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GEA PRESS
3 SETTEMBRE 2010
Olbia: cuccioli di cane doppiamente imbustati e gettati nel cassonetto
Salvati dai Carabinieri.
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GEAPRESS – Dopo le tante polemiche di questi giorni che hanno visto coinvolta la Sardegna e qualche singola, o poco più, proposta provocatoria sulla fine dei cani, oggi una notizia bella, edificante e che ridà speranza.Ad Olbia, nei pressi dell’aeroporto, i Carabinieri hanno salvato sei cuccioli di cane gettati in un cassonetto dell’immondizia.I sei cuccioli erano stati rinchiusi in una doppia busta di cellophane. Gettati in un contenitore dell’immondizia stavano sicuramente per morire a causa della mancanza di ossigeno. Erano peraltro le 11.00, ed il sole picchiava forte. Per fortuna, passava da lì una pattuglia della Sezione Radiomobile del Reparto Territoriale di Olbia. Appena in tempo di sentire gli ultimi lamenti dei piccoli animali. Anzi, gli ultimi lamenti. Perché i sei cuccioli se li sono ritrovati solo una volta precipitatisi ad aprire la doppia busta. Sei cagnolini di pochi giorni. Cinque femminucce ed un maschietto che hanno iniziato subito a rotolarsi tra le mani degli increduli Carabinieri.I cuccioli sono stati salvati. Accuditi per le primissime cure, rifocillati e subito affidati alle cure di un veterinario.[...]
CITY
3 SETTEMBRE 2010
Investe cane e non lo soccorre
Multa da 389 euro ![]()
Legnaro (PD) - Ha investito un cane, non si è fermato e ha continuato per la sua strada. Il conducente di una Mini Cooper è stato identificato e multato con 389 euro di multa, come prevede una legge apposita riguardante l’omissione di soccorso per un animale investito. Nè dà notizia l’associazione 100% Animalisti di Padova che sottolinea come sia la prima volta in Italia che viene applicata tale sanzione.
Il fatto è accaduto oggi a Legnaro (Padova) e il cane investito, nonostante i soccorsi, è poi morto. La Mini aveva investito il cane ma il conducente non si era fermato lasciando il povero animale agonizzante sulla strada. Alcuni passanti hanno assistito alla scena, hanno segnato la targa dell’investitore e l’hanno consegnata ai carabinieri che hanno velocemente identificato il proprietario dell’auto applicando la multa prevista.
VIRGILIO NOTIZIE
3 SETTEMBRE 2010
Padova, investe cane e non si ferma: scatta prima multa in Italia
Di 389 euro, è il primo caso per omesso soccorso ad animale
Ha investito un cane meticcio e non si è fermato a soccorrerlo: è stata comminata a un pensionato di 60 anni a Legnaro, nel padovano, la prima multa per omissione di soccorso nei confronti di un animale mai fatta in Italia. Una multa salata, da 389 euro. Lo riporta il quotidiano 'Il Mattino' di Padova: l'uomo ha investito un cane meticcio, Rocky, e non lo ha soccorso: l'animale è morto poche ore dopo. Alcuni passanti, tra cui il padrone del cane, hanno segnato il numero di targa e denunciato il fatto ai carabinieri, che lo hanno identificato e sanzionato per avere violato l'articolo 189/bis del codice della strada. Nella norma si legge: "L'utente della strada, in caso di incidente comunque ricollegabile al suo comportamento, da cui derivi danno a uno o più animali d'affezione, da reddito o protetti, ha l'obbligo di fermarsi e di porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso agli animali che abbiano subìto il danno". La sanzione può andare da 389 a 1.559 euro.
IL PICCOLO
3 SETTEMBRE 2010
Donna in motorino investita da un cinghiale
MAURIZIO LOZEI TRIESTE
Provincia di Trieste - Una donna abitante a Banne è stata investita da un cinghiale mentre, a bordo del proprio motorino percorreva la stretta strada che da Monte Belvedere, poco sopra Conconello porta alla frazione carsica. La donna è rovinata a terra, e solo grazie al casco non ha riportato gravi conseguenze. L’incidente, avvenuto quando la sera inziava a calare, si è verificato qualche giorno fa ma se n’è avuta notizia soltanto ieri. Si tratta dell’ennesimo episodio che ha al centro uno dei numerosi cinghiali selvatici che continuano a imperversare tra il Carso e la periferia, portando scompiglio sin dentro le mura delle case. Risale solo a qualche giorno fa l’incursione di due ungulati in un giardino di via Carlo de Marchesetti, nel rione di Chiadino; uno dei selvatici aveva addirittura morsicato il figlio del proprietario dell’orto, un fatto sinora mai accaduto a chi aveva incontrato questi animali. La motociclista di Banne invece non si è quasi resa conto dell’impatto con il cinghiale, anche se è stata sbalzata dal suo mezzo. Mentre transitava lungo la strada che costeggia il monte Belvedere e il comprensorio dell’ex caserma Monte Cimone, si è trovata di fronte il pesante animale che stava attraversando la carreggiata. «La signora poteva rimetterci la vita – afferma Marco Milkovich, presidente della Circoscrizione Altipiano Est, al quale la vicenda è stata riferita – visto che è stata sbalzata dal motorino ed è caduta pesantemente sull’asfalto. Per quanto ne so – continua Milkovich – la donna se l’è cavata con tanta paura e altrettanti colpi e escoriazioni, e ovviamente ha dovuto recarsi all’ospedale per gli opportuni accertamenti». Si ripropone dunque l’emergenza cinghiali in una delle aree della provincia dove questi selvatici vengono avvistati ormai quotidianamente. Le immagini di repertorio di una televisione locale ripropongo spesso il pasto, effettuato sotto gli occhi di un’anziana signora di Conconello, di una famigliola di cinghiali, abituati a ricevere cibo da alcuni residenti. E sempre da quella località scendono da tempo diversi cinghiali verso la collina di Roiano, a pasteggiare con le pregiate uve dei vignaioli di Laijnari e Pischianzi. «Mi hanno fatto fuori in una settimana un intero terrazzamento di Vitovska – conferma il viticoltore Andrej Ferfoglia – e il grave è che oltre a mangiare l’uva mi hanno distrutto quasi tutte le piante: il lavoro di un anno. Per fortuna in questo periodo i guardiacaccia della Provincia hanno iniziato ad abbatterli. Ma ce ne sono sempre e comunque tanti». Ferfoglia ha guidato in una serie di appostamenti le guardie provinciali, in modo da poter stanare i selvatici e abbatterli a colpo sicuro. «La situazione è comunque preoccupante – riprende il presidente della Circoscrizione, Milkovich – e conferma come sia necessario dare una risposta ferma e efficace a questo problema. L’incidente in cui è incappata la scooterista dipende anche dal fatto che la strada di collegamento tra Conconello e Banne, al pari di tante altre, è circondata da troppa vegetazione. Una direttrice stretta, priva di piazzole che consentano di fare manovra, invasa puntualmente da pietrisco e legname dopo ogni stratempo. Guidare in queste condizioni è sempre un rischio – conclude Milkovich – e l’incontro ravvicinato con l’animale selvatico diventa sempre più probabile se mancano visibilità e spazio». A incrementare i rischi di contatti ravvicinati con gli animali c’è l’abitudine di molte persone che continuano a dare loro del cibo, in barba a quanto enti e istituzioni continuano a raccomandare. Pur di trovar da mangiare senza fatica il cinghiale abbandona ogni prudenza e attraversa tranquillamente le strade, anche quelle molto trafficate. Con conseguenze gravi, come quella di qualche giorno fa.
IL SECOLO XIX
3 SETTEMBRE 2010
A Sestri c’è un killer dei cani
Sara Olivieri
Sestri (GE) - Due avvelenamenti fatali l’anno scorso, ora nuovi casi, almeno una decina. Cresce il numero dei cani che a Sestri Levante e dintorni hanno ingerito sostanze tossiche, con ogni probabilità del topicida.
Se la zona incriminata si concentra attorno al Castellaro - la collina retrostante il parcheggio di Cantine Mulinetti, dove è abitudine dei proprietari portare i cani a correre – altri riferiscono che bustine di sostanza per eliminare i topi sono state avvistate nei giardini Mariele Ventre, frequentati, più che dai cani, dai bambini.«La settimana scorsa è toccato al mio springer spaniel, ora al jack russel – racconta C. P. – per entrambi le analisi hanno dimostrato l’ingestione di topicida. Se il primo è probabile lo abbia ingerito nella zona del Castellaro, l’altro non so: ovviamente ho cambiato la meta delle nostre passeggiate. Forse per lui l’intossicazione ha impiegato più tempo a mostrare i sintomi; comunque siamo stufi di dover temere per la vita dei nostri cani. Vogliamo il parco». L’associazione Fido Libero, che della richiesta si è fatta promotrice, ieri ha sporto denuncia ai Carabinieri contro ignoti. «Ci hanno assicurato che inizieranno i controlli nella zona del centro città – riferisce il presidente Vito D’Onghia – per tutelare i cani, ma anche i bambini che frequentano il parco».Intanto, la ditta Chemical burger, incaricata dal Comune di compiere derattizzazioni periodiche, risponde che è improbabile imputare al veleno da loro sparso le responsabilità delle intossicazioni. «Solo per una serie di sfortunate coincidenze un cane potrebbe ingerire il topicida che distribuiamo noi – spiega Fabio Zignaigo –. E in questo caso, con episodi più numerosi, mi sento di escluderlo. Compiamo cicli di derattizzazione ogni quindici, venti giorni; l’ultimo risale alla metà di agosto, ma mettiamo il veleno sotto i tombini, nelle condotte d ella acque nere, ed esponiamo i cartelli di avviso sui cassonetti dei rifiuti. Nei giardini Mariele Ventre poi non siamo intervenuti, nemmeno su segnalazione». Esclusa l’ipotesi di una disinfestazione capillare, rimane la via dell’iniziativa privata. Privati cittadini che per eliminare i ratti, o per colpire i cani, seminano sostanze velenose facilmente reperibili in commercio. In entrambi i casi, i proprietari dei cani sollevano una questione di responsabilità. Mentre tra i padroni sale l’allerta, monta urgente la richiesta per avere il parco per cani. L’attesa è tutta per l’area di via Lombardia, che il Comune dovrebbe affidare in usufrutto gratuito all’associazione Fido Libero. «La giunta ha già dato l’assenso – risponde il vicesindaco, Giorgio Calabrò – Non resta che aspettare che il responsabile rientri dalle ferie per stilare la convenzione. I tempi per il parco dovrebbero essere ormai stretti».
IL PICCOLO GORIZIA
3 SETTEMBRE 2010
Ore contate per la partenza di Simba
di STEFANO BIZZI SAN CANZIAN
Gorizia - «La sensazione è che abbia capito che c’è qualcosa che non va». La percezione non è solo di Damiano Baradel, il leoncino Simba sembra davvero conoscere quello che sarà il suo destino. Sembra consapevole del suo imminente trasferimento dal Centro di recupero fauna selvatica di Terranova al Centro tutela fauna esotica di Bologna. Basta guardarlo mentre arriva il monovolume del veterinario per capirlo. Il suo sguardo all’improvviso cambia. Sembra preoccupato. Il viaggio potrebbe avvenire già oggi. «Per me è come se mi portassero via un figlio», dice Baradel, che da quando un mese e mezzo fa gli agenti del Nucleo operativo per l’attività di vigilanza ambientale di Pagnacco glielo hanno affidato, ha vissuto in simbiosi con lui. Per tutti è Simba (come riportato nei documenti sequestrati ai bulgari fermati a luglio sulla A4), per lui è semplicemente Leo. Se, come probabile, il cucciolo verrà spostato in Emilia Romagna, Baradel non viaggerà accanto a lui. «Potrei accompagnarlo - osserva - ma non lo farò perché staremmo male entrambi. Inoltre, lui potrebbe interpretare la cosa come un abbandono da parte mia. Per senso di responsabilità, quando sarà, mi limiterò ad aiutare chi dovrà effettuare le operazioni di carico. Niente più. Ho avuto tantissimi animali, mi affeziono a tutti, ma con questo ho avuto un rapporto particolare e non perché è un leone. Lui ha un carattere diverso: è addirittura più sensibile di un cane». Per capire quanta verità ci sia in quest’ultima affermazine basta lasciare Simba solo per un minuto: si mette a piangere, vuole compagnia. Il decreto del Tribunale di Udine è arrivato nel momento peggiore, il presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta, principale difensore del leoncino, tornerà dalle ferie solo all’inizio della prossima settimana. Per discutere la possibilità di allargare il centro di Terranova, facendolo diventare un luogo d’accoglienza anche per la fauna esotica, martedì è in programma una riunione alla quale parteciperanno anche i responsabili nazionali della Lipu. Allora però potrebbe essere già tardi per ogni decisione. «Credo che ormai sia impossibile fermare la burocrazia - osserva sconsolato Baradel - e una volta che Leo partirà, difficilmente potrà tornare indietro. È un peccato perché realizzare una struttura adeguata con una superficie di 900/1000 metri quadrati circondata da reti zincate a norma non costerebbe una cifra astronomica. È vero che lui va in un centro di recupero dove troverà persone con l’esperienza adeguata per questo genere di animali, ma qui ormai ha trovato i suoi punti di riferimento. Potrei capire se fossi un privato qualsiasi, ma il centro, oltre a essere stato elogiato da politici e associazioni, tra le altre cose collabora a livello scientifico anche con l’Università di Camerino. Comunque andrà a finire, per me sarà stato un onore aver conosciuto un animale come questo».
LA REPUBBLICA
3 SETTEMBRE 2010
Altavilla, cani randagi il sindaco si pente
Il prefetto: revocare l'ordinanza del Comune di Altavilla Irpina per abbattere gli animali
di STELLA CERVASIO
provincia di Avellino - Ordinanza illegittima in contrasto col diritto: oggi il Comune di Altavilla Irpina dovrà provvedere in autotutela ad annullare la decisione del sindaco del paese irpino Alberico Villani di sopprimere i randagi "pericolosi". "Altrimenti lo farò io in settimana", assicura il prefetto di Avellino, Ennio Blasco. Per l'ordinanza che aveva scatenato le ire degli animalisti di tutt'Italia, il prefetto ha convocato il vicesindaco in rappresentanza del primo cittadino irpino che si trova negli Stati Uniti.
"Era solo una provocazione - fa sapere Villani - una risposta alle lamentele di alcuni cittadini". "Non si abbattono i cani - ricorda il prefetto - si mettono in canile, e poi sono decisioni che si prendono con la Asl". Villani sostiene che la sua amministrazione stanzia 40mila euro annui per gli animali. Gli animalisti, che hanno offerto collaborazione per risolvere il randagismo, chiedono al Comune di impiegare il finanziamento per sterilizzazioni e microchippatura, e di prevenire l'abbandono, punito con severe sanzioni quasi mai applicate.
ASCA
3 SETTEMBRE 2010
CANI: MARTINI, BENE REVOCA ORDINANZA ALTAVILLA SU ABBATTIMENTO RANDAGI
Roma - Soddisfazione del sottosegretario alla Salute con delega alla Medicina Veterinaria, Francesca Martini, per la revoca dell'Ordinanza del Sindaco di Altavilla Irpina (AV) che aveva disposto - il 16 luglio scorso - l'abbattimento dei cani randagi di ''comprovata pericolosita'''. La Task Force del Ministero della Salute, istituita dal Sottosegretario Martini, era subito intervenuta presso le competenti Autorita' territoriali per richiamarle al rispetto delle leggi vigenti in materia di tutela degli animali d'affezione. Di qui, la revoca dell'ordinanza, anche grazie all'intervento del Prefetto.
''Sono soddisfatta perche' hanno prevalso il buon senso e la legalita',- afferma oggi il Sottosegretario - infatti l'ordinanza emanata dal Sindaco non teneva conto delle leggi vigenti che sanciscono il divieto di uccisione degli animali d'affezione e l'obbligo di tutelarne la salute e il benessere. La soluzione al randagismo non puo' essere un atto di incivilta' e crudelta'. Fra i doveri di un Sindaco vi e' quello di far rispettare le norme in vigore e non istigare a commettere reati. E' giusto che le Istituzioni si adoperino per tutelare l'incolumita' pubblica ma cio' non si ottiene con la legalizzazione di atti di intolleranza e di violenza nei confronti di cani randagi. Al contrario la prevenzione puo' essere attuata solo promuovendo il rispetto degli animali e la corretta relazione uomo-animale''. E aggiunge: ''Tengo a sottolineare che la comprovata pericolosita' di un cane puo' essere determinata solo attraverso un'accurata analisi comportamentale effettuata da un medico veterinario esperto in comportamento animale e la soppressione dell'animale deve essere l'estrema ratio nei casi in cui non sia possibile alcuna terapia di recupero. Ricordo che il controllo del fenomeno del randagismo si puo' ottenere solo attraversola pianificazione delle attivita' di anagrafe e monitoraggio della popolazione caninacontrollo delle nascite e responsabilizzazione dei proprietari di cani''.
LA NUOVA SARDEGNA
3 SETTEMBRE 2010
Cinghiale trovato in cunetta con la testa in un sacchetto
ALGHERO (SS). Sono stati gli uomini della Guardia Forestale a trovarlo buttato in cunetta, ormai morto, presumibilmente travolto da un’auto. A passare a miglior vita (chissà?), un giovane cinghiale che uscito dalla riserva delle Prigionette, nella rada di Porto Conte, è stato forse investito la notte scorsa da un’auto in transito a breve distanza dal curvone che immette a Tramariglio. Ma nel ritrovamento dei resti del cinghiale c’è un particolare che desta qualche perplessità: l’animale aveva la testa all’interno di una busta di plastica. Situazione che lascia spazio a diverse ipotesi, compresa quella dei bracconieri magari disturbati da qualche auto mentre cercavano di raccogliere la preda. Gli uomini della Forestale stanno svolgendo indagini. Entro il mese in corso è stato deciso dalle autorità competenti di dare corso a una selezione programmata di abbattimento degli animali il cui numero è in costante crescita e la cui presenza determina spesso problemi non solo alle auto ma anche alle persone. Recentemente una famiglia di cinghiali di stanza nella macchia mediterranea alla periferia di Fertilia, durante la notte, ha aggredito una cagnetta della borgata che dopo alcuni giorni è morta per le ferite riportate. L’episodio ha destato preoccupazione anche tra gli abitanti del centro giuliano ed è stato deciso che tra le prime azioni della cattura programmata vi sarà quella che riguarda proprio gli esemplari che hanno messo su casa nella borgata.
LA VOCE DI ROVIGO
3 SETTEMBRE 2010
LO SCONCERTO
La violenza sugli animali è inaccettabile
L’assessore Leonardo Raito rileva, con grande sconforto i numerosi maltrattamenti di cui sono vittime gli ‘amici a 4 zampe’.
Rovigo - Lo sporco malvezzo delle violenze sugli animali sta vedendo, nelle ultime settimane, delle allucinanti manifestazioni di stupidità e cattiveria gratuita che meriterebbe una repressione severa. Se il caso della donna inglese che ha letteralmente ‘pattumato’ una splendida micina ha fatto scalpori, anche nella civile Padova si registrano i casi di un micio e di quattro cuccioli di cane gettati nei cassonetti con l’intento di vederli uccisi da un macchinario di recupero rifiuti. Si tratta di una vergogna senza fine cui spero la nostra politica possa mettere fine con delle pene sempre più severe. Si tratta di una battaglia di civiltà che non deve avere colore politico.
Gli animali domestici rappresentano oggi degli autentici amici a quattro zampe capaci di svolgere una funzione sociale importante, nelle famiglie, con le persone anziane, con i bambini, di aiutare molte persone a superare la solitudine, a vincere patologie moderne come la depressione, a svolgere ruoli insostituibili in strutture socio assistenziali come ospedali, case di riposo, comunità di recupero. Anche in campo medico, le applicazioni sempre più sensibili di pet therapy, stanno restituendo una pari dignità agli animali, considerati come elementi preziosi e perfettamente integrati nella società. Bisogna lavorare coerentemente per costruire una cultura civile di rispetto tale da restituire la giusta dimensione a queste creature indifese, spesso in balia dell’ incoscienza umana. So che il governo ha già attuato delle misure più severe in termini di pene, ma evidentemente non è sufficiente. Non possiamo accettare, come uomini, prima che come amministratori, che si perpetrino situazioni vergognose e indecenti, che non solo penalizzano degli esseri indifesi, ma offendono la dignità di tutte le persone che amano gli animali e li considerano alla stregua degli esseri umani. Invito pertanto tutte le persone che, per un motivo o per l’altro, decidono di assicurarsi la compagnia di un animale domestico, a riflettere sulla serietà delle proprie intenzioni. Un animale diventa un membro della famiglia a tutti gli effetti, non può essere abbandonato, non può essere trattato in malo modo o picchiato. Da parte nostra cercheremo di sensibilizzare, specie le giovani generazioni, verso una cultura del rispetto reciproco, superando quei vuoti civili che rendono ancora oggi problematica, quella che dovrebbe essere una naturale e positiva convivenza.Assessore provinciale Leonardo Raito
LA PROVINCIA PAVESE
3 SETTEMBRE 2010
Toro infuriato in fuga, abbattuto
CERTOSA (PV). Nessuno dei presenti, neppure il proprietario, è riuscito a calmare quel toro che era scappato dalla stalla. Così, per evitare rischi, l’animale è stato abbattuto dopo che il proprietario ha concesso l’autorizzazione. E’ accaduto ieri pomeriggio, in una cascina nelle campagne di Certosa. L’allarme è scattato verso le 19, ed è stato lo stesso proprietario della cascina a lanciarlo. Un toro era scappato dalla stalla: la catena che lo legava non aveva retto agli strattoni dell’animale. Il proprietario ha chiamato i rinforzi e diverse persone sono accorse per cercare di calmare il toro e di riportarlo all’interno del cortile della stalla, dove sarebbe stato più facile controllarlo. La vicinanza con la strada e il rischio di incidenti alle persone (nessuno dei presenti è rimasto ferito) hanno fatto scattare l’allarme ai carabinieri. I militari si sono presentati subito all’interno della cascina, e il toro, dopo l’autorizzazione del proprietario della stalla, è stato abbattuto.
IL PICCOLO
3 SETTEMBRE 2010
«Quel cane è mio», e giù botte Donna aggredita a Valmaura
Trieste - Sta camminando tranquillamente con il cane al guinzaglio in piazzale De Simone, vicino alla Risiera di San Sabba, quando all’improvviso due zingare l’avvicinano. «Quel cane è nostro, devi restituircelo. Tu lo hai rubato», intima una delle due nomadi. A.C., 70 anni, è sconcertata dall’aggressività delle due. Risponde che possiede quell’animale da una decina d’anni e che quello che dicono è falso, ma le due zingare incalzano. Urlando in faccia alla donna continuano ad accusare la malcapitata di averle rubato il cane e, a un certo punto, tentano di portare via l’animale con la forza. Afferrano il guinzaglio e lo tirano verso di loro. Ma A.C. resiste e il cane abbaia tentando a sua volta di liberarsi. Finché una delle due zingare piazza un pugno in faccia alla donna la quale però tenacemente resiste e continua a trattenere il cane con il guinzaglio. Alla fine riesce nell’intento e le due zingare sono costrette ad abbandonare l’obiettivo e a scappare. A.C. dopo la fuga delle due rapitrici ha chiamato il 113. Sul posto è giunta una pattuglia della squadra volante e, poco dopo, anche un’ambulanza del 118. I sanitari hanno diagnosticato alla donna aggredita dalle zingare una serie di lesioni al volto. Nel parapiglia alla donna sono anche stati rotti gli occhiali. Immediatamente sono scattate le ricerche delle due zingare che avevano aggredito A.C. Una pattuglia della polizia ha effettuato una battuta nella zona di Valmaura, ma senza esito. A.C., sconvolta, è invece tornata a casa. «Ora ho il terrore a uscire di casa - ha detto - Temo che qualcuno mi rapisca il cane».
GEA PRESS
3 SETTEMBRE 2010
Brescia – La Madonna del buon bracconiere e l’eroina.
Consigliere regionale onora la Madonna e giudica i migliori uccellini arrostiti.
GEAPRESS – In un recente articolo di GeaPress (vedi articolo) avevamo data notizia di una singolare benedizione che avrebbe riguardato, domenica 29 agosto, la Madonna del Buon Bracconiere donata dagli amici della caccia. Il tutto sarebbe avvenuto sul monte Manos, in Valle Sabbia (BS). La cerimonia religiosa sarebbe stata seguita da una gara, con tanto di giudici, di degustazione degli spiedi (arrosto di uccellini).Gli uccellini, avvisano i ristoranti locali (anche quelli dove la Forestale ha fatto dei sequestri) non dovrebbero essere di cattura, ma il numero è talmente elevato e gli impianti degli uccellatori (trasformati in ornitologi dalla legge sulla caccia italiana) sono talmente tanti che, almeno in alcuni casi, l’equazione uccellatore uguale spiedo è quasi matematica.Da notizie apprese da GeaPress non solo la benedizione della Madonna del Buon Bracconiere è avvenuta, ma parrebbe fin troppo noto chi è questo buon bracconiere, il quale potrebbe aver donato gli uccellini per la gara tanto amata dai devoti amici della caccia. Il bracconiere è un tizio di Vobarno (BS), pluridenunciato per l’attività nel suo roccolo. Lui delle multe e delle denunce della Forestale se ne infischia, tanto da appendere al suo roccolo (a quanto pare abusivo) una bandiera dei pirati ed un tricolore.Quale onore, allora, avere quest’anno un altro italiano doc alla benedizione della Madonna del Bracconiere. Vanni Ligasacchi, lungamente Consigliere Regionale della Lombardia (cassato, però, alle ultime elezioni), al posto di appurare le dicerie sul reiterato e sfacciato bracconiere ed andarlo, nel caso, a denunciare, è stato invece giudice alla gara di spiedi. Tra vino, formaggi, patate ed uccellini abbrustoliti hanno premiato uno, dopo la cerimonia religiosa, per bontà degli esserini. La cosa non è trapelata, chissà perché, neanche nei giornali locali, e dire che Ligasacchi della difesa dei valori ne fa un vanto. Aderente a Fare Occidente, compiaciuto di farsi fotografare con il Ministro della Difesa Ignazio La Russa, con il Sindaco di Roma Gianni Alemanno, con la Ministra della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini e finanche con il giornalista Emilio Fede, per lui la caccia è addirittura un baluardo contro la droga (vedi video).
VIDEO
http://www.geapress.org/caccia/brescia-la-madonna-del-buon-bracconiere-e-leroina/4700
GEA PRESS
3 SETTEMBRE 2010
Cuneo, 3 settembre – Cocaina, criminalità, estorsione e pappagalli nelle indagini di Polizia e Forestali presentate stamani
I precedenti di questa indagine ricostruiti da GeaPress
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GEAPRESS – Le indagini hanno interessato Polizia e Comandi Forestali di tutte le provincia piemontesi, fino ad arrivare ai Commissariati e Nuclei Cites, rispettivamente della Polizia di Torre del Greco (NA) e del Comando Forestale Provinciale di Napoli.Tutto ha inizio il 22 aprile scorso quando un falegname di Borgo Vercelli (VC) si presenta alla Polizia denunciando il furto dei sui pappagalli avvenuto nella notte antecedente. Ne sono spariti ben 64 e le indagini si avviano coinvolgendo subito i Nuclei Investigativi del Corpo Forestale dello Stato. Il 26 aprile le indagini, subito allargate ad allevamenti di altre provincie piemontesi, si restringono ad alcune centinaia di pappagalli di provenienza sospetta. Sono coinvolte le province di Asti, Cuneo e Torino. Lo stesso giorno la Polizia di Vercelli, in collaborazione con quella di Cuneo, ed il NIPAF (Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale) del Corpo Forestale dello Stato di Cuneo, intercettano il passaggio di alcuni pappagalli ad un astigiano residente a Tarantasca (CN). Alcune decine di pappagalli, tra i circa 200 da lui detenuti, parrebbero provenire proprio dal furto di Borgo Vercelli.Mentre le ricerche continuano in altri allevamenti, si scopre che l’astigiano che lavora a Cuneo, nel frattempo denunciato, ha pagato i pappagalli (lui dichiara però di non essere a conoscenza del furto) con cinque assegni postdatati di tremila euro cadauno. Un affare, perché i pappagalli rubati a Vercelli hanno un valore di mercato stimato tra cinquantamila ed i sessantamila euro.L’ultimo assegno, però, non era stato ancora riscosso e qua iniziano i problemi per l’astigiano residente a Tarantasca (CN) che non ha più intenzione di pagare, una volta che è avvenuto il sequestro. Lui e la famiglia iniziano a subire pesanti minacce di morte e violenze fisiche. Chi gli ha venduto i pappagalli vuole essere pagato lo stesso.
Le indagini continuano fino al 24 agosto scorso, quando vengono eseguiti gli arresti di quattro pregiudicati legati alla criminalità organizzata. Sono tutti originari tutti di Torre del Greco (NA). Gli estortori sono la banda del furto dei 64 pappagalli compiuto nella notte tra il 21 ed il 22 aprile ai danni del falegname-allevatore di pappagalli di Borgo Vercelli. Le indagini, oltre alla Polizia di Torre del Greco, hanno coinvolto il NIPAF ed il Nucleo Cites del Corpo Forestale dello Stato di Napoli. Il 25 agosto viene data la notizia dell’arresto a Torre del Greco di Antonio Russo, Antonio Palomba e Graziano Panariello, tutti di 43 anni. Il quarto, residente nel novarese, è invece Oreste Pugliese, trentaseienne. Raggiunto dal mandato di arresto, viene trovato in possesso di proiettili e cocaina.
Si arriva così alla conferenza stampa di stamani a Cuneo, indetta dal Corpo Forestale e dalla Polizia di Stato. In tutto una sessantina i pappagalli recuperati. Tra le specie tutelate dalla Convenzione di Washington (CITES) Ara ararauna, il Pappagallo cenerino, il Conuro della Patagonia e il Conuro del sole, tutte detenute illegalmente e mantenute in condizioni di scarso benessere. Le indagini sono ancora in corso e non sono escluse altre inaspettate novità. Parte dei pappagalli sono stati consegnati, su disposizione della Procura della Repubblica, ad un centro di recupero.
TARGATO CN
3 SETTEMBRE 2010
Pappagalli rubati a Vercelli e trovati a Tarantasca. Arrestati gli autori del furto
In crescita in provincia di Cuneo il commercio illegale di animali esotici
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Vercelli - Pappagalli coloratissimi, maestosi, tanto che i più grandi possono raggiungere i 90 centimetri di altezza. Una novantina di questi animali, tutti appartenenti a specie tutelate dalla normativa internazionale Cites (Cacatua, Amazzonia, Ara, Cenerini), erano stati rubati tra il 21 e il 22 aprile scorso da un allevamento di Borgo Vercelli. Il valore del furto si aggirava attorno ai 60mila euro. Parte della refurtiva, una trentina di esemplari, sono stati trovati presso un allevamento di Tarantasca, acquistati da un allevatore della zona che, stando a quanto emerso, era completamente all'oscuro della provenienza illecita dell'acquisto. L'uomo, per la 'merce', aveva versato cinque assegni postdatati a scadenza mensile del valore di 3000 euro l'uno. Assegni che, tranne uno, non sono stati riscossi, grazie all'intervento immediato degli inquirenti che, su segnalazione della Questura di Vercelli, hanno sequestrato gli animali rubati e informato l'allevatore della loro provenienza illecita. L'allevatore, a quel punto, non volendo più pagare per i pappagalli, si è ritrovato a subire pesanti minacce di morte e violenze fisiche da parte delle persone che gli avevano venduto gli animali, rivelatisi poi anche gli autori del furto di aprile. La sera del 24 agosto, dopo qualche mese di indagine condotta dalla Questura di Cuneo, dalla Questura di Vercelli, dal Comando Provinciale del Corpo forestale cuneese e dal Commissariato di Torre del Grego, proprio nella cittadina campana sono stati tratti in arresto 3 dei quattro autori del furto. Si tratta Di Antonio Russo, Antonio Pallomba e Graziano Panariello, tutti di 43 anni. Un quarto uomo, anche lui di Torre del Grego, è stato però arrestato nel novarese, dove risiedeva: il 36enne Oreste Pugliese, trovato anche in possesso di cocaina e di una scatola di proiettili. L'operazione 'Portobello' è stata resa nota questa mattina nel corso di una conferenza stampa svoltasi in Questura. Oltre alla Polizia, ha partecipato all'operazione anche il Corpo Forestale dello Stato, dando supporto soprattutto nell'attività di identificazione degli animali. Durante la conferenza è emersa non solo la pericolosità dei soggetti arrestati, tutti con precedenti penali, ma anche e soprattutto la crescita del commercio illegale di animali esotici in provincia di Cuneo. Come ha spiegato il comandante provinciale del Corpo Forestale ingegner Paolo Salsotto, il commercio illecito di questi animali spesso comporta che essi siano maltrattati e sottoposti a condizioni di vita che ne pregiudicano la salute e la vita stessa. L'allevatore di Tarantasca, oltre ai pappagalli provenienti da Vercelli, che sono stati restituiti al legittimo proprietario, aveva circa 200 pappagalli di cui si sta ancora cercando di accertare la provenienza. Nel frattempo le indagini continuano per cercare di capire se ci siano altre persone coinvolte nel fruttuoso commercio illegale di questi animali. Ricordiamo che l'acquisto illegale consapevole di un animale protetto comporta un'accusa per reato di ricettazione e sanzioni penali che possono arrivare fino a 5 anni di reclusione.
LIBERO
3 SETTEMBRE 2010
TRAFFICO DI PAPPAGALLI IN PIEMONTE: 4 ARRESTI
Cuneo - Un'operazione congiunta del Corpo Forestale dello Stato e della Polizia di Cuneo ha portato all'arresto di quattro persone e al sequestro di circa sessanta pappagalli rubati, del valore di oltre 50mila euro. Il furto degli animali era avvenuto cinque mesi fa a Vercelli. In seguito alle indagini, un allevatore della zona e' stato denunciato per ricettazione, mentre i pappagalli sono stati trovati e sequestrati. Successivi approfondimenti hanno dimostrato che l'uomo accusato di ricettazione era a sua volta vittima di estorsione e subiva pesanti minacce da parte di quattro pregiudicati legati alla criminalita' organizzata, giunti in Piemonte da Torre del Greco per riscuotere i soldi ricavati dal traffico illecito degli animali. I quattro sono stati arrestati per furto ed estorsione.
VIRGILIO NOTIZIE
3 SETTEMBRE 2010
Animali/ Forestale scopre traffico illecito pappagalli in Piemonte
Quattro persone arrestate per furto ed estorsione
Cuneo - Quattro persone arrestate e circa sessanta pappagalli protetti sequestrati a Cuneo per un valore commerciale di oltre 50mila euro. È il risultato di una operazione del Corpo forestale dello Stato e della Polizia di Stato che, dopo mesi di accurate indagini, sono riusciti a scoprire un imprenditore cuneese finito nella morsa estorsiva di quattro malavitosi campani. Le indagini, su disposizione della Questura di Vercelli, che hanno consentito di smantellare il gruppo criminale, hanno avuto inizio lo scorso aprile in seguito ad un furto di pappagalli a Vercelli. Il personale del nucleo investigativo provinciale di polizia ambientale e forestale di Cuneo ha sequestrato gli animali trasportati da Vercelli a Cuneo e denunciato l'allevatore della zona per ricettazione. Nelle successive indagini la Forestale ha scoperto che dietro al trafugamento dei volatili protetti c'era un giro di estorsione che coinvolgeva quattro persone provenienti da Torre del Greco, con precedenti penali e legati alla criminalità organizzata, giunti in Piemonte per riscuotere i soldi del traffico illecito di pappagalli, minacciando pesantemente il ricettatore e i suoi familiari. Tra le specie di pappagalli tutelate dalla Convenzione di Washington, l'Ara ararauna, l'Amazzone, il Cenerino, il Conuro della Patagonia e il Conuro del Sole, tutte detenute illegalmente e mantenute in condizioni di scarso benessere. Parte degli animali, sequestrati dal Corpo forestale dello Stato, sono stati consegnati ad un centro di recupero di animali di Bernezzo. I quattro malavitosi sono stati arrestati, su disposizione della Procura di Cuneo, per furto ed estorsione.
LA NUOVA SARDEGNA
3 SETTEMBRE 2010
E da ieri si spara anche al buio
Chiaramaria Pinna
SASSARI. Mentre l’Enpa, ente nazionale protezione animali, esprimeva cordoglio ai familiari della prima vittima della stagione venatoria e proclamava per il 18 settembre una manifestazione nazionale anti doppiette, in Sardegna si è contiunato a sparare fino a notte. Perchè ieri, per legge si poteva stare con il naso per aria cercando di impallinare tortore fino alle 20,30. Alle 20 era già buio. Così se per L’Enpa la preapretura è una vera iella e l’orario prolungato una tragedia, per Iganzio Artizzu, presidente della Federcaccia di Cagliari e consigliere regionale del Pdl nonché ispiratore del decreto, le 6 ore di caccia in più sono da considerare una vera conquista. «Finalmente - dice - abbiamo fatto capire all’assessore che è opportuno poter sparare sugli uccelli di passo per tutta la giornata». Era una necessità? E non si rischia di abbattere l’ultima penna? «Innanzitutto i migratori sono moltissimi, non c’è rischio di estinzione, e inoltre è una scelta democratica perchè così ci sarà chi va a caccia al mattino chi la sera, c’è chi al mattino lavora, ad esempio i turnisti... e poi sparare per i cacciatori non è la priorità la vera passione è la campagna quindi non si rischia di distruggere la selvaggina». Per gli scettici c’è di più: «Aprire la caccia alla nobile stanziale (pernice sarda in via di estinzione) contemporaneamente al resto della selvaggina alleggerirà la pressione sulla prima. Io per esempio, potendo scegliere, preferisco andare ad anatre», garantisce Ignazio Artizzu. E comunque il nuovo decreto non soddisfa completamente il presidente di Federcaccia. «La battaglia - sottolinea - è sulla riforma della legge 23 con la quale finalmente rinconquisteremo i nostri diritti. Speriamo di restituire alla Sardegna quanto era stato tolto». Qual’è il torto subito? Questo: i cacciatori sardi sono costretti da anni a sparare in gennaio e non in febbraio sui migratori che vanno dai Paesi del Nord al Sud per svernare ma passano sulla Sardegna numerosi proprio nel mese di Carnevale quando la caccia è chiusa e loro sono grassotti e pasciuti dopo aver trascorso qualche mese in Tunisia. Se si stenta a capire la necessità di far fuori i tordi, più difficile resta comunque comprendere il decreto entrato in vigore lo scorso 30 giugno sull’orario prolungato. Che sia una trovata elettorale per acchiappare voti piuttosto che per controllare la pressione sulla selvaggina? La risposta dell’onorevole Artizzu è immediata: «Assolutamente no, ma perchè, c’è forse aria di elezioni? Nella scorsa campagna elettorale avevamo promesso che ci saremo occupati della legge 23, è una battaglia che, sono certo, vinceremo».
CORRIERE DI AREZZO
3 SETTEMBRE 2010
Ladri rubano sei cani al segretario Enalcaccia.
Furto a Pieve a Quarto. Offerta ricompensa.
AREZZO - Hanno agito di notte e hanno scelto con cura i cani da portare via. Quattro cuccioli e due adulti di razza Springel Spaniel sono stati rubati a Pieve a Quarto. A subire il furto è stato il segretario Enalcaccia, Giorgio Mencaroni, che nella zona a breve distanza da Olmo, tiene i cani da caccia insieme ad un amico. Gli ignoti predatori di cani hanno forzato la recinzione che circonda i mille metri di terreno, hanno aperto i box e si sono portati via una coppia e quattro piccoli. La femmina ha tre anni, il maschio, 14 mesi, è un promettente cane da gara. Entrambi hanno il manto bianco e nero, come pure i tre cuccioli femmina. Il piccolo maschio, invece, ha il pelo color bianco e fegato. Ieri mattina Mencaroni e l’amico hanno fatto l’amara scoperta ed hanno denunciato il fatto ai carabinieri. La recinzione era divelta, i box aperti. Rimanevano gli altri cani, quattro piccoli e quattro adulti. Mencaroni e l’amico lanciano anche un appello a chiunque possa essere d’aiuto per il ritrovamento dei cani. Il numero telefonico di riferimento è 347/4718440. Chi riuscisse a farli tornare ai proprietari, riceverà una ricompensa.
ASCA
3 SETTEMBRE 2010
ANIMALI: LAV, FUORI LEGGE PALIO ASINI DI FENEGRO'. APPELLO A PREFETTO
Roma - ''Il Palio delle Cinque Contrade di Fenegro' (Como), previsto dal 5 all'11 settembre, non puo' svolgersi'': La LAV ha chiesto l'intervento del Prefetto e delle Forze dell'Ordine affinche', in applicazione dell'Ordinanza del Ministero della Salute a tutela degli animali e degli spettatori (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 7 settembre 2009), la corsa degli asini non si tenga.
L'iniziativa dell'associazione animalista ''nasce dalla mancanza del parere della Commissione per la vigilanza sugli spettacoli, del diniego dell'autorizzazione da parte dell'Asl veterinaria. E dal tentativo di aggiramento dell'Ordinanza con un non previsto nulla-osta, non un riconoscimento del percorso come proprio, da parte del Comitato Lombardia della Federazione Italiana Sport Equestri che, invece, ai sensi dell'Ordinanza ministeriale, doveva essere chiamato con un tecnico a verificare di persona e sul posto le condizioni di corsa degli animali''. La LAV ha quindi inviato con il proprio Ufficio legale una formale diffida ai promotori del Palio e ai patrocinatori, Comune e Assessorato alla Cultura della Provincia, facendo presente che ''l'articolo 544 quater del Codice penale prevede la reclusione da quattro mesi a due anni e la multa da 3.000 a 15.000 euro per chi organizza o promuove spettacoli o manifestazioni che comportino sevizie o strazio per gli animali, come sarebbe un Palio senza autorizzazione dell'Asl veterinaria''. ''La festa di Fenegro' si svolga - dice la LAV - ma senza impiegare animali esposti a maltrattamenti e incidenti con coinvolgimento degli spettatori''.
LA CITTA' DI SALERNO
3 SETTEMBRE 2010
Multato per aver appiccato il fuoco
Salerno - Denunciato alla Procura della Repubblica di Salerno per bracconaggio, maltrattamento di animali e detenzione abusiva di un fucile. Nei guai V.C, 59anni, multato inoltre di 5000 euro per aver appiccato un incendio a ridosso dei boschi di Corpo di Cava. Questo l’esito della operazione compiuta nella giornata di ieri dalla protezione civile, diretta da Michele Lamberti e dagli uomini del corpo forestale, diretti dal comandante Mario Grimaldi. Alle 13.30 i volontari hanno avvistato una grossa colonna di fumo in via San Benedetto alla Badia. Probabilmente l’ennesimo fuoco di "pulizia", ma con il passare del tempo il fumo si faceva sempre più fitto. Immediato l’intervento in zona di protezione civile e forestale mentre i volontari provvedevano a sedare le fiamme che nel frattempo si erano spostate all’interno dei boschi. Ma scoprendo un incendio gli operatori vengono a contatto con un’altra situazione, quella che per chi ama gli animali mai si vorrebbe vedere. Lungo il terreno erano state piazzate varie reti per la cattura dei piccioni e di altri volatili. Ma non è tutto. Intorno ad una piccola baracca in ferro e lamiera gironzolavano animali di varia specie, con evidenti segni di maltrattamento e malnutriti. Aprendo la porta della baracca, gli operatori hanno trovato poi un fucile da caccia detenuto senza le prescritte autorizzazioni.
WALL STREET
3 SETTEMBRE 2010
GB: BUFERA SUL PRINCIPE HARRY, GIOCA A POLO CON PONY FERITO
Londra - Bufera sul principe Harry, fotografato mentre giocava a polo con un pony ferito e sanguinante. Uno spettatore ha raccontato che Harry ha continuato a giocare nonostante la ferita dell'animale provocata dagli speroni dei stivali. St. James Palace ha invece riferito che Harry, appena si e' accorto del taglio, ha interrotto immediatamente la partita. I gruppi britannici per la tutela degli animali hanno accusato il principe di "crudelta'" .
TG COM
3 SETTEMBRE 2010
Harry gioca a polo su pony ferito
Gb, animalisti attaccano il principe
Il principe Harry è finito nell'ennesimo scandalo di corte. Gli obiettivi, infatti, lo hanno immortalato mentre gioca a polo e cavalca un pony sanguinante, ferito dagli speroni del principe. Secondo uno spettatore Harry, nonostante il taglio sull'animale, avrebbe continuato a giocare. I gruppi britannici per la tutela degli animali hanno accusato il principe di "crudeltà" e la Hurlingham Polo Association
A difesa del principino St. James Palace ha riferito che Harry, non appena si è accorto che il pony perdeva sangue, ha interrotto immediatamente la partita. Eppure le foto, pubblicate dal Daily Mail mostrano chiaramente una macchia rossa sul manto bianco dell'equino. La partita in questione, nel parco del Guards Polo Club di Windson, si è giocata nel mese di luglio. In quell'occasione la squadra di Harry è stata battuta sul filo di lana dalla Royal Navy. Secondo le regole del polo, i cavalieri che utilizzano in modo eccessivo il frustino o lo sperone, posizionato sul tallone delle scarpe, possono andare incontro a sanzioni disciplinari che vanno dal semplice ammonimento fino a una multa di 50 mila sterline. E di certo Harry conosce bene il problema visto che si tratta del terzo "incidente" di questo tipo che lo vede protagonista. Nel maggio del 2009 un altro pony del principe morì per un attacco cardiaco durante una partita di polo e ancora prima, nel 2007, Harry era già finito nella bufera per aver ucciso due albanelle reali, una specie protetta, durante una spedizione di caccia nei pressi della sua tenuta di Sandringham, nella contea di Norfolk.
IL GIORNALE
3 SETTEMBRE 2010
Lampedusa, in mezzo ai pesci nella rete anche un cucciolo di squalo bianco
L'esemplare, una femmina di 1,6 metri di lunghezza, è stato catturato da alcuni pescatori. Per gli studiosi è la conferma che questo tratto del Mediterraneo è particolarmente importante per la riproduzione di questa specie protetta
Mariateresa Conti
Lampedusa (AG) - Trovarselo faccia a faccia, magari durante un'immersione, forse non sarebbe stato quello che si definisce un incontro piacevole. Ma per fortuna non è accaduto. Sì, perché questo cucciolo di squalo bianco è finito, suo malgrado, nella rete di alcuni pescatori. E così, catturato come un pesce qualunque, è stato portato a riva e poi consegnato ai ricercatori dell'Ispra.
È abbastanza eccezionale trovare nel Canale di Sicilia un simile predatore dei mari. Si tratta di una piccola femmina di meno di due mesi, e misura 1,6 metri di lunghezza. Il ritrovamento è stato annunciato dall'Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale. La pesca eccezionale è avvenuta, come si diceva, a Lampedusa dove i ricercatori dell'Ispra, impegnati dall'inizio dell'anno a raccogliere dati sulla biodiversità marina nel Canale di Sicilia, si son visti consegnare da un pescatore lo squaletto catturato con una rete a strascico. «Questo giovane squalo bianco - ha spiegato Simonepietro Canese, responsabile del programma di ricerca "Biodiversità marina del Canale di Sicilia" finanziato dal ministero dell'Ambiente- evidenzia l'importanza scientifica di questo avvenimento. L'animale ha sicuramente meno di due mesi di vita ed il suo ritrovamento supporta l'ipotesi che il Canale di Sicilia, un tratto di mare con valori di biodiversità marina straordinari, costituisca un'area chiave per la riproduzione di questa specie protetta». Dunque lo squalo bianco, una delle specie più a rischio di estinzione, inseguita in tutti i mari del pianeta, drasticamente ridotta nel Mediterraneo a causa della pesca, che può raggiungere anche i 7 metri di lunghezza, sembra aver scelto proprio il mare di Sicilia per venire a riprodursi. «L'alto livello di biodiversità presente in questo tratto di mare - sottolinea ancora l'Ispra- ha portato negli anni, e sin dal secolo scorso, a registrare altre segnalazioni di numerose specie di squali anche molto rare, ma trovarne uno appena nato sembra essere una conferma a tutte le ipotesi circa le condizioni favorevoli al loro ciclo vitale nel Canale di Sicilia». Un ritrovamento importante, dal punto di vista scientifico. «Le popolazioni di squali del Mediterraneo sono in drammatico calo - sottolinea Massimiliano Bottaro, ricercatore dell'Ispra esperto di squali e coordinatore del Gruppo Ricercatori Italiani sugli Squali (Gris) che partecipa a questo programma -e monitorare la loro presenza in zone quali il Canale di Sicilia rappresenta sicuramente un primo importante passo per la tutela di questi predatori» . «Questo ritrovamento - ha commentato Leonardo Tunesi, capo del III Dipartimento Tutela degli Habitat e della Biodiversità Marina dell'Ispra - è una grande soddisfazione per il lavoro che il Dipartimento da anni svolge per la salvaguardia della biodiversità marina. La notizia della riproduzione in questo braccio di mare di una specie così rara, proprio in questo anno dedicato alla biodiversità, ci incoraggia a continuare nel monitoraggio e nella ricerca per difendere un patrimonio inestimabile quale quello presente nei nostri mari».
GEA PRESS
3 SETTEMBRE 2010
Tonno rosso e vendita abusiva dei pescatori sportivi. Un commercio avido e spregiudicato
L'appello del Comandante della Guardia Costiera de La Maddalena
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GEAPRESS – Proprio ieri GeaPress (vedi articolo) aveva diffuso la notizia di un pescatore sportivo che durante le vacanze, volendo pescare tonno rosso, aveva invece ucciso uno squalo, peraltro appartenente ad una specie di nulla pericolosità per l’uomo.Nei giorni scorsi, basta guardare nella sezione “mare” di GeaPress, avevamo altresì dato notizia dei numerosi interventi della Guardia Costiera in difesa del mare ed in particolare degli interventi di repressione della pesca di frodo del tonno rosso.Già la Guardia Costiera de La Maddalena, Santa Teresa Gallura e Palau (OT), nello scorso agosto era intervenuta svelando un panorama di diffusa illegalità che danneggiava non solo il mare ma anche, più direttamente, chi invece lavora nel rispetto delle regole, oltre che, ovviamente, del consumatore.I militari, su disposizione del Comando Generale delle Capitanerie di Porto e della Direzione Marittima di Olbia, erano infatti intervenuti con controlli a tappeto presso centri di distribuzione al dettaglio ed all’ingrosso. Preoccupante in modo particolare l’apporto di pescato, e tonno rosso in particolare, da parte di pescatori sportivi.“La pesca abusiva di specie pregiate quali il tonno rosso – aveva dichiarato il Comandante della Capitaneria di Porto Fabio Poletto – finisce di sovente per essere smerciata nei ristoranti o grosse rivendite della nostra costa, mancano tutti i requisiti di legge quali i controlli sull’ igiene e salubrità sul pescato”. Secondo il Comandante si palesava un danno considerevole anche sotto il profilo erariale, oltre che all’immagine dell’ industria turistica regionale e locale, causato da persone spregiudicate ed avide di soldi.Presso un ristorante poi verbalizzato per 5.200 euro, veniva rinvenuto un quintale di pesce pregiato di ignota provenienza, tra cui 50 kg di tonno rosso. In un altro ristorante venivano invece rinvenuti e sequestrati prodotti della pesca sportiva tra cui 5 kg di tonno rosso.Mancanza di rintracciabilità anche per il pescato esposto da una pescheria, mentre per un pescatore sportivo, colto con le mani nel sacco (ovvero con un tonno rosso di 110 kg) sono state contestate 4000 euro di sanzione. Stessa sorte per altro personaggio trovato in possesso di dentici per un peso di tre volte superiore al consentito. Al centro dell’operazione anche la vendita di pesce meno pregiato spacciato come specie più ricercata.
Ieri un’altra buona notizia.
I militari, questa volta, hanno rintracciato presso una pescheria di gallurese, sanzionata con 4000 euro, tonno rosso venduto senza il B.C.D. (Bluefin Catch Document), obbligatorio per la commercializzazione dello stesso. Stessa sanzione per due ristoranti che rivendevano tranci e filetti di tonno rosso privo di documentazione. La mancanza di etichettatura sui prodotti è invece costata una sanzione di 1166 euro per altri due ristoranti. In ultimo, ancora una volta, un pescatore sportivo, sanzionato per avere omesso di compilare più volte la dichiarazione di cattura del tonno rosso.In totale, solo negli ultimi giorni, oltre 22333 euro di verbali amministrativi e circa 300 kg di prodotti ittici, per la metà Tonno Rosso. Dall’inizio della stagione estiva sono circa 60.000 euro di verbali amministrativi e circa 550 kg di pescato sequestrato. Ovviamente, promettono dalla Guardia Costiera, i controlli proseguiranno.
L’APPELLO DEL COMANDANTE
L’attività di indagine della Capitaneria sta evidenziando un territorio sempre più vasto e semisommerso ove esiste un commercio diffuso di tonno rosso pescato in maniera del tutto abusiva da pescatori sportivi per poi essere venduto, sotto banco, a ristoratori e pescherie. Secondo il Capitano di Fregata Fabio Poletto “ E’ impensabile che a fronte di iniziative di tutela sempre più importanti e cogenti del tonno rosso, sia comunitarie che nazionali, vi sia d’altro canto nel nostro territorio tutta una serie di soggetti locali che lucrano e guadagnano proprio su questa particolare situazione di sofferenza della specie . Mi rivolgo a chi ha veramente a cuore il futuro e la salvaguardia della nostra regione e dei nostri mari affinché si faccia parte attiva per tutelare il territorio e le specie che in esse vi dimorano. Non possiamo pensare che per l’avidità e la cupidigia di pochi tutta la collettività debba pagare un tributo così grande. Oggi tocca al Tonno Rosso, domani quante altre specie saranno destinate a scomparire ?” Per il Comandante, infatti, “finché prevarrà il guadagno immediato e l’avidità personale corriamo il serio rischio di non rivedere definitivamente più tale magnifico esemplare ittico nei nostri mari”. (GEAPRESS – Riproduzione vietata senza citare la fonte).
ALTRE FOTO
http://www.geapress.org/mare/tonno-rosso-e-vendita-abusiva-dei-pescatori-sportivi-un-commercio-avido-e-spregiudicato/4731
IL TIRRENO
3 SETTEMBRE 2010
Barracuda da record catturato di notte davanti al Molo Novo
LIVORNO. Hanno visto la lenza scorrere via dal mulinello a grande velocità, tanto che hanno pensato di aver “incocciato” il fondo, e invece si sono accorti che aveva abboccato qualcosa di grosso: dopo una lotta di diversi minuti il pesce è stato tirato sotto la barca e issato a bordo: era un barracuda enorme, una bestia di oltre un metro e 20 e di quasi sette chili di peso. Ecco la cattura messa a segno da due pesca sportivi livornesi, Massimo Spagnoli e Paolo Pratali, che intorno alla mezzanotte di mercoledì erano andati a fare la traina a poca distanza dalla bocca di ponente del Molo Novo. «Eravamo a bordo del nostro gozzo e stavamo andando in cerca di pesci serra (altro predatore esotico che è arrivato di recente nei nostri mari ndr) - spiegano i due pescasportivi - ma non succedeva niente, nemmeno una toccata, eppure avevamo innescato con dell’aguglia fresca, una buona esca per la traina». Ed invece, come racconta Spagnoli, ad un certo punto la lenza ha inziato a scoorrere via a tutta velocità. «Ho pensato che si fosse impigliata sul fondo e ho fatto per fermarla, ma la correntina è schizzata via bruciandomi anche la mano». A quel punto è iniziata la lotta col pesce per issarlo a bordo. Il bestione alla fine è stato portato sotto la barca e issato a bordo con il raffio (il bastone con uncino ndr). «Quando abbiamo visto che cosa avevamo preso - hanno sottolineato i due pescatori - siamo rimasti di stucco: qualche barracuda lo avevamo già catturato, ma un animale di queste dimensioni non solo non lo avevamo mai visto, ma nemmeno credevamo potesse trovarsi nelle nostre acque, soprattutto a così breve distanza dalla costa». In effetti il barracuda pescato da Spagnoli e Pratali è un esemplare davvero notevole, almeno per il nostro mare, un pesce che oltretutto si inizia ad avvicinare alle dimensioni dei suoi cugini dei tropici. Infatti i barracuda nostrani, presenti nel mar Tirreno da una dozzina d’anni, normalmente sono lunghi una settantina di centimetri, con un peso di 2-3 chili. Questo invece, con il suo metro e 20 e si suoi sette chili, e - va sottolineato - con una dentatura impressionante, è un predatore davvero notevole e la sua presenza in zona aveva evidentemente scoraggiato anche i serra, che pure sono pesci particolarmente combattivi.
LA ZAMPA.IT
3 SETTEMBRE 2010
Australia, squali invadono le coste Surfisti tremano
Australia - Una vera e propria invasione di squali lungo le coste australiane sta preoccupando la Guardia Costiera. Queste immagini sono state riprese da un elicottero di soccorso al largo della spiaggia di Teewah, circa 10 km a nord della città di Noosa, nel Queensland. Sembra che gli squali siano stati attirati dagli allevamenti di pesce lungo le coste: inebriati, si spingono fino a poche decine di metri dalla riva per nutrirsi. Si tratta per la maggior parte di piccoli squali ma ci sono anche alcuni esemplari di oltre 4 metri, ritenuti "squali Tigre", potenzialmente molto pericolosi per l'uomo.
VIDEO
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=29427&tipo=VIDEO
LA NUOVA SERDEGNA
3 SETTEMBRE 2010
Blitz della forestale, recuperate 10 tartarughe
Giampiero Cocco
TEMPIO (OT). La caccia ai trafficanti di tartarughe prosegue, incessante, da parte degli uomini della vigilanza ambientale di Tempio. In un blitz dei rangers guidati dal dirigente dell’ispettorato gallurese Giancarlo Muntoni sono state recuperate 10 tartaruge e diverse uova mentre un agricoltore di Arborea - P.P. di 32 anni - è stato denunciato alla magistratura. Salgono così a dodici gli indagati per il traffico di animali protetti scoperto dagli uomini del corpo forestale regionale che, in questa operazione di ricerca e individuazione di venditori e acquirenti che si è estesa in tutta la nazione, isole comprese, si è avvalsa della collaborazione dei colleghi del corpo forestale dello Stato e delle dogane. L’indagine, seguita dal sostituto procuratore della Repubblica di Tempio Riccardo Rossi va avanti, e ogni giorno vengono “scoperti” nuovi affiliati alla gang che commercializzava, anche all’estero - le spedizioni avvenivano tramite pacchi postali - tartarughe. Per questo commercio illegale di specie protette finirono sul registro degli indagati, nel giugno scorso, 10 persone (siciliani, modenesi e del Piemonte) oltre a due sardi. Ieri mattina il blitz della forestale in una azienda agricola nelle campagne di Arborea, dove gli agenti verdi hanno rinvenuto dieci tartarughe e diverse uova, pronte per essere spedite ad altrettanti acquirenti. L’indagine aveva preso avvio il 5 maggio scorso, quando all’aeroporto di Alghero gli agenti della dogana, nel passare allo scanner alcuni pacchi postali, rimasero perplessi per la forma di quelli che - dalla descrizione del contenuto dei pacchi -, dovevano essere componenti elettronici. Una volta aperti i plichi (spediti dai tre indagati dall’ufficio postale di Santa Teresa di Gallura) i doganieri si erano trovati davanti agli animali, esemplari adulti e appena nati di testuggini della specie “testudo hermanni” e”testudo graeca”, razze in vie di estinzione che vivono, allo stato naturale, in Sardegna. Da quì la iperprotezione Cites, l’acronimo che comprende le norme di tutela della convenzione di Washington per l’ambiente e la natura.
GEA PRESS
3 SETTEMBRE 2010
Bovino al cortisone? Lo può aver prodotto lui e per questo l’allevatore viene assolto.
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GEAPRESS – L’avevano trovata positiva alla ricerca dei cortisonici. Dall’esame delle urine della bovina, risultava infatti la non conformità al prednisolone cortisonico. L’allevatore, invece, aveva fatto verbalizzare al veterinario del macello che l’animale non aveva subito trattamenti nei giorni antecedenti al trasporto. Versione confermata in opposizione al decreto penale di condanna fino all’assoluzione del Tribunale di Mantova il quale ha fatto fede alle tesi portate dai veterinari buiatri, ovvero i veterinari che si dedicano in particolare alle malattie dei bovini. Questi avevano sostenuto che “la ricerca scientifica sta dimostrando la natura fisiologica della positività al prednisolone”.Le sentenze ovviamente vanno rispettate ma appare strano che ci si possa basare su qualcosa che … si sta dimostrando. La stessa sentenza ricorda che è “allo studio dell’istituto nazionale di farmacologia la questione relativa alla possibilità che il prednisolone possa essere prodotto in minime quantità dall’animale stesso….”. Inoltre, sempre secondo i veterinari buiatri, la presenza del cortisone nell’organismo del bovino sarebbe dovuta a fattori di stress. Sempre la stessa sentenza, riallacciandosi alle minime quantità autoprodotte , le riconduce ad una “…. risposta fisiologica ad alcune situazioni stressanti”. Ammesso pertanto che allevamento e, soprattutto macello, un po’ stressano? No, perché per stress, in questo caso, andava inteso che la mucca aveva partorito.Delle cause endogene e fisiologiche della produzione dei cortisonici ne sono da sempre convinti i medici veterinari della SIVAR (Società Italiana Veterinari per Animali da Reddito).
VARESE NEWS
3 SETTEMBRE 2010
L'ospite per cena: il riccio Ciccio
Curiosa visita serale in una casa del varesotto. Puntualmente, all'ora di cena, si presenta un coraggioso riccio attirato dalle crocchette del gatto
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Barasso (VA) - Due sere fa, verso le 21.30, sono uscita nel portico di casa mia. Mi sono avvicinata all’angolo “pappa” del nostro gatto Billo, un po’ appartato e, di sera, quasi al buio.
Sentendo dei rumori strani proprio in prossimità del piatto, ho controllato e, notando un animale che non riuscivo bene ad identificare, ho fatto un balzo, pensando ad un grosso topo, una pantegana.
Ho acceso le luci e con grande sorpresa ho visto che si trattava di un bellissimo riccio che, con molta tranquillità, mangiava le crocchette per gatti. Ho pensato che fosse un episodio isolato.
L’altra sera Billo, nonostante avessi riempito abbondantemente il suo piatto poco prima, continuava a stare vicino alla porta della cucina, lamentandosi, come se chiedesse altro cibo.
Incredula che avesse già terminato il pasto e avesse ancora fame, sono andata a controllare. E chi vedo? Il riccio goloso!
Inutile dire che a Billo abbiamo dovuto dare un altro piatto! Perché il riccio non se ne è andato fino a quando non si è ritenuto sazio. Non solo, prima di andarsene a nanna, ha anche bevuto dalla ciotolina dell’acqua. E, nonostante la proverbiale timidezza, si è lasciato fotografare.
E anche ieri sera, pulito e ordinato, si è puntualmente presentato a cena.
E’ proprio il caso di …… aggiungere un posto a tavola!
GEA PRESS
3 SETTEMBRE 2010
Quando la burocrazia blocca i gabbiani
GEAPRESS - Undici gabbiani reali sono stati liberati nei giorni scorsi presso la laguna di Capo Peloro, a Messina. La piacevole notizia ha però un risvolto tutto particolare. Come riferito da Deborah Ricciardi, Presidente dell’Associazione MAN (Associazione Mediterranea per la Natura) tutti gli uccelli erano rimasti bloccati da uno stop burocratico. I gabbiani erano stati ricoverati, ormai da tempo, per varie cause. Tutti curati e perfettamente riabilitati attendevano un semplice nulla osta.Evidentemente, però, il prossimo cambio di stagione ha rimescolato non solo la stabilità estiva trascorsa dai gabbiani nel Centro Recupero Fauna Selvatica dell’Azienda Foreste Demaniali gestito dall’Associazione MAN. Grazie, infatti, alla sinergia con il nuovo dirigente della Ripartizione Faunistico Venatoria della Provincia di Messina, dottor Giovanni Dell’Acqua ed il contributo di vari Enti preposti, tra cui l’Azienda Foreste Demaniali, tutti hanno potuto riconquistare finalmente la libertà perduta.Non erano gli unici in attesa che finisse il nullo attendere. Appena le condizioni meteorologiche lo permetteranno, infatti, altri uccelli saranno liberati. Tra loro, Civette, Allocchi e Barbagianni. La natura li attendeva, ma loro avevano i soliti impegni burocratici.
LA PROVINCIA DI SONDRIO
3 SETTEMBRE 2010
Esasperati dai danni dei cinghiali «L'unica arma è l'eliminazione»
La presa di posizione dell'assessore De Stefani dopo le nuove proteste
Sabrina Ghelfi
MORBEGNO (SO) - «Il problema dei cinghiali c'è, nessuno lo nega e va risolto. Ma crediamo che l'unica modalità efficace e perseguibile sia quella del contenimento numerico, che intensificheremo dopo il periodo della caccia». Le parole sono quelle l'assessore provinciale Severino De Stefani e servono per rispondere alla domanda di intervento che arriva da abitanti, ma anche di amministratori locali del versante retico fra Ardenno e Berbenno: gli abitanti sono esasperati per i danni a vigneti, orti, terrazzamenti causati dai cinghiali che ormai da qualche anno proliferano su questa fetta di montagna. C'è chi come il sindaco di Ardenno Laura Bonat ha proposto un «un metodo più mirato e scientifico per affrontare il problema una modalità che incida magari sulla riproduzione di questi animali, altrimenti si mette un cerotto su una ferita che non guarirà mai». Oppure quella di Enalcaccia di Sondrio che per voce del presidente Stefano Moraschini chiede di rafforzare - all'interno dell'operazione di contenimento numerico delle bestie- e ampliare «le azioni mirate ad altri gruppi e in tempo di caccia occorrerebbe ripensare l'esperienza dell'anno passato che dava la possibilità ai cacciatori degli ungulati di abbattere i cinghiali in casi di avvistamento». «Innanzitutto ci dobbiamo attenere a quanto prevede la legge ? afferma De Stefani ? quindi l'unica arma in nostro possesso resta quella dell'abbattimento delle bestie ad opera di Polizia provinciale e operatori qualificati, modalità che sicuramente intensificheremo. Ad essi si potrebbero aggiunge i cacciatori nel periodo di caccia, sebbene i dati degli anni scorsi parlino di numeri bassi di animali abbattuti da parte di questi ultimi rispetto alle operazioni coordinate dalla Provincia. Per il resto non possiamo adottare alcun altro metodo che sarebbe assolutamente fuori legge». L'ente, infatti, sta cercando di contenere il fenomeno attraverso una campagna di abbattimento mirato degli animali che dura sino all'inizio di settembre, quando si apre la caccia (un paio di settimane fa sulle montagne di Ardenno, un operatore incaricato da palazzo Muzio è stato ferito da un cinghiale durante una di queste operazioni) ma, al momento, il problema non sembra risolto. Anche perché chi abita fra Ardenno e Buglio anche in queste settimane sta lamentando la presenza invasiva di una numerosa colonia di cinghiali, introdotti probabilmente da qualcuno che poi non ne ha più potuto controllare la riproduzione, che seminano distruzione tra le colture e creano anche potenziali pericoli per chi si reca nei boschi con il rischio di incontrate maschi aggressivi. Le numerose segnalazioni arrivate in particolare da Ardenno, dove ci sono stati avvistamenti anche di gruppi di 40 cinghiali, rendono ancora più attuale la problematica. «Purtroppo i danni provocati da queste bestie è evidente- sono state le parole del sindaco Laura Bonat ? da una parte i danneggiamenti a vigneti e orti, dall'altra i danni provocati al versante montuoso passando causano il distaccamenti di sassi, anche di grasse dimensioni.
Purtroppo la tecnica dell'abbattimento non funziona fino in fondo e si può rivelare anche pericolosa quando gli animali sono feriti. In più se dopo l'abbattimento restano anche solo quattro, i cinghiali l'anno successivo, vista la forte capacità riproduttiva, saranno 80 e così via. Per questo sarebbe necessaria un'azione ben più mirata, scientifica che incida magari sulla riproduzione dei cinghiali da mettere in atto nel più breve lasso di tempo possibile».
ALTO ADIGE
3 SETTEMBRE 2010
Orso bruno avvistato a mezza costa sotto il monte Maccaion
Giancarlo Ansaloni
APPIANO (BZ). Stavano facendo la posta da due ore a un cervo e invece si sono visti passare sotto il naso nientemeno che un massiccio orso bruno, il quale, attraversata la radura, con tutta calma ha infilato la testa in una saliera per gli animali allontanandosi dopo una sosta di non meno di 20-25 minuti. Protagonisti della vicenda due cacciatori che, nonostante la pluridecennale esperienza, raccontano ancora tutti eccitati il loro emozionante incontro: il bolzanino Claudio Menapace, noto imprenditore nonché cacciatore di lungo corso, e il suo amico Mario B. (che ha voluto mantenere l’anonimo), esperta doppietta di Cornaiano. Teatro dell’“incontro ravvicinato di primo tipo” le pendici del Monte Maccaion, nell’ambio della riserva di caccia dell’associazione cacciatori di Appiano. “E’ accaduto mercoledì scorso - esordisce Claudio Menapace - a scorgere per primo l’animale è stato proprio Mario. Pochi giorni prima si era aperta la stagione di caccia al cervo: così, mercoledì abbiamo deciso di partire. Conosciamo bene la zona, per cui abbiamo potuto raggiungere le postazioni quando era ancora buio, verso le 4,30 del mattino”. La zona si trova a mezza costa, circa 5-600 metri sotto la cresta del Macajon, compresa fra la vistosa “sella” che la gente del luogo chiama “Wechsel” e l’ultima propaggine della dorsale del monte in direzione di Merano. “Arrivati a destinazione ci siamo sistemati ciascuno in una propria altana, attendendo pazientemente che facesse chiaro ed ecco, verso le 6,30, che sento il mio telefonino suonare. Era l’amico Mario pochi metri più in là che, a bassa voce, rotta dall’emozione, mi dice “Guarda, guarda, verso di me qui sotto sta passando un orso”. Una quindicina di metri più in basso, ecco spuntare una sorta di grosso pallone peloso, anzi pelosissimo, con peli di almeno 10-15 centimetri, specie nella parte posteriore, sotto il quale si muovevano quattro zampe in apparenza, si potrebbe dire troppo corte rispetto alla mole, di modo che l’animale procedeva dondolando come un orsetto a molla. Mario ha scattato qualche foto col telefonino, ma sono venute lontane e sfocate. L’orso non aveva collare: per quanto ne sappiamo, dovrebbe essere nato fra i nostri monti, probabile discendente di quelli immessi nell’area del Brenta”. Lo spettacolo - prosegue ancora Menapace - è durato quasi mezz’ora perché il caso ha voluto che ai limiti del bosco ci fosse una di quelle saliere collocate dagli stessi cacciatori per alimentare la selvaggina che ha bisogno di sali minerali: il plantigrado ha leccato con avidità il blocco di salgemma per diversi minuti e quando si è sentito sazio, dopo essersi guardato attorno con tutta calma, ha ripreso la sua buffa camminata in salita, puntando verso le rocce sovrastanti per raggiungere presumibilmente la cresta e discendere in Val di Non, probabile zona di provenienza. Mai mi era capitata una scena simile”, conclude Menapace.
YAHOO NOTIZIE
3 SETTEMBRE 2010
Russia: solarium per cavalli in Siberia
MOSCA - Solarium per cavalli: e' stato inaugurato in un hotel della regione siberiana dell'Altai. Lo scopo e' garantire ai quadrupedi quella dose di raggi ultravioletti pare necessaria a rendere bello e brillante il loro pelo. Le sedute, riservate ai cavalli di razza che accompagnano poi i turisti nelle escursioni, durano 10 minuti. Per tenere fermigli animali, la mangiatoia viene riempita di fieno. Obbligatori gli occhiali protettivi.
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YAHOO NOTIZIE
3 SETTEMBRE 2010
Salute: Ricercatori Israeliani Sviluppano Promettente Cura Contro Aids
Gerusalemme - I ricercatori israeliani hanno messo a punto un nuovo trattamento contro l'HIV, capace di uccide le cellule umane infettate dal virus. La scoperta potrebbe portare a una svolta nella cura dell'AIDS. A renderlo noto il quotidiano israeliano Haaretz. Mentre i trattamenti oggi in uso mirano a inibire la replicazione del virus, il nuovo trattamento distrugge le cellule infettate senza danneggiare quelle sane. Lo studio e' stato pubblicato sulla rivista medica British journal ''AIDS Research and Therapy''. Il trattamento deve essere ancora testato su animali e persone.
LE SCIENZE
3 SETTEMBRE 2010
Progetti interdisciplinari
Verso un rene artificiale impiantabile
Il prototipo, che richiede ancora un'ulteriore miniaturaizzazione, potrebbe essere disponibile per l'applicazione clinica entro cinque-sette anni
Ricercatori dell'Università della California a San Francisco hanno annunciato di avere messo a punto, con la collaborazione di gruppi di ricerca di molte altre università, un primo prototipo di rene artificiale impiantabile. Secondo i ricercatori, un prototipo utilizzabile concretamente in campo clinico potrebbe essere pronto entro cinque-sette anni.
"L'apparecchiatura è progettata per ottenere la maggior parte dei benefici che si hanno con un trapianto di rene", ha detto Shuvo Roy, che ha coordinato i gruppi di ricercatori impegnati nel progetto. In una situazione in cui si dispone di un numero limitato di donatori all'anno, la maggior parte dei paziento deve ricorrere alla dialisi, ma i protocolli di dialisi attuali prevedono tre sedute alla settimana di una durata compresa fra le tre e le cinque ore e di fatto - ha proseguito Roy - il trattamento rimpiazza solo il 13 per cento della funzione del rene, con gravi conseguenze a lungo termine sul piano della salute del paziente. Il sistema è a due stadi e nel primo vengono utilizzati particolari filtri microscopici per il filtraggio dal sangue delle tossine metaboliche, mentre nel secondo, all'interno di un bioreattore si realizza, grazie ai più recenti progressi dell'ingegnerizzazione dei tessuti, la crescita di cellule dei tubuli renali destinate a mimare l'azione del rene nel bilanciamento di elettroliti, metaboliti e acqua in modo da poter far svolgere all'apparecchio diverse altre funzioni biologiche svolte da un rene sano. La prima fase del progetto, da poco conclusa, si è focalizzata sullo sviluppo delle tecnologie necessarie a ridurre l'apparecchiatura a dimensioni compatibili con l'impianto in un organismo vivente e a testare il funzionamento delle diverse componenti in modelli animali. Ora i ricercatori stanno lavorando per ridurre ulteriormente le dimensioni in modo da poterli impiantare nell'uomo. Una versione a scala maggiorata dell'apparecchiatura, non impiantabile, è stata sperimentata su pazienti molto gravi.
LIBERO
3 SETTEMBRE 2010
Animali torturati: dire basta?
Il Parlamento Ue si appresta a modificare la direttiva sull'uso degli animali per scopi scientifici. Con la nuova norma terribili brutalità diverrebbero legali. Le cure per l'uomo hanno un limite nei diritti delle altre creature?
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La voce per opporsi non ce l'hanno. E le grida disperate che lanciano non si sentono al di fuori dei centri di ricerca. Ma in difesa degli animali utilizzati per "ragioni scientifiche", spesso con procedure dolorose e barbariche, si è creato un gruppo di illustri cittadini italiani pronti a dare battaglia. Capitanato dal ministro Michela Vittoria Brambilla e dall'oncologo Umberto Veronesi, il gruppo La coscienza degli animali è sul piede di guerra contro l'Unione europea.
Come scrivono i membri in una lettera aperta ai deputati continentali, «a partire dall'8 settembre il Parlamento europeo esaminerà in seconda lettura la proposta di revisione della direttiva 86/609 sull'utilizzazione degli animali per scopi scientifici». Una proposta che rischia di tramutarsi in un incubo, legittimato dalle finalità di sperimentazione, per cavie, cani, gatti, conigli e le altre creature "da test". Con il voto sulla bozza, infatti, diventerebbero legali la sperimentazione su cani e gatti randagi, il riutilizzo di animali già sottoposti a esperimenti, gli interventi senza anestesia e invasivi per scopi didattici, senza contare vere e proprie torture come il nuoto forzato fino allo sfinimento, l'isolamento di animali per lunghi periodi e test di tossicità acuta o di vaccini che determinano deterioramenti permanenti. Pratiche definite «crudeli nei confronti di esseri che hanno un elevato livello di sensibilità», «non in linea con i principi delle istituzioni civili» e neppure «indispensabili per gli scopi scientifici». Secondo il gruppo "ribelle", così come dal 2013 sarà vietata la vendita di cosmetici testati su animali, così la ricerca dovrebbe trovare metodi alternativi alla sperimentazione animale. Dal campo scientifico rispondono che senza test sulle cavie molti farmaci potrebbero rischiare di essere pericolosi per l'uomo. La domanda, quindi, è: fino a dove si può spingere la ricerca, trascurando i diritti degli animali? E quando la tutela di questi deve lasciare strada allo studio di cure per l'uomo?
ASCA
3 SETTEMBRE 2010
ANIMALI: FRATTINI A PE, NON ALLARGARE MAGLIE SPERIMENTAZIONE
Roma - Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha chiesto al Parlamento europeo di non ''allargare le maglie'' della sperimentazione sugli animali per scopi industriali o di ricerca. In una lettera inviata quest'oggi al presidente dell'europarlamento, Jerzy Busek, al Presidente del gruppo Ppe, Joseph Daull e al presidente della delegazione italiana del Ppe, Mario Mauro, il capo della diplomazia ha chiesto una riflessione riguardo alla proposta di revisione della direttiva europea in tema di utilizzazione degli animali per scopi scientifici.
''Molte notizie, diffuse dai mezzi di informazione e da numerose associazioni, riferiscono della possibilita' che il Parlamento europeo consenta, tra qualche giorno di ridurre i limiti oggi esistenti alla sperimentazione sugli animali.Ricordo che, di recente, proprio le istituzioni europee hanno, lodevolmente, deciso di abolire, dal 2012, test sugli animali che, nel settore della cosmetica, provocano inutili sofferenze e le stesse aziende del settore potranno agevolmente sostituire con altre tecniche'', scrive Frattini nella missiva. Il ministro sottolinea inoltre che ''e', soprattutto, un richiamo al vigente trattato di Lisbona cio' che, a mio avviso, deve indurre a un completo ripensamento sulla materia, nel senso, semmai, di normative europee, ancor piu' e non certo meno, rispettose dei diritti degli animali, come esseri senzienti, a non subire sofferenze e crudelta'''. ''Dopo una lunga elaborazione, che gia' nel trattato costituzionale di Roma (novembre 2004) aveva trovato un chiaro riferimento, il trattato di Lisbona ha confermato il principio che l'Europa promuove e tutela il diritto degli animali a non subire sofferenze, in quanto esseri viventi capaci, come l'uomo, di provare dolore'', ha ricordato il titolare della Farensina aggiungendo che ''l'articolo 13, in particolare, fa obbligo all'Unione e agli Stati membri, di rispettare persino le esigenze del 'benessere' degli animali, proprio nella adozione delle politiche europee nei diversi settori economici e scientifici''. ''L'ipotesi che il Parlamento, in mancanza di seri principi e standard oggettivi affidati a istituti indipendenti di ricerca, consenta di 'allargare le maglie' della sperimentazione sugli animali per scopi industriali o di ricerca privata pone, a mio avviso, un dubbio serio di conformita' con una norma del trattato che, in Europa e in Italia, e' stata salutata come una grande conquista di civilta''', ha sottolineato. ''Sottopongo a voi questa riflessione - ha concluso Frattini - cui il governo italiano e l'opinione pubblica nel nostro Paese sono particolarmente e costantemente attenti''.
CORRIERE DELLA SERA
3 SETTEMBRE 2010
Lo rivela uno studio dell'Università della Florida
Gli elefanti hanno paura delle formiche
I pachidermi non si avvicinano agli alberi dove si trovano gli insetti, sembra infastiditi dall'odore
MILANO - Fino ad ora si pensava che soltanto i topi, meglio se piccoli, potessero spaventare gli elefanti. O almeno così piaceva credere. Ora uno studio dell'Università della Florida, svolto nel Laikipia District e nello Tsavo National Park in Kenya, individua altri esseri viventi, ben più piccoli dei topi, che spaventano i pachidermi. Sono le formiche.
«E' curioso - spiega il professor Todd Palmer, che ha coordinato lo studio - che insetti che pesano circa 5 milligrammi l'uno siano in grado di tenere alla larga animali che pesano miliardi di volte di più». INFASTIDITI DALL'ODORE - Resta il fatto che così funziona, visto che i pachidermi non si avvicinano agli alberi dove si trovano le formiche. I ricercatori hanno infatti verificato che, se ci sono sui rami questi insetti, gli animali si tengono a distanza anche dalla specie di Acacia drepanolobium, per loro una delle più amata per le qualità delle foglie. Secondo lo studio gli elefanti sono disturbati dall'odore che emettono questi insetti, piccoli ma evidentemente per loro micidiali. |