MESSAGGERO VENETO
4 APRILE 2010
Troppi animali morti, rinunciate all'agnello
PORDENONE - Arriva la Pasqua e c’è chi punta su un menù alternativo, «senza sofferenza», cioè senza carne nel piatto. Dal tam-tam su Facebook alle e-mail di centinaia di pordenonesi, a firma di Daniela Galeota e Massimo Lo Scavo, spunta la proposta: «Maccheroncini con zafferano e menta, spinaci all’indiana, pasticcio di patate e melanzane, lasagne alla bolognese con ragù di soia». Una ricetta da 30 minuti sui fornelli, per spezzare la tradizione dell’agnello (ricette su Facebook nei profili personali di Daniela e Massimo). La coppia “no-carne” è la promotrice della donazione di libri alla sezione dei diritti degli animali, nella biblioteca circoscrizionale di Torre. «Per vivere bene la Pasqua 2010 non c’è bisogno di fare soffrire gli animali - è l’appello di Daniela -. Proponiamo una festa senza crudeltà: la mattanza di migliaia di agnelli che arrivano dall’Est deve finire, anche in Friuli Venezia Giulia e a Pordenone in partioclare». Gli auguri on line anti-mattanza sono raddoppiati da Daniela Billiani. Il circolo dei vegetariani si allarga, in città: il 18 aprile celebreranno la giornata per l’abolizione della carne. «A Pasqua ci sarà una mattanza di agnelli: oltre tre milioni - è la segnalazione in allegato agli auguri su internet della Billiani -. Vengono in maggioranza dall’Est, hanno circa un mese di età strappati alle loro madri, ammassati sui tir che dopo un viaggio interminabile li porteranno alla morte. Rinunciamo all’agnello sul piatto». Tuttavia è la carne di pollo a essere in picchiata nei consumi provinciali: meno 20 per cento, nei conti dei distributori all’ingrosso. «Un’evoluzione nei gusti e nella spesa, con la crisi, è fisiologica - è stata la valutazione prudente dei clienti di “Pollami Liliana” -. Tanta gente rinuncia al petto di pollo e prenota alette, fegati e durelli, che abbattono i costi. Aspettiamo i risultati del periodo pasquale, per valutare la tendenza». La crisi arriva nel carrello e incide sulle abitudini alimentari: più pastasciutta e meno carne. In calo di riflesso, i prezzi medi del pollo nella grande distribuzione: 1 euro e 60 al chilo, a cui va aggiunta l’Iva al 10 per cento. «La macelleria che si riforniva di 5 casse di pollame ogni due giorni - sono i numeri dalla distribuzione all’ingrosso per Pordenone - cala le ordinazioni medie a tre e il fatturato flette di circa il 20 per cento».
LA ZAMPA.IT
4 APRILE 2010
Pochi cacciatori, ma è il caldo la minaccia per i cuccioli di foca
![]() Non c'è pace per le foche canadesi. Proprio nell'anno in cui non si dovrebbero più vedere le scene dei massacri invernali, i cuccioli di foca potrebbero essere a rischio per le temperature troppo calde. Secondo il New York Times un inverno particolarmente caldo ha fatto restringere il ghiaccio nelle zone della riproduzione ai minimi storici, tanto che per gli esperti «sarà la peggiore annata per i piccoli dal 1981». Le foche dalla sella, dette anche foche della Groenlandia, hanno l’abitudine di partorire i piccoli sulle lastre di ghiaccio vicino alla costa per proteggerli dai predatori. Quest’anno però, almeno sulla costa est del Canada, gli esemplari che sono riusciti a raggiungere il litorale alla fine dell’inverno hanno avuto una brutta sorpresa: il ghiaccio era assente, o troppo sottile. Il risultato, afferma il quotidiano, è stato che molti cuccioli sono scivolati in mare e sono morti, o sono stati separati dalla mamme troppo presto per la rottura delle lastre su cui vivevano. Altri invece hanno scelto di far nascere i piccoli sulla terraferma, dove sono stati preda di coyote e altri predatori. Una organizzazione ambientalista ha già ricevuto 50 chiamate da persone che hanno trovato cuccioli morenti, invece delle 2 o 3 all’anno. Secondo gli esperti è ancora presto per quantificare le perdite con esattezza, ma i segni di una pessima annata ci sono: «L’ultima volta che le condizioni sono state così cattive per le foche è stato nel 1981 - spiega Mike Hammill, un biologo del dipartimento della pesca del Quebec - quell’anno l’intera cucciolata sembrava scomparsa». A confermare le pessime previsioni anche i dati ufficiali del governo canadese, che affermano che fino a metà marzo il ghiaccio era ai livelli minimi da 40 anni a questa parte. I primi ad accorgersi del problema sono stati proprio i cacciatori, che questa primavera rinunceranno alle tradizionali battute per procurarsi le pellicce: «Qui sulla costa non abbiamo visto praticamente nessuna foca - afferma Robert Courtney, presidente dell’associazione dei pescatori della Nuova Scozia - forse sono andate a riprodursi più a Nord, a 600 chilometri da qui. Quest’anno, dei 30-40 pescherecci di questa zona ne uscirà soltanto uno».
ANSA
4 APRILE 2010
Canada, strage foche per inverno caldo
Clima fa restringere ghiacci e colpisce soprattutto i cuccioli
ROMA, 4 APR - Strage di cuccioli di foca in Canada a causa di un inverno caldo che ha portato il ghiaccio a restringersi in alcune zone di riproduzione. Per gli esperti sara' la peggiore annata per i piccoli dal 1981.Le foche dalla sella hanno l'abitudine di partorire i piccoli sulle lastre di ghiaccio vicino alla costa per proteggerli dai predatori. Quest'anno molti esemplari, tra quelli che sono riusciti a raggiungere il litorale, sono finiti in acqua a causa del ghiaccio troppo sottile e sono morti.
ANSA AMBIENTE
4 APRILE 2010
ANIMALI: STOP CACCIA FOCHE MA INVERNO CALDO UCCIDE CUCCIOLI
ROMA - Quest'anno in Canada non ci saranno le usuali scene dei cuccioli di foca uccisi dai cacciatori, ormai familiari al pubblico. Tuttavia per questi animali non e' una buona notizia. Secondo il New York Times un inverno particolarmente caldo ha fatto restringere il ghiaccio nelle zone della riproduzione ai minimi storici, tanto che per gli esperti ''sara' la peggiore annata per i piccoli dal 1981''. Le foche dalla sella, dette anche foche della Groenlandia, hanno l'abitudine di partorire i piccoli sulle lastre di ghiaccio vicino alla costa per proteggerli dai predatori. Quest'anno pero', almeno sulla costa est del Canada, gli esemplari che sono riusciti a raggiungere il litorale alla fine dell'inverno hanno avuto una brutta sorpresa: il ghiaccio era assente, o troppo sottile. Il risultato, afferma il quotidiano, e' stato che molti cuccioli sono scivolati in mare e sono morti, o sono stati separati dalla mamme troppo presto per la rottura delle lastre su cui vivevano. Altri invece hanno scelto di far nascere i piccoli sulla terraferma, dove sono stati preda di coyote e altri predatori. Una organizzazione ambientalista ha gia' ricevuto 50 chiamate da persone che hanno trovato cuccioli morenti, invece delle 2 o 3 all'anno. Secondo gli esperti e' ancora presto per quantificare le perdite con esattezza, ma i segni di una pessima annata ci sono: ''L'ultima volta che le condizioni sono state cosi' cattive per le foche e' stato nel 1981 - spiega Mike Hammill, un biologo del dipartimento della pesca del Quebec - quell'anno l'intera cucciolata sembrava scomparsa''. A confermare le pessime previsioni anche i dati ufficiali del governo canadese, che affermano che fino a meta' marzo il ghiaccio era ai livelli minimi da 40 anni a questa parte. I primi ad accorgersi del problema sono stati proprio i cacciatori, che questa primavera rinunceranno alle tradizionali battute per procurarsi le pellicce: ''Qui sulla costa non abbiamo visto praticamente nessuna foca - afferma Robert Courtney, presidente dell'associazione dei pescatori della Nuova Scozia - forse sono andate a riprodursi piu' a Nord, a 600 chilometri da qui. Quest'anno, dei 30-40 pescherecci di questa zona ne uscira' soltanto uno''.
IL SECOLO XIX
4 APRILE 2010
Gabbiano preso all'amo a Oregina"pescatore" denunciato dai vigili
L'accusa è quella di maltrattamenti
L'uomo aveva utilizzato un pesce come esca per attirare il volatile
Genova - MALTRATTAMENTO di animali, caccia di una specie protetta con mezzi impropri e fuori dalla stagione di caccia. Sono questi i reati contestati dai vigili urbani di Portoria a un sessantenne di Oregina che ha martoriato un gabbiano prendendolo letteralmente all'amo. Solo grazie al veterinario dell'Animal assistance dell'Enpa, Riccardo Caldana, che l'ha operato allo stomaco per rimuovere il gancio, il gabbiano è stato salvato. E per l'uomo sono già iniziati i guai giudiziari dal momento che la denuncia è stata subito trasmessa dai vigili urbani alla Procura.
Ma andiamo con ordine. Tutto è successo giovedì scorso, quando una pattuglia di vigili urbani ha notato l'animale che, ferito, volava in una strada secondaria di Oregina con una lenza che gli usciva dalla bocca. Ai vigili è bastato alzare lo sguardo per accorgersi che il filo da pesca pendeva da un balcone al primo piano. Il gabbiano sbatteva le ali per volare via, ma non ci riusciva. Gli agenti della polizia municipale di Portoria hanno subito liberato l'animale e quindi hanno rintracciato il proprietario dell'appartamento: non è escluso che abbia appeso un pesce all'amo per catturare l'uccello. Il gabbiano ormai è fuori pericolo. «Ma visto che il mondo è pieno di persone crudeli con gli animali - dice la responsabile dell'Enpa di Genova, Rosanna Zanardi - stiamo organizzando un nuovo corso per guardie zoofile che comincerà il sei maggio».Tutte le informazioni sul nuovo corso sono disponibili sul sito dell'Enpa.
VIRGILIO NOTIZIE
4 APRILE 2010
Allarme cani avvelenati: 130mila casi nel 2009, 40mila sono morti
Aidaa: La strage silenziosa non accenna a fermarsi
Milano - Sono stati circa 130mila i cani rimasti vittime di avvelenamento nel 2009 e di questi circa 39mila sono morti. E' quanto denuncia l'Associazione italiana per la difesa di animali e ambiente (Aidaa), sottolineando che "nonostante lo spargimento di bocconi avvelenati sia oramai un reato, la strage silenziosa dei cani avvelenati non accenna a fermarsi". Secondo Aidaa sono diverse le motivazioni all'origine degli avvelenamenti: "nelle regioni del Sud, dove più forte è il fenomeno del randagismo, migliaia di cani vengono uccisi dai bocconi avvelenati sparsi in luoghi isolati, prevalentemente in campagna, dove abitualmente si radunano i branchi di randagi, ma si tratta di un fenomeno piuttosto diffuso anche nelle regioni del Centro Italia ed in Veneto". "Nelle aree urbane si registra invece l'aumento dell'avvelenamento di cani domestici, vittime questi delle esche avvelenate sistemate nelle aiuole pubbliche e destinati alla derattizzazione, con un livello dei decessi pari al 30% del totale degli avvelenamenti" continua l'Aidaa, evidenziando che "tra le zone più colpite da questo fenomeno ci sono Milano e i paesi dell'hinterland". Non mancano infine, sempre secondo l'associazione animalista, casi di avvelenamento "a domicilio", con cani "vittime prevalentemente di esche killer buttate da vicini intolleranti che non sopportano l'abbaiare di Fido". Al Tribunale degli Animali di AIDAA nel 2009 sono arrivate 714 segnalazioni di cani avvelenati all'interno di proprietà private.
ANSA 4 APRILE 2010
Struzzo in vendita per pagare una multa Strana decisione di una squadra di calcio in Sardegna. L'animale è in un giardino
NUORO - E' stato vinto da un meccanico lo struzzo messo in concorso a Oliena (patria del campione Gianfranco Zola), cittadina a pochi chilometri da Nuoro, per poter pagare una multa inflitta alla locale squadra di calcio.La strana decisione è nata dopo che la compagine Su Gologone, che milita nella seconda categoria, è stata punita dal giudice sportivo per 200 euro. Ma dove trovare i soldi che in cassa non ci sono? Se lo sono chiesto i dirigenti della squadra che hanno così deciso di dar vita allo strano concorso.Numerosi gli iscritti nei giorni scorsi che hanno dovuto versare una piccola cifra per poter partecipare al concorso che prevedeva la risposta alla domanda: quanto pesa l'animale? Oggi fra le tante ipotesi avanzate hanno risposto esattamente in 17 che hanno azzeccato il peso (73 chilogrammi) e fra questi è stato estratto il meccanico che si è portato a casa lo struzzo in palio (subito lasciato libero nel giardino della sua abitazione).Mentre la squadra ha ricavato sia i soldi per pagare la multa calcistica sia un piccolo gruzzolo per pagare le altre spese del campionato.
IL TIRRENO
4 APRILE 2010
Terapie con gli animali nelle case di riposo
LUCCA. Terapie con gli animali (Pet Therapy) per gli anziani delle case di riposo. «Nella residenza per anziani Villa Santa Maria di Lucca, da circa un mese, spiega l’assessore al sociale Angelo Monticelli - è iniziato un progetto sperimentale di Pet-Therapy, voluto dal Comune. L’iniziativa è nata da un’idea condivisa fra il dottor Pagani e il dottor Giurlani dell’unità operativa Sanità pubblica veterinaria con la partecipazione della dottoressa Francesconi, “pet partner” e la collaborazione della dottoressa Caturegli medico veterinario libero professionista». La responsabile della struttura per anziani Villa Santa Maria, Enrica Del Bianco, cui è stato proposto il progetto, con le sue operatrici ha subito compreso le potenzialità di queste attività svolte con l’ausilio dei cani e ha voluto partecipare al progetto. L’attività in corso prevede che una volta a settimana i cani della dottoressa Francesconi, un meticcio di 11 anni e un Golden Retriever di 1 anno e mezzo, valutati Aiuca (Associazione Italiana Uso Cani d’Assistenza), effettuino una visita presso la struttura per un’attività di socializzazione e di contatto con gli anziani. Le attività svolte dagli ospiti sono semplici: dare un biscottino, spazzolare o carezzare il cane. In un secondo momento gli anziani che manifestano l’intenzione di interagire più intensamente vengono disposti intorno a un tavolo sul quale viene posizionato il cane che, stando sdraiato, si lascia coccolare.
IL TIRRENO
4 APRILE 2010
SMARRIMENTO
Pisa - Un gatto maschio è sparito di casa da circa una settimana. Il proprietario, residente in via Battisti, è molto preoccupato per il suo micio a cui è affezionato. Il suo numero di telefono è 339-4314136 per chiunque avesse notizie del gatto. Il micio, di nome Pato, ha circa 2 anni ed è affettuoso.
http://persietrovati.blogspot.com/2010/04/pisa-smarrito-gatto-maschio.html
MATTINO DI PADOVA
4 APRILE 2010
SMARRIMENTO
Padova - S’è persa domenica scorsa, una gatta bianca e nera di nome Trilly. Chi l’avesse vista contatti lo 049.757064 (Dal Bianco) o suoni in via Vergerio 15.
http://persietrovati.blogspot.com/2010/04/padova-smarrito-gatto-femmina.html
GIORNALE DI VICENZA
4 APRILE 2010
Moria di trote lungo la roggia
TORREBELVICINO (VI). Soltanto il giorno prima erano stati immessi nel torrente due quintali di pesci per la pesca sportiva
Almeno 500 gli esemplari morti a Pievebelvicino. Nel fiume dove si gettano rifiuti civili trovato un flacone di diserbante ![]()
Un agente della polizia provinciale a Pievebelvicino durante l'ispezione per la moria di pesci. FOTO STELLA
Mauro Sartori
Torrebelvicino (VI) - Una moria di trote lungo la Roggia Maestra. Centinaia di esemplari, immessi il giorno prima per favorire la pesca sportiva nel weekend pasquale, trovati morti a ridosso delle griglie di separazione dislocate nel tratto che attraversa Pievebelvicino, frazione di Torrebelvicino.
Il corso d'acqua che alimentava le industrie manifatturiere dell'area di Schio, diventato negli ultimi decenni bacino ottimale per la pesca, è stato oggetto ieri di analisi accurate da parte dei tecnici dell'Arpav. Il sindaco turritano, Giorgio Calli, svegliato nel cuore della notte, si è precipitato in municipio a redigere al computer 35 cartelli di "divieto di pesca per sospetto inquinamento", affissi in tempo utile nel territorio comunale per avvisare i pescatori più mattinieri. Gli agenti della Polizia provinciale Alberto Nuciari e Francesco Nassi, in uscita per un'operazione anti-bracconaggio, alle 2,30 sono stati dirottati a Pieve, all'altezza della trattoria "Guciaro e Piaron". Sulle grate, decine di trote morte, alla conta finale forse addirittura 500. Subito è stato allertato l'Arpav e il sindaco ha disposto il divieto di pesca. Alcuni pesci sono stati portati all'istituto zooprofilattico di Vicenza per essere esaminati, mentre campioni d'acqua sono stati inviati ad un laboratorio di Treviso. L'esito delle analisi si saprà solo la prossima settimana. Fanno parte di una semina avvenuta nella giornata di venerdì di circa due quintali di trote iridee destinate alla pronta cattura. Si è pensato a problemi sanitari della partita ma, come ci ha riferito Franco Grasselli, responsabile delle guardie volontarie della federazione della pesca sportiva, altri due quintali della medesima provenienza sono stati immessi nel medio Astico, senza che vi siano state morìe. Nella roggia è stato ritrovato un flacone di diserbante ma non basta da solo a spiegare questa strage, come si esclude, almeno per il momento, il coinvolgimento di qualche azienda dislocata in zona. Gli insediamenti produttivi producono scarichi assai limitati e controllati. Potrebbe esserci la mano dell'uomo, quella sì. Nel corso d'acqua i soliti ignoti buttano di tutto. Qualcuno, volutamente o incautamente, potrebbe avervi gettato una sostanza letale. A monte di Pieve, lungo la roggia, ieri è stata trovata morta una femmina di capriolo, probabilmente gravida, che non presentava segni di sbranamento. Lo stato di decomposizione fa pensare ad un decesso risalente a qualche giorno fa e quindi non strettamente legato alla morìa di ieri. «Mi auguro dipenda veramente dalla partita di pesci - commenta il sindaco Giorgio Calli, già attivo ieri mattina dopo la nottataccia in bianco. - Altrimenti la situazione sarebbe grave. La terremo sotto controllo, in attesa del riscontro dal laboratorio».
LA NUOVA SARDEGNA
4 APRILE 2010
Guendalina la tartaruga ritrova la salute all'Asinara
Gavino Masia
PORTO TORRES (SS). Si chiama Guendalina ed è l’ultima ospite del Centro recupero animali marini del parco nazionale dell’Asinara e del Cts Ambiente. Da qualche giorno il centro (facente parte della rete regionale per la conservazione della fauna marina) è mobilitato nella cura di un raro esemplare di tartaruga appartenente alla specie “caretta caretta”. L’intervento è stato eseguito la settimana scorsa su segnalazione del Corpo forestale e di vigilanza ambientale di Porto Torres. La tartaruga è stata salvata dal pescatore Guido Careddu che, a bordo del suo peschereccio “San Crescenzio”, ha notato l’esemplare in difficoltà nei pressi di Fiume Santo. La «caretta caretta» era in evidente difficoltà, non nuotava ma galleggiava, e Guido Careddu non ha esitato a issarla a bordo. La tartaruga, 47 centimetri di lunghezza e 12 kg di peso, al momento della visita clinica presentava un’ampia e profonda frattura (non recente) del carapace e del piastrone, dovuta probabilmente all’urto con la chiglia di un imbarcazione, e uno stato di abbattimento generale e di ipotermia. Trasportata all’Asinara, è stata subito sottoposta a terapia medica, radiografie, terapia antibiotica, fluido terapia e terapia antidolorifica. -
IL GIORNALE
4 APRILE 2010
Il pesce rosso che fa arrossire gli animalisti
La Gran Bretagna non finirà mai di stupirci, per quanto riguarda la sua legislazione e soprattutto le modalità in cui i magistrati la interpretano e la utilizzano per sentenze che talvolta vanno ben oltre il grottesco. È il caso di Joan Higgins, la donna che, assieme al figlio Mark di 47 anni, ha raggiunto una notorietà di cui avrebbe fatto volentieri a meno.
Joan, 66 anni, gestisce un petshop, un negozio di animali, nei sobborghi di Manchester e nella sua carriera di commerciante non ha mai avuto a che fare con la giustizia. Come abbiamo brevemente riportato pochi giorni fa, «mom Joan», come la chiamano ora molti inglesi, ha commesso l'errore di vendere a un ragazzino, minore di 16 anni, un pesce rosso. Pare peraltro che lo scherzetto velenoso sia stato ordito ai suoi danni dall'ufficio di contea locale durante una più vasta indagine volta a stabilire se i commercianti di animali rispettano le regole imposte dall'Animal Welfare Act, severa legge sul benessere animale in vigore dal 2006 che, per chi vende animali ai minori, prevede una pena fino a un anno di carcere. Dopo un processo durato otto mesi, costato alla comunità oltre 20.000 euro, pur essendosi dichiarata «colpevole del reato», mom Joan è stata condannata a pene multiple, tra cui oltre 1000 euro di multa, 120 ore di lavori sociali non pagati, ma soprattutto l'applicazione di un bracciale elettronico a una gamba, dalle 7 del pomeriggio fino alle 7 della mattina dopo, in modo che non possa allontanarsi di casa senza essere localizzata. Il figlio Mark, perseguito anch’egli per favoreggiamento, ha scatenato le ire di quotidiani, politici e pubblica opinione affermando al Daily Express, che questo processo è una «farsa» e «una demenzialità legalizzata». Mark ha invitato la Corte a rendere pubblico il nome del magistrato che ha costretto sua madre a sentirsi come una teppista, come una donna violenta e inaffidabile, a tal punto da doversi meritare il bracciale elettronico che si riserva alle persone di comprovata pericolosità sociale. Per un pesce rosso, «quando per di più - aggiunge mom Joan - vedo dozzine di ragazzini arrivare in negozio per comprare il mangime a pesci rossi e altri animali vinti nelle fiere di paese». La vicenda ha sollecitato il Daily Express a lanciare una campagna, sostenuta da diversi politici, per rendere pubblico il nome dei magistrati che hanno inflitto una pena così spropositata all’anziana signora, campagna sostenuta da politici locali e animalisti stessi che l'hanno intitolata su Facebook come: «Justice for Joan». Alla fine le pressioni del Daily hanno vinto le riserve dell'arcigna corte circa il nome del giudice che ha spinto per il bracciale elettronico a mom Joan. Si tratta del giudice David Kane che attualmente risulta in ferie per alcune settimane. Ora è in corso l'appello e presto sapremo se mom Joan potrà o meno partecipare a un evento che attende da anni, vedere Rod Steward in concerto, cosa impossibile se ancora portasse il bracciale elettronico che la immobilizza entro le mura di casa. Al di là di tutto, sentenze come questa, rischiano di rovinare il lavoro che gli animalisti seri ed equilibrati portano avanti, ogni giorno, per difendere il diritto al benessere degli animali, senza ledere in modo grottesco quello degli uomini.
IL GAZZETTINO
4 APRILE 2010
MARENO DI PIAVE (TV) Una ottantina di animali sono finiti nei sacchi. Non è la prima volta
Rubano per fame polli e conigli nel cortile
Mareno di Piave (TV) - Nuovo raid di bestiame a Mareno di Piave. La scorsa notte è toccato ad un contadino che per l’ennesima volta negli ultimi mesi ha visto sparire decine di polli e galline. I ladri buongustai ormai conoscono la strada e come le altre quattro volte nell’ultimo anno e mezzo, hanno aperto il cancello che porta al pollaio e hanno fatto man bassa. Il mattino seguente, Antonio Lucchetta, il proprietario ha fatto l’amara scoperta. Al suo arrivo ha trovato il cancello aperto e ha subito intuito quanto era accaduto. All’appello mancavano 30 polli e 50 conigli; in totale 80 animali. Le gabbie da dove erano state prelevate le bestie, erano ancora aperte. Gli ignoti sarebbero arrivati a bordo di un mezzo, forse dal canale vicino e, sacchi alla mano, li avrebbero riempiti di polli e conigli. Un colpo facile, per i ladri che ormai sanno come agire e far sparire gli animali. Esasperati dalla raffica di furti, i proprietari iniziano ad avere qualche sospetto su quale possa essere la mano che si nasconde dietro ai misteriosi colpi. Persone che, messe alle strette dalla crisi, finiscono per far sparire direttamente degli animali da mettere in pentola. La zona non è nuova a simili episodi; in campagna sono molti gli agricoltori che hanno del bestiame. Qualche anno fa era toccato ad un altro contadino che aveva sorpreso i ladri facendoli fuggire in sella alle loro biciclette. Nella corsa avevano lasciato cadere anche la borsa dove avevano infilato la gallina.
LA TRIBUNA DI TREVISO
4 APRILE 2010
Rubati conigli e galline
MARENO (TV). Quarto furto di animali nella proprietà di Antonio Lucchetta a Mareno. Nella notte tra giovedì e venerdì i ladri hanno portato via un’ottantina di capi tra conigli e galline. In un anno e mezzo questo è il quarto colpo. «Abbiamo dei sospetti», afferma Lucchetta che ha presentato denuncia per il furto.
CORRIERE DELLA SERA
4 APRILE 2010
Incornato
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È ricoverato in ospedale il torero spagnolo Salvador Ruano, rimasto gravemente ferito durante una corrida a Salamanca
IL PICCOLO
4 APRILE 2010
Morto a Brioni l'elefante del Maresciallo Tito
A Brioni è morto uno dei suoi abitanti più famosi. Stiamo parlando dell'elefante indiano Sony, il maggiore esemplare della specie sul suolo europeo, arrivato sull'isola nel 1970 quando aveva solo due anni. L'animale era stato regalato al Maresciallo Tito dalla Presidente indiana Indira Gandhi. Il decesso ha colto di sorpresa tutti i dipendenti del Parco nazionale visto che Sony, del ragguardevole peso di 5 tonnellate, non era malato e che fino all'ultimo era in piena forma. La portavoce del Parco Vesna Klunic afferma che non c'entra per nulla la malattia della Lingua blu che - lo ricordiamo - nei giorni scorsi ha colpito sull’isola una decina di antilopi appartenenti al sultano dell'Oman. Una risposta sulle cause della morte di Sony la darà l'autopsia. L'animale lascia la compagna Lanka, arrivata sull'isola nel 1973: dunque per tutto questo tempo i due hanno vissuto insieme. La coppia non ha avuto prole. C'è ora preoccupazione per il futuro dell'elefantessa e si teme che possa cadere in depressione. Sony e Lanka praticamente le stelle del Parco safari dell'isola, sono stati osservati, ammirati e fotografati da circa 4 milioni di visitatori dell'isola. Vediamo qualche curiosità sulla loro alimentazione: il menù giornaliero comprende 100 chilogrammi di fieno, mezzo quintale di frutta e verdura e 20 chilogrammi di salame. D'estate bevono fino a 2 ettolitri di acqua al giorno e ne servono altri 2.000 litri per la doccia. Nell'estate del 2007 in seguito al grande caldo erano dimagriti di 100 kg, un fatto comunque che rientra nella normalità per questi pachidermi. Quindici anni fa la coppia ha rischiato di finire in un circo austriaco, visto che i pasti giornalieri costavano un bel po' di soldi. Era già stato pattuito il prezzo di 6.000 marchi però all'ultimo momento l'operazione venne bloccata. Il merito è stato degli ambientalisti di Osijek che intrapresero una grande battaglia per fare rimanere Sony e Lanka a Brioni. Oltre a Lanka a Brioni c'è un altro animale famoso rimasto ancora in vita dopo la scomparsa del Maresciallo Tito. È il pappagallo bianco Koki di 53 anni, dunque non è arrivato neanche al giro di boa della vita visto che l'età media di questi uccelli è di 110 anni. È un pappagallo parlante e qualcuno lo avrebbe sentito pronunciare qualche frase imparata da Tito come «Drugarice i drugovi (Compagni e compagne)».
AGI
4 APRILE 2010
GB: GOVERNO VUOLE CHIUDERE ZOO, SONO UNA RELIQUIA VITTORIANA
Londra - Il sottosegretario al Welfare britannico, Angela Smith, vuole chiudere gli zoo di tutto il Regno Unito perche sono una "reliquia dell'epoca vittoriana".Smith ha raccontato di aver ricevuto migliaia di lettere dai bambini sconvolti dalle terribili condizioni in cui gli animali sono tenuti. Inizialmente l'esponente laburista proporra' che da subito gli zoo smettano di comprare nuovi animali in modo da poterli chiudere con meno traumi possibile nell'arco dei prossimi 10 anni.
LA GAZZETTA DI REGGIO
4 APRILE 2010
NEL BOLOGNESE Riparte la caccia al cinghiale Autorizzati fucili, gabbie e recinti
BOLOGNA. Riparte la caccia al cinghiale nel Bolognese. Coinvolti ancora una volta i cacciatori degli Atc della provincia (ambiti territoriali di caccia), per i quali non è previsto nessun tetto massimo di capi da abbattere. La popolazione di cinghiali, infatti, scrive in delibera la Provincia, è diventata un vero incubo per gli agricoltori, che ogni anno si ritrovano con le coltivazioni distrutte. I cacciatori potranno usare sia il fucile sia la carabina (anche con appostamenti) sia gabbie e recinti di cattura. Le trappole, con esche alimentari, dovranno essere controllate ogni giorno. Le gabbie non devono essere esposte al sole e vanno subito liberati sul posto gli animali non cinghiali. La Provincia ha deciso di «riconoscere agli Atc convenzionati l’intera entrata economica derivante dalla vendita delle carni di selvaggina abbattuta negli interventi di controllo». I cacciatori pagheranno solo tutti gli oneri per l’applicazione delle norme sanitarie e i costi di lavorazione.
IL SECOLO XIX
4 APRILE 2010
Pitbull impazzito azzanna il padrone
Vittima un ex maestro di sci di Oregina di 29 anni: la prognosi è di 35 giorni
«È incomprensibile, se ero tornato a camminare dopo un incidente lo dovevo a lui»
Francesca Forleo
Genova - «Quello che mi fa più male non sono le ferite, che col tempo guariranno. È il fatto che il mio cane mi abbia tradito. Che si sia rivoltato contro di me che sono il suo padrone e che proprio grazie a lui, quattro anni fa, ero tornato a camminare dopo un incidente in moto che mi aveva paralizzato». Marco Antognoli, ex maestro di sci di 29 anni di Oregina, parla seduto su una barella del pronto soccorso del San Martino dove, ieri alle 13, i dottori avevano appena finito di medicargli le ferite provocate dal suo pitbull, Barton, in un parcheggio per camper a Fontanegli, sopra Struppa. «Non dirò più quello che sostenevo con tutti, e cioè che i pitbull sono animali docili se si trattano bene - continua amareggiato Antognoli - Dirò invece che i cani, in generale, sono come gli uomini: capaci di ammazzarsi tra di loro, di tradire gli amici, di uccidere anche i bambini. Proprio come noi».
Erano circa le dieci di ieri mattina quando il cane, forse agitato dalla presenza di animali intorno al parcheggio recintato, si è improvvisamente ribellato contro il padrone che, insieme con la fidanzata infermiera, stava caricando alcuni bagagli sul camper dove avrebbero dovuto passare una giornata in gita. «Gli si è attaccato ai piedi e ha cominciato a mordere finché non gli ha levato le scarpe - racconta Monica, la ragazza - Non so come sono riuscita a spingere il mio fidanzato sul camper. Ma intanto che ci mettevamo in salvo è riuscito a morderlo anche a una spalla e a una mano. È stato un miracolo che non l'abbia sbranato. Come hanno detto i pompieri, è stato un tentato omicidio». Il parcheggio era quasi deserto quando è successo tutto. «Un uomo è arrivato in taxi ma non è sceso perché ha visto cosa stava accadendo: il cane tentava di buttare giù la nostra porta, era inferocito». Dal taxi e dal camper sono partite le richieste di soccorso, al 118 e ai vigili del fuoco. «Io intanto medicavo le ferite del mio ragazzo visto che sono infermiera e avevo con me garze e disinfettante». Stranamente, il cane è ritornato docile quando i vigili del fuoco e il personale dell'ambulanza veterinaria della Croce Bianca sono riusciti a prenderlo con un guinzaglio lungo e a legarlo a una staccionata. «Piangeva quando l'hanno legato», racconta ancora Monica. «Ha pianto tutto il giorno anche al canile», racconta Clara Bongiorno, la responsabile della struttura comunale di Monte Contessa, a Sestri, a cui Barton è stato affidato in tarda mattinata. «Non so cosa sia successo a questo animale ma certamente faremo di tutto per renderlo più sereno. Ad ogni modo il padrone non ci ha ancora comunicato di volerlo abbandonare». «Non so nemmeno io che cosa fare», dice in proposito Antognoli, con una mano, una spalla ed entrambi i piedi fasciati a causa dei morsi dell'animale. Di fronte ha 35 giorni prima di guarire dalle ferite che gli ha procurato il cane. «Non so cosa fare perché Barton mi ha ridato la vita dopo che per poco non ero morto». Era il 31 luglio del 2006 e Marco era rimasto temporaneamente paralizzato dal collo in giù dopo uno schianto in motocicletta a Levanto. «Barton mi ha dato la forza di rialzarmi quando credevo che non avrei camminato mai più. Decidere di abbandonarlo, se lo deciderò, sarà una scelta dura e sofferta che oltre tutto non dipende soltanto da me visto che, dopo l'incidente non sono del tutto autonomo e spesso ho bisogno che siano i miei genitori o la mia compagna a portarlo fuori». «In quattro anni di vita, però - assicura l'ex maestro di sci - non aveva mai dato segni di violenza. Poi, all'improvviso e senza un perché, ha tentato di uccidermi. Sono sconvolto». Fortunatamente i morsi dell'animale non hanno causato lesioni ai muscoli o ai tendini di Marco Antognoli, anche se ha perso molto sangue, specialmente dai piedi. «Ma che spavento», ripeteva la fidanzata Monica, con le mani che le tremavano ancora mentre, alle 14, il compagno veniva dimesso dall'ospedale.
IL SECOLO XIX
4 APRILE 2010
«Ma se è ben guidato l'animale non morde»
Il parere del veterinario
MARIA Cristina Capitanio, medico veterinario specialista in patologia e clinica degli animali da affezione, non fa distinzione di razze quando si parla di aggressività dei cani.
Dunque non esistono razze docili e razze feroci? «Esistono razze che "perdonano" di più e razze che perdonano di meno gli errori gestionali: se un Pincher diventa aggressivo, non è un problema. Un pitbull senza controllo è ovviamente più pericoloso di altri cani» Le distinzioni del senso comune, quindi, sono false? «Sì. Il cane più mordace che abbia mai incontrato è un Labrador, specie pacifica nell'immaginario comune, che ha quasi fatto a pezzi il padrone che gli impediva di sbranare il nipotino di appena sei mesi». Come si spiegano questi episodi di violenza che spesso appaiono inaspettati? «Se un cane diventa violento, se si comporta da killer e tenta di uccidere, nel 99 per cento dei casi c'è alle spalle un problema comportamentale del padrone, che non è stato in grado di farsi riconoscere da lui come il capo branco». C'è modo di capire se un cane rischia di diventare un killer? «Certo, e in genere questi segnali vengono sottovalutati. Per capirci, il padrone deve poter mettere le mani nella ciotola del suo cane mentre mangia. Se il cane si ribella, ringhia, lo morde, vuol dire che non riconosce l'autorità del capo branco, appunto». Altri esempi? «Se il cane occupa il divano e il padrone invece che buttarlo giù si siede per terra, è chiaro che non riconosce la sua dominanza. Se il cane occupa una stanza e non fa entrare nessuno, lo stesso. Se è aggressivo con altri componenti della famiglia, vuol dire che qualcosa non va e sarebbe bene consultare uno specialista».
IL GAZZETTINO
4 APRILE 2010
Nel Padovano sono principalmente due i centri di accoglienza per gli animali selvatici..
Padova - Nel Padovano sono principalmente due i centri di accoglienza per gli animali selvatici tutelati che vengono sequestrati a privati per detenzione illegale o salvati dalla polizia provinciale quando restano feriti, rimangono impallinati o smarriti ancora cuccioli.Uno si trova a Villafranca e un altro a Bertipaglia di Maserà, in via Lion.Qui abita Enrico Volpin, 38 anni, muratore. Il mattino presto, la sera, i week end e nei momenti liberi si dedica alla sua passione per il mondo dei rapaci e dei falchi in particolare. Una vocazione scoccata ancora bambino, quando allora era il nonno a tenere degli animali in giardino.Oggi quello spazio di verde si è riempito di tante voliere, gabbie, trespoli.Percorrendo degli ordinati vialetti si incontrano quattro scoiattoli di razza grigio-americana, recuperati dalla polizia provinciale ad Abano un anno fa, dopo che l'alberatura che li ospitava era stata abbattuta. Si susseguono due gufi comuni e uno della palude. Uno impallinato, uno finito sotto una macchina e l'altro sequestrato. Sorti che si ripetono per tre allocchi, cinque gheppi, tre gazze ladre, di cui una rarissima albina. Ci sono pure due volpi comuni, una sequestrata a Padova 7 anni fa e un'altra trovata ancora cucciola. Un laghetto ospita un particolare esemplare di oca sperduta a Vo vecchio e delle coloratissime anitre mandarine. Il vero vanto di Volpin, membro dell'associazione ornitologica Il gheppio, sono la sua quarantina di rapaci, di cui un paio lì in pensione dato che i proprietari sono in vacanza.Rinomato falconiere o, come lui stesso preferisce definirsi “amico dei falchi”, Volpin viene chiamato ad animare feste paesane, dove dà spettacolo con i voli al logoro dei suoi falchi. Bazzica anche nelle scuole, dove libera i volatili che recuperano le forze dopo le sue cure. L'esperienza è tale che per certi casi meno gravi è lui stesso il veterinario.Altra passione parallela, i piccioni viaggiatori, coi quali partecipa a gare di velocità e distanza.
MATTINO DI PADOVA
4 APRILE 2010
Ragazzo di 13 anni morso da una biscia dentro la palestra
Luisa Morbiato
SACCOLONGO (PD). Brutta avventura per un tredicenne di Saccolongo, morso da una biscia, del tipo comunemente chiamato «carbonasso». E’ successo venerdì, attorno alle 17, nella tensostruttura adiacente alla palestra di via San Pio X. Durante la lezione di karate l’istruttore Carlo Alberto Bezze ha chiesto ad uno degli allievi di prendere uno dei materassini ammonticchiati in un angolo. Il ragazzino di 13 anni si è avvicinato, ha smosso i materassini per prenderne uno, ma all’improvviso ha avvertito un forte dolore alla caviglia e si è messo a urlare. Il maestro Bezze si è precipitato a vedere cosa fosse successo: il tredicenne si stringeva una caviglia, sulla quale erano evidenti i segni di un morso di serpente. Sono scattati i soccorsi e l’istruttore, dopo aver allontanato gli altri allievi, ha cominciato a spostare tutti i materassini. Dai quali, con sua grande sorpresa, è spuntato un serpentello lungo circa mezzo metro. Che è stato fatto subito fuori. Nel frattempo è arrivata, preoccupatissima, la madre del ragazzino, che è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Padova per gli accertamenti del caso. E’ stato portato a Padova anche il serpentello, ormai senza vita, tenuto in un sacchetto di plastica. I medici hanno medicato il tredicenne giudicandolo guaribile in pochi giorni. Dall’esame compiuto sul rettile è emerso che non si tratta di una specie velenosa o il cui morso possa provocare danni pesanti alle vittime. A Saccolongo sono intervenuti anche i carabinieri, i quali hanno setacciato sia la tensostruttura sia la zona circostante alla ricerca di altri eventuali rettili. La biscia che ha addentato la caviglia del ragazzino è comunque innocua: vive in campagna tra l’erba, in ambienti umidi. Probabilmente nei giorni scorsi aveva trovato un comodo rifugio tra i materassini ed ha reagito mordendo chi la aveva disturbata.
L'ARENA GIORNALE DI VERONA
4 APRILE 2010
Il magnetismo terrestre lo aiuta a migrare per migliaia di chilometri
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Beccate di semi e briciole sulla neve di una famigliola di zigoli
Lo zigolo delle nevi predilige la tundra artica dove la vegetazione è molto stentata e alterna praterie a pietraie, proprio come in Lessinia, con i cumuli affioranti delle «città di pietra». Colonizza con regolarità l'Alaska, il nord del Canada, l'Islanda, la Scozia, la Norvegia e la Groenlandia. Ha un peso fra i 25 e i 40 grammi ed è lungo fra 16 e 18 centimetri, con dimorfismo sessuale evidente, cioè i maschi sono perfettamente distinguibili dalle femmine. I primi in estate hanno una livrea candida, con la testa bianca e nera e le ali con le estremità nere. In inverno invece i maschi assomigliano di più alle femmine, con il dorso brunastro e sfumature ruggine sul capo. In questa stagione diventano confidenti e si possono avvicinare più del solito mentre si alimentano sul terreno.
Uccello molto resistente al freddo, quando torna nel suo areale tradizionale, dopo lo svernamento, non è raro che trovi ancora condizioni climatiche difficili, ma riesce ad assumere comportamenti tali che gli permettono di sopravvivere, come scavare tane nella neve dove ripararsi dalle tormente di fine inverno. È questo anche il periodo in cui rischia maggiormente, perché facile preda sulla tundra bianca di girifalchi, gufi delle nevi, gabbiani stercorari e volpi artiche, che non disdegnano affatto anche le uova e le nidiate appena schiuse. È un animale sociale perché, se si trova bene, riesce a coabitare su un chilometro quadrato anche con una trentina di coppie. È normalmente granivoro, ma caccia anche insetti nel periodo della schiusa delle uova, che coincide solitamente con il picco di esplosione demografica degli insetti adulti. Gli ornitologi sono affascinati dalla migrazione dello zigolo e per le sue capacità di orientamento studiate in maniera approfondita da diversi centri di ricerca. Pare che si orienti con il campo geomagnetico e che le rotte siano influenzate dalle riserve di grasso: più sono abbondanti, più lunghe e meritate sono le «vacanze al sud». La presenza in Italia, regolare ma non molto comune, sembra legata alla persistenza di condizioni climatiche proibitive alle latitudini delle regioni d'origine. In Lessinia è avvistato regolarmente dal 2005, ma si è notato con più frequenza e regolarità nelle stagioni molto nevose: quest'anno ha raggiunto un numero record di esemplari (38) ed è stato presente dall'11 gennaio al 28 marzo. Lo studio delle tipologia di habitat in Lombardia ha fatto ritenere che preferisca la pianura coltivata a cereali, dove non è difficile trovare semi sparsi dai raccolti estivi, ma ci piace credere che questa colonia così numerosa, che si «è persa» nel Parco della Lessinia, abbia trovato anche altre ragioni per soggiornarvi: dal silenzio, all'aria più pulita, al sicuro da ogni possibile mira e che anche solo per questo piccolo indotto il Parco meriti il suo ruolo.
LA ZAMPA.IT
4 APRILE 2010
Crabzilla, il granchio gigante arriva in Belgio
Si chiama "Crabzilla" il piu'grande granchio del mondo, è lungo più di 3,5 metri, ed è ora in mostra in Belgio, nella fiera Sea Life di Blankenberge. Crabzilla viene dal Giappone, e da adulto potrà arrivare a misurare fino a 4,5 metri. Della specie dei "Macrocheirakaempferi", è stato catturato lo scorso anno nell'OceanoPacifico e portato nell'acquario di Birmingham.
FOTO E VIDEO
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=25478&tipo=FOTOGALLERY
TRENTINO
4 APRILE 2010
L'orso si sveglia dal letargo e torna a fare razzie in val di Non
TRENTO. Sono due, sono maschi. Uno ha circa due anni, l’altro è più grande. Padre e figlio? Pare di no. Questo l’identikit della coppia di plantigradi avvistati sopra l’abitato di Marlengo e a passo Palade, tra il meranese e la val di Non. Ed è proprio nella zona della valle di Non che l’orso ha fatto razzia di galline in un pollaio. Gli esperti sono concordi: «Questo è il periodo in cui gli orsi escono dal letargo. È normale che si comincino ad avvistare le tracce dei loro primi spostamenti». Quasi sicuramente si tratta di orsi nati in Trentino, nell’ambito del progetto Life Ursus che conta ormai oltre una ventina di esemplari. Appena usciti dal letargo invernale hanno bisogno di nutrirsi per recuperare le forze. A rischio sono soprattutto alveari, pollai, greggi di pecore. Ed è proprio lì che gli orsi vanno a fare razzie se non trovano in giro carcasse di animali. Lo scorso anno le abbondanti nevicate hanno provocato la morte di parecchia selvaggina. Ciò ha consentito ai plantigradi di nutrirsi al termine dell’inverno. Quest’anno però le cose sono andate diversamente e per gli orsi potrebbe essere più difficile trovare cibo. Potrebbero quindi rivolgere la loro attenzione a greggi di pecore, alveari e pollai. Anche se le contromisure adottate in questi anni stanno dando dei buoni risultati. Ad esempio, sono stati recintati alcuni alveari che così sono rimasti al sicuro dalle incursioni degli orsi. In caso di danni comunque la Provincia risarcisce il proprietario degli alveari, dei greggi, dei pollai dove gli orsi sono andati a fare razzie. Il plantigrado non rappresenta invece un pericolo per le persone. È un animale che diffida dell’uomo e quindi scappa immediatamente quando ne avverte la presenza.
TRENTINO
4 APRILE 2010
Dai rospi la spinta al tunnel di Loppio
RIVA (TN). Pensa tu che penso anch’io, alla fine Carlo Modena ha scoperto un formidabile motivo a sostegno della necessità del tunnel tra Loppio e la Busa. Quale sarà questo motivo, sfuggito finora alle valanghe di tecnici e politici che da almeno vent’anni sfornano progetti e promesse, pagati i primi, vane le seconde? Ecco la storia che comincia col galoppo di immagini e ricordi che, arrivando da lontano, accompagnano l’automobilista -specie se viaggia da solo in fila tra Vallagarina e Busa. Il lago di Loppio quand’era pieno di acqua con le barche, battaglie cruente vecchie di secoli, l’isola che ha restituito reperti d’epoche antichissime, il trenino della Mar di cui rimangono dipinti che ne attestato il procedere con un fiero pennacchio di fumo dal comignolo della vaporiera. «Ma quello che colpisce di più sono le barriere dei rospi, i “guard rosp” verdi che furono posti in opera allorquando vi fu, in una occasione, l’invasione dei rospi. I quali, terminato il letargo (che evidentemente e probabilmente avviene nel bosco sovrastante) vanno a raggiungere l’acqua (quello che è rimasto del lago) per deporvi le uova (la femmina) e per fecondarle (il maschio, aggrappato al dorso di lei). Le barriere sono sicuramente frutto di ingegneria rospologa ed hanno certo richiesto tempo e pazienza ai forestali che le hanno poste (da wikipedia:«..il Corpo Forestale della Provincia autonoma di Trento ha predisposto delle barriere e dei passaggi che proteggono una varietà di rospi locali che altrimenti finivano schiacciati dalle auto in transito, permettendo a questi animali di passare dalla zona paludosa a quella boschiva senza pericolo»). Ci si chiede quanta curiosità possano attivare nel passante (tutti i turisti che arrivano da noi) che notano l’opera e probabilmente non ne comprendono la natura e, sempre guidando, ci si pongono parecchie svariate domande: le barriere resteranno lì per sempre? (in altre località ed in altri casi vengono poste in tratti probabilmente più brevi solo nel periodo della migrazione). I rospi si fermano alla barriera e vengono raccolti e trasportati (Treviso, Sesto Calende, San Benedetto Val di Sambro, ecc.....) o, come nel progetto Pellegrino (provincia di Bologna) i rospi incontrano le barriere e, cercando passaggi alternativi trovano i rospodotti attraverso i quali raggiungono il lago? Sono curiosità che portano ad altre domande. Una riguardo al fenomeno: “Ma in passato (prima dell’invasione che provocò l’intervento) i rospi non andavano in letargo nel bosco?” ed una riguardo ai viandanti “Mettiamo dei cartelli che spieghino: dopo aver sorriso qualcuno apprezzerà...” per concludere con una considerazione provocatoria “il nuovo collegamento Loppio-Busa, quando (mai) ci sarà, risolverà anche questo problema, i rospi saranno liberi ed incolumi. Forse questo motivo, che erroneamente non è mai stato evidenziato nelle motivazioni a sostegno della necessità del collegamento, potrà essere quello che ne sbloccherà la progettazione».
MESSAGGERO VENETO
4 APRILE 2010
Vaccinazione antirabbica per tutti i cani
ARBA (PN). Tutti i proprietari di cani che risiedono ad Arba hanno l’obbligo di provvedere alla vaccinazione antirabbica dei propri animali per prevenire il diffondersi di questa infezione. L’Azienda sanitaria, attraverso il servizio veterinario, sta provvedendo a effettuare le vaccinazioni al costo di 10 euro ciascuno. Ad Arba, le vaccinazioni saranno effettuate soltanto previo appuntamento da fissare al numero dell’ufficio anagrafe del Comune (0427-93032) e si terranno nel municipio (porta accanto all’ambulatorio medico) i martedì 13, 20, 27 aprile dalle 10 alle 12.
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