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IL TEMPO
2 GIUGNO 2010
Birillo è morto per strada, a due passi del Colosseo, agonizzante dopo una brutta caduta trainando la botticella alla quale era attaccato da 17 anni.
Romani e turisti hanno assistito allo spettacolo straziante della morte del cavallo e che adesso nella Capitale non si verificherà più.
ROMA - I cavalli-lavoratori avranno un'ambulanza, un'equipe di medici e un pronto soccorso; quindi, alla prevenzione sanitaria si unirà la possibilità di assistenza medica sul luogo e in una struttura specializzata. Sarà un'estate sicura quella degli 80 cavalli che a Roma trainano le botticelle, le storiche carrozze tanto amate dai turisti ma che tante polemiche hanno provocato. Da quest'anno il lavoro di prevenzione svolto finora da un unico medico veterinario della Asl sarà affidato a una commissione veterinaria che dovrà effettuare le visite sugli 80 animali, due per ciascuna botticella.
IL GIORNALE
2 GIUGNO 2010
Un’ambulanza per i cavalli delle «botticelle»
Roma - Estate sicura per i cavalli delle botticelle romane. Nessuno di loro rischierà la fine di Birillo, morto in strada mesi fa nel centro di Roma. La capitale avrà veterinari, un’ambulanza e persino un pronto soccorso per gli animali che trainano le storiche carrozze della Capitale. Si è, infatti, costituita la commissione veterinaria che dovrà effettuare le visite sugli 80 animali, due per ciascuna botticella. La commissione è formata da tre persone: un medico veterinario della Asl, un ufficiale medico veterinario dei Carabinieri scelto dal Comune e un altro scelto dai vetturini in modo che le visite siano il più trasparenti possibile. Entro giugno saranno effettuate le visite approfondite per permettere ai cavalli di affrontare l’estate e che comprendono esami del sangue, radiografie, ed elettrocardiogramma. Poi, la commissione rifarà dei controlli di routine ogni due-tre mesi nell’arco dell’anno. In caso di emergenza ci penserà la horse ambulance al lavoro dalla prossima estate per prestare il primo soccorso sul luogo. La vettura è stata fornita dai Carabinieri a cavallo di Tor di Quinto per un affitto di 2400 euro annui. Se sarà necessario, il cavallo sarà trasportato d’urgenza al pronto soccorso della caserma di Tor di Quinto.
Di «promessa mantenuta» nonché di «segno di civiltà della capitale» parla il presidente della commissione ambiente e diritti degli animali del Comune di Roma, Andrea De Priamo (Pdl). «Questo intervento - spiega De Priamo - garantirà la certezza di interventi di soccorso in caso di incidenti che coinvolgano le botticelle, sottoposte inoltre alle misure di tutela previste dalla delibera numero 64 approvata nei mesi scorsi dal Consiglio Comunale e ad un regime di controlli molto più severi che in passato. Un provvedimento che ha poi visto l’approvazione di una specifica determinazione dirigenziale contenente i percorsi preclusi alle botticelle per non affaticare i cavalli. A questo si aggiunge l’odierna costituzione della commissione veterinaria per la verifica completa e periodica dello stato di salute dei cavalli».
AUTOBLOG
2 GIUGNO 2010
Video: un cane illeso dopo esser stato investito da una Citroen C4
Ecco la storia di un cane fortunato, filmata in un video che racconta come l’animale sia rimasto miracolosamente illeso dopo esser stato investito in autostrada, nei pressi di Santiago del Cile. Il cane non ha perso la vita perché, nel momento dell’impatto, è stato inspiegabilmente inghiottito all’interno del paraurti. E’ curioso constatare che l’auto in questione è una Citroen C4. Qualche anno fa, si è verificato un episodio simile in Italia, sulla Strada Statale 16 nei pressi di Bari.In quell’occasione, una Peugeot 207 investì un cane che si salvò in maniera quasi analoga al suo simile cileno. Infatti, la caratteristica “bocca” della utilitaria francese permise al povero cagnolino di salvarsi entrando all’interno del paraurti. Alla luce di questi due episodi, PSA Peugeot Citroen potrebbe brevettare i paraurti anteriori delle varie auto prodotte, in modo da dare una chance in più di sopravvivenza a tutti quei poveri cani e gatti che periscono quotidianamente sulle nostre strade.
VIDEO
http://www.autoblog.it/post/27286/video-un-cane-illeso-dopo-esser-stato-investito-da-una-citroen-c4
LA CITTA' DI SALERNO 2 GIUGNO 2010
Trovata carcassa di delfino
Capaccio (SA). Rinvenuta una carcassa di delfino sul litorale di Paestum, all’altezza della foce del Solofrone, in un’area di confine con il comune limitrofo di Agropoli. Il mammifero, una giovane "stenella" della lunghezza di un metro e venti centimetri, era in avanzato stato di putrefazione. Ad effettuare il rinvenimento è stato un privato che tempestivamente ha allertato il personale della guardia costiera di Agropoli, diretta dal comandante Alberto Mandrillo, e i veterinari dell’Asl. Sul posto anche il responsabile del Centro studi ecosistemi marini di Perdifumo, Gianfranco Pollaro. In base ai primi accertamenti sembrerebbe che il delfino sia stato vittima del maltempo. In questi ultimi giorni, infatti, si sono verificate numerose mareggiate che avrebbero causato lo spiaggiamento della "stenella" sul litorale di Capaccio Paestum. La carcassa effettuati tutti gli accertamenti, è stata rimossa per essere trasportata in un apposito centro di smaltimento. Solo due settimane fa una "stenella" adulta di quasi due metri si era spiaggiata a causa delle cattive condizioni del mare, lungo il litorale ebolitano, in localitá Campolongo. Trasportata nel porto turistico di Agropoli era rimasta in vita per oltre tre giorni grazie agli sforzi dei volontari del Wwf. Il suo recupero sarebbe stato davvero un caso raro. Di norma questi animali non sopravvivono oltre le 12 ore. La "stenella" è stata curata con antibiotici e con alimentazione forzata, la speranza era che l’esemplare riprendesse il largo. Ma così non è stato nonostante l’impegno di decine di volontari del Wwf e di semplici cittadini che si sono dati il cambio durante il ricovero dell’esemplare nel porto per consentire alla "stenella", che era stata imbracata, di galleggiare correttamente.
ASCA
2 GIUGNO 2010
MAREA NERA: L'ESPERTO, A RISCHIO ANCHE IL TONNO MEDITERRANEO
Roma - L'intero Oceano Atlantico separa il Mediterraneo dal Golfo del Messico, ma la catastrofe ambientale potrebbe ripercuotersi su ambienti ben lontani e colpire le specie marine che migrano da una sponda all'altra, in modo particolare il tonno rosso dei nostri mari. Questi animali infatti svernano nelle acque calde centroamericane: ogni anno, in autunno, i banchi che oggi nuotano nel Mediterraneo fanno ritorno alla loro zona di stabulazione, al largo delle coste messicane, da dove ripartono a febbraio.
Quest'anno, ad attenderli dopo la migrazione autunnale troveranno le acque inquinate e impoverite dall'inarrestabile sversamento petrolifero dai fondali del Golfo. ''Il primo pericolo, in questo ambito, e' per la pesca e il consumo. Il tonno che preleveremo l'anno prossimo nel Mediterraneo potra' essere contaminato dalle sostanze tossiche che si sono accumulate lungo la catena alimentare'', anticipa sul sito Silverback Silvio Greco, biologo marino e dirigente di ricerca. ''Naturalmente, il punto piu' preoccupante e' quello che sta succedendo la', una catastrofe che e' destinata ad allargarsi come il fungo di un'esplosione atomica: nell'area dell'emissione del petrolio c'e' gia' un deserto, man mano che l'eruzione di greggio continua il deserto si allarga, mettendo a rischio l'intera regione caraibica, complice anche la grande capacita' di trasporto della Corrente del Golfo che si origina proprio in quell'area''. Certo, la ricaduta e i rischi dipenderanno dalla vastita' e l'entita' delle possibile contaminazione. ''Le soluzioni utilizzate finora - commenta l'esperto marino - hanno dato piu' problemi che risultati positivi. Ma anche se la perdita finisse domani, cosa altamente improbabile, ci vorranno dieci anni per bonificare l'area''. Dunque, cosa potrebbe esserci, tra un anno, nel tonno che arrivera' sulle nostre tavole? ''In primo luogo idrocarburi policiclici aromatici, sostanze cancerogene che si possono accumulare nel grasso del tonno. Cosi' come le diossine che ricadono in acqua dall'incendio del petrolio con cui si sta cercando di fermare l'avanzata delle marea nera. In parte gli organismi marini che sono alla base della catena alimentare moriranno, ma quelli che rimangono assorbiranno grandi quantita' di contaminanti che si bioaccumulano mano mano nella catena trofica fino ad arrivare ai vertici della catena alimentare marina, quella costituita dai grandi predatori come il tonno''. Quello della contaminazione delle specie migratorie transoceaniche e' solo uno degli aspetti della possibile espansione dell'inquinamento in corso nel Golfo del Messico. ''La corrente del Golfo trascinera' ben distante dal luogo di origine gli aggregati di petrolio che stanno fuoriuscendo in grande quantita' dai fondali. Questi aggregati si frazioneranno e disperderanno ma possiamo ipotizzare a una migrazione di contaminanti su scala transoceanica, almeno negli organismi viventi, come il plankton, che verranno trasportati dalla great conveyor belt''. IL PICCOLO 2 GIUGNO 2010
LETTERA
In un articolo apparso nei giorni scorsi sul Piccolo sotto il titolo "Granso, maseneta, moleca" ci sono le istruzioni per preparare le moleche "...vanno fritte freschissime, meglio ancora se tuffate vive nell’olio bollente... E a Murano le moleche vengono poste vive in una terrina con uova sbattute e lasciate ad assorbire l’uovo, quindi si infarinano e si friggono in olio bollente..." Non occorre essere aspiranti vegetariani per non condividere questa pratica incivile che si commenta da sè. Ho deciso quindi di segnalare il contenuto di questo articolo a chi ha un minimo di sensibilità ed invito chi è responsabile del supplemento a valutare con più attenzione le informazioni che incoraggiano il sadismo alimentare: cibarsi senza crudeltà è una volontà sempre più diffusa, non solo in Italia, e il rispetto per la vita, e non solo la vita dell’uomo, è un obbligo morale di chi si considera civile e rispettoso dell’ambiente. Chi incrudelisce su animali indifesi si esercita a incrudelire sugli esseri umani indifesi e le cronache ne danno ampia testimonianza quotidiana. Spero che il vostro giornale si impegni, invece, a diffondere sempre più e con determjnazione esempi di comportamenti meno riprovevoli. Isabella Stauble Gorizia Borgo Castello Tre Associazione di Idee IL TIRRENO 2 GIUGNO 2010
Sangue e bossoli di pistola in strada Giallo a Gabbro
GABBRO (LI). Colpi di arma da fuoco per strada. E poi bossoli di pistola e una pozza di sangue. Un mistero che nei giorni scorsi ha creato inquietudine in chi abita sulla strada per il Gabbro, via di Popogna. In base a quanto appreso, dei cittadini hanno sentito degli spari ripetuti. Cosa che ha creato notevole preoccupazione, vista la vicinanza delle abitazioni e il passaggio di autovetture lungo la via. Dagli accertamenti fatti sul posto, proprio sull’asfalto sono stati trovati dei bossoli, pare di pistola, e delle evidenti tracce di sangue. In base a quanto emerso, sembra che quel sangue sia animale, molto probabilmente di cinghiali abbattuti da qualcuno in zona. Si tratta comunque di attività illecite. LA NUOVA VENEZIA 2 GIUGNO 2010
Capriolo salvato a Gruaro
GRUARO (VE). Capriolo di 40 chili salvato dai vigili del fuoco. L’animale si era incastrato con le corna nel recinto di un’abitazione; i vigili lo hanno liberato e, dopo le cure del caso, rilasciato in Vallevecchia. Si tratta del terzo avvistamento di caprioli nella zona del portogruarese in poco più di un mese. Ieri mattina intorno alle 11 il grosso esemplare di capriolo stava scorrazzando per via Olmi a Giai di Gruaro; i residenti hanno chiamato i vigili che, non senza difficoltà, sono riusciti a trarre in salvo l’animale. Visitato dal veterinario, il capriolo è stato quindi liberato. TRENTINO 2 GIUGNO 2010
Un falco impaurito e affamato messo in salvo dal metronotte
RIVA (TN). Il metronotte s’è presentato ieri di buona mattina alla caserma dei Vigili del fuoco con un falchetto, poco più garnde d’un piccione bello grasso: il rapace, becco adunco, occhio tondo e nerissimo, piumaggio marroncino, morbido e maculato, era appiedato per strada (dove fosse esattamente resta un mistero) e sembrava oggetto d’un interessamento sospetto da parte d’una squadra di gatti, cautelosi ma forse malintenzionati. Nessun problema particolare nella cattura, segno d’uno stato di malessere che ha suggerito ai vigili di chiedere una visita specialistica: nell’attesa l’ospite inatteso è stato sistemato in officina dentro un gabbione foderato di cartone. Il veterinario dottor De Guelmi ha dapprima constatato che l’animale non presentava nè ferite nè fratture: unico particolare una magrezza nascosta dal piumaggio ma fin troppo evidente dalla conta degli ossi alla palpazione. Messo a terra il falco non ha nemmeno accennato a prendere il volo: spaurito? spossato? avvelenato da qualche anticrittogamico ingerito sbafando un topolino di campagna a sua volta intossicato? Una risposta largamente positiva è arrivata quando il vigile di servizio, fattosi regalare dalla vicina Coop qualche ritaglio di manzo, l’ha servita a bocconi al falchetto subito ritornato ad una naturale vivacità. Il rapace nel primo pomeriggio è stato preso in custodia dalla Lipu: dopo un soggiorno al Casteller tornerà, lucido e pasciuto, alla libertà dei suoi cieli.
IL TEMPO
2 GIUGNO 2010
Cani e padroni Il massaggio si fa anche insieme
I cani che sono passati sotto le sue mani, ancora oggi quando lo vedono scodinzolano felici.
ROMA - È questione di gratitudine perché i dolori articolari fanno star male tutti. Uomini e quattrozampe. E lui, li cura entrambi con i massaggi shiatsu. Luigi Castagnone, 58 anni, romano, noto come «er manipola», a queste due categorie aggiunge anche quella dei cavalli con i quali ha lavorato dieci anni in vari ippodromi. Castagnone è una celebrità nell'ambiente dei maneggi e degli appassionati di cani. «Mi sono formato alla scuola di Rudy Palombini - racconta - Il primo a promuovere lo shiatsu a Roma e forse in Italia. Con gli animali invece Luigi Castagnone è stato un innovatore e come spesso accade per puro caso. «Venti anni fa ero terapista in un centro di yoga - racconta - Lì vicino c'era un cane che camminava mezzo "acciaccato". Ho cominciato a fargli delle manipolazioni. Da quel momento mi aspettava tutte le sera per farsi fare la terapia». «Er manipola» è stato il primo e attualmente collabora al Bau Village di Ponte Milvio per sedute di massaggio sia rilassanti che tonificanti a cani e padroni, ma queste terapie sono ampiamente diffuse e spesso consigliate da veterinari che precrivono il supporto terapeutico del massaggio. Una pratica utile nella deambulazione anche dei cani anziani.
CORRIERE DELLA SERA
2 GIUGNO 2010
IN AUSTRALIA
Pappagalli «ubriachi» a Palmerston
Centinaia di volatili cadono dal cielo e dagli alberi senza apparente motivo. La causa forse in una tossina vegetale
Elmar Burchia
MILANO - Gli esperti e gli abitanti di Palmerston, in Australia, sono perplessi: da un paio di settimane centinaia di pappagalli, apparentemente ubriachi, cadono letteralmente dal cielo e dagli alberi. Gli uccelli sono del tutto disorientati e perdono conoscenza, riferiscono i veterinari. Che con rimedi naturali ora cercano di curare gli animali dai postumi di quella che ha tutta l'aria di essere un'ubriacatura.
UBRIACATURA - Cadono dal cielo, non riescono a volare, sono frastornati. In breve: i lori, i pappagalli dal piumaggio coloratissimo, molto diffusi in Australia, manifestano i classici sintomi della sbornia. Veterinari e abitanti di Palmerston, città nei pressi di Darwin, a nord dell'Australia, sono perplessi, riferisce il quotidiano Northern Territory News. Il curioso fenomeno ormai dura da due settimane. «Sembra veramente come fossero tutti ubriachi», ha commentato Lisa Hansen del rifugio per gli animali Ark Animal Hospital di Palmerston. «Non hanno nessuna coordinazione; saltano in aria, ma non riescono a centrare l'asticella dove vogliono atterrare. Ogni giorno la gente ci porta sempre più volatili, trovati in giro per strada; hanno gli occhi socchiusi e non ce la fanno a spiccare il volo».
POSSIBILI CAUSE - Non è la prima volta che in queste zone si notano dei lori «ubriachi». Sempre nello stesso periodo, ma mai in questo numero così elevato. Al momento non ci sono spiegazioni plausibili. Persino gli esperti brancolano nel buio. La causa può trovarsi in una pianta che i pappagalli consumano e che potrebbe provocare questi effetti. «Fisicamente non c'è nulla che non vada, per questo supponiamo che l'alterazione possa essere data da qualche tossina vegetale», hanno spiegato i veterinari. Tuttavia, la colpa potrebbe anche essere di un virus sconosciuto. Il rifugio degli animali ha in cura attualmente qualche dozzina di questi sfortunati uccelli ai quali i veterinari somministrano della pappa d'avena dolce e tanta frutta - la «versione volatile» dei rimedi post sbronza.
AGI
2 GIUGNO 2010
AUSTRALIA: PIOGGIA DI PAPPAGALLI "UBRIACHI" NEL NORD
Sydney - Centinaia di pappagalli apparentemente ubriachi cadono dagli alberi e dal cielo in una cittadina dell'Australia. Ed e' grande lo sconcerto tra i veterinari che, cercando di curarli, non capiscono cosa stia accadendo."Sembrano proprio ubriachi. Cadono dagli alberi e non sono cosi' coordinati come al solito: cercano di saltare ma non ce la fanno a raggiungere il ramo successivo", racconta Lisa Hansen, un chirurgo all'ospedale veterinario Ark Animal Hospital, a Palmerston, vicino Darwin.
IL TEMPO
2 GIUGNO 2010
Nati due baby lemuri Le scimmie dello yoga
Due nuove nascite al Bioparco di Roma: si tratta di un lemure catta e uno di lemure nero.
ROMA - L'arrivo dei cuccioli è coinciso con il completamento delle due nuove grandi aree realizzate per loro, in cui sono stati trasferiti insieme alle lfamiglie. I lemuri sono proscimmie a rischio di estinzione che in natura vivono in Madagascar; sono animali sociali noti per le evoluzioni acrobatiche e le caratteristiche posture yoga per prendere il sole. «Nei nuovi spazi in cui viene ricostruito l'ambiente naturale idoneo all'animale - spiega il direttore generale del Bioparco, Tullio Scotti - si interazione facilitano la trasmissione del messaggio educativo, che nel caso dei lemuri è costituito dalle principali minacce di estinzione: perdita e degradazione delle foreste del Madagascar, il bracconaggio per la carne e la pelle ed il commercio illegale per il mercato degli animali da compagnia».
MESSAGGERO VENETO 2 GIUGNO 2010
Il vicesindaco critica i cacciatori
SOCCHIEVE (UD). Agricoltura in difficoltà a Socchieve a causa dei cinghiali ed il vicesindaco del centro carnico, Albino Toson, denuncia: «I cacciatori della riserva di caccia di Socchieve avrebbero potuto benissimo, come si è fatto altrove, risolvere il problema, approvando in assemblea e applicando una deroga per aprire la caccia di selezione (da metà maggio) ai cinghiali. Gli era stato chiesto da più parti. E invece l’assemblea, circa un mese e mezzo fa, ha deciso di non approvare questa deroga consentita dalla legge e continuare con la sola caccia tradizionale (che parte la seconda domenica di settembre). Difficile comprenderli. Hanno perso un’occasione per dimostrare che i cacciatori possono anche essere utili e credo che dei danni subiti dagli agricoltori, così facendo, debbano sentirsi responsabili anche loro, che non hanno agito, potendolo fare con un’azione mirata». Toson raccoglie da tempo le lamentele degli agricoltori locali che se hanno a che fare da una decina di anni con i cinghiali, ultimamente risentono anche economicamente in misura sempre maggiore delle rovinose incursioni di questi animali: «Sono venuti molti agricoltori da me - spiega Toson - dicendo che è già 2/3 volte quest’anno che coltivano il mais ed i cinghiali vanificano il loro lavoro. Uno di loro ha 7/8 ettari seminati a mais. Vive di questo. L’anno scorso aveva patito un danno di 5 mila euro. Per chi coltiva mais questo, il momento della semina, è delicatissimo ed è quello in cui le coltivazioni vengono colpite maggiormente dai cinghiali. Ad agosto si presenta poi un altro momento cruciale. E pensare che con poco la situazione potrebbe essere risolta». |
CORRIERE DELLA SERA
2 GIUGNO 2010
Strategia di difesa
La rana vibra e allontana gli aggressori
Il maschio della raganella dagli occhi rossi non trema perché ha paura, ma per spaventare
Paola Caruso
MILANO - Il maschio della raganella dagli occhi rossi (Agalychnis callidryas) non trema perché ha paura, ma per spaventare gli altri individui della specie. Il suo personale «vade retro estraneo» lo esprime producendo una vibrazione a 12 hertz. In questo modo difende il territorio senza l' uso della voce. Ma come fa a vibrare? Piega e stende velocemente le zampe posteriori, in una sorta di su e giù tipico da ballo moderno accelerato. A questo punto il tremolio raggiunge il competitor di turno attraverso i rami degli alberi e insieme iniziano a molleggiare: entrambi vogliono dimostrare di essere pronti a tutto. L' avvertimento vibratorio è una minaccia per allontanare gli estranei dalla propria casa oppure dalla propria femmina, prima d' ingaggiare una battaglia. Pare che nel periodo dell' accoppiamento i casi di vibrazione aumentino in maniera esponenziale. A fornire una prova di questa comunicazione silenziosa è stato Michael Caldwell della Boston University. Il ricercatore insieme allo Smithsonian Tropical Research Institute di Panama ha filmato le piccole rane in azione (12 up & down al secondo) mentre si shakerano, stimolate da una rana-robot e un vibratore meccanico. «Più i maschi sono bravi nel vibrare e più aumenta la loro possibilità di successo nella lotta per il territorio» dice Caldwell con l' orgoglio di chi ha firmato (e filmato) il primo studio di comunicazione con le vibrazioni attraverso gli alberi.
«COMUNICAZIONE SISMICA» - «Questo comportamento fa pensare che anche altri animali vertebrati come lucertole e uccelli possano vibrare sui rami per lo stesso motivo - spiega Vincenzo Ferri, erpetologo del Centro Studi Arcadia -. I primi casi di "comunicazione sismica", come la chiamano gli studiosi, risalgono agli anni ' 90, ma non riguarda animali che usano gli alberi per diffondere i segnali. Per esempio si è visto che gli elefanti producono vibrazioni minacciose calpestando il suolo, mentre i maschi delle rane dalle labbra bianche appoggiano il sacco vocale a terra e la vibrazione della bocca si propaga sulla roccia o nel fango». Per gli anfibi la capacità di vibrare è un retaggio ancestrale che ha le funzioni dell' orecchio, dato che molte specie non possiedono un apparato uditivo. Spesso si esercita nei casi di difesa estrema e in situazioni di bassa luminosità. Della serie: se non ti posso guardare negli occhi, almeno ti spavento con il tremolio. «Le raganelle hanno una sensibilità elevata nel percepire le vibrazioni - aggiunge Ferri -: sentono anche chi arriva quando è lontano centinaia di metri. Se un gruppo che sta cantando avverte i passi dell' uomo si blocca di colpo». L' abilità sensitiva è presente fin dalla tenera età. «I piccoli immersi nella schiuma attaccata ai rami sono in grado di capire se una vibrazione è dovuta alla pioggia o allo strisciare di un serpente - commenta Ferri - e appena avvertono il pericolo abbandonano il posto». Non è mai troppo presto per esercitare il sesto senso che salva la vita.
IL PICCOLO 2 GIUGNO 2010
Biofarmaci antitumorali più efficaci e meno tossici con l'arma minibody
di CRISTINA SERRA
Le guerre di una volta, con le loro manovre a tenaglia , insegnano. Raggiunto il nemico, lo si blocca da due fronti opposti e si sferra l’attacco finale. Così è anche nella lotta ai tumori, un settore nel quale l’Università di Trieste sta producendo un’arma promettente, figlia dell’ingegneria genetica e della biologia molecolare. L’arma si chiama minibody , ed è un anticorpo umanizzato (cioè riconosciuto come umano dall’organismo), efficiente e selettivo. La molecola è formata da due parti, ognuna con la sua specificità: insieme formano un’arma che non lascia scampo, poiché riconosce “i cattivi” della storia, cioè le cellule tumorali. E le distrugge. Nato tre anni orsono, il progetto ha coinvolto tre gruppi di ricerca guidati da Roberto Marzari e Francesco Tedesco, del Dipartimento di Scienze della Vita, e da Giorgio Zauli, che è stato coordinatore del centro interdipartimentale di medicina molecolare all’Università di Trieste. Importante il supporto finanziario della Fondazione CRTrieste, circa 130 mila Euro, che ha permesso di cofinanziare il lavoro di tre giovani ricercatori. «Crediamo sia giusto sostenere le idee innovative che nascono sul territorio» sottolinea il Presidente della Fondazione CRTrieste Massimo Paniccia. «E siamo particolarmente lieti che il nostro contributo abbia consentito di produrre risultati concreti». Alcuni dei giovani inizialmente coinvolti a Trieste, infatti, ora lavorano alla Bioscience Division di Los Alamos. Grazie alla sinergia con cui i tre laboratori hanno collaborato creando un team multidisciplinare come pochi, i risultati non si sono fatti attendere. Questi i dettagli dello studio. «L’idea di base è semplice» spiega Roberto Marzari, docente di Anatomia comparata e Citologia e responsabile della ricerca. «Abbiamo pensato di costruire un’unica molecola anticorpale più efficiente e potente di quelle che l’organismo produce sfruttando l’azione sinergica degli anticorpi che riconoscono il bersaglio tumorale coinvolgendo successivamente un potente killer naturale, il sistema del complemento». «Le cellule tumorali derivano da cellule del nostro organismo e purtroppo sviluppano sistemi di autodifesa – puntualizza Francesco Tedesco, immunologo, esperto internazionale di complemento e coordinatore del entro interdipartimentale di medicina molecolare all’Università di Trieste – producendo proteine che agiscono da inibitori del complemento. Ecco perché, spesso, i tumori si sviluppano quasi indisturbati. Da qui l’esigenza di potenziare il sistema». I primi passi sono stati compiuti nel laboratorio di Marzari, che ha individuato e selezionato un gruppo di anticorpi diretti contro una proteina tumorale chiamata Trail-recettore, e poi una serie di anticorpi che regolano il complemento. Il gruppo di Tedesco ha invece valutato l’efficacia protettiva di questi anticorpi in modelli animali in cui si è indotto lo sviluppo di tumori umani. Giorgio Zauli e collaboratori, infine, si sono focalizzati sugli aspetti molecolari della ricerca saggiando l’attività biologica del minibody su cellule tumorali in coltura. «Il risultato finale -dice Zauli - è un anticorpo bispecifico in cui un braccio riconosce con elevata specificità una molecola chiamata CD20, presente in particolare sui linfociti tumorali. L’altro braccio rimuove il blocco inibitorio potenziando l’azione killer del complemento o, in alternativa, riconosce Trail-R2, molecola associata al tumore che può indurre la cellula a suicidarsi. Gli anticorpi penetrano nel tumore con gran facilità e vi permangono a lungo uccidendo il 70% delle cellule tumorali nei modelli animali». La ricerca è stata prontamente trasferita all’impresa: una richiesta di brevetto in Usa ed Europa è stata presentata da parte della Società Quark Pharmaceutical Inc. che cura questo aspetto per conto dell’Università di Trieste. Questo risultato scientifico ha anche attirato l’attenzione di imprese che operano nel settore dei biofarmaci, e le prospettive di sviluppo ulteriore sono ora molto concrete. |