02 AGOSTO  2009

IL SECOLO XIX
2 AGOSTO 2009
 
Gli animalisti lo contestano e don Marco si dà alla fuga
San Bartolomeo
Abiti a lutto e cartelli contro il prete accusato di aver ucciso due cinghiali
 
Pablo Calzeroni
 
Provincia di Genova - Un pomeriggio ad alta tensione ha scombussolato, ieri pomeriggio, la quiete di San Bartolomeo, un pugno di case abbarbicate sulla collina che porta a Sant'Apollinare, nell'entroterra di Sori. Un paesino dove di solito le strade sono tranquille e l'unico suono che si sente è quello delle cicale. Sono quasi le quattro del pomeriggio, il caldo è opprimente. Una ventina di animalisti attende all'ombra degli ulivi l'arrivo di don Marco Fazio, il sacerdote indagato dalla magistratura per la mattanza di cinghiali avvenuta nei giorni scorsi durante una cena in piazza proprio a San Bartolomeo. La maggior parte sono donne. Sono in lutto, vestono di nero. Tra le mani stringono cartelli che riportano messaggi inneggianti alla vita: "Gli animali sono una parte della creazione. Un giorno li rivedremo nel mistero di Cristo" e ancora "il V comandamento: non uccidere".
«Quando il parroco ci ha visti - dice Daniela Filippi, segretaria della Lega antivivisezione di Genova - è scappato a gambe levate, alzando la tonaca per non inciampare. Poi è salito in macchina, ha acceso il motore e, a tutto gas, si è diretto verso Sant'Apollinare». È stata proprio la Lega antivivisezione ad organizzare la manifestazione di protesta contro don Marco. Nei giorni scorsi ha raccolto l'adesione di molti genovesi. Ha chiesto persino l'autorizzazione in questura.
«Pensavamo - dice Filippi - che il parroco celebrasse la messa a San Bartolomeo alle 16,30, ma in realtà, a quell'ora, il sacerdote avrebbe dovuto essere da un'altra parte. L'importante è che ci abbia visti e sentiti». E su questo punto possono stare tranquilli: un presidio di questo tipo, da queste parti e non solo qui, non si è mai visto. «Ci aspettiamo - dice Enza Tuttoilmondo, una delle animaliste - che il vescovo prenda dei provvedimenti contro questo sacerdote che partecipa all'uccisione di due poveri cuccioli di cinghiale. Se la curia di Genova non si pronuncerà, chiederemo l'intervento del Vaticano». Sì perchè molte delle persone che si sono date appuntamento ieri pomeriggio a San bartolomeo, sono credenti. E proprio per questo sono rimaste colpite, per non dire sconvolte da quanto è successo.
Una cosa è certa: sono giorni difficili per don Marco Fazio. Prima ha visto fiorire sulle pareti della chiesa di Sant'Apollinare scritte contro la sua persona. Ieri ha subito l'assedio dei manifestanti a San Bartolomeo. Un vero e proprio incubo davanti al quale si è dato alla fuga. Inutilmente. È stato inseguito per tutti i paesini dove celebra la messa: Sant'Apollinare, Capreno, Teriasca e Sussisa. Chiuso dentro il piccolo abitacolo della sua auto, ha cercato di seminare gli inseguitori. Ma alla fine è stato intercettato a Sussisa.
A chi gli faceva notare che alcuni manifestanti credenti dicevano che non sarebbero più andati in chiesa per colpa sua, ha replicato: «Non mi importa», prima di rifugiarsi in sacrestia. Ne è uscito solo alle 18,30 per celebrare la messa: manco a dirlo davanti al gruppo silenzioso dei manifestanti. La cerimonia si è svolta in un clima surreale. E, alla fine della messa, don Marco ha sentito il bisogno di dire qualche parola: «Sono estraneo ai fatti. Non ho partecipato all'uccisione degli animali». Nessuno ha replicato. La messa era finita e don Marco è andato via. Così come i manifestanti che l'avevano seguito sin li, i carabinieri e i vigili urbani che erano accorsi temendo che la cosa degenerasse. Sono andati tutti via. E a Sussisa, piano piano, è tornata la tranquillità di sempre.

L'ARENA GIORNALE DI VERONA
2 AGOSTO 2009
 
LA STRAGE DEI FELINI.
Gli ultimi due casi recentissimi sono stati preceduti da numerosi altri. Il «mistero» in una villa situata tra Lazise e Bardolino
Mi uccidono tutti i gatti
Francesca Motz ricorre a carabinieri e Ulss: «Gesti folli, che possono mettere a rischio i bimbi»
 
Provincia di Verona - Gli ultimi tre casi mortali sono di pochi giorni fa. Ma già prima sei gatti sono morti. Assai probabilmente avvelenati. Quattro cuccioli e due più attempati in un giardino di una villa pdaronale in località Colombara, precisamente al civico 6, proprio sopra Cisano. Una delle zone panoramiche più interessanti del basso lago, al confine fra Lazise e Bardolino.
A fare l’amara scoperta è stata la signora Francesca Motz. Ha trovato nell’ampio giardino della villa paterna due cuccioli morti e uno, ormai grandicello, probabilmente parte di un parto precedente, ormai agonizzante. Anche per lui, dopo poche ore , non c’è stato più nulla da fare. Il giorno dopo stesso macabro film: due gatti rinvenuti ormai agonizzanti sul prato della villa. Una corsa presso il veterinario di famiglia, a Saline di Lazise, per cercare di salvarli, inutilmente. Poco dopo, la signora Motz, rinviene in un angolo del prato un altro gatto ormai in fin di vita. «È stato allucinante per me», spiega, «ritrovare questo animale con le bave alla bocca, un rantolo indescrivibile. Mi è morto in braccio. L’ho subito portato al presidio veterinario dell’Ulss 22 a Bardolino. Ma non c'è stato nulla da fare. Stessa fine degli altri».
Adesso all’Ulss 22 di Bardolino sono in corso i test tossicologici per appurare se davvero i gatti siano stati avvelenati. I sintomi manifestati dall’ultimo animale morto fanno pensare ad una azione mirata di avvelenamente delle bestiole. Il responso si avrà presto. Intanto Francesca Motz ha denunciato l’accaduto ai carabinieri della stazione di Bardolino. I militari hanno compiuto i rilievi, sia nella zona che presso il veterinario e l’Ulss di Bardolino. Sono quindi in corso le indagini per individuare gli autori di questo gesto folle».
«Tutto è nato circa cinque anni fa», spiega Francesca Motz, «quando nel garage della nostra casa, abitata prevalentemente d’estate, abbiamo rinvenuto una bella covata di gatti. Essendo amante degli animali ho preso in mano la situazione e abbiamo coinvolto l’intera famiglia per il loro sostentamento. Ci dava una mano anche il contadino che ci aiuta nei lavori della proprietà».
Una vero e proprio amore per questi felini, che autonomamente hanno colonizzato la bella proprietà della famiglia Motz. Ma a qualcuno probabilmente la passione epr i gatti non è andata giù. Il primo «gatticidio» due anni fa: sul prato della villa sono stati rinvenuti alcuni cadaveri di gatto. Ora la questione si ripete e con forte preoccupazione. Non a caso: Francesca Motz ha infatti due bambini piccoli che abitualmente giocano nel giardino della villa e con i gatti. Ma di fronte alla strage perletrata la signora Motz non ci sta più. Non tanto e solo per i gatti ma soprattutto per l’incolumità dei propri figli.
«Il veterinario che ha constatato il decesso dei gatti, da un esame sommario», spiega Francesco Motz, «mi ha chiaramente messo in guardia per l'incolumità dei bambini. E alla luce di questo oggettivo pericolo mi sono mossa con l’Ulss 22 e con i carabinieri del luogo».

IL RESTO DEL CARLINO
2 AGOSTO 2009
 
LA DENUNCIA DEI VOLONTARI DEL CANILE
 
Provincia di Ravenna - «In soli tre mesi, da fine aprile ad oggi, ci siamo presi cura di un centinaio di gattini, molti con relative madri: in pratica uno al giorno. Una media preoccupante, se si considera che stiamo parlando di soli felini e non di cani». E’ il nuovo grido di allarme lanciato dai volontari del canile comprensoriale di Bizzuno e da coloro che, nella stessa struttura, si occupano di gatti. «Nonostante i nostri sforzi si protraggano da 17 anni — rilevano i volontari — le dimensioni del fenomeno dell’abbandono e del malgoverno degli animali non si sono purtroppo ridimensionate. Lo testimonia il fatto che attualmente il canile ospita 180 cani, senza dimenticare le numerose colonie feline sparse nel comprensorio. Tornando al notevole numero di gattini ora ospitati al canile di Bizzuno mi preme raccomandare ancora una volta a chi possiede una gatta di farla sterilizzare qualora non desideri che metta alla luce dei piccoli. L’animale infatti non soffre e si evitano problemi di abbandono e sovraffollamento come quelli a cui stiamo assistendo da alcune settimane».
Ci sono poi alcuni casi che dimostrano l’irresponsabilità della gente. «Qualche giorno fa — spiega una volontaria — c’è chi ha abbandonato vicino la nostra infermeria due gattini con i rispettivi libretti veterinari che attestano la loro vaccinazione. Forse questa persona pensa di aver agito correttamente. In realtà è un irresponsabile perché è stato un puro caso se i gattini non si sono fatte sbranare dai cani. Per fortuna i due micini non si sono mossi da dove erano stati lasciati e quindi li abbiamo recuperati facilmente, A queste persone ricordo che ogni mercoledì siamo presenti con un banchetto al mercato di Lugo dove, per quanto possibile, aiutiamo chi lo desidera a trovare un padrone per gatti e cani non più graditi dai rispettivi padroni».
E se il problema dei gattini ha assunto una dimensione preoccupante anche quello dei cani abbandonati non è da meno: «Dopo un periodo insolitamente ‘tranquillo’, da qualche settimana stiamo ritrovando diversi cani abbandonati in prossimità della sbarra di ingresso del canile. Il problema è che non è facile poi recuperarli perché non si lasciano avvicinare, se non dal loro padrone il quale se ne è purtroppo sbarazzato. Qualche cane poi, comprensibilmente spaesato e impaurito per essere stato abbandonato, arreca danni alle abitazioni dei coltivatori diretti che abitano vicino al canile. Insomma, l’amarezza è grande perché la gente, nonostante i nostri accorati appelli, continua imperterrita a fare i propri comodi con gli animali».

IL GAZZETTINO
2 AGOSTO 2009
 
Gli animali uccisi diventavano insaccati o trofei. Sequestrati fucili, armi e trappole detenuti illegalmente
Bracconieri per produrre la pitina
Valcellina, spari anche di giorno e dal centro del paese pur di colpire cervi o caprioli
 
Susanna Salvador
 
Provincia di Pordenone - Della legge se ne facevano un baffo, tanto che non avevano remore a sparare in pieno giorno anche dal centro abitato pur di centrare l’animale da esibire come trofeo di caccia. Professione bracconieri di notte, di giorno e nei fine settimana, anche se un’altra occupazione per portare a casa un’entrata sicura ce l’hanno tutti e quattro i denunciati: chi fa l’operaio, chi il negoziante e chi l’artigiano. Gli animali che uccidevano illegalmente non servivano solo per essere imbalsamati e messi in mostra, ma anche per fare degli insaccati, pitina compresa, da vendere direttamente o attraverso terzi.Dovranno rispondere del reato di bracconaggio, oltre che di detenzione abusiva di armi, D.Z. di 61 anni originario di Erto e Casso ma residente a Vajont; i fratelli F.L. e S.L. di 45 e 48 anni, e C.G. di 25 anni, questi ultimi tre di Claut. In precedenza, per le medesime ipotesi di reato, erano state denunciate altre sei persone. L’operazione "Caccia aperta" - condotta dai carabinieri di Cimolais e dalle guardie ittico-venatorie della Provincia per combattere il bracconaggio - aveva preso avvio nel giugno 2008 e, dopo la pausa invernale dovuta alle abbondanti nevicate, è ripresa in tutta la Valcellina.Nel mirino degli investigatori è finita una banda di bracconieri che da tempo uccidevano la fauna selvatica locale senza rispettare alcuna disciplina, alcun numero nè tantomeno alcun calendario. E questo, come hanno spiegato gli inquirenti, a scapito di chi ottiene regolarmente e pagando la licenza per esercitare la caccia, rispettando le norme che la disciplinano. I bracconieri, organizzati e senza timore, agivano nelle zone di Claut, Cimolais ed Erto e Casso, soprattutto nelle notti di luna piena, quando la luce rischiara sentieri e boschi. Armati di un vero e proprio arsenale detenuto clandestinamente - composto da fucili di precisione, armi (due con la matricola abrasa), detonatori, metri e metri di miccia, trappole, archetti e lacci - si aggiravano nelle vallate per sparare su cervi, caprioli e camosci che poi diventavano insaccati o trofei. Trofei che sono stati rinvenuti nelle loro abitazioni durante le perquisizioni effettuate nell’ambito dell’operazione di venerdì scorso che ha visto in campo 12 carabinieri e 10 guardie ittico venatorie, coadiuvati da unità cinofile e dall’elicottero dell’arma.

LA REPUBBLICA

2 AGOSTO 2009

 

In autostrada col cane legato fuori dall'auto

 

PARMA - A volte la realtà supera l'immaginazione. Tanto che quando al servizio di guardia medica veterinaria di Parma qualche giorno fa è arrivata una chiamata da un uomo che sosteneva di aver trascinato il proprio cane in autostrada, il giovane veterinario di turno pensava fosse uno scherzo ispirato dalla celebre scena di “Tre uomini e una gamba” di Aldo Giovanni e Giacomo, a spese del povero bulldog “Ringhio”. Invece, era tutto vero. Un uomo, transitando sull'Autosole, si è fermato a una stazione di servizio dove ha fatto scendere anche il proprio cane di piccola taglia, uno yorkshire. Al momento di ripartire, non si è accorto che il cagnolino non era dentro l'auto ma era rimasto impigliato fuori con il guinzaglio impigliato alla portiera. E' partito e ha percorso qualche centinaio di metri in autostrada, mentre tutte le auto che gli si avvicinavano lampeggiavano e strombazzavano per farlo fermare. Quando ha accostato in corsia d'emergenza ha capito il perché. Al cagnolino comunque è andata bene: ha riportato solo ferite da trascinamento alle zampe ed è stato curato dal servizio veterinario di Parma, allertato dallo sbadato padrone.


MB NEWS
2 AGOSTO 2009
 
NON ABBANDONATE GLI ANIMALI ESOTICI NEL PARCO DI MONZA
 
MONZA - Non solo cani e gatti vengono abbandonati in estate ma anche animale esotici. Questo è l’allarme lanciato dall’assessorato al Comune di Monza in questi giorni di fine luglio che ha censito nel laghetto dei Giardini Reali 150 testuggini americane, una specie esotica che sta danneggiando il fondo dello specchio d’acqua e l’ecosistema del parco.
Per sensibilizzare i cittadini su questo problema ha preso il via la campagna di sensibilizzazione sul tema dell'abbandono degli animali esotici nel Parco di Monza, in particolare nel laghetto. “Abbiamo voluto dare un segnale evidente di attenzione verso questo genere di reato cercando di educare la popolazione al rispetto degli animali e quindi dell’ambiente. – dichiara l’Assessore al Parco Pierfranco Maffè.La campagna ha il duplice obiettivo di salvaguardare gli animali abbandonati in un ambiente a loro non ottimale e di evitare danni all’ecosistema del Parco causati dalla presenza di specie non autoctone.In prima linea a promuove l’iniziativa e fare i controlli ci le guardie della Polizia Ecozoofila A.N.P.A.N.A del comando di Monza, affiancate all’Ufficio Diritti Animali del Comune di Monza che ha attivato il numero 039.2359041 per segnalare eventuali casi di abbandono.

IL TEMPO
2 AGOSTO 2009
 
Campobasso Il consigliere dell'Idv si rivolge al sindaco
Troppi cani abbandonati, la denuncia di Durante
CAMPOBASSO Allarme randagismo, troppi i cani abbandonati a Campobasso
 
Campobasso - È la segnalazione fatta dal consigliere comunale dell'Idv Michele Durante, già intervenuto nei giorni scorsi per chiedere l'intervento dell'amministrazione di palazzo San Giorgio a seguito dei troppi episodi di avvelenamento che si sono verificati in città. «L'indecente prassi dell'abbanono - ha evidenziato Durante - ha subìto un'impennata, probabilmente a seguito della notizia che gli accalappiamenti sono ripresi con continuità sul territorio comunale. Questo porta «gentiluomini e gentildonne» dei comuni vicini a scaricare nella nostra città, come immondizia, animali incolpevoli». Da qui la richiesta rivolta all'assessore Pasquale Colarusso, che ha la delega al randagismo, e al sindaco Gino Di Bartolomeo, a prendere posizione, rafforzando il controllo del territorio, anche attraverso l'intervento del Corpo Forestale, eventualmente con l'introduzione di sanzioni esemplari per chi abbandona gli animali. «Il Comune di Campobasso e la sua cittadinanza - rimarca l'esponente dell'Idv - in questo momento, si stanno facendo carico di un numero indefinito di cani, che non hanno il dovere di assistere e per i quali non devono pagare le spese, sotto ogni punto di vista». Per Durante c'è infatti l'oggettiva impossibilità di accogliere altri randagi nelle strutture presenti in città e nei comuni limitrofi. «La situazione attuale - evidenzia in proposito - è al limite e rischia di diventare realmente ingestibile. Ho visitato personalmente nei giorni scorsi, il canile comunale di Santo Stefano, che ha bisogno di alcuni interventi di emergenza: c'è sovraffollamento ed alcune aree vanno bonificate. Ho rilevato evidenti inadempienze da parte della ditta appaltatrice della gestione. È poi insufficiente la dotazione al servizio veterinario, gran parte della struttura è inadeguata sotto il profilo igienico sanitario». Il consigliere comunale di minoranza chiude il suo intervento facendo riferimento all'opera svolta dai volontari, definite, persone in gamba e volonterose. «Ho conosciuto alcuni elementi delle associazioni di volontariato - conclude - a cui bisogna guardare non come elementi di disturbo e pericolo, ma quali importanti risorse, quali esse sono da sempre nel nostro Paese, se giustamente orientate da una regolamentazione certa e applicabile».

CORRIERE DELLE ALPI
2 AGOSTO 2009
 
Veterinari inflessibili: stop per quattro cavalli uno per ogni quartiere
 
FELTRE (BL). Un cavallo in meno per quartiere, così, giusto per non scontentare nessuno, e un po’ tutti. La seconda verifica delle lastra radiografiche ha indotto la commissione veterinaria a cassare dal Palio tra cavalli, più un quarto eliminato sulla scorta della normativa nazionale che entrerà in vigore tra qualche mese.  L’ottimismo mostrato da Pierangelo Sponga, Maurizio Mellini e Rudy Fullin subito dopo le visite si è scontrato con la necessità di garantire la massima tutela degli animali e la sicurezza della gara. Così, dimostrando ancora una volta che Feltre è all’avanguardia, i tre membri della commissione veterinaria hanno appiedato i quattro quartieri. Un cavallo in meno a testa, ma si giura sulla casualità.  Castello perde Incantos, destriero di Martin Ruben Ballesteros. Gli è stata riscontrata una periartrite che induce al riposo. Stessa patologia per Guru di Port’Oria, mentre a Gulliver Sauro di Santo Stefano le lastre hanno mostrato la presenza di un frammento osseo intrarticolare che ha convinto i veterinari a bloccare il cavallo per prevenire qualunque rischio. Per Duomo, infine, stop alla riserva Manna de Ozieri, cavallo che ha da poco compiuto i quattro anni - limite previsto dalla nuova normativa nazionale - e che è apparso eccessivamente agitato e che prometteva una partenza un po’ troppo movimentata.  «Non sono cavalli con patologie gravi», spiegano Sponga e Mellini. «Come capita per gli atleti, i cavalli possono avere dei periodi di affaticamento che consigliano un riposo. E’ il caso di Incantos e Guru, che magari tra una settimana possono aver recuperato e essere pronti per correre. Diverso il caso di Gulliver Sauro, per il quale riteniamo necessaria un’operazione per prevenire infortuni. Noi li fermiamo tutti perché il nostro Palio guarda alla tutela e alla sicurezza degli animali».

MESSAGGERO VENETO PORDENONE
2 AGOSTO 2009
 
Cacciatori sparavano pure tra le case
Quattro indagati per bracconaggio
 
Sacile (PN) - Un blitz dei carabinieri della Compagnia di Sacile e della polizia del Comando di vigilanza ittico-venatoria della Provincia di Pordenone è stato l’ultimo atto, all’alba di ieri nell’Alta Valcellina, dell’operazione “Caccia aperta”, indagine contro il bracconaggio. Una decina le perquisizioni effettuate dagli investigatori, che hanno portato alla denuncia di quattro persone, nonché al rinvenimento e al sequestro di quattro fucili di precisione e di un’arma comune da sparo (tutti modificati), di cui due con matricola abrasa. Nel mucchio sono finiti anche 51 colpi di calibri diversi, due detonatori, 4 metri di miccia, nonché altre parti di armi (canne di armi da guerra con matricole limate), una quindicina di trappole per catturare fauna selvatica, archetti e lacci. Il tutto era materiale detenuto clandestinamente. Le persone denunciate sono i fratelli F.L., 45 anni, e S.L, 48 anni, di Claut, nonché C.G., 25 anni, anch’egli di Claut, e D.Z., 61 anni, originario di Erto e Casso e residente a Vajont. L’indagine, illustrata ieri, è stata condotta in cooperazione dai Carabinieri della stazione di Cimolais, comandata dal maresciallo Luigi Ricciardi, e dalla polizia provinciale del Comando di vigilanza ittico-venatoria dell’ente Provincia di Pordenone. L’attività è partita dal fatto che in zona era stata rilevata la presenza di una banda di bracconieri, i quali cacciavano in maniera illecita la fauna locale, agendo non solo a discapito del patrimonio ambientale, ma pure nei confronti di chi regolarmente ottiene e paga la licenza per esercitare la passione venatoria rispettando le norme che la disciplinano. La zona dove colpivano maggiormente era quella di Claut, ma non disdegnavano nemmeno Cimolais, Erto e Casso, territori in cui la presenza di animali selvatici è numerosa anche grazie alla vicinanza con il Parco delle Dolomiti friulane. Secondo quanto accertato dagli inquirenti, questi bracconieri, approfittando delle notti di luna piena, e dunque più luminose, si aggiravano lungo le stradine adiacenti ai prati erbosi, “ipnotizzando” con dei fari portatili i numerosi cervi, caprioli e camosci per poi sparare. Ciò non solo per consumarne la carne, ma anche per esibire il simbolo dell’abbattimento, ovvero l’ambito trofeo. La spregiudicatezza di queste persone è arrivata al punto tale che più volte si sono spinte a sparare dal centro abitato in pieno giorno. Raccolti tutti gli elementi utili a inchiodarli anche attraverso appostamenti notturni e diurni, all’alba di ieri carabinieri e vigilanza itticio-venatoria hanno messo in atto le perquisizioni, che hanno visto operare 12 carabinieri e 10 agenti, coadiuvati da Unità cinofili per la ricerca di esplosivi dell’Arma di Bolzano. L’area interessata è stata anche pattugliata dall’alto da un elicottero dei carabinieri, pronto a un eventuale supporto immediato. Oltre alle armi, dalle case è saltato fuori di tutto: trofei di cerci, caprioli e camosci, pelli conciate, esemplari imbalsamati, trappole ostentati senza alcuno scrupolo.

TRENTINO
2 AGOSTO 2009
 
Spiaggia libera ai cani educati
 
ARCO (TN). La presenza dei cani in luoghi frequentati, come i sentieri di montagna o la spiaggia, è un tema che crea una forte discussione. L’arcense Gianantonio Lorenzi se la prende con i divieti imposti dai comuni di Riva e Torbole e bacchetta la polizia locale.  «Tutti i giorni le più importanti reti televisive - scrive - danno grande spazio all’abbandono degli animali nel periodo estivo, invitando gli albergatori, i ristoratori e gestori dei vari campeggi ad accettare gli animali (rispettando le varie regole di educazione e rispetto). Da Riva del Garda fino a Torbole, invece, non sanno fare di meglio che inviare con dei nuovi mezzi (presentati in pompa magna) gli agenti della polizia municipale, per far rispettare l’ ordinanza comunale che vieta di passeggiare con il proprio cane sul lungolago. La domanda nasce spontanea: perché, i sindaci, invece di mandare in giro questi agenti a “sanzionare” chi va a spasso con il proprio cane sul lungolago, non emettono un’ordinanza dove sono puniti quelli che sono sprovvisti dell’attrezzatura per raccogliere l’eventuale “pupù”? Tipo: 100 euro di multa a chi è sprovvisto dell’attrezzatura idonea, 500 euro a chi lascia gli escrementi in loco. In questo modo si raggiungerebbero due scopi. Il primo quello di permettere a tutti i possessori, educati, di animali (e sono molti) di poter avere diritto di passeggiare sul lungolago. Il secondo, insegnare l’educazione ai maleducati toccandoli sul portafogli se necessario. Questa sarebbe, a mio modo di vedere, un’ordinanza più rispettosa verso i diritti di tutti, italiani e stranieri, che non vogliono essere costretti a lasciare a casa i loro “amici a quattro zampe” per andare in vacanza, o anche solamente per fare una passeggiata (no bagno) sul lungolago».

IL TIRRENO
2 AGOSTO 2009
 
Gabbiano impigliato nell'alta tensione salvato dai pompieri
 
FOLLONICA (GR). Salvato un gabbiano rimasto impigliato nei cavi dell’alta tensione a Scarlino. Il volatile è rimasto imprigionato per ore ad un traliccio all’interno dell’area industriale della Tioxide. La segnalazione giunta nella mattina al comando dei vigili del fuoco di Follonica ha portato ad un primo sopralluogo subito dopo. Ma come raccontano dal comando era impossibile liberarlo per via della tensione che passava in quei cavi. Per questo è stata allertata la società Terna che nel pomeriggio ha messo in sicurezza il palo dove era rimasto il gabbiano permettendo così ai vigili del fuoco di salire con la scala e liberarlo. Però per il volatile non è stato possibile spiccare di nuovo il volo a causa di un ala fratturata.  I vigili lo hanno consegnato alla Terna che aveva già provveduto ad allertare un centro di recupero per animali nei pressi di Grosseto. A loro è stato affidato il gabbiano per essere curato sperando che non finisca più tra i fili dell’alta tensione.

IL TIRRENO
2 AGOSTO 2009
 
La dinastia della pecora massese
 
Andrea Berti
 
MASSA (MS). Nati sotto il segno della pecora...massese. La storia di questa particolarissima razza ovina addirittura citata in un’opera di Niccolò Macchiavelli (ne “La vita di Castruccio Castracani da Lucca”), è legata a quella di molte famiglie di contadini e di allevatori, ma ad una in particolare deve probabilmente più di altre: la famiglia Paolini.  Pastori da sette generazioni - il primo avo, “il pastore” Giovanni, a metà ‘800, nel paese di Resceto - nel loro albero genealogico non ci sono altri mestieri. Hanno provato a fargli cambiare idea proponendogli diversi anni fa, di fare gli operai; ma loro, i tre fratelli Paolini, non ne vogliono sapere perché essere pastori è una tradizione.  Un destino marchiato a fuoco che si tramanda, spontaneamente e senza costrizioni, di padre in figlio. Nascere e morire vicino al gregge è la naturale evoluzione delle cose esattamente come il ciclo delle stagioni che governa la vita degli animali e, quindi, inevitabilmente, anche la loro.   Il Comitato di Tutela. Nobile lignaggio intrecciato al destino della razza simbolo delle montagne apuane, di Forno e Resceto, di Casagna e della Lunigiana dove si trovano diversi allevamenti, rappresenta una delle specie più popolose della Toscana (70 mila capi tra la Toscana e Liguria, di cui 3 mila capi solo a Massa). Dimenticata, o quasi, solo da un anno la pecora massese è tornata alla ribalta grazie al Comitato di Tutela promosso da Coldiretti (www.massacarrara.coldiretti.it) e Apa a cui hanno già aderito 13 allevatori, testimonianza di storia e passione per una specie che ha fatto del suo colore atipico (il nero), delle corna “unisex” (sia il maschio che la femmina ne sono dotate), e di una carne dolcissima, una razza unica nel panorama zootecnico-caprino europeo.   I signori della razza nera. I Paolini sono gli indiscussi signori della pecora massese. I maggiori promotori di questo Comitato con oltre 800 capi assieme ai vari Menchini, Villa, Attuoni, Boschetti, Gabriele e Sergio Del Freo, Castagnini, e Galloni. Resistono, stoicamente, nell’era di internet, tra il progressivo avanzare del cemento che ha preso il posto dei pascoli dove nonni, bisnonni, trisnonni portavano migliaia di pecore al pascolo, nel fare quello per cui sono stati allevati trovando la forza e l’entusiasmo di tramandarlo ai figli. Ed ogni anno, nel mese di giugno, partono a piedi con i loro greggi per quel viaggio, lungo appena 3 giorni, soste comprese, chiamato transumanza. Destinazione: Passo del Lagastrello. Lassù, nel cuore ancora vergine della Lunigiana, li attende una piccola casa di sassi e due mesi di pascoli e silenzio assieme alla famiglia. Già perché la transumanza per i Paolini è, da sempre, una vacanza. Il tempo per Giovanni, Matteo, Domenico, Ilario e Paolo - l’ultimo dei pastori con i suoi diciotto anni (l’ultimo arrivato è Matteo che ha un anno) - si è fermato. Mentre tutto muta e abbraccia la modernità, loro mantengono intatte ricorrenze, sapori, metodi di allevamento e storie.   A pascolo nel cuore della città. I loro pascoli non sono più nell’attuale zona industriale dove un tempo c’erano solo campi e colori, spariti per far posto alle fabbriche, ma nell’epicentro economico della città di Carrara, in quel giardino dimenticato di Villa Ceci. Dal ’97 oltre 200 capi sono ospitati qui dopo essere stati sfrattati dalla zona Dalmine.  A pochi metri l’arteria principale di Carrara, Viale XX Settembre, e il via e vai di camion e auto, cellulari e rumori. Dopo il cancello spalancato e arrugginito: il pascolo. Il verde contrasto di un mondo che è lì, ad un passo a dimostrazione che «si può ancora vivere di pastorizia. Si può ancora campare facendo il pastore. Oggi non è facile perché le spese sono maggiori, la burocrazia è aumentata, e il guadagno è minore - confessa Giovanni, 45 anni, due figli, Serena e Paolo mentre assiste il suo gregge ancora scortato da un vissuto bastone di legno - ma si può ancora mandare avanti una famiglia con questo mestiere. Ci vuole tanto sacrificio e costanza ma quando vedi le tue pecore al pascolo, sdraiate al sole la fatica è ricompensata. L’altro momento che ci ripaga è quello della nascita di ogni nuovo agnello: è sempre una festa».  Ma fare il pastore è anche molto faticoso; significa dedicarsi completamente, tutti i giorni dell’anno, Natale e Pasqua compresi, perché «le pecore vanno munte due volte al giorno, la mattina e la sera. Anche quando il giorno nel calendario è rosso. Noi ne mungiamo a rotazione circa 60. 120 al giorno in media». Sveglia all’alba per essere in stalla prima del sorgere del sole, poi la colazione a base di cereali e fieno naturale, e il pascolo fino a che non fa buio.  «Si - ammette Giovanni - è molto faticoso. Ma quale lavoro non lo è? Io e i miei fratelli, e come noi i nostri padri, amiamo questa vita. Non ci pesa alzarci la domenica». Non solo carne da macello, prelibata e adatta per i bambini che ha visto, per la prima volta, il Consorzio promuoverla durante le festività di Pasqua: «Le pecore danno molto latte che diventa formaggio». L’altro miracolo è la filiera famigliare. I mariti pascolano, le mogli producono i formaggi. «Il latte - racconta - in parte finisce alle latteria, in parte per fare formaggi e ricotte e per i prodotti caseari che confezionano le nostri mogli. Facciamo tutto in casa. Ed anche questa è una tradizione». Ma il vero miracolo di questa professione è la forza con cui riesce a tenere legata una famiglia. Mariti e mogli. Genitori e figli. Nonni e nipoti parlano la stessa lingua e vivono in simbiosi. Essere pastori, e vivere di pastorizia, per i Paolini non è una scelta. E’ la naturale conseguenza di sette generazioni perché «per noi è normale nascere e morire vicino al nostro gregge».

IL MATTINO DI PADOVA
2 AGOSTO 2009
 
Dogo killer, è polemica «Basta cani pericolosi»
 
Padova - SAVONAROLA. Polemiche dopo l’uccisione di un pitbull in via Savonarola: il cane, al guinzaglio della sua proprietaria, è stato aggredito e sbranato da un dogo argentino, balzato fuori dal cancello automatico aperto dal proprietario, in via Campagnola. «Ieri sono passato di là e ho visto il cancello aprirsi di nuovo, stavolta il dogo non è uscito ma era libero di farlo perché scorrazzava nel cortile interno», testimonia un lettore che ci ha telefonato «mi chiedo cosa debba succedere ancora prima che siano presi provvedimenti». Sui fatti, comunque, la questura ha aperto un’indagine per accertare eventuali responsabilità penali.

IL TIRRENO
2 AGOSTO 2009
 
Stefano e i suoi cani sono gli angeli del mare
 
PONTE A EGOLA (PI). «Chissà se esistono gli angeli, ma di sicuro ci sono gli angeli del mare”. Era scritto sulla battigia a Marina di Vecchiano, la sera della prima domenica di luglio. Non si sa se sono state le due donne, salvate insieme a bambino di 11 mesi quando erano in procinto di annegare; o qualcuno di coloro che dopo aver trepidato sulla riva, alla fine si era congratulato verbalmente con i tre volontari del Glap, Gruppo lavoro in acqua di Pisa; accorsi in mare insieme a due cani femmina: Lady, razza Labrador, e Zoe, una terranova.  Tra gli artefici del salvataggio, anche Stefano Banchelli, 33 anni, di Ponte a Egola. Ora pensa a questo mese di agosto, con il litorale affollato tutti i giorni e non soltanto la domenica. Vende i macchinari per conceria, eppure ha sempre in testa “la mia unità cinofila”. Spiega: «È il binomio cane e conduttore. I nostri cani sono addestrati a lavorare soltanto con il loro padrone. Fanno parte del gruppo, quelle razze che rispondono ai requisiti richiesti dallo statuto: essere predisposte al nuoto, al lavoro in acqua, compresi i golden retriever. Ci alleniamo durante tutto l’anno con i nostri cani per superare prove, ovvero esercizi in mare o nei laghi, nel riporto o apporto di oggetti sia alle imbarcazioni, sia alle persone in difficoltà».  Il suo rapporto con il mare è nato in famiglia. «Avendo una casa a Castiglioncello, mio fratello Francesco e io siamo abituati ad andare in mare - dice Banchelli -. Quando sei anni fa ho avuto una cagnolina di terranova, chiamata Liquirizia perché di pelo nero, mi sono iscritto al gruppo Glap. Per il resto, sono un volontario, come tanti altri».  Il Glap è attivo dal 1989, quest’anno festeggia i primi 20 anni d’attività. «Siamo associati e riconosciuti della Protezione civile, e collaboriamo con la Pubblica assistenza di Pisa anche se abbiamo una nostra identità: con mezzi, uomini e quanto ci serve per andare avanti - dice Stefano Banchelli -. Tutti gli anni siamo a lottare per comprare qualche attrezzatura nuova che ci aiuti sia nella salvaguardia dei bagnanti. Inizia a metà giugno il servizio di prevenzione e soccorso, io lo faccio soltanto la domenica perché sono un volontario».  E conclude: «E’ un po’ sacrificio conciliare l’impegno e l’allenamento, con il lavoro ma la motivazione di aiutare chi si trova in pericolo è troppo forte».

IL TEMPO
2 AGOSTO 2009
 
«Mucca pazza», sequestrato un allevamento di Trivento
Sanità Un bovino risultato positivo alla Bse è stato abbattuto Il contagio confermato dall'Istituto zooprofilattico di Torino
 
TRIVENTO (CB) -  Era affetto dal morbo della «mucca pazza» il bovino abbattuto il 25 luglio in un allevamento di Trivento. Il sospetto caso di contagio, rilevato nei giorni scorsi dal Nas, il Nucleo antisofisticazione dei Carabinieri, è stato dunque confermato dalle analisi svolte dall'Istituto zooprofilattico di Torino, centro di riferimento italiano per l'encefalopatia spongiforme bovina, come clinicamente viene definita la malattia. Morbo dovuto verosimilmente all'utilizzo di farine animali inquinate dal prione, che negli anni scorsi aveva creato un vero e proprio allarme a livello internazionale, facendo crollare i consumi di carne bovina, soprattutto dopo la notizia della trasmissione all'uomo della malattia. Nell'ultimo periodo la situazione sembrava essersi normalizzata, fatta eccezione per qualche caso sporadico di accertato contagio, com'è avvenuto proprio a Trivento nei giorni scorsi. Il capo risultato affetto da Bse era nato in Italia nel 1998, due anni prima che si diffondesse l'allarme «mucca pazza», con il conseguente divieto di somministrare farine animali. Un animale allevato in maniera naturale, come il capo che è stato abbattuto con quello malato. C'è da dire che per precauzione i Nas hanno anche disposto il sequestro sanitario cautelativo per un'altra trentina di animali presenti nell'allevamento di Trivento, da cui al momento non può entrare o uscire alcun esemplare. In particolare restano sotto osservazione due bovini entrati a contatto con quello malato, che sono stati a loro volta abbattuti, con campioni di sangue inviati all'Istituto piemontese per accertamenti da effettuare prima dell'eventuale macellazione. Per i Carabinieri tuttavia la situazione è sotto controllo e non si corrono rischi, tanto più che le verifiche del Servizio veterinario dell'Asrem sono frequenti e diffuse su tutto il territorio. In caso di sospetto contagio si provvede poi subito all'abbattimento cautelativo. C.S.

IL TEMPO
2 AGOSTO 2009
 
MUCCA PAZZA
Sigilli all'allevamento di Campobasso
CAMPOBASSO I carabinieri del Nas, nucleo antisofisticazione di Campobasso, hanno posto sotto sequestro un allevamento di Trivento (Campobasso) nel quale un bovino è risultato affetto da encefalopatia spongiforme.
 
Campobasso - A confermare la presenza del virus della cosiddetta «mucca pazza» sono state le analisi dei campioni ematici inviati all'Istituto Zooprofilattico di Torino, centro di riferimento nazionale per la Bse. Si tratta di un animale nato in Italia nel 1998 e allevato con metodi naturali. Secondo i veterinari dell'Asrem, azienda sanitaria regionale del Molise, comunque, non c'è nessun allarme: in Italia, dicono, non si corrono rischi. I controlli sono capillari e se un capo presenta i sintomi della malattia viene immediatamente abbattuto.

BIG HUNTER
2 AGOSTO 2009
 
LOMBARDIA: LEGAMBIENTE ..PER COLPA DI QUALCHE CENTINAIO DI CACCIATORI
 
Dopo una seduta durata quattro giorni, il Consiglio Regionale della Lombardia si e' ingloriosamente concluso con il rinvio a settembre della discussione della legge-provvedimento per consentire a qualche centinaio di cacciatori di sparare alle specie protette dalla Ue e, soprattutto, della ben piu' importante legge di riforma sui Parchi".Lo afferma Legambiente Lombardia per la quale "nel tirare un sospiro di sollievo per la mancata approvazione della deroghe in materia venatoria, e' difficile nascondere l'indignazione per il rinvio della Legge sui parchi, sacrificata per consentire di discutere l'ennesima leggina sulla caccia: un provvedimento che interessa una esigua minoranza di cacciatori dal grilletto facile, ma che mette a rischio l'approvazione di un provvedimento legislativo ben piu' rilevante, che invece interessa a tutti i lombardi, qual e' la legge sui parchi". ( libero news.it )
Due precisazioni:
La prima  -  Quel centinaio di cacciatori o poco più ci risulterebbero essere invece più di 90.000 in Lombardia.
La seconda -  Per quanto riguarda quel sospiro di sollievo non sembra essere daccordo il relatore del provvedimento per le cacce in deroga Vanni Ligasacchi (Pdl) insieme a Carlo Soffiotti (Pdl) e Pietro Macconi (Pdl) affermano ." Siamo riusciti ad approvare in Commissione un'ottima legge sulla caccia e siamo riusciti a superare ostacoli che esistono di ordine legislativo e costituzionale. Abbiamo preso con il mondo venatorio lombardo impegni precisi e non vogliamo certo rinunciarci: c'è tempo fino al 15 Settembre per approvare i provvedimenti venatori, li abbiamo sempre approvati negli altri anni, cercheremo di farlo in modo ancora più completo e soddisfacente quest'anno."
Ci risulta che detto provvedimento dovrebbe tornare in Consiglio per l'approvazione il giorno 8 Settembre. Staremo a vedere.

BIG HUNTER
2 AGOSTO 2009
 
IL CONSIGLIO REGIONALE LOMBARDO APPROVA LEGGE SUI RICHIAMI VIVI
 
Il Consiglio Regionale della Lombardia in data 31 Luglio 2009  con 37 voti a favore e 13 contrari approva la nuova legge che consente l'uso dei richiami vivi assicurando il rifornimento degli stessi per un numero complessivo di 46.833, riguardanti le specie T.Bottaccio, T.Sassello, Merlo, Cesena, Allodola. La ripartizione Provinciale dei rifornimenti è cosi distribuita : Brescia 23.000 circa, Bergamo 20.000 circa, Lecco e Sondrio insieme circa 3.000 unità. Tali richiami potranno avere solo due fonti; provenire da allevamenti in cattività o per catture dirette delle Provincie. Pertanto i quasi 15.000 cacciatori lombardi da appostamento fisso ed i 23.000 da appostamento temporaneo potranno avere la possibilità di rifornimento per i propri richiami anche in questa stagione venatoria.Ricordiamo che è consentito per i cacciatori da appostamento fisso l'uso massimo in fase di attività venatoria di 40 richiami di cattura, mentre per i cacciatori da appostamento temporaneo 10 richiami.Il relatore del disegno di Legge poi approvata, Giosuè Frosio si auspica inoltre con una sua dichiarazione: " Che durante l'annata in corso la Regione provveda ad integrare le catture non effettuate aggiungendole a quelle dell'annata successiva"Al provvedimento ha dato il proprio voto favorevole anche  Battista Conforti Consigliere Segretario ( Centro Sinistra per la Lombardia) che ha difeso queste antiche tradizioni venatorie con una dichiarazione che crediamo valga la pena di leggere:" Non accetto chi definisce i lombardi barbari e incivili quando l'attività venatoria è praticata ovunque ed è un patrimonio storico di tutta Europa. Comprendo le attese e gli interessi di chi abita nelle aree metropolitane ma altrettanto - continua Bonfanti - legittime sono le attese e le esigenze di chi, pur minoritario per numero, abita nelle provincie. Compito di ogni istituzione è  tutelare le aspettative legittime di tutti e dare risposte adeguate."  Bonfanti conclude così il suo intervento :"E' inaccettabile bollare la pratica della caccia come un provincialismo d'altri tempi"Naturalmente su tutte le furie Carlo Monguzzi dei Verdi che sostanzialmente in fatto di tempi ha monopolizzato l'intera seduta.

SAVONA NEWS
2 AGOSTO 2009
 
Savona: abbandono di animali, indagini delle guardie zoofile
 
SAVONA - Questa è l'estate che alcune persone, sempre meno per fortuna, riservano ai propri animali.
Prima della partenza per le vacanze, il solito ignoto (per ora, perché le Guardie Zoofile dell'ENPA stanno cercando di individuarlo) ha abbandonato sulle alture di Savona (Conca Verde) un bellissimo gattino grigio di poche settimane.
E' bastato qualche giorno per farlo ammalare; affamato, spaventato e disidratato è stato raccolto da un automobilista e consegnato alle cure dei volontari della Protezione Animali savonese [...]

IL GAZZETTINO
2 AGOSTO 2009
 
Anche i cani avranno uno spazio loro riservato all’interno dei parchi cittadini
 
Simona Pacini
 
BELLUNO - Anche i cani avranno uno spazio loro riservato all’interno dei parchi cittadini. La sperimentazione del Comune, per il momento, si limiterà a tre giardini, il Città di Bologna, Maraga e Nogarè. Ma se il progetto si dimostrerà valido, potrebbe essere allargato a tutti gli spazi verdi pubblici comunali.Lo ha garantito l’assessore Angelo Paganin nel corso dell’ultimo consiglio comunale al consigliere del Patto per Belluno Celeste Balcon, in risposta alla sua interrogazione.Balcon aveva richiesto la realizzazione di un’area recintata per cani all'interno dei parchi comunali per venire incontro alle esigenze dei proprietari degli amici a quattro zampe specialmente dopo l’inasprimento dei provvedimenti contro i padroni degli animali che sporcano o causano problemi.Lo scorso 11 giungo l’assessore comunale alla sanità ha effettuato un sopralluogo negli spazi verdi cittadini insieme al vice comandante dei vigili urbani Gustavo Dallacà. Sul piatto le richieste dei proprietari di cani, ma anche dei genitori di figli piccoli e degli anziani. Sono dunque state pensate diverse soluzioni a misura delle rispettive esigenze. Nel Città di Bologna sarebbe stata scelta la striscia laterale opposta a via Flavio Ostilio, la meno frequentata. Soddisfatto il consigliere del Patto per Belluno Celeste Balcon che aveva accolto, trasformandola in interrogazione, la proposta di una cittadina.«L’idea mi è venuta dopo aver vissuto in diverse città italiane - spiega Tiziana Iudica - ed aver registrato le attenzioni che vengono riservate ai proprietari degli animali domestici nei parchi di Firenze, Roma, Bologna. Avendo anch’io un cane, mi è sembrato naturale richiedere una soluzione del genere anche nella mia città, Belluno, dove torno spesso». La recinzione all’interno dei parchi pubblici permetterà ai proprietari di cani di lasciare il proprio libero di correre e giocare con gli altri animali, senza entrare a contatto con le altre persone che frequentano la stessa zona, in particolare bambini ed anziani.«In certi posti - continua Iudica - ho visto addirittura delle panchine posizionate dentro allo spazio recintato, così che i proprietari, oltre a far giocare il proprio cane, può tenerlo d’occhio da vicino e allo stesso scambiare due chiacchiere con gli altri padroncini».Due i problemi che si pongono: la possibilità che i cani si azzuffino tra loro e che sporchino senza che i proprietari puliscano.«Beh, credo che della prima questione se ne debbano preoccupare i proprietari che conoscono i rispettivi animali. Per quanto riguarda la pulizia è certo che spetta ai proprietari. Se però qualcuno dovesse fare il furbo durante la notte o nei momenti in cui non viene visto da altri, noi non possiamo certo risponderne».«Recentemente ho potuto apprezzare l’iniziativa del Comune - conclude Tiziana Iudica - che ha posizionato un distributore di sacchetti e bidoncino per raccogliere le feci dei cani, nei giardini di piazza dei Martiri. Mi fa un po’ sorridere però che, proprio accanto all’apparecchio, ci sia un cartello che stabilisce il divieto ai cani...».

VAOL.IT

2 AGOSTO 2009

 

Il sindaco di Bormio: 'Ecco perché sono favorevole al controllo dei cervi allo Stelvio'

Elisabetta Ferro Tradati è professore ordinario di Clinica Medica Veterinaria all'Università di Milano.

 

Bormio (SO) - Per vari motivi, anche basati su dati scientifici, sono convinta che le popolazioni eccessive di erbivori selvatici in un territorio limitato come il nostro debbano essere tenute sotto controllo. Per esigenze professionali ho visto l'esito di catture non sempre ben condotte (non parlo del PNS): nelle casse di trasporto a volte gli animali, quando si riprendono dalla sedazione, cercano di sfuggire terrorizzati e si procurano lesioni a volte gravissime (es. lacerazione del tendine di Achille) e devono essere abbattuti. Non è meglio un colpo che arriva da lontano, senza sperimentare la vicinanza con l'uomo? Rispetto ai predatori, il vantaggio della caccia ben condotta in aree molto antropizzate come la nostra è anche quello di selezionare la popolazione in base a criteri scientifici, ormai largamente riconosciuti ed evitare quindi gravi epidemie e scadimento della specie. Da non dimenticare poi il rischio che corrono greggi ed animali domestici a fronte di predatori non selettivi. Del resto se in una stalla abbiamo troppi bovini rispetto alla sua capienza, dobbiamo abbatterli. Introdurre i predatori in aree così limitate come le nostre, equivale ad immettere una faina in un pollaio. Tra l'altro questo comportamento irrazionale di ultraprotezionismo, privo di ogni logica scientifica, porta proprio come conseguenza il diffondersi del bracconaggio esercitato da chi, esasperato per non essere ascoltato, si fa "giustizia" da solo. E non sempre in un modo molto edificante, soprattutto dal punto di vista di chi questi stupendi animali li ama davvero. I bracconieri sparano di nascosto, soprattutto di notte, se feriscono gli animali non li vanno a cercare perchè hanno timore di essere beccati dalle guardie e così cervi o altri feriti vanno a morire lentamente in qualche angolino. La caccia (o prelievo selettivo) ben esercitati e controllati non fanno questi scempi.
Elisabetta Ferro Tradati


IL GAZZETTINO
2 AGOSTO 2009
 
Topolini mangiati da serpenti, scorpioni e piranha. Moda horror su YouTube
 
di Cristiano Tarsia
 
Un topolino nella vasca dei piranha, sbranato dai famelici pesci(stessa sorte anche per una rana). Un altro ingoiato da un pitone. E cavie dilaniate, avvelenate, straziate da scorpioni, ragni, scolopendre giganti e altri mostri del genere sotto lo sguardo attento (e morboso) delle telecamere da salotto, quelle per intenderci che scaricano i filmati su YouTube. Avanzate comunque tecnologicamente tanto da zoommare sul corpo martoriato della povera bestiolina e riprendere i suoi disperati squittii.Dare da mangiare un topolino vivo alla propria fiera domestica può essere più o meno giusto (certi animali mangiano solo carne viva), riprenderlo con una telecamera, compiacendosene e commentando, è da bestie, umanamente parlando. E purtroppo usanza diffusa sotto ogni latitudine. Dall’Italia agli Usa, dal Giappone al Sud America. E allora basta digitare spider e mouse, oppure escorpion e raton, o serpente e topo ed escono filmati poco edificanti. Nei video si vedono topolini avvicinarsi ignari a gigantesche tarantole, non percependo minimamente il pericolo, se non quando viene stretto nella morsa del ragno. Al posto del topo si può mettere un gamberetto, altro animale sacrificale, mangiato dallo squaletto di turno. Proprio gli acquari spesso sono arene di morte. Un video, che in due anni ha fatto 250mila contatti, girato a Varese, mostra un incontro, in natura improbabile, tra un piranha hannibal e un carasso, pesce di lago, presente nel Ticino: il nostro pesce viene divorato boccone per boccone dal voracissimo pesce tropicale (un pesce rosso nello stesso acquario ha una morte un pochino più indolore). Oppure ci sono i combattimenti tra gli insetti, molto in voga in Giappone, messi in teche strettissime, dove si affrontano sino all’ultimo respiro tra aculei, zampe, chele che si attorcigliano, colpiscono, vengono spezzate. Un balletto di morte che attira migliaia di visitatori e che varrebbe la pena fosse censurato dal sito dei filmati. E comunque reso disponibile alla massa, e ad animi più sensibili o, peggio, plasmabili come quelli dei bambini, con qualche filtro in più. In alternativa, come suggeriva qualche lettore partenopeo, mettere nella vasca del sacrificio invece della spaurita e indifesa cavia, una zoccola napoletana, delle nostre fogne. Sarebbe un incontro molto più interessante.
 
VIDEO
 
SERPENTE MANGIA TOPO
http://www.gazzettino.it/video.php?id=2339
 
RAGNO MANGIA TOPO
http://www.gazzettino.it/video.php?id=2338
 
Centipede contro tarantola contro scorpione

http://www.gazzettino.it/video.php?id=2337

 

La rana nella vasca dei piranha

http://www.gazzettino.it/video.php?id=2336


 

 

            02 AGOSTO  2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE


 

BLOGOSFERE
2 AGOSTO 2009
 
Il Canada sta studiando un vaccino spray contro l'influenza suina: il punto della situazione
 
Dunque, facciamo un po' un sunto della situazione sul virus H1N1.In Canada, si e verificato il primo caso di resistenza al Tamiflu, la medicina somministrata per combattere l'influenza suina. A metà novembre dovrebbero essere pronti i primi vaccini. Il ministero della Salute ha fatto sapere che, mentre gli Stati Uniti temono di non avee abbastanza scorte, i canadesi non dovrebbero avere problemi di questo genere. Vaccino per tutti coloro che lo vorranno, insomma. Tra l'altro le previsioni per l'autunno non sono rosee... Medicago Inc. , casa farmaceutica di biotecnologie in Québec, ha già sperimentato, con successo, il vaccino su alcuni animali. La risposta ai test è stata positiva anche dopo una singola dose. In Canada, dove i morti da contagio sono saliti a 59, sarà la GlaxoSmithKline a produrre il vaccino. Avranno priorità le donne incinta e persone con problemi di salute già di una certa gravità. E si sta pensando addirittura a un vaccino nasale spray da somministrare con il contagocce. L'azienda Medimmune , già sul mercato con l'unico vaccino spray contro l'influenza stagionale (FluMist), ha fatto sapere che sta mettendo a punto le dosi del vaccino spray per combattere l'influenza suina. Inizialmente pensava a produrre 40 milioni di dosi entro marzo del 2010, ora ha già alzato il numero a 200 milioni. L'aumento porterà a un problema di mancanza di bottigliette spray e così l’azienda spera ora di ottenere l’approvazione del governo all’uso di contagocce per somministrare il vaccino.
 
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