L'ARENA GIORNALE DI VERONA
3 APRILE 2010
SAN BONIFACIO (VR). Quattro ore di passione lungo la strada regionale 11 a Villanova e traffico a singhiozzo per le operazioni di cattura dell’animale
Corrida per fermare il toro in fuga
Il bovino di razza Limousine, pesante tre quintali, è stato alla fine colpito con una fiala di sedativo ed è miracolosamente risalito da solo sul camion
![]() ![]()
San Bonifacio (VR) - Quattro ore di tensione, oltre che di disagi alla circolazione stradale, quelle causate ieri mattina da una toro di quasi tre quintali, sfuggito al controllo di un autotrasportatore che stava riequilibrando il peso del carico di animali sul camion. Tutto è accaduto a Villanova, dopo l'uscita dal casello dell'autostrada. Quattro ore di «corrida», fortunatamente incruenta, conclusasi felicemente: «Un miracolo», è stato il commento generale quando l'animale, dopo tante scorribande, è risalito spontaneamente sul camion dal quale era fuggito. I carabinieri del Pronto intervento di San Bonifacio, con il mitra spianato, erano pronti ad abbattere il grosso animale nel caso avesse invaso la strada regionale 11, trafficata a quell’ora, complice la giornata pre-fine settimana e l’esodo pasquale. Tutto è cominciato alle 7 del mattino, quando un autotrasportatore bergamasco ha fermato il suo autotreno, che trasportava una cinquantina di tori Limousine provenienti dalla Francia, in una piazzola subito dopo il cavalcavia antistante il casello autostradale. Avendo già scaricato in Trentino una decina di animali, doveva spostarne una parte dal pianale superiore a quello inferiore per riequilibrare il carico.
E’ stato a questo punto che, aperto il cancello che separa gli animali, un torello da ingrasso di circa 14 mesi, improvvisamente è scattato, facendosi largo con la sua mole. Il camionista per fortuna è stato solo sfiorato dall’animale impazzito che è fuggito, inutilmente inseguito per quasi mezzo chilometro lungo la strada regionale. Il toro si è poi sdraiato sotto l'argine del torrente Alpone, all'interno dell'area dell'ex zuccherificio di Villanova. Il camionista ha avvertito i carabinieri, che si sono precipitati sul posto assieme alla polizia locale e alla polizia provinciale, sia per controllare la situazione e il traffico, sia per coordinare le operazioni di cattura dell'animale. Sono quindi arrivati anche la titolare dell'azienda di Zerpa di Belfiore dove doveva essere trasportato il toro fuggiasco e dove, nel frattempo, erano stati scaricati gli altri 31 animali, e il veterinario dell'Ulss 20, Flavio Comencini, con le fiale di sedativo da sparare all'animale per addormentarlo e poterlo caricare sull'autotreno. Verso le 11 un incaricato della polizia provinciale con l'apposito fucile è riuscito, dopo un accorto avvicinamento, a sparare il dardo con il tranquillante e a fare centro. Il toro, che fino a quel momento era rimasto apparentemente tranquillo sull'erba, ha ripreso a correre all'interno dell'area dell’ex zuccherificio, cercando di uscire, sfondando in più punti la rete di recinzione, fortunatamente abbastanza resistente, a suon di testate. Il farmaco infatti impiega un quarto d'ora prima di fare effetto. Nei momenti più delicati dell'operazione, il traffico stradale si è svolto a singhiozzo o è stato bloccato da vigili e carabinieri per evitare rischi: se il toro fosse riuscito a sfondare la rete che costeggia la strada regionale, il pericolo per i mezzi in transito sarebbe stato altissimo, anche se i carabinieri erano pronti ad aprire il fuoco per abbattere l'animale. Fortunatamente il toro, nella sua foga, poco dopo le 11 ha imboccato un varco davanti al quale era stato sistemato un grosso mezzo di sollevamento dell'azienda di Maurizio Peruzzi, accanto all'autotreno dal quale il toro era fuggito. Forse attratto dall'odore, l'animale è riuscito a imboccare la passerella ed è risalito sul camion, facendo tirare un grande sospiro di sollievo a tutti per l’insperata conclusione della corrida pre-pasquale.
IL SECOLO XIX
3 APRILE 2010
Varese, 60 animali in pochi metri
Gorla Maggiore (VA) - Sessanta cuccioli di cane tenuti da mesi in spazi bui e angusti all'interno di un negozio specializzato di Gorla Maggiore, a Varese. Accade il 19 marzo. Gli inquirenti puntano a un collegamento con il fenomeno del traffico clandestino di cuccioli provenienti dall'est europeo: i documenti che accompagnavano i cani erano difformi e incompleti.
TARGATO CN
3 APRILE 2010
Govone (CN): avvelena il cane del vicino, rischia fino a 18 mesi
Govone (CN) - Ha rinvenuto morto il suo cane, un boxer, nel cortile di casa. Fino alla sera prima nessuna avvisaglia di problemi. E' successo ad un impiegato residente nei pressi di Govone, in una villetta. Sul posto è intervenuto un veterinario che subiro si è accorto che il cane era stato avvelenato. Sono quindi stati chiamati anche i Carabinieri della Stazione di Govone che hanno immediatamente avviato gli accertamenti necessari a risalire all’identità dell’autore del gesto. I sospetti dei militari si sono subito concentrati sul vicino di casa del proprietario dell’animale, un pensionato del luogo che già in passato si era lamentato del fatto che il cane spesso abbaiava arrecandogli disturbo. In effetti i sospetti erano fondati dal momento che i Carabinieri, nel corso di una perquisizione disposta dall’Autorità Giudiziaria nell’abitazione del pensionato, hanno rinvenuto e sequestrato un veleno per ratti compatibile con quello fatto ingerire al boxer. Per il pensionato indagato è scattata quindi l’accusa del reato di maltrattamento ed uccisione di animali domestici, reato introdotto da una legge che tutela gli animali dai maltrattamenti entrata in vigore nel 2004, ed ora rischia una condanna del Tribunale che può arrivare a 18 mesi di reclusione.
LA TRIBUNA DI TREVISO
3 APRILE 2010
SMARRIMENTO
Una settimana fa nel pomeriggio, a Sant’Alberto di Zero Branco (TV), dove era appena stata affidata è scappata Medea. E’ un meticcio, femmina, sterilizzata di 2 anni, taglia media. Per segnalazioni: 335 7411410
http://persietrovati.blogspot.com/2010/04/santalberto-tv-smarrito-cane-meticcio.html
ANSA AMBIENTE
3 APRILE 2010
ANIMALI: AIDAA;NEL 2009 AVVELENATI 130MILA CANI,IL 30% MORTI
ROMA - Sono stati circa 130mila i cani rimasti vittime di avvelenamento nel 2009; di questi circa il 30%, 39mila, sono morti. Lo rende noto l'Associazione italiana Difesa Animali ed Ambiente (Aidaa) nel sottolineare che ''nonostante lo spargimento di bocconi avvelenati sia oramai un reato, la strage silenziosa dei cani avvelenati non accenna a fermarsi''. Diverse le motivazioni all'origine degli avvelenamenti: nelle regioni del Sud, dove piu' forte e' il fenomeno del randagismo, migliaia di cani - prevalentemente appunto randagi - vengono uccisi dai bocconi avvelenati sparsi in luoghi isolati, in campagna, dove abitualmente si radunano i branchi. Ma il fenomeno dei bocconi avvelenati e' piuttosto diffuso anche nelle regioni del Centro Italia e in Veneto. Nelle aree urbane si registra invece, continua L'Aidaa, l' aumento dell'avvelenamento di cani domestici, vittime questi delle esche avvelenate sistemate nelle aiuole pubbliche e destinati alla derattizzazione; anche in questo caso il livello dei decessi dei cani e' pari al 30% del totale degli avvelenamenti; tra le zone piu' colpite da questo fenomeno ci sono Milano e i paesi dell'hinterland. Non mancano infine casi di avvelenamento 'a domicilio', cani in questo caso vittime prevalentemente di esche killer buttate da vicini intolleranti che non sopportano l'abbaiare di fido. Al Tribunale degli Animali di Aidaa, nel 2009, sono arrivate 714 segnalazioni di cani avvelenati all'interno di proprieta' private. ''Crediamo necessario - conclude il presidente nazionale Aidaa Lorenzo Croce - un intervento massiccio di controllo per arginare, e se possibile stroncare, questo odioso fenomeno. Non e' infatti uccidendo gli animali che si risolve il problema del randagismo, ma intensificando le campagne di sterilizzazione; va peraltro considerata la pericolosita' delle esche velenose che, oltre ad essere mortali per i cani, possono esserlo anche per i bambini''.
VIRGILIO NOTIZIE
3 APRILE 2010
Animali/ Aidaa: Nel 2009 130mila cani avvelenati: 39mila son morti
"La strage silenziosa non accenna a fermarsi"
Milano - "Sono stati circa 130mila i cani rimasti vittime di avvelenamento nel 2009 e di questi circa 39mila sono morti". E' quanto denuncia l'Associazione italiana per la difesa di animali e ambiente (Aidaa), sottolineando che "nonostante lo spargimento di bocconi avvelenati sia oramai un reato, la strage silenziosa dei cani avvelenati non accenna a fermarsi". Secondo Aidaa sono diverse le motivazioni all'origine degli avvelenamenti: "nelle regioni del Sud, dove più forte è il fenomeno del randagismo, migliaia di cani vengono uccisi dai bocconi avvelenati sparsi in luoghi isolati, prevalentemente in campagna, dove abitualmente si radunano i branchi di randagi, ma si tratta di un fenomeno piuttosto diffuso anche nelle regioni del Centro Italia ed in Veneto". "Nelle aree urbane si registra invece l'aumento dell'avvelenamento di cani domestici, vittime questi delle esche avvelenate sistemate nelle aiuole pubbliche e destinati alla derattizzazione, con un livello dei decessi pari al 30% del totale degli avvelenamenti" continua l'Aidaa, evidenziando che "tra le zone più colpite da questo fenomeno ci sono Milano e i paesi dell'hinterland". Non mancano infine, sempre secondo l'associazione animalista, casi di avvelenamento "a domicilio", con cani "vittime prevalentemente di esche killer buttate da vicini intolleranti che non sopportano l'abbaiare di Fido". Al Tribunale degli Animali di AIDAA nel 2009 sono arrivate 714 segnalazioni di cani avvelenati all'interno di proprietà private.
IL SECOLO XIX
3 APRILE 2010
La carica dei cento cuccioli salvati
Una decina di volontari impegnati ad accudire i più piccoli
Imperia, fermata una tratta di cani dall'europa dell'Est: hanno poco più di un mese
Paolo Isaia
Imperia. Il più piccolo ha 30 giorni, il "maggiore" non arriva a 40. I loro occhi tradiscono ancora la paura che devono avere provato mentre viaggiavano stipati su quel furgone diretto in Francia, assieme ad un'altra ottantina di compagni di tutte le razze. Solo poco più adulti.
Il destino di ventidue cuccioli, tutti strappati all'allattamento per essere venduti nei negozi della Spagna, grazie ad una falsa "carta d'identità", è cambiato grazie all'intervento degli uomini del corpo forestale dello Stato, che l'altra mattina hanno bloccato il camion-lager sui cui viaggiavano alla frontiera di Ventimiglia. Alla guida c'era uno slovacco, un connazionale al fianco per dargli il cambio lungo le centinaia di chilometri dall'Est Europa al Paese iberico. Entrambi sono stati denunciati per l'utilizzo della falsa documentazione e per il maltrattamento degli animali, in quanto tolti alle cure materne troppo presto. Dopo il sequestro, i ventidue cuccioli sono stati portati da Ventimiglia a Imperia, e affidati al rifugio "La Cuccia", convenzionato con il Comune. Sono 16 maltesi, 5 shitzu e un chow-chow, e sono tutti in pericolo di vita. «Purtroppo - spiega Maria Luisa Novaro Mascarella, presidente della sezione di Imperia della Lega del Cane - sono stati strappati alle loro madri ancora nella fase di allattamento, e pertanto non hanno più ricevuto gli anticorpi contenuti nel latte materno. Sono immuno-depressi, è sufficiente un raffreddore, che a un cane adulto non comporterebbe problemi, per ucciderli». Proprio ieri, uno dei maltesi ha iniziato a starnutire, ed è stato messo sotto apposita terapia, nell'apprensione generale. La cura dei cuccioli, custoditi in un locale riscaldato, è affidata a una decina di volontari, che si alternano per garantire una presenza costante, al mattino e al pomeriggio. Per entrare nel locale, indossano tutti mascherina e sovrascarpe, per cercare di mantenere l'ambiente più sterile possibile. Inevitabilmente, dopo la notizia del sequestro, è iniziata la corsa all'adozione. Ma prima di pensare ad affidare i cuccioli ad una nuova famiglia, devono crescere ancora, almeno un paio di settimane. «Invitiamo tutti coloro che sono interessati all'adozione a non chiamarci più, almeno fino alla metà di aprile. I cani saranno comunque a disposizione solo una volta tolto il sequestro». Allo stesso tempo, la presidente imperiese della Lega del Cane lancia un appello affinché nessuno si rechi al rifugio per vederli. Oltre a intralciare il lavoro dei volontari, farebbero un viaggio a vuoto, proprio perché i cuccioli sono in prognosi riservata. La loro età, purtroppo, è anche quella che fa salire il prezzo. Chi li acquista, pensando che siano "regolari" grazie ai documenti falsi, va inconsapevolmente - ma non sempre - ad alimentare un mercato illegale che movimenta circa 300 milioni di euro all'anno. Il profitto nasce proprio dalla "cittadinanza": un cane comprato a 60 euro nell'Est Europa in quelle che ormai vengono chiamate "puppy mills", o fabbriche di cuccioli, sono venduti a prezzi fino a 20 volte superiori. Dopo l'operazione, il presidente nazionale dell'Enpa, Carla Rocchi, ha elogiato «la professionalità e la tempestività grazie alle quali il Corpo Forestale dello Stato è intervenuto, ancora una volta, a difesa dei diritti degli animali». «Il sequestro di Ventimiglia - ha aggiunto Carla Rocchi - è solo l'ultimo di una lunghissima serie e dimostra quanto sia urgente stroncare questi traffici illeciti. Torno a sollecitare il Parlamento italiano affinché approvi la legge di ratifica della Convenzione di Strasburgo, un mezzo essenziale per potenziare gli strumenti repressivi previsti dal nostro ordinamento. L'iter, completato quattro mesi fa, aspetta solo l'approvazione finale».
IL GAZZETTINO
3 APRILE 2010
Catturavano uccelli protetti o fagiani, denunciati ad Annone Veneto e a Eraclea tre bracconieri
ANNONE VENETO (VE) - Catturavano uccelli protetti o fagiani, denunciati ad Annone Veneto e a Eraclea tre bracconieri. Sono stati gli agenti della Polizia provinciale a scoprire il sopruso e a liberare 11 animali, alcuni dei quali ingabbiati a mo’ di esca.A finire nella rete degli agenti tre bracconieri, di Eraclea, Annone e uno di nazionalità marocchina. Ad Annone Veneto, in via Triestina, tre fringuellini, appartenente al tipo «Verzellino» e quindi di specie protetta, erano stati ingabbiati in attesa del loro predatore. Fortunatamente sono arrivati prima gli agenti della Provinciale che hanno aperto la gabbia in cui erano rinchiusi. Pare che fossero stati catturati utilizzando del vischio per topi.In zona "Revedoli" di Eraclea un bracconiere aveva creato un dispositivo con una rete metallica fissata a un telaio in legno che costituiva una trappola a scatto, per la cattura di fauna selvatica. Ad un centinaio di metri c'era la voliera contenente già sette fagiani e una ghiandaia, frutto dell'attività di bracconaggio. In via Pascoli invece, vicina alla golena del Piave, un altro bracconiere tramite una sorta di tunnel di con della rete convogliava la selvaggina verso delle trappole a scatto, il tutto all'interno di un recinto. Il trio di bracconieri è stato denunciato e sanzionato.
LA NUOVA VENEZIA
3 APRILE 2010
Denunciati tre bracconieri sorpresi nell'oasi faunistica
Marta Camerotto
ERACLEA (VE). Presi e denunciati tre bracconieri nell’oasi di protezione della fauna selvatica di Eraclea. Sequestrate trappole a scatto e tre fucili. Liberata una decina di animali selvatici frutto dell’attività di bracconaggio. E’ il risultato di un’operazione condotta dalla polizia provinciale che ha identificato tre cacciatori di contrabbando, uno dei quali di nazionalità marocchina. Due gli interventi, il primo in zona Revedoli dove è stata individuata la presenza di una rete metallica fissata ad un telaio in legno che costituiva una trappola a scatto, per la cattura di fauna selvatica, a un centinaio di metri da una voliera contenente 7 fagiani e 1 ghiandaia; l’altro in via Pascoli dove gli agenti hanno trovato una rete metallica formante un recinto per animali domestici, a ridosso della quale vi era un tunnel di svariati metri che convogliava la selvaggina verso le trappole. Nella stessa operazione sono stati inoltre sequestrati tre fucili per omessa custodia, uno dei quali col colpo in canna, e una serie di trappole e tagliole, il tutto riposto all’interno di una baracca. Infine, ad Annone in via Triestina è stata trovata una gabbia contenente tre fringuellini facenti parte della fauna selvatica protetta catturati sembra utilizzando «vischio per topi», questi animali erano su un albero e utilizzati come richiamo per altre catture. Tutti gli attrezzi utilizzati sono stati sequestrati e gli animali immediatamente liberati. Soddisfazione è stata espressa dall’assessore alla polizia provinciale Giuseppe Canali.
LA TRIBUNA DI TREVISO
3 APRILE 2010
Tutto pronto per la fiera degli uccelli
MASERADA (TV). Ricco e intenso anche quest’anno il programma delle iniziative dell’Ente feste varaghesi, già iniziate con i mercatini degli uccelli. Prossimo appuntamento di rilievo il 18 aprile con la tradizionale «Fiera degli uccelli» primaverile, affiancata dalle mostre di cani, gatti, animali da stalla e cortile. Dal 3 al 12 maggio «Mostra faunistica» con gli animali del corpo forestale dello Stato di Pian del Cansiglio. Il 29 maggio gita in battello sul Po a Occhiobello. Dal 2 all’8 agosto viaggio a Roma, con udienza papale. Dal 2 al 12 settembre «Estate Varaghese», con appuntamenti sportivi, culturali, gastronomici, spettacoli, cabaret e ballo con le migliori orchestre del liscio. Il 23 ottobre gita alla Madonna del Carmine e il 18 dicembre gita ai mercatini di Natale in Austria.
IL SECOLO XIX
3 APRILE 2010
EVA È TORNATA libera
Genova - EVA è tornata libera. La giovane femmina di capriolo ospite dal giugno scorso delle strutture dell'Enpa genovese ha riguadagnato i suoi boschi, nei dintorni di Bargagli.
«Abbiamo scelto un grande prato, lontano dalle strade, - spiega Rosanna Zanardi, responsabile dell'Ente nazionale protezione animali - per il reinserimento in natura. È stato davvero un momento di grande emozione per tutti i presenti». Eva era stata raccolta cucciola in un cespuglio da una coppia genovese a passeggio in campagna, ritenendo che fosse stata abbandonata, e subito consegnata alle strutture dell' Enpa. Non si è trattato di un salvataggio, la madre era di certo poco lontano per alimentarsi. «Non smetteremo mai di raccomandare - aggiunge Rosanna Zanardi - di non toccare i piccoli di capriolo, se capita di incontrarli. Sono seguiti dalla madre che rimane sempre nelle vicinanze, non li ha lasciati». Allevare un capriolo è molto complesso e faticoso in quanto sono serie le difficoltà nel reperire il latte più adatto. Ma la piccola, grazie alle amorevoli cure dei volontari, è riuscita a sopravvivere. Nutrita correttamente, è stata mantenuta allo stato selvatico ed è cresciuta con il terrore della presenza umana. A dicembre scorso era già pronta per il reinserimento nel suo habitat, ma la caccia in deroga ai caprioli è durata fino a metà marzo, così la liberazione è stata posticipata di un paio di mesi. Eva è stata trasportata in speciali casse fino alla zona ideale, sui fianchi di una dolce collina. Le casse sono state aperte e la giovane femmina di capriolo ha timidamente riguadagnato il suo spazio naturale. «Si è voltata verso di noi - dice intenerita Rosanna Zanardi - ed è rimasta a guardarci, a lungo. E poi via, veloce come il vento, ha raggiunto i suoi boschi».
SANREMO NEWS
3 APRILE 2010
I Rangers assisono al parto di un asinello a San Romolo
![]()
San Romolo (IM) - Stamane la squadra del Nucleo Provinciale dei Rangers d'Italia, in servizio di Vigilanza e Tutela Ambientale nel Parco Naturale San Romolo-Monte Bignone, servizio potenziato per le imminenti festività di Pasqua, hanno assistito alla nascita di un asinello presso la 'Fattoria degli Animali' in località San Romolo.
I Rangers si trovavano sul posto per effettuare i spettanti controlli quando, insieme al custode degli animali 'Bimbo', si sono accorti che era arrivato il momento per l'Asina di partorire. Emozionante è stato il momento della nascita del piccolo asinello.Nella foto la mamma con il piccolo.
IL GAZZETTINO DI TREVISO
3 APRILE 2010
ALLARME NUTRIE La Provincia invoca la linea dura contro la diffusione sulle rive del Sile
Muraro drastico: «Abbattiamole tutte»
Provincia di Treviso - “Abbiamo chiesto all’Istituto di Fauna Selvatica risolvere il problema delle nutrie abbattendole”. Leonardo Muraro, presidente della Provincia, ha ben chiaro il rischio rappresentato dall’eccessivo proliferare di questi piccoli castori che stanno colonizzando i corsi d’acqua trevigiani. E ha ben chiaro anche come eliminarlo: con veleno e doppietta.“Le nutrie non sono presenti solo lungo il Sile – osserva – ma sulle sponde di altri fiumi come il Livenza. Si sono riprodotte grazie a quegli ecologisti che le hanno liberate impunemente dagli allevamenti dove erano custodite. Ora rappresentano un pericolo, idraulico soprattutto. Indeboliscono gli argini con le loro buche e se l’acqua dovesse salire, come è già capitato, potrebbe crollare tutto e sarebbe un disastro. E’ un rischio che non possiamo correre. Ma ogni azione deve essere regolata e autorizzata dall’Istituto”. La Provincia quindi è in attesa. Il problema nutrie assomiglia molto a quello dei cinghiali. Per lungo tempo, e in qualche caso anche adesso, la campagna del vittoriese è stata messa a soqquadro dagli assalti di questi animali, capaci di devastare in pochissimo tempo un terreno coltivato. “In quel caso – ricorda Muraro – l’Istituto ci concesse di eradicare il cinghiale”. Il termine “eradicare” è solo un espediente linguistico per mimetizzare un concetto ben più drastico: abbattere un animale. Con le nutrie potrebbe verificarsi la stessa cosa visto che non si tratta di una specie autoctona.Oltre alla caccia, un’altra soluzione per limitarne il numero, proposta dall’esperto Francesco Mezzavilla che ha fatto un censimento di questi animali all’interno del Parco del Sile, è quello della sterilizzazione e della cattura di alcuni esemplari da spostare in altre zone. Una nutria sterilizzata, e quindi non in grado di riprodursi, avrebbe il vantaggio di occupare comunque il territorio impedendo però l’avanzata di altri esemplari della sua specie. E, soprattutto, eviterebbe tutte le polemiche che accompagnano ogni proposta di abbattimento.
LA GAZZETTA DI MODENA
3 APRILE 2010
Vignola, regolamento per i circhi in città
VIGNOLA (MO). Durante l’ultimo consiglio comunale è stato approvato il primo “Regolamento comunale per l’esercizio dell’attività dei circhi e delle mostre faunistiche viaggianti”, che prevede norme severe sulla detenzione degli animali. Tra le regole introdotte: rigore nei tempi di domanda dell’area spettacoli, indicazioni precise dei veterinari responsabili a seguito dei circhi, la cartella clinica obbligatoria di ogni animale, il divieto che gli animali siano provocati per ottenere il divertimento del pubblico. «Abbiamo fatto una scelta di civiltà - ha dichiarato l’assessore Bertoni - che ci permette di essere più fieri della comunità».
LA NUOVA FERRARA
3 APRILE 2010
PASQUA Festeggiate pure ma senza l’agnello
Con l’approssimarsi della Pasqua prende avvio l’ottusa abitudine di cibarsi necessariamente di carne d’agnello. In tal modo si incentivano l’abbattimento e il commercio di tantissimi animali in tenera età. Riteniamo che l’uomo debba alimentarsi d’animali per necessità e non per usanza o per moda. Debba cibarsi senza sperperare le carni, nè ricorrere al consumo di carni esotiche ed estranee alla nostra tradizione. Per gli agnelli c’è il fattore dell’usanza religiosa, tra l’altro male interpretata, con finalità consumistiche. Quando vi sedete a tavola per gustarvi l’agognato agnello, per un attimo pensate a quelle bestiole strappate alle madri, spaurite, stipate in un autocarro quasi sempre fuori legge, proveniente da qualche paese dell’Est. Patiranno fame e sete e alcuni agnelli saranno calpestati dagli altri perchè sfiniti, sono crollati a terra. Al loro arrivo li attenderà la macellazione, ovvero la liberazione da ogni sofferenza patita in un mondo che non li ha visti crescere. Dopo questa riflessione, vi auguriamo buon appetito! E.N.P.A. Sezione territoriale di Migliarino (FE)
LA REPUBBLICA
3 APRILE 2010
Fino a pochi anni fa il parco di New York era popolato dai roditori
Regalati per Pasqua ai bambini, venivano liberati poco dopo
Mistero a Central Park Che fine hanno fatto i conigli?
Da qualche tempo non se ne vedono più. Forse colpa dei predatori
Fra le ipotesi i cambiamenti climatici o le malattie diffuse da altri animali ![]()
NEW YORK - Ombre fosche si addensano su Central Park. Lunghe come le orecchie dei protagonisti di un giallo che in queste ore appassiona turisti, visitatori e addetti ai lavori: che fine hanno fatto i conigli che fino a poco tempo fa popolavano il polmone verde di New York? Mistero. Tutti spariti. Restano padroni del campo i numerosi scoiattoli e gli altri animali che popolano le aree più boscose del parco, ma dei rabbit nemmeno l'ombra. A registrare la loro preoccupante assenza è Regina Alvarez, la direttrice dell'associazione per la conservazione di Central Park, in un'intervista al New York Daily News.Da dove spuntavano i conigli del parco, è presto detto. La tradizione vuole che a Pasqua i genitori regalino coniglietti bianchi ai loro bambini. Simpatici batuffoli destinati tuttavia, come tutti gli animali domestici, a crescere (e moltiplicarsi), richiedendo cure che non tutti sono disponibili a dispensare. E così, passato qualche tempo, il coniglietto pasquale finisce non in pentola, per fortuna, ma nel parco della Grande Mela, dove è libero di scorazzare, trovare amici e forse anche una compagna con cui condividere le calde estati e i lunghi e assai rigidi inverni newyorkesi.
"L'ultimo - spiega la Alvarez - l'abbiamo visto quattro anni fa. Poi, niente più. E' vero che il massimo della loro diffusione risale agli anni Settanta e Ottanta, e che negli anni Novanta hanno iniziato a essere più rari, ma qualcuno, qua e là, lo trovavamo sempre. Ed erano senza dubbio gli esseri viventi più adorabili del parco". Varie le ipotesi formulate per spiegare la loro scomparsa. C'è chi parla della crescita demografica dei procioni, nelle cui feci alloggerebbe un parassita letale per i coniglietti "che hanno l'abitudine - spiega al Daily News Mary Cotter, docente di Veterinaria al La Guarda Community College - di leccarsi le zampe durante le operazioni di igiene quotidiana". Qualcuno dà la colpa all'attività predatoria di gatti selvatici e coyote, "ma non ce ne sono abbastanza per giustificare una tale carneficina", dice la Alvarez, e soprattutto "i predatori evitano di esaurire le loro risorse alimentari", precisa Sarah Aucoin, capo del corto forestale. Altri parlano dei cambiamenti climatici che avrebbero influito sui roditori, estremamente vulnerabili alle condizioni meteorologiche. Non si può escludere, secondo gli esperti, che alcuni conigli abbiano scavato dei cunicoli nel terreno per nutrirsi meglio e vivere in pace, limitando le loro incursioni tra podisti, curiosi e turisti. Ma in questo caso si sarebbero riprodotti in modo notevole e "si constaterebbe un loro sensibile aumento", aggiunge Alvarez. Resta il mistero. "Non rimane che aspettare la fine delle festività pasquali - conclude la Alvarez - e sperare che a qualche coniglietto regalato venga restituita la libertà".
IL GIORNALE
3 APRILE 2010
IL MISTERO DI CENTRAL PARK: SONO SCOMPARSI I CONIGLI
La tradizione è sempre la stessa: i conigli regalati a Pasqua ai bambini di New York vengono poi dispersi a Central Park. Ma da quattro anni a questa parte, sul polmone verde della Grande Mela si addensano nubi che sanno di mistero: di conigli non se ne vedono più
New York - La tradizione è sempre la stessa: i conigli regalati a Pasqua ai bambini di New York vengono poi dispersi a Central Park. Ma da quattro anni a questa parte, sul polmone verde della Grande Mela si addensano nubi che sanno di mistero: di conigli non se ne vedono più. Che fine hanno fatto? Non si può escludere, secondo gli esperti, che alcuni conigli abbiano scavato dei cunicoli nel terreno per nutrirsi meglio, limitando le loro incursioni tra podisti, curiosi e turisti. Ma in questo caso, essendo degli animali erbivori, si sarebbero riprodotti notevolmente e "si constaterebbe un loro sensibile aumento", ha affermato Regina Alvarez, direttrice dell’Associazione per la Conservazione di Central Park. Il biologo Alan Hicks, da parte sua, ha ricordato che i conigli selvatici sono particolarmente vulnerabili alle condizioni meteorologiche, ai predatori e alle automobili.
Tempesta su Central Park E in effetti una recente tempesta ha sradicato molti grandi alberi a Central Park, circostanza che ha permesso di osservare la presenza di aquile, falconi e persino di un coyote. Per Sarah Aucoin, capo del corpo forestale, tuttavia, l’ipotesi dei predatori che avrebbero mangiato i conigli non è convincente poiché i predatori evitano normalmente di esaurire le loro risorse alimentari. "Questa popolazione di predatori si estinguerebbe se non avesse nulla da mangiare", ha aggiunto.
LA NUOVA FERRARA
3 APRILE 2010
«Qui c è un istrice» Arrivano i pompieri e lo portano in salvo
Marcello Pulidori
RO (FE). Fatta l’1 aprile, peraltro in tarda serata, questa singolare richiesta d’intervento ai vigili del fuoco, sulle prime sembrava proprio un...pesce d’aprile. Sta di fatto che dopo le verifiche, il fatto si è rivelato tale, cioè realmente accaduto, ed ha richiesto la mobilitazione dei vigili del fuoco ferraresi e di quelli di Copparo. Un automobilista di passaggio ha difatti segnalato che su una rampa del ponte che collega Ro a Polesella, consentendo di attraversare il fiume Po, c’era un istrice. Proprio così, un vero istrice. I vigili del fuoco, immediatamente avvisati, sono arrivati in pochi minuti sul posto ed hanno potuto, anche grazie all’arrivo di esperti faunistici, accertare che proprio di un istrice si trattava. L’animale, abbastanza comune in Africa e Asia, dalle nostre parti non è invece di facile individuazione. Anche se gli esperti non escludono la sua presenza in Italia. Sei chili di peso, i pompieri lo hanno “catturato” utilizzando una gabbia per gatti, contenitore troppo piccolo però per il mammifero, dotato tra l’altro di terribili aculei. Alle 22,45 di giovedì l’istrice è stato prelevato e subito consegnato agli addetti del comando provinciale dei pompieri, in attesa di essere affidato ad un’associazione per la tutela faunistica di Ferrara. Sulla origine dell’insolito ritrovamento non si esclude la possibilità che l’animale possa essere stato abbandonato dai proprietari. Anche per questo sul posto sono arrivati poco dopo i carabinieri che dovranno accertare eventuali responsabilità in materia di maltrattamenti agli animali, un reato oggi punito con pene molto severe.
IL PICCOLO GORIZIA
3 APRILE 2010
Si affaccia con un cavallo nel Caffè Carducci
Gorizia - Si aggirava con il suo cavallo lungo via Duca d’Aosta, finché, all’altezza del bar Carducci, l’animale si è diretto verso il locale. In quel momento il bar era affollato di avventori, in un’atmosfera tipica delle giornate prefestive. È la scena che si è presentata ieri pomeriggio, verso le 17, tra l’incredulità dei baristi, ma anche la curiosità dei clienti, che si sono visti arrivare l’uomo con il suo cavallo, in pieno orario di punta. Una circostanza senza dubbio anomala, quantomento ”inedita”, che ha suscitato l’imbarazzo dei dipendenti del pubblico esercizio e un certo disorientamento generale. L’imponente animale, all’esterno, ha anche rilasciato i propri escrementi lungo il marciapiede. Non solo. Il padrone dell’animale, ha poi fatto salire un amico sul cavallo, che gli aveva chiesto di provare a cavalcarlo. L’uomo ha acconsentito facendolo montare e assicurandolo come da prassi alla sella. Ma sono bastati pochi secondi perché il cavaliere, evidentemente a digiuno di equitazione e poco pratico nel governare l’animale, ha perso l’equilibrio scivolando e cadendo a terra. L’amico, nel cadere, ha messo un piede in fallo, procurandosi un trauma alla caviglia. Il tutto tra la folla richiamata da queste inusuali circostanze e il traffico che lungo via Duca d’Aosta a quell’ora era piuttosto sostenuto. Sul posto sono giunti gli operatori sanitari con un’ambulanza che hanno provveduto a trasferire il ferito all’ospedale di San Polo. È arrivata anche una pattuglia della Polizia del locale Commissariato, assieme all’intervento della Polizia municipale.
CORRIERE DELLA SERA
3 APRILE 2010
REGIME MILITARE
La caccia all'elefante bianco nella giungla «Porterà fortuna e ricchezza»
I generali birmani mobilitati per la cattura dell'animale
Paolo Salom
«Andate a prenderlo, che aspettate?». Sbattere di tacchi e via di corsa: non si indugia di fronte al generalissimo Than Shwe, capo della giunta militare che governa la Birmania con il pugno di ferro. Un altro oppositore da spedire in galera? Macché: l’ordine, secondo quanto hanno raccontato i soldati del commando inviato in tutta fretta nella giungla che incombe sulle finissime spiagge di Ngwe Saung, a pochi chilometri da Rangoon, aveva tutt’altro scopo. I cinquanta militari, accompagnati da veterinari e mahout (conducenti), hanno ricevuto l’incarico di catturare un elefante albino sorpreso giorni prima a passeggiare con il suo branco nella zona. L’animale, raro esempio di pachiderma dalla pelle candida, è più importante di un dissidente, soprattutto ora che il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi è ridotta al silenzio.
Perché, nella tradizione buddhista del Sud-Est asiatico, l’elefante bianco è un potente simbolo benaugurale, un amuleto capace di trasmettere, al suo padrone, il potere di cambiare il corso degli eventi, di trasformare il male in bene, la sfortuna in fortuna. Superstizioni? Forse, ma è noto che i generali birmani si fidano più degli aruspici che dei consiglieri. E per Than Shwe, isolato nel mondo per la brutalità del suo regime, irriso per la legge elettorale appena varata che sembra scritta per escludere dal gioco la pasionaria Aung San Suu Kyi, leader—agli arresti domiciliari — della Lega nazionale per la democrazia («è vietato candidare chi abbia riportato una condanna», recita un articolo), l’elefante è parso probabilmente un «dono di Buddha », un inaspettato regalo inviato per salvare il suo governo e mostrare al popolo la bontà dei generali, «del» generale. La storia si ripete, si inserisce nel ciclo delle reincarnazioni della tradizione orientale. Nel 2001, la cattura di un elefante albino aveva portato fama e fortuna al generale Khin Nyunt, l’allora premier. Portato in trionfo a Rangoon, il povero animale aveva però seguito la sorte del suo «scopritore»: quattro anni di fasti (e buoni pasti) fino a che Khin Nyunt era finito rimosso e in disgrazia. Da allora il pachiderma vive isolato in un monastero vicino a Rangoon: nessuno va a trovarlo. Sarà anche bianco: ma non deve portare molta fortuna, alla fine. Ragione per cui Than Shwe ha atteso con ansia la cattura di un «suo» elefante albino, animale legato alla nascita del Buddha: la tradizione dice infatti che un pachiderma apparve alla madre di Siddharta per offrirle un fiore di loto. Al tempo della monarchia, questi animali venivano considerati simbolo di buon governo e fortuna (del re in carica). Già nel 2008 Than Shwe aveva spedito un battaglione a scandagliare la giungla. Ora i soldati sono ripartiti e c’è da credere che non torneranno senza prima trovare l’amuleto vivente. Per farlo, i consueti metodi in uso in Birmania: contadini strappati alle loro famiglie, lavoro forzato e giungla spianata. La fortuna va scovata, costi quel che costi. «Per ora — si lamentano i poveretti arruolati loro malgrado—vediamo solo campi ridotti in cenere e la povertà che incombe».
VIVI ENNA
3 APRILE 2010
Commercio di pellicce di cani e gatti
Entra oggi in vigore il Decreto Legislativo 15 marzo 2010, n.47 (G.U. n.75 del 31/03/2010) in materia di “Disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui al regolamento (CE) n. 1523/2007, che vieta la commercializzazione, l’importazione nella Comunità e l’esportazione fuori della Comunità di pellicce di cane e di gatto e di prodotti che le contengono”.In Italia, già dal 2004 con la Legge n.189 art. 2, è vietato “utilizzare cani e gatti per la produzione o il confezionamentodi pelli, pellicce, capi di abbigliamento e articoli di pelletteria costituiti od ottenuti, in tutto o in parte, dalle pelli o dalle pellicce dei medesimi, nonché commercializzare o introdurre le stesse nel territorio nazionale”. A seguito dell’approvazione del Regolamento 1523/2007, il Governo italiano ha quindi integrato le disposizioni della Legge 189, prevedendo una sanzione penale anche per l’esportazione: chi, privato cittadino o azienda, dovesse essere coinvolto in tali attività sarà infatti punito con l’arresto da tre mesi ad un anno o con l’ammenda da 5.000 a 100.000 euro; oltre alla confisca e distruzione del materiale a proprie spese.Inoltre, il provvedimento integrativo delle disposizioni della Legge 189, nella piena attuazione del Regolamento comunitario, adegua le denominazioni precedentemente utilizzate per identificare le specie animali, sostituendo le parole “canis familiaris” con “canis lupus familiaris” (scientificamente corretta) e “felis catus” con “felis silvestris”; particolarmente significativa questa ultima modifica, in quanto la specie “felis silvestris” comprende numerose sottospecie (tra cui felis catus, noto come gatto domestico) andando quindi ad ampliare la tutela su un maggior numero di felini selvatici le cui popolazioni sono distribuite nei diversi continenti.“E’ giunto il momento di adottare un adeguato piano di controlli per stroncare il commercio di pellicce di cani e gatti che negli anni passati ha fortemente interessato il nostro Paese, come già denunciato dalla LAV – dichiara Simone Pavesi, responsabile LAV settore pellicce – Servono subito ispezioni su pellicce e abiti confezionati con inserti in pelliccia, provenienti in particolare da quei Paesi, come la Cina, che abitualmente usano pellicce di cani e gatti”.“Il peggiore segreto dell’industria della pellicceria” così si intitolava la campagna LAV che denunciava nel 2001 la strage di cani e gatti utilizzati per il confezionamento di inserti in pelliccia (in cappotti, giacche, scarpe, suole per scarpe e stivali); un mercato semi-clandestino che, grazie a diciture fuorvianti riportate sulle etichette di capi di abbigliamento, portava sul mercato europeo ed italiano abiti provenienti dalla sofferenza e la morte di almeno 2 milioni di cani e gatti all’anno. Animali allevati in Cina ed in altri paesi asiatici in condizioni spaventose, privati di ogni elementare diritto e uccisi con metodi di violenza inaudita. Tutto questo per soddisfare l’industria della pellicceria ed ingannare gli ignari consumatori.Grazie alla campagna della LAV, che commissionò investigazioni nei grandi magazzini italiani che, come venne documentato, vendevano capi di abbigliamento confezionati con inserti in pelliccia di cane, l’Italia è stato il primo Paese europeo a mettere al bando questo commercio. Prima con due Ordinanze Ministeriali, poi definitivamente con la legge 189 del 2004, l’Italia è stata il paese-guida nel porre fine a questo massacro ed ha consentito l’estensione del divieto a tutta l’Unione Europea con la successiva approvazione del Regolamento UE 1523 del 2007.
L'ARENA GIORNALE DI VERONA
3 APRILE 2010
GARDA. L’assessore Coletto: «Riproponiamo un piano che aveva funzionato». Legambiente: «Fine positivo ma perché usare questo metodo?»
Dieta chimica per ridurre le anatre
Troppi i germani anche a causa del divieto ignorato di dare loro del cibo: si userà un repellente per «allontanarli» dalle spiagge
![]() ![]()
Provincia di Verona - Le anatre sul lago di Garda si sono riprodotte troppo. Tra le cause c’è l’abitudine di cittadini e turisti a somministrare loro cibo. Esse si sono così adattate ad alimentarsi in modo non naturale dalla mano dell’uomo. Lo sostiene l’assessorato all’ecologia della Provincia di Verona, che ha così presentato un protocollo di azioni per il contenimento delle anatre per la sponda veronese del lago, dando incarico a una ditta specializzata, la «Albatros srl» di Trento, di elaborare un progetto di intervento da sottoporre all’approvazione dei comuni del lago per finanziarne l’attività.
Garda è tra i primi ad avervi aderito, con la deliberazione della giunta municipale del 12 marzo, con cui si stanziano 2mila euro. Il progetto è denominato «Germano reale 2010», e prevede azioni di monitoraggio della popolazione della specie in periodo pre e post-riproduttivo, con attività di controllo con prelievo delle uova nei nidi e sostituzione di queste con uova di plastica, manipolazione delle covate e costituzione di covatoi artificiali con piattaforme galleggianti per favorire il prelievo delle uova. Previsto anche un corso di formazione per personale della pubblica amministrazione e incontri pubblici con la popolazione, per sensibilizzare le persone a non somministrare cibo agli anatidi. Tra le azioni c’è anche un intervento che ha sollevato perplessità e polemiche in cittadini e mondo ambientalista: «La dissuasione delle anatre dall’alimentazione umana, con utilizzo di sostanze chimiche che provocano disturbi reversibili al sistema gastrico, oppure irritazioni nervose, per “addestrare” le anatre a percepire il cibo dato dall’uomo come fonte di disturbo…». Michele Bertucco, presidente regionale di Legambiente dice: «Pensare di contenere la popolazione del germano reale con metodi non cruenti, è un’azione positiva e sempre sostenuta dalle associazioni ambientaliste. Ciò che non si capisce invece, è la necessità di usare sostanze chimiche che provocano disturbi agli animali». «Rimaniamo del parere», sottolinea Bertucco, «che basti sensibilizzare la gente a non alimentare le anatre e ridurre il numero delle uova. Quando fu applicato il precedente piano di contenimento tra il 1997 e il 2002, con la sottrazione delle uova, la popolazione si era ridotta del 30 per cento. Dal 2002 però la Provincia non ha più fatto nulla e le anatre sono tornate a riprodursi in eccesso. Ora basterebbe riapplicare quel piano, senza inserire repellenti chimici e far stare male così le anatre». Dalla Provincia replica l’assessore all’ecologia Luca Coletto. «Il contenimento è un intervento già eseguito in anni scorsi e le sostanze repellenti sono già usate in altri laghi. Abbiamo avuto l’approvazione al progetto dall’Istituto nazionale per la fauna selvatica (Infs), che ci ha indicato l’uso di queste sostanze». «Il progetto che durerà cinque anni», sottolinea, «sarà seguito da personale di una ditta specializzata e sarà introdotto anche a Riva, sulla costa trentina. Tutto è stato fatto secondo legge e poiché il piano aveva dato buoni risultati in quegli anni, ma poi non era più stato rifinanziato perché non c’erano soldi, abbiamo deciso ora di riproporlo». Dal settore faunistico aggiungono: «Per la riduzione delle anatre in eccesso, meglio i repellenti, che l’uso di fucili o reti, come avviene altrove. Se i Comuni poi, facessero rispettare le ordinanze che vietano di dare cibo, indicate in cartelli ovunque, non servirebbe ricorrere a questi mezzi. Ma nessuno ha il coraggio di sanzionare un turista o un bambino che offre cibo agli animali. Viene spesso dato il pane, ma le anatre non hanno gli enzimi necessari all’assimilazione: quindi poi stanno male e sporcano lungo le rive».
IL SECOLO XIX
3 APRILE 2010
Gli scoiattoli di nervi traslocano a villetta dinegro
Il progetto di salvataggio
Nervi (GE) - Si prepara un trasloco per gli scoiattoli di Nervi. Una parte di loro potrebbe trovare casa nel parco di villetta Dinegro per alleggerire il consistente nucleo di oltre duecento animali che scorrazza per Nervi. L'Unione Europea sta prendendo in esame anche un progetto della Regione Liguria sul contenimento della specie. Problema molto sentito in Lombardia e in Piemonte, molto meno da noi. Tuttavia se questo nucleo fin qui circoscritto, dentro i confini dei parchi di Nervi, dovesse cominciare ad espandersi pericolosamente, fino a raggiungere i confini, fino ad inoltrarsi in Francia, ecco che la faccenda comincerebbe a diventare molto seria. E sanzionabile. E sono multe pesantissime, anche milioni di euro.
Ecco dunque il progetto presentato all'Unione Europea, nella speranza che venga varato e finanziato. Uno dei suoi passi che più riguarda la cittàè appunto una campagna di cattura, sterilizzazione e immissione in altri parchi cittadini. Una delle cosiddette aree protette individuate è appunto villetta di Negro. È una soluzione, la meno cruenta per affrontare comunque il problema di una invasione da parte di questo scoiattolo americano che ha scacciato lo scoiattolo rosso. Un abitante non privilegiato dei parchi di Nervi perché preferisce la pinete alpine, tuttavia questa colonia di scoiattoli grigi è quel che si dice l'anti-biodiversità. Simpatico animaletto, quasi una mascotte, certo un'attrazione turistica. Però troppo invadente. «Sarebbe stato un impatto davvero pesante sull'opinione pubblica, distruggere parte della colonia di Nervi e comunque una riduzione con metodi cruenti. Così si è optato, nel progetto presentato alla Unione Europea, per questa campagna di cattura sterlizzazione e immissione in altri parchi. Sperando che l'Europa ci sovvenzioni questo progetto, che è piuttosto costoso». Così Elena Nicosia del dipartimento della Regione. E sempre sotto osservazione della Unione Europea è il caso dei pappagallini (amazzoni e parrocchetti) che hanno preso dimora sugli alberi di Castelletto e Albaro in particolare. Naturalizzandosi. Un caso unico in Europa. Si tratta di circa 200 esemplari che sono tenuti sotto controllo dagli esperti del Museo di Storia Naturale. Che per ora non rilevano alcuna emergenza-malattie. li si sta seguendo da un punto di vista comportamentale rilevandone i sistemi di adattamento, (si sono adattati anche alle stagioni fredde nonostante siano razze esotiche), indagando la composizione dei gruppi.
VIRGILIO NOTIZIE
3 APRILE 2010
Animali: arriva in Belgio 'Crabzilla', granchio di 3,5 metri
In mostra a Blankenberge,da adulto potrebbe arrivare a 4,5 metri
BRUXELLES - 'Crabzilla', il piu' grande granchio del mondo, lungo piu' di 3,5 metri, e' in mostra in Belgio nella fiera Sea Life di Blankenberge. 'Crabzilla' viene dal Giappone, e da adulto potrebbe arrivare a misurare fino a 4,5 metri. Della specie Macrocheira kaempferi, e' stato catturato lo scorso anno nell'Oceano Pacifico e portato nell'acquario di Birmingham. Per arrivare in Belgio, il granchio gigante e' stato trasportato in un vagone speciale del treno che passa nel tunnel della Manica.
IL GIORNALE
3 APRILE 2010
LA RAZZA CHE COS'E' L'ANGUS, LA STAR DELLE CARNI SULLA TAVOLA DI MEZZO MONDO
L’Angus (o Aberdeen Angus) è una antica razza bovina da carne. Il suo nome deriva dalla zona della Scozia di cui è originaria. L’Angus è un animale molto produttivo, senza corna e dal pelo raso. Non ha un’altezza al garrese notevole ma ha un peso elevato: le femmine possono arrivare a 750 chilogrammi ed i maschi a 1.100 chilogrammi. L’Aberdeen Angus si caratterizza anche per l’ottima adattabilità al pascolo, fertilità e longevità. L’Angus è famoso per l’ottima qualità della carne, che ha reso nota la razza sulle tavole di mezzo mondo. Per alcuni è un prodotto troppo grasso, anche se è una carne molto delicata e morbida. L’Argentina e gli Stati Uniti (dove è la razza di carne più rappresentata) allevano molti animali di questo tipo, esportando all’estero il prodotto. La razza si divide in Angus nero e rosso, a seconda del colore del pelo dell’animale. Quando il colore non è specificato si tratta sempre di Angus nero.
CORRIERE DELE ALPI
3 APRILE 2010
Centosettanta gatti vaccinati dall Usl 2 contro la rabbia
LAMON (BL). Sono stati centosettanta i gatti che tra ieri e giovedì sono stati portati a vaccinare nell’ambito della campagna contro la rabbia silvestre che ha colpito il Feltrino negli ultimi mesi. Un atteggiamento molto previdente da parte dei proprietari dell’altopiano che hanno raccolto in pieno l’invito dell’amministrazione comunale a aderire a questa campagna di prevenzione. Il servizio veterinario dell’Usl 2 è stato a disposizione dei mici e dei loro proprietari nell’arco di due aggiornate con un ambulatorio allestito negli spogliatoi del campo sportivo vista l’impossibilità di utilizzare la palestra delle scuole attualmente interessata dai lavori di ristrutturazione. «Quello del veterinario dell’Usl è stato un lavoro prezioso e molto apprezzato», dice il sindaco Vania Malacarne», che sottolinea altresì come «la campagna di vaccinazione sia stata promossa a scopo meramente precauzionale tenuto conto che nel territorio di Lamon non si è verificato nessun caso di animale contagiato dalla rabbia».
|