05 AGOSTO  2009

IL SECOLO XIX

5 AGOSTO 2009

 

Caccia al killer che uccide i gattini

 

NOLI (SV) - IN VIA Fiumara 33, c'è qualcuno che non sopporta la presenza della locale colonia felina libera e butta via cibo e ripari creati dagli animalisti. Nelle scorse settimane, sono stati uccisi tre gattini e alcuni giorni fa una femmina adulta è morta, probabilmente avvelenata, mentre i superstiti sono spaventati ed inavvicinabili. Le guardie zoofile dell'Enpa e i vigili urbani stanno procedendo agli accertamenti per denunciare i colpevoli. La colonia, ora dimezzata, era costituita da otto animali, quasi tutti sterilizzati a cura dei volontari Enpa.


SANREMO NEWS
5 AGOSTO 2009
 
Sanremo: animali maltrattati, una lettera di denuncia
 
Laura Gobbo invia una lettera di protesta dopo aver verificato una situazione non delle più ottimali in un negozio di animali di Sanremo. Allega inoltre una lettera di denuncia inviata all'Enpa affinchè intervenga presso il negozio stesso. "A seguito di una spiacevole avventura che mi è capitata presso un noto negozio di animali di Sanremo, mi sono rivolta all'ENPA per poter denunciare il fatto ed ho scoperto che, purtroppo, il mio è solo l'ultimo di tantissimi reclami che da tempo vengono loro recapitati.... Ho deciso di rivolgermi anche a Sanremo News per sensibilizzare gli utenti verso questa forma di barbarie nei confronti dei nostri amici a 4 zampe, gli amanti degli animali sono tantissimi e sono sicura che un grido di avvertimento verrà indubbiamente preso in considerazione.
Sarebbe bellissimo riuscire a vietare la vendita di animali in vita a determinati negozi...".
Ecco copia della lettera di denuncia spedita all'ENPA dalla signora Laura Gobbo:
"Gentilissimi,
vi scrivo per denunciare un increscioso fatto che mi è capitato e che mi auguro di cuore non si ripeta più. In data 30 luglio mi sono recata, nel tardo pomeriggio, presso un negozio di Sanremo per prendere una coniglietta nana che facesse compagnia al mio coniglio di 3 anni, rimasto solo dopo la prematura morte della sua sorellina con la quale aveva condiviso tutta la vita (era in sovrappeso a causa di una disfunzione metabolica e ha avuto un infarto).La prima impressione non è stata delle migliori poiché ho notato che tutti gli animali vengono tenuti ammassati in gabbie troppo piccole per loro e messi in angoli angusti, alcuni sono esposti alla corrente d’aria e smog e hanno un’espressione molto triste, probabilmente vivono lì già da tempo dato che hanno dimensioni un po’ troppo grandi per essere dei cuccioli. Tuttavia nella mia ricerca scorgo una coniglietta di circa 4 mesi (età stabilita approssimativamente da me e dal mio veterinario di fiducia, dato che al negozio non sapevano darmi una risposta precisa…) che mi 'conquista' e decido di portarla a casa.La nuova sistemazione sembra piacere molto alla cucciola, che tra l’altro stringe subito amicizia col mio coniglietto e si ambienta in tempo record, purtroppo però verso l’ora di cena comincia a starnutire ripetutamente e continuerà a farlo per tutta la notte. La mattina seguente (venerdì 31) la porto dal veterinario il quale mi diagnostica una probabile rinite, ma a causa della tenera età della coniglietta e del fatto che non è mai stata vaccinata mi paventa la possibilità che si tratti di mixomatosi, malattia per lei mortale. Mi prescrive due cicli al giorno di aerosol per liberarle le vie respiratorie con visita di controllo martedi 4 agosto… Purtroppo la piccolina non ci arriverà perché mi è morta sotto gli occhi nella notte tra sabato e domenica.Col cuore a pezzi, ma anche con tanta rabbia, lunedì mi reco nuovamente dal negozio in questione per raccontare l’accaduto e chiedere spiegazioni, dato che mi avevano venduto una coniglietta che era evidentemente già malata e che loro non avevano né curato né segnalato a me al momento dell’acquisto, ma la loro maleducazione ha avuto il sopravvento ripetendomi che da loro era sana ed ero stata io a farla ammalare quando l’ho portata a casa, dando dell’incompetente a me ed al mio veterinario, giustificandosi col fatto che i conigli sono delicati e preoccupandosi solo di ripetermi che mi avrebbero rivenduto un’altra coniglia!!!!!!
Premettendo che io non sono certo Madre Natura, ma vivo (felicemente!) con dei coniglietti per casa da tre anni ed ho la fortuna di poter contare su un veterinario che è molto competente in materia, conosco le loro esigenze, so come curarli e come gestire la loro alimentazione, igiene e pulizia di gabbia e cuccia. Ritengo impossibile che questa piccolina si sia ammalata nel giro di 20 minuti (il tempo di andare dal negozio a casa mia, tra l’altro tragitto in macchina che ho fatto con la scatola dove c’era la cucciola sulle ginocchia, senza aria condizionata e con solo 2 dita di finestrino aperto, proprio per evitarle colpi d’aria! E ovviamente non guidavo io…) così come ritengo impossibile che una rinite possa stroncare la vita di un coniglio nel giro di 48 ore.
Ritengo che il personale di tal negozio sia totalmente inadeguato per la gestione di animali in vita, poiché non ne hanno rispetto e non rispettano nemmeno la clientela che si rivolge a loro, dovrebbero limitarsi alla vendita di prodotti per animali e basta! A conferma dei miei sospetti, il fatto che giovedì tra i conigli disponibili ci fosse un solo maschio e 4-5 femmine (io cercavo esplicitamente una femmina), mentre lunedì erano diventati inspiegabilmente tutti maschi... eppure erano sempre gli stessi!!!! Come mai??? Durante la discussione, un signore che si è intromesso (con la scusa di essere il padre della proprietaria) parlava e sbatteva continuamente e con forza la mano su una gabbia dove alloggia un gatto... alla fine sono stata io a dovergli intimare, senza troppo garbo, che se davvero loro amano gli animali allora non si sbatte violentemente la mano sulla gabbia di uno di questi! Il povero gatto era notevolmente spaventato!!!
Questa è la triste storia, confido nel vostro intervento per poter effettuare dei controlli e magari, finalmente, impedire a questi 'signori' di continuare a maltrattare gli animali, non lo faccio per me ma proprio per il rispetto ed il profondo amore che nutro per queste creature che non meritano assolutamente tutto ciò; la mia cucciola ha ricevuto, almeno nei suoi ultimi due giorni di vita, tante cure e tanto amore... probabilmente prima non sapeva nemmeno cosa volesse dire ricevere una carezza! Non voglio pensare a quello che può succedere agli animali che sono ancora nel negozio... se per caso cominciano a stare male…
Ringraziandovi anticipatamente per il vostro operato e per il nobile lavoro che svolgete ogni giorno, porgo i miei più cordiali saluti.
Laura Gobbo".

CRONACA QUI
5 AGOSTO 2009
 
L’uomo è stato denunciato. Sequestrato anche un canile abusivo
Cavallo ucciso a colpi di forcone per dispetto alle guardie zoofile
 
TORINO - Quando lo scorso sabato pomeriggio le guardie zoofile della Lida si sono recate in un cascinale ad Isolabella quel­lo che doveva essere un norma­le controllo di routine si è trasformato in una vera e propria mattanza. I padroni dell’allevamento erano già stati sanzionato l’anno precedente per una serie di maltrattamenti ai danni degli animali. Al proprio arrivo i volontari si sono però accorti che nulla era cambiato rispetto al passato e che molte mucche continuavano ad essere denutrite ed in cagionevoli condizioni di salute. Su tutti, però, preoccupava una puledra di neanche un paio d’anni alla quale erano state riscontrate una serie di fratture agli arti inferiori. Una condizione che ha fatto decidere alle guardie della Lida, accompagnate dagli uomini dell’Arma di Chieri, di porre il piccolo animale sotto sequestro per trasportarlo in un altro allevamento. Una scelta, quella di portare via il cavallo, che non è stata accettata dal padrone del cascinale che per non consentire il trasporto ha ripetutamente colpito la puledra al costato con un appuntito forcone di ferro. L’animale, nonostante sia subito stato trasportato dai volontari alla più vicina clinica veterinaria, non è riuscito a riprendersi dalle molte lesioni ed i medici, purtroppo, non hanno potuto far altro che sopprimerlo. Il proprietario della puledra, oltre ad essere stato sanzionato per reati amministrativi per una cifra superiore ai 30 mila euro, ora dovrà rispondere in sede penale delle proprie azioni. Pochi giorni dopo il triste episodio le guardie zoofile della Lida hanno anche effettuato il sequestro di un canile abusivo a Piobesi. Sotto un capannone, all’interno di piccole gabbie di neanche un metro per due, erano stipati una ventina di cani, la maggior parte dei quali cuccioli. Come se non bastasse, gli animali vivevano in condizioni igieniche disastrose, immersi in quasi 40 centimetri di fango. Il padrone dell’edificio che non presentava nessun registro dei cani, che erano anche anche privi di microchip, è stato denunciato per gestione illegale di un canile e, quindi, gli animali sono stati sequestrati dai volontari.

LA ZAMPA.IT

5 AGOSTO 2009

 

Dalla depressione alla felicità per il nuovo cucciolo

 

La storia di questo Gorilla femmina dello zoo tedesco di Muenster un anno fa commosse il mondo. Il suo primo cucciolo morì pochi giorni dopo essere venuto al mondo ma la madre, diperata, continuò ad accudirlo ed accarezzarlo per giorni come fosse vivo. Dopo mesi di depressione ora Gana è guarita e la nascita di questo nuovo piccolo l'ha definitivamente resa felice.

 

VIDEO

http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=19720&tipo=VIDEO


LIBERO
5 AGOSTO 2009
 
Ha i cinghiali in freezer I fedeli animalisti danno la caccia al prete
 
Antonio Sanfrancesco
 
Provincia di Genova - Se non fosse per le minacce di morte («Ne ricevo diverse ormai, soprattutto di notte, e tutte mi augurano di fare la stessa fine dei cinghiali», dice sconsolato al telefono don Marco Fazio), la vicenda sarebbe anche grottesca. Il corpo del reato, cioè le carcasse dei due cinghiali uccisi, sono state trovate nel freezer della canonica e subito sequestrate dal Pm che ha aperto l’inchiesta. Da un parte, sul piede di guerra, ci sono gli animalisti che sabato scorso hanno inseguito di chiesa in chiesa il parroco della parrocchia di San Bartolomeo di Sori, in provincia di Genova, per protestare contro il suo gesto; dall’altro, le cinque persone, tutti cacciatori, finite nel registro degli indagati, insieme al prete, con l’accusa di «uccisione di animali con crudeltà e furto venatorio». In mezzo, lui, il povero curato, che qualcuno sul blog dell’Uaar (l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) ha già ribattezzato “don badile”. «Se fossi stato un normale cittadino e non un sacerdote, di questa storia non ne avrebbe parlato nessuno», sospira don Marco, «in realtà è il solito pretesto per attaccare la Chiesa».
vanghe e badili
«Il venti luglio scorso, dopo la messa vespertina, prima del banchetto», racconta il prete, «sette grossi cinghiali, che non erano affatto dei cuccioli come ha scritto qualcuno sui giornali, sono entrati nel recinto delle pecore dopo aver danneggiato la recinzione e si stavano avventando sul bestiame. A quel punto, alcuni giovani del paese sono intervenuti e con vanghe e badili ne hanno uccisi due, mentre gli altri cinque sono riusciti a scappare. Io ero lì presente ma non li ho nemmeno sfiorati, giuro». Di tutt’altro tenore la versione degli animalisti del Lav (Lega Anti Vivisezione) genovese: «A noi risulta invece che sia stato proprio il parroco a bloccare la via di fuga dei cinghiali agevolando, di fatto, l’azione dei cacciatori», dice la responsabile Daniela Filippi. Sta di fatto che l’episodio non è passato affatto inosservato. Prima sono scattate le indagini, curate da Gian Lorenzo Termanini, caponucleo delle guardie zoofile ambientali della provincia di Genova, poi l’iscrizione nel registro degli indagati dei sei da parte del sostituto procuratore Biagio Mazzeo. «Sono molto tranquillo anche perché tutta la mia gente è con me e mi sostiene», fa sapere don Marco, «come pure i miei superiori che sin dall’inizio di questa storia assurda mi hanno manifestato tutta la loro solidarietà». È un fiume in piena, il parroco: «Pensi che mi hanno persino descritto come un ubriacone mentre sanno tutti, in realtà, che sono astemio». A dirla tutta, però, il problema dei cinghiali che scorazzano liberi nei centri abitati esiste in tutta la provincia genovese. E non da oggi. Su questo, almeno, parroco e animalisti sono d’accordo. Molti di questi cinghiali, infatti, oltre a minacciare gli animali da cortile, distruggono gli orti e anche i muri che picconano con il loro muso. «Il problema è che tanta gente gli dà da mangiare e questo li spinge ancora di più a venire in città a far danni», spiega don Marco. «Questo è vero», ribatte la Filippi, «ma un prete deve occuparsi della salvezza delle anime non di quella degli orti».
la difesa
In attesa delle mosse della Procura, intanto, sabato scorso una quarantina di animalisti, tutti vestiti in nero, hanno protestato contro il parroco. «Il prete appena ci ha visti è scappato», racconta Filippi, «noi l’abbiamo seguito, ci siamo nascosti nella chiesa di Sussisa, tra i fedeli, e abbiamo assistito alla messa in silenzio. Alla fine, don Marco, che era molto agitato, si è difeso, dicendosi estraneo ai fatti e ha promesso che è pronto anche a scusarsi». Pace fatta o si tratta solo di una tregua?

JULIE NEWS

5 AGOSTO 2009

 

Palinuro (SA), cane-eroe salva bagnante in difficoltà

 

Vincenzo Rubano

 

Palinuro (SA) - Ci sono cani che aggrediscono, ma anche cani che salvano la vita. E mentre si parla di come neutralizzare la minaccia dei pitbull, ieri un cane bagnino ha tratto in salvo un uomo in difficoltà nel mare di Palinuro. Una notizia che dimostra come i cani possono essere ancora i migliori amici dell'uomo. Rambo, un Labrador di appena 11 mesi, ha salvato in località Saline, un bagnante 47enne di Foggia. Si è gettato in mare appena ha sentito l'invocazione di aiuto dell’uomo che era finito in un vortice e non riusciva più a tornare a riva. Con forza e coraggio il cane-bagnino ha tenuto a galla per dieci minuti il malcapitato in balia del mare. Ha resistito alle onde e alla violenza della corrente, che rispedivano indietro lui e l’uomo aggrappato alla sua imbracatura. Ha tenuto duro fino alla salvezza, quando è arrivato il pattino del suo padrone, Gianfranco Martorelli, il bagnino dello stabilimento balneare “La Torre”, che ha issato a bordo e messo definitivamente al sicuro il 47enne protagonista della brutta avventura. Per gli amanti dei cani, è la notizia che ci voleva, per ricordare che il mondo a quattro zampe non è popolato solo da pitbull aggressivi ma anche da cani eroi. Rambo, che proviene dalla scuola italiana di cani di salvataggio “Tirrenia” di Velletri,  è sicuramente tra questi. “E’ stato grande – spiega con un pizzico di orgoglio Gianfranco Martorelli – ha tratto il salvo il bagnante in pochi minuti. Dalla spiaggia la gente faceva il tifo per Rambo come in uno stadio”. I cani-bagnini sono sempre più frequenti sulle spiagge italiane. Ogni anno devono rinnovare il loro brevetto e sono in servizio permanente in numerose località della penisola. La maggior parte sono di persone in vacanza che hanno messo a disposizione delle capitanerie di porto i loro amici bagnini. Modo generoso di fare villeggiatura al mare.


LA NAZIONE
5 AGOSTO 2009
 
Maxi sequestro di rapaci al circo, proprietario denunciato
Gli animali sono stati sequestrati in un circo di Pistoia. Si tratta di 82 animali tra rapaci e pappagalli. Il proprietario del circo è stato denunciato ''per i reati di maltrattamento e detenzione degli animali in condizioni non compatibili con la loro natura, per la detenzione di specie Cites senza la prescritta documentazione e anche per truffa''
 
Pistoia - Maxi sequestro preventivo d'urgenza, probatorio e amministrativo-sanitario, di 82 tra rapaci e pappagalli a un circo a Pistoia. Il Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali (Nirda), insieme con il personale dell'Ispettorato generale e del Servizio Cites (Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali minacciate di estinzione) che ha fornito supporto logistico, in tutto una ventina, del Corpo forestale dello Stato ha portato avanti l'operazione dopo le verifiche, effettuate già nel mese di a maggio, che avevano evidenziato il reato di maltrattamento. Gli animali sono stati sottoposti in seguito ad esami sanitari da parte della Asl locale. I test effettuati hanno evidenziato che gli animali erano affetti da salmonellosi e clamidia, e nonostante ciò volavano
sopra il pubblico durante gli spettacoli, con rischio di contagio. Si tratta di rapaci (aquile, grifoni e falchi), pappagalli (tra cui diversi ara), pellicani, un pinguino e un surigato, che erano stati sequestrati al circo "Victor" a Pistoia dal Cites di Firenze e del Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale (Nipaf) di Pistoia. Il personale e i veterinari intervenuti hanno giudicato ''le condizioni dal punto di vista igienico-sanitarie pessime'', cosa che ha portato al sequestro preventivo e a quello probatorio, anche a quello amministrativo sanitario da parte della Asl.Dopo le cure necessarie gli animali sono stati trasferiti strutture adeguate per la loro salute, tra cui quella gestita dall'Ufficio territoriale per la biodiversità di Magliano dei Marsi della Forestale in provincia de L'Aquila. Il proprietario del circo è stato denunciato ''per i reati di maltrattamento e detenzione degli animali in condizioni non compatibili con la loro natura, per la detenzione di specie Cites senza la prescritta documentazione e anche per truffa''.

IL TIRRENO

5 AGOSTO 2009

 

Victor, animali trasferiti

 

MONTECATINI (PT). Dalle 19 di ieri sono stati trasferiti i circa 60 animali, in gran parte volatili, dello spettacolo viaggiante “Victor”, fermo a Montecatini, sottoposti a sequestro dal 28 maggio scorso dall’Asl e dagli agenti del Nirda (Guardia Forestale) con l’accusa di maltrattamenti e detenzione di animali incompatibile con la loro natura, già più volte denunciato dalla Lav per la custodia degli animali. Altri 17 esemplari, invece, in maggioranza rettili, sono stati restituiti al circo.  I volatili saranno ospitati in diverse strutture d’Italia, alcune delle quali messe a disposizione dal Cfs e dal Wwf. Afferma Nadia Masutti, responsabili circhi e zoo della Lav: «Potranno godere di cure e di una migliore sistemazione rispetto alla incivile segregazione nelle strette gabbie del “Victor” e al buio cui erano sottoposti. Si tratta di un caso senza precedenti, in cui più della metà degli animali adibiti a spettacoli circensi sono sequestrati in vista del processo, per accuse di maltrattamento. Se possiamo esultare per essere riusciti a garantire un futuro di benessere per gli animali cui il Tribunale del Riesame ha convalidato il sequestro, resta invece l’amarezza e il forte dissenso per il dissequestro degli altri circa 50 animali del Victor: in particolare coccodrilli, anaconde, marabù e un leone marino. Il leone marino è stato trovato detenuto praticamente in una “scatola” che ne limita i movimenti, gli squali costretti in una piscina di dimensioni assolutamente inadeguate e uno dei quali sarebbe malato a causa, non a caso, della mancanza di iodio. Una simile detenzione comprometterebbe il benessere psico-fisico di qualsiasi vivente: ma se questo non è ancora emerso in sede processuale, ora sarà il nostro consulente di parte, il medico veterinario Enrico Moriconi, ad esprimere un parere qualificato sulle condizioni di detenzione degli animali dissequestrati a supporto di una nuova istanza di sequestro».  La Lav sottolinea che la Commissione Scientifica Cites ha evidenziato tutta una serie di requisiti minimi “indispensabili” per la detenzione degli animali nei circhi, al fine di evitare di incorrere nel reato di maltrattamento, tra cui l’utilizzo di strumenti atti a regolare la temperatura degli ambienti in funzione delle singole esigenze degli animali ospitati, l’arricchimento ambientale come componente essenziale e, soprattutto, l’idoneità delle strutture di detenzione. Il Victor è un’attività di spettacolo viaggiante diversa dal circo comunemente inteso, dove comunque gli animali sono considerati “attrazioni” inserite nell’elenco delle attività spettacolari di cui all’art. 4 della legge 337/68. In questo caso gli animali non eseguono specifici numeri ma vengono mostrati, e vivono tenuti in gabbie e in spazi ridotti.


Animalieanimali

5 AGOSTO 2009

 

TRASFERITI SESSANTA ANIMALI SEQUESTRATI AL "VICTOR"
Lav contesta dissequestro di altri

 

Nel tardo pomeriggio di ieri, a partire dalle ore 19, saranno finalmente trasferiti i circa 60 animali, in gran parte volatili, dello spettacolo viaggiante “Victor”, fermo a Montecatini (Pistoia), sottoposti a sequestro dal 28 maggio scorso dall’Asl di Montecatini e dagli agenti del Nirda (Nucleo investigativo contro i reati a danno di animali) del Corpo Forestale dello Stato, con l’accusa di maltrattamenti (art. 544 ter c.p.) e detenzione di animali incompatibile con la loro natura (art. 727 c.p.), già più volte denunciato dalla LAV per le modalità di detenzione degli animali.
Gli animali saranno ospitati in diverse strutture d’Italia, alcune delle quali messe a disposizione dal CFS e dal WWF. Qui potranno godere di cure e di una migliore sistemazione rispetto alla incivile segregazione nelle strette gabbie del “Victor” e al buio cui erano sottoposti. Si tratta di un caso senza precedenti, in cui più della metà degli animali adibiti a spettacoli circensi sono sequestrati in vista del processo, per accuse di maltrattamento, di fatto impendendo la prosecuzione del Circo, dimostrando ancora una volta come la legge 189 del 2004 si applichi a tutti gli animali e in tutti gli ambiti, ivi compresi quelli di settore, come in questo caso nei circhi.
“Se possiamo esultare per essere riusciti a garantire un futuro di benessere per gli animali cui il Tribunale del Riesame ha convalidato il sequestro, e a trovare, tra mille difficoltà, per loro una nuova sistemazione, grazie all’encomiabile lavoro svolto dal Nirda del CFS, dal Servizio Veterinario Asl di Montecatini, dai nostri Avvocati e dagli attivisti LAV che da molti mesi seguono questo caso, resta invece l’amarezza e il forte dissenso per il dissequestro degli altri circa 50 animali del Victor: in particolare coccodrilli, anaconde, marabù e un leone marino – dichiara Nadia Masutti, responsabile LAV settore circhi, zoo ed esotici – Il leone marino è stato trovato detenuto praticamente in una “scatola” che ne limita i movimenti, gli squali costretti in una piscina di dimensioni assolutamente inadeguate e uno dei quali sarebbe malato a causa, non a caso, della mancanza di iodio. Gli animali erano costretti gran parte del tempo al buio perenne nei tunnel dei container, piombati, e con un microclima comune a una molteplicità di specie fra loro estremamente diverse. Una simile detenzione comprometterebbe il benessere psico-fisico di qualsiasi vivente: ma se questo non è ancora emerso in sede processuale, ora sarà il nostro consulente di parte, il medico veterinario Enrico Moriconi, ad esprimere un parere qualificato sulle condizioni di detenzione degli animali dissequestrati a supporto di una nuova istanza di sequestro”.
Tra gli esperti che hanno espresso il loro giudizio fortemente critico sulle condizioni di detenzione di degli animali di questo spettacolo, ricordiamo il medico veterinario intervistato, la scorsa primavera, dalla trasmissione “Striscia la notizia” (Canale 5), il quale ha evidenziato che non si riconosce il grado di sofferenza dei coccodrilli perché, al contrario di altri animali, non hanno una mimica facciale. Ma lo stesso accade per il leone marino, per gli anaconda, per gli squali, per gli uccelli: soffrono, ma non lo possono dimostrare perché noi non siamo in grado di capirlo.
“Sollecitiamo la Commissione Istruzione e Cultura della Camera dei Deputati a favorire in tempi brevi la dismissione degli animali da tutti i circhi attraverso l'approvazione della Proposta di Legge presentata nel 2008, prima firmataria l'on. Gabriella Gianmanco - continua Nadia Masutti - Ai cittadini chiediamo di preferire sempre i numerosi spettacoli senza animali, favorendo così una cultura sempre più estesa e radicata di rispetto verso i non umani”.
La LAV sottolinea che la Commissione Scientifica Cites ha evidenziato tutta una serie di requisiti minimi “indispensabili” per la detenzione degli animali nei circhi, al fine di evitare di incorrere nel reato di maltrattamento, tra cui l’utilizzo di strumenti atti a regolare la temperatura degli ambienti in funzione delle singole esigenze degli animali ospitati, l'arricchimento ambientale come componente essenziale e, soprattutto, l’idoneità delle strutture di detenzione.
Il Victor è un’attività di spettacolo viaggiante leggermente diversa dal circo comunemente inteso, dove comunque gli animali sono considerati “attrazioni” inserite nell’elenco delle attività spettacolari di cui all’art. 4 della legge 337/68. In questo caso gli animali non eseguono specifici numeri ma vengono semplicemente mostrati, e vivono segregati in gabbie e in spazi davvero ridotti.


SAVONA NEWS
5 AGOSTO 2009
 
'Salvate il gabbiano Rayan', e-mail di una lettrice
 
Marzia scrive in merito alla vicenda del gabbiano e racconta quello che è capitato a lei.
"Volevo anche io spendere quattro righe in merito alla mail di quel signore che ha soccorso il piccolo gabbiano. Più di un mese fa ormai, in seguito ad una giornata ventosa, abbiamo trovato sul terrazzo di casa nostra un piccolo (si fa per dire) di gabbiano. Camminava a malapena, e non c'era modo di riportarlo al nido dove c'era la mamma, sempre comunque attentissima ai suoi movimenti. Non sapendo che fare, l'indomani ho telefonato al veterinario che mi ha detto di rivolgermi al 118. E di qui sono iniziate le catene telefoniche dove ogni ente mi rimandava ad un altro. La conclusione è stata che a nessuno importava del povero pulcino perché non considerata una specie protetta. Addirittura mi son sentita dire da qualcuno, che non recuperavano gabbiani perché non sono animali selvaggi... (ma perché il gabbiano è domestico?). Alla fine ho adottato il pulcino, l'ho sfamato, dissetato, gli ho dato un nome (Pino), l'ho visto crescere e cambiare il piumaggio finch'è non ha preso il volo. Una soddisfazione immensa salvare un essere vivente!".

IL MATTINO
5 AGOSTO 2009
 
Il primo tuffo non si scorda mai
 
Il primo tuffo non si scorda mai. Nel bene e nel male. Don Pascalone, 63 anni, pescatore napoletano, racconta: «Io e Pallino stavamo in barca. Lui aveva pochi mesi. Improvvisamente è caduto in acqua. Dallo spavento, ancora oggi, appena lo porto al mare scappa come se avesse visto il diavolo...». Fido cucciolo è come un bimbo, sa nuotare per istinto ma ha paura dell’acqua, avvertono i veterinari. Alcune razze, come i Terranova o i Labrador sono state selezionate proprio per la loro attitudine al nuoto, ma molto dipende dal soggetto. Per fare entrare Fido in acqua senza traumi o stress e se è abituato al gioco del riporto lanciamogli un oggetto, un gioco, una palla, prima sulla spiaggia poi, dopo due o tre tiri, sul bagnasciuga. Inseguendo l’oggetto comincerà a bagnarsi le zampe e a prendere confidenza con l’acqua. Gettiamogli il gioco sempre più lontano fino a quando non enterà in mare e inizierà a nuotare. Premiamolo ogni qualvolta ci riporta l’oggetto o anche se ha solo tentato di prenderlo. I premi consistono in carezze o bocconcini, se ne abbiamo a disposizione. Non usate pezzi di legno scheggiati, potrebbe ferirsi. Come per noi, vale la regola di non entrare in acqua subito dopo aver mangiato. Comunque non forzatelo mai se non desidera bagnarsi ed evitate che resti in mare troppo a lungo. Se si stanca molto e abusa delle sue energie, potrebbe avere un malore. Se siete in mare insieme e lui vuole raggiungere la riva, non richiamatelo per farlo restare con voi: evidentemente ha bisogno di riposarsi. Fate attenzione a nuotare vicino a lui, le sue unghie potrebbero graffiarvi. Appena esce dall’acqua l’animale si scuote, ma resta comunque bagnato. Non costringetelo a stare al sole per farlo asciugare rapidamente: può scottarsi, soprattutto nei punti più delicati come naso, orecchie e pancia, o comparire l’eritema con macchie rosse che danno prurito. I cani di colore chiaro sono più esposti ai raggi solari di quelli scuri. Fido potrebbe bere l’acqua di mare per dissetarsi. Questa bevuta gli provocherà quasi sicuramente un aumento della peristalsi intestinale e quindi una transitoia diarrea. Sulla spiaggia il cane deve stare bagnato o umido per evitare la disidratazione e avere sempre a disposizione una ciotola con acqua fresca. Occhio al bagnasciuga: alghe, rifiuti organici e animaletti morti, essendo prodotti in putrefazione pieni di batteri, se ingeriti dall’animale possono provocare intossicazioni alimentari anche mortali. Se, dopo 5-6 ore, compaiono vomito e diarrea sanguinolenta, correte da un veterinario. Fido «mangia» la sabbia? In questo caso può andare incontro (come per l’uomo) a gastriti, ma anche alla ben più grave occlusione intestinale. Se per due, tre giorni non fa i suoi bisognini, fatelo visitare con urgenza.

LA PROVINCIA PAVESE

5 AGOSTO 2009

 

Il proprietario del cane rischia la causa penale e di pagare anche i danni

 

PAVIA.  Il proprietario del pitbull rischia l’accusa di omessa custodia di animale, con conseguenze sia sul piano civile che penale. La coppia, ieri, ha presentato una denuncia direttamente al pronto soccorso e nei prossimi giorni potrebbe rivolgersi a un legale per formalizzare la richiesta di danni.  Le norme a cui devono sottostare i proprietari di cani considerati aggressivi sono chiare e riguardano sopratutto la vigilanza. Il proprietario ha l’obbligo di dotare il cane di museruola e guinzaglio in ogni luogo (il guinzaglio deve avere una misura non superiore a un metro e 50 centimetri nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico): previsto anche l’obbligo di stipulare una polizza di assicurazione di responsabilità civile per danni causati a cose, animali o persone. E’ invece in via di approvazione la proposta dei percorsi formativi per i proprietari, con regolare rilascio di una patentino che accerti l’acquisizione di adeguate cognizioni sulla corretta detenzione di un cane.


DIRE
5 AGOSTO 2009
 
Animali abbandonati, una strage: in 10 anni 40mila incidenti stradali
La Csaa: "Si commette un reato penale e si creano le condizioni per incidenti anche mortali". Il bilancio è di 4mila feriti, e 200 morti. "Serve una task force delle istituzioni"
 
ROMA - "Negli ultimi dieci anni sono stati oltre 40mila gli incidenti stradali causati da animali abbandonati, con 4.000 feriti e 200 morti": questi i dati allarmanti forniti dal Csaa (Centro sportivo e delle attività per l'ambiente) per voce del presidente Marco Ciarafoni sul tragico fenomeno che ogni anno colpisce il nostro paese. "Qualche timido segnale positivo di questi primi giorni di esodo- continua Ciarafoni- non deve arrestare l'azione istituzionale e civica, anche attraverso l'impegno del volontariato e dell'associazionismo, per contrastare la piaga dell'abbandono degli animali durante i mesi estivi". Perciò serve una "vera 'task force' operativa che in sede di Conferenza Stato Regioni si occupi sistematicamente dei temi legati al benessere animale" auspica il presidente Csaa. Con l'abbandono "si commette un reato penale e si creano le condizioni per gravi incidenti stradali, anche mortali", ricorda Ciarafoni. Dalle istituzioni, "a tutti i livelli, ci aspettiamo più concretezza nel dare seguito alle previsioni di legge a cominciare dal rigore nell'applicare le norme sull'anagrafe canina- auspica il presidente Csaa- chiediamo però che si istituzionalizzi una vera 'task force' operativa che in sede di Conferenza Stato Regioni si occupi sistematicamente dei temi legati al benessere animale (anche per combattere altri deprecabili fenomeni come il combattimento o le aggressioni) dove istituzioni e associazioni possano governare in una logica di sistema tutto il comparto".

LA ZAMPA.IT
5 AGOSTO 2009
 
E' morta Benson, la carpa amica dei pescatori
 
Lutto tra i pescatori del Cambridgeshire, è morta Benson, considerata la carpa più grossa della Gran Bretagna.
Pesava 29 chili e viveva nei laghi Bluebell nei pressi di Peterborough, i pescatori della zona facevano a gara per pescarla, farsi la foto, e poi rigettarla in acqua. Ad ucciderla sembra siano state alcune noccioline non tostate, che i pesci non sono in grado di digerire, gettate in acqua da qualche frequentatore dei laghi.
"Era un pesce popolare tra la gente - dice Tony Bridgefoot - I pescatori l'avevano adottata, c'erano quelli che la pescavano ogni due-tre giorni, e quelli che per sei-sette anni ci provavano senza riuscirci."
 
FOTO
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=19715&tipo=FOTOGALLERY

LIBERO

5 AGOSTO 2009

 

Novità intercontinentali

 

OSCAR GRAZIOLI

 

Ieri sera ero a casa di un amico e facevamo due chiacchiere davanti a una birra fresca, mentre il suo cane, uno Yorkshire d'intelligenza rara, stava giocando con la Playstation.A un certo punto, mentre ci stiamo accalorando su una banale faccenda di sport, Albert (il cane) molla la Play e si proietta a razzo davanti al televisore. Fermo, immobile sembra quasi non respirare, mentre ficca il tartufo praticamente dentro il monitor. Interrogo con gli occhi il mio amico. «Ah, non so, ci sarà una notizia interessante» e mentre così dice accende un'altra Tv sullo stesso canale. Sullo schermo c'era uno Scnhauzer sale e pepe che stava cercando di "montare" una specie di giocattolo rosso.Ci sono cani maschi che tendono a montare di tutto, in certi periodi, compresa (anzi preferita) la gamba dei proprietari o degli amici che vengono in visita, per cui francamente non ci vedevo nulla di strano. Alzato il volume, abbiamo capito quale era la notizia sensazionale e perché Albert era così interessato. Una ditta brasiliana, la Petsmiling, specializzata in giocattoli e accessori per cani e gatti, ha presentato alla fiera di S.Paolo una bambola gonfiabile per cani con istinti sessuali esuberanti. Risolto dunque il problema delle fastidiose attenzioni che il proprio cane rivolge alle gambe. Quando comincia a rompere le scatole, basta portarlo nella sala sexy, rigorosamente in penombra, ed estrarre dall'armadio la bambola gonfiabile. Ce ne sono di varie fogge e colori, adatte ovviamente a tutte le taglie, tutte con il loro bel "buco" morbidino dove inserire il pisello arrapato. La faccenda mi fa sovvenire quanto raccontava un grande allevatore e giudice cinofilo Mario Perricone. Subito dopo la guerra nei canili si tenevano un certo numero di femmine e, quando una di loro andava in calore, il custode chiamava il proprietario di Fido che, per una cifra equa, faceva sfogare il suo cane sulla meretrice forzata. Poi arrivò la senatrice Merlin e anche le brame amorose canine subirono un contraccolpo.La bambola gonfiabile sarà presto in vendita anche in Europa, assicura la Petsmiling. D'altronde ai brasiliani non v'è nulla da insegnare in questo campo. Non ho però visto se in dotazione c'è anche una fialetta di ormoni o urina di cagna in calore, perché, sarà pure brasiliana, ma un buco così, nudo e crudo, è sempre un buco. Inoltre sarà bene che il proprietario sappia che il pene del cane contiene un osso e se quello si ribalta con la bambola... ma forse è inutile creare allarmismi. Della serie: basta che respiri.


GAZZETTA DI PARMA
5 AGOSTO 2009
 
Vuole 10mila euro per un gattino: denunciato per tentata estorsione
 
Sorbolo (PR) - «Ho ritrovato il gatto che avete perso, ma se non mi date 10mila euro lo ucciderò!». Suonava così la minaccia che un pregiudicato napoletano 21enne ha rivolto domenica notte a un 37enne di Sorbolo. Il giovane - che si era inventato tutto - è stato denunciato per tentata estorsione.
Tutto è cominciato quando - in base alla ricostruzione dei fatti operata dai carabinieri - il 37enne ha messo in giro dei cartelli riguardo allo smarrimento di un gattino. Il classico cartello, con la descrizione del micio e l'offerta di una ricompensa per chi avesse contribuito al ritrovamento dell'animale. Letto l'annuncio, i carabinieri hanno appurato che il 21enne ha chiamato l'imprenditore 37enne, da un telefono pubblico in un bar. Gli ha raccontato di aver ritrovato il gattino, ma che per ridarglielo voleva 10mila euro. Altrimenti l'avrebbe ucciso. Dapprima il 37enne ha rifiutato, ma dopo la seconda chiamata del 21enne ha accettato di incontrarlo per lo scambio. Nel contempo però il proprietario del gatto ha chiamato i carabinieri, che sono risaliti al bar dal quale sono partite le chiamate, trovando anche un testimone (un avventore che ha assistito per caso alla chiamata, ma pensava a uno scherzo). Il giovane napoletano - che non aveva affatto ritrovato il gatto - è stato identificato e denunciato a piede libero per tentata estorsione.

IL TIRRENO

5 AGOSTO 2009

 

Un arsenale in mezzo al bosco

 

Giulio Corsi

 

PESCIA (PT). In mezzo al bosco tra Stiappa, Croce a Veglia e Pontito avevano issato un vero e proprio fortino, difeso da sbarre chiodate, strisce di ferro e spunzoni per impedire a qualunque mezzo di avvicinarsi. E nel casolare trasformato in fortino, avevano costruito un arsenale: 10 fucili, di cui 4 non denunciati e 2 con la canna mozzata. Due pistole, una bomba a mano, due silenziatori, chili di munizioni.  Ora due degli uomini che vivevano in quella casa immersa nei boschi della Svizzera Pesciatina sono finiti in carcere. E gli altri tre sono indagati. Dietro le sbarre per decisione del sostituto procuratore Emiliano Raganella sono finiti due fratelli di Pescia, R.G. e R.G., di 53 e 58 anni. Rischiano una condanna fino a otto anni per la detenzione delle armi non denunciate, della bomba ma soprattutto dei due silenziatori, il cui fine - ha spiegato il vice questore vicario Mauro Ciavardini, che ha coordinato in prima persona l’operazione - è al vaglio degli inquirenti. Il silenziatore infatti, è stato sottolineato in Questura, trasforma un’arma normalissima in un’arma di tipo da guerra.  Le manette ai polsi dei due fratelli sono scattate sabato, dopo l’irruzione al casolare-fortino, all’interno del quale i poliziotti hanno trovato anche numerosi trofei imbalsamati, tra cui teste e code di lupo. Non sono stati trovati invece animali appena uccisi, anche se secondo le indagini l’attività di bracconaggio dei cinque era finalizzata soprattutto alla vendita di carne e all’imbalsamazione.  L’operazione è nata da un normale controllo anti-bracconaggio della polizia provinciale. Gli uomini del comandante Franco Monfardini hanno trovato un fucile con la canna mozzata e hanno deciso di approfondire la questione, scoprendo che l’arma era di provenienza furtiva. Due indizi che hanno acceso l’indagine condotta insieme alla Questura di Pistoia e che ha portato a individuare i cinque individui, alcuni dei quali con piccoli precedenti penali, e il casolare in cui si rifugiavano in una zona isolata nei boschi di Pescia.  E sabato è scattato un vero e proprio blitz da parte di 15 uomini tra agenti della provinciale e della polizia di stato: in pieno giorno sette mezzi fuoristrada sono arrivati nel bosco, si sono avvicinati senza destare il minimo sospetto al casolare, hanno accerchiato la struttura in cui si trovavano i bracconieri, difesa oltreché da bande chiodate, spunzoni e strisce di ferro posizionate nei vari sentieri, anche da decine di cani. In pochi attimi però i poliziotti sono penetrati nel fortino e hanno immobilizzato i bracconieri, portandoli in questura.  In mezzo a quell’arsenale di armi denunciate e non denunciate è stata trovata anche una bomba a mano, utilizzata probabilmente per uccidere cinghiali in gruppo. Per farla brillare sono arrivati gli artificieri da Firenze.


IL TIRRENO

5 AGOSTO 2009

 

Per la caccia al cinghiale invece delle cartucce c'erano le bombe a mano

 

PESCIA (PT). Sembrava di essere in uno di quei baracconi del luna park in cui ti appaiono i bersagli d’improvviso e tu devi sparare. Peccato però che nel bosco di Pescia, attorno al casolare dei due fratelli arrestati, gli animali fossero veri, e di qualunque tipo, specie protette come i lupi, e non. E che i bracconieri fossero pronti a usare ogni mezzo. Non solo i classici lacci, corde, trappole, arpioni e tiranti in acciaio, ma anche bombe a mano che probabilmente venivano scagliate contro gruppi di cinghiali per farne fuori a decine in una volta sola, o fucili con faro puntati contro, in una zona in cui gli animali venivano attirati di notte attraverso esche. Una volta che lupi e cinghiali si portavano sotto tiro, automaticamente si accendeva una luce fioca, che non li spaventasse ma li illuminasse per essere colpiti. «Il fucile col faro? È lì dal 1974, era di mio padre, nessuno lo ha più toccato», ha replicato agli agenti uno dei due arrestati. Peccato che la batteria della lampada fosse di ultima generazione e carica, pronta per essere utilizzata.


Animalieanimali

5 AGOSTO 2009

 

ARMI E TESTE LUPO, ARRESTATI BRACCONIERI

In provincia di Pistoia

 

Due fratelli di Pescia sono stati arrestati e altre tre persone sono indagate a conclusione di un'operazione antibracconaggio condotta dagli agenti della questura e da quelli della polizia provinciale di Pistoia intervenuti in pieno giorno con una quindicina di uomini. A darne notizia gli agenti della questura.
Nel casolare dei due fratelli, sulle colline pesciatine, sono stati sequestrati una decina di fucili, due pistole con silenziatori (alcune delle armi non erano in regola) e centinaia di cartucce. Sotto sequestro anche materiali per la cattura di animali selvatici (lacci, corde, trappole, arpioni, tiranti in acciaio), oltre a trofei imbalsamati tra cui alcune teste di lupo. E' stata rinvenuta anche una bomba a mano, che è stata fatta brillare sul posto dagli artificieri. I due arrestati rischiano una condanna fino a otto anni.


LA PROVINCIA PAVESE

5 AGOSTO 2009

 

Ecovandali contro Novartis A fuoco la villa del top manager

 

GINEVRA. Villa incendiata in Austria, profanazione della tomba di famiglia in Svizzera: Daniel Vasella, manager del gigante farmaceutico svizzero Novartis, è stato vittima in pochi giorni di una serie di «incidenti» che molti attribuiscono ai militanti più estremi dei movimenti anti-vivisezione.  La scorsa settimana, Vasella, presidente della direzione e del consiglio di amministrazione di Novartis, era stato preso di mira dagli animalisti, che hanno dissotterrato e asportato l’urna funeraria di sua madre dalla tomba di famiglia a Coira. La lapide è stata imbrattata con una scritta: «Drop HLS now», acronimo di Huntingdon Life Sciences, la più grande società europea che esegue sperimentazioni animali, di cui Novartis è cliente. Per gli inquirenti potrebbe trattarsi dell’opera di militanti della Shac (Stop Huntingdon Animal Cruelty), associazione britannica che si batte per fare chiudere i battenti di Hls, accusata di uccidere 500 animali al giorno. Un membro di Shac ha detto però di «non sapere nulla di questa operazione». D’altra parte, il sito della Shac annuncia una settimana d’azione per fine agosto proprio contro i principali clienti di Hls: oltre a Novartis, le ditte Astrazeneca e Brystol Myers Squibb.  Nessuna rivendicazione per l’incendio, lunedì notte, della villa di Vasella, a Bach, in Tirolo (per fortuna in casa non c’era nessuno), ma la polizia non esclude il dolo. Testimoni hanno raccontato di aver sentito uno scoppio, e poi sono state viste delle fiamme che hanno distrutto l’intera facciata.  Negli ultimi tempi, attivisti della Shac hanno cercato a diverse riprese di intimidire dei dipendenti della Novartis in Francia, incendiando le loro vetture. Hanno inoltre appiccato il fuoco a un impianto del gruppo farmaceutico. Hls è considerato il più grande laboratorio privato di sperimentazione animale in Europa. Novartis, gruppo farmaceutico con sede a Basilea - e che ha un importante laboratorio anche a Siena - è impegnato nella corsa al vaccino contro il virus H1N1 dell’influenza pandemica. Nel 2008 ha registrato un balzo dell’utile netto del 25% a 8,2 miliardi di dollari.


IL CENTRO

5 AGOSTO 2009

 

Fido può entrare nelle spiagge abruzzesi solo se è piccino

 

Rosa Anna Buonomo

 

Pescara - Fido non può entrare nelle spiagge abruzzesi. A meno che non sia di piccola taglia e al di sotto dei sette chili. L’ordinanza balneare 2009, infatti, consente l’accesso in spiaggia ai cani di peso superiore soltanto negli stabilimenti dotati di aree attrezzate. Ma nella regione non ci sono lidi che garantiscono questo servizio. «Ci stavamo organizzando per accogliere anche animali di grossa taglia, ma abbiamo dovuto fare i conti con l’erosione della spiaggia che ha limitato gli spazi», dicono allo stabilimento La Playa alla Pineta di Pescara, «Accettiamo i cani, purché siano piccoli e vengano tenuti al guinzaglio sotto l’ombrellone» chiariscono, i titolari dello stabilimento precisando che «i proprietari devono attrezzarsi con borse per il trasporto dell’animale e occuparsi della sua pulizia».  «Non ci risulta che sulla costa abruzzese esistano aree riservate all’accoglienza di cani di grossa taglia», spiegano dalla Direzione marittima di Pescara, l’amministrazione della Marina Militare che sovrintende alle coste abruzzesi e molisane. «La nuova ordinanza prevede che i gestori degli stabilimenti balneari possano scegliere autonomamente se permettere l’accesso ai cani. Devono essere, però, rispettate delle regole».  I proprietari potranno occupare soltanto gli ombrelloni delle prime file, per non disturbare gli altri clienti. I cani, rigorosamente di piccola taglia, dovranno essere portati in braccio fino all’ombrellone assegnato e tenuti al guinzaglio. Inoltre, va garantita la pulizia dell’animale e dell’area occupata. Si rischiano multe se a scodinzolare sulla sedia a sdraio sono cuccioli di grosse dimensioni.  «Si è parlato molto dell’apertura di aree riservate ai cani più grandi, ma l’iniziativa non ha avuto un grande successo», spiega Carmelita Bellini, presidente dell’Ente protezione animali di Pescara.  «I lidi si stanno organizzando in maniera autonoma, ma per quanto ne sappiamo non esiste ancora nessuna area costruita per ospitarli». Non è consigliabile, in ogni caso, portare il cane in spiaggia, soprattutto nelle ore più calde: «La sabbia e il sole non gli fanno assolutamente bene», sottolinea la Bellini. «Più che pensare ad attrezzare gli stabilimenti balneari bisognerebbe, piuttosto, occuparsi della costruzione di spazi adatti, dove farli passeggiare».


IL NUOVO
5 AGOSTO 2009
 
Animali: nata Tapira al Bioparco
Il lieto evento 4 settimane fa, da oggi visibile al pubblico
 
ROMA - Fiocco rosa al Bioparco di Roma per la nascita di Nausicaa, una femmina di Tapiro sudamericano (Tapirus terrestris). Il presidente della Fondazione Bioparco di Roma Paolo Giuntarelli, annunciando il lieto evento, ha reso noto che Nausicaa ha passato le prime 4 settimane con la mamma in un recinto non visibile al pubblico, ma da oggi convivera' con il padre e il fratello. La sua nascita rientra nel programma europeo di conservazione per le specie a rischio di estinzione.
LIBERO
5 AGOSTO 2009
 
Roma, fiocco rosa al Bioparco
È nata la tapira Nausicaa
 
Ancora una nascita al Bioparco di Roma: è nata Nausicaa, una femmina di tapiro sudamericano (Tapirus terrestris). Lo annuncia il presidente della Fondazione Bioparco di Roma, Paolo Giuntarelli, spiegando che “alla nascita il cucciolo pesava tra i 4 e i 5 kg. La mamma è Margherita, nata a Roma nel 1987, mentre il papà è Franco, 8 anni, ed è arrivato al Bioparco nel 2003 da uno Zoo della Repubblica Ceca, nell'ambito del programma europeo di riproduzione in cattività. Nausicaa ha trascorso le prime quattro settimane di vita insieme alla mamma in un recinto non visibile al pubblico per esigenze di acclimatazione. “ Da oggi - spiega Giuntarelli - la cucciola convive con la mamma, il papà, il fratello maggiore Paco (nato al Bioparco del 2005) e la sorella Ines, nata a dicembre del 2006 nel grande recinto misto del Sud America dove sono presenti i capibara (i roditori più grandi del mondo) insieme a nandù (uccelli simili agli struzzi), e mara (lepri della Patagonia)”. Il tapiro è una specie a rischio di estinzione e la nascita di Nausicaa rientra nel programma europeo di conservazione (EEP) per le specie minacciate di cui il Bioparco fa parte.

ASCA

5 AGOSTO 2009

 

ROMA: DE PRIAMO, STANZIATI 500MILA EURO PER RILANCIO BIOPARCO

 

Roma - ''Nell'emendamento di giunta all'assestamento di bilancio 2009 e' stato inserito lo stanziamento di 500 mila euro per la Fondazione Bioparco di Roma. Un segnale importante circa la volonta' di rilanciare il Bioparco, per farne un punto di riferimento nella politica di promozione e sensibilizzazione dei giovani e delle famiglie sui temi della biodiversita'. Con questo finanziamento sara' possibile avviare progetti di miglioramento degli spazi per gli animali e di riorganizzazione generale del Giardino zoologico le cui strutture, negli anni passati, sono state destinate ad attivita' che nulla avevano da spartire con le finalita' proprio del Bioparco''. E' quanto dichiara in una nota il presidente della Commissione Ambiente del Comune di Roma, Andrea De Priamo.
''La nascita della tapira Nausicaa - continua De Priamo - rientra nella politica del programma scientifico di livello europeo di tutela e conservazione per le specie minacciate cui aderisce il Bioparco ed e' pertanto fuori luogo qualsiasi polemica su una presunta ripresa indiscriminata delle nascite. Per quanto riguarda le nomine del Comitato scientifico - conclude il presidente della commissione Ambiente - se la collega Cirinna' conferma la volonta' di mettere la sua carica a disposizione presentando le proprie dimissioni, questo atto consentira' all'Amministrazione di nominare prontamente il nuovo presidente del Comitato scientifico e di portare avanti compiutamente i programmi previsti per il rilancio del Bioparco''.


TISCALI ANIMALI
5 AGOSTO 2009
 
La balena franca di Groenlandia compone una canzone per ogni amore
 
Che le balene cantino per amore è cosa che alcuni già sanno. Ciò che ha stupito i ricercatori ascoltando le registrazioni degli idrofoni è che una particolare specie balena, ha sviluppato un sofisticato canto “a più voci” che rende molto più attrattivo il richiamo d'amore per il futuro partner.
Gli idrofoni della base olandese hanno potuto così registrare il canto d'amore della balena franca di Groenlandia, una melodia molto sofisticata - si è scoperto - sviluppata da questi cetacei per attrarre in maniera più efficace le compagne (o i compagni) e garantire in questo modo la sopravvivenza della specie.
"Il canto delle balene non è un fenomeno nuovo - dice Outi Maria Tervo, responsabile della stazione scientifica olandese di Qeqertarsuaq - La cosa speciale è però che la Balaena mysticetus, riconoscibile alla testa gibbosa, seconda per grandezza solo alla balena azzurra canta “a più voci”. Produce due differenti “canzoni' o suoni, a volte anche mischiati tra loro. Cosa mai registrata in altri cetacei".
"Inoltre, questi animali, che possono arrivare a 20 metri di lunghezza e alle 152 tonnellate di peso, cambiano le loro canzoni di anno in anno - aggiunge la Tervo, citata da Science Daily - e, soprattutto, non ripetano mai i motivi degli anni precedenti". La balena franca di Groenlandia è, tra tutte le balene canterine, quella che è in grado di elaborare le canzoni d'amore più complicate, specialmente alle frequenze più alte (tra i 100 e i 2000 Hertz).
Gli studiosi si domandano se la sua capacità di cambiare canzoni ogni anno sia finalizzata ad attrarre a ogni ciclo riproduttivo partner sempre diversi per diffondere meglio i propri geni. E', di contro, l'unica balena di cui non si sia riusciti a capire se a cantare sia la femmina o il maschio, oppure entrambi.

SAVONA NEWS
5 AGOSTO 2009
 
Regione: caccia, nuovi indirizzi per la gestione del cinghiale
 
Provincia di Savona - E’ stato approvato dalla Giunta Regionale, su proposta dell’Assessore alla Caccia, Giancarlo Cassini, un documento che stabilisce i nuovi indirizzi per quanto riguarda la gestione faunistico-venatoria dei cinghiali. Con questo provvedimento la Giunta ha inteso dare alle Province Liguri un ulteriore strumento per poter contrastare in modo efficace l’ormai insostenibile situazione sul territorio a causa dell’eccessiva presenza di cinghiali.Come noto il cinghiale negli ultimi anni sta facendo registrare, oltre ai tradizionali danni alle produzioni agricole e all’ambiente in generale, una situazione di forte disagio sociale soprattutto in quelle zone, poste ai margini dei centri abitativi in prossimità dei boschi, dove si registrano frequenti incontri da parte di cittadini con esemplari di questa specie. Senza contare il notevole aumento di incidenti stradali che si verificano a causa di questi animali."Nonostante le varie iniziative sino ad oggi adottate dalle Province, “titolari” a termine di Legge della materia – spiega l’Assessore Cassini –, non sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati. Per questo ho ritenuto necessario, a seguito di incontri e consultazioni con le Province, individuare ulteriori ipotesi di intervento per risolvere il problema. Con questa delibera abbiamo fornito alle Province le seguenti indicazioni: 1)individuazione da parte delle Province delle zone dove la presenza del cinghiale risulta incompatibile con le attività umane, agricole e con le esigenze del patrimonio faunistico e ambientale. In tali zone la Provincia può autorizzare, nel rispetto della normativa vigente, la caccia da parte di singoli cacciatori, compresi i proprietari o conduttori di fondi regolarmente abilitati all’attività venatoria; la caccia di selezione nei periodi indicati dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA); la caccia tramite la pratica della girata e, quali metodi definiti ecologici, le catture tramite l’utilizzo di strumenti adeguati, nonché tutti i metodi di controllo faunistico previsti dalla normativa vigente. 2)
Le Province determinano in almeno 25 unità il numero minimo di soggetti ai fini della composizione della squadra per la caccia al cinghiale tramite la pratica della braccata e in almeno 12 unità il numero minimo di soggetti che devono essere presenti nella singola battuta di caccia. 3)Le Province, in caso di superamento della soglia prevista dei danni agricoli e ambientali in una determinata zona di caccia al cinghiale, adottano opportuni piani di controllo della popolazione del cinghiale e, qualora ritenuti necessari ai fini di una più efficace gestione della popolazione mediante l’attività venatoria, provvedimenti gestionali in merito alla diversa configurazione ed assegnazione delle zone di caccia, compresi la rideterminazione dell’assegnazione della zona di caccia".

BIG HUNTER
5 AGOSTO 2009
 
Il sindaco di Bormio sui cervi dello Stelvio: “I rischi del protezionismo ad oltranza”
 
Pochi giorni fa il Ministero dell'Ambiente non ha concesso al Parco dello Stelvio la richiesta di abbattimento dei cervi in esubero nella parte lombarda. “La decisione – fa sapere Wwf che esulta alla notizia - si è basata sul parere tecnico dell'Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA), che motiva la scelta riprendendo, tra le altre, alcune motivazioni di carattere tecnico-scientifico mosse proprio dal WWF Italia e inviate al Ministero dell'Ambiente”. La decisione, sempre secondo il Wwf avrebbe escluso la possibilità di abbattere 1765 cervi (in dieci anni) in Valfurva (SO) e di aprire un provvedimento di selezione in Valcamonica (BS), così come richiesto dal Parco. A questa decisione si è opposto il sindaco di Bormio Elisabetta Ferro Tradati, che oltre al suo ruolo amministrativo a Bormio è professoressa ordinaria di Clinica Medica Verinaria all'Università di Milano, direttore dell'Istituto di Patologia Speciale e Clinica Medica Veterinaria (sempre all'Università di Milano) ed autrice di oltre 170 lavori scientifici pubblicati su riviste nazionali e internazionali. “Per vari motivi, anche basati su dati scientifici – scrive la Tradati sul suo sito web-  sono convinta che le popolazioni eccessive di erbivori selvatici in un territorio limitato come il nostro debbano essere tenute sotto controllo”. “Per esigenze professionali – dice poi - ho visto l'esito di catture non sempre ben condotte: nelle casse di trasporto a volte gli animali, quando si riprendono dalla sedazione, cercano di sfuggire terrorizzati e si procurano lesioni a volte gravissime (es. lacerazione del tendine di Achille) e devono essere abbattuti. Non è meglio un colpo che arriva da lontano, senza sperimentare la vicinanza con l'uomo?”.La caccia agisce meglio dei predatori naturali secondo la ricercatrice. “Rispetto ai predatori – dice -, il vantaggio della caccia ben condotta in aree molto antropizzate come la nostra è anche quello di selezionare la popolazione in base a criteri scientifici, ormai largamente riconosciuti ed evitare quindi gravi epidemie e scadimento della specie. Da non dimenticare poi il rischio che corrono greggi ed animali domestici a fronte di predatori non selettivi. Del resto se in una stalla abbiamo troppi bovini rispetto alla sua capienza, dobbiamo abbatterli. Introdurre i predatori in aree così limitate come le nostre, equivale ad immettere una faina in un pollaio". All'origine di tali provvedimenti istituzionali c'è la solita politica protezionista, cieca di fronte alla realtà dei fatti, “questo comportamento irrazionale di ultraprotezionismo, privo di ogni logica scientifica – spiega limpidamente la Tradati - , porta tra l'altro proprio come conseguenza il diffondersi del bracconaggio esercitato da chi, esasperato per non essere ascoltato, si fa "giustizia" da solo. E non sempre in un modo molto edificante, soprattutto dal punto di vista di chi questi stupendi animali li ama davvero. I bracconieri sparano di nascosto, soprattutto di notte, se feriscono gli animali non li vanno a cercare perchè hanno timore di essere beccati dalle guardie e così cervi o altri feriti vanno a morire lentamente in qualche angolino. La caccia (o prelievo selettivo) ben esercitati e controllati non fanno questi scempi”.

BIG HUNTER
5 AGOSTO 2009
 
Emilia Romagna: nuovi attacchi di lupi sull'Alto Appennino
 
Si moltiplicano gli attacchi dei lupi ai danni delle aziende agricole dell'alto Appennino. Pare che uno o più grossi branchi abbia in particolare preso di mira la zona tra Tredozio e Portico (FC), dove nell'ultimo mese sono stati contati una decina di attacchi. A farne le spese sono gli allevatori e i produttori di formaggi locali, che si vedono messa in pericolo la propria attività, già penalizzata dalla crisi economica. L'ultimo episodio ha riguardato un gregge di 42 pecore, attaccate nel loro recinto nei pressi del centro abitato di Portico. I lupi ne hanno uccise ben 16. Di queste alcune sono state ritrovate sgozzate, altre impigliate tra i rovi nel tentativo di fuggire. Sul posto sono intervenuti i veterinari dell'Ausl. La situazione è preoccupante soprattutto perchè sono molti i casi di attacco vicinissimi ai centri abitati.

BIG HUNTER
5 AGOSTO 2009
 
La Regione Abruzzo approva il calendario venatorio
 
La giunta regionale abruzzese ha approvato il calendario venatorio per la stagione 2009 – 2010. Diverse le novità contenute nel nuovo testo: l'addestramento cani è consentito a partire dal 6 agosto; la preapertura della stagione è fissata al 6 settembre 2009 per le specie quaglia, tortora, gazza e cornacchia grigia, lasciando alle provincie la possibilità di decidere eventualmente per la preapertura anche al colombaccio. Inoltre vengono inserite due nuove specie cacciabili: canapiglia e frullino e vengono modificate le date di chiusura per fagiano (31 dicembre) e beccaccia (31 gennaio).“Si e' arrivati alla stesura di questo calendario al termine di un percorso condiviso da tutte le associazioni venatorie delle quattro provincie – ha affermato l'assessore alla caccia Mauro Febbo - ed e' stato acquisito anche il parere positivo del Comitato VIA (Valutazione Impatto Ambientale)”. Secondo l'assessore si tratta di un importante documento che costituisce un punto di partenza. “Tra i prossimi impegni della Giunta regionale in materia di caccia – ha spiegato poi -, si segnala la necessita' di dotarsi della disciplina del prelievo in deroga allo storno e della regolamentazione omogenea della caccia al cinghiale in ambito regionale. "Inoltre - ha concluso l'assessore Febbo -, si punta, in tempi brevi, a redigere il nuovo piano faunistico regionale ed ad istituire l'osservatorio faunistico regionale, elementi entrambi essenziali per giungere alla stesura di un calendario venatorio confacente alla migliore tradizione e ad una razionale gestione delle risorse faunistiche del nostro territorio".

LIBERO
5 AGOSTO 2009
 
La caretta caretta non delude ad Arbus le prime 100 uova
 
Come già annunciato da libero-news, che nei mesi scorsi si era occupato del progetto ‘Tartacare’ del Dipartimento di Ecologia dell’Università di Reggio Calabria, la tartaruga marina caretta caretta è tornata in Calabria eha mantenuto le promesse, tornando a deporre sulle spiagge della costa di Arbus, in provincia del Medio Campidano. Sulla costa ionica le simpatiche testuggini hanno deposto circa 100 uova e le prime covate si schiuderanno tra circa 45 giorni. Lo ha annunciato, l'assessore all'ambiente della provincia del Medio Campidano Giuseppe De Fanti, impegnato dalla notte scorsa, insieme agli uomini della Provincia, della capitaneria di Porto di Oristano, e dell'Area marina protetta del Sinis - Mal di Ventre. “È un evento straordinario - afferma De Fanti - che ci spinge a credere che il minore carico antropico sulla spiaggia di Funtanazza abbia portato più tranquillità, quindi abbia spinto le tartarughe a tornare a deporre le uova. Ci auguriamo che questa sia la prima di altre presenze della tartaruga marina nel territorio della Costa di Arbus”. Il nido, transennato dagli uomini della Provincia, contiene circa 100 uova. Secondo quanto si apprende le uova saranno prelevate e fatte schiudere in cattività, poi le piccole tartarughe saranno riportate sulla spiaggia per far loro riprendere il mare.

NOTIZIARIO ITALIANO
5 AGOSTO 2009
 
Troppi cammelli in Australia: abbattiamoli
 
Il cammello in Australia non è un animale autoctono. Sono le ultime mandrie di cammelli selvaggi rimaste e non si trovano nei deserti del Sahara o del Rub’ al Khali saudita ma in quelli australiani di Simpson e Gibson. Oltre un milione di esemplari che vagano liberi nel «red centre» del continente australe. Bene. Il problema è che nel giro di un decennio il numero potrebbe raddoppiare, distruggendo il delicato equilibrio dell’ecosistema che li ospita. Oggi la popolazione di cammelli sul suolo australiano è cresciuta a dismisura tanto da costringere il governo ad intervenire, ordinando l'abbattimento di almeno 400 mila esemplari (in totale sono più di un milione). I cammelli sono diventati una vera piaga: devastano le piantagioni, danneggiano siti archeologici e prosciugano le riserve d'acqua nel deserto. Le associazioni ambientaliste questa volta hanno capito l'entità del problema e si sono ragionevolmente dichiarate d'accordo con la decisione governativa.  Ora si pensa a come agire. Lo stato ha intanto destinato 10 milioni di dollari per risolvere il problema, si pensa anche ad incentivare la caccia a questi animali, pare infatti che la carne di cammello sia una prelibatezza molto quotata sul mercato. Un affare che vale svariati milioni di euro.

Come mai gli ambientalisti non hanno nulla da obiettare??

Il primo motivo è che i cammelli non sono originari dell’Australia: i primi furono importati dalle Canarie nel 1840 (seguiti da altre migliaia dall’Afghanistan), per essere usati nelle missioni esplorative e nelle operazioni di costruzione della linea del telegrafo che, tagliando longitudinalmente l’Australia, avrebbe collegato Darwin ad Adelaide. Quando l’avvento della ferrovia li rese obsoleti come mezzi di trasporto, i cammelli vennero abbandonati nei deserti. Generazione dopo generazione, si sono riprodotti, indisturbati e senza nemici naturali, fino a divenire ingombranti. Ma il motivo principale dell’accordo degli ecologisti per un eventuale abbattimento selettivo («culling») dei cammelli d'Australia è che, «se diventano troppi, finiscono per avere un impatto devastante sulle pozze d’acqua e sulla fragile vegetazione che cresce intorno ai laghi salati», dice Glen Edwards, ricercatore al Dipartimento dell’Ambiente e delle Risorse naturali di Alice Springs. «Ormai il loro numero è da crisi ambientale». Si spiega così lo stanziamento da parte del ministro federale per l’Ambiente Peter Garrett (ex front-man del gruppo eco-rock Midnight Oil) di 19 milioni di dollari australiani per affrontare il problema alla radice: «I cammelli andranno ridotti fino ad averne uno solo per chilometro quadrato - ipotizza Edwards - Questo dovrebbe permetterci di contenere i danni entro limiti accettabili»Ma dietro alla motivazione ambientale comincia a farsi strada anche l’idea di un possibile vantaggio economico: macellare i cammelli «in eccesso» e venderne la carne a quei Paesi - a partire da quelli del Golfo Persico - nei quali ci potrebbe essere un mercato per questo prodotto. «Per come la vedo io, c’è un miliardo di dollari che vaga per i deserti centrali - dice Harvey Douglas, proprietario di un macello mobile e intenzionato a sfruttare l’opportunità di un culling -. Il mondo ha bisogno di proteine a basso costo. Ogni anno il governo australiano dà 88 milioni di dollari in aiuti all'Afghanistan. Basterebbe utilizzare i 19 milioni stanziati per processare la carne dei cammelli ridondanti e dare una parte degli aiuti sotto forma di razioni alimentari».  In effetti sarebbe uno spreco lasciar marcire sotto il sole le carcasse di centinaia di migliaia di cammelli», ammette Kym Schwartzkopff, dirigente nel Dipartimento per l’Ambiente del Northern Territory ed egli stesso cacciatore professionista. Altri pensano però che la vera mossa vincente sia quella di raccogliere gli ultimi cammelli selvaggi del pianeta e creare mandrie per la produzione di carne alternativa a quella bovina. «Per essere venduta come carne halal però - spiega Phil Gee, consulente di Rural Solutions SA - la carne di cammello dovrebbe arrivare da macelli appositamente attrezzati a seguire i rituali richiesti dalla tradizione islamica. Ci vorranno investimenti e corsi di addestramento, certo, ma una volta messa in moto l’industria dei cammelli da allevamento potrebbe risultare redditizia, ecologicamente sostenibile». I cammelli richiedono un apporto d’acqua molto inferiore rispetto ai bovini e il loro allevamento sarebbe di grande stimolo per le comunità aborigene dell’interno, «che ora li vivono come concorrenti sul territorio, perché mangiano tutto, anche le piante medicinali».In attesa della decisone definitiva, intanto l’attuale industria del cammello australiano comincia a prosperare. A centinaia vengono già esportati vivi in Medio Oriente per farli gareggiare, e a migliaia arrivano sotto forma di piatti d’autore nei migliori ristoranti australiani. Una moda lanciata da un minuscolo hotel dell’outback, tappa imperdibile nel «red centre» australiano: il Prairie Hotel di Parachilna, in South Australia. È lì che vengono servite raffinate pietanze a base di «feral camel» (cammello selvatico). Ai turisti, perché, per ora, i mandriani non rinunciano certo alle loro bisteccone di manzo.


ALTO ADIGE

5 AGOSTO 2009

 

I lama e gli alpaca dal Cile al Renon sulla via della lana

 

di Alessio Pompanin

 

BOLZANO. In una provincia dove esiste un paese dal nome Lana, l’affinità onomastica ma anche strettamente materiale in termini di logica prevede che ci siano pure dei lama, segnatamente un allevamento di lama e alpaca, razza, quest’ultima, di camelidi sempre della famiglia dei lama ma destinati a “fornire” una pregiata lana (l’alpaca, appunto). Ed ecco che il cerchio si chiude. In questo filo logico l’unica interruzione sta nel fatto che l’allevamento in questione non è a Lana ma a Soprabolzano, Renon: si chiama Kaserhof ed è guidato da Walter e Sabine Mair. Ne abbiamo già parlato, in passato, perchè Walter e Sabine spesso organizzano giornate di “porte aperte” per far conoscere questi animali. Ora Walter Mair ha concretizzato un’idea che allevava, oltre ai suoi camelidi, da tempo: andare a prendersi direttamente nuovi esemplari di lama e alpaca nella loro terra d’origine, perchè un buon allevatore presta grande attenzione alla varietà genetica del suo branco, che deve essere continuamente “rinfrescata”.  Insomma, dopo aver selezionato, via Internet, diversi esemplari di lama e alpaca provenienti da allevamenti cileni e aver partecipato all’asta biennale “Chilesale”, Walter non era soddisfatto: ogni animale deve essere osservato dal vivo, nel suo ambiente, per poterne riconoscere pregi, morfologia, qualità della lana e carattere. E così pochi mesi fa, dopo quasi un anno di trattative con allevatori oltreoceano, la decisione di partire per acquistare gli animali direttamente. Mair ha conivolto la collega austriaca Tamara Herb, la principale allevatrice di alpaca in Austria, e dopo i preparativi per il viaggio i due sono partiti, in compagnia della bolzanina Sabina De Lorenzo, come interprete, alla volta di Santiago, in Cile.  Il viaggio prevedeva la visita di due degli allevamenti più importanti del sud del Cile, Llamasdelsur e Machali, il primo nelle vicinanze di Temuco, il secondo poco distante da Santiago. Qui le giornate sono trascorse in un’estenuante scelta, fra controlli e valutazione di ogni esemplare in base a estetica, morfologia, colori, simpatia, carattere e naturalmente fibra e lana. Tamara e Walter, che sono anche giudici ufficiali di gare internazionali (in cui si valutano bellezza, morfologia ed agilità) per questa tipologia di animali, hanno applicato criteri severissimi nella scelta degli animali tra enormi branchi. Risultato dell’operazione: 16 lama e 36 alpaca sono stati acquistati direttamente, e dopo una severa quarantena in loco, sono stati trasportati in aereo in Lussemburgo, da dove hanno proseguito il viaggio in camion. Sono arrivati in perfette condizioni in Alto Adige e ora hanno appena terminato la quarantena al Kaserhof. Qui i lama e gli alpaca “cileni Doc” sono destinati a diventare perfetti animali domestici e da compagnia, e possono essere utilizzati nello sport (lama-trekking), nella pet-therapy e naturalmente nella produzione della pregiata lana. Inoltre, possono essere visitati al Kaserhof di via Geyrer.


ANSA AMBIENTE
5 AGOSTO 2009
 
RANDAGISMO; SPOT MINISTERO ANTI-ABBANDONI
 
ROMA - Partira' il prossimo 7 agosto la diffusione sulle reti Rai dello spot 'Tu di che razza sei? Umana o disumana?' realizzato dal ministero del Welfare contro l'abbandono degli animali da affezione e in particolare dei cani. La trasmissione dello spot, riferisce il ministero, costituisce la seconda tranche della pianificazione della campagna istituzionale avviata dalla meta' di luglio con affissioni sugli impianti delle principali strade extraurbane e autostrade, negli autogrill, nelle stazioni di servizio e nelle grandi citta', che prevede, in collaborazione con l'Anci, il coinvolgimento dei comuni italiani e un'adeguata informazione on-line sul sito del ministero della Salute. Il sottosegretario Francesca Martini ribadisce ''l'assoluto impegno per contrastare il drammatico fenomeno dell'abbandono degli animali da affezione, in particolare i cani, sia attraverso la promozione della cultura della responsabilita' e del corretto rapporto uomo animale come principio di civilta' sia attraverso un'intensificazione dei controlli per una puntuale applicazione della legge''. La campagna, ideata insieme al fotografo Oliviero Toscani, proseguira' fino alla fine di agosto ed e' rivolta a tutta la popolazione con particolare riferimento ai proprietari di cani. Obiettivi principali sono: diffondere la cultura del possesso responsabile, contrarre l'abbandono degli animali d'affezione, e informare che l'abbandono costituisce un reato penale. ''Il nostro e' un Paese - aggiunge Martini - che pone il benessere animale come pilastro di civilta'. Chi medita di andarsene beato in vacanza e di abbandonare il suo cane per strada si faccia un esame di coscienza e porti il suo cane presso strutture di accoglienza dei canili''. L'iniziativa di comunicazione, conclude il ministero, affianca gli strumenti posti in essere dal legislatore e portati avanti da ministero e regioni per la lotta al randagismo.

LA REPUBBLICA
5 AGOSTO 2009
 
Negli abissi per nuotare con gli squali
Prende sempre più piede lo sharkwatch. Non è uno sport estremo, ma solo un nuovo modo per conoscere queste specie marine. Le immersioni non sono solo per gli amanti del pericolo. Avvicinare questi animali è possibile anche per i viaggiatori più prudenti
 
Cristina Nadotti
 
I più audaci possono anche accarezzarli (magari non la specie più pericolosa), gli altri possono decidere di osservarli protetti da una gabbia. Fatto è che, dopo l’osservazione delle balene e il nuoto con i delfini, finalmente anche gli squali ottengono il giusto grado di popolarità e diventano lo scopo per organizzare una vacanza. Con un risvolto non trascurabile per la categoria, visto che molte specie sono in pericolo di estinzione o minacciate, dato che l’attenzione dei turisti li rende più appetibili per l’economia da vivi che da morti. Lo sharkwatch sta diventando infatti tanto allettante quanto il whale watching e in molti Paesi la macchina organizzativa per portare i turisti a incontrare gli squali si sta affinando.
In attesa che nel Mediterraneo si crei un santuario degli squali simile a quello dei cetacei (ci sono, per esempio, numerosi squali grigi), per nuotare con gli squali bisogna però adattarsi a fare qualche ora di aereo.
Per gli spericolati. Cominciamo dagli incontri più avventurosi, quelli con il grande squalo bianco, il protagonista di "Jaws", quello con la fama di mangiatore di uomini. Il Sudafrica è il posto migliore per organizzare un’immersione, durante la quale sarete calati in una gabbia in mezzo a un branco di Carcharodon carcharias, bestioni di sei metri di lunghezza dal sorriso non proprio accattivante.
È necessario avere una minima esperienza di immersioni e alcuni tour operator (se ne trovano moltissimi sulle coste del Sudafrica) includono nel pacchetto, che comprende la barca al luogo di immersione e l'attrezzatura, anche il dvd personalizzato con il vostro incontro con gli squali. Un buon sito per avere tutte le informazioni e scegliere altre località nel mondo (Bahamas, Messico, Australia, Tanzania, Mozambico) è www.sharkbookings.com
Per gli amanti del rischio. Chi arriva alle Galapagos, le isole al largo dell’Ecuador, di solito non ha come primo obiettivo quello di vedere gli squali, visto che di animali in giro ce n’è per tutti i gusti. Eppure le isole di Darwin hanno squali particolari, almeno per le credenze locali, che li danno come vegetariani. Le specie di squali che nuotano in queste acque sono circa 15, compresa una endemica detta appunto "squalo delle Galapagos". Sonon carnivori, ma è un dato di fatto che non si sono mai registrati attacchi ai nuotatori, che possono osservarli tranquillamente dalle barche oppure fare snorkeling tra di loro.
La spiegazione più plausibile è che vista l’abbondanza di leoni marini, di cui gli squali si cibano, un essere umano meno grasso e nutriente non sia appetibile.
Una vera chicca per gli amanti del genere è una caverna sottomarina in una isola vicino a Yamagata, in Giappone. Qui vengono a riprodursi gli squali del tipo Triakis scyllium, animali mansueti che non attaccano l’uomo e si lasciano accarezzare dai sommozzatori. La caverna è però profonda ed è necessario essere sub abbastanza esperti.
Per gli ecosostenitori. Lo sharkwatch non è ancora tanto diffuso da aver stimolato la nascita di imprese ecosostenibili, però qualche passo avanti in questo senso si sta facendo. Nelle Filippine, per esempio, a Donsol, si è creata una cooperativa locale (per cui i vostri soldi andranno direttamente alla gente del posto) per l’osservazione degli squali balena. Sono del tutto inoffensivi e molto belli da osservare, tanto che il biologo marino Brad Norman, dell'istituto Ecocean della Murdoch University, nell'Australia occidentale, ha fatto appello a tutti i turisti che ogni anno scelgono di nuotare con questi squali in diverse località del mondo per raccogliere dati sulla specie . Oltre alle Filippine, un ottimo posto per immergersi con gli squali buoni è appunto il Ningaloo Marine Park, in Australia, dove con un po’ di fortuna potrete anche parlare con il biologo Norman.
Per i prudenti. Per chi non vuole rischiare ci sono poi gli acquari. Tra i più belli il Maui Ocean Center, sull’i sola di Maui alle Hawaii, dove si può nuotare in mezzo a 20 squali, ma anche il vicino acquario di Cattolica, dove dal 2003 una campagna di sensibilizzazione per la salvaguardia degli squali comprende anche le immersioni "faccia a faccia" con i predatori dei mari. Non è necessario il brevetto da sub e grazie a un sistema di respirazione possono provare l’emozione anche i ragazzi dai 12 anni in su.

IL TIRRENO

5 AGOSTO 2009

 

Venturina, trova un'iguana in giardino

 

VENTURINA (LI). Si aggirava nel giardino di una casa di campagna vicino a Venturina. La proprietaria, di fronte a questo rettile di color verde brillante, con una cresta sul dorso e due occhi sporgenti, ha pensato che si trattasse di un caimano.  Ha immediatamente chiamato la polizia di Campiglia che alle 16.30 ha girato la segnalazione alle squadre della Forestale di Cecina e di Venturina.  Ben presto si è capito che l’animale era un’iguana. Gli uomini della guardia forestale l’hanno quindi recuperata mentre cercava di arrampicarsi su un albero.  L’esemplare molto probabilmente è una femmina, di dimensioni abbastanza piccole ed è lunga, compresa la coda, circa 70 centimetri.  Domani sarà contattato il Cites di Firenze che deciderà della sorte del rettile citato nell’elenco degli animali protetti.  E’ molto probabile che l’iguana sia stata abbandonata. Nel pomeriggio di ieri infatti non c’è stata nessuna denuncia della scomparsa dell’animale.  Questi rettili sono originari del Sudamerica, in particolare della fascia che va dal Messico meridionale fino al Brasile, al Paraguay, alla Bolivia e ai Caraibi. Sono molto resistenti e vivono prevalentemente sopra grandi alberi.


LA ZAMPA.IT

5 AGOSTO 2009

 

Il primo cane domestico originario dell'Asia o dell'Africa?

I cani di oggi - dicono gli esperti - sono discendenti della volpe grigia euroasiatica, addomesticata tra i 15 e i 40 mila anni fa

 


L’ipotesi che i primi cani domestici siano originari dell’Asia è ora messa in discussione dai ricercatori, che non escludono possano invece venire dall’Africa. La grande diversità genetica riscontrata nei cani dell’est asiatico aveva portato molti scienziati a ritenere che l’addomesticazione dei cani avesse avuto origine lì. Nuove ricerche, pubblicate dal giornale Pnas e riportate dalla Bbc nel suo sito on-line, mostrano come i cani africani abbiano un’eguale diversità genetica.
I cani di oggi - dicono gli esperti - sono discendenti della volpe grigia euroasiatica, addomesticata tra i 15 e i 40 mila anni fa.
Partendo dal presupposto che il processo con cui gli umani hanno addomesticato i cani sia ancora poco conosciuto, gruppo di ricercatori ha analizzato campioni di sangue di cani di villaggi in Egitto, Uganda e Namibia. Il responsabile dello studio, Adam Boykodel dipartimento di statistiche biologiche della Cornell University, ha spiegato di aver scelto cani nei villaggi perchè sono molto più diversificati geneticamente dei cani di allevamento e ciò può aiutare ad arrivare alla chiave del’addomesticamento. Il gruppo di ricerca ha anche analizzato il Dna di cani di allevamento, specificatamente quelli di razze ritenute ’di origine africanà come il Saluki, il Rhodesian Ridgeback o il Pharoah Hound, comparandolo poi con quello di cani di strada "non africani" come quelli scelti a Porto Rico o negli Usa. Il team ha trovato che le diversità genetiche dei cani africani è paragonabile a quella dei cani dell’est asiatico. «Penso che questo porti a dire che le conclusioni raggiunte in precedenza (ovvero che i primi cani domestici vennero dall’Asia orientale) è quantomeno prematura, ha spiegato Boyoko alla Bbc. I ricercatori dicono di voler ora campionare il Dna di cani di strada e di villaggio dall’Europa all’ Asia, dal Portogallo a Papua Nuova Guinea, per cercare le aree che abbiano una maggiore diversità genetica. Per il momento una cosa è certa: in tutti i campioni dello studio si è trovato il Dna della volpe grigia europea, mettendo fuori questione il fatto che tutti i cani domestici discendano da questa.

 

 

 

            05 AGOSTO  2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE

 

AGI

5 AGOSTO 2009

 

STUDIO PUBBLICATO IN USA, SUPERVISIONE DELLA MONTALCINI

ITALIANI INVENTANO UN COLLIRIO ANTI-GLAUCOMA

 

Roma - Uno speciale collirio, messo a punto da ricercatori italiani, potrebbe divenire la nuova cura contro il glaucoma, considerato oggi la causa principale di cecita' nei Paesi industrializzati. I risultati dello studio condotto da un gruppo di oculisti dell'Universita' Campus Bio-Medico di Roma, in collaborazione con l'Istituto di Neurobiologia del CNR, l'Universita' di Roma Tor Vergata, le Fondazioni EBRI e G.B. Bietti, e con la supervisione del Premio Nobel Rita Levi Montalcini, e' stato pubblicato questa settimana sulla prestigiosa rivista dell'Accademia Americana delle Scienze, Proceedings of the National Academy of Sciences of the USA (PNAS). Lo studio, condotto prima su modello animale e successivamente su tre pazienti con glaucoma avanzato, fornisce le prime evidenze che il Fattore di Crescita Nervoso, scoperto negli anni cinquanta dal Premio Nobel Levi Montalcini, somministrato in gocce sulla superficie oculare, previene i danni e migliora la funzione della retina e del nervo ottico provocati dal glaucoma. La sperimentazione effettuata sui tre pazienti ha mostrato miglioramenti duraturi delle funzioni del nervo ottico, con potenziamento del campo visivo e della vista. Per arrivare tuttavia all'applicazione clinica del nuovo collirio saranno ancora necessarie: la produzione di rhNGF (Fattore di Crescita Nervoso sintetico), la sua approvazione e una sperimentazione clinica su un ampio campione di pazienti per confermare i risultati dello studio pilota. Il Fattore di Crescita Nervoso e' una neurotrofina espressa fisiologicamente in diversi tessuti del corpo umano. Ha effetti protettivi e rigenerativi sui neuroni del sistema nervoso centrale e periferico. In anni recenti il suo uso ha sollevato molto interesse in vista di nuovi approcci terapeutici contro fenomeni degenerativi in ambito neurologico, come ad esempio Parkinson e Alzheimer. Studi preliminari hanno mostrato che l'iniezione transcranica di NGF procura benefici in pazienti affetti da queste due malattie. Nella successiva ricerca di un metodo di somministrazione meno invasivo si e' tuttavia osservato che l'NGF e' in grado di raggiungere il cervello anche se somministrato attraverso la superficie oculare o la mucosa nasale. Anche in questo ambito il gruppo di ricercatori dell'Universita' Campus Bio-Medico di Roma e' impegnato ad approfondire le possibili applicazioni terapeutiche dell'NGF in studi condotti in collaborazione con il CNR e la Fondazione EBRI.


AGI

5 AGOSTO 2009

 

Per le donne incinte e i bebe', possono causare danni al sistema nervoso

I REPELLENTI PER LE ZANZARE SONO DANNOSI

 

Londra - I repellenti per zanzare usati ogni giorno sono tossici, e possono causare convulsioni e danni al sistema nervoso. Lo rivelano i ricercatori dell'Universita' di Angers (Francia), che hanno scoperto la neurotossicita' di queste sostanze usate da decenni nei repellenti per insetti. La scoperta e' stata pubblicata sulla rivista BioMed Central Biology. A essere piu' a rischio sono le donne e i bambini, che dovrebbero evitare l'uso di questa sostanza. "Anche se gli esperimenti sono stati svolti su animali, i loro risultati possono essere applicati anche all'uomo", hanno detto i ricercatori. Sotto accusa e' il DEET (dietiltoluamide), considerato il repellente per insetti piu' comune ed efficace. "Questa sostanza, usata da decenni, blocca l'azione di un enzima del sistema nervoso", hanno spiegato i ricercatori. "Questo blocco potrebbe potenzialmente causare convulsioni". I ricercatori mettono quindi in guardia i piu' vulnerabili, bambini e donne incinte, dall'uso della sostanza, che in ogni caso "non dovrebbe essere applicata per piu' di tre volte al giorno". Un portavoce della SC Johnson, produttore dei repellenti Autan, ha commentato: "Il DEET e' stato usato per 50 anni milardi di volte. Per la nostra compagnia, niente e' piu' importante che la sicurezza dei consumatori".


UNO NOTIZIE

5 AGOSTO 2009

 

ESPERIMENTI SU ANIMALI CONTRO PROGRESSO MEDICINA / su rivista ''Nature'' inaffidabilità dei dati da ''modello animale''

 

NATURE pubblica un articolo di 4 fittissime pagine firmato da Thomas Hartung, farmacologo e tossicologo tedesco dell’Università di Costanza, dal titolo "TOSSICOLOGIA PER IL XXI SECOLO: solo un radicale rinnovamento della sperimentazione tossicologica ci consentirà di affrontare le prossime sfide per la tutela della salute e dell’ambiente".Hartung mette sotto accusa la capacità predittiva dei test effettuati su animali per quanto riguarda gli effetti sull’uomo e fa notare che la sperimentazione animale ha impedito fino ad oggi a molti farmaci innovativi ed efficaci di raggiungere il mercato.Prima che le sostanze di sintesi o i farmaci possano essere commercializzati, essi devono infatti essere testati per i loro eventuali effetti nocivi alla salute. Questi test si traducono, nella grande maggioranza dei casi, in prove effettuate su animali.
Su “Nature”, Hartung illustra con grande accuratezza scientifica le ragioni per cui tale impostazione ha sempre recato danno alla ricerca. E’ molto difficile, egli dice, che i risultati forniti dalla sperimentazione animale possano essere trasferiti all’uomo. Egli spiega ad esempio che circa il 60% delle sostanze che, in seguito ai test su animali, vengono classificate come tossiche, sono in realtà innocue per l’uomo. Di conseguenza avviene che numerosi farmaci o sostanze chimiche non vengano autorizzati, malgrado possano essere tollerati dall’uomo senza problemi. Come pure avviene che svariate nuove sostanze, quali ad esempio delle proteine e degli anticorpi, progettate su misura per l’uomo, non siano state sviluppate perché le prove successivamente eseguite su animali non hanno potuto confermare la loro efficacia.“Non siamo ratti da 70 kg!” dice Hartung, “gli uomini assorbono le sostanze in modo diverso, le metabolizzano in modo diverso, vivono più a lungo … e inoltre sono esposti ad una grande varietà di fattori ambientali (…) se non fossero stati effettuati tanti test su animali, oggi avremmo probabilmente disponibili modi più efficaci di curare le malattie.”
Hartung propone una nuova e moderna strategia tossicologica - che faccia uso delle mille nuove possibilità offerte dai recenti sviluppi della scienza – la quale utilizzi le cellule umane … e ottenga in tal modo risultati reali e affidabili!
Questo porterebbe grande beneficio sia agli uomini che agli animali.Gianni Tamino, presidente del Comitato Scientifico EQUIVITA dichiara “Le affermazioni di Hartung, che siamo felicissimi di leggere su “Nature”, sono identiche a quelle che facciamo da oltre 30 anni e che sempre abbiamo visto respinte. Non recriminiamo per il mancato riconoscimento (che non ci interessa) recriminiamo per i molti anni persi nella cura di tante malattie; per la lunga sofferenza, durante questi anni, di persone e animali.”
Dopo la pubblicazione, avvenuta due anni fa, del rapporto “Tossicologia del XXI secolo, una visione e una strategia” da parte del NRC, Consiglio Nazionale delle Ricerche USA, l’attuale articolo di Hartung - che ringraziamo per il coraggio e la chiarezza della sua esposizione – è la seconda tappa nel rapido avvento, ormai più che sicuro, del nuovo paradigma scientifico che vedrà la fine della sperimentazione animale, poiché “Avviene spesso che la credenza universale di un’epoca, dalla quale nessuno era libero senza uno sforzo straordinario di genialità o di coraggio, diventi in un’epoca successiva un’assurdità talmente evidente che l’unica difficoltà è di capire come tale idea fosse mai potuta apparire credibile” John Stuart Mill.

Comitato Scientifico EQUIVITA


LE SCIENZE

5 AGOSTO 2009

 

Sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”

Una speranza per l'epilessia

Lo studio dimostra per la prima volta che una versione difettosa del gene Atp1a3 è responsabile degli attacchi epilettici nel topo

 

Scienziati dell’Università di Leeds, nel Regno Unito, sono riusciti a prevenire  la manifestazione di una forma genetica di epilessia in un gruppo di topi di laboratorio: il risultato, ora pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences” (PNAS), fa ben sperare per la messa a punto di nuovi approcci terapeutici anche nell’essere umano.
La ricerca dimostra per la prima volta che una versione difettosa del gene Atp1a3 è responsabile degli attacchi epilettici nel topo. “l’Atp1a3 codifica per la pompa del sodio e del potassio che regola i livelli di questi due ioni nelle cellule nervose. Uno squilibrio nei livelli di sodio e potassio è indicato da molto tempo come fattore responsabile degli attacchi epilettici: il nostro studio ha dimostrato senza più ombra di dubbio l’implicazione di questo gene”, hanno spiegato i ricercatori.
Per provare l’implicazione del gene, il gruppo ha studiato uno specifico ceppo di topi, denominato Myshkin, che è affetto da una forma grave di epilessia. In prima battuta si è riscontrato come tali topi abbiano un gene Atp1a3 deficitario, che porta ad avere attacchi spontanei che mostrano la caratteristica attività cerebrale dell’epilessia.
Per confermare poi che si trattasse effettivamente di attacchi epilettici, il gruppo ha riscontrato che i topi trattati con un farmaco antiepilettico, l’acido valproico, erano colpiti  da meno febbri e meno attacchi.
Quando il ceppo epilettico Myshkin è stato ibridato con un ceppo di topo transgenico che ha una copia extra del gene Atp1a3 normale, in grado di compensare gli effetti del gene difettoso, dando come risultato una progenie completamente libera da epilessia.
"I nostri risultati sono molto promettenti, ma esiste una lunga strada ancora fa percorrere prima che questa ricerca possa dare terapie antiepilettiche affidabili. Tuttavia, il gene ATP1A3 è simile al 99 per cento con la versione murina, e perciò si è partiti con lo screening dei campioni di DNAS raccolti da pazienti epilettici per analizzare se i difetti dell'ATP1A3 gene siano coinvolti anche nella patologia umana."

 
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