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IL GIORNALE DI RAGUSA
3 GIUGNO 2010
LOTTA AL RANDAGISMO, LE GUARDIE ZOOFILE SCOPRONO CANILE ABUSIVO CON 20 CANI
Gli animali erano tenuti in pessime condizioni igienico-sanitarie
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Giarratana (RG) - Massima allerta sul fenomeno del randagismo in provincia di Ragusa. Le Guardie Zoofile della protezione Animali hanno sequestrato 20 cani, detenuti in pessime condizioni igienico sanitarie all’interno di un piccolo appezzamento del Comune di Giarratana. Simile più a una discarica che a un fondo agricolo, ovunque erano sparsi materiali di risulta, rifiuti, persino la carcassa di una vecchia “Panda” e pericolosissimi laminati di eternit .Il terreno era stato trasformato in un canile improvvisato: pochissime le ciotole per l’acqua, molte delle quali completamente a secco, inesistenti quelle per il cibo. “La storia ha rischiato di ripetersi. Abbiamo disinnescato una situazione esplosiva".Queste le parole con cui Antonio Tringali – presidente della Sezione Enpa di Ragusa – ha commentato l’operazione delle Guardie Zoofile. Al loro arrivo, le Guardie Zoofile Enpa e il veterinario dell’Asp hanno accertato la presenza di 20 cani, tra cui 16 adulti, 1 cucciolo di tre mesi e 3 neonati di quindici giorni; all’appello ne mancavano sette ma il proprietario non ha saputo motivarne l’assenza.Due animali, un cocker e un pittbull sono stati trovati in condizioni di salute così gravi da richiedere immediate cure veterinarie mentre altri 10 erano legati a una catena talmente corta da impedire i più naturali movimenti. Tutti i cani presenti nella proprietà sono stati posti sotto sequestro. “Fame e sete non erano gli unici fattori di rischio – ha aggiunto il presidente Tringali-.Tra questi anche la presenza dei cuccioli e delle loro madri, aggressive per istinto materno, nei confronti degli estranei. Siamo intervenuti appena in tempo: il terreno si trova in una zona frequentata e non oso immaginare cosa sarebbe accaduto se per un qualunque caso un passante, entrando in contatto con gli animali, avesse innescato anche involontariamente reazioni pericolose”.
ADN KRONOS
3 GIUGNO 2010
Scoperto dalle guardie zoofile Enpa un canile 'fai da te' nel ragusano
Ragusa - Sequestrati 20 cani, detenuti in pessime condizioni igienico sanitarie all'interno di un piccolo appezzamento del Comune di Giarratana. Pochissime le ciotole per l'acqua, molte a secco, e inesistenti quelle per il cibo. Fatiscente e bucata in più parti la recinzione, confinante con una strada di pubblico accesso
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Ragusa - "La storia ha rischiato di ripetersi. Abbiamo disinnescato una situazione esplosiva molto simile a quella verificatasi piu' di un anno fa nella zona di Scicli". Queste le parole con cui Antonio Tringali, presidente della sezione Enpa di Ragusa, ha commentato l'operazione con cui le guardie zoofile della Protezione Animali hanno sequestrato 20 cani, detenuti in pessime condizioni igienico sanitarie all'interno di un piccolo appezzamento del Comune di Giarratana (Ragusa). "Simile piu' a una discarica che a un fondo agricolo, ovunque rifiuti, persino la carcassa di un Panda e laminati di eternit. Il terreno era stato trasformato in un canile improvvisato: pochissime le ciotole per l'acqua, molte a secco e inesistenti quelle per il cibo. Fatiscente e bucata in piu' parti, la recinzione metallica, confinante con una strada di pubblico accesso, permetteva agli animali di uscire ed entrare liberamente dalla proprieta'. Un vero e proprio 'rifugio fai da te', dunque, proprio come quello in cui erano tenuti i cani di Scicli. Questa volta, fortunatamente, l'epilogo e' stato molto diverso". Infatti al loro arrivo, le guardie Zoofile Enpa e il veterinario dell'Asp hanno accertato la presenza di 20 cani. All'appello ne mancavano sette. Due animali sono stati sottoposti a immediate cure veterinarie. Tutti i cani presenti nella proprieta' sono stati posti sotto sequestro. "Fame e sete - ha aggiunto il presidente Tringali - non erano gli unici fattori di rischio. Tra questi anche la presenza dei cuccioli e delle loro madri, aggressive per istinto materno, nei confronti degli estranei. Siamo intervenuti appena in tempo: il terreno si trova in una zona frequentata e non oso immaginare cosa sarebbe accaduto se per un qualunque caso un passante, entrando in contatto con gli animali, avesse innescato anche involontariamente reazioni pericolose".
LA NUOVA VENEZIA 3 GIIUGNO 2010
Bocconi avvelenati, ammazzati tre gatti
CEGGIA (VE). Gatti uccisi da bocconi avvelenati. Tre gatti sono stati avvelenati da ignoti in via Matteotti a Ceggia suscitando indignazione nei proprietari degli animali ma anche di molti cittadini. Intanto è stata presentata denuncia alle attività competenti che ora provvederanno a fare luce sulla questione. I simpatici felini hanno iniziato a vomitare sangue per poi morire in breve tempo. La scena è stata davvero straziante. La presenza dei gatti nei quartieri compresi tra via Matteotti e via Piavon è particolarmente alta ma fino a poco tempo fa le colonie spontanee di gatti presenti nelle vie o nei giardini non hanno mai infastidito i residenti. Ed è proprio per questo motivo che il fatto rimane avvolto nel mistero e molti residenti ora temono che il proprio gatto possa venire avvelenato. Secondo le prime analisi, le esche utilizzate dai delinquenti sono di un tipo che non si trova nemmeno più in commercio e fanno morire il gatto nel giro di un’ora dopo atroci sofferenze. IL TIRRENO 3 GIUGNO 2010
Cani intossicati dal veleno per topi
ROSIGNANO (LI). In questi giorni un gruppo di residenti di Rosignano Marittimo hanno visto che i loro cani, dopo l’abituale passeggiata serale, accusavano dei disturbi intestinali, alcuni dei quali abbastanza gravi. «Le analisi condotte dai veterinari, cui ovviamente ci siamo rivolti - scrivono - hanno constatato la presenza costante di veleno per topi. «La zona frequentata, e quindi molto probabilmente la zona in cui gli animali hanno ingurgitato il veleno, è quella dei giardinetti retrostanti l’asilo “Stacciaburatta” e la scuola elementare “Carducci”. Nella stessa zona sono ubicati i punti cucina e ristoro delle svariate feste paesane». Il gruppo dei proprietari di cani, che annuncia denuncia contro ignoti alle autorità, si pone il dubbio che un privato abbia piazzato delle trappole per topi con esca avvelenata e ricorda che sul territorio esiste l’Asl, che è l’unico soggetto «preposto alle operazioni di derattizzazione e in grado di farlo in piena sicurezza, senza mettere a rischio la salute dei nostri animali, ma anche e soprattutto, dei nostri figli che usano quello spazio per le attività ricreative scolastiche e non». LIBERO 3 GIUGNO 2010
FUORI IL CANE GUIDA DALLA CHIESA E la povera cieca è costretta ad uscire. Il sacerdote: ho sbagliato ma gli animali non possono entrare
Cassone (VR) - “ Qui non posso entrare”. Il cartello impolverato, ormai scomparso da quasi tutte le entrata dei negozi italiani, ha trovato una nuova collocazione: il portone della chiesa di Cassone di Malcesine in provincia di Verona. La regola vale per tutti i cani, nessuno escluso, nemmeno per la guida di una non vedente. Il parroco ha ordinato che il cane uscisse dalla chiesa prima dell’inizio della funzione religiosa. E' accaduto qualche settimana fa.Inutili le proteste, i cani non possono assistere la messa. Fuori il cane, fuori la padrona, ovviamente. E a seguire tanti credenti solidali con la donna e con il povero cane che si era accucciato buono e zitto accanto alla panca. POUR FEMME 3 GIUGNO 2010
Animali domestici: un toccasana per la tua famiglia
Da sempre è risputo che avere un animale domestico è un fattore positivo all’interno di una famiglia. Soprattutto per i bambini, crescere in una casa che ospita un animale, li aiuta a crescere sviluppando una sensibilità maggiore. Più della metà delle famiglie, per l’esattezza il 60%, possiede un amico a quattro zampe in giro per casa. Ricerche e sondaggi ci dimostrano senza ombra di dubbio che queste famiglie godono involontariamente di diversi benefici dovuti al possesso di qualche animale. Ospitarne uno infatti allunga la vita oltre che migliorarla ed è anche un efficace antidepressivo. In più ci aiuta anche dal punto di vista fisico.
CORRIERE ADRIATICO
3 GIUGNO 2010
Patrizio Carlini ha scritto a Striscia
“I cani non si toccano”
San Benedetto I cani abbaiano, i vicini protestano e tutto finisce in tribunale. E’ accaduto a Patrizio Carlini che, proprio per assicurare ai suoi cinque Setter inglesi l’ambiente migliore, aveva acquistato un terreno in campagna ospitare gli animali. Uno dei vicini, però, gli ha fatto causa, sostenendo che l’abbaiare dei cani - secondo Carlini stimolato dal passaggio di alcuni randagi - gli impediva il sonno seppure a 200 metri di distanza. La perizia di parte ha registrato un volume sonoro inferiore di tre decibel al limite di 50 vigente nella zona, ma è arrivata la sentenza contraria che ha ordinato, in alternativa all’allontanamento degli animali, l’installazione di pannelli fono-assorbenti per abbattere totalmente le emissioni. Carlini lo ha fatto ma quel totalmente non lo lascia tranquillo. Ora progetta di realizzare una nuova grande cuccia coperta dove chiudere i cani di notte. E intanto ha scritto a Striscia la notizia per denunciare il rischio che i Setter siano portati via.
ROMAGNA OGGI
3 GIUGNO 2010
Rimini, collauda il fucile nuovo sparando con gli animali di una cascina. Denunciato
RIMINI - Per collaudare il fucile appena acquistato ha cominciato ad esplodere alcuni colpi contro gli animali di una cascina. A sorprenderlo sono stati i proprietari che hanno preso nota del numero di targa dell'auto dell'individuo, chiedendo l'intervento della Polizia. Protagonista in negativo dell'episodio, consumatosi mercoledì mattina a Santa Cristina, un cacciatore di 33 anni, residente a Verucchio. L'uomo è stato rintracciato dagli agenti della Volante e denunciato a piede libero.Dovrà rispondere delle accuse di accensione ed esplosione pericolose, uccisione e maltrattamento di animali oltre che per porto abusivo di armi.
LA SENTIELLA 3 GIUGNO 2010
Il sindaco smentisce l'Asl
QUINCINETTO (TO). Dura presa di posizione di Barbara Compagno Zoan sul caso dei quaranta cani custoditi da due privati in un cortile in pieno centro storico. Il sindaco tiene a precisare: «L’amministrazione comunale conosce molto bene il caso, me ne sono personalmente occupata sin dal mio insediamento - spiega -. Siamo intervenuti più volte e l’ultima, ad aprile, con l’ennesimo sopralluogo viste le promesse disattese dai proprietari che avevo ricevuto nell’agosto 2009. Da allora non hanno fatto nulla e le criticità sono le stesse. Non si è provveduto alla sterilizzazione nonostante la disponibilità a farlo del canile di Caluso, col risultato che una trentina di cani e dieci cuccioli vivono in uno spazio ristretto». Il sindaco risponde poi alle dichiarazioni del veterinario dell’Asl: «E’ stato detto che gli animali non sono denutriti, anche se su questo avrei da ridire, ma non credo sia il corretto atteggiamento da avere di fronte a questa vicenda. L’obiettivo è far comprendere che esiste un serio problema di gestione dei cani. Fanno branco e possono essere pericolosi per la pubblica incolumità. Dire che non sono denutriti non giustifica poi la loro condizione. L’estate inoltre è alle porte e se sino ad ora i cattivi odori sono stati contenuti le cose non possono che peggiorare». Compagno Zoan auspica una collaborazione fattiva con la procura, il servizio veterinario e le forze dell’ordine per giungere ad una soluzione: «Abbiamo fatto il possibile. Ognuno deve fare la sua parte. Intanto, il Comune ha comminato una nuova sanzione da 450 euro a testa ai proprietari perchè recidivi. L’auspicio è che si provveda anche a sanare questa situazione che si trascina da anni col rischio costante che qualcosa di grave possa accadere a quanti transitano di fronte a quel cortile».
QUOTIDIANO DEL NORD
3 GIUGNO 2010
Cuccioli: archiviata querela Federfauna a carico LAV
Roma - Il Giudice delle indagini preliminari di Roma, dr Maurizio Caivano, ha archiviato, il 24 maggio scorso, la querela per “falso materiale”, presentata da Federfauna a carico dei rappresentanti legali della LAV, Gianluca Felicetti e Roberto Bennati.La querela prendeva a oggetto un comunicato stampa diffuso dalla LAV nell’aprile 2009, in cui l’associazione si era limitata a complimentarsi pubblicamente con la Polizia di frontiera di Tarvisio (Udine) e la Polizia di Trieste che in ben due occasioni, a distanza di pochi giorni presso il valico italo-sloveno di Fernetti, avevano disposto dei sequestri di cuccioli provenienti dall’Ungheria, stante le loro gravi condizioni di detenzione. Nel testo la LAV ribadiva, inoltre, l’impegno delle Istituzioni nazionali nel contrastare l’odioso fenomeno del traffico illecito di cuccioli.Nonostante i fatti fossero realmente accaduti e riportati dalla stampa locale, Federfauna lesse nel comunicato della LAV un presunto intento diffamatorio, accusando l’associazione di non aver verificato una notizia (vera!) e paventando ‘la distorsione pubblica dei fatti’ in danno delle società coinvolte in base ad un ‘presunto messaggio etico sociale veicolato da un certo animalismo militante’.L’archiviazione era stata chiesta dal Pm, motivando che i fatti erano veri e realmente accaduti, linea su cui si è poi assestata anche la difesa LAV. I legali di Federfauna avevano, invece, presentato opposizione all’archiviazione, e il Gip aveva fissato l’udienza in camera di consiglio. Udienza che ha poi disposto l’archiviazione, sottolineando il diritto di cronaca giudiziaria della LAV, l’interesse pubblico del fenomeno del traffico di cuccioli ed il comportamento ineccepibile dell’Associazione nella sua attività di diffusione delle notizie.“Il provvedimento del Gip di Roma è molto importante e rappresenta un ottimo precedente per tanti altri casi analoghi, stabilendo il sacrosanto diritto per le Associazioni di fare cronaca giudiziaria su vicende che interessano l’opinione pubblica, quale in questo caso l’odioso fenomeno del traffico illecito di cuccioli, fenomeno purtroppo reale e su cui le Istituzioni da tempo lavorano al fine di arginarlo”, commentano gli avvocati Antonio Cucino e Carla Campanaro legali della Lav.“Con questo provvedimento si chiarisce l’ineccepibile comportamento della LAV nella sua attività di diffusione di notizie vere inerenti il maltrattamento di animali in base ai propri scopi statutari - aggiungono gli avvocati Cucino e Campanaro.Il Gip di Roma nella sua ordinanza di archiviazione chiarisce che ‘deve escludersi l’intento diffamatorio essendosi la Lav limitata a riferire due notizie vere, realmente accadute che avevano portato al sequestro giudiziario di cani che si presentavano in pessime o comunque precarie condizioni igieniche’ arrivando così ad accertare nell’attività della Lav ‘l’esimente del diritto di cronaca in relazione alla verità della notizia diffusa,all’interesse pubblico della conoscenza dei fatti (che riguardavano i controlli effettuati dalla polizia su alcuni mezzi che trasportavano animali intercettati ai valichi di frontiera, ed all’esposizione della vicenda avvenuta in termini misurati e corretti”.
ALTO ADIGE 3 GIUGNO 2010
Un cavallo al galoppo sulle strade di Laives
LAIVES (BZ). Notte movimentata per i vigili del fuoco di Laives e per i carabinieri, chiamati verso mezzanotte da alcune persone che avevano visto un cavallo trotterellare liberamente per le strade di Laives. Arrivati alla periferia nord della città, in effetti hanno trovato un bell’esemplare di cavallo bianco che stava dirigendosi da via Sottomonte verso Pineta, lungo la statale 12, fortunatamente sgombra da mezzi di passaggio in quel momento. I carabinieri hanno chiesto l’intervento dei vigili del fuoco volontari di Laives, che sono arrivati sul posto con 12 uomini e alcuni mezzi. Meno semplice del previsto è stata però la cattura dell’animale il quale, visto il movimento attorno a lui, invece che calmarsi si è ancor più agitato. Ci sono voluti diversi tentativi da parte dei volontari prima di riuscire a circondare il cavallo in uno spazio vicino all’imbocco nord della costruenda galleria per la variante stradale, accanto all’abitato di Pineta. Una volta catturato, il cavallo è stato preso in consegna dai vigili del fuoco e nel frattempo i carabinieri hanno accertato che il proprietario era un contadino di La Costa Seit. Avvisato della “passeggiata notturna” del suo cavallo, il proprietario è arrivato con un carrello per il trasporto con il quale ha potuto riportarlo a casa. Era uscito a sua insaputa dalla e aveva deciso di fare un giro a valle, per le strade di Laives. Tutto si è risolto verso le 2 di notte senza che si siano verificati incidenti o danni, sia per le persone che per il cavallo stesso, protagonista di questa improvvisata “fuori uscita” da quello che abitualmente sarebbe il suo territorio, vale a dire i prati e i masi di La Costa Seit, affacciati sulla valle dell’Adige poco sopra l’abitato di Pineta. GIORNALE DI VICENZA 3 GIUGNO 2010
È strage di caprioli. La polizia lancia un sos FAUNA. In pochi giorni 3 morti e 2 ferimenti. I cani e le motofalciatrici mettono a rischio la vita di questi animali. I consigli dei guardiacaccia: «L'uomo non deve avvicinarli»
Luigi Centomo
Valdagno (VI). Quando una sbagliata premura dell'uomo uccide bambi. Ogni anno in questa stagione, da parte della Polizia provinciale arriva in Valle dell'Agno la raccomandazione di non toccare i caprioli, anche se sembrano abbandonati e indifesi in mezzo all'erba. In soli pochi giorni, infatti, è già stata un'ecatombe: tre bestiole sono morte, due gravemente ferite in seguito a situazioni create dall'uomo o per comportamenti finalizzati, nelle intenzioni, a mettere in atto una difesa dell'animale. Un numero di morti accidentali che in media si attesta su 30 casi, su una popolazione stimata di 150 capi solo nell'area recoarese. LA PROVINCIA DI LECCO 3 GIUGNO 2010
Giardini delle ville invasi dai caprioli «Tante segnalazioni, state attenti» Disorientati o inseguiti da cani selvatici, perdono l'orientamento. Cartelli in arrivo
Beppe Grossi
BARZIO (LC) - L'invasione dei caprioli inizia a preoccupare. In Valsassina sono quasi duecento gli esemplari presenti, trecento sulle Grigne e negli ultimi tempi stanno sconfinando con una frequenza inusuale dai boschi. In giardini di ville a Barzio, Cremeno e dintorni, provocando preoccupazione e sorpresa nei residenti. «È vero, siamo intervenuti più di una volta dopo una serie di segnalazioni da parte degli abitanti di queste case che avvertivano la presenza di questi animali e volevano sapere come comportarsi», racconta Roberto Combi, responsabile della commissione ungulati del comprensorio Caccia nonché sindaco di Cassina. TRENTINO 3 GIUGNO 2010
Capriolo «ospite» in villa
Giancarlo Rudari
ROVERETO (TN). Alzarsi la mattina, spalancare le imposte e ritrovarsi con un bell’esemplare di capriolo in giardino. Che, subito spaventato, fugge all’impazzata. Poi si ferma, sgrana gli occhi e ti fissa per un attimo prima di saltellare per l’ennesima volta alla ricerca di una via di uscita e riacquistare così la libertà. La troverà qualche ora più tardi quando verrà catturato e rilasciato nel bosco a Castel Dante. E’ iniziata nella notte per concludersi nel pomeriggio l’avventura tra le case di Mori Stazione di un giovane esemplare di capriolo rimasto intrappolato nel giardino di Villa Favorita, poco distante dalla pista ciclabile lungo l’argine sinistro dell’Adige. «Quando ho aperto le imposte della camera - racconta Cristina Coletti, moglie di Giorgio Marchesoni - ho sentito un rumore che proveniva dalla siepe attorno al recinto. In un primo tempo ho pensato si trattasse di un corvo che si aggirava tra gli arbusti. Poi con mia grande sorpresa ho visto sbucare un capriolo: aveva il muso sporco di sangue, forse si è fatto male saltando la rete, mi ha fissato negli occhi e poi si è messo a correre nel giardino chiaramente alla ricerca di una via di uscita». Alla signora non rimane altro che chiamare i vigili del fuoco ma per la cattura gli esperti del centro fauna alpina del Casteller arriveranno nel pomeriggio. Nel frattempo l’animale, un bellissimo esemplare giovane attorno ai tre anni di età, non si dà pace: il recinto del giardino, dal quale è entrato nella notte, gli sta stretto. Saltella da una parte all’altra, punta dritto al cancello chiuso, poi si ferma e si nasconde tra la siepe per poi uscire di nuovo allo scoperto cercando un varco tra la recinzione. Tutto inutile. Nemmeno l’orto laggiù in fondo al prato, oltre le rose e le piante da frutto, offre possibilità di scampo. Avanti e indietro, avanti e indietro per qualche ora, stressato e assetato. Finalmente nel primo pomeriggio può riassaporare il piacere della libertà: gli esperti di recupero fauna alpina, aiutati dai vigili del fuoco, lo bloccano con una rete. Quindi lo caricano in macchina e lo liberano qualche minuto più tardi a Castel Dante, nei boschi tra la Val Scodella e la campana di caduti. E dopo il capriolo recuperato qualche giorno fa in via dei Colli, un altro è rimasto intrappolato nel giardino di una villa in riva all’Adige. Come ci è finito lì? Forse perché cacciato dai maschi dominanti del branco che nella stagione degli amori non vogliono un concorrente più «aitante» di loro.
LA PROVINCIA DI VARESE
3 GIUGNO 2010
Cinghiali alla carica E per i residenti a rischio gli orti e anche le strade
RASA/SACRO MONTE (VA) - «Uno zoo di periferia». Lo stanno diventando la Rasa e il Sacro Monte secondo chi abita da quelle parti, e sia la circoscrizione che la Provincia confermano: c'è stato un boom di ungulati, ma anche di animali selvatici in genere che sono sempre più numerosi e sempre più spesso dal Campo dei Fiori scendono a fare scorribande nelle zone abitate.
Nelle ultime settimane in particolare sono piovute le segnalazioni di cinghiali avvistati nella zona che da Sant'Ambrogio sale alla Rasa, oltre che sulle strade che portano al Sacro Monte e, dall'altra parte, al Campo dei Fiori. Il problema infatti è proprio questo: oltre ad arrivare particolarmente vicino alle abitazioni e a finire nei giardini dei residenti, i voluminosi suini selvatici (arrivano spesso a due o tre quintali) stanno sconfinando sulle strade di passaggio, mettendo a rischio in questo modo anche chi ci passa in macchina. Come se non bastasse, il cinghiale esce dal riparo per andare a procurarsi il cibo soltanto alla sera, questo significa che difficilmente può essere visto se non all'ultimo momento sulle strade a tornanti che salgono alla cima. Pare però che oltre alle strade i cinghiali nostrani abbiano manifestato particolare gradimento per i giardini con l'orto. Non è un caso: a parte le ghiande, i tuberi selvatici, le castagne, gli insetti e i vermi, gradiscono molto anche rape, legumi, e patate, che vanno a cercare nelle zone coltivate. Purtroppo per i residenti con l'orticello in giardino, non ci sono solo i cinghiali. Già nei primi mesi dell'anno era stato lanciato l'allarme per il boom di cervi e caprioli, e ancora nel 2009 l'assessorato provinciale aveva imposto il divieto di dare da mangiare agli ungulati: tornano volentieri dove trovano cibo, finendo però per provocare danni alle coltivazioni e soprattutto per mettere a rischio chi viaggia in strada. L'allarme era arrivato dalle zone del luinese lo scorso febbraio, ma a quanto pare al Campo dei Fiori si è manifestato lo stesso problema. Guardano i numeri rilevati l'anno scorso dall'università dell'Insubria in uno studio commissionato dalla Provincia non ci sono dubbi sull'entità del fenomeno: in provincia di Varese ci sono più di 1200 cinghiali, 400 mufloni, un migliaio i caprioli, 650 cervi e 200 camosci. «Sappiamo che ce ne sono in giro parecchi - spiega l'assessore provinciale Bruno Specchiarelli - ma per adesso non ci sono stati segnalati problemi gravi». Trattandosi di un'area protetta all'interno del parco Campo dei Fiori, la Provincia non può procedere con i piani di abbattimento al di fuori della stagione di caccia a meno che non ce ne sia grave necessità. «Cittadini che si trovano animali selvatici fuori di caso o aziende agricole che subiscono danni possono segnalarcelo, in accordo con il Parco è possibile far intervenire il nucleo». IL CITTADINO 3 GIUGNO 2010
Il mistero dei piccioni morti: non riapre il parco in centro
Codogno (LO) - Non arriveranno prima di qualche settimana gli esiti delle analisi sulla carcasse di piccioni ritrovati morti nel parco di piazza Cairoli, nella zona adiacente la struttura dei bagni pubblici. Se autopsia ed indagini necroscopiche necessitano di tempi relativamente dilatati, più breve dovrebbe essere invece l’attesa per la riapertura dello storico giardino del centro, ancora chiuso al pubblico come da ordinanza sindacale emessa sabato scorso. Dopo aver preso contatti con l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa), infatti, l’ufficio ecologia del comune provvederà quanto prima a dare incarico per una bonifica circoscritta all’area interessata dal ritrovamento dei volatili. Solo dopo questa disinfezione, il parco Cairoli potrà essere riaperto al pubblico (fatte salve, ovviamente, tutte le limitazioni all’accesso legate all’intervento di riqualificazione del verde da settimane in corso sul giardino). La moria di piccioni, lo ricordiamo, era stata scoperta nel pomeriggio di sabato: subito l’intervento della vigilanza e dell’Asl, contestualmente dal comune era stata emessa una ordinanza di chiusura dell’area. Il ritrovamento si è subito legato a due ipotesi di causa: i piccioni potrebbero essere deceduti per essere entrati in contatto con i diserbanti utilizzati nel parco per eliminare l’erba dai vialetti pedonali, non è però esclusa l’ipotesi di una mano ignota che possa aver sparso apposta del veleno per fare una strage dei volatili. Il ritrovamento di una strana polvere bianca, del resto, è stato denunciato proprio domenica nella vicina via Costa, nelle vaschette per il cibo che alcuni volontari collocano nel parcheggio del market A&O per sfamare una colonia di gatti randagi.
CORRIERE DEL VENETO
3 GIUGNO 2010
Senza grano spariti in 60 mila e ora arriva l’anellino per controllare gli spostamenti
Piccioni ridotti a un quarto in due anni
Gloria Bertasi
VENEZIA - Sessantamila esemplari di piccioni in meno in poco più di due anni. Il divieto di nutrire i colombi a San Marco ha prodotto i risultati sperati. A Ca’ Farsetti però non si festeggia ancora la vittoria, perchè va controllato lo stato di salute degli animali e vanno studiati i loro spostamenti. Ma che a febbraio gli esemplari superassero di poco le 19 mila unità dagli 80 mila del 2006 è di sicuro un gran risultato. E quindi l’amministrazione pensa alla prossima strategia da mettere in campo nella campagna per il contenimento del numero dei piccioni in città. Di qui a breve i colombi saranno dotati di un anellino colorato. L’inanellamento ha lo scopo di capire le migrazioni, a ogni area della città corrisponderà un colore e i successivi monitoraggi mostreranno se la teoria che gli uccelli spostano i propri nidi e luoghi di maggior frequentazio ne è effettivamente vera. Gli anelli serviranno anche a fare verifiche sullo stato di salute dei piccioni, che prima della decisione di vietare la vendita del grano a San Marco era precaria. Nell’attesa dell’avvio di questa nuova campagna di controlli, i numeri raccolti dall’assessorato all’Ambiente mostrano che le politiche di contenimento sono state efficaci. L’emergenza piccioni era scoppiata nel 2007, Soprintendenza e Asl avevano lanciato l’allarme per la salute di monumenti e cittadini per il numero eccessivo di esemplari in città.Un controllo del novembre 2006 aveva infatti rivelato che c’erano 80.170 colombi a Venezia, la maggior parte viveva a San Marco ed erano tutti ammalati. Di fronte a questi numeri la giunta di Massimo Cacciari ha deciso di vietare la vendita di grano d a l m a g - gio 2008. Nove mesi dopo i colombi erano già scesi a 27.650, a novembre del 2009 erano 25.800 e quest’ann o siamo arrivati a 19.124. Il metodo di conteggio si fonda su un modello scientifico («distance sampling ») tra i più accurati del settore. Ora che l’obiettivo della riduzione del numero di esemplari è stato raggiunto vanno però comprese tutte le ragioni che hanno prodotto il risultato. «Il divieto di vendita del grano in piazza San Marco ha consentito di osservare un costante trend negativo nei piani di monitoraggio a fronte di una maggior distribuzione dei colombi in città», scrivono gli esperti dell’assessorato all’Ambiente in una loro relazione. Ecco quindi spiegata la decisione di mettere anelli ai piccioni e verificarne gli spostamenti. Il cibo di cui vanno a nutrirsi in giro per la città non è detto che vada bene, «il foraggiamento dei cittadini è spesso costituito da alimenti inadatti al benessere dell’animale», continua il rapporto. Produce malattie e distoglie gli uc celli dal ricercare alimenti più consoni in natura. Da contrasto al numero eccessivo dunque oggi la campagna sui colombi diventa un lavoro di tutela della salute degli animali.
CORRIERE ADRIATICO
3 GIUGNO 2010
Assediati dai piccioni, ora è allarme
Sono triplicati in tre anni, rischio emergenza sanitaria. Allerta all’ospedale Ss Benvenuto e Rocco
Osimo (AN) - E’ allarme piccioni ad Osimo. L’amministrazione comunale ha dato mandato ad una ditta di effettuare dei rilievi per conteggiare la popolazione di colombi, ha chiesto una consulenza tecnica all’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, e si è resa conto che non c’è più davvero tempo da perdere.
Al di là delle garanzie e le tutele che rivendicano le associazioni animaliste, al di là delle continue segnalazioni e lamentele di commercianti e residenti del centro, il numero di piccioni rischia di provocare seri problemi dal punto di vista igienico-sanitario. I colombi torraioli conteggiati in centro storico sono 3.495, il triplo rispetto al 2007, il limite massimo oltre il quale si possono evidenziare problemi è di 300 colombi per km quadrato. E dei 3.495, ben 1.150 sono annidati nell’immobile che ospita l’ospedale Ss. Benvenuto e Rocco, che dunque presenta la situazione più grave ed urgente da risolvere, come d’altronde il direttore sanitario Tiziano Cossignani va ripetendo da tempo. Se il problema fino a qualche anno fa era la pulizia delle strade (l’Astea da un anno ha rinforzato il servizio di lavaggio) e il deterioramento dei palazzi storici (i Beni culturali hanno chiesto provvedimenti immediati), adesso c’è da risolvere quella che rischia di diventare presto un’emergenza sanitaria. Per questo il Comune, assodato che a Osimo i colombi sono dieci volte il consentito, ha dato mandato di effettuare delle catture diagnostiche per analizzare vari esemplari e capire se sono malati. “Dobbiamo ridurre il numero dei piccioni – ha detto l’assessore alla Sanità Gilberta Giacchetti-, perché rischiano di creare reali problemi, specie all’ospedale. Capisco che a Osimo la tradizione dei piccioni in piazza è forte, ma dobbiamo fare qualcosa, iniziando dai controlli sanitari sugli stessi animali. Se risulteranno ammalati andranno subito soppressi, altrimenti rientreranno in un programma più ampio che prevede nel lungo termine una netta riduzione del loro numero”. “Abbiamo occultato gli spazi dove poter nidificare – ha detto l’assessore all’Ambiente Sandro Antonelli durante la conferenza stampa per illustrare la portata del problema -, abbiamo usato il falconiere ma non è servito a granché, abbiamo emanato l’ordinanza per l’abbattimento tramite cacciatori ma l’associazione animalista l’ha bloccata al Tar, ora ci siamo rivolti all’Ispra per sapere cosa fare. Di sicuro servirà anche un atteggiamento civico dei cittadini: devono evitare di dare ai piccioni l’occasione di nidificare e di mangiare”. Ma se si allontanato dal centro, il problema non si risolve, ma si trasferisce nelle campagne, dove molti agricoltori hanno già segnalato alcuni danni e disagi causati dai piccioni alle coltivazioni. L’Ispra ha invitato il Comune a “un monitoraggio igienico-sanitario su un campione rappresentativo di colombi per verificare la presenza delle patologie trasmissibili all’uomo”. Dal punto di visto operativo suggerisce di “reiterare l’ordinanza di divieto di alimentazione in ambito urbano con relativa sanzione” e anche “verificare l’eventuale presenza di granaglie nel contesto comunale entro un raggio di 10 km, che costituiscono importanti punti di alimentazione”. A questo dovrà aggiungersi “la cattura di una frazione della popolazione mediante gabbie-trappola attivate con esca alimentare e successiva soppressione eutanasica”, in quanto permette di “accelerare i tempi di conseguimento di un predeterminato obiettivo di densità sostenibile”, continuando però “il periodico monitoraggio&rdq uo; ha specificato il responsabile dell’Ispra Silvano Toso nella relazione inviata al Comune, dove fra l’altro si sconsiglia l’uso di mangimi antifecondativi perché soluzione temporanea e poco efficiente. IL SECOLO XIX 3 GIUGNO 2010
“Aids” dei cavalli: è allarme in val d’Aveto e Fontanabuona
Carasco (GE) - TUTTO IL territorio di Rezzoaglio in quarantena da settimane, ma non è servito. Il virus dell “Aids” dei cavalli è riuscito a diffondersi, sconfinando nella parte bassa del Comune di Santo Stefano. E poi anche nel fondovalle della Fontanabuona, con l’ultimo caso (il nono dalla comparsa della malattia) registrato in un centro ippico di Carasco. È un vero e proprio allarme epidemia, nell’entroterra del Levante, per il virus responsabile della Anemia infettiva equina. Una malattia che - va precisato subito - non è trasmissibile all’uomo, nemmeno nel caso l’animale malato venga macellato per fini alimentari. Ma è pericolosissima per il cavallo, perché può restare senza sintomi per un certo periodo (e quindi trasforma l’animale in un veicolo per la diffusione del virus) oppure può provocare indebolimento, febbre, e anche la morte. La diffusione di questo virus potrebbe essere stata aiutata dalla presenza, tra la val Graveglia e la val D’Aveto, di un branco di cavalli semi selvaggi: gli animali che erano stati abbandonati dai loro proprietari e che, nel tempo, si sono riprodotti, senza che su di loro avvenissero controlli sanitari. Alcuni di questi animali erano stati, qualche mese fa, catturati e affidati a nuovi proprietari. Ma la maggior parte del branco vive ancora allo stato brado. L’epidemia, com’è comprensibile, sta portando agitazione e disagi agli allevatori di cavalli e ai gestori di centri ippici della zona. Molte infatti sono le manifestazioni che sono state cancellate: tra queste un raduno a Casarza e uno a Leivi, previsti per sabato 12 e domenica 13 giugno, l’equiraduno regionale (organizzato dalla Federazione italiana turismo equestre) che si sarebbe dovuto svolgere tra il 25 e il 27 giugno a San Pietro Vara. Se nelle propssime settimane si scoprissero nuovi casi, potrebbe essere cancellato anche il raduno dei cavalli bardigiani, che si tiene la seconda domenica di settembre a Farfanosa di Rezzoaglio: il periodo di quarantena, infatti è di 90 giorni. Senza contare che è già stata cancellata la fiera del bestiame di Sbarbari di Rezzoaglio, che si doveva svolgere il 19 maggio, nei giorni in cui si stavano scoprendo i primi casi. La struttura veterinaria dell’Asl 4 sta lavorando alla controffensiva, disponendo restrizioni allo spostamento dei cavalli nella zona interessata, ed effettuando controlli a campione sulla popolazione equina delle vallate. I camionisti specializzati in trasporto di cavalli sono stati raggiunti da una comunicazione con cui l’Asl prescrive di non percorrere, con animali a bordo, la provinciale 48: quella che attraverso il passo del Fregarolo, unisce la val d’Aveto con l’alta val Trebbia. Il sindaco di Rezzoaglio, Roberto Fontana, ha emesso un’ordinanza con cui, ai proprietari degli animali positivi al virus, è stato ordinato di non muovere i cavalli al di fuori dei terreni in cui si trovano. I primi casi si erano registrati poco più di un mese fa in località Cabanne, a Rezzoaglio. E la zona era stata messa in quarantena da una prima ordinanza del sindaco, Roberto Fontana. «Purtroppo il primo provvedimento non è servito - spiega il primo cittadino di Rezzoaglio - visto che nuovi casi si stanno registrando in altre frazioni, e anche nella parte bassa del Comune di Santo Stefano, nella frazione di Caselle. Per questo abbiamo emesso un’altra ordinanza che estende a tutto il nostro territorio comunale l’area di quarantena». Una zona in cui, ai proprietari di cavalli positivi al test di Coggins, viene fatto divieto di trasportare gli animali al di fuori dei terreni in cui si trovano. Infine, di qualche settimana fa è l’ultimo caso, registrato a Carasco: segno che il contagio si sta diffondendo.
IL GAZZETTINO
3 GIUGNO 2010
Oltre un centinaio le tartarughe che popolano il laghetto del Parco etnografico di Rubano
Rubano (PD) - Oltre un centinaio le tartarughe che popolano il laghetto del Parco etnografico di Rubano. Un numero che non permette di accogliere ed ospitare ulteriori esemplari, a rischio è infatti l'ecosistema dello stesso laghetto.Una situazione delicata spiegata da Marco Siciliani, presidente della cooperativa sociale Terra di mezzo che gestisce il Parco etnografico.«La popolazione di tartarughe presente nel lago è in aumento spropositato, molto probabilmente a causa di persone che liberano questi animali nel laghetto senza dovuta autorizzazione».Con l'ultimo censimento eseguito dagli operatori del laghetto si è constatata la presenza di un centinaio di testuggini acquatiche, una sovrappopolazione pericolosa per gli equilibri ambientali di un parco Rubano. La maggior parte delle tartarughe presenti nel laghetto sono di origine esot ica e sono arrivate a Rubano non certo per loro volontà, ma perché abbandonate qui da chi non aveva più alcuna intenzione di occuparsene.«Molte famiglie acquistano le tartarughe come giocattoli per i bambini quando sono ancora piccolissime - commenta il sindaco Ottorino Gottardo - e spesso non sanno che sono animali che vivono molto a lungo e che possono raggiungere dimensioni incompatibili con la vita in cattività. La scelta migliore e responsabile è quella di non acquistare le tartarughe e, qualora le si possegga, rivolgersi al negoziante per verificare dove sia possibile liberarle senza che causino problemi all'ecosistema».
CITTA' DELLA SPEZIA
3 GIUGNO 2010
Serpente di due metri si infila nel vano motore di una Bmw
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La Spezia. Si chiama Herophis Viridi Flavus, volgarmente chiamato "Biacco", serpente non velenoso, che questa mattina intorno alle 8.30 è stato avvistato da alcuni passanti insinuarsi all'interno di un'auto in sosta in piazza Dante. Aveva scelto il vano motore di una Bmw, di proprietà di un 55enne spezzino, forse per trovare il calore di cui...aveva bisogno. Dell'incursione è stata avvisata la polizia che ha tentato, invano, di avvisare gli uffici preposti e specializzati per risolvere la situazione. Così l'auto con a bordo il serpente è stata spostata in una zona di via Lunigiana lontana dalla persone ma nel trasporto l'animale è stato lievemente schiacciato in quanto a causa dei sobbalzi del viaggio è andata ad arrotolare i due metri di lunghezza nell'ammortizzatore della macchina.
E' stata chiamata la veterinaria Melania Verdina, esperta in rettili ed uccelli, che si è presa in cura il rettile. (foto di repertorio)
TG COM
3 GIUGNO 2010
Salva cagna dalle fauci di pitone
Cina, 60enne sfida serpente di 4 metri
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Durante un'escursione, un uomo di 60 anni, pur di salvare la propria cagna dalle fauci di un serpente, ha lottato impavidamente contro un pitone di 4 metri con l'unica arma che possedeva: un ombrello. Robert Stearns, insegnante di origini canadesi, nonno di tre nipoti, stava percorrendo un sentiero selvatico nel distretto dei Nuovi Territori di Hong Kong quando il pitone birmano si è avvolto intorno al corpo di Phoebe, la cagnetta di 18 mesi.
La dura lotta
"Ho pugnalato ripetutamente il corpo del serpente con il mio ombrello fino a piegarne la punta metallica, poi ho provato con tutta la mia forza a sciogliere le spire in cui il cagnolino era avvolto", ha raccontato Stearns all'agenzia Dpa. "Successivamente ho cercato di far leva per tenergli aperte le mascelle e liberare Phoebe, ma anche questo è stato inutile. Il serpente era tremendamente forte". "Alla fine, per disperazione, ho afferrato la coda del pitone: miracolosamente, appena ho stretto la presa, il serpente ha sciolto le sue spire, sembrava un idrante da giardino di quasi 4 metri". La cagnetta, racconta l'uomo, "una volta liberata dalla stretta è riuscita a girare la testa e ha affondato i suoi dentini nel corpo del pitone".Dopo la brutta avventura Phoebe è stata portata da un veterinario, che ha anche curato il suo coraggioso padrone per una ferita alla mano riportata in seguito a un morso del rettile.
YAHOO NOTIZIE
3 GIUGNO 2010
Hong Kong: sessantenne salva cagnetta lottando con pitone
Hong Kong - Brutta avventura per un 60enne escursionista di Hong Kong, che durante un percorso di trekking si e' trovato ad affrontare corpo a corpo un pitone di circa quattro metri che stava per divorare il suo cagnolino. Robert Stearns, insegnante di origini canadesi, nonno di tre nipoti, stava percorrendo un sentiero selvatico nel distretto dei Nuovi Territori di Hong Kong quando il pitone birmano si e' avvolto intorno al corpo di Phoebe, la sua cagnetta di 18 mesi.
IL PICCOLO 3 GIUGNO 2010
La cattura e l’abbattimento di animali selvaggi possono rappresentare una soluzione ...
ROMA La cattura e l’abbattimento di animali selvaggi possono rappresentare una soluzione per ridurre popolazioni caratterizzate da una eccessiva prolificazione. Ma non possono diventare una prassi soprattutto se si verifica in un territorio comunale collocato in un Parco nazionale individuato come Sito di importanza comunitaria (Sic). Inoltre questa pratica deve essere sostenuta da una adeguata motivazione oppure che sia stato accertato un pericolo per l'incolumità pubblica. La decisione è del Tar siciliano che annulla l'ordinanza del sindaco del Comune di Collessano, che autorizzava i cittadini in possesso del porto d'armi a abbattere i maiali inselvatichiti presenti sul territorio comunale. Si trattava di animali che causavano all’agricoltura. Da qui la sollecitazione a Comuni, Province e Regioni, e anche Enti parco a identificare un metodo per contenere il fenomeno anche in modo cruento. Ma secondo il Tar, l'ordinanza è illogica quando autorizza i cittadini in possesso del porto d'armi all'abbattimento generalizzato dei suidi, in evidente contrasto con il superiore interesse alla difesa dell'incolumità pubblica. Il Tribunale ricorda che secondo la legge l'uccisione attraverso armi da fuoco è plausibile, ma solo come soluzione finale o meglio quando i metodi ecologici siano stati accertati come inefficaci. Solo qualora l'Istituto nazionale per la fauna selvatica (Infs) verifichi la non efficacia di metodi di contenimento numerico alternativo, le Province - fra l'altro e non i Comuni - possono autorizzare piani di abbattimento. IL PICCOLO 3 GIUGNO 2010
Sparare ai cinghiali si può ma solo se c è il permesso
ROMA La cattura e l’abbattimento di animali selvaggi possono rappresentare una soluzione per ridurre popolazioni caratterizzate da una eccessiva prolificazione. Ma non possono diventare una prassi soprattutto se si verifica in un territorio comunale collocato in un Parco nazionale individuato come Sito di importanza comunitaria (Sic). Inoltre questa pratica deve essere sostenuta da una adeguata motivazione oppure che sia stato accertato un pericolo per l'incolumità pubblica. La decisione è del Tar siciliano che annulla l'ordinanza del sindaco del Comune di Collessano, che autorizzava i cittadini in possesso del porto d'armi a abbattere i maiali inselvatichiti presenti sul territorio comunale. Si trattava di animali che causavano all’agricoltura. Da qui la sollecitazione a Comuni, Province e Regioni, e anche Enti parco a identificare un metodo per contenere il fenomeno anche in modo cruento. Ma secondo il Tar, l'ordinanza è illogica quando autorizza i cittadini in possesso del porto d'armi all'abbattimento generalizzato dei suidi, in evidente contrasto con il superiore interesse alla difesa dell'incolumità pubblica. Il Tribunale ricorda che secondo la legge l'uccisione attraverso armi da fuoco è plausibile, ma solo come soluzione finale o meglio quando i metodi ecologici siano stati accertati come inefficaci. Solo qualora l'Istituto nazionale per la fauna selvatica (Infs) verifichi la non efficacia di metodi di contenimento numerico alternativo, le Province - fra l'altro e non i Comuni - possono autorizzare piani di abbattimento. IL PICCOLO ISTRIA 3 GIUGNO 2010
Cherso, inseguito da un cinghiale finisce all'ospedale
Andrea Marsanich
CHERSO Poteva accadere ed è accaduto. L’altro ieri a poche centinaia di metri dalle prime case di Cherso città, in località Volnik, un agricoltore locale è stato attaccato da un cinghiale, riportando ferite al volto causate da una brutta caduta avutasi mentre stava scappando, inseguito dall’animale. Il chersino Claudio Ferlora era andato nella sua campagna, a vedere le colture, quando si è visto a tu per tu con un cinghiale, un esemplare giovane ma non per questo poco pericoloso. L’animale ha subito mostrato le sue intenzioni nei confronti dell’isolano, lanciandosi contro Ferlora, al quale non è rimasto altro che mettersi in fuga. Nello scavalcare un muretto a secco, il chersino è ruzzolato a terra, ferendosi al viso. Per fortuna che in quel momento fossero nei paraggi altri due chersini, Alfred Negovetic e Marko Diaci, lesti nell’opporsi all’inferocito animale. La lotta è durata una quindicina di minuti, quanto è bastato ai due a uccidere il cinghiale. Si è scoperto che aveva una seria ferita alla mascella inferiore, il che avrà aumentato l’istinto di autodifesa e quindi la sua aggressività verso Ferlora e i due concittadini accorsi a soccorrerlo. Quello di Volnik è il primo attacco a Cherso di un cinghiale all’uomo. Come da noi più volte rilevato, l’Arcipelago di Cherso e Lussino brulica di cinghiali, specie alloctona e introdotta dissenatamente quasi 30 anni fa per incrementare il turismo venatorio. Da allora questi grufolatori stanno combinando un guaio dietro l’altro, danneggiando colture, facendo andare giù i tipici muretti a secco dell’isola e cibandosi di agnelli. Agricoltori e allevatori di ovini si sono lamentati parecchie volte per quanto accaduto, rilevando – assieme all’opinione pubblica e alla stampa – che prima o poi ci sarebbe stato un attacco all’uomo. L’episodio di martedì mattina non ha avuto per fortuna serie conseguenze, anche perché l’animale non ha potuto colpire con le proprie zanne, ferito proprio alla bocca, e poi è stato ucciso. Ma a Cherso, come pure a Lussino, ci sono bestioni che superano i 100 chilogrammi, le cui eventuali cariche potrebbero avere conseguenze molto pericolose. Settimane fa, alcuni turisti avevano notato che un gruppo di cinghiali si muovevano – neppure troppo furtivi – nella pineta di Cigale (Cikat), a Lussino, a poche decine di metri dal mare. Avvistamenti si sono avuti un po’ in tutto l’arcipelago, a conferma che la specie – introdotta nella parte settentrionale di Cherso – si è spinta fino nella parte meridionale di Lussino. È dal 1985 che allevatori e agricoltori stanno protestando contro la presenza dei cinghiali a Cherso. La prima petizione contro questi animali si ebbe 25 anni fa, con i chersini che già allora erano dell’opinione che i cacciatori facessero poco per liberare l’isola dai cinghiali. È trascorso un quarto di secolo, si sono avute altre raccolte di firme, manifestazioni di protesta, lettere aperte, interpellanze parlamentari, ma la situazione è parecchio peggiorata. Nelle due isole vivono centinaia e centinaia di cinghiali e finora a nulla sono valsi i tentativi di sterminarli, al contrario di quanto verificatosi a Veglia, dove questa specie alloctona sembra essere praticamente scomparsa dopo anni e anni di caccia serrata. IL CENTRO 3 GIUGNO 2010
Varato il nuovo piano faunistico e venatorio
TERAMO. Approvate all’unanimità dal consiglio provinciale le modifiche al piano faunistico venatorio 2001/2006. Il territorio a disposizione rimane lo stesso ma vengono riaperte alcune riserve dove la presenza del cinghiale continua a dare problemi. Istituite anche nuove zone di protezione per gli animali. «Le modifiche sono il frutto di tavoli di confronto con gli stessi cacciatori, con gli Atc e con le associazioni di riferimento: quelle venatorie, quelle agricole e quelle ambientaliste», spiega l’assessore Giuseppe Di Michele che aggiunge, «L’80% delle modifiche è stato proposto dagli interessati. Puntiamo ad un maggiore coinvolgimento e soprattuto ad una maggiore responsabilizzazione dei cacciatori ai quali stiamo pensando di affidare la gestione delle riserve. Fra le nostre priorità, infatti, vi è la lotta al bracconaggio che rappresenta la vera piaga per la fauna». In realtà la Provincia di Teramo è l’unica in Abruzzo ad aver già nel 2008 deliberato un nuovo piano faunistico ma la Regione non lo ha mai approvato in attesa che anche le altre Province aggiornassero la pianificazione faunistica-venatoria. Dai precedenti 34 istituti di tutela e produzione (oasi, zone di ripopolamento e cattura, aree cinofile) si è passati a 41 e senza alterare il rapporto tra aree chiuse alla caccia e quelle aperte: dieci istituti vengono confermati inalterati; quindici vengono revocati; venti vengono istituiti ex novo; nove vengono parzialmente modificati. La nuova configurazione ha un duplice obiettivo: quello di aggiornare la pianificazione territoriale alla luce della attuale situazione geografico/ambientale, e quello di razionalizzare l’utilizzo dei territori mediante la conferma degli istituti faunistici virtuosi e la revoca, con la conseguente riapertura alla caccia, di quelli meno efficaci. Per quanto riguarda le oasi due sono individuate nel comprensorio faunistico-venatorio “Salinello” e due nel comprensorio del “Vomano”. Sette sono le aree cinofile permanenti e di queste tre sono nel comprensorio “Salinello” e quattro nel comprensorio “Vomano”. Le 29 zone di ripopolamento e cattura sono così ripartite: 14 nel comprensorio “Salinello“ e 15 nel comprensorio “Vomano”.
LEGGO
3 GIUGNO 2010
MAREA NERA: SCOMMESSE SUGLI ANIMALI IN ESTINZIONE
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Aperte su PaddyPower.com le scommesse sul disastro della BP inel Golfo del Messico. Due i quesiti su cui è possibile puntare e vincere: quale sarà il primo animale ad estinguersi a causa della marea nera che sta flagellando il golfo del Messico? E quale sarà la prima testa a saltare, tra la dirigenza BP e la Casa Bianca?
Pubblicate le quote relative alle specie più a rischio, che potrebbero essere la tartaruga di Kemp, già a rischio prima del disastro, o il tonno rosso, che in questo periodo depone le uova proprio nell'area del disastro. Il disastro della Deepwater Horizon, infatti, non poteva avvenire in un periodo peggiore per i tonni rossi, che già sono considerati una specie a rischio estinzione. Seguono la tartaruga liuto e il pellicano. «Queste scommesse servono a sottolineare che c'è una catastrofe ecologica in corso - scrive il bookmaker irlandese sul suo sito - e l'unica scommessa sicura è che qualche specie di animale marino verrà persa. Noi abbiamo una filosofia: se c'è un evento nel mondo di cui la gente parla, ha il diritto anche di scommetterci dei soldi». E se queste quotazioni alimentano le discussioni sull'opportunità o meno di speculare su un disastro di tale portata, meno controversa è la decisione di far scommettere anche su quale dirigente verrà sostituito a causa del disastro: in cima alla lista ovviamente c'è Tony Hayward, amministratore delegato della Bp, che è dato 6/4, seguito da altri tre dirigenti dell'azienda petrolifera. Si può anche scommettere sulla caduta del presidente Barack Obama, che pagherebbe 20 volte i soldi scommessi. LE ALTRE SCOMMESSE Il disastro ambientale non è il solo evento inusuale su cui si può scommettere sul sito: una sezione riguarda anche gli studi in corso nell'acceleratore Lhc di Ginevra. In questo caso si può puntare su se sarà scoperta prima la materia oscura o il bosone di Higgs, ma i più spericolati possono anche scegliere di scommettere sulla scoperta di Dio, che è data 100 a 1. IL PICCOLO 3 GIUGNO 2010
Balene e delfini
Oggi il Wwf Area Marina Protetta di Miramare propone l’ultimo incontro primaverile sul tema della biodiversità marina: ”Visti da sotto: balene e delfini del nostro mare”, questo il titolo dell’incontro in programma alle 17.30 al Circolo Aziendale Generali (piazza Duca degli Abruzzi,1). La scaletta degli interventi con relativi filmati prevede per iniziare un video sui cetacei del mediterraneo, girato da Mauro Francesconi nel Santuario Pelagos del Mar Ligure, in cui si vedono le principali specie di mammiferi marini presenti nel nostro mare e se ne sentono i suoni. Il secondo video sarà dedicato ai cetacei nel Golfo di Trieste. L’autore, Gianni Mangiagli, lo ha girato in occasione della visita del tursiope in Sacchetta a Trieste: sarà lo spunto per parlare della presenza, seppur sporadica, di questi animali sotto costa e per introdurre i programmi di monitoraggio transfrontaliero condotti assieme a Morigenos, associazione onlus slovena attiva dal 2001 nell’ambito della loro salvaguardia. Il terzo intervento ”Incontri particolari in Golfo di Trieste” è il video sulla megattera girato lo scorso anno dai biologi della Stazione di Biologia Marina di Pirano, parte dell’Istituto Nazionale di Biologia di Lubiana e commentato dal professor Lovrenc Lipej. Infine l’ultimo intervento parlerà di cetacei e comunicazione: porterà la propria esperienza l’associazione croata Blue World, attiva nello studio della popolazione stanziale di tursiopi a Lussino. LA PROVINCIA PAVESE 3 GIUGNO 2010
In Italia è già emergenza
ROMA. «Tante specie. Un Pianeta. Un futuro». E’ lo slogan della Giornata mondiale dell’Ambiente, che si celebra il 5 giugno, evento lanciato dall’Onu nel 1972 che mobilita milioni di persone da un angolo all’altro del globo. Lo slogan è accompagnato da un appello per conservare la diversità della vita sul pianeta. Il 2010 è l’anno internazionale della biodiversità, patrimonio messo a rischio da deforestazione, cementificazione, inquinamento e riscaldamento. L’emergenza riguarda tutto il pianeta ma «l’Italia è particolarmente esposta» sostiene Jacqueline McGlade, direttore dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea). Insomma siamo il Paese più ricco di biodiversità con 57.468 specie animali (8,6% endemiche), 12.000 specie floristiche (13,5% endemiche), ma molto di questo patrimonio si sta perdendo. Nel rapporto «Biodiversità a rischio», Legambiente segnala che negli ultimi 10 anni è stata persa una superficie forestale di oltre 50mila chilometri quadrati, un polmone verde pari a due volte la Sicilia. Una specie vegetale, la «Radula visiniaca», è già estinta e altre 15 sono a rischio come l’Abete dei Nebrodi e il Ribes di Sardegna. Passando alla fauna, un mammifero, il «Prolago sardo», è già estinto e il Wwf stima che siano in pericolo il 68% dei vertebrati terrestri, il 66% degli uccelli, il 64% dei mammiferi, il 76% degli anfibi, il 69% dei rettili e addirittura l’88% dei pesci di acqua dolce. L’associazione del panda ha stilato una lista degli animali che «richiedono interventi urgenti di tutela»: 23 specie a partire dall’orso bruno di cui si contano meno di 90 esemplari tra Alpi e Appennini. Seguono la lontra che raggiunge a stento i 220-260 esemplari; l’aquila del Bonelli che arriva alle 15 coppie; l’avvoltoio Capovaccaio con 10 coppie; il lanario, con poche centinaia di coppie. La pernice è ridotta a 5.000-9.000 coppie e per la gallina prataiola si contano 1.500-2.000 esemplari. Le anatre mediterranee sono entro le 60-70 e ci sono meno di 10 esemplari di pelobate fosco. A rischio anche la testuggine comune, 48 specie di pesci delle acque interne, le tartarughe marine, il delfino comune, il tonno rosso, la foca monaca e i pipistrelli. Ci sono poi le specie «su cui non si deve abbassare la guardia»: il camoscio appenninico (700-800 esemplari), lo stambecco alpino (30.000 capi), il lupo (500-800), il capriolo italico (meno di 10.000), l’airone bianco maggiore (40 coppie nidificanti), il falco pellegrino (oltre 1.300 coppie) e il cervo sardo. Tra le cause principali della riduzione di biodiversità in Italia, c’è il consumo del suolo. Ogni anno «a causa dell’urbanizzazione e dell’assenza di una corretta pianificazione territoriale - si legge nell’ultimo rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale - le città mangiano un spicchio di natura grande 15.000.000 di metri quadrati». La conseguenza? Frane e alluvioni. Secondo Legambiente in «Italia si è triplicato l’inaridimento del suolo e il 27% del territorio rischia di trasformarsi in deserto». La Puglia è la più esposta con il 60% della sua superficie, seguita da Basilicata (54), Sicilia (47) e Sardegna (31). A rischio anche le piccole isole. E l’Enea inserisce tra le regioni in pericolo pure Calabria, Campania e Molise. Che fare? Il ministro Stefania Prestigiacomo ha annunciato una «Strategia nazionale per la biodiversità». Basterà? C’è da sperarlo perché, avvertono gli esperti, il tempo stringe e se dovesse sparire il nostro patrimonio di biodiversità ci ritroveremmo senza un’area grande quanto Lazio e Campania messe insieme.
GUIDE SUPER EVA
3 GIUGNO 2010
La leucemia felina
Quando vaccinare il nostro gatto anche per la FeLV
Quando porteremo il gatto per la prima volta a vaccinare il veterinario ci farà diverse domande sul suo stile di vita per valutare la necessità del vaccino per la FELV, acronimo dell’inglese Feline leukemia virus ovvero la leucemia felina.La FELV è causata da un retrovirus, la cui particolarità sta nel fatto che una volta introdottosi nell’organismo ne altera le cellule inserendosi all’interno dalla sua mappa genetica, il DNA.La FELV può essere contratta dal contatto con un gatto infetto tramite secrezioni (saliva, lacrime) o sangue oppure può trasmetterla la madre ai gattini sia durante la gravidanza che durante l’allattamento. In alcuni casi, se l’esposizione al virus è stata breve e se il suo sistema immunitario reagisce, il gatto diventa immune e l’infezione viene respinta. La maggior parte delle volte il sistema immunitario non è in grado di debellare il virus che può restare latente per circa due anni o può manifestarsi subito con febbre, inappetenza, linfonodi del collo ingrossati, problemi all’ all’apparato gastro-intestinale, alla bocca, agli occhi e al naso, e nel 30% dei malati può causare un cancro.In entrambi i casi la FELV condurrà alla morte il nostro amico dopo periodi di alternanza tra la manifestazione della malattia e periodi in cui il gatto sembra sano.Per scongiurare tutto ciò si può vaccinare il proprio gatto ma bisogna ricordare che il vaccino non copre al 100% e diversi studi dimostrano lo sviluppo nel luogo dell’iniezione di un fibrosarcoma, un tumore dei tessuti connettivo molto aggressivo.Anche se il fibrosarcoma ha una bassa incidenza ( si ammala un gatto su 5000), i veterinari hanno rivisto il protocollo di vaccinazione e consigliano il vaccino per la FELV solo ai gatti che rischiano di entrare in contatto col virus, ovvero i gatti che vengono tenuti all’aperto o che escono di casa. Al momento non esiste una cura per questa malattia e tutto ciò che possiamo fare è una terapia di supporto e come sempre dare tutto il nostro amore al nostro amico malato.
IL PICCOLO 3 GIUGNO 2010
SEGNALAZIONI
Per una volta questa rubrica darà voce a un pensiero non solo mio ma, credo, di tutti gli iscritti all’Ordine dei Medici Veterinari della Provincia di Trieste di cui sono vice-Presidente. Chiarito che la proprietà di un cane ce ne rende responsabili e che, quindi, spetta a noi raccoglierne le deiezioni e che i proprietari che non assolvono a questo semplice atto di buona educazione sono ingiustificabili dal momento che oggi sono disponibili sacchetti e palette di ogni colore, forma e dimensione agganciabili al guinzaglio del cane. Qualunque persona beneducata e proprietaria di un cane sarebbe favorevole a sanzioni più severe (i cui ricavati potrebbero essere utilizzati per la pulizia degli arredi urbani e l’allestimento di aree verdi) e ad un maggiore controllo, perché è per colpa dei “soliti noti” se tutta la categoria cani-padroni viene discriminata. Detto questo, prima di formulare il nuovo Regolamento Comunale di Igiene Urbana nei termini in cui se ne è finora discusso su stampa e tv, poteva esser utile consultare qualcuno che spiegasse a chi di dovere le esigenze del nostro amico a quattro zampe (tra l’altro, esiste una Commissione Zoofila Comunale). Per Etogramma, in Etologia, si intende il “campionario” dei comportamenti propri di una specie animale. L'Etogramma canino può essere suddiviso in una serie di classi comportamentali e tali classi sono a loro volta suddivisibili in una serie di "moduli comportamentali" che Scott e Fuller già nel 1965 avevano catalogato in: comportamento investigativo, comportamento agonistico, comportamento eliminatorio, comportamento ingestivo, comportamento sessuale e ricerca di comfort ambientale. Il comportamento eliminatorio è un qualcosa di innato nel cane, e certo deve essere adattato all’ambiente in cui vive, ma cercando di rispettare le sue esigenze. Nell’impossibilità di urinare su alberi e cespugli, che spesso gli sono preclusi per la mancanza di aree verdi ad essi dedicate, i cani maschi adattandosi alla città urinano su altre superfici verticali e punti di passaggio, depositando (secondo il loro Etogramma di cani maschi) marcature e non solo assolvendo ad un bisogno fisiologico. Le femmine in questo caso sono meno problematiche, si accucciano e vuotano la vescica in una o due pozze, possibilmente sull’erba. Mi si spieghi come farà il Signor X, che abita con il suo amato Fido in Via Piccardi piuttosto che in Riva Grumula, a non infrangere le nuove norme. Se nell'uomo la qualità della vita chiama in causa diversi elementi quali la salute, il piacere, le relazioni con gli altri, analogamente anche il benessere degli animali presuppone il soddisfacimento di un certo numero di condizioni. Già nel 1992 il Farm Animal Welfare Council codificò le cinque libertà fondamentali degli animali domestici e di allevamento: 1 - libertà dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione; 2 - libertà dai disagi ambientali; 3 - libertà dalle malattie e dalle ferite; 4 - libertà di poter manifestare le caratteristiche comportamentali specie-specifiche; 5 - libertà dalla paura e dallo stress. All’Anagrafe Canina della Provincia di Trieste sono iscritti quattordicimila cani che votano per interposto proprietario, e chiedono agli amministratori di tutelare il loro benessere.
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LIBERO
3 GIUGNO 2010
VIVISEZIONE AL NIGUARDA, ANIMALISTI IN RIVOLTA
SUL SOCIAL NETWORK PETIZIONE PER EVITARE LE OPERAZIONI DI LABARSOCPIA SUGLI ANIMALI VIVI
L'ospedale Niguarda di Milano, in collaborazione con l'Aims Academy, ha iniziato ieri una conferenza internazionale in cui si parlerà di chirurgia laparoscopica avanzata. Ma non è una semplice conferenza. Già perché nella brochure dell’evento è stato specificato che gli interventi dimostrativi saranno realizzzati dal vivo con sessioni pratiche sugli animali vivi. |