Meglio sarebbe quindi se la nostra amministrazione si schierasse contro queste forme antiquate di spettacolo dando invece spazio alla vera cultura” dichiarava, nei giorni della scelta della location, Matilde Spadaro, Consigliere al Municipio Roma XII, che ribadiva la posizione presa anni prima, all’unanimità, dall’amministrazione municipale, ricordando “quali orrori e terribili abusi si celano dietro a numeri perfettamente eseguiti da parte di animali selvatici, che tutto farebbero fuorché rizzarsi sulle zampe ed esibirsi in assurde acrobazie per il divertimento umano”.
Tuttavia le posizioni delle singole amministrazioni possono ben poco, sia perché spesso i circhi si attendano su terreni di proprietà privata, sia perché è la stessa legge nazionale che permette loro di stanziarsi nelle aree comunali. La cultura del “circo con animali”, infatti, è sancita dalla legge 337 del 1968 che stabilisce che “lo stato riconosce la funzione sociale dei circhi equestri e pertanto sostiene il consolidamento e lo sviluppo del settore”. Con questa legge si afferma l’obbligo delle amministrazioni comunali di ospitare le attività circensi autorizzate sul proprio territorio, in aree opportunamente individuate. Dopo diversi anni, nel 1985, la Legge n.163 sancisce una ‘nuova disciplina degli interventi dello stato a favore dello spettacolo’ che rimarca questa linea attribuendo al circo una quota percentuale fissa del Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS).
L’assegnazione complessiva a favore del settore circhi e spettacolo viaggiante per il 2004 si è attestata a 8.138.017 euro. Tra le regioni che hanno ricevuto le quote più alte di contributo c’è il Lazio in testa con  2.485.726 euro. Nel 2008  si è registrato un impressionante aumento dei finanziamenti ai circhi, che hanno attinto anche ad altri fondi (superando dunque la quota prevista dal FUS).  Senza l’intervento dei contributi statali il circo si sarebbe evoluto naturalmente, con la graduale eliminazione degli animali, verso una formula di intrattenimento più civile, liberandosi di quella componente ormai anacronistica rappresentata dalle esibizioni di animali, ottenute a un prezzo troppo alto, sia etico che economico: bisogna sottolineare infatti che il costo per il mantenimento degli animali è troppo alto per i circensi che hanno bisogno di un contributo esterno.
La cifra che percepiscono i circhi italiani è aumentata negli ultimi anni e si attesta mediamente sui 7.000.000 euro annui complessivi. La venerazione dei bambini per il circo è forse il risultato di un messaggio errato che viene trasmesso loro dai genitori e dalla scuola. Mentre, per esempio, il famosissimo Cirque du Soleil non riceve contributi statali, non sfrutta gli animali ed è campione di incassi. Spesso, sul tema dei contributi pubblici, si tira in ballo la sopravvivenza delle famiglie dei circensi che altrimenti si ritroverebbero senza un lavoro, dimenticando che l’arte circense, quella vera, dei clown e degli acrobati, potrebbe continuare come prima e, anzi, più di prima, se andasse a rimpiazzare del tutto i numeri con gli animali. In Europa esiste il divieto nazionale dell’utilizzo di tutti gli animali selvatici in molti paesi come l’Austria, Belgio, Estonia: perché non potrebbe essere stabilito un divieto simile anche in Italia?
Dal 21 dicembre 2009 al 15 marzo 2010 è rimasto a disposizione del pubblico britannico un questionario del DEFRA (il Dipartimento per l'ambiente, l'alimentazione e l'agricoltura del Regno Unito) relativo all'utilizzo di animali nei circhi. Il questionario, formato da molte domande, voleva determinare l'orientamento del pubblico relativamente a questa "attività". In seguito a questo test il DEFRA ha deciso di vietare l'uso di animali selvatici nei circhi di tutto il Regno Unito. “Abbiamo concluso qualche tempo fa che siamo decisi a vietare gli animali selvatici nei circhi viaggianti, sulla base del risultato della consultazione pubblica. Con le prove di cui siamo in possesso, riteniamo inappropriato utilizzare animali selvatici per eseguire esercizi nei circhi” sostiene il Ministro del DEFRA Jim Fitzpatrick.

IL GAZZETTINO
6 MAGGIO 2010
 
VALDOBBIADENE
Dopo il pastore i vigili salvano quattro asine
 
Erica Bet
 
VALDOBBIADENE (TV) - Il giorno prima era toccato al pastore trentino con i suoi due cani labrador. Ieri a quattro asine.  I vigli del fuoco hanno dovuto lavorare per tutto il pomeriggio in via Bigolino prima di riuscire a portare all'asciutto alcune delle asine che erano rimaste bloccate su un isolotto circondato dal fiume Piave. Martedì il primo intervento per soccorrere il pastore che dopo aver guadato il fiume era rimasto incastrato ed aveva chiesto soccorso via cellulare. Sull'isolotto erano rimaste oltre 500 percore, sei asini e i cavalli. Ieri pomeriggio l'intervento di tre squadre di pompieri, due di Montebelluna e una di Treviso, con il sostegno dell'elicottero dei Vigili del fuoco di Venezia ha permesso il recupero degli animali che s'è reso necessario dato che l'acqua continuava a salire mettendo a repentaglio l'incolumità degli animali rimasti intrappolati nell'isolotto. 

LATINA 24 ORE
6 MAGGIO 2010
 
SAN FELICE CIRCEO, TARTARUGA MORTA AL PORTO
 
Una tartaruga Caretta Caretta è stata trovata morta questa mattina nel porto di San Felice Circeo, all'altezza del molo di ponente. Sul posto, subito dopo la segnalazione, sono giunti i Vigili urbani e gli operai del Servizio tecnologico del Comune, che l'hanno presa in consegna in attesa dell'arrivo di un medico dell'Asl che ne ha constatato il decesso.La carcassa è stata poi rimossa dall'Ilsap, azienda che si occupa dello smaltimento di corpi di animali. Non si conoscono le cause del decesso ma probabilmente la tartaruga si è spiaggiata sulla costa quando era già morta.

ASCA
6 MAGGIO 2010
 
MAREA NERA: VOLONTARI DA TUTTO IL MONDO. A RISCHIO MILIONI DI VOLATILI
 
Roma - Migliaia di volontari stanno intervenendo nel Golfo del Messico in aiuto degli uccelli selvatici e degli animali colpiti dal petrolio. Lo rende noto la LIPU-BirdLife Italia: i volontari sono coordinati dall'associazione ambientalista americana Audubon, che rappresenta BirdLife International negli USA.
E' grande la preoccupazione per la sorte delle 25 importantissime aree ornitologiche che sorgono sulla linea di costa del Golfo, dalla Louisiana al Sud del Florida. Sono aree ''IBA'' (Important Bird Areas) essenziali per la nidificazione e la sosta di centinaia di specie di uccelli.
La LIPU denuncia i rischi per milioni di volatili che in questo periodo migrano attraverso il Golfo del Messico di ritorno dai siti di svernamento in Sud America. In questo ore una delle vittime privilegiate e' la Sula, uccello marino pelagico che vive in alto mare. Alle isole Candelora, ultima barriera, sono invece toccati dalla marea nera il pellicano bruno, una specie appena uscita dalla lista USA delle specie a rischio di estinzione, il beccapesci e la sterna maggiore americana.
Di fronte all'emergenza, BirdLife International (tramite l'Audubon) si sta attrezzando per assicurare il soccorso e la cura per gli animali selvatici che saranno colpiti.
''La macchia d'olio nel Golfo - spiega Frank Gill, presidente Audubon - si sta emulsionando in una sottile 'mousse' che distrugge gli habitat ed estingue la vita. Gli uccelli - prosegue - sono il piu' visibile indicatore di come questo disastro stia intaccando gli ecosistemi che sostengono le comunita' umane e la vita selvatica nella regione''.
''Grazie a migliaia di volontari - conclude Frank Gill - siamo in grado gia' ora di localizzare gli uccelli in difficolta' e il loro stato di salute e, dopo l'arrivo della marea nera, di monitorare l'impatto della stessa sulla costa''.

IL GIORNALE
6 MAGGIO 2010
 
Sarà punito l'automobilista che investe un animale e non gli presta soccorso
Tra le norme del nuovo codice della strada, approvato dal Senato in prima lettura, un importante passo in avanti nella civiltà del nostro Paese. Gli animali avranno diritto a essere soccorsi: chi li investe dovrà pagare fino a 1500 euro e sarà tenuto a prestargli aiuto
 
DIANA ALFIERI
 
Non aveva fatto in tempo, il Senato, di dare il primo via libera al nuovo codice della strada, che già sono fioccate vibranti proteste di associazioni dei consumatori e di alcune categorie che si ritengono vessate. Dunque, si preannunciano nuove battaglie alla Camera, e probabili modifiche al provvedimento, che rallenteranno l'entrata in vigore.
Ma c'è un aspetto, nel nuovo codice, che mette d'accordo tutti e sarebbe opportuno venisse adottato già prima dell'estate. Esso riguarda il diritto degli animali a essere soccorsi in caso di incidenti stradali. Chi si occupa della loro cura urgente non potrà essere sanzionato se, per raggiungere un ambulatorio veterinario, viola il Codice della Strada.
Grande la soddisfazione degli amanti degli animali e della Lega Antivivisezionista. «È stato equiparato l'aiuto ad un animale in gravi condizioni di salute a quello che si deve ad una persona - ha dichiarato Gianluca Felicetti, presidente della Lav - e l'obbligo di fermarsi in caso di incidente che finora si doveva anche per il solo danneggiamento di cose. Un altro tassello al riconoscimento dei diritti degli animali».
La Lav, che aveva presentato le proposte di modifica normativa nell'ottobre 2008 e che ha lavorato in questi mesi per un positivo risultato, ringrazia i senatori del Pd, Amati e Filippi, e quelli del Pdl: il relatore Cicolani e l'onorevole Giammanco, nonché i componenti dell'Intergruppo Parlamentare Animali, artefici di questo passo in avanti di civiltà.
Ecco il testo dell'articolo 32 della L. 1720, nella lettura approvata dal Senato. Se non verrà modificato dalla Camera, conclude la Lav, costituirà un «grande passo in avanti di civiltà».
«Art. 32. (Modifiche agli articoli 177 e 189 del decreto legislativo n. 285 del 1992, in materia di mezzi di soccorso per animali e di incidenti con danni ad animali)
1.Al comma 1 dell'articolo 177 del decreto legislativo n. 285 del 1992, dopo il secondo periodo è aggiunto il seguente: «L'uso dei predetti dispositivi (acustico supplementare di allarme e di segnalazione visiva a luce lampeggiante blu) è altresì consentito ai conducenti delle autoambulanze, dei mezzi di soccorso anche per il recupero degli animali o di vigilanza zoofila, nell'espletamento dei servizi urgenti di istituto, individuati con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
Con il medesimo decreto sono disciplinate le condizioni alle quali il trasporto di un animale in gravi condizioni di salute può essere considerato in stato di necessità, anche se effettuato da privati, nonché la documentazione che deve essere esibita, eventualmente successivamente all'atto di controllo da parte delle autorità di polizia stradale previste all'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo n. 285 del 1992.
2. All'articolo 189 del decreto legislativo n. 285 del 1992 è aggiunto, in fine, il seguente comma:
«9-bis. L'utente della strada, in caso di incidente comunque ricollegabile al suo comportamento, da cui derivi danno a uno o più animali d'affezione, da reddito o protetti, ha l'obbligo di fermarsi e di porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso agli animali che abbiano subìto il danno. Chiunque non ottempera agli obblighi di cui al periodo precedente è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 389 a euro 1.559. Le persone coinvolte in un incidente con danno a uno o più animali d'affezione, da reddito o protetti devono porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso. Chiunque non ottempera all'obbligo di cui al periodo precedente è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 78 a euro 311».

Animalieanimali

6 MAGGIO 2010

 

LAV ESULTA PER EQUIPARAZIONE STATO DI NECESSITA’ SOCCORSO URGENTE AGLI ANIMALI
Approvata riforma del Codice della Strada al Senato.

 

Anche gli animali hanno diritto al soccorso in caso di incidenti stradali. E chi si occupa della loro cura urgente non può essere sanzionato se per raggiungere un ambulatorio veterinario viola il Codice della Strada. Lo ha stabilito oggi il Senato con l’approvazione dell’articolo 32 delle Disposizioni in materia di sicurezza stradale che ha integrato le positive previsioni già approvate dalla Camera nove mesi fa che già riconoscevano la necessità di aiuto agli animali incidentati e il ruolo di utilità svolto da ambulanze, mezzi di soccorso e di vigilanza zoofila .
“E’ stato equiparato l’aiuto ad un animale in gravi condizioni di salute a quello che si deve ad una persona e l’obbligo di fermarsi in caso di incidente che finora si doveva anche per il solo danneggiamento di cose – ha dichiarato Gianluca Felicetti, presidente della LAV – oggi il Parlamento ha aggiunto un altro tassello al riconoscimento dei diritti degli animali”.
La LAV, che aveva presentato le proposte di modifica normativa nell’ottobre 2008 e che ha lavorato in questi mesi per un positivo risultato, ringrazia i senatori Amati e Filippi (Pd), il relatore Cicolani (Pdl), l’on.Giammanco (Pdl) e i componenti dell’Intergruppo Parlamentare Animali, artefici di questo passo in avanti di civiltà.
Ora il Disegno di Legge passa alla Camera per la terza e definitiva lettura. Potrà essere operativo entro l’estate.

 

TESTO DEL DISEGNO DI LEGGE N. 1720 E CONNESSI COME RISULTANTE DAGLI EMENDAMENTI APPROVATI DAL SENATO DELLA REPUBBLICA IN SECONDA LETTURA IL 6 MAGGIO 2010
Disposizioni in materia di sicurezza stradale

Art.32.
(Modifiche agli articoli 177 e 189 del decreto legislativo n. 285 del 1992,
in materia di mezzi di soccorso per animali e di incidenti con danni ad animali)
1. Al comma 1 dell’articolo 177 del decreto legislativo n. 285 del 1992, dopo il secondo periodo è aggiunto il seguente: "L’uso dei predetti dispositivi (acustico supplementare di allarme e di segnalazione visiva a luce lampeggiante blu) è altresì consentito ai conducenti delle autoambulanze, dei mezzi di soccorso anche per il recupero degli animali o di vigilanza zoofila, nell’espletamento dei servizi urgenti di istituto, individuati con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
Con il medesimo decreto sono disciplinate le condizioni alle quali il trasporto di un animale in gravi condizioni di salute può essere considerato in stato di necessità, anche se effettuato da privati, nonché la documentazione che deve essere esibita, eventualmente successivamente all'atto di controllo da parte delle autorità di polizia stradale previste all’articolo 12, comma 1, del decreto legislativo n. 285 del 1992.".
2. All’articolo 189 del decreto legislativo n. 285 del 1992 è aggiunto, in fine, il seguente comma:
«9-bis. L’utente della strada, in caso di incidente comunque ricollegabile al suo comportamento, da cui derivi danno a uno o più animali d’affezione, da reddito o protetti, ha l’obbligo di fermarsi e di porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso agli animali che abbiano subìto il danno. Chiunque non ottempera agli obblighi di cui al periodo precedente è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 389 a euro 1.559. Le persone coinvolte in un incidente con danno a uno o più animali d’affezione, da reddito o protetti devono porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso. Chiunque non ottempera all’obbligo di cui al periodo precedente è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 78 a euro 311».


IL GAZZETTINO
7 MAGGIO 2010
 
Incidenti: gli animali hanno diritto al soccorso
 
Anche gli animali hanno diritto al soccorso in caso di incidenti stradali. E chi si occupa della loro cura urgente non può essere sanzionato se per raggiungere un ambulatorio veterinario viola il Codice della Strada. Anche questo è contemplato dalle Disposizioni in materia di sicurezza stradale, approvate dal Senato. Secondo la Lav «è stato equiparato l'aiuto a un animale in gravi condizioni a quello che si deve a una persona e l'obbligo di fermarsi in caso di incidente che finora si doveva anche per il solo danneggiamento di cose. Il Parlamento ha aggiunto un altro tassello al riconoscimento dei diritti degli animali».

CORRIERE DEL VENETO

6 MAGGIO 2010

 

IL REPORTAGE

Storia dell’orso Dino tra fascino e paure  «Me lo sono trovato davanti, è enorme»

Lessinia, perse le tracce del predatore che mangia asini

 

Andrea Pasqualetto

 

VAL SQUARANTO (Verona) - In due mesi l’orso Dino ha messo a segno circa venti colpi mordi e fuggi: 7 asini, 3 pecore, 6 conigli, 4 pollai per una quidicina di galline, varie arnie e, forse, una capra. Nelle Prealpi vicentine l’hanno visto rincorrere anche un cavallo, graziato dall’agilità. Uscito a febbraio dal letargo invernale con la fame di un predatore giovane e sano e una gran voglia di camminare per boschi, ha percorso centinaia di chilometri attraversando il Primiero, la Valbelluna, la Valsugana, l’Alto Vicentino di Recoaro e Posina e approdando in Lessinia, dove il signor Bruno Malascorta e sua moglie Grazia dell’agriturismo al Bosco dicono di averlo visto da molto vicino. «Erano le nove e mezzo di sera - racconta lui - stavo andando a chiudere l’acqua delle bestie e ho notato che le pecore e gli asinelli erano spaventati. Poi ho sentito mia moglie che urlava, ho girato la macchina e il fascio di luce ha centrato l’orso. Un bestione. Si è agitato ed è scappato ». La moglie ha vissuto attimi di terrore: «Quando me lo sono visto di fronte in piedi su due gambe, sarà stato alto due metri». Entrambi dicono però di non temere gli orsi. Chiaro, loro gestiscono un parco faunistico e l’orso rappresenta il completamento del quadretto animalistico, dopo aver adottato cervi, daini, caprioli, lupi, linci, istrici, volpi rosse, cicogne, gufi reali, barbagianni. «E se anche dovesse mangiarsi un animale, mi dispiacerebbe per la preda ma non ne farei un dramma, anzi. Io dico, benvenuto l’orso sulle nostre montagne ». Ma c’è un ma. «Te lo dico dopo, se posso». Scappato dal recinto di Malascorta Dino ha preso la via dei boschi della val Squaranto, fermandosi un chilometro più in là, a Camponi di Romagnano, dove ha avvistato un asinello tutto solo che ragliava nel suo rettangolo di terra. Sfondata la rete, l’ha azzannato. «Ho sentito i cani sbraitare, una confusione, sarà stata mezzanotte - sospira Sandra Beverato che abita lì - L’ha preso per la pancia e l’ha ucciso ma non l’ha mangiato perché siamo usciti e se n’è andato. Mario è morto così. Mi dispiace tanto perché era un coccolone. Aveva cinque anni, povero ». Mario, naturalmente, è l’asinello che l’orso Dino avrebbe voluto per cena. Secondo tentativo e secondo fallimento. E così ha ripreso a correre fra faggi e larici dove non deve aver trovato abbastanza piante, bacche e insetti visto che otto chilometri più a Nord, verso Boscochiesanuova, hanno trovato la carcassa di un’asinella sbranata. «E’ stato lui», non dubita l’agente della polizia provinciale con laurea in biologia Greta Serafin, incaricata di seguire le sue tracce. Negli spostamenti l’animale è stato infatti costantemente monitorato a distanza dalla provincia autonoma di Trento grazie a un sistema satellitare che segnala una volta al giorno la sua posizione. C’è un problema: dalla data delle ultime aggressioni, da quando cioè ha messo le zampe in Lessinia, il segnale è venuto a mancare. Sei giorni di preoccupante silenzio. «Non sappiamo esattamente cosa sia successo, potrebbero essersi scaricate le batterie, potrebbe essere in una zona non coperta». Al dipartimento regionale di Caccia e sicurezza hanno provato un rimedio, dotando Verona di un radioricevitore sintonizzato sulle frequenze del collare dove la polizia ha installato con il gps un appareccho emittente. Non più, dunque, segnali da satellite ma terrestri. L’agente Serafin e il suo collega Luciano Corradi in questi giorni salgono sugli spiazzi panoramici, alzano la loro antenna che riceve fino a otto chilometri lineari di distanza e aspettano un bip. «Che finora non è arrivato ». Dove sarà finito, dunque, l’orso Dino? Ma com’è poi, davvero, questo predatore? Che pericoli ci sono? Perché ha una predilezione per gli asini? Cosa bisogna fare, catturarlo o lasciarlo libero? Secondo gli esperti è possibile che si stia spingendo verso i boschi trentini in cerca di un’orsa. Dopo il letargo, i banchetti e le lunghe corse, è arrivata l’ora dell’accoppiamento. Le femmine non sono molte e si concentrano su quelle montagne. Quanto al profilo, i dati arrivano da Trento che l’aveva schedato: età fra i 5 e i 7 anni (gli orsi possono vivere 25-30 anni), altezza un metro e mezzo al garrese ma arriva a due su due gambe, peso 175 chilogrammi. Vizietto: mangia asini. Perché gli asini? «Forse per il fatto che la prima preda gli ha lasciato un certo ricordo olfattivo», azzarda l’agente. Su Dino lo scontro è anche politico: da una parte animalisti, dall’altra gli amministratori. «Io penso che associ la presenza delle case a quella di questi quadrupedi, che sono della giusta taglia per lui, mansueti e fuori delle stalle - è l’idea dell’assessore provinciale di Vicenza alla caccia, Marcello Spigolon -E così ci prova finché qualcuno non lo ferma. Questo è un orso anomalo,ammazza più del necessario e io sono dell’idea di catturarlo per metterlo in un recinto adatto ed evitare ulteriori danni. Perché non lo riportiamo in Slovenia?». La Slovenia è il suo paese natale. E dunque c’è chi ironizza sulla clandestinità del predatore mal digerita dalla Lega di governo: «E’ un respingimento!». Fra gli allevatori c’è chi vorrebbe sparargli, fra i cittadini prevale il partito dei protezionisti: «Le aggressioni fanno parte della natura animale, non toccherà mai l’uomo perché lo teme». Nel frattempo la Regione ha deciso il risarcimento dei danni fin qui subiti dagli allevatori: circa quattromila euro, poca cosa. Ma all’appello mancano gli asini, il bottino cioè più sostanzioso. Mentre il signor Bruno Malascorta, che ha visto l’orso negli occhi, decide di rivelare la sua ipotesi: «Quello che ho visto non era Dino, era un altro. Sai perché? Non aveva il collare e quando Dino era dalle parti di Vicenza questo mi aveva già fatto sparire una capra». Malascorta ha fatto addirittura un calco delle orme dell’orso. Alla vicina Hold Ranch Birreria di Rosaro di Grezzana sorridono: mah! Dino si lecca i baffi.


L'ARENA

6 MAGGIO 2010

 

LESSINIA. Manca da sette giorni il segnale del radiocollare: probabilmente ha le pile scariche
L’orso Dino è una star 10 mila fan su Facebook

Nessun nuovo segno di aggressione: il plantigrado resta in silenzio Intanto lievitano gli ammiratori su internet ed è nata una maglietta

 

 

Provincia di Verona - Tace il radiocollare dell’orso Dino e tace per fortuna anche la sua fame. Il primo non emette più alcun segnale dall’una di notte del 28 aprile; la seconda sembra essersi attenuata dopo la capra sparita dal recinto del parco faunistico «Al bosco»; l’asino Mario sventrato nella notte fra giovedì e venerdì scorso e l’asina Lea straziata la sera successiva in contrada Grobberi di Valdiporro.
L’areale dove si è aggirato in questi giorni il plantigrado è abbastanza ristretto in pochi chilometri lineari, fra Romagnano e Boscochiesanuova, sulla dorsale Ovest del profondo Vajo di Squaranto. Il cattivo tempo di questi giorni non ha favorito i controlli e pur tuttavia Polizia provinciale agenti del Corpo forestale dello Stato non si sono risparmiati con appostamenti fissi accanto alla carcasse degli animali straziati e con pattugliamenti dinamici nella zona di probabile stazionamento.
Ma nessun segnale è finora arrivato dal radiocollare di cui gli esperti del progetto «Life Ursus» di Trento avevano provvisto l’animale in seguito a una razzia in un gregge in Val Canali nel Primolano. Dal 14 ottobre scorso le pile teoricamente avrebbero dovuto essere ancora funzionanti, dopo sei mesi, ma l'ultimo segnale satellitare dava l’orso posizionato dietro il Monte Zevola, nel gruppo del Carega, al confine fra le province di Trento, Vicenza e Verona. Da allora ci sono stati gli assalti documentati e le evidenti tracce in Lessinia, ma nient’altro. Anche un’attrezzatura in uso da un paio di giorni alla Polizia provinciale per captare il segnale radio Vhf, emesso in alternativa dal radiocollare, rispetto a quello satellitare, non ha dato i risultati sperati.
«Le condizioni meteo sono state obiettivamente difficili e l’attrezzatura non ha permesso di avvicinarci a tutti gli anfratti, dietro cui è possibile che si sia riparato l’orso, per captarne la presenza», riferisce il comandante della Polizia provinciale Damiano Cappellari. Le ricerche del sorvegliato speciale continuano nella speranza che da un punto all’altro della valle rimbalzi prima o poi anche solo un flebile segnale.
«L’ipotesi che si siano scaricate le batterie del radiocollare è la più probabile», aggiunge il faunista della Provincia Ivano Confortini, «ma vista la vitalità dell’animale, potrebbe anche essersi perduto o rotto nel corso delle sue innumerevoli scorribande».
Resta in piedi anche l’ipotesi che abbia abbandonato la Lessinia, visto che da cinque giorni non risultano esserci segnalazioni di danni ad animali domestici o alveari. Che si sia convertito a una dieta vegetariana appare improbabile in questa stagione, in cui gli alberi sono ancora privi di frutta e gli arbusti di bacche.
Nessuno vuole pensare che il silenzio del segnale preluda a qualcosa di peggio per le sorti di Dino. Ormai l’orso M5, di probabili origini slovene, battezzato Dino in onore dello scrittore Buzzati e del suo racconto «La famosa invasione degli orsi in Sicilia» è diventato un idolo e su Facebook alle 20 di ieri contava ben 9.852 membri del gruppo in continua crescita che si raccoglie attorno al grido «L’orso Dino deve vivere!». C’è chi ha messo in linea la t-shirt con la sua immagine serigrafata su sfondo verde e la scritta «Free Dino», mentre impazzano i commenti entusiasti di chi lo incita a non farsi prendere e godere per sempre della sua libertà: «Corri, Dino, corri!».


GRAPHO MANIA

6 MAGGIO 2010

 

Le cinque libertà fondamentali degli animali domestici e di allevamento

 

 

Susanna Trossero

 

Proseguono le discussioni animate sulla caccia, argomento che vede scendere in campo coloro che abbracciano le doppiette, gli ambientalisti, i politici pro e contro, le regioni, la gente comune… si propone, si boccia, si raggiungono compromessi che vedono tutti insoddisfatti allo stesso modo, e intanto continuano ad essere messe a repentaglio tutte quelle specie di uccelli oramai in via d’estinzione.Se l’estinzione di massa più recente – e più naturale – è avvenuta circa 65 milioni di anni fa ed ha cancellato dalla faccia della terra i dinosauri, ad oggi si può dire senza pericolo di smentita che lo scempio successivo è stato sempre e comunque operato dall’uomo. La CITES (convenzione internazionale sul commercio di fauna e flora) vigila sulle razze in estinzione, ma non riesce ahimè a bloccare o frenare per esempio il mercato clandestino di animali vivi e di prodotti. E loro, gli animali, come si difendono? A volte in modi a dir poco stupefacenti… Sapete che per sfuggire ai bracconieri, alcune razze di elefanti africani, indiani e cinesi, hanno addirittura adottato un’arma genetica? Parte degli esemplari possiede adesso un gene che previene lo sviluppo delle zanne! Considerato che le zanne più lunghe sono le più ricercate dai commercianti d’avorio, un ancora esiguo numero di elefanti sta trovando finalmente il modo di sfuggire a questa atroce fine. Trovo commoventi questi miracoli adottati dalla natura… Scienziati di fama internazionale hanno dimostrato come gli animali provino angoscia, depressione e stress al punto di ammalarsi, e pensate che da noi, soltanto prima del 2004 (ovvero ieri!!!) il codice civile ancora giudicava i comportamenti lesivi verso gli animali, punibili solo se lesivi per l’opinione pubblica. Non lo trovate sconvolgente?In Italia, ancora oggi 45 mila animali sono sacrificati per testare creme, 250 mila sono soggetti da pelliccia, 900 mila sono tenuti nei laboratori… Un dato significativo? Solo nel 2013, in Italia, saranno vietate le gabbie di gestazione per le scrofe gravide (per 16 settimane sono chiuse in gabbie le cui inferriate sono aderenti al corpo, su misura. Impossibile qualsiasi movimento per oltre 4 mesi!), già abolite da tempo dagli inglesi e in Svezia. Noi siamo sempre gli ultimi, e non ce ne vergogniamo abbastanza, ma compriamo i vestitini in tessuto scozzese ai nostri cagnolini…Singolarmente, nel nostro piccolo, potremmo intanto ricordare sempre e ricordare a tutti, ciò che nel 1992 la Farm Animal Welfare Council ha pronunciato, ovvero le 5 libertà fondamentali degli animali domestici e di allevamento:

1. Libertà dalla fame, dalla sete e dalla malnutrizione

2. Dalla costrizione di vivere in ambiente disagevole

3. Dal dolore, dalle lesioni, dalle malattie

4. Di esprimere un comportamento normale

5. Libertà dalla paura…


IL GAZZETTINO

6 MAGGIO 2010

 

Apre a Bibione la Spiaggia di Pluto

 

Bibione (VE) - Apre a Bibione la Spiaggia di Pluto: un centinaio di ombrelloni - che diventeranno 130 a pieno regime - sono pronti a ospitare i cani e i loro proprietari. Il Settore 1 del litorale, infatti, è attivo con quindici giorni di anticipo rispetto alla stagione balneare, che sarà inaugurata ufficialmente sabato 15 maggio. Quest'anno la Spiaggia di Pluto di Bibione, poi, apre con una marcia in più: il «Premio accoglienza bestiale» vinto alla Bit di Milano lo scorso febbraio. A contraddistinguere questo spazio ci saranno gli ombrelloni con apposito ferma-guinzaglio, ciotole e sdraio su misura per cani, oltre alle sdraio per i loro "accompagnatori". Tutto rigorosamente arancione. La pulizia costante e la gentilezza del personale sono garantite, mentre ai proprietari sono richiesti microchip, libretto delle vaccinazioni in regola e antirabbica. Da metà giugno a metà settembre continueranno i corsi gratuiti per i cani e i loro proprietari. 


CORRIERE DI MAREMMA
6 MAGGIO 2010
 
A Scarlino e Follonica un’estate senza cani sulle spiagge.
L’ordinanza delle amministrazioni: anche gli stabilimenti balneari non ammettono gli amici a quattro zampe.
 
 
Provincia di Grosseto - I cani non potranno accedere alle spiagge del Golfo. Il sindaco di Scarlino Maurizio Bizzarri ha formalizzato un’ordinanza (numero 84 del 5 maggio 2010 che sarà seguita da quella del Comune di Follonica) con la quale viene disciplinata la circolazione dei cani sulla spiaggia. Alla luce della recente normativa regionale (legge regionale numero 20 del 20 ottobre 2009), infatti, che consente l’accesso indiscriminato, su tutte le spiagge libere, di cani e altri animali di affezione, il Comune di Scarlino ha ritenuto, in accordo con altri Comuni della costa, di regolamentarne l’accesso, in procinto della stagione estiva 2010. Di fatto i proprietari dei cani, al di là di obblighi di “atteggiamento” da tenersi sempre (museruola, guinzaglio e rispetto delle norme igieniche) hanno il divieto di portare gli animali nella spiaggia libera di Cala Violina, nel tratto di spiaggia dal confine del comune di Follonica fino al canale Solmine e nel tratto di spiaggia a sud nel Fosso Alma fino al confine col Comune di Castiglione della Pescaia. Tale divieto è valido ogni sabato e domenica fino al 31 maggio, mentre dal primo giugno il divieto si allungherà a tutti giorni della settimana, fino all’ultima domenica prima dell’apertura delle scuole. Lo stesso vale per il Comune di Follonica che con Scarlino condivide orari e i periodi di divieto: “Ci siamo adeguati - dice il sindaco Eleonora Baldi - alle leggi della Regione: nei mesi di giugno, luglio e agosto sulle spiagge non si potranno portare i cani. Questo vale sia per i tratti di arenile pubblico che per le spiagge in concessione: tutti gli stabilimenti balneari di Follonica hanno fatto sapere al Comune di non ammettere la presenza degli amici a quattro zampe sulla sabbia. Come Amministrazione - conclude il primo cittadino - abbiamo preso atto delle richieste dei proprietari dei bagni”. Per chi non seguirà le norme è ovviamente prevista una multa.

IL TIRRENO

6 MAGGIO 2010

 

Spiagge vietate ai cani

 

Alfredo Faetti

 

SCARLINO (GR). Mare non per tutti quest’anno: nel Golfo di Follonica, infatti, è vietato portare cani. Lo stabiliscono i sindaci di Follonica e di Scarlino, Eleonora Baldi e Maurizio Bizzarri che - con rispettive ordinanze - vietano di portare sulla spiaggia libera il miglior amico dell’uomo, anche se il proprietario è munito di tutta l’attrezzatura necessaria (guinzaglio, museruola, paletta e sacchetto per i rifiuti).  Il divieto in sé non è cosa nuova: a Follonica vige già da anni. La novità, semmai, è la precisa scelta compiuta dai sindaci. Se prima infatti a decretare il “no ai cani” era la Capitaneria di Porto, ora la decisione è demandata ai Comuni. La Regione infatti (legge del 20 ottobre 2009) consente l’accesso indiscriminato, su tutte le spiagge libere, di cani e altri animali di affezione, salvo diverse disposizioni dei singoli Comuni. E avendo facoltà di decidere, Scarlino e Follonica hanno preferito cancellare il libero accesso sancito da Firenze. «Di fatto - spiega Maurizio Bizzarri, che l’ordinanza in materia l’ha già promulgata - i proprietari dei cani hanno il divieto di portare gli animali nella spiaggia libera di Cala Violina, nel tratto di spiaggia dal confine del comune di Follonica fino al canale Solmine e nel tratto di spiaggia a sud nel Fosso Alma fino al confine con Castiglione». Il divieto è in vigore ogni sabato e domenica fino al 31 maggio; e dal 1º giugno si allungherà a tutti i giorni fino all’ultima domenica prima dell’apertura delle scuole. Se Bizzarri ha già “ordinato”, Baldi lo farà, in termini identici, nei prossimi giorni, così da estendere il divieto su tutto il Golfo. È lo stesso sindaco di Follonica a spiegare come è cambiata la regolamentazione in questo senso. «Fino agli anni scorsi questa materia era di competenza della Capitaneria di Porto, che con una legge demaniale dettava le regole da seguire. Da quest’anno invece, la Regione obbliga i Comuni a esprimersi. La nostra ordinanza non fa che ribadire la normativa in vigore da anni a Follonica, e in armonia con quanto prevede la legge per gli stabilimenti balneari, i quali si possono avvalere della facoltà di decidere se ospitare o meno cani o altri animali». Baldi spiega inoltre che a Follonica gli spazi per portare fuori il cane non mancano, a patto che si seguano determinate regole. «La regolamentazione esiste solo per le spiagge. Per gli altri spazi c’è l’obbligo per i padroni di attenersi a un comportamento educato, il che vuol dire pulire quando il cane sporca».


MARKET PRESS

6 MAGGIO 2010

 

UE: BENESSERE DEGLI ANIMALI: INTENSIFICARE CONTROLLI E SANZIONI

 

Secondo il Parlamento europeo, il piano d´azione 2006-2010 dell´Ue per il benessere degli animali è stato attuato in maniera soddisfacente. Tuttavia, sono necessari maggiori controlli e sanzioni più efficaci per assicurare il pieno rispetto delle norme esistenti. Queste sono alcune delle conclusioni di una risoluzione sul piano d´azione sul benessere degli animali approvata mercoledì. Un elevato benessere degli animali, garantito dall´allevamento fino alla macellazione, migliorerà la sicurezza e la qualità dei prodotti, a beneficio dei consumatori europei: questo è il messaggio principale espresso dall´Aula, approvando la risoluzione di Marit Paulsen (Alde, Se). Il testo valuta il piano d´azione della Commissione per il periodo 2006-2010, e suggerisce miglioramenti e invita l´Esecutivo a presentare una proposta legislativa sul benessere degli animali allo scopo di stabilire "una nozione condivisa del concetto stesso di benessere animale, e di stabilire i costi associati e i principi fondamentali da applicare". I deputati sottolineano però che ciò dovrebbe avvenire solo dopo che le norme esistenti saranno state correttamente applicate. Le merci importate devono essere conformi alle norme europee - Mentre l´entrata in vigore del Trattato di Lisbona stabilisce che i requisiti di benessere animale devono essere introdotti in tutte le politiche comunitarie rilevanti, il Parlamento propone di istituire un "livello base comune di benessere degli animali" che coinvolga tutta l´Unione, al fine di garantire un´equa concorrenza all´interno del mercato unico. I deputati sostengono anche che il bilancio dell´Ue dovrebbe fornire risorse sufficienti per consentire alla Commissione di monitorare e sorvegliare i progressi realizzati nell´attuazione della normativa. In particolare, pensano alle norme sul divieto delle batterie di gabbie per le galline, le regole sui suini e quelle riguardanti il trasporto di oche e anatre. Le nuove regole dovranno sì essere applicate all´interno dell´Ue, ma devono valere anche per i prodotti importati dall´esterno, che dovranno essere conformi, secondo i deputati, ai requisiti sul benessere degli animali. Antibiotici: i progressi compiuti - La diminuzione dell´uso di antibiotici promotori della crescita, dopo l´applicazione del loro divieto su scala comunitaria nel 2006 con conseguente limitazione dei danni per la salute umana, è stata accolta favorevolmente dal Parlamento. Tuttavia, per continuare a proteggere il benessere dei cittadini, i deputati chiedono alla Commissione di indagare sull´uso dei prodotti utilizzati per prevenire le malattie degli animali, e di studiare la questione della crescente resistenza agli antibiotici negli animali. Una rete europea per il benessere degli animali - Il Parlamento ha proposto anche l´istituzione di una rete europea per il benessere degli animali, come previsto in una comunicazione della Commissione dell´ottobre 2009. Questa dovrebbe utilizzare le strutture già esistenti all´interno della Commissione o negli Stati membri, i quali hanno il compito di coordinare e fornire assistenza, compresa la formazione per gli attori della catena alimentare, facilitando cosi la sperimentazione di nuove tecniche.


IL CENTRO

6 MAGGIO 2010

 

Cocullo (AQ), la festa dei serpari di San Domenico

 

Cocullo (AQ) - Il serpente non si è messo di traverso e non ha oscurato la vista del Santo durante la processione di San Domenico. Il rito propiziatorio, quindi, ha avuto esiti rassicuranti. Tantissima gente questa mattina ha affollato la chiesa Madonna delle Grazie e l'antistante piazza per assistere alla processione. Molti pellegrini avevano addosso i serpenti. Assai nutrita la presenza di turisti e visitatori stranieri che non hanno voluto mancare un appuntamento ormai conosciuto anche fuori dai confini dell'Italia. La fastidiosa pioggia che è caduta fino a pochi minuti prima dell'inizio del corteo ha smesso all'improvviso consentendo alla processione di snodarsi per le stradine del centro del paesino

 

FOTO

http://ilcentro.gelocal.it/multimedia/home/24457351


LA GAZZETTA DI REGGIO

6 MAGGIO 2010

 

Domenica il «Palio degli asini»

 

GUASTALLA (RE). Si svolgeranno domenica prossima 9 maggio la Sagra e il tradizionale Palio degli asini, che sono stati rinviati domenica scorsa a causa del maltempo. Il momento centrale della Sagra di San Giacomo di Guastalla, giunta quest’anno alla sua 40ª edizione, era il simpatico appuntamento con gli asini che erano rimasti nei «box». Un appuntamento però soltanto rinviato: la sagra patronale della frazione guastallese tornerà infatti domenica 9 maggio, a partire dalle ore 16. La manifestazione entrerà nel vivo con la parata di tamburellisti e majorettes, cui seguirà il tradizionale e seguitissimo «Palio degli Asini».  Negli spazi della Sagra - l’area del parco giochi e le strade paesane limitrofe - si terrà anche l’esposizione di oggetti di artigianato-hobbistica, mentre i bambini potranno ammirare gli animali (caprette, maialini, somarelli, vitellinià), saranno aperti lo stand floreale e la pesca di beneficenza per la scuola d’infanzia parrocchiale, né mancheranno l’animazione musicale ed il punto ristoro con distribuzione di spalla cotta, gnocco e patatine fritte. Ha riscosso, invece, forte gradimento e simpatia, strappando molti applausi e sorrisi, il divertente spettacolo «Robin Hood» - ispirato al cartoon della Walt Disney - presentato sabato sera 1º maggio da giovani e adulti del gruppo teatrale delle parrocchie di San Giacomo e San Rocco, nel salone dell’oratorio.


TARGATO CN
6 MAGGIO 2010
 
Cherasco (CN): agricoltori alle prese con l'emergenza cinghiali
 
 
Claudio Fissore
 
Cherasco (CN) - Oltre alla crisi economica gli agricoltori di Cherasco devono lottare anche contro il fenomeno cinghiali, fenomeno particolarmente vivo e sentito nel territorio. Molti agricoltori lamentano da molti anni tale problema che oltre a rovinare i campi dà anche un grosso danno economico, un problema che sussiste e che invece di diminuire continua ad aumentare. “Ogni anno con la bella stagione si semina il mais – spiega Maurizio Panero, agricoltore cheraschese - ma di notte queste bestiole arrivano e si mangiano tutto o in parte il seminato, arrecando un gran danno e costringendoci nuovamente a riseminare. Oltre al fatto che dobbiamo riseminare più volte c’è il problema che la terra calpestata più volte non rende più come la prima volta e quindi oltre alla beffa si ha anche un grosso danno economico. I danni prodotti dagli ungulati vengono risarciti – conclude Panero – ma viene ripagato solo il seme e poco altro, non certo il danno complessivo subito.
Il problema è affrontato anche dalla Coldiretti locale, che da tempo cerca di trovare una soluzione. “Quest’anno sono già state effettuate due battute di caccia nel territorio cheraschese – spiega Giorgio Bergia, responsabile di zona della Coldiretti – la prima ad inizio aprile, e la seconda venerdì scorso, ma tutte due hanno prodotto pochi risultati. Adesso abbiamo nuovamente inviato una lettera alla Provincia e all'ATC (ambito territoriale caccia) CN1 per riportare l'attenzione sul problema, su una situazione che sembra essere unica nella zona. E' singolare che mentre nei restanti comuni dell'ATC i danni da cinghiali siano stati contenuti e in continuo regresso, nel territorio di Cherasco la tendenza sia all'opposto. Anzichè diminuire questi sono in costante aumento tanto che le spese per i danni agricoli sostenute dall'ATC sono sempre più concentrate su Cherasco, mentre diminuiscono altrove. Purtroppo il problema rimane e anche se adesso gli animali si sono sparpagliati nei territori circostanti sicuramente torneranno nel cheraschese – conclude Bergia – visto che in zona c’è una riserva venatoria privata che grazie al suo bosco rappresenta l’habitat ideale per questi animali.” Qualcuno, esasperato dai danni prodotti, ha già sperimentato una possibile soluzione, una gabbia cattura-cinghiali. “Qualche settimana fa sul mie terreni ho visto 13 cinghiali insieme- spiega ancora Maurizio Panero – e allora ho deciso di intervenire. Mi sono informato presso altri miei colleghi e ho installato in un mio terreno una gabbia cattura-cinghiale. Si tratta di gabbie in regola, previste dalla normativa regionale e che si possono installare dopo apposita domanda in regione. A qualcosa è servito, visto che dopo qualche giorno ne ho catturato uno. Inoltre, avvisata la guardia forestale dell’avvenuto, l’animale mi è stato lasciato come risarcimento danni. Forse non tutti gli agricoltori sanno di questa possibilità – conclude Panero – soluzione che non risolve certamente tutti i problemi, ma che può diminuire il numero di animali liberi in giro e quindi dare un aiuto a tutti.”

BIG HUNTER

6 MAGGIO 2010

 

Lipu ed Enpa: bene Udc su caccia. Ruvolo annuncia tavolo con animalisti

 

L'Udc, attraverso il capogruppo in Commissione Agricoltura della Camera, Giuseppe Ruvolo, apre alle associazioni Lipu ed Enpa, con le quali ha tenuto un incontro in merito all'approccio del partito sul tema caccia. Le associazioni hanno infatti espresso apprezzamento per la sensibilità e per il lavoro di mediazione svolto sia in Commissione che in Aula durante l'esame dell'articolo 43 della Comunitaria e pare che si sia vicini ad un accordo di intesa. L'esponente centrista ha infatto ribadito  l'attenzione dell'Udc rispetto ai temi legati alla protezione degli animali. A conclusione dell'incontro, l'esponente centrista ha annunciato la convocazione di un tavolo al quale parteciperanno tutte le associazioni animaliste.


IL GAZZETTINO DI ROVIGO
6 MAGGIO 2010
 
Ad ottobre, dopo aver raccolto notizie certe e sempre più allarmanti diffuse dall’Istituto zooprofilattico sperimentale ....
 
Roberto Rovigatti
 
Ad ottobre, dopo aver raccolto notizie certe e sempre più allarmanti diffuse dall’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, sulla espansione della rabbia silvestre dal Friuli al Veneto, come Federcaccia abbiamo voluto discuterne in un convegno dal titolo “Volpi e la Rabbia Silvestre. Un pericolo sottovalutato”.Ciò è stato visto, da chi ignora le cose perché vuole ignorarle, come un semplice tentativo volto ad ottenere “via libera per lo sterminio indiscriminato delle volpi” sul territorio Polesano.Lasciando pure a ciascuno le proprie opinioni, vorrei rivolgermi alle persone che desiderano conoscere la situazione attuale senza pregiudizi di sorta.Sempre secondo i dati dell’Izsv, che è un organo statale, nei tredici anni precedenti il 2008, non si sono verificati casi di rabbia nella nostra Regione. Infatti solo nel Friuli, nel 2008 si registrano i primi 9 casi, saliti a 35 nel 2009 Nel 2009 essa compare anche in Veneto con 33 casi, saliti a 145 solo nel periodo gennaio-aprile 2010.Dai dati esposti, emerge inconfutabilmente un aumento esponenziale di animali rabidi, nonostante la massiccia , dispendiosa (e forse inefficace?) campagna di vaccinazione delle volpi, già effettuata nelle aree infette.E’ universalmente riconosciuto che la volpe sia l’anello di congiunzione tra la rabbia silvestre e quella urbana ed il cane ed il gatto rappresentano i pericoli potenzialmente più seri nei confronti dell’uomo, in quanto il virus è mortale anche per noi.Ad oggi si assiste quindi ad una rapida espansione verso Sud-Ovest della malattia, interessando sempre nuovi territori aumentando così le probabilità di contagio per gli animali domestici e per l’Uomo.Per queste ragioni, in questi giorni, il ministero della Salute, per mezzo del “Centro di Referenza Nazionale per la Rabbia” presso l’Izsv, ha promosso una campagna informativa divulgando un opuscolo tra i cittadini.Un altro animale che sta dando già da tempo seri problemi è la nutria. Forse non tutti sanno che da un primo studio eseguito dal Consorzio Pedemontano del Brenta, iniziato già nel 1991 e portato a termine nel 2004 nelle province di Treviso, Vicenza e Padova, con la partecipazione delle Asl di 54 Comuni, si era potuto apprezzare la presenza nelle nutrie della leptospirosi.Il messaggio forte che la Federcaccia vuole dare è che per le “popolazioni problematiche” si preveda uno stretto controllo numerico perché, fino a prova contraria, la prevenzione resta l’arma migliore per evitare o ridurre problemi di ordine economico o sanitario che interessano, non solo i cacciatori ma tutti i cittadini. 

IL GAZZETTINO DI UDINE
6 MAGGIO 2010
 
Rabbia silvestre, i sintomi e la vaccinazione necessaria
 
Udine - Il nostro amico a quattro zampe non sta bene? Se non è stato vaccinato potrebbe trattarsi di rabbia. «Questa malattia – spiega il veterinario Costantino De Stefanis - si distingue in due cicli, quello urbano che interessa l'uomo e gli animali domestici e quello silvestre che colpisce gli animali selvatici».Nel primo caso, il gatto o il cane che vagano liberamente negli spazi aperti sono la principale fonte di conservazione e trasmissione della malattia che può manifestarsi in due forme: quella furiosa (quando prevale lo stato di eccitazione) e quella paralitica. Spesso, in realtà, queste manifestazioni si susseguono e si sovrappongono. Nel cane, ad esempio, la rabbia furiosa si manifesta all'inizio con un comportamento anormale e di continua agitazione. Poi subentra la fase aggressiva e il cane si avventa e morde tutto ciò che vede, un gesto che non va confuso con un attacco di cattiveria del quattro zampe (gli animali per loro natura non sono cattivi), semplicemente il nostro amico è malato. Nel gatto prevale la forma furiosa con gli stessi sintomi che presenta il cane; spesso diventa iperattivo e inizia a correre o camminare senza sosta fino allo sfinimento. La rabbia ha un decorso invariabilmente fatale, principalmente per paralisi respiratoria, e si conoscono solo pochi casi di guarigione nell'uomo e negli animali. I primi sintomi non vanno mai sottovalutati. Un efficace mezzo di lotta contro questa malattia è la vaccinazione pre-contagio, praticata per via orale: mediante esche per gli animali selvatici o con iniezione per gli animali domestici. E’ un semplice ma efficace gesto di protezione e affetto verso il nostro animale.
 

 

            06 MAGGIO 2010
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE


 
LIBERO
6 MAGGIO 2010
 
LA LOTTA AL TUMORE AL SENO PASSA DAI SEMI DI LINO
Una ricerca sulle galline dell'università dell'Illinois ne dimostrerebbe le capacità curative
 
Dopo i broccoli, ora la speranza di curare il tumore al seno arriva direttamente dai semi di lino. Archiviati cinque anni di ricerche e di sperimentazioni sulle galline (l'unico animale colpito in natura da questa forma tumorale), i ricercatori americani dell’università dell’Illinois guidati da Janice Bahr sarebbero riusciti a trovare una dieta basata sui grani di lino in grado di ridurre la gravità del tumore, aumentando sensibilmente le aspettative di vita dei malati.
Merito di questa proprietà curativa dei semi di lino sarebbero legati all'elevata presenza di acido alfa-linoleico, un elemento grasso polinsaturo della famiglia degli Omega 3. Studi precedenti hanno già mostrato che i semi di lino possono frenare la formazione di tumori del colon, del seno, della pelle e dei polmoni.
La ricerca, i cui risultati sulle galline sono stati pubblicati recentemente dalla rivista specialistica Gynecologic Oncology, dovrà ora essere sperimentata sulle donne.

YAHOO NOTIZIE

6 MAGGIO 2010

 

Medicina:Da Ornitorinco Proteine Contro Infezioni Resistenti

 

SYDNEY - L'umile ornitorinco, il marsupiale oviparo con becco e zampe simili all'anatra, possiede la chiave per sconfiggere le infezioni batteriche resistenti ai farmaci, e anche per aiutare a combattere il cambiamento climatico. Lo hanno scoperto ricercatori del Dipartimento industrie primarie del Victoria, che per primi hanno isolato, sintetizzato e testato una serie di proteine dell'animale tipico dell'Australia che vive nei corsi d'acqua. 

Dverse delle proteine finora sconosciute hanno qualita' antimicrobiche 10 volte piu' potenti di quelle usate in trattamenti per uccidere batteri. Gli scienziati ritengono che la scoperta sia un importante passo avanti per creare una nuova gamma di farmaci naturali e di trattamenti per le infezioni batteriche che stanno rapidamente sviluppando resistenza agli antibiotici.''Se possiamo imbrigliare questo potenziale, potremo proteggere meglio i pazienti dai superbatteri, quindi potranno recuperare piu' rapidamente da operazioni chirurgiche e ridurre la durata del ricovero in ospedale'', ha detto il ministro delle industrie primarie, Joe Helper.La scoperta potra' servire anche a ridurre le emissioni di metano, il piu' potente dei gas serra, causate da flatulenza e ruminazione di bovini e ovini. ''Introdotte nello stomaco, le proteine antimicrobiche dell'ornitorinco potranno migliorare la digestione e ridurre la produzione di metano'', ha detto.


LIBERO NEWS

6 MAGGIO 2010

 

Da ornitorinco proteine contro infezioni

Qualita' antibatteriche 10 volte piu' potenti delle conosciute

 

 

SYDNEY - L'ornitorinco,marsupiale oviparo con becco e zampe d'anatra, possiede la chiave per sconfiggere infezioni batteriche resistenti ai farmaci. Lo hanno scoperto ricercatori del Victoria, che per primi hanno isolato, sintetizzato e testato proteine dell'animale che vive nei corsi d'acqua australiani. Diverse proteine finora sconosciute hanno qualita' antimicrobiche 10 volte piu' potenti di quelle usate in trattamenti per uccidere batteri. La scoperta e' un passo avanti per creare nuovi farmaci.

 

torna alla pagina iniziale [email protected] torna all'archivio della rassegna stampa