03 NOVEMBRE  2009

LA GAZZETTA DI MANTOVA

3 NOVEMBRE 2009

 

Impiccano un cane a una siepe

 

SUZZARA (MN). Un rito macabro, crudele e insensato. Senza ragione, come tutti i gesti violenti verso gli animali. Un cane è stato impiccato a Suzzara sabato notte: la notte di Halloween. Il padrone, dopo averlo cercato disperatamente tutta la notte, lo ha trovato alle 4 di domenica mattina, appeso con una corda ad una siepe vicino ai giardini di viale Cadorna. In lacrime, è corso a casa del veterinario che seguiva il cane, per raccontare l’accaduto e informarsi su quello che doveva fare per la carcassa dell’animale. Poco verosimile, al momento, pensare ad un incidente. Il cane è sparito improvvisamente dal giardino. Il proprietario, che stava portando l’auto in garage, si è accorto subito che l’animale non c’era più. Lo ha chiamato e ha cominciato a cercarlo: l’animale sembrava sparito nel nulla. E’ ricomparso, appeso alla siepe, molte ore dopo. Una circostanza che fa pensare a un rito di qualche incivile per ‘festeggiare’ la notte delle streghe. La Lav, che è venuta a conoscenza dell’accaduto ieri, esprime una dura condanna per il feroce gesto e mette una ‘taglia’ di 1000 euro sui responsabili. «Ancora volta un animale, fiducioso e indifeso, è stato vittima della violenza dell’uomo. Ci chiediamo che cosa ci sia dietro questa ignobile crudeltà: se la volontà di colpire il proprietario dell’animale, in un modo assolutamente vile, o lo stupido gioco di qualcuno che ha creduto di festeggiare così Halloween». La Lav invita fermamente le Istituzioni e tutte le forze dell’ordine a far luce «su questo raccapricciante episodio». Una ricompensa di mille euro a chi possa fornire indicazioni utili ad identificare gli autori di tale aberrazione, che in base alla legge 189/04 rischiano fino a 18 mesi di carcere. La stessa Lav chiederà di potersi costituire parte civile.


L'ARENA GIORNALE DI VERONA

3 NOVEMBRE 2009

 

SELVA DI PROGNO (VR). L’animale, finito contro un’automobile per sfuggire ai bracconieri, rischia di venire abbattuto
Campofontana si mobilita per salvare il capriolo ferito
Il veterinario: «Quasi certamente si dovrà amputare una gamba» Ma tutto il paese è già pronto ad adottare «Bambi Fortunato»

 

 

 

 

Selva di Progno (VR) - C’è un intero paese mobilitato per salvare la vita a un capriolo maschio, di circa tre anni, finito contro un’auto sabato pomeriggio, dopo che i segugi di un bracconiere l’avevano spinto a uscire dal bosco e attraversare la strada provinciale.
«È successo verso le 15.30. Eravamo appena uscite di casa io e mia figlia Alessandra, da contrada Gugoli dove abitiamo per andare al cimitero, quando dopo una curva il capriolo saltato sulla strada è finito contro la nostra auto», racconta Maria, ancora sconvolta per l’accaduto. Sono subito arrivati i cani che si sono messi a leccare il sangue che la povera bestia perdeva copiosamente; però sono anche spariti in un baleno dopo che, fermatesi altre auto e radunatosi un crocchio di gente, dal bosco il bracconiere li ha richiamati. In paese era di ronda un’auto dei carabinieri della stazione di Badia Calavena, che è prontamente intervenuta, allertando la polizia provinciale competente per la fauna selvatica.
Intanto sulla strada bambini e adulti hanno preso a cuore le sorti dell’animale: portato sul ciglio e avvolto in un plaid era accarezzato e confortato soprattutto dai bambini. Uno di loro, Fabio di 8 anni è stato il più determinato a difendere quello che ha battezzato «Bambi Fortunato». Cacciatori che passavano di là si fermavano ironizzando sulla sorte del capriolo: «Non se la cava. È meglio che lo mettiate in pentola. Non lasciatelo soffrire così!». «Andate via, assassini!», ha gridato Fabio con tutta la sua rabbia e al telefono, al cronista, ha aggiunto «Io, Fede e Paolo, i miei amici di Campofontana vogliamo tutti che salvino Bambi Fortunato. Aiutaci».
Alle 18 sono finalmente arrivati i volontari di Verdeblù, l’associazione convenzionata con la Provincia per il recupero degli animali selvatici, che hanno trasferito la bestiola nel loro centro di Castel d’Azzano. Ora l’ha in custodia il veterinario Matteo Trevisani e nella mattinata di oggi si deciderà la sorte del capriolo. «Capisco l’emozione ma bisogna considerare che la frattura è scomposta e c’è una lesione dei legamenti. Quasi certamente si dovrà amputare l’arto. Ora, ammesso che il capriolo sopravviva allo stress della cattura, occorre anche considerare le complicazioni successive all’intervento. Non è sufficiente che l’operazione riesca per dire di aver salvato l’animale», spiega.
Il reinserimento sarebbe impossibile in natura, e andrebbe considerato l’eventuale trasferimento in area protetta come a Malga Derocon di Erbezzo. La gente di Campofontana è decisa a tenere il capriolo a qualunque costo: «Abbiamo spazio e verde in abbondanza: deve tornare qui anche solo con tre zampe. Lo adottiamo noi».
«Non è semplice come dirlo: ci sono procedure legali problematiche. Poi un animale del genere, una volta in confidenza con l’uomo, diventa pericoloso, perde il timore e si fa spavaldo con cornate anche letali. Occorre fare una valutazione approfondita dei rischi», ribatte Trevisani.
A Campofontana fanno il tifo per «Bambi Fortunato» e non vogliono abbandonarlo: vivranno la giornata di oggi con trepidazione e l’ultima cosa che si aspettano è che il capriolo venga soppresso per ragioni burocratiche.


IL SANNIO

3 NOVEMBRE 2009

 

È’ deceduto il cucciolo di capriolo sparato a pallettoni

Non ce l’ha fatta il cucciolo di capriolo ospitato da qualche giorno presso le strutture della Riserva Naturale Orientata e Riserva della Biosfera MaB Unesco di Montedimezzo a Vastogirardi, in provincia di Isernia...

 

ISERNIA - Non ce l’ha fatta il cucciolo di capriolo ospitato da qualche giorno presso le strutture della Riserva Naturale Orientata e Riserva della Biosfera MaB Unesco di Montedimezzo a Vastogirardi, in provincia di Isernia.
L’esemplare era stato recuperato da una pattuglia del Corpo Forestale dello Stato con ferite da arma da fuoco procurategli da pallettoni di alcuni bracconieri. Il cucciolo, giunto in condizioni precarie, era stato immediatamente visitato dal medico veterinario convenzionato con il Corpo Forestale dello Stato, dr. Pasquale Santilli, il quale, a seguito delle insistenze del capo dell’ufficio territoriale per la Biodiversità, Armando Cardillo, aveva tentato almeno di recuperare uno degli arti danneggiati dai pallettoni ritenendosi impossibile la parte distale di quello posteriore. Ciò è stato eseguito trasferendo il cucciolo presso un ambulatorio veterinario di Castel di Sangro. Il medico, dopo varie visite di controllo e medicazioni presso il ricovero protetto di Montedimezzo, non ha sciolto la prognosi temendo soprattutto delle infezioni, né si poteva immobilizzare l’arto dell’animale che è poi – infatti - morto nella mattinata di venerdì scorso.
La carcassa, anche su disposizione del veterinario, è stata conferita all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di contrada Breccelle di Isernia per gli adempimenti successivi.
“Si spera in esiti positivi per casi futuri, - ha detto il capo dell’ufficio territoriale per la Biodiversità, Armando Cardillo - specialmente se tutte le fasi e recupero riabilitativo potranno svolgersi nell’organizzando centro di Montedimezzo, in concorso e collaborazione con l’Amministrazione Provinciale di Isernia”.


LA SICILIA

3 NOVEMBRE 2009

 

E' stato solo grazie al sacrificio del proprio cane bastardino, "Scobydoo"..

 

Carmelo Locurto

 

Serradifalco (CL).  E' stato solo grazie al sacrificio del proprio cane bastardino, "Scobydoo", se l'altro ieri sera l'ex comandante della Pm Gaetano Carlo Butera non è stato sbranato da un gruppo di cani. Quanto accaduto è avvenuto domenica sera in contrada Pirito-Paolotti. A raccontarlo è stato lo stesso ex comandante: «Come mio solito, ero uscito di casa e stavo facendo passeggiare il mio cagnolino quando, improvvisamente, mi sono ritrovato di fronte quel branco inferocito di cani; che prima si sono messi a ringhiare, ma che, subito dopo, si sono avventati anche contro la mia persona facendomi finire a terra».
A quel punto, tuttavia, quando sembrava che per l'ex comandante di Pm la situazione stesse evolvendosi al peggio, è intervenuto il piccolo ma coraggioso Scobydoo che s'è frapposto tra il suo padrone e i cani inferociti. «E' stato allora - ha proseguito nel racconto Gaetano Butera - che il mio piccolo amico s'è messo coraggiosamente a ringhiare contro quei cani, ben sapendo probabilmente di dover avere la peggio; in quel momento, tuttavia, il suo intervento, se pur disperato, s'è rivelato importante per consentirmi di rialzarmi e di trovare riparo dentro la mia macchina; sono stati attimi che però mi hanno probabilmente salvato la vita». Per il piccolo ma coraggioso Scobydoo, invece, è arrivata una fine orrenda perché è stato sbranato dal branco di cani che s'è avventato contro di lui uccidendolo. L'ex comandante Butera, visibilmente scosso, dopo che i cani si sono allontanati, ha cercato di prestare invano soccorso al proprio cagnolino.
Un episodio sconvolgente. E non solo perché in casa Butera ormai quel cagnolino di dieci anni era diventato uno di famiglia, ma anche perché lo stesso ex comandante di Pm ha rischiato di essere aggredito e sbranato. Ieri Gaetano Butera s'è recato presso la caserma dei carabinieri per denunciare l'accaduto. «E' da tre anni che dico al proprietario di questi cani di non lasciarli liberi di girare ovunque; personalmente lo avevo diffidato oralmente, e mi ero anche rivolto al comandante della Pm Butticè; a questo punto, considerato quanto accaduto, ho presentato denuncia ai carabinieri perché i cani non si possono tenere così, ma soprattutto perché quanto accaduto alla mia persona non debba accadere ad altri. Fortuna ha voluto - ha aggiunto Carlo Gaetano Butera - che il mio cagnolino si sia immolato salvandomi; e se non ci fosse stato lui? E se al mio posto ci fosse stato uno dei miei cinque nipotini, cosa sarebbe successo? Si sarebbe forse verificato quanto accaduto questa estate a Marina di Ragusa con quei cani che hanno sbranato il bambino e la turista tedesca?».
L'ex comandante della Pm, infine, ha fatto notare che una situazione del genere potrebbe risultare potenzialmente pericolosa anche per quanti, e sono decisamente tanti, giornalmente si allenano lungo la strada di Pirito-Paolotti praticando jogging. «Non vorrei che accadesse un'esperienza del genere anche alle tante persone che si allenano in quella strada, anche perché posso assicurare che non è una bella cosa essere puntati da un branco di cani che possono sbranarti facendoti fare la più orrenda tra le morti possibili».


LA NUOVA SARDEGNA

3 NOVEMBRE 2009

 

Giro di vite contro i randagi

 

Giovanni Bua

 

NUORO. Lotta al randagismo. Attraverso una campagna di sensibilizzazione sulla «chippatura» dei cani. Pratica obbligatoria ma ancora in gran parte disattesa. Questa la proposta del sindaco.  Sindaco che ieri mattina ha incontrato, come promesso, Mauro Cossu. Il pastore di 37 anni che venerdì ha depositato di fronte al Municipio quattro carcasse di pecora sbranate dai cani randagi, a pochi minuti dall’arrivo del governatore Cappellacci. Scatenando un vero putiferio.  Insieme a loro era presente all’incontro anche Michele Pira, responsabile del servizio di igiene delle produzioni zootecniche dell’Asl. Serevizio che ha in carico la cattura dei randagi nella Provincia. Pira ha spiegato come l’Asl, tramite una ditta convenzionata, evade comunque tutte le richieste di cattura che arrivano sul suo tavolo (una media di una al giorno). Ma che la cattura dei randagi, soprattutto nelle campagne, e viosta la vastità del territorio coperto, è compito particolarmente complesso e gravoso.  Visto però che i randagi che assaltano le pecore dei fratelli Cossu sono «cittadini» (il pastore ha sottolineato di averli visti di fronte alla Solitudine) il sindaco, dopo aver ascoltato le lamentele dell’imprenditore che ha sottolineato come in trent’anni di attività i randagi hanno ucciso almeno 600 capi del suo gregge, ha lanciato l’idea di una campagna di sensibilizzazione mirata per la chippatura dei cani. Attraverso il chip infatti è possibile risalire al padrone, e riconsegnargli l’animale, o punirlo in caso di abbandono. Il compito della gestione della campagna informativa sarebbe dell’Asl, ma il Comune si è detto disponibile a studiare insieme le forme migliori per realizzarla.


LA NUOVA VENEZIA

3 NOVEMBRE 2009

 

Due ciclisti investiti auto travolge un cane

 

MARTELLAGO (VE). Una serie d’incidenti sono avvenuti ieri tra Martellago, Scorzè e Salzano, tutti non gravi, ma che hanno creato qualche disagio alla circolazione. Complice la pioggia battente e qualche distrazione di troppo, la polizia locale in convenzione fra i tre Comuni ha avuto il suo bel da fare. Il bilancio parla di due ciclisti investiti, di cui uno è finito all’ospedale, un tamponamento e un giovane che ha avuto seri danni alla macchina dopo aver investito un cane. L’episodio più grave è avvenuto alle 11 in via Contea a Scorzè, dove una Fiat Punto ha urtato una bici che correva sulla stessa direzione. L’uomo, un 60enne di Scorzè, è finito sul cofano della macchina e poi è caduto sull’asfalto. In un primo momento si pensava a qualcosa di serio ma non è stato così. Alle stessa ora, all’incrocio tra le vie Frassinelli e Chiesa a Olmo, un Fiat Ducato, condotto da R.F. di 62 anni di Scorzè, ha tamponato un ciclista di 55 anni di Olmo, E.C., finito all’ospedale con contusioni varie. Poco prima di mezzogiorno, all’incrocio tra le vie Roma e Trento a Martellago, un’Opel Astra è stata tamponata da una Fiat Uno mentre stava per svoltare a sinistra. Alle 6, in via Cornarotta a Salzano, un marocchino di 36 anni ha investito un cane causandone la morte. Nell’urto con l’animale, l’auto ha riportato seri danni.


IL TIRRENO

3 NOVEMBRE 2009

 

Le regole per macellare i suini

 

ROSIGNANO (LI). Entrata in vigore domenica, l’ordinanza sulla macellazione privata dei suini per consumo diretto sarà valida fino al 28 febbraio. Potranno essere macellati al massimo due suini per ogni nucleo familiare, salvo eccezionali deroghe date dal sindaco per famiglie particolarmente numerose. Tutti coloro che desiderano macellare un suino a domicilio per il solo consumo familiare devono prenotare la visita ispettiva domiciliare del veterinario. Le prenotazioni vengono ricevute i giorni feriali in uno dei centri unici di prenotazione dell’Asl: all’ospedale di Cecina, al centro socio-sanitario di Rosignano Solvay (via Piave) e a quello di Donoratico (piazza Europa).  Nel corso delle operazioni di macellazione gli interessati devono impegnarsi a: non arrecare disturbo alle abitazioni vicine; utilizzare solo acqua con caratteristiche di potabilità; qualora siano evidenti segni di sospetta malattia, differire la macellazione e richiedere la visita sanitaria; stordire l’animale con pistola a proiettile captivo, prima del dissanguamento, nel rispetto del benessere animale; rendere disponibili per la visita veterinaria nella località indicata, oltre la carcassa dell’animale, i seguenti visceri: lingua, tonsille, esofago, trachea, polmoni, cuore, diaframma e fegato completi e connessi anatomicamente, reni, milza; qualora nella carcassa o sui visceri vi fossero segni di alterazioni segnalare quanto prima al servizio veterinario e tenere a disposizione il tutto; non spandere i liquami e contaminare i corsi d’acqua e i fossi; smaltire i rifiuti solidi e liquidi secondo la normativa vigente. Nessuna parte, neppure il sangue, può essere sottoposta a lavorazione o comunque asportata prima della visita del veterinario che sarà effettuata a domicilio lunedì, giovedì e sabato dalle 7 alle 13 e comunque entro 48 ore dalla macellazione stessa.


MATTINO DI PADOVA

3 NOVEMBRE 2009

 

SMARRIMENTO

 

È stato smarrito un cane meticcio, femmina color crema, simil lupo che risponde al nome di Stufa (Stu), dotata di microchip. Stufa è scappata domenica dal giardino in zona Forcellini Terranegra (PD). Chi avesse notizie può contattare Elena Zoccali allo 3293666225. È prevista una ricompensa.

 

http://persietrovati.blogspot.com/2009/11/terranegra-pd-smarrito-cane-meticcio.html


IL TIRRENO

3 NOVEMBRE 2009

 

SMARRIMENTO

 

Si cerca una gatta grigio-tigrata  Smarrita da sabato in zona Capannori (LU) vicino al Comune, una gatta con il manto grigio tigrato; ha le zampe anteriori bianche. Chi l’avesse vista o accolta, telefoni allo 0583 927262.

 

http://persietrovati.blogspot.com/2009/11/capannori-lu-smarrito-gatto-femmina.html


IL GIORNALE

3 NOVEMBRE 2009

 

La Nasa bombarda di radiazioni le scimmie: "È per il viaggio su Marte"

 

Prima venivano usati i topi. Gli scienziati però avevano bisogno di animali più simili all'uomo e sono passati alle scimmie. Nel lungo viaggio verso Marte gli astronauti saranno esposti a radiazioni. La Nasa ha pensato: meglio testarne prima gli effetti su altri esseri viventi, il più possibile vicini all'uomo. Sono cominciati così degli esperimenti controversi in un laboratorio di Long Island. Le cavie sono 28 scimmiette amazzoniche. Gli animalisti sono infuriati. "Ce n'era bisogno", dice Jack Bergman, un farmacologo dell'università di Harvard. "Questi astronauti affrontano rischi enormi. E' importante sapere quali sono le conseguenze di un viaggio nello spazio profondo". Le scimmie saranno colpite con piccole dosi di radiazioni. Soprattutto sarà studiata la reazione del loro sistema nervoso centrale e come cambierà il loro comportamento nel tempo. L'esperimento non è letale. Ma è certo che gli animali si riprenderanno solo dopo lunghe cure. Le associazioni animaliste, a cominciare da People for the Ethical Treatment of Animals (Peta), sono scioccate da questa iniziativa. "Gli esperimenti radioattivi della Nasa su questi primati sensibili e intelligenti", commenta Justin Goodman, responsabile delle ricerche di Peta, "segnano l'inizio di un altro sfortunato capitolo nella lunga storia di abusi di questa agenzia", riferendosi alle decine di scimpanzé uccisi dalla Nasa negli anni '50 per testare caschi e missili. Emc 022145 nov 09


SESTO POTERE

3 NOVEMBRE 2009

 

Bracconaggio: abbattuti 14 volatili appartenenti a specie protetta

 

Arezzo - 11 fringuelli, 2 verdoni e una peppola. Questo è il “bottino” che gli agenti del Comando Stazione Forestale di Sabbiano (AR) hanno sequestrato ad un uomo residente a Capolona (AR), mentre svolgevano normale servizio di controllo sull’attività venatoria in località Passo al Lupo, in comune di Castiglion Fibocchi (AR). I forestali si sono diretti verso una zona da dove provenivano degli spari e hanno proceduto al controllo di un uomo che stava esercitando la caccia da appostamento temporaneo. Alla richiesta di esibire la selvaggina abbattuta, il cacciatore non ha potuto fare a meno di estrarre dal giubbotto e mostrare agli agenti un sacchetto che conteneva i 14 uccelli, della famiglia dei fringillidi, appartenenti a specie protetta. L’uomo è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Arezzo per l’abbattimento di animale appartenenti a specie non cacciabile, reato per il quale è prevista un’ammenda fino a oltre 1500 euro, ed è scattato anche il sequestro della selvaggina uccisa e dell’arma usata per l’abbattimento.


LA NUOVA SARDEGNA
3 NOVEMBRE 2009
 
Randagio cosparso di benzina
 
SORSO (SS). Nuovo caso di maltrattamento nei confronti di un cane a pochi giorni dalla vicenda riguardante Red, il pastore tedesco la cui zampa anteriore è stata devastata da un’infezione non curata dai proprietari. L’episodio è accaduto a Sorso, dove qualcuno ha deciso di divertirsi dando fuoco a un randagio dopo averlo cosparso di benzina: la povera bestia si è salvata ma è gravemente lesionata, con ustioni addirittura sino al quarto grado (carbonizzazione di una parte del dorso). La Lida, tramite la presidente Maria Carboni, ha inoltrato denuncia contro ignoti nella caserma dei carabinieri di Sorso, e spera che i responsabili vengano presto individuati e puniti. Casi come questo sembrano rappresentare solo la punta dell’iceberg di una situazione ben più grave, in una Sardegna che appare ancora lontana da una cultura di ris petto degli animali. La nuova vittima è un meticcio di colore bianco di circa 18 mesi, recuperato nella zona di via Mazzini su segnalazione dei vigili urbani del centro romangino alla Asl e preso in consegna dalla Lida di Sassari. L’animale oggetto dell’incredibile atto di violenza è stato portato nel canile Primavera di Santa Maria La Palma dove i veterinari Giuseppe Fenu e Filippo Carboni hanno constatato la gravità delle ferite, che interessano un’area molto vasta nella regione auricolare, nel garrese, nel tronco e nella zona lombo-sacrale e alcune parti letteralmente carbonizzate. Purtroppo non sarà facile capire chi possa aver fatto questo a un animale indifeso. Nel frattempo si cerca di salvare l’arto lesionato di Red, il pastore tedesco di Logulentu che la convivente del padrone (in carcere) non ha curato per motivi economici. Il cane è stato sottoposto a terapie e, nonostante la brutta ferita dovuta a un’infiamamzione degenerata che si è mangiata il muscolo della zampa con esposizione dell’osso radio e delle ossa carpiche, mangia di gusto e accetta le coccole dei volontari della Lida. La prognosi è ancora riservata, ma si spera di evitare l’amputazione. Il veterinario Domenico Fracassi ha constatato anche un pessimo stato di nutrizione, disidratazione e difficoltà a restare sulle quattro zampe. La zampa è in putrefazione con presenza di larve: gravi i danni a carico di tendini, nervi e vene, il che potrebbe richiedere l’asportazione per non compromettere la guarigione. Da parte di chi lo teneva in cortile un disinteresse colpevole che nonostante l’indigenza è comunque difficile comprendere.

IL GAZZETTINO

3 NOVEMBRE 2009

 

Nuovi atti vandalici contro i cavalli di Alessia Pompanin

 

Cortina (BL) - Nuovi atti vandalici contro i cavalli di Alessia Pompanin “Peta”, la giovane di Cortina che sta dedicando la sua vita a questi animali. Nel suo terreno, nella frazione di Campo di Sopra, davanti alla stalla in cui alleva diversi cavalli e puledri, ieri mattina c’erano ciocche di crini sparse a terra, tagliate dalla criniera bianca, di una cavalla già oggetto di atti simili, un paio di anni fa. Un altro gesto intimidatorio, secondo la ragazza, di chi proprio non riesce a tollerare la sua passione per questi animali.


CRONACA QUI

3 NOVEMBRE 2009

 

Gli aggressori rischiano un anno di carcere

Gatto muore con un razzo nell'ano Atroce episodio in Scozia

 

GLASGOW - E’ stata una morte atroce quella che ha subito un gatto inglese a 70 km da Glasgow in Scozia. Ignoti gli hanno messo un razzo nel sedere e lo hanno accesso, provocando, oltre che il decesso, anche atroci sofferenze all’animale. A trovare il corpo del felino degli impiegati di un negozio di animali che hanno prontamente chiamato il veterinario, ma non c’è stato più nulla da fare. “E' straziante vedere un animale in quello stato - ha detto un autista di ambulanze al Sun - se è stato davvero un razzo a provocare quelle ferite, siamo davanti ad un crimine molto grave. Perché qualcuno dovrebbe commettere un atto così crudele su un piccolo gatto indifeso? Non riesco a capire. Per fortuna, vedo che la maggior parte delle persone sono rimaste disgustate da ciò che è successo al povero micio". I responsabili della crudele aggressione rischiano una condanna a un anno di carcere o una multa di 20mila sterline, o entrambe le cose, oltre ovviamente alla diffida dal possedere animali domestici.


Animalieanimali

3 NOVEMBRE 2009

 

PUBBLICATO REGOLAMENTO EUROPEO CONTRO IMPORTAZIONE PELLI E PRODOTTI DI FOCHE

Grande risultato animalista dopo anni di battaglie.

 

E' stato pubblicato il Regolamento (CE) n. 1007/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 settembre 2009, sul commercio dei prodotti derivati dalla foca, sulla Gazzetta Ufficiale CE L286 del 31 ottobre 2009. Primi effetti pratici dalla fine di questo mese.


MATTINO DI PADOVA

3 NOVEMBRE 2009

 

«Eredi Della Francesca» a processo per i daini tenuti nel parco del Catajo

 

BATTAGLIA (PD). Riprende oggi al tribunale di Este il processo a carico dei titolari dell’azienda agricola «Eredi Dalla Francesca», sul banco degli imputati per aver tenuto, nel parco del Catajo a Battaglia, 86 daini.  I mammiferi, infatti, sono considerati pericolosi per l’incolumità e la salute pubblica in base a una legge del 1992 e del 1996. Gli imputati sono Michelangelo Cappello Dalla Francesca, 73 anni di Cervarese Santa Croce, con Isabella, 57 anni, Maria, 56, e Maria, 61, tutti Dalla Francesca di cognome, con residenza a Padova. Sono stati gli investigatori del Corpo Forestale dello Stato a coordinare l’inchiesta, dopo le proteste degli abitanti della zona limitrofa al Catajo, di proprietà dell’azienda. Abitanti che hanno anche presentato delle denunce. Secondo gli accertamenti, attraverso un buco della recinzione gli animali uscivano dall’area del parco in cerca di cibo e creando non pochi danni alle coltivazioni circostanti. Tuttavia non è da escludere che il buco sia stato realizzato dai bracconieri nel tentativo di entrare all’interno del parco del Catajo per cacciare i daini. Davanti al giudice oggi sfileranno alcuni testimoni, tra loro agenti del Corpo Forestale.


Animalieanimali

3 NOVEMBRE 2009

 

A CASTROVILLARI (COSENZA) DETENUTI CURERANNO CANI RANDAGI
Sarà costruito un canile.

 

I detenuti della casa circondariale di Castrovillari si dedicheranno alla cura dei cani radagi.
L'iniziativa sarà resa possibile attraverso un progetto che vede coinvolti il Comune di Castrovillari, la direzione del Penitenziario e l'Azienda sanitaria.
La cura dei cani randagi da parte di detenuti avverrà attraverso la costruzione di un canile. Al progetto si è arrivati dopo un protocollo d'intesa tra il Comune e la Casa Circondariale siglato nel 2007 dall'Amministrazione con il direttore, Fedele Rizzo. L'acquisizione di competenze specifiche nel settore della cura e mantenimento degli animali potrà inoltre consentire ai detenuti, ammessi al progetto, l'eventuale impiego lavorativo presso canili e strutture specializzate al termine della pena o beneficiando di misure alternative alla detenzione.
Importante, infine, lo sviluppo del rapporto di collaborazione tra gli enti istituzionali territoriali e la prosecuzione di un lavoro di rete.


NUOVO MOLISE

3 NOVEMBRE 2009

 

Maxi sequestro di zampe di pollo

Denunciate due persone

 

Iserina - Sei quintali di zampe di pollo, destinati al mercato cinese per la fabbricazione di dadi da brodo, sono stati sequestrati dai carabinieri al termine di una breve operazione da parte dei carabinieri della Compagnia di Isernia, insieme al Noe, Nas e Nil.
Due persone, un socio e un amministratore unico della ditta fantasma, denominata Delta, situata nel nucleo industriale di Carpinone, sono stati denunciati per una serie di violazioni in materia igienico-sanitaria, ambientale. I due uomini originari della provincia di Isernia dovranno pagare inoltre 31.000 euro di multa. Nel frattempo il sindaco dell'area interessata al ritrovamento degli scarti animali ha iniziato a bonificare l'area.
In questa fase le spese le anticipa il Comune che successivamente si rifarà sui due indagati.
Sei le persone che lavoravano, in nero, all'interno del capannone tra cui cinque stranieri. Per cui sono scattate anche sanzioni in materia di lavoro. I militari hanno presentato il conto ai due indagati. Anche se l'indagine della Procura è ancora al suo inizio e dovrà verificare le varie fasi della filiera. Da dove giungevano le zampe dei polli i metodi di confenzionamento e il luogo di destinazione finale della merce.
I militari hanno riscontrato che dai primi di ottobre l'azienda aveva iniziato a lavorare. E soprattutto hanno riscontrato come diversi carichi di merce di zampe di pollo siano stati sotterrati in un bosco tra Sessano e Carpinone. Scavate le fosse per abbandonarvi le parti di pollo, venivano poi coperte da colate di cemento. Il bosco era sottoposto a vincolo paesaggistico per cui il deturpamento del territorio è stata considerata - a carico dei due indagati - una violazione ambientale. Ma quello che maggiormente ha preoccupato i carabinieri è stata la mancanza dei requisiti igienico-sanitari nella gestione delle fasi di confezionamento. All'interno di una parte del capannone, utilizzato dll'azienda non registrata e ora chiuso, sono stati trovati 6 quintali di zampe di pollo destinati al mercato orientale per la realizzazione di dadi da brodo. Quando i carabinieri hanno fatto irruzione la merce era stata già infilata all'interno di scatole di cartone erano pronte per la spedizione. La cella frigorifera era sporca. E odori nauseabondi si sprigionavano nell'aria. A verificare lo stato in cui si operava all'interno del capannone era presente anche il veterinario dell'Asrem di Isernia.
Un'operazione che per ora ha bloccato il traffico di parte degli animali che potrebbe riservare strascichi oltre confine.


SESTO POTERE

3 NOVEMBRE 2009

 

Lodi, rinvenuti 11 serpenti esotici in aperta campagna

 

Lodi - Il Corpo Forestale dello Stato, Comando Provinciale e Comando Stazione di Lodi, ha rinvenuto 11 serpenti esotici in aperta campagna, di cui due morti. Il ritrovamento, avvenuto a seguito di una segnalazione, comprende: tre boa constrictor (di cui un di quasi due metri), vipere lampropeltis, Elaphe guttata ghost. Dalle indagini è emerso che gli animali provengano da un maxi furto di iguana e serpenti effettuato ai danni di un negozio specializzato sito in Provincia di Pavia nei giorni scorsi. Ad ulteriore conferma di questo il titolare del negozio che, contattato dalla Forestale, ha riconosciuto i serpenti come quelli rubati nel suo negozio. Il furto aveva riguardato 106 esemplari per un valore di oltre diecimila euro. I responsabili hanno poi abbandonato in campagna quelli più mordaci e quindi considerati più pericolosi e difficili da vendere clandestinamente. I rettili trovati vivi sono stati immediatamente affidati al Circo Martini allestito alle porte di Lodi ed in parte al CRAS (centro recupero animali selvatici) del WWF di Castelleone (LO), al fine di prestare le prime cure, considerata anche la stagione ormai fredda. Ad oggi continuano le ricerche di ulteriori esemplari. Il Corpo Forestale dello Stato esclude qualsiasi pericolo per le persone essendo comunque animali non velenosi ed ha invitato la cittadinanza a contattare immediatamente il 1515 per fornire informazioni in merito al rinvenimento.


IL TIRRENO

3 NOVEMBRE 2009

 

Animali maltrattati Denunciati 3 cacciatori

 

GROSSETO. Un impianto stereo che riproduceva il canto degli uccelli per attiarre la selvaggina e un’allodola catturata e tenuta sanguinante in una scatola di cartone. Questi due episodi di maltrattamenti nei confronti degli animali hanno portato il nucleo operativo di vigilanza del Wwf a segnalare all’autorità tre cacciatori nell’ultimo fine settimana in Maremma. Durante i controlli sono stati sequestrati duecento capi ed elevate decine di multe.


IL CENTRO

3 NOVEMBRE 2009

 

Cinghiale uccide cane da caccia

 

GORIANO SICOLI (AQ). Un cinghiale, prima di essere abbattuto, ha ucciso un cane da caccia. Il fatto si è verificato sui monti in prossimità del paese. Due cacciatori con due segugi italiani al seguito si sono inoltrati nel bosco. Un cane ha avvistato un grosso cinghiale che gli si è scagliato contro uccidendolo sul colpo. Anche il cinghiale non ha avuto via di scampo dal momento che è stato abbattuto da uno dei due cacciatori. Una giornata nera per entrambi gli animali, ma soprattutto per il proprietario del cane, un pregiato segugio italiano del valore di duemila euro e acquistato solo poche settimane prima dell’incidente.


IL GIORNALE

3 NOVEMBRE 2009

 

STORNI DIMEZZATI GRAZIE A POTATURE E GRIDI D'ANGOSCIA

 

Roma - Gli storni, malvolentieri, lasciano Roma. Il loro numero sui cieli della capitale comincia drasticamente a diminuire. «Se prima, 3-4 anni fa, nei mesi di punta si potevano stimare in circa 2 milioni, già lo scorso anno erano la metà, non più di un milione» afferma Bruno Cignini, direttore dell’Ufficio tutela animali del Comune. Oggi, mercoledì e giovedì, dalle ore 17, gli operatori interverranno a piazza Belli, lungotevere Tor de’ Cenci e davanti alla Sinagoga, con la tecnica del «distress call». Un grido di angoscia che allontana i volatili dai dormitori. L’intervento si farà un po’ prima del tramonto, altrimenti, spiegano gli esperti, gli uccelli col buio non si fidano a volare, restano dove sono. La campagna di allontanamento aveva fatto le prove generali già la scorsa settimana a lungotevere Tor di Nona, dove si era insediato un primo nucleo. Adesso entra nel vivo. «Il metodo del distress call dà in assoluto i migliori risultati – spiega l’assessore all’ambiente Fabio De Lillo - Consiste nel diffondere attraverso megafoni amplificati, all’interno del dormitorio, il particolare verso emesso in natura dagli storni in situazioni di pericolo. La risposta è immediata: gli storni abbandonano il posatoio e si allontanano dal luogo che interpretano come pericoloso».
Per andare dove? Gli altri anni i volatili si spostavano appena di poche centinaia di metri. Ma ora le cose stanno cambiando. Già l’anno scorso a Delle Vittorie, fra viale delle Milizie, piazza Mazzini e via Sabotino, gli uccelli non si sono visti più. Gli abitanti quasi non credono ai loro occhi. «Non si posano più neppure nei giardini di Castel Sant’Angelo o a Monte Mario» conferma Rosita Torre, portavoce del comitato Rione Borgo: «Anche in cielo non si vedono che poche sentinelle sparute. Arriveranno più tardi, magari pure loro risentono dei cambiamenti climatici?». Chi lo sa. Fatto sta che a Prati e Delle Vittorie le file di storni appollaiati sui rami, come gli uccelli di Alfred Hitchcock, per ora sono solo un pallido ricordo. C’è però un risvolto strategico dietro. Da un paio d’anni il Comune ha iniziato a potare gli alberi. «Lo abbiamo fatto a via Monte Santo lo scorso anno - spiega Cignini - e adesso a piazza Mazzini e via Sabotino, altro dormitorio storico». Meno foglie, meno rami, meno storni. Sembra l’uovo di Colombo. Ma la vecchia amministrazione non ci aveva pensato.


Animalieanimali

3 NOVEMBRE 2009

 

AL VIA LA CAMPAGNA PER L’ALLONTAMENTO DEGLI STORNI A ROMA
Confermata azione senza metodi violenti.

 

È iniziata la campagna allontanamento storni promossa e finanziata dal Comune di Roma e dall’Ufficio Tutela e Benessere degli Animali. «Gli operatori sono intervenuti nella zona Lungotevere Tordinona, utilizzando la tecnica del distress call (grido di allarme) che permette di rimuovere i dormitori degli uccelli – spiega l’assessore all’Ambiente, con delega per la tutela degli animali, Fabio De Lillo - L’intervento, come da prassi è durato 3 giorni ed è terminato ieri pomeriggio, al tramonto». «Si tratta di un metodo che ha dato in assoluto i migliori risultati, nel pieno rispetto degli animali e dell’ambiente – conclude De Lillo - Consiste nel diffondere attraverso megafoni amplificati, all’interno del dormitorio, il particolare verso emesso in natura dagli storni che si trovano in situazioni di pericolo. La risposta del gruppo è immediata: gli storni abbandonano il posatoio e si allontanano dal luogo che hanno interpretato come pericoloso. Nei prossimi giorni è previsto il proseguimento della campagna di allontanamento degli storni con una serie di interventi mirati». La campagna quest’anno è iniziata il 26 ottobre, perfettamente in linea con i tempi previsti. Nel 2008 il primo intervento fu realizzato il 31 ottobre a piazzale della Radio, nel 2007 si iniziò il 27 ottobre nella zona Lungotevere Tordinona, mentre nel 2006 il primo intervento venne eseguito il 13 novembre a piazzale Clodio. Agli interventi partecipano operatori dell’Ama che si occupano della pulizia delle strade e operatori del Servizio Giardini che effettuano alcune potature strategiche. I cittadini che desiderano fare segnalazioni per la presenza degli storni possono telefonare al numero verde (800088211).


MARKET PRESS

3 NOVEMBRE 2009

 

GRANDI SPERANZE DA UNA NUOVA TERAPIA CONTRO UNA GRAVE MALATTIA EQUINA

 

Un team di ricerca del dipartimento di microbiologia della Slu (Sveriges lantbruksuniversitet) svedese ha sviluppato un innovativo vaccino contro l´adenite equina, una malattia estremamente contagiosa provocata dallo streptococcus equi. Secondo i risultati dello studio, pubblicati in Public Library of Science (Plos) Pathogens, il vaccino, basato su una tecnologia di Dna ricombinante, è risultato estremamente efficace e potrebbe precludere alla messa a punto di vaccini per infezioni da streptococco negli esseri umani. L´adenite equina, nota anche come cimurro equino, è l´incubo di ogni proprietario o allevatore di cavalli; i suoi sintomi includono febbre alta e gonfiore delle ghiandole linfatiche nel collo del cavallo, che si trasformano poi in foruncoli con eruzione finale. In certi casi i foruncoli diventano talmente grandi da impedire il passaggio d´aria nella trachea del cavallo, bloccandone la respirazione. In linea di massima gli animali che contraggono la malattia guariscono e sono immunizzati, ma nei casi più gravi muoiono. Il trattamento a base di antibiotici risulta spesso inefficace. I casi di adenite equina causano gravi danni economici agli allevatori. Le scuderie devono infatti essere poste in quarantena anche per un intero anno, dato che i cavalli possono continuare diffondere i batteri negli otto mesi successivi alla guarigione. La malattia è presente in tutto il mondo; ogni anno vengono registrati un centinaio di casi in Svezia e oltre un migliaio nel Regno Unito. Fino ad oggi non era stato sviluppato un vaccino sicuro e di provata efficacia. Quello attuale, basato su batteri vivi, provoca gravi effetti collaterali e garantisce inoltre un periodo d´immunità molto breve. Il team di ricerca della Slu ha ora prodotto un vaccino a base di proteine pure generate con la tecnologia del Dna ricombinante. Nei test il nuovo vaccino, una combinazione di sette proteine di streptococco, si è dimostrato estremamente efficace e non ha provocato effetti collaterali. Sette cavalli cui erano stato iniettato il vaccino sono stati sorvegliati per tre settimane per rilevare l´eventuale apparizione di sintomi di adenite equina; in sei casi su sette hanno mostrato un livello significativo di protezione contro la malattia. Tutti i sette cavalli non vaccinati sono invece stati infettati. Il team di ricerca - cui hanno partecipato scienziati della Slu, del Karolinska Institutet di Stoccolma, dell´azienda svedese di vaccini Intervacc Ab e dell´Animal Health Trust britannico - spera di poter lanciare sul mercato il nuovo vaccino contro l´adenite equina in tempi brevi. I risultati positivi lasciano anche intravedere la possibilità di sviluppare altri vaccini a base di proteine contro le infezioni da streptococco sia negli animali che negli esseri umani (le infezioni possono causare malattie come la tonsillite e l´impetigine). Il professor Bengt Guss della Slu, che ha diretto la ricerca, ha dichiarato: "È un progetto davvero entusiasmante, che permette di usare i risultati della ricerca di base in nuove applicazioni, e le conoscenze acquisite per sviluppare vaccini contro altri batteri. E questo è estremamente importante, visto il crescente numero di malattie infettive provocate da batteri resistenti agli antibiotici". Per maggiori informazioni: Plos Pathogens: http://www. Plospathogens. Org/home. Action Sveriges lantbruksuniversitet: http://www. Slu. Se/?id=580 Karolinska Institute: http://ki. Se/ .


Animalieanimali

3 NOVEMBRE 2009

 

AGGIORNATA LISTA ROSSA UICN, SOS ANIMALI E PIANTE, 36% A RISCHIO
Sono 17.291 su un totale di 47.677 minacciate di estinzione

 

Più di un terzo delle specie di fauna e flora conosciute nel mondo è minacciata, secondo l' ultima 'Lista rossa' delle specie dell'Iucn, l'Unione internazionale per la conservazione della natura.
Secondo l'ultimo aggiornamento della Lista rossa reso noto a Gland (Svizzera), 17.291 (36%) su un totale di 47.677 specie repertoriate sono minacciate di estensione. Inoltre, 875 (2%) risulta estinto o estinto allo stato selvaggio in natura. I risultati - afferma l'Iucn - rivelano che il 21% di tutti i mammiferi conosciuti, il 30% di tutti gli anfibi noti, 12% di tutti gli uccelli, 28% dei rettili, 37% dei pesci di acqua dolce, il 70% delle piante, il 35% degli invertebrati repertati fino ad oggi risulano minacciati, afferma l'Iucn in un comunicato.
Per Jane Smart, responsabile del Gruppo dell'Iucn per la conservazione della biodiversità, le prove sulla gravità della crisi dell'estinzione si accumulano: "In gennaio avrà inizio l'Anno internazionale della biodiversità. Secondo le ultime analisi della Lista rossa dell'Iucn sarà impossibile arginare la perdità di biodiversità nel 2010 come prevedeva il nostro obiettivo".
La Lista rossa delle specie minacciate - che classifica le specie secondo i livelli di minaccia - è considerata la fonte di informazione mondiale più completa sullo stato di conservazione delle specie vegetali e animali, spiega l'Iucn.


AGI

3 NOVEMBRE 2009

 

ANIMALI: RED LIST, UN TERZO SPECIE E' IN VIA DI ESTINZIONE

 

Ginevra - Un quinto dei maMmiferi conosciuti, un terzo degli anfibi e dei rettili e piu' di due terzi delle piante sono minacciate e in via di estinzione: e' la "Red List" delle specie in pericolo, stilata annualmente dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn, nell'acronimo in inglese). Delle 5.490 specie di mammiferi che sono state identificate dagli scienziati, 29 sono estinte o almeno sparite allo stato selvaggio; 188 sono fortemente a rischio, 449 sono in pericolo e 505 sono state classificate come vulnerabili. I dati sono parlano da se': risultano minacciate il 70 per cento delle piante conosciute, il 35 per cento degli invertebrati, il 37 per cento del pesci d'acqua dolce, il 30 per cento degli anfibi, il 28 per cento dei rettili e il 12 per cento degli uccelli. In totale 17.291 specie sono a rischio delle 47.677 note in tutto il mondo."Quest'anno la 'Red list' e' deprimente", ha commentato Craig Hilton-Taylor, responsabile della UUCN Red List Unit. "Questi risultati sono solo la punta dell'iceberg: siamo riusciti catalogare solo 47.000 specie al momento, e' dunque probabile che siano milioni le specie in pericolo". "Sappiamo pero' per esperienza che le azioni a tutela della natura funzionano, e dunque non dovremmo aspettare per salvare le altre specie". In particolare appare per la prima volta nella categoria in pericolo il 'voalavo orientale /(Voalabo antsahabensis), un roditore confinato nelle foreste tropicali sulle montagne del Madagascar, che si trova minacciato dall'agricoltura slash-and-burn, la cosiddetta tecnica di taglio-e-incendio. Alla lista quest'anno sono stati aggiunti 293 rettili (tra cui 165 specie soltanto dalle Filippine), il che porta a 1,677 le specie di questo tipo minacciate. E in questa categoria, 469 sono in pericolo di estinzione, 22 sono sparite o almeno sparite allo stato selvatico. "I rettili stanno soffrendo in tutto il mondo e la situazione potrebbe essere molto peggio di quello che attualmente sembra", ha detto il presidente della Commissione di Sopravvivenza delle specie, Simon Stuart.


GREEN REPORT

3 NOVEMBRE 2009

 

Lista Rossa dell’Iucn: l’inarrestabile marcia dell’estinzione delle specie nell’Antropocene

 

LIVORNO. Oggi l'Iucn ha reso noto l'ultimo aggiornamenti della sua Lista Rossa e purtroppo le notizie non sono buone: «17.291 specie sulle  47.677 specie repertoriate sono minacciate di estinzione».Secondo l'Iucn «I risultati rivelano che il 21% di tutti i mammiferi conosciuti, il 30% di tutti gli anfibi conosciuti, il 12% di tutti gli uccelli, il  28% dei rettili, il 37% dei pesci di acqua dolce, il 70%  delle piante, il 35% degli invertebrati repertoriati ad oggi d sono minacciati».L'umanità sta assistendo inconsapevole alla perdita della bellezza e all'assottigliarsi della complessa tela della vita che la sostiene. L'Antropocene ingoia specie su specie e la Lista Rossa lancia un allarme troppo spesso inascoltato.Secondo Jane Smart, direttrice del Biodiversity conservation group dell'Iucn «Si accumulano le prove della severità della crisi dell'estinzione che stiamo attraversando. A gennaio inizierà l'International Year of Biodiversity. Secondo le ultime analisi della Red List dell'Iucn, sarà impossibile arginare la perdita della biodiversità nel 2010, come prevedevano i nostri obiettivi. E' tempo che i governi comincino seriamente ad operare per la protezione delle specie e che questo scottante soggetto figuri tra le loro priorità l'anno prossimo, perché il tempo pressa».La situazione è particolarmente drammatica per gli animali a noi più vicini: sulle 5.490 specie di mammiferi classificate nel mondo, 79 sono estinte o estinte allo stato selvatico, 188 sono in pericolo critico di estinzione, 449 sono in pericolo e 505 vulnerabili.Per la rima volta compare nella Lista Rossa il Voalavo antsahabensis, un roditore del Madagascar che è in pericolo a causa della pratica del "brucia e coltiva" che sta distruggendo le foreste tropicali di montagna nella grande isola africana.Nella Red List compaiono 1.677 specie di rettili, e addirittura 293 sono state aggiunte quest'anno. In tutto, 469 specie sono minacciate di estinzione, 22 sono già estinte io estinte allo stato selvatico. L'estinzione avanza a grandi passi tra i rettili delle Filippine che ormai contano ben 165 specie endemiche nella Lista Rossa, compreso il varano di Panay (Varanus mabitang), un sauro estremamente localizzato e minacciato sia dalla perdita di habitat dovuta all'agricoltura ed alla deforestazione, sia dalla caccia. Anche l'idrosauro delle Filippine (Hydrosaurus pustulatus) é entrato nella Red List come vulnerabile a causa della caccia intensive alla quale vengono sottoposti I suoi piccoli per rifornire il mercato occidentale degli animali da compagnia, mentre gli adulti vengono cacciati per la loro carne da vendere sul mercato locale.Simon Stuart, che dirige la Species survival commission dell'Iucn, spiega che «I rettili del pianeta sono senza o in una cattiva posizione, ma è possibile che la situazione attuale sia ben peggio di quanto appaia. Abbiamo bisogno di una valutazione che si basi su tutti i rettili per comprendere la gravità della situazione, ma ci mancano i 2 0 3 milioni di dollari necessari».Mentre scarseggiano i dollari (promessi solennemente anche al G8) gli animali che più soffrono il cambiamento climatico e l'inquinamento stanno scomparendo in silenzio: secondo la Lista Rossa Iucn tra le 6.285 specie di anfibi fino ad oggi conosciute nel mondo, 1.895 sono in pericolo di estinzione, il record tra i vari gruppi del regno animale. 39 specie di anfibi sono ormai estinte  o scomparse in natura, 484 sono in pericolo critico di estinzione, 754 sono in pericolo e 657 sono vulnerabili.Il Rospo dallo spruzzo di Kihansi (Nectophrynoides asperginis), un anfibio che prima viveva numeroso in Tanzania, e  che fino ad ora era considerato a rischio critico è ormai estinto allo stato selvatico. Quel che rimaneva della popolazione di questo rospo africano è stato spazzato via da una diga che gli ha sottratto il 90% dell'acqua che alimentava il suo habitat, poi è arrivata la malattia fungina della chytridiomycosi a sterminarli definitivamente.Proprio una malattia fungina, la Batrachochytrium dendrobatidis, che sembra strettamente collegata al global warming, è diventata il peggiore killer degli anfibi di Panama: è la causa dell'inclusione nella Red List come a rischio critico di estinzione della raganella Ecnomiohyla rabborum, della quale in natura sembra ormai essere rimasto un unico esemplare di maschio, sfortunatamente i tentativi di allevare questi piccoli anfibi in  cattività sembra stiano fallendo.La Lista Rossa si sta occupando anche della fauna più dimenticata e che addirittura rischia di scomparire prima che l'uomo la "scopra"  Quest'anno dei 7.615 invertebrati classificati (un0inezia) dall'Iucn  2.639 risultano minacciati di estinzione. I ricercatori hanno aggiunto 1.360 specie di libellule, portando il loro numero a 1.989 e scoprendo che 261 sono minacciate, come la libellula gigante (Chlorocypha centripunctata) che vive nel sud di Nigeria e Camerun, in pericolo a causa della distruzione delle foreste.Nella Red Lst sono entrate anche 94 nuove specie di molluschi portando il loro numero catalogato a 2.306, delle quali 1.036 sono minacciate di estinzione, comprese le sette lumache di acqua dolce che vivono solo nel lago cinese di Dianchi, nello Yunnan , che vanno a raggiungere le 12 specie di pesci (su 13) che vivono nello stesso specchio d'acqua e che sono vicine all'estinzione a causa dell'introduzione di specie aliene e della pesca eccessiva.Dalla Lista Rossa emerge proprio la drammatica situazione della fauna di acqua dolce, che cioè vive nell'elemento vitale per la sopravvivenza ed il benessere degli esseri umani.Sono 3.120 specie di pesci di acqua dolce,  510 in più di quelle comprese nelle Red List l'anno scorso, ma rimane ancora molto da fare per conoscere la situazione di tutti i pesci dolceacquicoli del mondo. Quel che oggi sappiamo è che almeno 1.147 specie sono minacciate di estinzione. Il pesca guardabuoi (Neochanna apoda), che vive solo in Nuova Zelanda è entrato nella categoria vulnerabile perché ha cominciato a sparire in numerosi corsi d'acqua, probabilmente perché l'85 - 90% delle zone umide neozelandesi è stata "bonificata" per usi agricoli o è in degrado. Lo status dell'Australian grayling (Prototroctes maraena) è invece migliorato grazie agli sforzi per la sua protezione ed è quasi fuori pericolo grazie alle "scale per pesci" costruite sulle dighe per permettergli di risalire i fiumi sbarrati durante le sue migrazioni, inoltre sembrano aver funzionato le salatissime multe inflitte ai pescatori che vengono trovati in possesso di questa specie.Jean-Christophe Vié, a capo dello Species programme dell'Iucn, spiega che «Le specie che vivono in acqua dolce sono state dimenticate per lungo tempo. Quest'anno ne abbiamo di nuovo aggiunte un gran numero alla Lista Rossa dell'Iucn e confermiamo l'elevata minaccia che pesa su numerosi animali e piante d'acqua dolce. Questo riflette bene lo stato delle nostre risorse idriche, il cui valore è d'altronde immenso. Dobbiamo quindi immediatamente proseguire nei nostri sforzi con grande urgenza, ma la cosa più importante é di servirsi di queste informazioni disponibili per utilizzare più ragionevolmente le risorse idriche».La Lista Rossa si occupa anche del mondo vegetale che molti vedono come un indistinto problema all'interno della più generale deforestazione. Ma sulle 12.151 specie di piante comprese nella Lista,  ben 8.500 sono minacciate di estinzione e 114 sono già estinte o ne rimangono solo esemplari coltivati.La titanca o regina delle Ande (Puya raimondii) è ormai in pericolo di estinzione nel suo habitat montano tra il Perù e la Bolivia, anche perché produce semi solo una volta ogni 80 anni e poi muore, ma il vero rischio viene dal cambiamento climatico che sta limitando la sua capacità di fiorire e dall'aumento del bestiame brado che mangia le giovani piante di titanca.Craig Hilton-Taylor, direttore dell'ufficio dell'Iucn perla Lista Rossa, non ha dubbi sulla gravità della situazione:  «Quest'anno la Red LIst impone rispetto. Questi risultati non rappresentano che la punta dell'iceberg. Al momento, abbiamo valutato solo 47.663 specie, mentre ne esistono ancora milioni che possono essere seriamente minacciate. Però sappiamo per esperienza che l'azione in favore della salvaguardia dà i suoi frutti, così come che é importante di non attendere che sia troppo tardi e di cominciare a salvaguardare le nostre specie si subito».


Animalieanimali

3 NOVEMBRE 2009

 

COCCINELLE RISVEGLIATE, NORD SI TINGE DI ROSSO
Invasione di una specie asiatica: è prolifica e ama stare in gruppo
La Harmonia axyridis, introdotta in campo agricolo, ormai prevale. sulla "cugina" italiana. Questi coleotteri innocui hanno solo un difetto: sotto stress diventano maleodoranti.

 

Si sono radunate a milioni. Dalle Alpi Marittime alla Lombardia, dalle pendici dell´appennino emiliano fino ai vigneti del basso Garda. Per un po' sono state padrone del cielo. Si sono posate a migliaia sui muri esposti a sud-ovest («preferiscono l´intonaco giallo», certifica su internet un blogger di Palazzolo sull´Oglio). Hanno ricoperto con un gigantesco lenzuolo rosso a pallini neri decine di piante, finestre e macchine parcheggiate. Mai vista una cosa del genere. Poi, discrete e silenziose come sono spuntate, sono sparite. Volatilizzate nel nulla, come un´aurora boreale. Uno spettacolo a metà tra il documentario di Nat Geo e la piaga biblica in stile Alfred Hitchcock. «Devo preoccuparmi?», si chiede sul sito www.gravidanzaonline.it la giovane mamma Silvia78 di Biella, impressionata dal tappeto di coloratissimi coleotteri. «No», assicurano gli esperti, che però - a oggi - non hanno ancora una spiegazione certa per questo giallo rosso-nero. L´unica certezza, puntini alla mano, è che la protagonista dello spettacolare blitz entomologico non è la nostra coccinella. Lei è agarofobica, odia gli assembramenti. E soprattutto ha un numero fisso di macchie sull´elitra: sette, per la precisione (da qui il nome Septempunctata). La star di questa oceanica adunata fuori stagione è stata la Harmonia Axyridis, la sua cugina asiatica. Segni particolari: un insaziabile appetito per le larve di afidi (motivo che ne ha consigliato l´introduzione in occidente per la lotta biologica) e un´idiosincrasia cronica per la routine. La chiamano, non a caso, coccinela arlecchino. Può essere gialla, rossa o arancione. E si gestisce le macchie sul dorso in modo anarchico. A volte sono sei, altre tre, altre ancora quindici. Tutto, comunque, tranne che sette.
La Harmonia axyridis - e qui si dividono i naturalisti - ha solo due piccole manie: la prima, comprensibile, è la passione per una vita di coppia molto intesa. Basta che il suo corpo senta la primavera - ad esempio con un piccolo rialzo della temperatura - per scatenare nella femmina la voglia di accoppiamento. La seconda è la sua storica apatia invernale. Quando la temperatura inizia a scendere sotto i dieci gradi, le coccinelle sparse per i prati, manco avessero un copione già scritto, si riuniscono tutte assieme. Obiettivo: trovare un luogo riparato (massi e interstizi delle finestre vanno bene) per ibernarsi collettivamente in attesa della bella stagione. I cieli del nord, in questi giorni, sono stati testimoni di un mix dei due fenomeni. L´adunata autunnale è coincisa, causa cambiamenti climatici, con un´impennata improvvisa delle temperature. E la tempesta ormonale delle coccinelle arlecchino ha causato una recrudescenza dei fenomeni d´aggregazione in tutta la Pianura Padana, prima che il termometro tornasse a suonare l´ora del letargo. A qualcuno è andata peggio. Le nubi rossonere hanno invaso anche le Orcadi e le altre isole inglesi. Dove sono arrivate per far fuori gli afidi e si sono moltiplicate (come a noi) a scapito della specie autoctona. A Londra la loro vendita è proibita. In Italia consorzi e negozi d´animali l´hanno sospesa volontariamente. Anche perché, a differenza della coccinella made in Italy, la Harmonia Axyridis ha un altro piccolo difetto. Se disturbata, si difende secernendo un pestilenziale liquido a base di Isoproprilmetozipirazina. In Gran Bretagna hanno fatto disastri. Meglio augurar loro un lunghissimo letargo. Come portafortuna possiamo accontentarci della cugina tricolore.


TRENTINO

3 NOVEMBRE 2009

 

Il «trucco» del gallo forcello

 

ALA (TN). Il trucco c’era, eccome se c’era. Ma il cacciatore che credeva di prendersi beffa delle guardie del Corpo forestale si è sbagliato di grosso. Tanto da beccarsi una denuncia alla procura della Repubblica per false dichiarazioni. Il trucco, si fa par dire, consisteva nel far credere che un gallo forcello tolto dal congelatore e scongelato l’occasione fosse stato ucciso soltanto qualche ora prima. Questo per evitare che venisse modificato, in senso negativo per i cacciatori, il piano d’abbattimento dei galli forcelli, una specie molto delicata, riducendo in questo modo il numero degli animali che si possono cacciare.  Ma come funziona il meccanismo scoperto dalla Forestale? Ogni anno per le specie che si possono cacciare viene stabilito un numero a seconda della zona e a seconda della popolazione animale presente sul territorio. Se il piano di abbattimento prevede che in un anno possano essere uccisi, ad esempio, dieci capi mentre in realtà sono meno quelli che vengono ammazzati, l’anno successivo il piano prevederà un numero inferiore di capi da poter abbattere. Una potenziale perdita, quindi, per i cacciatori che dovranno così “spartirsi” un bottino più esiguo.  Cos’ha inventato, allora, il cacciatore che verrà denunciato? Lui, si è attenuto al regolamento che prevede la comunicazione alla Forestale dell’animale ucciso, ma nel momento della verifica invece di mostrare un capo ammazzato poche ore prima ne ha esibito uno tirato fuori dal congelatore. Ovviamente l’occhio vigile degli agenti sono si è lasciato trarre in inganno e così tra l’imbarazzo generale il cacciatore ha dovuto ammettere che sì, in effetti la sua vittima non era fresca di pallini. Una messinscena “solitaria” o un sistema che coinvolgeva altri cacciatori? Non è che il gallo forcello congelato e scongelato passasse di mano da un cacciatore all’altro per replicare sempre la stessa scena e tenere così alto il numero dei capi da poter abbattere anche l’anno prossimo? Una situazione che metterebbe ancora più in pericolo la sopravvivenza di popolazioni ridotte di gallo forcello creando così un danno ambientale notevole. Per il momento sembra che si tratti di un episodio isolato segnalato comunque all procura della Repubblica.  Se la caverà, invece, con una multa il cacciatore di Sabbionara d’Avio che qualche giorno fa ha ucciso una femmina di capriolo. Quando è stato sorpreso dalla Forestale se l’è cavata sostenendo di essersi sbagliato, che voleva uccidere un esemplare maschio. Un semplice errore o un’azione voluta? I dubbi, considerati i “precedenti” del cacciatore dal comportamento non proprio esemplare, restano.


SAVONA NEWS

3 NOVEMBRE 2009

 

Savona: Vaccarezza: "Chi va a caccia non è un criminale"

 

“ Dobbiamo far cadere un pregiudizio storico secondo il quale chi va a caccia è un criminale. In realtà non solo non è così, ma se i cacciatori non esistessero verrebbe meno un importante rapporto tra uomo e ambiente” . E’ questo il commento del presidente della Provincia Angelo Vaccarezza, a margine della presentazione dell’attività venatoria nel Savonese, tenutasi a Palazzo Nervi questa mattina. A far da cornice alla presentazione anche la Messa destinata ai cacciatori che si terrà venerdì prossimo alle 15 presso il Santuario di Savona, in occasione della ricorrenza del protettore della caccia Sant’Uberto.
I cacciatori nel Savonese sono 6500. Circa 5000 sono residenti, ma un migliaio di essi provengono da fuori Savona. Attraverso i corsi della Provincia, tra l’altro, sono stati formati oltre seicento selecontrollori della selvaggina esistente sul territorio, e 150 biometristi del cinghiale che procedono nelle 139 squadre impegnate nella caccia a rilevare i dati dell’età del sesso e del peso degli animali abbattuti. I dati dell’attività svolta dai biometristi vengono rielaborati dall’Università di Genova e poi trasmessi alla Provincia di Savona che procede all’elaborazione di un preciso quadro di insieme delle dinamiche di accrescimento delle popolazioni di cinghiale. Quest’anno nel periodo che va dal 20 settembre al 20 dicembre potranno essere abbattuti 8509 capi di cinghiale.Il capriolo maschio invece è cacciabile tra il 15 giugno e il 13 luglio e tra il 17 agosto e il 28 settembre, la femmina dal 2 gennaio al 15 marzo, per un contingente di 1461 capi. Nel Savonese si può cacciare anche il daino per un contingente di 52 capi tra l’1 e il 30 settembre 2009 e dal 1 novembre al 15 marzo 2010 per i maschi, e dal 1 gennaio al 15 marzo per le femmine.


IL SECOLO XIX

4 NOVEMBRE 2009

 

«I cacciatori ? Vanno soltanto ringraziati»

Venerdì una messa per riabilitarli
La Provincia fa campagna per le doppiette. Bufera "animalista"

 

Dario Freccero

 

Savona. «I cacciatori non sono criminali: la gente dovrebbe fermarli per strada e ringraziarli per l'azione che fanno invece di considerarli nemici, siamo tutti in debito con loro», dice l'assessore provinciale, Livio Bracco, cacciatore. «Sono gli unici veri difensori dell'ambiente - fa eco il presidente della Provincia, Angelo Vaccarezza, anche lui cacciatore - Senza di loro i boschi sarebbero abbandonati. Io alla caccia sono legatissimo: la prima cosa che mi ha insegnato mio padre da piccolo è stato distinguere la polvere da sparo da asciutto e quella da umido per caricare le cartucce».
È con quest'introduzione, che non mancherà di suscitare polemiche soprattutto nel mondo anti-caccia, che ieri la Provincia di Angelo Vaccarezza (Pdl) ha presentato un "evento" che si svolgerà venerdì per «riabilitare» la figura del cacciatore e insieme cercare di siglare un «patto» tra cacciatori e ambientalisti, «figure che oggi si scontrano ma in realtà sono vicine per l'amore per l'ambiente» dice Bracco. Questo evento è una messa che si celebrerà venerdì alle 15 nella piazza del Santuario in occasione della ricorrenza di Sant'Uberto (Tolosa, '656), che apparteneva alla dinastia merovingia ed è santo patrono dei cacciatori. Secondo la tradizione, infatti, un venerdì Santo durante una battuta di caccia avrebbe ricevuto la visione di un crocifisso tra le corna di un cervo che lo avrebbe invitato ad abbandonare la sua vita dissoluta e convertirsi. La sua ricorrenza è il 3 novembre ma Provincia e cacciatori hanno deciso di festeggiare dopodomani e persino di estendere l'invito alle associazioni animaliste e ambientaliste, gli storici "nemici". «Dev'essere una festa della caccia ma anche l'occasione per un'alleanza per l'ambiente - prosegue Bracco - i cacciatori sono i "tutor" dei boschi ed i primi a tutelare la natura contro gli incendi, l'incuria, lo sporco. Sono i primi ambientalisti insomma. Per questo la gente dovrebbe ringraziarli, a cominciare dagli ambientalisti, e non solo criticarli perché uccidono gli animali. Le uccisioni riguardano specie il cui numero è in eccesso e che fanno tantissimi danni all'agricoltura. Il numero di abbattimenti lo decide l'università, non i cacciatori: e quest'ultimi anzi vigilano perché l'attività venatoria non sconfini mai rispetto ai numeri prefissati».
Alla conferenza stampa di ieri c'erano tutti i vertici delle associazioni venatorie decisamente soddisfatte di questa "amicizia" con Palazzo Nervi: Federcaccia, Arcicaccia, Cpal, Anuu, Libera Caccia, Enal Caccia. «È ora di finirla di attaccarci - ha detto Roberto Gentili, di Spotorno, presidende di Libera Caccia - noi cacciatori portiamo anche soldi per la nostra passione. A ciascuno andare a caccia una stagione costa migliaia di euro senza contare il mantenimento dei cani e gli stessi cani, quando dobbiamo ricomprarli perché i cinghali li uccidono. A Spotorno ne abbiamo appena ricomprati due spendendo 11 mila euro, contro i 400 euro che paga l'assicurazione per ogni cane ucciso. E i nostri soldi, alla lunga, finiscono nelle tasche di Provincia e Regione, a differenza delle associazioni ambientaliste che i soldi non li danno ma li prendono dallo Stato. Senza contare che noi cacciatori siamo esseri superiori: per avere il porto d'armi dobbiamo sostenere tanti di quegli esami da veri superuomini».
«La caccia in fondo è un rapporto rispettoso tra uomo e animale - ha detto Giuseppe Durante, veterinario e presidente della Federcaccia - noi cacciatori ci fermiamo quando si raggiunge la quota da abbattere e abbiamo un'etica della caccia che non viene mai meno. Mi domando perché tutta l'ostilità che si scatena contro di noi non vada contro le vere forme di sfruttamento irrispettoso degli animali: allevamenti intensivi, batterie di polli, mercato di carni di bestie che non superano i pochi mesi di vita. Sono questi i temi che bisognerebbe affrontare invece di perdersi in discorsi preconcetti».


IL SECOLO XIX

4 NOVEMBRE 2009

 

Non sono criminali? come chiamare allora chi uccide per gioco?»

 

Savona. Inutile dire lo choc e l'incredulità tra le associazioni animaliste e ambientaliste di fronte alla proposta di Provincia e associazioni venatorie di partecipare alla messa di venerdì per siglare un patto per l'ambiente.
«Non solo non andremo ma auspichiamo che il vicario del Vescovo che officerà la cerimonia voglia invocare la particolare benedizione di Sant'Uberto, che dopo la conversione tra l'altro smise di andare a caccia, contro gli incidenti che si verificano durante tale discutibile passatempo, a tutela sia dell'incolumità degli stessi cacciatori e dei frequentatori dei boschi sia delle vittime animali, il cui abbattimento per divertimento non ha alcuna giustificazione religiosa - ha scritto ieri l'Enpa - E comunque hanno ragione il presidente Vaccarezza e l'assessore Bracco a dire che bisogna far cadere il pregiudizio secondo cui i cacciatori sono criminali: lasciamo ai lettori la scelta dell'aggettivo più consono sulla base del numero ufficialmente diffuso dalla Regione Liguria sugli animali abbattuti in un anno: 265 mila in tutto. È proprio così sbagliato considerarli criminali?».
«Siamo molto perplessi sul fatto che i cacciatori siano i tutor dell'ambiente - dice Marco Piombo, presidente del Wwf ligure - l'invito alla loro messa mi pare una strumentalizzazione più che una reale apertura al dialogo. E anche su questa tesi secondo cui i cacciatori sono i primi "ambientalisti" avrei parecchio da ridire: su tutte le battaglie che ci vedono coinvolti non li abbiamo mai visti darci una mano a difesa dell'ambiente. La loro difesa dell'ambiente si manifesta solo quando si parla di caccia, ma curiosamente mai quando si tratta di contestare la cementificazione dei boschi o gli abusi edilizi. Come mai?».


TERNI IN RETE

3 NOVEMBRE 2009

 

SCOPERTI 5 CACCIATORI DI FRODO A SAN VENANZO (TR)

Rischiano la sospensione della licenza

 

San Venanzo (TR) - Cinque cacciatori sono stati multati e sono state sequestrate loro quattro carabine, un fucile semiautomatico perchè sorpresi a cacciare all'interno delle foreste demaniali. L'operazione antibracconaggio condotta dal comando di San Venanzo del Corpo forestale dello Stato all'interno delle riserve del Demanio regionale, si è svolta in due fasi: nella prima sono stati fermati tre cacciatori di frodo, due di San Venanzo e uno di Deruta, appartenenti ad una squadra di caccia al cinghiale di San Venanzo, che era in battuta in un settore limitrofo. Nella seconda, qualche ora dopo, in località Maramazza, sono stati sorpresi altri due cacciatori di frodo appartenenti ad una squadra di Ripalvella, uno di Rimini e uno di San Venanzo. Quest'ultimo, un 42enne, era fuggito, ma dopo un lungo inseguimento è stato raggiunto in località Podere Tre Soci. I cinque cacciatori rischiano come sanzione accessoria, la sospensione della licenza da caccia.


IL TIRRENO

3 NOVEMBRE 2009

 

Lupi, i rimedi sono sbagliati

Wwf Toscana

 

Il Wwf Toscana è rimasto stupito davanti alle dichiarazioni dei due rappresentanti degli agricoltori, avendo ben presenti, e condividendole in gran parte, le campagne di Coldiretti a favore della tutela della biodiversità e degli ambienti agricoli in un’ottica di equilibrio con la vita selvatica.  Il comunicato stampa fa invece un lungo passo indietro, nei modi e nei contenuti, rispetto all’approccio al “problema” lupo, rispolverando affermazioni sconfessate da tempo, come il “lancio” di lupi con collare e microchip, e confondendo il monitoraggio di alcuni esemplari con un fantomatico progetto di reintroduzione che non c’è mai stato e che nessun ente ha mai finanziato.  I soli progetti ad oggi finanziati riguardano infatti solo studi (pochi) sulla biologia e sulla presenza del lupo in Toscana. Dall’altro lato, è evidentemente poco fondata l’affermazione sull’assenza del randagismo, che invece è un fenomeno ancora ben presente e spesso rappresentato da cani vaganti e incustoditi, talvolta appartenenti agli stessi pastori, che aggrediscono fauna selvatica e domestica (e anche umana...).  Proteggere il lupo, come qualsiasi altra specie in pericolo a livello nazionale, è un dovere etico oltre che giuridico, che ci viene imposto dalle norme internazionali e nazionali in materia di biodiversità.  Il problema della convivenza c’è e può essere efficacemente affrontato, come hanno dimostrato recenti progetti nell’Appennino centrale o, anche più vicino a noi, in provincia di Firenze, dove si stanno utilizzando recinzioni elettriche specifiche grazie ad una corretta assistenza tecnica per la messa in opera e la gestione.  Si tratta quindi di mettere in atto i metodi di prevenzione più efficaci e di rivedere il sistema delle assicurazioni, della richiesta di fondi per la prevenzione e dello smaltimento delle carcasse, previsto dalla legge regionale 26/2005, che evidentemente ha funzionato male nelle modalità attuative.  Sarebbe perciò molto più costruttivo se le associazioni di allevatori lavorassero in tal senso con le istituzioni, piuttosto che alimentare polemiche sterili e infondate.  Chi infine parla di risolvere il problema rinchiudendo il lupo nelle riserve naturali evidentemente non sa di cosa parla: sarebbe una operazione tecnicamente impossibile, anche perché le riserve, come molte altre aree protette, non sono recintate. Inoltre sono territori molto piccoli: nel territorio provinciale senese rappresentano appena il 2% della superficie, pari a circa 9.000 ettari, suddivisi in 14 differenti aree sparse per tutta la Provincia, mentre l’areale di un solo lupo supera i 10.000 ettari! E anche nella provincia di Grosseto la situazione non è molto differente. E’ più che ovvio che un animale che in una notte può percorrere decine di chilometri non può starsene in territori così limitati.  Non è neanche giusto dare la colpa solo al lupo delle difficoltà che sta affrontando la zootecnia toscana, quando si legge nello stesso Piano Agricolo Regionale che si tratta di problemi strutturali e legati al mercato agricolo internazionale.  Per tutti questi motivi il Wwf Toscana chiede che la Coldiretti riconsideri quanto detto dai due presidenti provinciali e che torni a ragionare sui fatti e sulle possibili iniziative di mitigazione del conflitto, senza alimentare polemiche. Il Wwf Toscana sarebbe lieto di incontrare il presidente di Coldiretti Toscana per chiarire la propria posizione e valutare possibili iniziative congiunte.


IL GAZZETTINO

3 NOVEMBRE 2009

 

EMERGENZA RABBIA SILVESTRE

Rafforzate le squadre  che abbattono bestie sospette

 

UDINE - Era successo ripetutamente, nelle ultime settimane, che il personale tecnico provinciale addetto al recupero della fauna selvatica abbia domandato l’intervento degli agenti della Polizia provinciale in quanto dotato di armi per l’abbattimento di volpi sospette rabide.Di fronte a questa situazione si è stabilito di rafforzare le misure adottate dall’amministrazione provinciale per combattere la diffusione della rabbia silvestre. Dallo scorso 28 ottobre, infatti, il servizio Fauna selvatica è stato potenziato con l’istituzione di due ulteriori pattuglie che lavoreranno su due turni. Secondo l’assessore a caccia e pesca Ottorino Faleschini «di fronte alla grave diffusione di questa malattia, la Provincia ha attivato, da subito e d’intesa anche con il mondo venatorio, tutte le misure necessarie volte a ridurre il fenomeno». Al fine di fornire adeguata disponibilità alle richieste d’intervento, l’assessore Faleschini ha dunque potenziato, nell’ambito del Corpo della Polizia Provinciale, il servizio specifico operativo sette giorni alla settimana dalle 8 alle 19. «Il servizio – spiega Faleschini - è costituito da due pattuglie di agenti che, a turno e quotidianamente in aggiunta al personale già impiegato per questo servizio, svolgeranno compiti d’istituto compatibili con un rapido intervento nell’eventualità emergesse una necessità collegata alla presenza di animali presunti infetti».Già da tempo è attivo, all’interno della Polizia provinciale e in collaborazione con l’Università di Udine, un nucleo di intervento per la fauna selvatica problematica, dotato di fucili narcotizzanti. Le richieste di intervento dovranno pervenire al numero verde del servizio di recupero della fauna selvatica 800-961969.


MESSAGGERO VENETO UDINE

3 NOVEMBRE 2009

 

Rabbia, la Provincia aumenta i controlli

 

Provincia di Udine - Si rafforzano le misure adottate dall’amministrazione provinciale per combattere la diffusione della rabbia silvestre. Dallo scorso 28 ottobre infatti il servizio Fauna selvatica è stato potenziato con l’istituzione di due ulteriori pattuglie che lavoreranno su due turni. Secondo l’assessore a caccia e pesca Ottorino Faleschini «di fronte alla grave diffusione di questa malattia, la Provincia ha attivato, da subito e d’intesa anche con il mondo venatorio, tutte le misure necessarie volte a ridurre il fenomeno». Nelle ultime settimane è accaduto più volte che l’utenza e il personale tecnico provinciale addetto al recupero della fauna selvatica abbiano richiesto l’intervento degli agenti della Polizia provinciale in quanto dotato di armi per l’abbattimento di volpi sospette rabide. Al fine di fornire adeguata disponibilità alle richieste d’intervento, l’assessore Faleschini ha dunque potenziato, nell’ambito del Corpo della Polizia Provinciale, il servizio specifico operativo sette giorni alla settimana dalle ore 08.00 alle ore 19.00. «Il servizio – spiega Faleschini - è costituito da due pattuglie di agenti che, a turno e quotidianamente in aggiunta al personale già impiegato per questo servizio, svolgeranno servizi d’istituto compatibili con un rapido intervento nell’eventualità emergesse una necessità collegata alla presenza di animali presunti infetti». Già da tempo è comunque attivo, all’interno della Polizia provinciale e in collaborazione con l’Università degli Studi di Udine, un nucleo di intervento per la fauna selvatica problematica, nucleo dotato di fucili narcotizzanti indispensabili per la cattura e la messa in sicurezza degli animali selvatici feriti o in difficoltà presenti sul territorio e che ha effettuato numerose operazioni particolarmente complesse di recupero. Le richieste di intervento dovranno pervenire al numero verde del servizio di recupero della fauna selvatica 800-961969, al quale risponderà personale tecnico che valuterà la necessità o meno dell’intervento della Polizia Provinciale.


CORRIERE DELLA SERA

3 NOVEMBRE 2009

 

Autorità preoccupate, con il loro veleno rendono immangiabile anche il pesce

Giappone, la rivincita delle meduse: con il loro peso affondano peschereccio

L'equipaggio tratto in salvo dalla guardia costiera. Gli esemplari di Nomura hanno invaso le acque nipponiche

 

TOKYO - Per un peschereccio essere affondato da una medusa appare il colmo dell’ignominia: è accaduto alla sfortunata imbarcazione giapponese Diasan Shinsho Maru, capovoltasi a causa del peso di decine di Meduse di Nomura, specie i cui esemplari possono arrivare a pesare fino a 200 chili con un diametro di 2 metri.

PESO ECCESSIVO - Come riporta il quotidiano britannico Daily Telegraph, l’incidente è avvenuto quanto l’equipaggio ha cercato di tirare a bordo la rete piena di meduse: l’imbarcazione si è capovolta, e i pescatori sono stati successivamente salvati dalla Guardia Costiera.

PESCI IMMANGIABILI - Quest’anno le Meduse di Nomura hanno invaso i mari del Giappone, senza che i ricercatori abbiano compreso le cause della loro moltiplicazione stagionale: nel 2007 non ne erano stati avvistati alcuni esemplari, mentre due anni prima avevano causato gravi danni alle reti, reso immangiabili molti pesci - colpiti dagli aculei avvelenati - e ferito alcuni pescatori.

 
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