04 GIUGNO 2010

CORATO LIVE

4 GIUGNO 2010

 

Crudeltà vile e gratuita contri gli animali, cinque cuccioli avvelenati con la loro mamma

 

 

 

 

GIUSEPPE CANTATORE

 

Provincia di Bari - Meno di tre mesi fa, le drammatiche immagini di un barboncino di pochi mesi trucidato a pallettoni nella periferia di Corato.«Ma la vera bestia è chi ha sparato», avevamo titolato.Forse, però, avremmo dovuto essere più lungimiranti ed utilizzare già il plurale. Perchè le bestie in città - non quelle che si aggirano affamate lungo vie e viali, ma quelle pronte a tutto pur di farne "piazza pulita" - sono più d'una.Solo pochi giorni fa, infatti, un viale di campagna - viale Vado via Ruvo, a pochi metri dalla frequentata via San Magno - è stato teatro di una piccola strage che ha mescolato a dosi massicce crudeltà ed ignoranza.Ad essere sterminata, una sparuta colonia di cinque cuccioli e la loro mamma. Utilizzando il classico copione dei vigliacchi, sono stati attirati con il cibo ed avvelenati. Fiduciosi. Inermi. Indifesi. I cuccioli erano nati proprio lì, al riparo di un trullo, da pochi mesi. Erano accuditi da gente di passaggio e da qualcuno che, con maggiore regolarità, lasciava loro acqua e cibo.Erano randagi, ma non avrebbero finito i loro giorni sulla strada. Per tutti, infatti, era già partita la trafila per l'adozione: erano già stati sverminati, trattati con l'antipluci, stavano per essere vaccinati ed erano pronti per essere affidati ai nuovi padroni.Purtroppo, però, solo uno di loro ha fatto in tempo ad essere prelevato da due delle ragazze che si stavano prendendo cura di loro e che hanno fatto la macabra scoperta dell'avvelenamento.Tutti gli altri, invece, hanno fatto la tremenda fine che vi abbiamo descritto. A chi potessero nuocere cinque bestiole, alte al massimo 40 centimentri, è ancora tutto da capire.E se, come diceva Gandhi, "la civiltà di un popolo si vede da come tratta i suoi animali", l'autore di questo gesto può essere quantomeno catalogato fra gli incivili, fermandoci alla definizione più gentile possibile.L'episodio, annoverabile a pieno titolo nella sezione della cronaca nera - così come i tanti altri che si saranno verificati senza ottenere prime pagine sui giornali -  sottolinea quindi, ancora una volta, l'urgenza di un problema come il randagismo, reso ancor più grave dalla stagione estiva ormai dietro l'angolo.Il fenomeno genera certamente tanti e differenti sentimenti. La soluzione, che passa in primis dai nostri amministratori locali e dalle Asl, è certamente in una seria politica che preveda censimento e sterilizzazione dei cani, oltre a condizioni dignitose all'interno dei canili.
Ma mai, in nessun caso, la risposta può essere un avvelenamento, un'uccisione, un maltrattamento, un abbandono.
Anche perchè, qualcuno forse lo dimentica, l'uccisione, il maltrattamento e l'abbandono di un animale costituiscono un reato penale.«Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da 3 mesi a 18 mesi», recita l'articolo 544bis del Codice Penale.
«Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da 3 mesi a 1 anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi La pena è aumentata della metà se dai fatti cui al primo comma deriva la morte dell'animale», aggiunge l'articolo 544ter dello stesso Codice.Di tutto questo, si parlerà anche a Polis, la trasmissione in onda lunedì prossimo alle ore 21 su Video Italia Puglia. Tra gli ospiti, il dr. Aniello Coppola, dirigente del settore veterinario della ASL Bari. Intanto, una piccola buona notizia: il cucciolo investito la scorsa settimana che cercava asilo sulle nostre pagine, ha finalmente trovato casa.

Magari,se possiamo, ripartiamo di qui.


LA REPUBBLICA
4 GIUGNO 2010
 
Canili-lager, la storia continua randagi "venduti" per 1,60 euro
La megastruttura di Cassano allo Ionio (Cosenza) ha vinto l'appalto per ospitare 420 cani, provenienti dalla Basilicata, con 1 euro e sessanta centesimi al giorno. Gli esperti: "Non basterebbero nemmeno per nutrirli". La mobilitazione dell'Enpa e di due parlamentari.  "La Basilicata non rispetta la legge"
 
 
 
 
CRISTINA NADOTTI
 
ROMA - Il trasferimento è cominciato e 420 cani randagi lasceranno canili in cui venivano accuditi secondo le norme e con cura per andare in strutture più adatte, almeno secondo il presidente della comunità montana Alto Agri di Potenza, soltanto perché meno costose. C'è però chi vuole vedere chiaro dietro questa operazione che ha molti lati oscuri. L'Ente Nazionale Protezione Animali sta dando battaglia e così il progetto "Il Respiro 1", associazione che si occupa di salvaguardia della biodiversità.
L'inizio della vicenda risale a un anno fa, quando Antonio Imperatrice, presidente della comunità montana Alto Agri di Potenza, decise di offrire i 420 randagi, per conto di 11 comuni, al miglior acquirente. Le strutture che li ospitano, il canile "Eco" di Potenza e "Pippo" di Paterno hanno il solo difetto di essere più care di quella che ha vinto la nuova gara d'appalto, un mega canile a Cassano allo Ionio, in provincia di Cosenza, disposto a mantenere gli animali con soli 1 euro e sessanta centesimi al giorno 2, tariffa che comprende spese di alimentazione, assistenza veterinaria, accalappiamento dei cani nei territori della Comunità, smaltimento dei corpi delle bestie morte, anche di quelle che non appartengono a specie selvatiche né esotiche, come mucche e pecore.
Per gli esperti con una tale cifra non è possibile mantenere in modo dignitoso i cani, che sembrano destinati, dopo un viaggio stressante, a un trattamento dubbio. Oltre all'Enpa, si sono mobilitati due parlamentari (i senatori Pd Donatella Poretti e Roberto Della Seta), ma le loro interrogazioni non hanno avuto alcuna risposta dalla Regione Basilicata, che ha ignorato anche un parere articolato della Asl veterinaria locale, contraria al trasferimento perché arrecherebbe "inutili sofferenze" agli animali.
"Non è una vicenda locale - avverte Annamaria Procacci, consigliere nazionale dell'Enpa - è una questione di carattere nazionale perché la Regione Basilicata ignora la legge 281 del '91 sulla tutela degli animali d'affezione e abdica alle sue responsabilità. I randagi vengono trattati come rifiuti tossici, sballottati da un canile all'altro, senza che vengano attuate le politiche previste dalla legge per arginare il fenomeno del randagismo".Per chi alle vicende degli animali contrappone l'argomentazione pretestuosa che è più importante occuparsi di esseri umani, c'è anche un importante aspetto occupazionale. "I canili che al momento ospitano i cani in Basilicata impiegano operatori formati dalla Regione con corsi professionali. Con il trasferimento dei randagi queste persone resteranno senza lavoro", conclude Annamaria Procacci. Nei prossimi giorni i randagi saranno trasferiti secondo un calendario serrato, mentre le richieste di chiarimenti alla Regione rimbalzano contro un muro di gomma. Chi non trova interessante la vicenda dei randagi dovrebbe interrogarsi su un aspetto di carattere etico generale: esistono leggi ed esistono autorità deputate a farle rispettare. Non è chiaro perché se si tratta di animali questi obblighi possano venire meno.

ALTRA RIMINI

4 GIUGNO 2010

 

Spara ad animali da cortile: denunciato

 

Verucchio (RN) - Un uomo residente a Verucchio, mercoledi' mattina ha deciso di provare il proprio fucile da caccia sparando contro alcuni animali da cortile che razzolavano all’interno di un terreno recintato a Santa Cristina, uccidendo un gallo. L'uomo e' stato  visto da alcuni componenti della famiglia proprietaria del terreno, che avevano notato una autovettura accostarsi lungo la strada, ed un uomo che, senza scendere dalla stessa, sparava alcuni colpi verso gli animali, scappando subito dopo. Appuntata la targa ed il tipo di autovettura, la volante è risalita al proprietario che si trovava tranquillo nella propria abitazione. L’uomo è stato denunciato per accensione ed esplosione pericolose, uccisione e maltrattamento di animali oltre che per porto abusivo di armi ed oggetti atti ad offendere ed omessa custodia e denuncia di armi.


MESSAGGERO VENETO
4 GIUGNO 2010
 
Tratta dei cuccioli: mancano regole chiare per bloccare i colpevoli
 
Manzano (UD) - Qualche giorno fa, a Manzano, 89 cuccioli di varie razze, provenienti dall’Ungheria e trasportati a bordo di un furgone, sono stati fermati, dalla Guardia di Finanza, per un controllo. La notizia è stata resa nota dai responsabili dell’associazione Amici della Terra secondo i quali il veterinario dell’Azienda sanitaria, incaricato di visitare i cagnolini, avrebbe contestato ai conducenti del mezzo soltanto il fatto che il furgone non sarebbe stato sufficientemente areato per trasportare i cani. La restante documentazione relativa alle bestiole trasportate, invece, sarebbe stata giudicata in regola. Dopo qualche ora, stando alla testimonianza dei volontari di Amici della Terra, i quattro zampe, caricati in un altro furgone, sarebbero stati fatti ripartire. «In un primo momento - racconta Gabriella Giaquinta, presidente di Amici della Terra - i pets sono stati portati nella struttura contumaciale all'interno dell'allevamento il Girasole di Porpetto, dove sono rimasti qualche ora, per poi essere caricati nuovamente su un altro furgone, un po’ più ampio, ma sempre accatastati gli uni agli altri. I cuccioli, che secondo noi erano tutti sotto i tre mesi di età, erano diretti in altre regioni». Si sfoga Gabriella Giaquinta: «La nostra intenzione, a questo punto, è di chiedere alla giunta regionale di stabilire un protocollo di intervento al quale si possa fare riferimento quando si intercettano questi trasporti. Uno dei punti fondamentali - conclude Giaquinta - sarà quello di stabilire un sistema di valutazione dell’età degli animali che vada oltre i documenti accompagnatori».

IL PICCOLO
4 GIUGNO 2010
 
Grace, pittbull da salvataggio, regina in piazza Unità
 
Francesco Cardella
 
Trieste - Si chiama Grace ed è uno splendido esemplare di cane pittbull di due anni. È stata una delle protagoniste della esibizione svoltasi ieri sulle Rive, a cura della Scuola Italiana Cani da Salvataggio, la sezione triestina che da anni collabora con successo alle iniziative di ”Pet-Therapy” dell’associazione di volontariato ”Petra” all'interno delle scuole dell’infanzia. La vetrina, organizzata al Molo Audace, si lega all'ultimo atto di ”In classe con gli animali”, consolidato progetto educativo della ”Petra” quest'anno supportato dalla Trieste Trasporti e Regione, viaggio che in varie tappe, tra aule e soprattutto escursioni all'aperto, ha portato i bimbi a contatto con il mondo degli animali, quelli domestici e da fattoria. Forse per smentire l'ingrata fama ”dark” che aleggia sulla razza Pittbull, Grace è stata perfetta, adoperandosi in veste di ”bagnina” particolarmente efficace, muscolare e reattiva nelle forme di intervento simulate in mare. Accanto a Grace hanno giostrato gli altri suoi cinque colleghi a quattro zampe - Labrador o Golden Retriever - accompagnati dai rispettivi proprietari (il termine ”padrone” è bandito), guidati dall'istruttore federale Giovanni Tius: «Un’esibizione mirata ai ruoli del cane in compiti socialmente utili», ha spiegato. «Una maniera per far capire ai bambini il giusto approccio agli animali, come poter vivere con loro un rapporto ideale. Ci indirizziamo maggiormente ai bimbi ritenendoli ancora ”cassetti vuoti” da riempire con giuste nozioni». I ”cassetti vuoti” possono diventare scrigni preziosi. Almeno da quanto respirato durante l'esibizione di ieri, accolta con debito entusiasmo dal pubblico della scuola dell’ infanzia ”Stella Marina”. Esercizi forse semplici per un progetto solido come quello avviato da Alda Paoletti, vertice di Petra, supportata dalle psicologhe Monica Steiner e Laura Zancola: «Un processo educativo che arriva ai bimbi ma che poi si espande anche ai soggetti affetti da forme di disagio o handicap», ha spiegato Paoletti. «Crediamo nelle potenzialità della ”Pet-Therapy”, nelle varie applicazioni, le possibilità di incremento dell'autocontrollo, l'integrazione scolastica e lo sviluppo cognitivo e sensoriale». Il viaggio di ”In classe con gli animali” dovrebbe quindi continuare. Grace e il suo tema sembravano d'accordo.

MATTINO DI PADOVA
4 GIUGNO 2010
 
Soccorso e salvato un gheppio ferito a un ala
 
Elvira Scigliano
 
CAMPO SAN MARTINO (PD). E’ sano e salvo il gheppio soccorso domenica da una guardia giurata volontaria di Federcaccia. Il rapace, un falco tinnunculus, è stato rinvenuto da una famiglia in via I Maggio intorno alle 19.30, incastrato tra le fronde degli alberi, con un’ala ferita. Una volta tratto in salvo è stato immediatamente trasferito al centro di recupero e riabilitazione per la fauna selvatica di Villafranca gestito dall’associazione Il Gheppio. Grande soddisfazione per Adriano Zoccorato, presidente di Federpesca e Federcaccia provinciale, che racconta: «Al momento dell’intervento, il rapace muoveva a stento un’ala, ma per fortuna l’arto presenta solo lesioni superficiali. Forse il gheppio, a causa del forte temporale di sabato scorso, ha urtato un cavo dell’alta tensione. Ma quello che è certo è che se non fosse stato recuperato, senza potersi muovere, sarebbe diventato preda di altri animali». Il falco è stato salvato dall’inesorabile legge della selezione naturale da una guardia storica e profondamente competente nella materia venatoria, volontario sin dagli anni Ottanta.  I dati del bilancio 2009 delle Guardie la dicono lunga sull’attivismo dell’associazione. L’anno scorso, per poco più di 40 guardie volontarie e circa 600 pescatori, la vigilanza del territorio ha assicurato l’identificazione di oltre 1.400 pescatori, percorrendo 2.600 chilometri, tanto che il servizio di vigilanza volontaria ha superato le 4.000 ore annue. Inoltre le semine ed i recuperi ittici hanno seriamente contribuito a ripopolare e s salvare il patrimonio della provincia di Padova. «Non si dimentichi - ricorda Zoccorato - che le nostre guardie lo scorso inverno hanno eseguito il salvataggio di un pescatore caduto in acqua e sono state insignite di una particolare onorificenza della Provincia per la dedizione e l’impegno dimostrato nell’attività di vigilanza».  A chiudere il cerchio è l’aggiornamento: un seminario di formazione e due corsi specifici rivolti ai pescatori e alle guardie particolari tengono sempre desti i controllori del benessere della fauna e della buona qualità dell’acqua.

ANSA
4 GIUGNO 2010
 
Fino a oasi pellicani, decine animali nel catrame
Per animale simbolo Louisiana 50 per cento chance sopravvivere
 
 
NEW YORK - La marea nera ha investito in pieno una delle oasi faunistiche della Louisiana e in un giorno soltanto il numero degli uccelli imbrattati dal catrame e' piu' che raddoppiato. Sessanta uccelli tra cui 41 pellicani, l'animale simbolo della Louisiana, sono stati ricoperti dal greggio a causa dei forti venti che hanno spinto i tentacoli della marea nera del Golfo sulle spiagge di Queen Bess Island, nei pressi di Grand Isle. Il petrolio che ricopre gli animali e' cosi' spesso che sembra che i pellicani siano fatti di cioccolato che si scioglie. Gli uccelli sono stati tratti in salvo e trasferiti in un centro specializzato di Fort Jackson per essere decontaminati. A Fort Jackson sono stati gia' curati 66 uccelli incatramati e 22 di questi sono tornati a volare. ma una volta ripuliti i pellicani hanno solo dal 50 al 70 per cento per cento delle possibilita' di sopravvivere: molti di loro muoiono comunque per via del petrolio che hanno ingerito o a causa dello stress che distrugge il loro sistema immunitario. Dal giorno dell'esplosione sulla piattaforma della Deepwater Horizon e' la prima volta che tanti uccelli vengono toccati contemporaneamente dalla marea. Le loro immagini hanno fatto oggi il giro dei siti e delle televisioni tra accuse di censura a Bp da parte degli operai addetti alla ripulitura delle spiagge secondo cui il gigante del greggio ha chiesto esplicitamente di non scattare fotografie. La colonia di Bess Island ha un valore sentimentale per la Louisiana, soprannominata il 'Pelican State', perche' e' una delle aree del Delta dove i pellicani sono stati reintrodotti nel 1968 dopo esser quasi scomparsi dalla regione a causa del pesante uso di insetticidi. La popolazione dei pellicani si e' stabilizzata solo nel 2002 ma adesso il futuro dell'animale simbolo dello stato e' di nuovo in pericolo. Secondo stime recenti del U.S. Fish and Wildlife Service oltre 520 uccelli morti sono stati trovati lungo le coste del Golfo del Messico: almeno 38 di questi erano ricoperti di petrolio.
FLORIDA, CATRAME SU SPAGGE VICINO PENSACOLA - Palline di catrame sono state portate a riva dalle onde sulla spiaggia vicino a Pensacola in Florida. ''E' una delle cose piu' orribili che possiamo immaginare'', ha detto il governatore Charles Crist alla Abc. Squadre di decontaminazione sono state inviate lungo una trentina di chilometri di costa nella Escambia County al confine con l'Alabama e verranno effettuati controlli per accertare se provengono dalla marea nera della Bp.

IL SECOLO XIX

4 GIUGNO 2010

 

Portofino (GE): cinghiale cerca di entrare all'asilo, ma resta incastrato

L'altro ieri pomeriggio
Stupore dei bimbi, preoccupazione di mamme e maestre. L'animale è scappato

 

 

 

Portofino (GE). Certamente cercava del cibo. Cercano sempre qualcosa da mangiare, e questo li spinge a lasciare i boschi e addentrarsi in giardini e abitazioni. Un cinghiale, l'altro pomeriggio, ha tentato di entrare nel cortile dell'asilo comunale di Portofino. Ma la sua testa è rimasta incastrata tra le inferriate del cancello. Erano circa le 15,30 e nel giardino dell'asilo c'erano diversi bambini. I grugniti dell'animale, sempre più preoccupato di non riuscire più a liberare la testa dalle inferriate, hanno fatto sì che una delle maestre si accorgesse di quanto stava accadendo. Un'abitante di Portofino, che si trovava in quel momento a passare vicino all'asilo (che è in via San Sebastiano) è anche riuscita a scattare alcune fotografie dell'animale intrappolato. Mentre le maestre dell'asilo facevano in modo che i bambini - incuriositi non poco dall'"incontro ravvicinato" - non si avvicinassero al cinghiale intrappolato nel cancello, altre persone presenti cercavano di farsi venire in mente un modo per intervenire e liberare l'animale. Dopo circa una mezz'ora di "prigionia" l'ungulato è riuscito finalmente ad estrarre la testa dal cancello e si è messo a correre per via San Sebastiano, verso la chiesa, e da lì ha nuovamente guadagnato il bosco da cui era spuntato. L'episodio - curioso, ma anche allarmante - fa tornare alla luce il problema del numero di cinghiali che vivono sul monte di Portofino e la loro coesistenza, spesso difficile, con gli abitanti del promontorio.
Proprio in questi giorni l'Ente parco di Portofino sta predisponendo il Piano di controllo faunistico, che è lo strumento col quale si organizzano le attività per mantenere sotto a un certo numero la popolazione degli ungulati sul monte. «L'anno scorso, con il sistema dei "gabbioni", erano stati catturati e abbattuti circa 100 cinghiali - dice il presidente del parco, Franco Olivari - Ma questa specie si riproduce con facilità e velocemente, e questo intervento non è bastato a raggiungere le nostre aspettative». Per la prossima stagione il sistema per controllare la popolazione dei cinghiali potrebbe cambiare. «Stiamo studiando un altro metodo - spiega Olivari - Si tratta di "macro recinti" ovvero recinzioni di porzioni di terreno all'interno dei quali si è riusciti a eliminare la presenza di questi animali. Estendendo questi recinti, via via che prosegue la bonifica, si potranno avere zone sempre più ampie senza ungulati».


ANSA
4 GIUGNO 2010
 
Animali: nasce a Oltremare un cucciolo di delfino tursiope
Pesa 16 Kg per un metro. Ora pool esperti monitora l'evoluzione
 
RICCIONE (RIMINI) - All'alba del 31 maggio Cleo e' nata una femmina di tursiope, un delfinide ospite della Laguna di Oltremare dal 2004 a Riccione.
Pesa circa 16 Kg ed e' lungo un metro il cucciolo venuto alla luce, dopo circa dodici mesi di gestazione. Un evento, in considerazione dell'elevato tasso di mortalita' che colpisce la specie, in particolare nei primi mesi di vita del neonato. Il Parco Oltremare ha creato un gruppo di lavoro interdisciplinare costituito da veterinari di diversi paesi per un monitoraggio continuo per misurare la salute del piccolo esemplare.

ANSA AMBIENTE
4 GIUGNO 2010
 
ANIMALI: LINCE FOTOGRAFATA SU ALBERO IN TRENTINO, E' GIALLO
 
TRENTO - E' giallo in Trentino su un recente avvistamento di una lince, la prima senza radiocollare fotografata mentre riposa su un abete nel parco di Paneveggio, a detta di un naturalista autore dello scatto diffuso martedi' scorso agli organi di informazione dall'Associazione cacciatori. Secondo uno zoologo del Museo tridentino di scienze naturali di Trento, Osvaldo Negra, si tratta di una documentazione fotografica fasulla, in quanto la foto della lince sull'albero sarebbe stata da lui scattata l'anno scorso all'Alpenzoo di Innsbruck, in Austria. ''Guardando la foto del maschio di lince, ho notato subito una curiosa e sospetta somiglianza della posizione del felino e dell'abete rosso con quelli della 'lince di Paneveggio' - dice lo zoologo - e il confronto e' stato d'obbligo: l'albero e' inequivocabilmente lo stesso (la trama dei rami non lascia adito a dubbi) e le conclusioni sono tragicomicamente evidenti...''. La segnalazione della 'lince di Paneveggio', nel Trentino orientale, aveva suscitato scalpore fra gli esperti perche' rappresentava la prima documentazione nella provincia di Trento della presenza della lince priva di radiocollare attraverso un'immagine fotografica. Un esemplare maschio dotato di radiocollare vive in realta' ormai da oltre due anni nel Trentino occidentale, sul Gruppo del Brenta. Si chiama B132, proviene dalla Svizzera nord-orientale, dove e' nato nel 2006, e recentemente e' stato ricatturato per la sostituzione del radiocollare.

IL PICCOLO
4 GIUGNO 2010
 
Il gambero killer della Luisiana ha raggiunto la foce dell Isonzo
 
di CIRO VITIELLO
 
STARANZANO (GO) -  E’ tossico, distrugge gli argini di fiumi e canali, in mare è un grande predatore di avannotti, invertebrati e di tutta la fauna autoctona e arreca gravi danni alla pesca. E’ di specie invasiva, si ripopola quattro volte in un anno e la sua è un’espansione rapida e veloce. Probabilmente è arrivato da queste parti o perché importato dall’estero e poi gettato nei fiumi o seguito di un tentativo fallito di allevamento per scopi alimentari. Scatta l’allarme “Gambero rosso della Louisiana” (il nome scientifico è Procambarus clarkii e ha un colore rosso Ferrari), noto anche come "Gambero killer". Rappresenta una seria minaccia al sistema idraulico dei fiumi. E’ già stato avvistato nella Riserva naturale regionale della foce dell’Isonzo. La presenza di alcuni esemplari è stata, infatti, accertata e segnalata qualche giorno fa all’Ente tutela pesca del Friuli Venezia Giulia di Udine, nei canali che costeggiano il Brancolo Morto e il Bosco degli Alberoni, in prossimità delle ampie zone di bonifica e nei canali Fossalon di Grado. «Non siamo ancora nella fase dell’emergenza – spiega il dottor Paolo Cè dell’Etp regionale – anche perché dopo averlo trovato il nostro ente si è subito attivato per divulgare la pericolosità della specie. Facciamo un appello a tutti di segnalare eventuali ritrovamenti per conoscere la mappa dello spostamento dell’animale, ma diciamo anche a coloro che si dilettano nella pesca che il gambero non è commestibile, anzi è molto tossico. A prescindere, comunque, della tossicità o meno, nella nostra regione è in vigore il divieto della loro cattura». Preoccupato del fenomeno anche Fabio Perco, direttore scientifico della Sbic, la Stazione biologica dell’Isola della Cona. «Il pericolo di essere invasi da questa specie alloctona – sottolinea Perco – è reale e potrebbe provocare il problema dell’impoverimento della biodiversità dell’acqua. Inoltre si ciba di varietà autoctone e rischia di divenire specie dominante in aree per il suo indistinto stile di alimentazione che spazia dalle sostanze vegetali a quelle animali, crostacei, pesci. Probabilmente non lo abbiamo ancora riscontrato alla Cona perché viene fortemente predato dagli uccelli acquatici. Purtroppo al momento siamo impotenti a contrastare il fenomeno che, se dovesse espandersi e potremo solo effettuare il monitoraggio per tenere sotto controllo il territorio». La Regione, infatti, ha incaricato l’Etp di avviare un attento monitoraggio di carattere ambientale e sanitario, sulla diffusione del "gambero killer" e sulla tossicità delle sue carni', che a loro volta rappresentano fonte di alimentazione per cormorani, corvi, falchi, gufi, ma anche per lontre, visoni, procioni, rettili e tartarughe. Del problema se n’è parlato anche nei giorni scorsi in un convegno a Udine organizzato sempre dall’Ente tutela pesca, presente l'assessore regionale alle Risorse agricole, naturali e forestali, Claudio Violino, nel corso del quale si è affermato che questo animale di origine alloctona, non tipico cioè delle acque del Friuli Venezia Giulia, rappresenta anche un elemento di pericolo per la catena alimentare e per l'alimentazione umana in quanto accumula nel suo organismo sostanze tossiche. Il problema principale legato alla grande diffusione di questa varietà di crostaceo, come afferma il dottor Cè, è costituito da tane profonde da 2 a 5 metri che scava negli argini dei corsi d'acqua mettendone a rischio la tenuta e l'impermeabilità. «Al momento – dice il dottor Cè - secondo gli esperti il Gambero rosso della Louisiana è la specie aliena più dannosa e diffusa in Italia ed è l'invertebrato di grossa taglia più comune nelle acque dolci del nord Italia, specie nel Lago di Massaciuccoli in Toscana».
 

 

            04 GIUGNO 2010
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE


 

 

TG COM
4 GIUGNO 2010
 
Agopuntura, anestesia naturale
Ecco perché funziona
 
L'agopuntura ha un notevole potere nel combattere il dolore: ora gli scienziati hanno scoperto quali sono i meccanismi molecolari che fanno di questa antica pratica cinese una sorta di anestetico senza farmaci. Gli aghi, infissi in determinati punti del corpo, hanno il potere di provocare, a livello del tessuto trattato, il rilascio di adenosina, una sostanza che agisce come antidolorifico naturale. La scoperta è dell'equipe di Maiken Nedergaard dell'Università di Rochester. I ricercatori sono anche riusciti a triplicare gli effetti antidolore dell'agopuntura, per ora sui topolini, aumentando localmente la concentrazione di adenosina. La notizia, pubblicata sulla rivista Nature Neuroscience, ha l'autorevolezza per sfatare almeno in parte alcune critiche rivolte all'agopuntura, la cui reale efficacia non è riconosciuta da tutti. L'agopuntura in questi u ltimi anni è stato al centro di un vivace dibattito tra sostenitori e detrattori e sono numerosi gli studi scientifici  che sostengono di dimostrare efficacia o, al contrario, l'inutilità di questa pratica. I ricercatori Usa sono così "andati a vedere" cosa fa l'agopuntura a livello molecolare, studiando le zampine dolenti di alcuni topolini. Hanno così  scoperto che uno dei modi, ma è possibile che non sia l'unico, in cui l'agopuntura riduce il dolore è quello di indurre il tessuto stimolato dagli aghi a rilasciare l'adenosina, una sostanza finora nota più che altro per favorire il sonno. Gli esperti hanno dimostrato sui topolini che un trattamento classico di agopuntura induce in poco tempo il rilascio di adenosina nella parte dolente, la cui concentrazione aumenta di ben 24 volte durante l'applicazione degli aghi, e a questo corrisponde la riduzione del dolore avvertito dagli animali.
Per ottenere una controprova della scoperta, gli scienziati hanno eliminato nel tessuto trattato con agopuntura i recettori che si attivano in risposta all'adenosina: senza recettori l'adenosina non può più agire e l'effetto analgesico degli aghi svanisce. Infine gli esperti hanno dimostrato che si può potenziare l'effetto dell'agopuntura somministrando ai topi, in concomitanza con il  trattamento, un farmaco che prolunga l'azione dell'adenosina, impedendo la "digestione" fisiologica dell'adenosina: questo fa sì che la sostanza resti in circolo più a lungo con un effetto prolungato e intensificato di tre volte. Vecchia di 5mila anni almeno, l'agopuntura viene usata ormai in tutto il mondo per la cura di molte patologie, ma soprattutto come trattamento contro il dolore acuto e cron ico. Secondo dati riportati online dall'Associazione Italiana Agopuntura sarebbero circa 6 milioni gli italiani che ogni anno ricorrono a questa tecnica di medicina non convenzionale per i motivi più disparati e, secondo i dati emersi da un recente incontro promosso dalla Società italiana di Farmacognosia (Siphar), sarebbero circa 12mila i medici agopuntori, numero che pone l'Italia al terzo posto dopo Cina e Giappone.
 
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