04 NOVEMBRE  2009

Animalieanimali
4 NOVEMBRE 2009
 
INFILANO RAZZO AL GATTO CHE MUORE
E' successo in Scozia.

 
Gli hanno infilato un razzo nel sedere e lo hanno acceso. E' morto così un povero gattino a Crosshill, a circa 70 chilometri di distanza da Glasgow, in Scozia. Il micio è stato ritrovato in fin di vita vicino ad un negozio di animali, giovedì sera. Gli impiegati del negozio hanno subito chiamato un veterinario, che però non è riuscito a salvare il felino. "E' straziante vedere un animale in quello stato - ha detto Kerry Miller, autista di ambulanze, al Sun - se è stato davvero un razzo a provocare quelle ferite, siamo davanti ad un crimine molto grave. Perché qualcuno dovrebbe commettere un atto così crudele su un piccolo gatto indifeso? Non riesco a capire. Per fortuna, vedo che la maggior parte delle persone sono rimaste disgustate da ciò che è successo al povero micio". I responsabili della crudele aggressione rischiano una condanna a un anno di carcere o una multa di 20mila sterline, o entrambe le cose, oltre ovviamente alla diffida dal possedere animali domestici.
BRESCIA OGGI
4 NOVEMBRE 2009
 
Polizia provinciale: sequestrati fucili archetti e reti
IL BILANCIO. Dal nucleo ittico-venatorio
Sono state 56 le violazioni penali e 155 quelle amministrative

 
Provincia di Brescia - Sequestrati fucili, trappole, archetti, reti da uccellaggione, esemplari di avifauna protetta e altro armamentario vario per il bracconaggio. Il nucleo ittico-venatorio della Polizia provinciale illustra i dati dei controlli effettuati nel corso dell'anno. Nell'ambito dell'attività venatoria, gli agenti hanno effettuato 56 accertamenti di origine penale ed elevate 155 contestazioni amministrative che hanno portato al sequestro di 16 fucili, 80 trappole sepolte, 1843 archetti, 40 lacci, 62 reti da uccellagione per un totale di 850 metri quadrati, 12 richiami proibiti e 273 esemplari di avifauna protetta e tre ungulati. Sono stati anche recuperati e trasportati al Centro recupero animali selvatici 103 rapaci e 6 ungulati. Per quanto riguarda invece la pesca, sono 86 i verbali di contestazione amministrativa, sequestrate reti e attrezzi dilettantistici vietati e centinaia di pesci; altre infrazioni hanno riguardato la cattura di lumache e di rane. L'assessore provinciale Alessandro Sala in merito al bilancio dei controlli ha espresso soddisfazione «per il lavoro che il nucleo ittico-venatorio sta conducendo nella lotta contro il bracconaggio ed insiste ogni giorno di più perché attraverso le scuole e la società civile ci sia un confronto culturale preventivo per annientare una piaga che nuoce al mondo venatorio».

L'ARENA GIORNALE DI VERONA

4 NOVEMBRE 2009

 

Poche speranze di salvare il capriolo di Campofontana

SELVA DI PROGNO (VR). Continua la mobilitazione per «Bambi Fortunato», inseguito dai bracconieri e finito sotto un’auto
L’animale ha una zampa che va amputata ma non si può operare perché ha difficoltà respiratorie Entro questa mattina si dovrà decidere la sua sorte

 

Selva di Progno (VR). Non sono delle migliori le condizioni in cui versa il capriolo maschio di circa tre anni finito contro un'auto sulla strada provinciale di Campofontana per sfuggire alla cattura di due cani segugi di un bracconiere che lo avevano spinto a uscire dal bosco. Assistito da diverse persone per più di tre ore sul ciglio della strada, fino alle sei di sera, in attesa che fosse trasferito in un ambulatorio veterinario, ha catturato la simpatia e l'affetto della popolazione e dei bambini che chiedono di non abbandonarlo né sopprimerlo, ma di curarlo.
«Purtroppo il quadro clinico non lascia molte speranze», ammette il veterinario Matteo Trevisani. «Speravamo di poter intervenire oggi con l'amputazione della zampa posteriore sinistra, che ha una frattura scomposta irrecuperabile oltre alla rottura dei legamenti. Invece l'animale presenta difficoltà respiratorie marcate e traumi interni, con una lesione a livello diaframmatico. In queste condizioni non sopporterebbe l'anestesia necessaria per l'intervento, rischiando di morire sotto i ferri», spiega.
Bambi Fortunato, come Fabio di 8 anni e i suoi amici Fede e Paolo hanno battezzato il capriolo dopo essere rimasti per ore sull'asfalto ad accarezzarlo, rispondendo per le rime ai cacciatori che avrebbero voluto portarlo via per metterlo in pentola, non è comunque abbandonato.
«Stiamo somministrando flebo per idratarlo, antibiotico e antidolorifico. Sembra che accenni anche a mangiare qualcosa, anche se nelle sue condizioni di stress quello del cibo è l'ultimo dei desideri», aggiunge il veterinario, «ma se dovesse riprendere una respirazione più regolare, magari anche inghiottendo qualcosa, potremmo procedere con l'intervento». Entro questa mattina comunque si dovrà decidere la sorte della bestiola, perché l'incidente risale già a sabato scorso e non si potranno prolungare a lungo le condizioni di dolore e stress.
Potrebbe prospettarsi la possibilità di un'eutanasia, se non si riprendesse? «Non sarebbe etico lasciarlo soffrire in questo modo» risponde a malincuore il veterinario, deciso comunque a fare il possibile per Bambi Fortunato.
A Campofontana vorrebbero adottarlo, tenerlo in un recinto protetto, visto che un capriolo con solo tre zampe avrebbe in natura vita brevissima, ma Fabrizio Croci, direttore del Centro di recupero animali selvatici di Castel d'Azzano, dell'associazione ambientalista Verdeblu, convenzionata con la Provincia per il ricovero della fauna selvatica, smorza gli entusiasmi: «Intanto attendiamo che finiscano le cure e che si delinei meglio il quadro clinico, poi tireremo le conclusioni. Premetto che la fauna selvatica non ha nulla a che vedere con cani e gatti, per i quali l'adozione è un gesto lodevole e meritorio, ma deve essere gestita in luoghi idonei e non da privati cittadini, anche perché il desiderio di adozione non diventi un pretesto per catture illecite», sottolinea.
Non è il caso di Bambi Fortunato, spinto contro l'auto dai cani che lo stavano inseguendo. Maria Gaina che lo ha investito è ancora desolata: «Andavo davvero piano, perché ero appena uscita dall'incrocio di contrada Gugoli e stavo dirigendomi al cimitero con mia figlia», ricorda, «mi si è buttato davanti e non ho avuto neanche il tempo di pensare a come evitarlo». Il pensiero va piuttosto a chi lo stava cacciando: «Il bosco qui intorno è un vero Far West, purtroppo. Si sentono spari continui, anche nei giorni di silenzio venatorio. Abbiamo sollecitato maggior severità per far rispettare le regole, ma polizia provinciale e Forestale rispondono di non avere personale sufficiente», denuncia la donna.


LA CITTA' DI SALERNO

4 NOVEMBRE 2009

 

Cani avvelenati a contrada Prato

 

Maria Rosaria Sica

 

Salerno - Cani avvelenati in contrada Prato. I residenti insorgono. Si intensificano i controlli per verificare quali siano le motivazioni di un gesto tanto grave. Qualche giorno fa si è verificato uno dei tanti episodi che si stanno ripetendo spesso negli ultimi mesi: alcuni cani di famiglie che vivono nella zona sono stati avvelenati all’interno della proprietá privata. Sembra che qualcuno abbia volontariamente lanciato all’interno del giardino di una villa delle polpette ripiene di veleno utilizzato in agricoltura. I cani si sono immediatamente lanciati sul quel premio inaspettato, felici di uno spuntino fuori pasto, inconsapevoli di andare incontro alla morte. Uno degli animali non ce l’ha fatta, gli altri due hanno combattuto per due giorni contro la morte. Solo l’intervento tempestivo di un veterinario della zona ha impedito il peggio.  «Non è la prima volta che capitano episodi simili - ha commentato il veterinario Demetrio Albano, che ha salvato i due cani - In alcuni periodi dell’anno vengo chiamato con una certa frequenza per interventi simili. A volte capita che i cani assumano il veleno involontariamente, magari uscendo di nascosto dal giardino di casa, in altri casi è presente il dolo. Si tratta di una morte dolorosissima per l’animale perché il veleno colpisce i muscoli del cane che alla fine muore per arresto cardiaco».  I residenti del Prato sono molto preoccupati: «Bisognerebbe capire perché è accaduto questo, se l’intento è quello di abbattere i cani per entrare negli appartamenti o se si tratta dell’opera di qualche mente malata che odia gli animali. In entrambi i casi, bisogna fermare queste persone. I nostri cani fanno parte della famiglia, vogliamo proteggerli, non correre il rischio che vengano uccisi».


LA TRIBUNA DI TREVISO

4 NOVEMBRE 2009

 

Kora uccisa da un boccone avvelenato Continua la strage silenziosa di cani

 

Salima Barzanti

 

VAZZOLA (TV). Continuano gli avvelenamenti ai danni degli animali. A morire questa volta, probabilmente per un boccone avvelenato, Kora, un pastore tedesco femmina di 5 anni. «Quello degli avvelenamenti è un dramma che colpisce centinaia di animali, e relative famiglie, ogni anno, dovunque, in ogni periodo - denuncia Adriano De Stefano, presidente dell’Enpa Treviso - un dramma che continua a rimanere sotto traccia nonostante i numeri parlino da soli. Sarebbe interessante sapere quante denunce contro ignoti giacciano nei cassetti della Procura, e quella è solo la punta di un mastodontico iceberg che vaga indisturbato per la provincia». Tra le tantissime segnalazioni che giungono all’Enpa, De Stefano rende nota la triste vicenda di Kora con le riflessioni del suo proprietario «nella speranza che qualcuno leggendole possa ravvedersi». Alberto Salamon, residente nel mezzo della campagna vazzolese, ricordando Kora, vuole infatti «denunciare un fatto che, purtroppo, oramai ricorre molto frequentemente nel nostro territorio e che coinvolge, con esiti nefasti, la vita di questi amati compagni a quattro zampe». «Mi riferisco alla tristemente diffusa abitudine di disseminare bocconcini avvelenati lungo i cigli delle strade di campagna o le recinzioni delle case allo scopo di tenere lontani chissà quali belve pericolose - scrive Salamon - una domenica di settembre, Kora uscì per fare la sua passeggiatina per la campagna. Kora era perfettamente abituata a mantenere le distanze da qualsiasi estraneo le si avvicinasse al di fuori del proprio territorio e a non accostarsi troppo alle strade trafficate. Era stata anche microchippata e precauzionalmente assicurata contro eventuali danni». Ma Kora da quella passeggiata non è più tornata e solo dopo una settimana dalla sua scomparsa, a seguito dei numerosi tentativi esperiti per ritrovarla, i proprietari hanno rinvenuto il suo corpo privo di vita rannicchiato sul margine di un fondo non lontano da casa sua. «All’esito di un esame accurato sul corpo è subito parso evidente che Kora non è morta per le ferite riportate in conseguenza dello scontro con un corpo contundente o con un veicolo e neppure per il trauma subito dallo sparo di un proiettile - dice il proprietario - ma a causa di qualcosa di più subdolo che non le ha lasciato alcuna possibilità e che l’ha consegnata ad una morte lenta, dolorosa e priva di dignità». -


CORRIERE DELLA SERA

4 NOVEMBRE 2009

 

Traffico illecito di cuccioli dall'est Rinviate a giudizio dodici persone

Le accuse vanno dal maltrattamento, alla frode in commercio, truffa e associazione per delinquere

 

 

BOLOGNA - Compravano i cuccioli nell’est europa, pagandoli poche decine di euro. E poi rivendevano i cagnolini in Italia a cifre molto più alte, spacciandoli per nostrani. Sulla base di queste accuse sono state rinviate a giudizio dodici persone dal gup di Bologna Bruno Giangiacomo, per traffico internazionale di animali. Le accuse vanno dal maltrattamento, alla frode in commercio, truffa e associazione per delinquere. L’operazione consentiva di far lievitare il prezzo dei cuccioli, che venivano acquistati all’estero per 65 euro e poi rivenduti sul mercato nazionale a circa mille euro. Con questo sistema, secondo le indagini della guardia di finanza, tra 2002 e 2007, sarebbero arrivati oltre 70 mila cuccioli, per un volume d’affari di oltre 70 milioni di euro. I rinviati a giudizio sono un commerciante di animali di Casalecchio, sua moglie, due dipendenti, tre veterinari (uno dei quali dell’Ausl di Bologna) e alcuni allevatori. L’inchiesta è stata condotta dal pm Giuseppe Di Giorgio e dalla guardia di finanza di Bologna.

L'INCHIESTA - L’indagine era partita dalle denunce di alcuni cittadini, che si lamentavano per aver comprato cuccioli di cane in numerosi negozi e allevamenti, salvo poi scoprire che erano malati e morivano dopo pochi giorni. Le fiamme gialle hanno così scoperto l’esistenza dell’organizzazione che importava illecitamente in Italia migliaia di cuccioli di razze pregiate e facilmente commercializzabili da Russia e Romania. Gli animali venivano raccolti in Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, quindi entravano in Italia dai valichi con l’Austria e la Slovenia e in seguito venivano smistati in centinaia di allevamenti e negozi del nord Italia. Poi si faceva la «bonifica», cioè fatti passare come nati e cresciuti in strutture italiane. I cani erano infatti provvisti di microchip e certificato di vaccinazione antirabbica contraffatti. Il commerciante nel febbraio scorso era già stato condannato per una vicenda analoga. Si sono costituite parti civili l’Enci (Ente nazionale cinofilia italiana), la Federfauna, L’Aaci e l’Associazione Allevatori Cinotecnici Italiani


LA REPUBBLICA BOLOGNA

4 NOVEMBRE 2009

 

Cuccioli importati dall'Est e rivenduti Un giro d'affari di 70 milioni di euro

In dodici rinviati a giudizio per truffa, maltrattamento di animali, e per qualcuno anche associazione a delinquere

 

Bologna - Pagavano quei cuccioli di cane pochi euro. Li trasportavano in Italia con falsi documenti e poi li rivendevano a cifre ben superiori, spacciandoli per animali nostrani. Sono dodici i rinviati a giudizio dal Gup di Bologna Bruno Giangiacomo per un traffico di cuccioli di cane da paesi dell'est Europa. Le accuse vanno dal maltrattamento di animali, alla frode in commercio, truffa e, solo per sette, all'associazione per delinquere.I rinviati a giudizio sono un commerciante di animali di Casalecchio, sua moglie, due dipendenti, tre veterinari (uno dei quali dell'Ausl di Bologna) e alcuni allevatori. Per altri tre imputati gli atti sono stati inviati a Milano per competenza territoriale. Uno degli indagati originali ha scelto per il rito abbreviato ed è stato assolto, una cittadina slovacca ha patteggiato una anno e sei mesi di pena.
Il commerciante nel febbraio scorso era già stato condannato per una vicenda analoga. L'indagine era partita dagli esposti presentati da privati cittadini, in seguito
all'acquisto compiuto in numerosi negozi e allevamenti, di cuccioli di cane che si ammalavano o morivano pochi giorni dopo. Le Fiamme Gialle hanno così scoperto l'esistenza dell'organizzazione che importava illecitamente in Italia migliaia di cuccioli di cane di razze pregiate e facilmente commercializzabili da Russia e Romania dopo aver attraversato altri paesi europei.
L'operazione consentiva di far lievitare il prezzo dei cuccioli, che venivano acquistati all'estero per 65 euro e poi rivenduti sul mercato nazionale a circa mille. Con questo
sistema, secondo le indagini della Guardia di Finanza, tra 2002 e 2007, sarebbero arrivati oltre 70mila cuccioli, per un volume d'affari di oltre 70 milioni di euro.


IL CENTRO

4 NOVEMBRE 2009

 

Traffico illecito di borse e cinture la Forestale sequestra 60 pellami

 

PESCARA. Un traffico illegale di borse, portafogli, cinture e bracciali realizzati con pelle di pitone delle rocce (Python sebae) è stato scoperto dagli uomini del servizio Cites di Pescara. Gli accessori venivano confezionati in Africa, importati a Napoli e Genova e poi immessi sul mercato di Pescara. Gli agenti guidati dal comandante Guido Conti hanno sequestrato circa 60 capi e quattro pelli intere che misurano tra i 2,5 e i 3,5 metri.  Le indagini si sono concentrate su due cittadini di nazionalità senegalese. Uno di loro era già stato fermato in un precedente controllo all’aeroporto abruzzese. Con sé portava alcuni manufatti clandestini. «In Italia è molto diffuso l’utilizzo di accessori di lusso in pelle di pitone, coccodrillo e altri animali esotici in via di estinzione», spiega il comandante del corpo forestale dello Stato, «il fenomeno alimenta il commercio legale di pelli di rettili e quello illegale di specie protette destinate all’industria della moda. Il sud-est asiatico e l’Africa costituiscono le principali aree di importazione e il giro d’affari si aggira tra i 5 e gli 8 miliardi di dollari».


IL TIRRENO

4 NOVEMBRE 2009

 

Mi hanno fatto sparire 6 gatti

 

LUCCA. Fino a 15 giorni fa Micia giocava felice nel giardino della sua casa a S. Pietro a Vico.  Quella sera si è allontanata, ma non ha fatto più ritorno.  Da allora nessuna traccia di lei, né da viva né da morta.  Come gli altri gatti che prima di lei avevano abitato la casa di S. Pietro a Vico.  Tutti spariti: sei nel giro di qualche tempo.  Più i mici dei vicini e diversi randagi, anche loro scomparsi nel nulla.  A raccontare la storia è Sara Bertolacci, 20 anni, la padrona di Micia, una gattina bicolore di un anno e mezzo che stava con lei e la sua famiglia in via dei Cucchi.  «Da quando anche Micia è scomparsa - dice - ho pensato che era il momento di fare qualcosa, denunciare quanto sta accadendo da quattro anni.  «A me sono spariti sei gatti: quattro, compresa Micia, erano sterilizzati e di circa 1 anno e mezzo, due invece erano cuccioli di 4 mesi. Spariti nel giro di un giorno.  «Tra l’altro il veterinario mi ha assicurato che gli animali sterilizzati tornano sempre a casa, anche se si allontanano per un po’.  «E io non sono la sola vittima. Pure ai nostri vicini è capitato di vedere scomparsi i loro mici e i randagi, da numerossimi, si sono quasi estinti».  Sara racconta di aver cercato i suoi gatti dappertutto.  Nelle case limitrofe, sulle strade (il Brennero è a circa 300 metri) per controllare se non fossero stati investiti dalle auto.  Ma di loro mai nessuna traccia, come del resto degli altri mici scomparsi.  Non si ritrovano né vivi né morti.  «C’è qualcuno che li prende - dice Sara -, non c’è altra spiegazione.  «Ma chi e perché? Qui non abbiamo mai visto niente. Circola la voce che ci sia un traffico destinato alla vivisezione, ma è una voce di paese e come tale non ha alcuna attendibilità.  «Di certo è che qui i gatti non hanno più diritto di vivere.  «Spero che questa denuncia serva a smuovere qualcosa e a far luce sulla vicenda.  Se qualcuno ha visto o sa, lo prego con tutto il cuore di farsi vivo». P.T.


LA STAMPA

4 NOVEMBRE 2009

 

A Torino un toro in tangenziale: attimi di paura

 

Caos a Torino in zona Savonera: l'animale è fuggito da un macello e ha tenuto sotto scacco l'arteria stradale per un ora. Gli addetti dell'Asl sono stati costretti a sopprimerlo

 

FOTO

http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?p=1&IDmsezione=14&IDalbum=21916&tipo=#mpos


LA ZAMPA
04/11/09

 

Nepal, animalisti contro il macello (sacro) più grande al mondo

 

 

NEPAL - L’osservanza di un rito religioso antico contro la crescente sensibilità animalista di un Paese. E’ questa l’essenza dello scontro che sta avvenendo in Nepal in vista del festival induista dedicato alla dea Gadhimai, che sarà teatro del più grande macello al mondo. Nei due giorni di celebrazioni, 25 e 26 novembre prossimi, è infatti previsto il sacrificio di circa 500 mila bestie.
E’ da tre secoli che migliaia di fedeli induisti nepalesi, ma anche dalla vicina India, ogni cinque anni si recano nel villaggio di Bariyapur per ingraziarsi la benevolenza della divinità attraverso il sacrificio delle loro bestie. Come tradizione vuole, anche quest’anno si inizierà dall’uccisione di due ratti, un gallo e un agnello. A seguire, altre migliaia di animali, tra cui 25 mila bufali. Ma il rituale spargimento di sangue previsto stavolta ha scatenato un coro di indignazione da una variegata amalgama di organizzazioni locali e personaggi di fama internazionale.
Le preoccupazioni degli attivisti locali vanno anche al di là dei diritti degli animali. Se all’Animal Welfare Network of Nepal temono ripercussioni sull’immagine del paese himalayano, altre organizzazioni hanno posto l’accento sui rischi igienici. “Fiumi di sangue resteranno sul posto per mesi assieme alle carcasse, l’aria diventerà irrespirabile e gli unici che ne guadagneranno saranno i trafficatori di pelli”, ha sottolineato Govinda Tandon della Stop Animal Sacrifices Alliance.
L’eco della fronte animalista sembra crescere anche grazie all’adesione di personaggi noti come l’attrice Brigitte Bardot e Ram Bamjan, il 17enne nepalese che nel 2005 era stato soprannominato “il piccolo Buddha” dopo aver trascorso 10 mesi sotto un albero senza mangiare, bere e parlare. “Disturbato all’idea della carneficina”, il giovane asceta ha lanciato una campagna che sta producendo qualche frutto. “Tre cittadini ci hanno consegnato i loro bufali che erano destinati a essere sacrificati”, ha dichiarato il portavoce del ragazzo ritenuto dai suoi seguaci una reincarnazione del Buddha. Secondo il Kathmandu Post le istanze animaliste stanno facendo breccia anche in altre persone. “Molti cittadini - ha riferito il giornale locale - stanno vivendo un dilemma, se portare o no i propri animali per il sacrificio, e temono che la questione possa creare degli scontri durante il festival”.
Chi finora non ha preso posizione sulla questione è stato il governo del Nepal, e difficilmente lo farà. Non solo perché ha finanziato con 60 mila dollari l’appuntamento religioso, ma anche perché il “turismo sacrificale” genererà un ritorno economico anche per le casse dello Stato. Del resto, nei palazzi di Khatmandu già sanno cosa si rischia a mettersi contro il macello devozionale praticato nel paese. Quando nel 2008 il governo decise di pagare 108 vacche per salvarle dal sacrificio cui erano destinate, nella capitale ci furono tumulti per giorni.


LA PROVICNIA PAVESE

4 NOVEMBRE 2009

 

Gropello, bracconieri in azione per il mercato nero degli animali

 

Simona Bombonato

 

GROPELLO (PV). Bracconieri in azione in Lomellina. La denuncia è di Italcaccia dopo il ritrovamento di una poiana impallinata tra Gropello e Zinasco, in località Rissolina. Il rapace fa parte di una specie protetta. L’esemplare di poiana è stato colpito all’interno di una Zona di ripopolamento e cattura dove vige il divieto tassativo di caccia.  I precedenti verso Scaldasole, qualche settimana fa. «Questi non sono cacciatori - ha detto Pierfelice Begliossi, presidente provinciale e consigliere nazionale Italcaccia - . I responsabili abbattono rapaci su commissione. Li fanno impagliare per venderli ai privati. Il fenomeno è questo. I balordi che sparano ad animali protetti senza rendersene conto incidono solo in minima parte. Ma attenzione, intensifichiamo i controlli e chi viola aree e specie tutelate rischia una segnalazione alla procura. Lo sappia».  Per Legambiente il commento di Cristina Nera, responsabile cascina Venara, Zerbolò. «Difficile sparare per sbaglio a una poiana - ha precisato - , che al massimo può essere scambiata per un altro rapace. Purtroppo esiste ancora una sottocultura nel mondo venatorio più arretrato tale per cui i rapaci sono nel mirino in quanto ladri di prede». Invece in gioco ci sono «la catena alimentare e l’equilibrio dell’ambiente».  Intanto la poiana è stata salvata. Ha riportato ferite alle ali. Ad intercettarla appena dopo l’esplosione dei colpi sono state le guardie venatorie volontarie e provinciali durante un servizio di divigilanza nelle campagne al confine con Zinasco.  Il rapace è stato dato in consegna alla Provincia. Un episodio non casuale secondo Begliossi, convinto che si tratti di un caso di bracconaggio e non di una leggerezza commessa in buona fede. «In Lomellina siamo a quota quattro dall’inizio della stagione - ha ribadito il presidente di Italcaccia - . I bracconieri agiscono per conto di privati interessati all’acquisto di specie protette impagliate. E’ un fenomeno sommerso da non sottovalutare, con un mercato circoscritto al territorio».  In provincia di Pavia la stagione venatoria ha aperto i battenti il 29 settembre. All’epoca l’assessorato provinciale all’Agricoltura e Riserve naturali ha diramato i numeri da contattare per segnalare illeciti e comportamenti non consentiti dalla normativa. Per la Lomellina rispondono gli Ambiti territoriali di caccia Mortara Ovest 1 e Dorno Lomellina Est (335.7550091).  Vietate, oltre alle zone a protezione speciale, le aree agricole con coltivazioni in atto e in parte non ancora raccolte. Misure di tutela a salvaguardia dell’ambiente con cui secondo il mondo agricolo la caccia può andare d’accordo, se ben gestita.


LA NUOVA SARDEGNA

4 NOVEMBRE 2009

 

Strage di pecore, ordinanza di Corona

 

Giovanni Melis

 

ATZARA (NU). Basta con i cani incustoditi e verifiche approfondite su un eventuale fenomeno di randagismo, che allo stato però viene escluso. Il sindaco Alessandro Corona ci vuole vedere chiaro sui cani incustoditi che hanno fatto strage di pecore. I fatti sono dei giorni scorsi. Tanto che il Comune, dopo le segnalazioni di numerosi cittadini, ha deciso di intervenire con un’ordinanza. Da qualche tempo è stata segnalata la presenza di cani incustoditi per le vie del centro abitato. All’inizio cani di media e grossa taglia che davano fastidio nelle ore notturne. Poi, sono arrivate le lamentale da parte di alcuni pastori relative all’uccisione di una ventina di pecore.  Di qui l’ordinanza urgente a tutela di tutta la cittadinanza. Ieri il provvedimento, il numero 17 del 2009, è stato pubblicato e reso esecutivo. «Nell’ordinanza - spiega il primo cittadino - sono state recepite le disposizioni di un decreto ministeriale, emanato per l’esattezza dal ministro del Lavoro, della salute e delle politiche sociali. Abbiamo ritenuto essenziale dar corso a questo provvedimento per assicurare la tranquillità alle persone. Il mancato rispetto della stessa comporterà inevitabili conseguenze di carattere penale ed amministrativo. In questo modo si potrà procedere ad una individuazione di eventuali cani randagi e violenti, evitando così di causare problemi ai proprietari dei cani domestici».  Il sindaco ritiene essenziale la prevenzione anche per assicurare tutela al bestiame e alle persone. I cani in gruppo sono infatti pericolosi anche per i bambini come pure per gli adulti. «Non possiamo tollerare - conclude Corona - ulteriori attacchi agli allevamenti da parte dei cani incustoditi che hanno provocato la morte di un cospicuo numero di capi, ferendone altrettanti. Pertanto, si richiama tutta la cittadinanza ad un senso civico di alto profilo e si richiede ai proprietari di cani di evitare di lasciare gli animali incustoditi e di adoprarsi per rispettare quanto stabilito dalla normativa nazionale».


AGI

4 NOVEMBRE 2009

 

BRESCIA: IN CASA CON BIMBA 14 MESI C'ERANO ANCHE BOA E PITONI

 

Brescia - Nell'appartamento abitato da una famiglia con bimba di 14 mesi c'erano non solo due cani e un gatto ma anche ben ventuno rettili lunghi fino a due metri e mezzo, fra cui alcuni boa constrictor, pitoni reali, pitoni moluri, un'iguana e un drago pogona. Rettili che sono stati sequestrati dagli uomini del Comando provinciale di Brescia del Corpo forestale dello Stato durante una perquisizione disposta dalla Procura di Brescia in un'abitazione privata nel Comune di Adro. L'operazione, scattata a seguito di un'intensa attivita' investigativa di contrasto al commercio illegale di animali tutelati dalla Convenzione di Washington ha consentito agli uomini della Forestale, coadiuvati da un veterinario della Asl, di rilevare le precarie condizioni igieniche in cui i rettili erano tenuti, oltre che l'inadeguatezza degli spazi e delle temperature delle teche in cui i rettili erano sistemati. E' ancora al vaglio degli inquirenti la documentazione relativa al regolare possesso degli animali, e nel frattempo la custodia degli stessi e' stata affidata provvisoriamente all'attuale proprietario. L'uomo, che vive nell'appartamento anche con due cani e un gatto, e' stato segnalato ai servizi sociali per la presenza, nella stessa abitazione, della figlia di 14 mesi. La vicinanza dell'immobile al centro cittadino ha inoltre destato preoccupazione per una eventuale fuga accidentale dei serpenti, nonostante le specie sequestrate siano escluse dall'elenco di quelle pericolose per l'uomo dall'attuale normativa. Questa di Brescia e' solo l'ultima delle tante operazioni della Forestale che ha riguardato il sequestro o il ritrovamento di rettili, a volte molto pericolosi per l'uomo, come i due serpenti a sonagli catturati dagli uomini della CITES alcune settimane fa alle porte di Roma.


ASCA

4 NOVEMBRE 2009

 

ANIMALI: FORESTALE SEQUESTRA 21 RETTILI IN UN APPARTAMENTO A BRESCIA

 

Roma - Ventuno rettili lunghi fino a due metri e mezzo - fra cui alcuni boa constrictor, pitoni reali, pitoni moluri, un'iguana e un drago pogona - sono stati sequestrati dagli uomini del Comando Provinciale di Brescia del Corpo forestale dello Stato durante una perquisizione disposta dalla Procura di Brescia in un'abitazione privata nel comune di Adro (BS).L'operazione, scattata a seguito di un'intensa attivita' investigativa di contrasto al commercio illegale di animali tutelati dalla Convenzione di Washington ha consentito agli uomini della Forestale, coadiuvati da un veterinario della ASL, di rilevare le precarie condizioni igieniche in cui i rettili erano tenuti, oltre che l'inadeguatezza degli spazi e delle temperature delle teche in cui i rettili erano sistemati. E' ancora al vaglio degli inquirenti la documentazione relativa al regolare possesso degli animali, nel frattempo la custodia e' stata affidata provvisoriamente all'attuale proprietario. L'uomo, che vive nell'appartamento anche con due cani e un gatto, e' stato segnalato ai servizi sociali per la presenza, nella stessa abitazione, della figlia di 14 mesi.La vicinanza dell'immobile al centro cittadino ha inoltre destato preoccupazione per una eventuale fuga accidentale dei serpenti, nonostante le specie sequestrate siano escluse dall'elenco di quelle pericolose per l'uomo dall'attuale normativa.


LA NUOVA VENEZIA

4 NOVEMBRE 2009

 

Famiglia vive con un pitone in casa

 

Marta Artico

 

MARCON (VE). C’è chi lo abbandona perché lo ha comperato per sfizio e una volta compreso che ha bisogno di attenzioni lo lascia nel primo parco pubblico che trova, e chi invece lo cura amorevolmente, un po’ come fosse un animale domestico. La signora Marina Fasolo assieme al marito Wahied e alle due figlie Shaira e Sherin rispettivamente di 30 e 21 anni, abita al civico 13 di via Galileo.  Con loro vive anche Bis, un pitone di quattro anni che da tanto divide con loro l’appartamento. A portarlo a casa è stata la figlia, che lavora in un negozio di animali e ama i rettili, ma a prendersi cura di lui è la madre. Bis se ne sta nella sua teca, sul comodino della camera di Shaira. Riscaldamento a pavimento, luce rossa per emanare calore, una base di sassolini e qualche elemento di ornamento. La maggior parte del tempo lo passa sonnecchiando, almeno così pare, perché i suoi occhi sono sempre semi-chiusi. Una volta ogni tre settimane arriva l’atteso momento del pranzo. Si ciba esclusivamente di animali vivi: il suo pasto sono tre topolini bianchi, che punta, stritola e poi inghiottisce senza che questi possano emettere un suono. «E’ un animale che non dà da lavorare - scherza la padrona di casa - è economico e non sporca». «La prima volta che si è avventato sui topolini, tutta la famiglia è rimasta a guardare». Bis vede solo le fonti di calore. Appena preso era molto piccolo, meno della metà. Shaira l’ha comperato al negozio di animali del Valecenter, per 80 euro. «Più son piccoli, più costano». Adesso è un metro di lunghezza, ma cresce ogni qual volta fa la muta. E cioè una volta al mese, solo durante la notte. La sua pelle non è per nulla viscida. «Tutti lo credono in principio - spiega Marina mentre lo tiene in mano - invece è ruvido. Dopo qualche tentennamento, nessuno ha paura, tranne chi ha proprio la fobia». Bis se ne sta sul letto, tutto attorcigliato, poi piano piano vince la timidezza e si allunga muovendo la linguetta freneticamente. «Chi li abbandona - spiega la donna - è perché li ha presi tanto per fare». Ogni giorno la famiglia impara qualche cosa di più del pitone, che non si spaventa neppure di fronte a Pepita, un dalmata enorme quanto coccolona. Il rettile è noto nel vicinato. Qualche bambino, pur di vederlo, costringe la mamma a suonare il campanello del civico 13. -


MYNEWS

4 NOVEMBRE 2009

 

UN CACCIATORE DENUNCIATO DAL CORPO FORESTALE DELLO STATO. SEQUESTRATO FUCILE E SANZIONI

 

CAMPOBASSO _ Una denuncia a piede libero, il sequestro di un fucile con relative munizioni e sanzioni amministrative per circa 2.000 Euro. Questi i risultati complessivi dell’ultima operazione antibracconaggio predisposta dal Comando Provinciale CFS di Campobasso e condotta dal personale dei Comandi Stazione di Riccia, San Giuliano del Sannio e Sepino nello scorso fine settimana in una vasta area della Provincia di Campobasso. Circa 30 i cacciatori controllati dagli uomini della Forestale che hanno eseguito accertamenti sul rispetto delle normative in materia di attività venatoria, armi e anagrafe canina riscontrando numerosi illeciti. F.L. cinquantenne di Somma Vesuviana (NA) è stato sorpreso in agro di San Giuliano del Sannio mentre esercitava l’attività venatoria con fucile modificato e non consentito e che per tale motivo è stato sequestrato unitamente alle munizioni. Lo stesso è stato deferito alla Procura della Repubblica di Campobasso e dovrà rispondere di attività venatoria illegale. Ad altri 6 cacciatori campani invece sono stati contestati illeciti amministrativi per violazioni riguardanti l’attività venatoria senza le necessarie autorizzazioni sul territorio molisano.


BIG HUNTER

4 NOVEMBRE 2009

 

Progetto Colombaccio: un contributo alla ricerca da parte dei cacciatori

 

Tra le iniziative messe in piedi dal mondo venatorio che hanno senz'altro il merito di rendere i cacciatori parte attiva nella tutela e nel monitoraggio della fauna selvatica, c'è il Progetto Colombaccio Italia. L'iniziativa è promossa dal Club Italiano del Colombaccio, il quale dal 1998 censisce e studia il flusso migratorio della specie in Italia e vede la collaborazione diretta dei cacciatori. A loro infatti è chiesto di annotare scrupolosamente su appositi registri gli avvistamenti e gli abbattimenti durante gli appostamenti fissi autunnali. I dati infine vengono raccolti e inseriti su appositi programmi informatici e resi pubblici anno per anno. Oltre ad avere il patrocinio del Ministero dell’ambiente, gli uffici caccia delle provincie di Firenze e Pisa, lavorando anch’essi a progetti simili in proprio, hanno firmato una convenzione per lo scambio reciproco dei dati raccolti. Ma siamo soltanto all'inzio “questo lavoro – si legge in una nota di Sauro Giannerini, tecnico faunistico e coordinatore nazionale del Progetto Colombaccio Italia, dopo la presentazione del progetto al Convegno di San Rossore - non si vuole proporre come opera esaustiva bensì come primo mattone per un opera molto più grande che probabilmente negli anni si formerà. Essendo il Colombaccio una delle specie selvatiche meno studiate  potremmo finalmente far luce sui segreti della migrazione e della biologia di questa specie. Tutto questo lavoro mette in risalto, oltre alla professionalità con cui vengono trattati i dati, l’enorme contributo che la figura del cacciatore può apportare al mondo scientifico in campo ornitologico e non solo”.


IL GAZZETTINO DI PORDENONE

4 NOVEMBRE 2009

 

Cacciatori col “fucile” puntato.

 

Provincia di Pordenone - A scatenare la protesta dell’associazione Libera caccia la recente ordinanza dell’Azienda sanitaria che obbliga tutti i praticanti l’attività venatoria a vaccinare i cani con l’antirabbica a seguito del caso riscontrato nello Spilimberghese. I cacciatori di Cordenons lamentano di essere venuti a conoscenza del provvedimento soltanto a poche ore dell’apertura della stagione venatoria, vedendosi così negata la possibilità di sfruttare i primi weekend di attività. Infatti, perché il vaccino possa considerarsi efficacemente somministrato, devono trascorrere 21 giorni dall’iniezione. E, il gruppo di cacciatori che si è subito attivato per provvedere, non è riuscito a reperire sul territorio il vaccino richiesto. Per i propri cani hanno dovuto cercare fuori provincia (nello specifico a Gorizia), un veterinario che, pur dando la propria disponibilità, non possedeva più di venti vaccini. Eccetto quelli che avevano già provveduto all’antirabbica per i propri compagni a quattro zampe, dei 167 cacciatori di Cordenons, soltanto una ventina sono pertanto riusciti a mettersi in regola per poter poi iniziare con l’attività. «Inammissibili i modi e i tempi con cui abbiamo saputo del nuovo obbligo – hanno affermato Maurizio Brustoloni della “Federazione italiana caccia” e Tiziano Bianchettin, presidente di “Libera caccia” – Era noto già da più di due mesi che esisteva il pericolo della rabbia. Perché allora deciderlo il giorno prima dell’inizio dell’attività venatoria? E perché doverlo sapere dopo aver parcheggiato l’auto all’entrata della riserva dove erano affissi dei cartelloni informativi? Quando lo stesso provvedimento si è reso obbligatorio nell’ex Jugoslavia i cacciatori sono stati avvisati uno per uno, per tempo e per iscritto». A questo punto i cacciatori di Cordenons non solo chiedono il rimborso dei 25 euro spesi per il vaccino ma si ritengono danneggiati in parte anche sulla quota annuale che pagano per lo svolgimento dell’attività, avendo perso 3 domeniche di caccia: 200 euro per utilizzare la riserva su un totale annuo di mille euro che occorrono per praticarla. «Non capiamo perché poi l’obbligo debba esistere soltanto per noi cacciatori e non per tutti i proprietari di cani» hanno aggiunto Brustoloni e Bainchettin.


LA PROVINCIA PAVESE

4 NOVEMBRE 2009

 

Mortara, caro-lepri da ripopolamento «La qualità si paga»

 

Umberto De Agostino 

 

MORTARA (PV). Una lepre da destinare alle aree venatorie è pagata 240 euro dall’Ambito territoriale caccia 1 Mortara contro i 150 euro degli altri ambiti provinciali. Il divario è segnalato da Marco Cicirello, titolare della ditta Ardita di Genova che si occupa di fornitura di selvaggina per il ripopolamento faunistico: «Non eccepisco la scelta adottata da Mortara, ma chiedo almeno che i prezzi siano uniformati in tutta la provincia di Pavia». La replica del mortarese Mario Baldi, presidente dell’Atc 1: «Noi paghiamo di più le lepri perché pretendiamo la visita del veterinario e, soprattutto, l’applicazione di un microchip sotto la cute dell’animale». Novembre è il mese in cui gli ambiti di caccia si riforniscono di lepri e di fagiani da destinare alle zone di ripopolamento: i cinque Atc della provincia di Pavia chiedono un preventivo ad almeno tre ditte del settore allo scopo di acquistare la selvaggina, in gran parte d’importazione, che sarà allevata per un periodo di uno-due anni e poi liberata nei terreni su cui è autorizzata l’attività venatoria. Si tratta di un mercato ambìto: una partita di lepri acquistata da un singolo ambito di caccia si aggira intorno ai 400-500 capi, per un valore che va dai 60 ai 75mila euro. Nei giorni scorsi Cicirello ha rifornito il secondo ambito lomellino, quello di Dorno, con 500 lepri e quelli oltrepadani di Casteggio e di Varzi con 400 e 300 capi. «Le offerte presentate dalla mia ditta e da altre del settore si differenziavano di qualche euro, ma non capisco perché a Mortara si applichino prezzi così discordanti, poco meno del doppio rispetto a quanto pagato a pochi chilometri, nella stessa provincia», dice il fornitore genovese. La risposta arriva da Baldi. «Noi chiediamo un servizio di qualità attraverso sia il coinvolgimento di un veterinario sia l’applicazione di un microchip in modo che sappiamo sempre dove si trova la lepre, anche in caso di morte - spiega il presidente Atc - Abbiamo richiesto la fornitura alla ditta ferrarese La Selva che garantisce un servizio di prim’ordine». -


IL GAZZETTINO DI PADOVA

4 NOVEMBRE 2009

 

L’allevamento dei daini è legittimo

Dopo cinque mesi, arriva l’assoluzione piena per gli eredi di Dalla Francesca

 

Provincia di Padova - L’allevamento di daini degli eredi Dalla Francesca non era illegittimo, come invece sostenevano le accuse. Si è conclusa con un’assoluzione piena per gli imputati, perché il fatto non sussiste, il lungo iter giudiziario legato ai daini del Catajo. Il processo, apertosi a maggio, è stato chiuso ieri pomeriggio dalla decisione del giudice monocratico di Este, Linda Arata. La quale ha accolto la richiesta di assoluzione, espressa anche da pm. Durante l’ultima udienza sono stati sentiti sulla vicenda l’ex comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato, Sandro Scarpa, e la presidente del Parco colli, Chiara Matteazzi. In precedenza erano passati sul banco dei testimoni il direttore dell’ente, Nicola Modica, e i funzionari della Provincia che avevano seguito il caso. L’accusa per i Dalla Francesca era di aver detenuto «86 daini, mammiferi pericolosi per la salute e l’incolumità pubblica». Ora gli ungulati rimasti nei pressi del castello del Catajo, fra atti di bracconaggio e attacchi di altri animali selvatici, sono pochissimi.


LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
4 NOVEMBRE 2009
 
A Potenza niente pronto soccorso per Fido e Micio

 
POTENZA - Buttato per strada come una cosa inutile, In una fredda sera di novembre. E quando un «buon samaritano» si è fermato per prestare soccorso, che brutta sorpresa. Gli uffici comunali sono chiusi. Non ci sono strutture di pronto soccorso e accoglienza. Nessuno vuole fare qualcosa. Ma la storia di Fortunato, così è stato chiamato dagli animalisti della Dna, un cagnolino grigio di taglia medio piccola abbandonato in via IV novembre a Potenza, ha comunque un lieto fine. Grazie alla presidente dell’associazione Dna (Diritti- Natura-Animali), che l’ha accolto in casa per la notte, in attesa di consegnarlo al canile comunale, e che ha denunciato la grave carenza di servizi con un esposto alla Procura della Repubblica. Il piccolo Fortunato, racconta Argenzio, è stato ritrovato il 2 novembre alle 19.45. La segnalazione al Comune per portare il cagnolino alla Eco di Tiera, dove vengono ricoverato i randagi del Comune, non va a buon fine: a quell’ora gli uffici del Comune sono chiusi e bisogna attendere l’indomani. Ma non si può lasciare il cagnolino, evidentemente abbandonato da una famiglia ed abituato a stare in casa, in strada di notte. Argenzio non si arrende: dopo aver contattato una volante dei vigili urbani per verbalizzare il ritrovamento del cane, decide di tenere con se il piccolo Fortunato per la notte. Nel frattempo informa telefonicamente il servizio di reperibilità della Asp. Alle 21 il veterinario di reperibilità visita il cane e accerta che non è iscritto all’anagrafe canina. Ma neanche il veterinario riesce a trovare un ricovero per la notte per il povero cane. Il caso di Fortunato ripropone con urgenza un tema annoso per gli animalisti potentini: la mancanza di un servizio di pronto soccorso veterinario, con ambulatorio pubblico o con convenzione, attivo 24 ore su 24. Argenzio denuncia: «l’odissea che da 18 anni si consuma relativamente alla realizzazione da parte dell’Asl di Potenza di un ambulatorio veterinario pubblico con pronto soccorso 24 ore su 24, come previsto da circa 20 anni dalle leggi nazionali e regionali di difesa degli animali. Come in altre realtà si potrebbero stipulare convenzioni con ambulatori privati che, a turnazione garantirebbero un pronto soccorso 24 ore su 24». Ma, fino a questo momento, tutto tace, anche se circa un anno fa l’allora Asl 2 di potenza aveva emanato un bando di gara per il fitto di locali da adibire anche, almeno in parte, ad ambulatorio veterinario pubblico. Secondo la denuncia della Dna, però, da allora ad oggi nulla si è mosso. «Potenza - denuncia Argenzio - è l’unica città capoluogo in Italia sprovvista di un ambulatorio veterinario pubblico. Ad oggi funge da ambulatorio, ma solo per sterilizzazioni e microchip, il camper unità mobile dell’Asl 2. Il camper staziona nel piazzale di via Potito Petrone, ma al momento la situazione è insostenibile, anche per le lunghe liste di attea (6-7 mesi per la sterilizzazione di cani e gatti)».

FARMACIA.IT

4 NOVEMBRE 2009

 

NASCE DOCUMENTO CHE REGOLA USO RESPONSABILE DEI FARMACI VETERINARI

 

Presentato a Cremona il documento unico che disciplina l’uso responsabile dei farmaci veterinari. Il comparto della salute animale si stringe così intorno al consumatore, approvando un testo che contribuisce a rinforzare la sicurezza alimentare.
E’ una realtà anche in Italia il documento che disciplina l’uso responsabile del
farmaco veterinario – già approvato da IFAH e dalle altre componenti del settore zootecnico europeo, che hanno dato vita alla piattaforma EPRUMA. AISA, insieme alle altre organizzazioni del settore (AIA, ASSALZOO e FNOVI), condividendo gli obiettivi della piattaforma europea EPRUMA, ha presentato così a Cremona “Buone pratiche per l’uso di farmaci antimicrobici negli animali destinati alla produzione di alimenti”.
“Per AISA, il documento che regola l’uso responsabile dei farmaci veterinari rappresenta un importante traguardo – commenta Alberto Mondellini, Presidente di AISA. Da tempo AISA ha compreso quanto sia essenziale la stretta collaborazione fra tutti gli operatori della filiera e, al contempo, la promozione dell’uso responsabile presso tutti i protagonisti del comparto: dai veterinari agli allevatori, affinché tutti contribuiscano alla medesima promozione, garantendo qualità, efficacia, trasparenza e responsabilità nelle loro scelte specifiche. In quest’ottica, il documento condiviso sull’uso responsabile, rappresenta anche un riconoscimento al lavoro di AISA degli ultimi anni.” I principi di base del documento
“Meno possibile, quanto necessario”: è questo il principio che dovrebbe regolare l’uso del farmaco antimicrobico (
antibiotico). Gli obiettivi generali del testo – che fornisce inoltre un quadro informativo sulle buone pratiche da seguire - sono: mantenere l’efficacia nel tempo dei farmaci veterinari antimicrobici e prevenire l’instaurarsi di fenomeni di resistenza. A monte va rilevata l’importanza della prevenzione e del controllo delle malattie: un buono stato di salute è un prerequisito essenziale per garantire condizioni di benessere animale e di allevamento ottimali. In questo senso, nell’evidenziare la responsabilità dell’allevatore, va sottolineato che la buona salute degli animali inizia dalle buone pratiche di allevamento, quali: garantire ambiente ed alimentazione adeguati , libertà dallo stress, biosicurezza etc.
Nondimeno, il farmaco antimicrobico è uno strumento prezioso per la salute ed il benessere degli animali e il percorso complesso – lungo anche dieci anni - che precede la sua autorizzazione al commercio è una garanzia di qualità, di sicurezza e di efficacia del medicinale,. Nell’ambito della prevenzione, va ricordato il prezioso ruolo svolto dai vaccini come strumenti di controllo di molte
malattie infettive.
Una delle figure chiave nel garantire un uso responsabile dei
farmaci antibiotici resta ovviamente il veterinario: è una sua responsabilità diretta quella di conoscere bene le molecole per prescrivere i medicinali più appropriati e controllare il loro uso in sicurezza. Ed è sempre il veterinario a diagnosticare la malattia e a decidere come intervenire, scegliendo ad esempio quale farmaco antimicrobico somministrare. Va segnalato inoltre che la selezione di un antimicrobico deve basarsi su diversi criteri, quali ad esempio: l’eziologia microbica, l’antibioticoresistenza , le specie animali, la via di somministrazione , le modalità con cui può essere gestito (attrezzature,manodopera etc). Tutto ciò per ribadire che una terapia di successo è determinata dalla somministrazione corretta dell’antimicrobico, al dosaggio appropriato e per il periodo necessario. Inoltre, per gli animali produttori di alimenti destinati al consumo umano sono previsti studi per osservare quanto velocemente i residui del farmaco vengono eliminati dall’organismo. I limiti massimi di residui (LMR) sono definiti per stabilire il livello massimo di un antimicrobico che può rimanere nelle derrate prodotte dell’animale trattato senza costituire un rischio per il consumatore. In conclusione, il documento ribadisce che i farmaci antimicrobici giocano un ruolo chiave nel proteggere la salute e il benessere degli animali, fattori, questi, fondamentali nel garantire la sicurezza delle derrate alimentari. La qualità e l’efficacia dei farmaci è garantita a monte da un processo stringente di autorizzazione e a valle, dalle competenze dei veterinari e dall’allevatore, che hanno un ruolo chiave nella prevenzione e trattamento delle malattie attraverso le buone pratiche di allevamento e nel fornire al consumatore alimenti di origine animale sicuri e controllati.
Alessandra Di Vincenzo Team Assistent Ufficio Stampa INC- Istituto Nazionale per la Comunicazione.


LA NUOVA VENEZIA

4 NOVEMBRE 2009

 

Albero sulla recinzione, 12 grossi cani in fuga

 

SAN DONA’ (VE). Albero sradicato piomba contro la recinzione di una casa sul lungo argine del Piave in via Bassa Isiata a San Donà, scappano dodici pastori del Caucaso di grossa taglia. Il maltempo della scorsa notte ha causato anche questo spiacevole incidente. Nell’abitazione dell’Iraniano Nassiri Arsalan, recentemente deceduto, sono rimasti ancora molti animali di quello che era il suo zoo privato.  Alla notizia della fuga dei gorssi cani, sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia locale, quindi alcuni gruppi di volontari del soccorso animali. Alcuni dei cani sono stati già recuperati, ma le ricerche continuano per gli ultimi esemplari che dovrebbero essere stati ritrovati. Si cercano ora persone che vogliano prendersi cura degli animali prima che sia deciso di abbatterli. I volontari del soccorso animali si sono offerti di prestare aiuto per qualche giorno. Il vero problema è che dopo la morte dell’iraniano, la sua eredità è giacente, compresi gli animali che ha lasciato nel suo zoo-giardino. E’ stato nominato un curatore dell’eredità nella persona dell’avvocato Monia Gambarotto, ma la situazione è tutt’altro che semplice da risolvere perché i parenti non vogliono saperne di tenersi animali e cani.


CORRIERE DELLA SERA

4 NOVEMBRE 2009

 

Vivono allo zoo. La specie è originaria del Sud America ed è a rischio estinzione

Dolores e Lolita restano senza pelliccia Il mistero delle orse «calve» di Lipsia

Veterinari preoccupati per due femmine di orso con gli occhiali che si sono ritrovate la pelle glabra

 

MILANO - Sono rimaste completamente «calve» e gli esperti non sanno spiegarsene il motivo. Loro non sembrano preoccuparsene particolarmente, ma il fatto che non vi sia una motivazione precisa della loro improvvisa perdita di pelo rende la questione ancor più degna di attenzione. Loro sono due esemplari femmine di orso con gli occhiali, una specie particolarmente diffusa in Sud America, e vivono allo zoo di Lipsia.

CONSULTO MONDIALE - La loro immagine così diversa da come i visitatori del parco erano abituati a vederle ha ormai fatto il giro del mondo. Non sono stati registrati altri sintomi oltre alla caduta del pelo, che normalmente è lungo e ispido, e a fastidi da prurito. Dolores e Lolita, le due orse rimaste «spelacchiate» (hanno conservato qualche ciuffo nella zona del capo mentre per una terza, Bianca, la perdita di pelo è a una fase iniziale) sono state già visitate da diversi veterinari dello zoo e un appello è stato inviato ai giardini zoologici di tutto il mondo per capire se vi siano dei precedenti che possano dare indicazioni su come intervenire. La direzione dello zoo ha reso noto che lo stesso problema si sarebbe in effetti verificato in altri esemplari di orsi andini in diversi bioparchi, europei e non solo.

SPECIE A RISCHIO - Gli orsi dagli occhiali, conosciuti anche come orsi andini, sono una delle specie considerate a rischio di estinzione (classificata come «vulnerabile») secondo la lista dello Iucn, l'Unione internazionale per la conservazione della natura. Allo stato brado si stima che ne siano rimasti tra i 2.400 e i 20 mila esemplari, un range molto elevato dovuto alle difficoltà di conteggio, vista la timidezza di questi animali difficili da rintracciare e catalogare nei territori montuosi dove sono abituati a muoversi.

 

FOTO E VIDEO

http://www.corriere.it/animali/09_novembre_04/orsi-senza-pelo-lipsia_b58abcd6-c95f-11de-a52f-00144f02aabc.shtml


CORRIERE ADRIATICO

4 NOVEMBRE 2009

 

Delibera in itinere
Animali d’affezione Presto il cimitero

 

Fano (PU) -  Nel nostro Paese, l’iniziativa attuata in alcune città anglosassoni di realizzare un cimitero per animali d’affezione, prima faceva ridere ora comincia a prendere piede. Da allora le cose infatti sono cambiate, tanto che anche a Fano presto vedremo un cimitero per animali, tanto è vero che la dirigente dei servizi demografici ha redatto una relazione su una bozza di documento indicante le modalità di gestione di un cimitero di questo tipo, dove potrebbero trovare sepoltura cani, gatti, ma anche coniglietti, criceti, tartarughe, uccellini e tutti quegli animali che si tengono abitualmente in casa con cui si è stabilito un legame d’affetto. Sull’argomento sono stati anche svolti degli incontri con l’associazione Osiride di Fano ed entro l’anno verranno organizzati confronti con altre associazioni animaliste allo scopo di predisporre una delibera da portare alla approvazione del Consiglio Comunale fanese. La realizzazione dell’opera rientra nei programmi dell’assessore Michele Silvestri.


AGI

4 NOVEMBRE 2009

 

RUBA POLLI PER COMPRARE DROGA, UN ARRESTO NEL PESCARESE

 

Pescara - Stava rubando polli per avere la possibilita' di acquistare droga. Proprio mentre era in azione il ladro tossicodipendente e' stato bloccato e poi arrestato dai carabinieri. Si tratta di un uomo di 26 anni di Collecorvino (Pescara), Davide Di Mastrogirolamo, fermato a Moscufo dai carabinieri di Loreto. Quando il proprietario del pollaio lo ha notato e ha chiamato il 112 il ladro aveva gia' preso otto polli. I carabinieri della compagnia di Montesilvano (guidata dal capitano Enzo Marinelli) lo hanno trovato in possesso anche di strumenti per lo scasso usati per accedere al pollaio. L'uomo avrebbe ammesso che i polli sarebbero stati utilizzati come merce di scambio per comprare la droga e avrebbe spiegato che ogni tre animali avrebbe ottenuto un 'quartino'. Deve rispondere di furto aggravto.


JIULIE NEWS

4 NOVEMBRE 2009

 

Usa: gatto colpito dall'influenza suina

 

Nico Falco

 

USA – Le autorità sanitarie dello stato dello Iowa hanno reso noto che un gatto è stato contagiato dal virus della 'nuova influenza', l'A/H1N1. E' il primo caso di salto di specie nei felini.
A quanto pare l'animale ha contratto il virus dalla famiglia che lo possiede, nella quale due dei tre componenti “hanno sofferto di sintomi simil-influenzali prima che l'animale si ammalasse”. La veterinaria Ann Garvey dell'Iowa Department of Public Healt aggiunge che la diagnosi sul felino “non ci coglie del tutto di sorpresa dal momento che in passato altri ceppi influenzali erano stati riscontrati nei gatti”. Il rischio che il virus della 'influenza suina' possa trasmettersi da felini agli esseri umani non sembra elevato ma, al contrario, il Dipartimento della Sanità statunitense ha fatto sapere che è possibile che gli esseri umani già contagiati infettino determinati animali.
Attualmente sia il micio che i membri della famiglia positivi all' A/H1N1 sono ricoverati in ospedale e risultano perfettamente guariti dopo la somministrazione di antibiotici. Il salto di specie si è in realtà verificato già lo scorso anno, ma con un altro virus: l'H5N1.


CORRIERE DELLA SERA

4 NOVEMBRE 2009

 

La segnalazione è arrivata dall'associazione medico-veterinaria degli Stati Uniti

Influenza A, primo caso su un gatto

Il micio è stato contagiato da un «umano» della sua famiglia. Dopo alcuni giorni è guarito

 

WASHINGTON - L'influenza A è arrivata a colpire anche un gatto domestico. La prima diagnosi di contagio con il virus H1N1 su di un micio è avvenuta in Iowa ed a comunicarlo ufficialmente è stata oggi la American veterinary medical association.

IL CONTAGIO - Il gatto tredicenne ha apparentemente preso l'influenza da un membro «umano» della famiglia con cui vive: «Due o tre persone nella casa del gatto erano state colpite da una sindrome influenzale, probabilmente dovuta al virus H1N1 prima che il micio stesso si ammalasse», ha reso noto il dipartimento di veterinaria dell'Iowa.

ORA STA BENE - Il gatto ora sta bene, si è ripreso pienamente dall'influenza A e non sembra abbia contagiato alcun altro essere umano o felino nei dintorni. «Gli animali domestici che vivono nello stesso ambiente di una persona colpita dal virus H1N1 sono a rischio e la loro salute va tenuta sotto controllo», ha avvertito David Schmitt, il veterinario dello Stato. Per quanto riguarda gli animali domestici in genere, lo scorso 21 ottobre è arrivata la notizia di un furetto contagiato dall' uomo con il virus dell'influenza A/H1N1, a Portland (Oregon).


UNIVERSY.IT

4 NOVEMBRE 2009

 

ANCHE GLI ANIMALI DOMESTICI POSSONO CONTRARRE L'H1N1

 

La notizia è stata riferita dall'American Veterinary Medical Association sul suo sito web. Negli Stati Uniti è stato, infatti, diagnosticato il primo caso di influenza A su un felino, un micio di 13 anni contagiato probabilmente da uno dei membri della famiglia in cui vive.Ora, dopo le cure del veterinario l’animale si è ripreso. In ogni caso, David Schmitt, veterinario dello Stato dell'Iowa avverte “gli animali domestici che vivono a stretto contatto con qualcuno che sia stato male sono a rischio” ed è quindi consigliabile monitorare il loro stato di salute.


IL MATTINO

4 NOVEMBRE 2009

 

Attenti ai salti..

 

Attenti ai salti, soprattutto di notte. Non è raro trovare al mattino il nostro povero pesciolino rosso contorcersi moribondo sul pavimento. Si consiglia di coprire la vasca con una rete ben fissata ai bordi, che assicuri il passaggio dell’aria ma allo stesso tempo protegga l’animale dagli improvvisi raptus acrobatici.

 

***

Lo abbiamo vinto alle fiere da bambini, lo abbiamo poi cresciuto e amato, gli abbiamo dato un nome. Il nostro pesciolino rosso è stato per molti il primo animale «amico». Ma quanti di noi conoscono veramente questa piccola, delicata creatura purtroppo screditata per il suo basso costo e sottoposta a sofferenze continue perché considerata fin troppo resistente? Ma anche per lui è arrivato il momento del riscatto. Negli Stati uniti è già moda: i big delle holding e del mondo dello spettacolo fanno a gara a chi ha il «water gardening» più bello, che altro non è che un laghetto bonsai popolato da comuni Carassius auratus. Senza arrivare agli eccessi d’oltreoceano ecco qualche consiglio per ospitarlo nelle nostre case. L’acquisto. Originario dell’Asia orientale, dalla Siberia alla Cina, è oggi diffuso in tutto il mondo, dove gli amatori hanno creato numerose e spesso bizzarre varietà ornamentali, più delicate della forma comune, tanto da non poter sopportare i rigori delle acque all’aperto. Chi ha poca esperienza d’acquario, tra queste varietà chieda sempre quelle a coda semplice prima di acquistare quelle a due o tre code. La vasca. La solita boccia di vetro non è sicuramente il luogo più adatto per tenere in vita un pesce rosso, a meno che non sia molto grande e non permetta una buona ossigenazione dell’acqua. Riempitela a metà in modo da ottenere un’ampia superficie di contatto aria-acqua. Essendo un pesce che produce una notevole quantità di rifiuti organici, è necessaria una buona filtrazione, o, in mancanza di un filtro, di frequenti sostituzioni parziali dell’acqua (25% ogni 5-8 giorni) nonché una costante ed energica sifonatura del fondo dai detriti presenti. Il cibo. Una delle principali cause di morte precoce dei pesci rossi è la sovralimentazione: essendo un pesce ingordo tende a mangiare in quantità eccessiva e il cibo che non viene digerito correttamente può provocare putrefazioni intestinali letali. Meglio dargli poco nutrimento più volte al giorno, ma non continuamente, che una sola volta in eccesso: vivrà più a lungo. Il comportamento. Il pesce rosso è dotato di una formidabile memoria e di un eccellente udito e può essere addestrato a prendere il cibo direttamente dalle mani dell’allevatore, oppure ad avvicinarsi a un suono. È in grado di emettere borbottii, soprattutto prima di mangiare. Data la sua abitudine a sollevare materiale dal fondo, nella sua perenne ricerca di cibo, è opportuno predisporre una buona quantità di ghiaino, mai però pietre aguzze che possono provocargli ferite o abrasioni. Il pesce rosso può «attaccare» le piante, per cui è meglio utilizzare specie robuste come Vallisneria spiralis, Potamogeton sp, e Crinum thainum.


Animalieanimali

4 NOVEMBRE 2009

 

SBIANCAMENTO CORALLI PER CLIMA PROVOCA BULLISMO FRA PESCI...
Secondo studio australiano.

 

Sulle grandi barriere coralline, scolorite dal riscaldamento dei mari, i pesci piccoli finiscono vittime, fino alla morte, del bullismo dei loro simili più cresciuti. Lo ha documentato uno nuovo studio australiano, con risultati che hanno gravi implicazioni per le industrie della pesca e del turismo basate sulle aree coralline.
La ricerca del Centro di eccellenza studi sulle barriere coralline dell'università James Cook di Townsville, mostra che nella battaglia per la sopravvivenza fra coralli gravemente decolorati, i pesci damigella adulti cacciano via i più piccoli dai più scarsi ripari e dal cibo, esponendoli ai predatori.
"Sapevamo che lo sbiancamento dei coralli causa un aumento di mortalità fra i pesci, ma questo è il primo studio a rivelare il meccanismo comportamentale che lo provoca", scrive Mark McCormick, la cui ricerca è pubblicata dalla rivista PLoS ONE della Public Library of Science.
"I giovani pesci damigella che vivono fra coralli morti o sbiancati hanno un rischio di morte quattro volte più di quelli che vivono fra coralli sani" spiega lo scienziato. "Nei banchi di coralli sani, i pesci di ogni età hanno pari probabilità di morire, ma fra i coralli malati, la regola è: 'ognuno per se'' e la mortalità è molto più alta fra i piccoli. Poiché i pesci damigella sono la preda di molte specie più grandi, quelle pescate dall'uomo, i cambiamenti comportamentali hanno un effetto profondo", spiega.
Per comprendere perché la mortalità aumentava, McCormick ha introdotto giovani pesci damigella fra coralli sani, sbiancati e morti. E ha osservato che essi restavano più vicini ai ripari fra i coralli sani, mentre fra i coralli malati o morti salivano più in alto rendendosi vulnerabili ai predatori, mentre gli individui più piccoli venivano spinti via dai più grandi fin nel mare aperto.

 

 

            04 NOVEMBRE 2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE

 

TISCALI ANIMALI

4 NOVEMBRE 2009

 

La Nasa usa le scimmie per andare su Marte

 

 

04 novembre 2009. Private della liberta. Esposte a radiazioni e ad altrI esperimenti scientifici. E’ questo il crudele destino toccato a 28 scimmiette scelte dalla Nasa, agenzia spaziale americana, in vista di una missione su Marte.

Prima venivano usati i topi. Ora, invece allo scopo di stabilire cosa succede al cervello umano, se resta esposto a lungo alle radiazioni solari, gli scienziati hanno deciso di usare animali più simili all'uomo. Così in un laboratorio di Long Island, sono cominciati degli esperimenti controversi su un gruppo di scimmie scoiattolo, alte al massimo 35 centimetri con una coda fino a 42 centimetri. Pesano da 750 grammi a 1,1 chilo, e il rapporto della massa cerebrale sul corpo è di 1,17, la più vicina tra i primati a quella umana pari a 1,35. 

"Ce n'era bisogno - spiega Jack Bergman, un farmacologo dell' università di Harvard - Questi astronauti affrontano rischi enormi. E' importante sapere quali sono le conseguenze di un viaggio nello spazio profondo". Le scimmie saranno colpite con piccole dosi di radiazioni. Soprattutto sarà studiata la reazione del loro sistema nervoso centrale e come cambierà il loro comportamento nel tempo. L'esperimento non è letale. Ma è certo che gli animali si riprenderanno solo dopo lunghe cure.

Le associazioni animaliste, a cominciare da People for the Ethical Treatment of Animals (Peta), sono scioccate da questa iniziativa. "Gli esperimenti radioattivi della Nasa su questi primati sensibili e intelligenti segnano l'inizio di un altro sfortunato capitolo nella lunga storia di abusi di questa agenzia", ha commentato Justin Goodman, responsabile delle ricerche di Peta, riferendosi alle decine di scimpanzé uccisi dalla Nasa negli anni '50 per testare caschi e missili.


LA ZAMPA.IT
4 NOVEMBRE 2009
 
Scimmie arruolate per il viaggio su Marte
Usate come cavie, ma gli animalisti insorgono
 
GLAUCO MAGGI
 
NEW YORK - La Nasa torna ad arruolare le scimmie, e gli avvocati degli animali rivedono i fantasmi del passato. Nel programma spaziale iniziato negli anni 50, scimmie e scimpanzè erano compagni usuali d’avventura dei primi astronauti. Più che compagni, erano le staffette «involontarie» che dovevano testare, prima che toccasse al bipede più intelligente e più furbo, se ruotare in orbita attorno alla terra producesse danni all’organismo. Nel passato, l’agenzia americana utilizzò 17 primati, per lo più scimpanzè, mentre una dozzina furono spediti in missione dai russi: in tutti i casi, si trattava di studiare l’effetto dell’accelerazione al lancio e le conseguenze della vita in microgravità. Oggi, to cca alle scimmiette scoiattolo, alte al massimo 35 centimetri con una coda fino a 42 centimetri. Pesano da 750 grammi a 1,1 chilo, e il rapporto della massa cerebrale sul corpo è di 1,17, la più vicina tra i primati a quella umana pari a 1,35.In vista dei viaggi su Marte, gli scienziati americani devono risolvere il dubbio nuovo: che cosa succede al cervello umano se resta esposto a lungo alle radiazioni solari, al di fuori della protezione dello scudo magnetico della Terra? Risponderanno tra i 18 e i 28 esemplari di scimmiette dal cervellone «quasi umano». In attesa di mandare magari in avanscoperta, un domani, i «nipotini» di Ham e Enos, i due scimpanzè che precedettero Alan Shepard nella sua prima orbita del 1961, i ricercatori somministreranno alle scimmiette piccole dosi di radiottivit&agr ave; per saggiare le conseguenze di lungo termine sui circuiti cerebrali: il livello di radiazioni, hanno calcolato i ricercatori, sarà basso, simile a quello al quale verranno esposti per la loro permanenza extra-terrestre di vari mesi i futuri astronauti nelle spedizioni verso il pianeta rosso. «Ovviamente, più si prendono esseri viventi vicino all’uomo, meglio è», ha detto al giornale inglese «Telegraph» Eleonor Blakely, biofisica al Lawrence Berkeley National Laboratory. Per valutare gli effetti sul funzionamento del cervello, alle scimmiette saranno insegnati comportamenti e affidati dei compiti precisi: la verifica delle performance per gli stessi lavori fatta prima e dopo i trattamenti servirà a misurare se ci sono state conseguenze, e di che intensità.Non mancano le reazioni critiche. Su «First Things», rivista dell’Institute on Religion and Public Life, ente di ricerca interreligioso e bipartisan, Wesley Smith scrive che «la Nasa sbaglia a irradiare ora le scimmie; questo esperimento non penso sia necessario e comunque è assolutamente prematuro... siamo lontani ancora decenni dal poter mandare uomini su Marte». «Orribile esperimento sugli animali o segno di progresso?», si legge in un commento sul sito Salvare il pianeta. Il progresso sarebbe rispetto a ciò che avveniva in passato, quando della vita delle cavie non si teneva alcun conto. Ma resta la crudeltà del test di per sé, che accomuna gli animalisti. L’unica «consolazione» è che, dopo essere state «bombardate», le scimmie-scoiattolo resteranno in vita, sotto osservazione dello staff e dei veterinari del McLean Hospital. L’America di Obama, dalla Nasa che fa esperimenti sulle scimmie al ministero degli interni che ha aperto la caccia al lupo grigio nelle Northern Rockies, le montagne settentr ionali in Montana e Idaho, non appare molto sensibile alle battaglie degli animalisti. Alle proteste per le scimmie ieri si è sommato il paginone di appello alla difesa del lupo grigio, pubblicato sul New York Times, a pagamento, dal Consiglio per la Difesa delle Risorse Naturali, che deplora la riapertura della caccia alla specie a rischio in Montana e Idaho. "Cosa è capitato alla promessa di Obama di fare politiche ambientali basate sulla scienza?", è la denuncia ironica.

ASCA
4 NOVEMBRE 2009
 
STAMINALI: SPERIMENTAZIONE IN SCIMMIE PER CURA SCLEROSI MULTIPLA
 
Roma - I ricercatori dell'Istituto di Neurologia Sperimentale (INSPE) del San Raffaele di Milano in collaborazione con diversi altri Istituti nel mondo, hanno studiato gli effetti dell'utilizzo delle cellule staminali neurali del cervello come agenti terapeutici in modelli animali affetti da sclerosi multipla scoprendo che queste determinano una riduzione della formazione delle lesioni della mielina tipiche della malattia, un'attenuazione della disabilita' neurologica conseguente al formarsi delle suddette lesioni ed un aumento della sopravvivenza delle scimmie ammalate.
La ricerca, coordinata da Stefano Pluchino e Gianvito Martino (INSPE-HSR) - e svolta in collaborazione con Angela Gritti (TIGET-HSR) ed Angelo Vescovi (Universita' di Milano-Bicocca) e finanziata dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, dall'Associazione Americana Sclerosi Multipla, dal Ministero della Salute, dal Ministero dell'Istruzione, Universita' e Ricerca, dall'Istituto Superiore di Sanita', dalla Comunita' Europea, dal Progetto Mielina, dalla Banca Agricola Popolare di Ragusa, e da BMW Italia Group - e' stata pubblicata sul numero di ottobre della prestigiosa rivista scientifica Annals of Neurology.
Negli ultimi anni la ricerca sulle cellule staminali si e' focalizzata sullo sviluppo di terapie innovative mirate a migliorare i danni arrecati al sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) da patologie infiammatorie e degenerat ive come la sclerosi multipla.
Le terapie a base di cellule staminali neurali (neural stem/precursor cells, NPCs) - utilizzate come risorsa per riparare i danni causati da reazioni infiammatorie ''abnormi' ed ''incontrollate' come quelle che avvengono in corso di sclerosi multipla - erano state, fino ad ora, sperimentate quasi esclusivamente su modelli animali di sclerosi multipla ottenute in roditori. Gli scienziati in questo ultimo lavoro, hanno fatto un ulteriore passavo avanti: hanno analizzato gli effetti delle cellule staminali neurali umane iniettate in scimmie marmoset affette da un modello animale di sclerosi multipla piu' simile alla malattia umana rispetto a quanto ottenibile nei roditori. Le cellule staminali neurali iniettate sia per via endovenosa che per via intratecale, ossia nello spazio attorno al midollo spinale, hanno determinato risultati nelle scimmie affette da ''sclerosi multipla' ' sperimentale.
Inoltre le cellule staminali neurali iniettate hanno dimostrato di sopravvivere nelle scimmie fino a tre mesi dopo il trapianto rimanendo essenzialmente localizzate in aree attorno ai vasi sanguigni del sistema nervoso centrale e negli organi linfoidi secondari, continuando a svolgere la loro azione terapeutica.
 
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