IL TIRRENO
5 DICEMBRE 2009
La strage non ha fine ancora cani avvelenati da polpette alla stricnina
SAN MINIATO (PI). Si trovano più bocconi avvelenati che tartufi, si lamentano i tartufai. L’ultima vittima è una cagnetta meticcia, di Paola Castaldi. Il cui fratello, Giorgio, gestisce “La taverna dell’ozio” a Corazzano. In un tono tra il disperato per il dolore e l’arrabbiato, l’uomo racconta: «Nel fine settimana sono morti, oltre al nostro, almeno altri quattro cani: alcuni da tartufi, altri da caccia. Mia sorella era andata giovedì in un bosco verso Castelfiorentino, dopo un po’ ha sentito un guaito, il cane aveva mangiato un boccone di carne avvelenata. Probabilmente stricnina, perché non ha avuto scampo. Il veleno coagula il sangue nelle vene, l’animale muore tra atroci sofferenze, dopo un’agonia di ore». Ma chi può avere interesse a percorrere il territorio in lungo e largo, per avvelenare i cani? «Non credo siano i tartufai - aggiunge con competenza, essendo figlio di uno storico tartufaio, soprannominato Castaldone - dev’esserci un giro di coloro che dei cani fanno allevamento e commercio. Hanno un interesse preciso, tanto è vero che gli avvelenamenti avvengono soprattutto quando è tempo di tartufi o di caccia». Un cane ha un valore affettivo, ma anche economico. «Per chi come me ha un’altra attività, e cerca il tartufo per una grattatina sul piatto, è un piacere. E il cane è una compagnia durante una sgambata in bosco. Quanto al valore economico - aggiunge - non ci voglio pensare, perché in 10 anni me ne sono morti 8, quasi uno a stagione. Ma quest’anno è una strage, più che mai». La considerazione prevalente tra i tartufai è che non venga fatta abbastanza sorveglianza per stroncare il fenomeno.
LA SICILIA
5 DICEMBRE 2009
«Giustizia per la strage di cani»
Il sindaco Corrado Valvo ha presentato una denuncia contro ignoti alla Procura della Repubblica
Roberto Nastasi
«Vogliamo giustizia per la strage di Villa Vela» questo il nome di un gruppo nato su «Facebook» il popolare sito di social network, che in poche ore ha raggruppato 321 aderenti. Il gruppo è nato spontaneo alla diffusione della notizia che tre cani, mansueti ed addomesticati, sono stati avvelenati nella ridente contrada netina. Ognuno degli aderenti ha fornito prove di solidarietà e di commozione per l'efferato crimine. Le più accorate affermazioni sono quelle di coloro che nel passato più o meno recente hanno subito l'uccisione chi di Argo, chi di Remo, Rudy, Rex, Chanel, tutti, sconfortati perché mai sono stati consegnati alla giustizia i colpevoli. Stavolta, come già dichiarato a caldo, il sindaco di Noto Corrado Valvo, fa sul serio: ha già presentato denuncia contro ignoti, alla procura della Repubblica di Siracusa, richiedendo «che vengano espletate le opportune indagini per individuare gli autori e perseguirli per il delitto previsto e punito dall'art. 544 bis del codice penale o per quegli altri reati che possano ravvisarsi». Il sindaco, nella qualità di legale rappresentante del Comune di Noto, ente esponenziale e rappresentativo della collettività amministrata, fa altresì riserva di «costituirsi parte civile per il risarcimento di tutti i danni patrimoniali e morali, derivanti dal reato e chiede d'essere avvisato in caso di richiesta di archiviazione». Il sindaco nella sua denuncia ha fatto presente che l'inqualificabile gesto è stato ampiamente riportato dalla stampa locale in quanto «ha fortemente turbato i cittadini della contrada, segnatamente i bambini, anche perché gli animali non avevano mai causato problemi ed erano del tutto innocui e, da gran tempo, perfettamente integrati nel contesto socio-ambientale del quartiere, i cui abitanti, nel complesso, facendosene carico, li avevano adottati e li consideravano parte integrante della comunità». Ha altresì ricordato i tanti episodi e le manifestazioni di affetto da parte dei cittadini di Noto nei confronti dei cani, che vengono in gran parte «curati, vaccinati, sterilizzati, microchippati e reintrodotti nel territorio, conformemente alla vigente normativa». Il primo cittadino non può non ricordare le tante associazioni di volontariato che dopo tanti sacrifici vedono messo in forse il loro lavoro in conseguenza dell' efferato episodio. Per questo non deve restare impunito: «potrebbe derivare nelle menti di altri malintenzionati, una pericolosissima deriva di inaccettabile tolleranza per siffatte pratiche crudeli ed indegne di una civile collettività». L'avvocato Rina Rossitto, presidente dell'associazione «Amici di Snoopy» chiede con forza che non si lasci niente di intentato per scoprire i colpevoli.
IL MATTINO
5 DICEMBRE 2009
Napoli, cani rubati e venduti all'estero
Business milionario di gang italo-albanese ![]()
NAPOLI - I cani da guardia li rubano a Napoli, a Marechiaro e al Vomero. Quelli da caccia ad Acerra, ma soprattutto in provincia di Caserta, dove esistono le maggiori aziende venatorie della regione. Campane e toscane sono le organizzazioni criminali che esportano nei paesi dell’Est gli animali più pregiati sequestrati durante le battute di caccia. Sono vere e proprie associazioni a delinquere, con ramificazioni all’estero, che gestiscono un giro di affari che nella sola area metropolitana, e fino al Garigliano, è stimato oltre un milione di euro l’anno. Denaro al quale vanno aggiunti i profitti dei «cavalli di ritorno», furti con successiva richiesta di riscatto, che sfuggono alle statistiche e alle stime.Se c’è una costante, nel fenomeno, è la denuncia tardiva fatta dalle vittime: la speranza, prima di dare l’allarme, è quella di ricevere la telefonata giusta, pagare e tornare a casa con il proprio cane. Chi lo ha fatto, racconta di esperienze terribili: «Quando mi hanno rubato il cane, ho ricevuto telefonate anonime con le quali l’interlocutore mi ha guidato fino a farmi raggiungere una località della Toscana. Ho pagato la tangente, sono stato minacciato. ”Sappi che per i cani si ammazza”, mi hanno detto. Quando hanno visto che ero effettivamente molto spaventato, mi hanno restituito il cane».Se per i cani da compagnia la richiesta di un riscatto è quasi la regola, più complicato è tornare in possesso dei pregiatissimi cani da guardia e di quelli, ancora più costosi, specializzati nella caccia ai volatili, al cinghiale o alla lepre, e nella ricerca dei tartufi. Un appunto dei carabinieri di Caserta fa una stima del fenomeno: tra i 200 e i 300 cani rubati ogni anno nel solo territorio di Terra di Lavoro (quello più frequentato dai napoletani). Gli autori, in prevalenza, sono cacciatori collegati ad ambienti della criminalità (acerrana, che vanta una lunga tradizione nel settore, o aversana), con addentellati negli ambienti delle bande albanesi o serbe.I cani, spiegano gli investigatori, sono rubati durante le battute di caccia, oppure nottetempo prelevandoli nei box dei proprietari.
IL MATTINO
5 DICEMBRE 2009
I cani da guardia li rubano a Napoli, a Marechiaro e al Vomero
Rosaria Capacchione
Napoli - I cani da guardia li rubano a Napoli, a Marechiaro e al Vomero. Quelli da caccia ad Acerra, ma soprattutto in provincia di Caserta, dove esistono le maggiori aziende venatorie della regione. Campane e toscane sono le organizzazioni criminali che esportano nei paesi dell’Est gli animali più pregiati sequestrati durante le battute di caccia. Sono vere e proprie associazioni a delinquere, con ramificazioni all’estero, che gestiscono un giro di affari che nella sola area metropolitana, e fino al Garigliano, è stimato oltre un milione di euro l’anno. Denaro al quale vanno aggiunti i profitti dei «cavalli di ritorno», furti con successiva richiesta di riscatto, che sfuggono alle statistiche e alle stime. Se c’è una costante, nel fenomeno, è la denuncia tardiva fatta dalle vittime: la speranza, prima di dare l’allarme, è quella di ricevere la telefonata giusta, pagare e tornare a casa con il proprio cane. Chi lo ha fatto, racconta di esperienze terribili: «Quando mi hanno rubato il cane, ho ricevuto telefonate anonime con le quali l’interlocutore mi ha guidato fino a farmi raggiungere una località della Toscana. Ho pagato la tangente, sono stato minacciato. ”Sappi che per i cani si ammazza”, mi hanno detto. Quando hanno visto che ero effettivamente molto spaventato, mi hanno restituito il cane». Se per i cani da compagnia la richiesta di un riscatto è quasi la regola, più complicato è tornare in possesso dei pregiatissimi cani da guardia e di quelli, ancora più costosi, specializzati nella caccia ai volatili, al cinghiale o alla lepre, e nella ricerca dei tartufi. Un appunto dei carabinieri di Caserta fa una stima del fenomeno: tra i 200 e i 300 cani rubati ogni anno nel solo territorio di Terra di Lavoro (quello più frequentato dai napoletani). Gli autori, in prevalenza, sono cacciatori collegati ad ambienti della criminalità (acerrana, che vanta una lunga tradizione nel settore, o aversana), con addentellati negli ambienti delle bande albanesi o serbe. I cani, spiegano gli investigatori, sono rubati durante le battute di caccia, oppure nottetempo prelevandoli nei box dei proprietari. «La tecnica è la stessa dei topi d’appartamento: fanno telefonate anonime per constatare la presenza di persone nelle abitazioni. Se non c’è nessuno, entrano in azione». L’organizzazione, spesso, per compiere i furti dei cani si avvale dell’opera di albanesi i quali, a fatto compiuto, sono ricompensati con un centinaio di euro. I cani rubati, poi, tramite autotrasportatori compiacenti e ricompensati adeguatamente, sono trasportati in regioni nazionali lontane, comprese Sicilia e Sardegna, nonché nei paesi dell’Est. Prima di smistarli, i ladri, avvalendosi della compiacente collaborazione di qualche veterinario, asportano i microchip identificativi. A prescindere dalla loro bravura nella caccia o nella difesa personale, vengono venduti a 600 euro ciascuno. Il fenomeno, che nelle sue variegate declinazioni è da tempo segnalato nei rapporti annuali di Legambiente, è invece sottovalutata dagli uffici di Procura e dagli stessi apparti investigativi, che preferiscono, eventualmente, lavorare sulla singola denuncia e non sul fenomeno. Spesso la denuncia, comunque, è una pura formalità, il fascicolo finisce direttamente in archivio. Chi paga i danni, affettivi ed economici, sono i proprietari dei cani. Un fuoriclasse per la caccia al cinghiale o alla lepre, per esempio, vale anche 15–20.000 euro, per non parlare delle mute di cani composte minimo da sei animali, il cui valore economico si aggira sui 50.000 euro). Il valore aggiunto è la qualità dell’addestramento. Se invece il cane rubato si dimostra inadeguato alla caccia, alla guardia, alla difesa, viene cinicamente abbandonato in strada. Fanno eccezione rottweiler e pitbull, che finiscono invece nel circuito criminale delle lotta clandestina tra animali.
IL MATTINO DI PADOVA
5 DICEMBRE 2009
Cane di razza rubato per incontri di lotta
Padova - Trovato un cane razza steffordshire bull terrier rubato. L’animale è stato lasciato al veterinario della clinica di via Cardinal Callegari. Era sparito dal giardino di un vicentino di 48 anni residente a Cassola nell’agosto scorso. In clinica l’ha portato una ragazza (che ha lasciato un nome falso) perché il cane aveva delle ferite sul muso compatibili con quelle che gli animali si procurano facendo la lotta in incontri clandestini. La polizia dubita che a Padova e provincia si organizzino spettacolo di questo genere. Piuttosto gli agenti pensano che dietro al furto ci sia una banda che ruba animali di razza.
IL RESTO DEL CARLINO
5 DICEMBRE 2009
Traffico internazionale di cani
Cuccioli in condizioni penose
Denunciati tre ucraini; trasportavano piccoli animali di razze pregiate. Erano tenuti in penose condizioni igienico-sanitarie, completamente bagnati e sporchi dei loro stessi escrementi
Montegranaro (Fermo) - Scoperto dai carabinieri a Montegranaro, nel Fermano, un traffico internazionale cani razze pregiate. Tre cittadini ucraini sono stati denunciati. La scoperta è stata fatta dai militari durante un servizio di prevenzione sul territorio. Un furgone, di nazionalità ucraina, con a bordo tre persone, è stato fermato e perquisito. In due gabbie metalliche di piccole dimensioni, sono stati trovati 8 cuccioli, 4 di razza Buldog inglese e 4 di razza Shar Pei, che sarebbero stati venduti nel nostro paese a un prezzo nettamente inferiore a quello del mercato corrente.
I cuccioli, che erano accompagnati da falsa documentazione sanitaria e identificativa, erano tenuti in penose condizioni igienico-sanitarie, completamente bagnati e sporchi dei loro stessi escrementi. Dagli accertamenti, è emerso che i cani, di pochi mesi di vita, provenivano dall’est europeo ed erano destinati al mercato clandestino locale. I tre risponderanno di maltrattamento di animali e uso di atto falso. I cuccioli sono stati affidati a una idonea struttura di Fermo dove sono stati curati.
VIRGILIO NOTIZIE
5 DICEMBRE 2009
Marche/ Montegranaro, scoperto traffico di cuccioli di cane
Denunciati tre ucraini; trasportavano 8 piccoli animali
Montegranaro (FM) - Scoperto dai carabinieri a Montegranaro, nel fermano, un traffico internazionale cani razze pregiate. Tre cittadini ucraini sono stati denunciati. La scoperta è stata fatta dai militari durante un servizio di prevenzione sul territorio. Un furgone, di nazionalità ucraina, con a bordo tre persone, è stato fermato e perquisito. In due gabbie metalliche di piccole dimensioni, sono stati trovati 8 cuccioli, 4 di razza Buldog inglese e 4 di razza Shar Pei, che sarebbero stati venduti nel nostro paese a un prezzo nettamente inferiore a quello del mercato corrente. I cuccioli, che erano accompagnati da falsa documentazione sanitaria e identificativa, erano tenuti in penose condizioni igienico-sanitarie, completamente bagnati e sporchi dei loro stessi escrementi. Dagli accertamenti, è emerso che i cani, di pochi mesi di vita, provenivano dall'est europeo ed erano destinati al mercato clandestino locale. I tre risponderanno di maltrattamento di animali e uso di atto falso. I cuccioli sono stati affidati a una idonea struttura di Fermo dove sono stati curati.
IL MATTINO DI PADOVA
5 DICEMBRE 2009
Un altro cane avvelenato
Gianni Biasetto
CERVARESE SANTA CROCE (PD). Un pastore tedesco, un setter, due bastardini ed ora bracco spagnolo. Sale a cinque il numero dei cani avvelenati nella zona di Treponti e dintorni nel giro di alcune settimane, nonostante la «taglia» di 10.000 euro messa a disposizione da un imprenditore del luogo per chi sia in grado di fornire notizie utili a individuare l’autore di questi infami gesti. L’ultimo avvelenamento in ordine di tempo risale alla notte tra mercoledì e giovedì. La vittima è Seticia, una femmina di bracco spagnolo di appena 8 mesi avvelenata, secondo il veterinario che l’ha visitata, con delle esce contenenti lumachicida (nella foto, esche poi effettivamente trovate nel giardino dai proprietari, che hanno sporto denuncia ai carabinieri). Il cane, di proprietà di una famiglia di Montemerlo, è in coma ormai da 40 ore e le possibilità che si possa salvare sono quasi nulle. «Quand’è stato portato nel nostro ambulatorio l’animale era in preda a forti convulsioni - commenta il veterinario Alessandro Calaon, titolare dell’Ambulatorio Euganeo di Bresseo - Dopo averlo sedato lo abbiamo restituito in fin di vita ai proprietari. Difficilmente se la caverà». Seticia è stata trovata moribonda la mattina di giovedì nel giardino di casa della coppia di Montemerlo. Si dimenava dai forti dolori, aveva gli occhi rossi e le bave alla bocca. I classici segni dell’avvelenamento. «Abitiamo in una bifamiliare, ogni nucleo residenziale ha il proprio ingresso e il proprio giardino, non vedo il motivo di questo gesto infame - commenta la proprietaria di Seticia - Mio marito ed io soffriamo tantissimo nel vederla in quelle condizioni. Il veterinario mi ha fatto capire che non ci sono speranze che si salvi». In zona la vicenda dell’avvelenamento dei cani sta assumendo i contorni di un vero e proprio giallo. Il primo caso è stato segnalato il 9 novembre, quando nel giardino della famiglia Rossi, in via Sant’Antonio a Treponti, sono stati trovate morte Asia e Viola, due femmine di razza pastore tedesco e setter. L’autopsia ha accertato che la causa del decesso dei due animali è stato il veleno. Negli stessi giorni due bastardini sono spariti dalla circolazione a Treponti e nel quartiere di San Biagio. Si è subito pensato ad altri casi di avvelenamento. A quel punto un imprenditore del posto, indignato di quanto stava succedendo, ha deciso di mettere a disposizione una ricompensa di diecimila euro a chi è in grado di dare notizie sull’autore della malefatta. Ieri la notizia dell’avvelenamento di Seticia. Sarà l’ultimo?
ASYLUM
5 DICEMBRE 2009
LEGA CAGNA A CATENA E LA LASCIA MORIRE INSIEME AI CUCCIOLI
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Ha legato una cagna incinta ad una catena, e se n'è andata via per sette mesi. Quando è tornata, la cagna aveva partorito, ma sia lei che i cuccioli erano morti di fame. Ora rischia fino a due anni di carcere. Olivia Perszewska è un'insegnante di scuola elementare, ha 29 anni e vive a Strzemieszyce, in Polonia. Prima di partire per una lunga vacanza, ha legato la cagna ad una catena, nella sua cucina. E durante questa vacanza, che si è prolungata per sette mesi, ha partorito cinque cuccioli. Ma siccome non avevano da mangiare, sono morti, uno ad uno. I cuccioli sono stati trovati ancora attaccati alle mammelle: cercavano del latte che non c'era, visto che la mamma era morta prima di loro. Ad avvisare la polizia sono stati i vicini di casa della donna, dopo che per settimane hanno dovuto sopportare i lamenti di questi animali. La foto che vedete sopra ha fatto il giro del mondo, e ha indignato gli internauti: ritrae i cuccioli e la mamma morti. La donna è stata sospesa dalla scuola nella quale insegnava, mentre la polizia l'ha incriminata per crudeltà nei confronti di animali. Sconvolti i vicini: "Cosa puo' insegnare una persona così ai bambini, se tratta in questo modo gli animali? E' una sciagurata". Lei, però, si difende: "Mi sono dimenticata di lasciare loro del cibo. Amo i miei cani, e non mi sento colpa".
IL TIRRENO
5 DICEMBRE 2009
Un addio pubblico per la cagnetta
Francesca Ferri
GROSSETO. Uno spazio sul giornale per esprimere l’amore di Peter per la sua Liz, darle l’ultimo saluto e dirle grazie. “Con l’augurio sincero a tutte le persone affinché possano ricevere e saper donare l’amore, quello vero, che tu hai donato tutti i giorni della tua vita. Grazie davvero, per sempre. Il tuo papà Peter”. Un quarto di pagina del Tirreno per Liz Funari, un bellissimo boxer di tredici anni che se n’è andato qualche giorno fa dopo una lunga malattia. E che il suo padrone il signor Peter Funari, agente immobiliare di Castiglione, ha voluto ricordare così, con nome e cognome e una dolce foto del suo musetto, firmandosi “il tuo papà”. Perché, a parte coda e quattro zampe, per il signor Funari Liz non era un cane, ma «una figlia, un’ombra - spiega l’uomo con la voce rotta dall’emozione - che in questi ultimi anni mi è stata accanto nei momenti belli e in quelli difficili, mi ha aiutato a superare un divorzio e ad affrontare la malattia di mia madre. Tredici anni pieni di affetto, di riconoscenza, di amore. Bellissimi». Un amore a quattro zampe che ha affrontato persino la legge. Come clausola per il divorzio, infatti, il signor Funari, che non ha figli, aveva preteso gli fosse affidata l’amatissima cagnetta e c’era riuscito. Insieme a lei si era trasferito da Grosseto a Castiglione per vivere in campagna, in un posto a misura della sua Elisabeth. Con loro altri due boxer, Matteo - nipote della cagnetta - e Marta. «Ma Liz aveva qualcosa di speciale - racconta - che non si può descrivere. Andavamo insieme al mare e avevamo i nostri piccoli riti. Mi abbracciava con le zampe, mi parlava con gli occhi. In tutti questi anni non ci siamo mai separati». Poi, un anno fa, la terribile diagnosi. «Le hanno trovato un tumore sulla fronte - spiega Peter - e mi hanno consigliato di abbatterla. Ma non c’ho mai pensato neppure per un attimo. Non si è trattato di accanimento terapeutico, perché Liz non ha mai sofferto. La curavo io personalmente, le facevo le iniezioni, le flebo e fino all’ultimo è stata sempre bene». Le cure sono costose e Peter arriva a spendere ogni mese oltre 300 euro. «Per Liz non ho mai badato ai soldi - spiega - e tutto quello che ho fatto lo rifarei. Gli ultimi momenti sono stati tremendi, mi è morta praticamente tra le braccia e l’ho vegliata una notte. Chi non ama gli animali non può capire e penserà che ho qualche rotella fuori posto. Ma se tutti sapessero amare come amano gli animali, senza pretendere niente in cambio, il mondo sarebbe diverso. Gli animali amano anche i padroni cattivi con loro e questo mi fa arrabbiare, ma è anche la loro grande ricchezza. Per questo a tutti quelli che fanno sopprimere i loro animali malati vorrei dire che è importante continuare ad accudirli. Costa tempo e sacrificio, ma se lo meritano». La dolce Liz riposa ora in una piccola tomba nella sua campagna, costruita dal suo “papà”. E gli sorriderà, un’ultima volta, dalle pagine del giornale. «Glielo dovevo - spiega Peter - e la terrò per sempre nel mio cuore».
IL TIRRENO
5 DICEMBRE 2009
Maltrattava i gatti: denunciato
LUCCA. Denunciato per maltrattamento animale il proprietario del negozio che vende animali vivi oggetto del sopralluogo congiunto di Forestale, veterinari Asl, Nucleo di Firenze per il controllo Cites del Corpo Forestale. Un negozio molto fornito, anche di rettili, pappagalli, testudo. In locali diversi da quelli di esposizione sono stati trovati quattro gatti persiani adulti (un maschio e tre femmine) in pessime condizioni di salute. Il titolare del negozio non aveva prescrizioni medico veterinarie per la terapia dei gatti. Gli animali sono stati sequestrati e affidati in custodia giudiziaria all’Enpa, che li ha portati alla clinica veterinaria. Ultimata la terapia, saranno custoditi al gattile municipale, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
ESTENSE.COM
5 DICEMBRE 2009
Bracconieri fermati nelle Valli
Operazione del Corpo Forestale dello Stato e della Polizia provinciale
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Comacchio (FE). Importante operazione, coordinata, nelle Valli di Comacchio da parte del Corpo Forestale dello Stato e della Polizia provinciale. Sabato 21 novembre una pattuglia del Comando Stazione di Comacchio del Corpo forestale dello stato ha denunciato, durante il controllo di un appostamento posto nella zona Nord/Ovest delle Valli di Comacchio, un cacciatore che alla verifica del proprio fucile conteneva nel serbatoio dell’arma ben 8 cartucce, più una in canna per complessive 9, rispetto alle 3 che, se si rispetta la legge, un fucile può avere.Non era stato abbattuto ancora nessun capo di selvaggina, quindi il sequestro ha interessato solo il fucile e le munizioni.Al di là del confine ferrarese nella parte ravennate delle Valli di Comacchio, sempre una pattuglia, appartenente al Comando Stazione di Ravenna, provvedeva a controllare, col favore dell’oscurità e con l’ausilio di un natante a remi, un appostamento sito in località Valle Lavadena, che portava alla denuncia di due doppiette intente ad utilizzare un richiamo elettromagnetico, anch’esso vietato dalla legge, col conseguente sequestro penale dello stesso richiamo, dell’altoparlante, dei 2 fucili e di 6 cartucce.Infine con un’azione congiunta da terra e dall’acqua una pattuglia della Polizia provinciale durante un servizio di prevenzione del bracconaggio, sempre nelle “Valli di Comacchio”, ha denunciato due doppiette lagunari che dopo aver abbattuto 5 oche, le avevano nascoste in uno dosso poco distante dal luogo dove cacciavano.La loro azione, vietata dalla legge, era stata osservata da terra da un ufficiale della Polizia Provinciale che ha chiamato la pattuglia dei colleghi già in barca, i quali prima hanno raggiunto il dosso dov’erano nascoste in cinque esemplari di fauna nei cui confronti la caccia e sempre vietata, e subito dopo i due seguaci di Diana a cui sono state sequestrare le armi ed i 5 capi di oche.
LA PROVINCIA PAVESE
5 DICEMBRE 2009
Maltrattamenti Denunciato un cacciatore
VALENZA (AL). Un cacciatore valenzano è stato denunciato alla Procura per maltrattamenti agli animali ed in particolare a due allodole che teneva come «zimbelli», cioè legate a un cordino e strattonate per farle muovere e fungere così da richiamo per altri animali per poi ucciderli.
LA PROVINCIA PAVESE
5 DICEMBRE 2009
Denunciato a Valenza
VALENZA (AL). Un cacciatore valenzano è stato denunciato alla procura della repubblica per maltrattamenti agli animali ed in particolare a due allodole che teneva come «zimbelli» cioè legate a un cordino e strattonate per farle muovere e fungere così da richiamo per altri animali che uccideva sparando con il proprio fucile. E’ uno dei tanti interventi della guardie venatorie provinciali e dell’attività del parco del Po di valenza, dove si trova il centro di raccolta per soccorso agli animali. Continua incessante, infatti, l’attività al Centro di Recupero della Fauna Selvatica al parco del fiume Po di Valenza. Ad oggi sono ricoverati al centro 11 ricci in giovane età, troppo piccoli per superare il letargo in natura. Saranno liberati in primavera. Ci sono poi un falco pellegrino pronto per la liberazione.
LA PROVINCIA PAVESE
5 DICEMBRE 2009
Volontari per i cani pavesi
PAVIA. Domani per tutta la giornata, all’angolo tra piazza Vittoria e Strada Nuova (zona Demetrio) sarà allestito un banchetto di Enpa e Lega nazionale per la difesa del cane: “Insieme per i cani di Pavia”. Da poco si occupano insieme dei cani della Dogmar di San Genesio, una struttura con 400 posti e solo una ventina di animali. A lungo criticata la struttura viene ora rilanciata dalle due associazioni. Sarà distribuito materiale e si cercheranno volontari per far sgambare i cani.
COME DON CHISCIOTTE
5 DICEMBRE 2009
SE IL CAPITALISMO E' UN GRATTACIELO, GLI ANIMALI VIVONO NEGLI SCANTINATI
Lo sfruttamento delle bestie alla base della discriminazione di donne e poveri
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Il filosofo Max Horkheimer descrive la società capitalista come un grattacielo dove ai piani alti vivono i ricchi e i potenti, in quelli intermedi la "gente comune" e, in quelli più bassi il sottoproletariato. A differenza, però, di molti anticapitalisti attuali, Horkheimer non si dimentica che il grattacielo ha anche una cantina, dove sono reclusi gli animali non umani, che, con la loro inaudita sofferenza, lo sostengono, ne costituiscono le "fondamenta organiche" di sudore e sangue.La scoperta che il grattacielo possieda una cantina è per molti sorprendente perché generalmente l'anticapitalismo non considera la "questione animale": esso accetta acriticamente l'idea secondo cui gli animali sono a nostra completa disposizione e pertanto si impegna ad analizzare i meccanismi di sfruttamento dei soli umani per individuare le modalità della loro (esclusiva) liberazione. Anche gli animali, però, non sfuggono all'oppressione capitalista ed è allora ragionevole chiedersi se una tale critica "ristretta" del capitalsimo sia giustificabile o se addirittura la sua incapacità di ottenere cambiamenti sociali apprezzabili sia da imputarsi proprio alla profonda miopia che mostra nei confronti degli altri animali. Non vi è dubbio che il capitalismo abbia a che fare con l'animalità soggiogata a partire dal suo stesso nome (da caput , capo di bestiame). Il capitalismo moderno, inoltre, nasce in Inghilterra con l'appropriazione e la recinzione (le cosiddette enclosures ) di terre comuni. Tale fenomeno stravolse completamente il modo di fare agricoltura con l'intensificazione dello sfruttamento dei lavoratori, del terreno e degli animali, tra cui le "pecore da lana", su cui si costruiranno le fortune dell'industria manifatturiera britannica..
L'uomo, tuttavia, ha iniziato a "vedere" gli animali come risorsa economica già a partire dalla rivoluzione neolitica. Subito dopo l'ultima glaciazione, circa 10.000 anni fa, alcune popolazioni nomadi del Medio Oriente si organizzano progressivamente in gruppi stanziali, andando a costituire il nucleo di quello che saranno le città-stato prima e gli imperi sovranazionali poi. La gestione della nuova complessità sociale, caratterizzata dalla specializzazione delle attività lavorative, comportò, tra l'altro, la nascita di classi improduttive (nobili, sacerdoti, funzionari, soldati, ecc) e, con essa, di una rigida gerarchia accompagnata dalla necessità di reperire il surplus di energia necessario a mantenere in vita un organismo talmente dissipativo. Questo, a sua volta, si tradusse nella messa a punto di un sofisticato sistema di regole materiali e simboliche volte a distanziare l'uomo dalla natura al fine di controllare e manipolare la stessa per renderla massimamente produttiva e il momento più importante di questa impresa di innalzamento dell'umano è stato l'addomesticamento degli animali. Gli animali addomesticati verranno così a costituire la prima forma di beni mobili, di capitale; da allora, saranno una sorta di proto-denaro, che a sua volta ha amplificato in un tragico feed-back positivo sia la loro che la nostra oppressione. Se guardata da questa ottica, la storia della civiltà ci mostra che lo specismo (la sistematica violazione degli interessi degli animali a favore dei "nostri") è il presupposto storico dei rapporti di dominio intraspecifici: senza lo sfruttamento materiale degli animali non sarebbe stato possibile creare quel differenziale di ricchezza sociale ed economica che sta alla base delle società discriminatorie e, senza la riduzione simbolica dell'animale, non sarebbe stato possibile formulare quei meccanismi ideologici di riduzione dell'altro (la donna, il povero, lo straniero) a "mera natura", a "quasi animale", meccanismi che ne rendono possibile, nel migliore dei casi, l'emarginazione e, nel peggiore, l'eliminazione fisica. Horkheimer aveva ragione e quegli anticapitalisti che sorridono con superiorità di fronte alle istanze del movimento animalista, di fatto, seppur inconsapevolmente, non ambiscono ad altro che ad "abbellire" qualche piano del mostruoso grattacielo in cui abitiamo, senza mai metterne in dubbio la sopravvivenza. I più illuminati cultori del mercato, con tipica espressione specista, pensano che sia necessario controllare gli "spiriti animali" del capitalismo, ossia le sue componenti irrazionali. Gli anticapitalisti dovrebbero forse cominciare a chiedersi come liberare dal controllo i corpi degli animali che ogni giorno vengono razionalmente e materialmente smembrati dalla macchina capitalista.
Massimo Filippi - Fonte: www.liberazione.it
CORRIERE VENETO
5 DICEMBRE 2009
Il caso - apre l’Expo canina. Bloccata l’iniziativa di uno stilista
Cani in passerella con pellicce indosso Annullata la sfilata
«Cattivo gusto». Gli organizzatori della fiera la vietano
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VERONA — Dovevano sfilare come vere e proprie modelle dello star system. Indosso solo una pelliccia realizzata su misura, di ermellino o montone, a seconda del modello presentato al pubblico. Ma a calcare la passerella non sarebbero state le solite bellissime ragazze, perché loro hanno quattro zampe e agli show modaioli preferiscono di norma il divano di casa o, al massimo, una corsa al parco. Sono cani, Chihuahua per la precisione, che lo stilista Antonio Catanzaro avrebbe voluto far sfilare con tanto di pellicce (di altri animali) lunedì pomeriggio in fiera, in occasione dell’Expo canina. Un’esposizione di bellezza per cani di razza, visitabile da oggi a martedì nei padiglioni della Fiera (ingresso 6 euro). «Non appena siamo venuti a conoscenza di questa intenzione dello stilista Catanzaro – spiega Massimo Cavestro, vice presidente del Gruppo cinofili di Verona, organizzatore della fiera canina – abbiamo contattato i suoi rappresentanti vietando la sfilata di cani con pellicce. Un’idea di cattivo gusto. Questo tipo di provocazioni fatte utilizzando gli animali ,che fatico a definire artistiche, non ci piacciono. Se il signor Catanzaro ha avuto successo a New York con questo tipo di iniz iative continui a farle lì». Il riferimento all a città della Grande mela non è casuale. «Catanzaro – come spiega Marco Ferra, che cura l’ufficio stampa dello stilista – è stato apprezzato a New York per le sue collezioni di abbigliamento di lusso per cani. Per molti clienti privati ha disegnato e realizzato pellicce per cani di ogni taglia. Dispiace che sia arrivato il divieto da parte degli organizzatori dell’Expo di realizzare questa sfilata, perché si sarebbe trattato di un’anteprima mondiale». Non ci ha pensato un attimo, invece, l’assessore all’Ambiente Federico Sboarina, che ha inviato un ordine tassativo per cancellare questa sfilata. «Questo tipo di provocazioni – attacca Sboarina – le facciano pure in altri luoghi. Non a Verona, non all’interno della Fiera di Verona, considerando anche che abbiamo dato il patrocinio a questa manifestazione ». Una manifestazione che porterà in Fiera oltre ottomila cani provenienti da ogni parte d’Italia e da molti Paesi europei, pronti a contendersi i riconoscimenti in palio nelle competizioni specifiche a loro riservate. Oltre all’Apme, l’Associazione promozione manifestazioni ed eventi, co-organizzatrice dell’Expo, ci saranno alcuni rappresentanti dell’Ente nazionale della cinofilia italiana, per verificare le prestazioni dei cani nelle varie gare, ad iniziare dalle dimostrazione di agilità. Ogni giorno, inoltre, saranno presentate collezioni di abbigliamento e accessori di lusso. Sfilate per uomini e donne, realizzate da uomini e donne. L’Expo canina si potrà visitare dalle 9.30 alle 18.
LIBERO
5 DICEMBRE 2009
ANIMALI: POLEMICA SU SFILATA PELLICCE ERMELLINO PER CANI, CANCELLATA DA 'DOG SHOW' VERONA
Verona - Polemiche a Verona per lo show canino che avrebbe dovuto tenersi a nell'ambito del Dog Show: una sfilata di moda per cani di piccola taglia vestiti con costosissime pellicce di ermellino o montone. Una collezione di abbigliamento "Limited Edition per Chihuahua creata appositamente per la Dog Fashion Week". A proporre l'iniziativa lo stilista Antonio Catanzaro, a cui pero' e' stata negata la passerella. "Non appena siamo venuti a conoscenza dell'intenzione dello stilista Catanzaro - spiega Massimo Cavestro, vicepresidente del Gruppo cinofili di Verona, organizzatore della fiera canina Dog Show che si apre oggi - abbiamo contattato i suoi rappresentan ti vietando la sfilata di cani con pellicce. Un'idea di cattivo gusto. Questo tipo di provoca zioni fatte utilizzando gli ani mali, che fatico a definire artistiche, non ci piacciono. Se il signor Catanzaro ha avuto successo a New York con questo tipo di ini ziative continui a farle li'" sottolinea al 'Corriere di Verona' Cavestro. Anche l'assessorato all'Ambiente del Comune ha espresso forte contrarieta' sulla strana sfilata, che era stata programmata per lunedi prossimo ma che invece non si svolgera'.
GAZZETTA DI PARMA
5 DICEMBRE 2009
Morta Kiki, la tartaruga gigante di 146 anni
Kiki non c'è più: la tartaruga gigante di 146 anni, ospite dal 1923 del giardino zoologico del Museo nazionale di storia naturale di Parigi è morta.
Il maschio di 250 chili era originario delle Seychelles e trascorreva gli inverni al caldo nel rettilario dello zoo, dove veniva nutrito con carote e banane. «Era una celebrità – ha detto un responsabile del museo in un comunicato stampa -. I visitatori amavano i suoi slanci amorosi e i suoi versi che risuonavano per tutto il giardino zoologico «.
Lo staff del museo ha precisato che il decesso dell’animale risale allo scorso trenta novembre. Negli ultimi anni Kik iveniva trasportato con un carrello, perchè era troppo anziano per muoversi.
La tartaruga delle Seychelles è un animale in via d’estinzione, oggi se ne contano solo 150mila esemplari, di cui 375 ospitati negli zoo di tutto il mondo.
IL GAZZETTINO
5 DICEMBRE 2009
Il sacrificio di un animale due mesi dopo la fine del Ramadan
Si chiama Festa del sacrificio e nella religione islamica si celebra due mesi e dieci giorni dopo la fine del Ramadan accompagnando il pellegrinaggio dei musulmani alla Mecca. Nel giorno del sacrificio i fedeli musulmani, come Abramo, devono uccidere un animale (necessariamente un ovino, un bovino, o un cammello) che deve essere integro e adulto. L’animale viene sacrificato mediante sgozzamento con la recisione della giugulare affinché il sangue defluisca completamente e la carne divenga così “pura”.
GIORNALE DI SIRACUSA
5 DICEMBRE 2009
Nell'operazione, sequestratI attrezzi e suino macellato illegalmente
NOTO, SCOPERTA MACELLERIA CLANDESTINA. POLIZIA DENUNCIA AL MAGISTRATO 3 PERSONE
Noto (SR) - Macellavano clandestinamente capi di incerta provenienza e sono stati denunciati dalla polizia. Si tratta di tre uomini di Noto, di età compresa tra i 46 e i 68 aani, sorpresi ieri dagli agenti del locale commissariato di polizia mentre macellavano illegalmente un suino. Una delle tre persone denunciate per macellazione clandestina, proprietario dell’immobile visitato dalla polizia e dai veterinari dell’Asp di Siracusa (distretto di Noto) dovrà anche rispondere di detenzione e commercializzazione di cibi potenzialmente pericolosi per la salute pubblica.L’operazione di polizia giudiziaria infatti ha consentito il sequestro del materiale utilizzato per la macellazione di animali e del suino macellato abusivamente.
SICILIA ONLINE
5 DICEMBRE 2009
NOTO: MACELLAZIONE CLANDESTINA, TRE DENUNCE
NOTO (SIRACUSA) - La polizia di Noto, nel siracusano, ha denunciato per il reato di macellazione clandestina A.C., di 67 anni, D.A.V., di 68 anni, M.V., di 46 anni. Ques'ultimo dovra' inoltre rispondere di detenzione e commercializzazione di cibi potenzialmente pericolosi per la salute pubblica. L'operazione di polizia giudiziaria ha consentito il sequestro di materiale utilizzato per la macellazione di animali e di un suino illegalmente macellato. All'operazione hanno partecipato medici veterinari dell'Asp di Siracusa - Distretto sanitario di Noto.
LA CITTA' DI SALERNO
5 DICEMBRE 2009
Sequestrata una mandria di 30 mucche
Felitto (SA). Bovini tenuti senza le necessarie prescrizioni sanitarie: il sequestro disposto dal sostituto procuratore della procura di Salerno Roberto Penna, è scattato per una mandria costituita da 30 mucche podaliche lasciate al pascolo incustodite. • L’operazione è stata eseguita dalla polizia giudiziaria della Forestale del comando di Foce Sele, diretto dal comandante Marta Santoro, in collaborazione con l’ufficiale giudiziario del tribunale di Eboli e il direttore veterinario dell’Asl Domenico Nese, insieme al personale della Forestale del comando provinciale e del Cta di Vallo della Lucania. E’ la prima volta che avviene un sequestro di bovini allo stato brado che, come in questo caso, hanno causato danni e devastato terreni privati e demaniali rovinando recinzioni, uliveti secolari, vigneti, perché lasciati liberi al pascolo e incustoditi tra i comuni di Aquara, Felitto e Castel San Lorenzo. Numerose sono state le denunce di privati vittime dei danni causati dalla mandria di mucche. Il pm Penna ne ha disposto il sequestro per evitare che provocassero ulteriori danni, e perché dagli accertamenti effettuati dalla Forestale di Foce Sele, gli animali risultano non iscritti all’anagrafe bovina, sprovvisti di certificati sanitari e marchi auricolari e quindi non in regola con quanto previsto dagli attuali regolamenti di polizia veterinaria. Gli animali sono stati dati in custodia alla comunitá terapeutica "Casa Speranza", diretta da don Ezio Miceli. La denuncia alla procura è stata notificata ai coniugi F. V, addetto alla cura e al governo delle mucche, e a R. M, titolare dell’allevamento situato in localitá "Giuprino" , a Felitto. Il centro aziendale dell’allevamento è risultato in pessime condizioni igienico sanitarie tale da non essere idoneo al ricovero degli animali.
LA STAMPA
5 DICEMBRE 2009
Tragedia sfiorata al circo Orfei
Tigre azzanna il figlio di Moira
L'animale vola addosso all'uomo e lo ferisce. Panico tra gli spettatori
Andrea Rossi
Torino
Chi era lì ha raccontato che la tigre si è mossa nel buio e s’è scagliata contro quel mantello nero dietro cui si celava il suo domatore. Chi c’era racconta che prima che le luci illuminassero il tendone s’è sentito solo un urlo lacerante. Poi gli spettatori hanno visto una tigre azzannare la spalla sinistra di Stefano Nones, 43 anni, figlio di Moira Orfei e Walter Nones.
Sangue, urla e tanta paura, tra gli addetti del Circo Orfei e gli spettatori che affollavano il tendone alla Pellerina. Sono da poco passate le undici, inizio della seconda parte dello show in città dal 20 novembre. Gli spettatori rientrano nel tendone dopo essere stati fuori nell’intervallo ad ammirare gli animali. Dentro è tutto pronto per l’attrazione della serata, che dà anche il titolo all’intero spettacolo. «Una tigre per amore». Un inedito, che mescola spettacolo tradizionale e trama d’amore. Un principe (Stefano Nones) e una fanciulla (la bella Brigitta Boccoli, moglie di Nones), divisi dalle temibili insidie di una tigre. Sul tendone cala il buio, un fascio di luce inquadra una gabbia stretta dentro cui si muove lenta una tigre bianca. Poi spunta un mantello nero: avvolge Nones. La Boccoli non è in scena, il suo turno arriverà di lì a poco. È un attimo: la tigre vola addosso all’uomo e lo azzanna. Gli lacera la spalla sinistra, ma lo ferisce anche al costato. Le luci s’accendono improvvisamente. Panico tra gli spettatori, seduti dietro una grata alta poco più di tre metri. Brigitta Boccoli si precipita da dietro le quinte, urla, piange. Alcuni addetti soccorrono Nones, lo trascinano nel retro e lì aspettano l’ambulanza che lo porterà al pronto soccorso del Maria Vittoria. Arriva con un codice giallo, ma non è in pericolo. Anche l’arto non dovrebbe essere a rischio. Sotto il tendone uno speaker tranquillizza gli spettatori: «Cose che succedono: qui non siamo in televisione, è tutto vero, e qualche inconveniente a volte capita». Lo show riprende dal numero successivo e s’avvia verso la fine. Nones resta in ospedale, dove riceve tutte le cure necessarie.Non è la prima volta: tre anni fa a Scalea, vicino a Cosenza, fu aggredito dalle sue tigri e rischiò una gamba. Un inserviente, Davinder Sngh, indiano di 24 anni, fu ferito gravemente e morì 18 giorni in ospedale.
IL MATTINO DI PADOVA
5 DICEMBRE 2009
Cinghiale contro scooter Ucraino all ospedale
BAONE (PD). E’ stato colpito in pieno da un cinghiale e si è rotto la clavicola. Ha dell’incredibile la dinamica dell’incidente raccontata da Y.V., ucraino di 43 anni, da anni residente a Este. L’uomo in sella al proprio motorino stava percorrendo la pista ciclabile che collega Baone alla zona Peep di Este. All’improvviso gli è finito contro un cinghiale di notevoli dimensioni. Il quarantatreenne per l’urto è finito rovinosamente a terra. Al pronto soccorso di Este i medici gli hanno diagnosticato la frattura della clavicola, con una prognosi di un mese. Nel raccontare la sua caduta, il motociclista ha indicato con chiarezza di esser stato assalito da un cinghiale. Oltre alla gravità dell’incidente, preoccupa soprattutto il fatto che gli ungulati, ormai, siano arrivati a lambire il centro abitato di Este. Giorni fa qualcuno aveva denunciato una serie di danni prodotti dai cinghiali nella pineta che si trova sopra villa Contarini. A quanto pare i boschi cominciano a stare stretti a questi animali.
TRENTINO
5 DICEMBRE 2009
E l'ora di vegetariani e vegani
Ivana Sandri
TRENTO. In aprile aveva iniziato un consigliere provinciale trentino, Roberto Bombarda, a parlare di cambiamento di dieta, chiedendo che le mense mettessero nei propri menù almeno una scelta per chi, vegetariano o vegano, non vuole nutrirsi di animali e di prodotti di origine animale. Il suo intervento sembra il sassolino che scatena la valanga, perché dopo di allora si sono susseguite le iniziative per diminuire il consumo di carne. Risale ad ottobre la presentazione alla Camera di una proposta di legge bipartisan. «Scegliere l’alimentazione vegetariana o vegana - scrivono gli onorevoli Sarubbi e Giammanco nella loro relazione - rappresenta un importante passo per bandire dalla nostra vita la violenza verso miliardi di animali e verso l’ecosistema. La maggior parte degli animali destinati alla produzione di carne per l’alimentazione, infatti, sono confinati in allevamenti intensivi, chiusi in gabbie o strutture anguste che non consentono loro neanche la più elementare libertà di movimento, senza la possibilità di uscire all’aperto e di godere della luce del sole». Per divulgare la conoscenza dell’importanza di una scelta alimentare consapevole, è nato un sito dedicato a questo tema (www.cambiamenu.it) su cui si potrà scoprire che la scelta vegetariana ha un impatto molto meno invasivo sull’ambiente e sulla salute. Si trovano inoltre informazioni utili sull’apporto calorico di una dieta vegetariana rispetto all’altra e congili su ricette. Anche l’ex Beatle Paul McCartney si è impegnato nella divulgazione della scelta vegetariana e rivolge a tutti un invito: «Il nostro villaggio globale è a rischio: tutti dovrebbero preoccuparsi per i cambiamenti climatici e i danni che causiamo al nostro ambiente. Non dobbiamo ignorare l’impatto che il riscaldamento globale avrà sui nostri figli e sulle generazioni future. Mentre ci preme che i politici approvino leggi a livello mondiale per ridurre le emissioni di carbonio, non dobbiamo dimenticare la nostra capacità individuale per combattere il cambiamento climatico: per esempio, limitando il consumo di carne. Molti di noi si sentono impotenti di fronte alle sfide ambientali. Può essere difficile capire cosa fare per avere un mondo più pulito, sostenibile e sano; ma evitare di mangiare carne almeno un giorno a settimana è un cambiamento che ognuno può fare - e andrebbe al cuore di alcune importanti questioni politiche, ambientali ed etiche, tutto in una volta. Per costruire un mondo migliore, abbiamo bisogno di cambiare il nostro stile di vita. Non tutti i cambiamenti che dobbiamo fare sono facili, e non tutti i cambiamenti facili sono significativi. Ma rinunciare alla carne per un solo giorno alla settimana è davvero una piccola cosa che può fare una grande differenza». Per chi ne vuole sapere di più, in questi giorni la LAV porterà in piazza la campagna Cambiamenù. Sarà presente oggi, 5 dicembre, dalle ore 9.30 alle 18.30 a Trento al Bren Center e oggi e domani 6 dicembre, dalle ore 9.30 alle 18.30 a Rovereto al Millennium Center.
ASYLUM
5 DICEMBRE 2009
SI CHIAMA TOMMASINO ED E' IL GATTO CHE EREDITA DIECI MILIONI DI EURO
Lui si chiama Tommasino, ed è il gatto più ricco d'Italia. Anche del mondo, probabilmente. La sua padrona, infatti, lo ha nominato suo unico erede. Il che vuol dire poter mettere le mani, anzi le zampe, su qualcosa come una villa all'Olgiata, due appartamenti a Roma e Milano, conti correnti bancari e diversi terreni in Calabria.
La donna ha 92 anni, si chiama Maria Assunta, classe 1917, originaria di Potenza ma da diversi decenni residente a Roma, senza figli. Ora gli esecutori testamentari dovranno individuare una persona fisica (o giuridica) o, in alternativa, un'associazione animalista che potrà amministrare l'ingente patrimonio soltanto se accetterà di aver cura di Tommasino. Vista l'entità dell'eredità, stimata in circa 10 milioni di euro, alla morte del felino il fortunato curatore dovrà farsi carico di individuare altri animali abbandonati e prendersene cura. Volete farvi avanti? Ah, sappiate che Maria Assunta gode di ottima salute....
IL GAZZETTINO
5 DICEMBRE 2009
Rabbia, la vaccinazione parte da Lozzo
Ordinanza del sindaco per cani con più di 3 mesi. L’Ulss: «Tatuati o col microchip»
L’Ulss 1 annuncia che mercoledì partirà proprio da Lozzo, dov’è stato accertato il primo caso di rabbia, la campagna di vaccinazione antirabbica. come del resto ha stabilito la Regione Veneto dopo il moltiplicarsi dei casi. Il sindaco Mario Manfreda ha firmato l’ordinanza che stabilisce l’obbligatorietà e definisce le modalità per la vaccinazione a tutti i cani con più di tre mesi presenti nel territorio comunale.
Era già noto che si sarebbe partiti dal Cadore nel vaccinare i cani. Ieri l’Ulss ha confermato le modalità e le motivazioni. Le vaccinazioni saranno effettuate dal Servizio veterinario dell’Ulss, dalle 9 di mercoledì, nell’ex negozio del barbiere in piazza VI Novembre (costo 5 euro). Nella nota dell’Ulss si raccomanda che i cani abbiano la museruola e siano portati al guinzaglio da una persona adulta. La vaccinazione sarà effettuata solo agli animali già identificati con tatuaggio o microchip. Viene comunque lasciata libertà al proprietario di rivolgersi ad ambulatori privati. «Si è deciso di partire a Lozzo di Cadore - spiega Giovanni Battista Benedetti, responsabile del Servizio veterinario dell’Ulss 1 – perché qui è stato accertato il primo caso di rabbia nel territorio bellunese. Poi toccherà a tutti gli altri Comuni, ad iniziare da quelli del Cadore.
VIA ROMA 100.NET
5 DICEMBRE 2009
CACCIATORE MUORE DURANTE UNA BATTUTA AL CINGHIALE IN VALTIBERINA
Ancora un incidente mortale durante una battuta di caccia, la vittima è un 53enne di Caprese Michelangelo.
CAPRESE MICHELANGELO (AREZZO) - Tragico incidente nel corso di una battuta di caccia al cinghiale. Il 53enne Amintore Milanini è deceduto per un colpo di fucile alla tempia probabilmente esploso da un altro cacciatore che stava prendendo parte alla battuta nei boschi attorno a Caprese.
I sanitari del 118 che sono giunti sul posto non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del Milanini la cui salma è stata portata all'ospedale di Sansepolcro. I Carabinieri stanni indagando per accertare le cause e sono stati sentiti tutti i cacciatori che si trovavano sul luogo della tragedia. Amintore Milanini, dipendente comunale di Caprese Michelangelo, lascia la moglie e tre figli. Sgomento nel paese dove l'uomo era molto stimato e conosciuto per il suo impegno nel volontariato.
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IL MATTINO
5 DICEMBRE 2009
Università di Milano Bicocca e Università del Sannio avviano una ricerca in comune
Ariano Irpino. Biogem, Università di Milano Bicocca e Università del Sannio avviano una ricerca in comune non solo su modelli animali murini, ma anche sui suini. L’obiettivo rimane quello di mantenere al centro dell’interesse l’essere umano, pervenendo alla sperimentazione positiva di «farmaci intelligenti». Se il Comune ha deciso di uscire da Biogem, cedendo le proprie quote ai due atenei, è per determinare un percorso ancora più interessante della struttura arianese. È quanto emerso nel corso della conferenza stampa alla quale hanno partecipato il sindaco di Ariano Irpino, Antonio Mainiero, il presidente di Biogem, Ortensio Zecchino, il responsabile del settore ricerca dell’Università di Milano Bicocca, Francesco Archetti, e il Rettore dell’Università del Sannio, Filippo Bencardino. Per il sindaco di Ariano Mainiero è infondata la polemica intentata da qualche settore politico secondo cui è sbagliato cedere le quote Biogem del Comune. Per il senatore Zecchino il centro di Camporeale, proprio perchè si allea con grandi centri di ricerca «consolida il suo ruolo e la sua posizione a livello nazionale e internazionale. Non si può che salutare con soddisfazione l’arrivo di questi soci. Vuol dire che Biogem merita considerazione. Ricercatori delle tre strutture avranno modo di lavorare insieme e interagire su progetti di grande interesse scientifico». «È un fatto naturale - è la tesi del professore Archetti - la presenza di una università milanese sul territorio irpino. Qui ci sono eccellenze che vanno assolutamente valorizzate. Il percorso immaginato deve portare a buoni risultati». Per il professore Bencardino, infine, si apre una pagina nuova per Biogem.
L'UNITA'
5 DICEMBRE 2009
TUMORI:LEUCEMIA;SPERANZE 'FARMACO-KILLER'CELLULE MALATE/ANSA
NEW ORLEANS - Un importante risultato della ricerca italiana nella lotta alla leucemia enfatica cronica B, la forma piu' diffusa in occidente (con 10 casi su 100 mila abitanti l'anno nel mondo), approda al Congresso della Societa' Americana di Ematologia, il maggiore appuntamento mondiale in questo settore della medicina che si apre oggi a New Orleans. Si chiama R788 ed e' una molecola-killer 'buona': ha infatti la capacita' di uccidere solo le cellule cattive, ovvero quelle cancerose, debellando cosi' la malattia. E questo, senza i pesanti aspetti tossici collaterali legati invece ai trattamenti di chemioterapia normalmente in uso. La molecola apre nuove speranze nella lotta a questa patologia grave: risultati che i ricercatori definiscono piu' che buoni sono infatti stati ottenuti sui topi, ed e' ai nastri di partenza la sperimentazione clinica sull'uomo. Se l'efficacia sara' confermata, il nuovo farmaco potra' essere disponibile nel giro di uno o due anni. Un traguardo targato 'Made in Italy': la scoperta della molecola e la sua sperimentazione e' infatti frutto del lavoro dei ricercatori dell'Universita' Cattolica di Roma (istituto di Ematologia diretta da Giuseppe Leone) in collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) Icgeb di Monte Rotondo diretto da Dimitar Efremov, con un contributo finanziario della Associazione italiana per la ricerca sul cancro Airc. Allo studio e' stato notato ed apprezzato anche oltreoceano, tanto che si e' guadagnato un finanziamento da parte della Leukemia and Linfoma Society statunitense. A spiegare i risultati della ricerca, che sara' presentata al congresso di New Orleans, e' Luca Laurenti, ricercatore all'istituto di ematologia della Cattolica. Ma cosa funziona la moleca-killer R788? In pratica, la sua azione e' quella di 'spingere', attraverso un meccanismo naturale e non tossico, le cellule leucemiche a morire: R788 fa cioe' 'piazza pulita' delle cellule malate facendo in modo che queste smettano di proliferare. Cosi' la malattia si blocca. Per ora la conferma arriva dalla sperimentazione sui topi, ma i dati sono molto promettenti: ''nel nostro studio - afferma Laurenti - abbiamo utilizzato topi transgenici infettandoli con cellule leucemiche. Otto di questi topi malati - prosegue - sono quindi stati trattati con R788 e dieci invece no''. L'azione di R788, chiarisce quindi l'esperto, ''e quella di bloccare i segnali che dall'esterno arrivano alla cellula cancerosa dandole l'ordine di proliferare. La cellula leucemica cosi' sopravvive di meno ed e' spinta a morire naturalmente, e l'effetto finale e' che le cellule malate man mano scompaiono fino ad arrivare alla scomparsa della malattia stessa''. Ebbene, si e' visto che dopo alcune settimane, tutti e dieci topi non trattati sono morti, mentre gli otto cui e' stata somministrata la molecola R788 erano vivi e la maggioranza ha debellato la leucemia; alcuni di questi, pur mantenendo la malattia, hanno pero' avuto un decorso molto lento. Inoltre, sottolinea Laurenti, ''e' stata anche dimostrata la presenza di minimi effetti collaterali poiche' la molecola e' poco tossica ed e' gia' stata testata per altre patologie non tumorali auto immuni con effetto positivo''. Concluso lo studio sul modello animale, partira' entro pochi mesi, e' l'annuncio del ricercatore, la sperimentazione clinica sull'uomo: sara' condotta al Policlinico Gemelli di Roma su 25 pazienti. Il risultato e' notevole, commenta Laurenti, ''perche' questo farmaco promette di portare alla scomparsa della malattia evitando gli effetti collaterali dell'attuale chemioterapia; la cellula leucemica viene infatti spinta a morire in modo naturale, ovvero bloccando all'origine il segnale che la fa crescere e moltiplicare, e non attraverso un'azione tossica''. Un farmaco 'intelligente', conclude Laurenti, ''potrebbe dunque molto presto essere disponibile''. Una dimostrazione ulteriore che la leucemia, oggi, non e' piu' una malattia inguaribile.
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