01 DICEMBRE  2009

IL MESSAGGERO UMBRIA
1 DICEMBRE 2009
 
Sterminati. Uccisi dal veleno che si usa contro le pulci
 
di LUCILLA PICCIONI
 
Provincia di Terni - Sterminati. Uccisi dal veleno che si usa contro le pulci. Tutti i gatti della colonia felina di ponte Romano hanno fatto una morte atroce perché quel veleno paralizza i centri nervosi e provoca una fine lenta. Hanno subito la stessa sorte degli altri gatti che tre giorni fa sono stati uccisi a Montecastrilli. Li si sono usati i bocconi avvelenati in cui il ”cuoco” ha avuto cura di disseminare anche vetro frantumato, camuffato tra la mortadella. Per essere sicuro di fare più male possibile. A dare fastidio poi non sono più solo i gatti randagi ma anche quelli che hanno un padrone che se ne prende cura. I bocconi infatti sono stati gettati anche all’interno di tre giardini. Risultato: un cane e tre gatti ammazzati. «Siamo all’assurdo - sbotta Giuseppe Moascatelli vice presidente della sezione ternana dell’ente protezione animali - se quei bocconi fossero finiti in mano ad un bambino? Nel tuo giardino magari lasci tuo figlio libero di giocare tranquillamente senza sorvegliarlo di continuo. E cosa sarebbe potuto succedere?».
I proprietari degli animali morti e l’Enpa hanno sporto denuncia ai carabinieri. Contro ignoti anche se «ci sono fondati sospetti su alcune persone, ma stiamo lavorando per coglierli con le mani nel sacco», dice ancora Mascatelli.
La Tolleranza verso i gatti è zero. Sono sopportati molto meno dei cani. Sempre a Montecastrilli, stavolta in pieno centro storico, qualche giorno fa di gatti ne sono stati uccisi quaranta. In un colpo solo. Tre settimane fa è stata presa di mira, e falciata completamente, la colonia felina che viveva nei pressi del Sim infanzia, sotto l’ospedale Santa Maria di Terni. Che i gatti siano stati volontariamente avvelenati è risultato dalle analisi che i veterinari dell’Asl hanno effettuato sulle carcasse degli animali ritrovati. «E oltretutto si trattava di gatti sterilizzati, così come erano stati sterilizzati quelli di ponte Romano», nota con rammarico Ivonne una delle sette gattare ternane. Lei ricorda pure un particolare inquietante i gatti uccisi a ponte romano erano tutti neri. «Che siano stati avvelenati per vecchie credenze»? si chiede Ivonne.
Sta di fatto comunque che ad essere maltrattati non sono solo i gatti ma anche le persone che se ne prendono cura. L’altra, sera racconta a questo proposito Ivonne, in via Gorizia, mentre stavo dando da mangiare ad un gruppo di gatti, sono stata aggredita da un signore che mi ha preannunciato la fine che farà fare ai gatti: a gambe in aria. Secondo lui portano infezioni. Io voglio far capire che noi accudiamo i gatti ma soprattutto li sterilizziamo, altrimenti il loro numero crescerebbe a dismisura. E’ l’unico modo per arginare la situazione. Ora l’Asl ha ripreso le sterilizzazioni gratuite e noi possiamo operare senza dovere pagare di tasca nostra. Se nelle vicinanze della propria casa c’è un gruppo di gatti è il caso di contattare la Asl per sterilizzare quelle bestie prima che il loro numero si duplichi».

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1 DICEMBRE 2009

 

Stalker condannato a risarcire la vittima con 25mila euro

Lei lo lascia dopo otto anni Lui le rapisce e tortura il gatto

 

TORINO - L’ha tormentata per un anno intero. L’ha bombardata di telefonate ed sms. Le ha rapito il gatto, ha seviziato l’animale e poi lo ha rinchiuso in una valigia riducendolo in fin di vita. Ha bussato alla porta della sua abitazione e l’ha pregata di ritornare con lui, ferendosi con un coltello. È stato denunciato, arrestato, rimesso in libertà e poi processato per violenza privata (il reato di “stalking” non esisteva ancora). E durante il processo si è pure presentato in aula armato di coltello, tant’è che il giudice Fabrizia Pironti ha dovuto richiedere l’intervento dei carabinieri e poi del 118. Lo stesso giudice Pironti, ieri mattina, lo ha infine condannato a 1 anno di reclusione senza condizionale e al pagamento di un risarcimento di 25mila euro a favore della vittima. La vittima è una donna residente a Torino (parte civile con l’avvocato Andrea Voltolini, per comodità la chiameremo Stefania), l’imputato si chiama Silvio Poli, ha 46 anni e vive in provincia di Brescia, a Iseo. Fa il commerciante. Silvio e Stefania convivono per otto lunghi anni, dal 1999 al 2007. Poi Stefania decide di dire basta, spiega a Silvio che ha intenzione di interrompere la relazione. I due continuano a frequentarsi per alcuni mesi, poi nel marzo di un anno fa lei sceglie di interrompere definitivamente ogni rapporto con il commerciante bresciano. Per la donna è l’inizio di un incubo. Stefania non riesce a liberarsi dell’ex compagno, riceve da lui numerose telefonate, tutti i giorni e più volte al giorno. « In un’occasione ne ho contate addirittura venti in una sola giornata, nell’ultimo anno devo averne ricevute più di 500», racconta la donna. Ma il commerciante non si limita ad alzare la cornetta del telefono. Minaccia infatti la ex di diffondere in città volantini con la sua foto e con proposte oscene. Poi le rapisce addirittura il gatto, chiude l’animale in una valigia e lo riduce in fin di vita. Stefania è disperata. Una sera l’uomo si presenta sotto la sua abitazione, bussa alla sua porta e la supplica di tornare con lui. Poi si ferisce con un coltello. È l’ultimo gesto eclatante compiuto dal commerciante, dopo di che ai suoi polsi scattano le manette.


CRONACA QUI

1 DICEMBRE 2009

 

Resti di ovini sgozzati ritrovati nei cassonetti dell’immondizia

E dopo la festa del sacrificio le carcasse vanno nei rifiuti

 

BARRIERA DI MILANO (TORINO) - Pecore uccise, sgozzate come vuole la tradizione musulmana, e gettate in sacchi neri depositati vicino ai casso­netti della spazzatura. È questo l’ultimo episodio verificatosi nei quartieri Au­rora e Barriera di Milano. Alcune car­casse di montone, probabilmente resti dell’ultima festa del sacrificio, sono sta­te abbandonate all’interno dei bidoni d el l’immondizia proprio come se si trattasse di plastica, vetro o rifiuti orga­nici. Uno dei ritrovamenti più eclatanti si è verificato in via Ponchielli all’altezza del civico 26 accanto ad un bidone della raccolta plastica. All’interno del sac­chetto nero giacevano le interiora di un paio di animali. Uno shock per alcuni residenti del quartiere che portando a spasso il cane di primo mattino si sono accorti di un strano sacco da cui fuoriu­scivano alcuni brandelli di pelle. I più audaci, incuriositi per la scoperta, hanno aperto l’involucro con l’aiuto di un bastone accorgendosi immediata­mente che ciò che avevano davanti era un animale o, meglio, quello che ne rimaneva. «Da lontano abbiamo pensa­to si trattasse di una vecchia pelliccia - spiegano alcuni residenti, increduli per la situazione -. Non potevamo certo immaginare di aver scovato i resti di un animale morto». Ma via Ponchielli è solo uno dei tanti casi di ritrovamento di carcasse di pe­core. Gli operatori dell’Amiat, negli ul­timi giorni, hanno trovato i resti di molti animali, non ultimo una testa di pecora in un cassonetto di corso Nova­ra. E la notizia non è passata inosservata nemmeno tra i locali della circoscrizio­ne Sei. «È difficile parlare di integrazio­ne quando non si hanno riguardi nei confronti del resto della popolazione ­la reazione di Enrico Scagliotti, capo­gruppo della Lega Nord -. In Italia esi­stono delle precise regole sull’igiene pubblica e sulla macellazione che, evi­dentemente, non tutti sono pronti a rispettare».


IL TIRRENO

1 DICEMBRE 2009

 

Blitz dei carabinieri del Nas in un canile non autorizzato

 

LUGNANO (PI). Il bisogno di essere circondata da cani e gatti rischia di costare caro a una cittadina di Lugnano, dopo l’esposto presentato da un’associazione animalista. La donna, infatti, abituata a raccogliere cani per strada e probabilmente anche a dare ospitalità a cani randagi trovati sul territorio comunale, ha finito per metter su una specie di canile privato senza le necessarie autorizzazioni. Quando i carabinieri del Nas di Livorno sono stati a Lugnano per effettuare il controllo, hanno accertato che nella casa della donna e nell’area circostante vivono una ventina di cani e numerosi gatti. Hanno anche trovato, come conferma il sindaco di Vicopisano Juri Taglioli, cumuli di rifiuti. «Abbiamo dovuto emettere l’ordinanza - spiega il sindaco - così come richiesto dai Nas che hanno trovato una ventina di cani non tenuti in maniera adeguata e un certo quantitativo di rifiuti da smaltire. Il Comune in questa fase ha chiesto alla cittadina di smaltire i rifiuti e di ripristinare l’area dal punto di vista igienico-sanitario».  Per quanto riguarda i numerosi cani di proprietà della donna non sono state prese decisioni. Il Comune si è limitato a chiedere, dunque, una sorta di bonifica dell’area, consapevole del fatto che non è facile intervenire quando si parla di cani e di quelli randagi in modo particolare. «Se poi la cittadina sarà in grado di tenere i venti cani in casa - continua il sindaco - nessuno potrà portarli al canile». Sembra che i cani siano iscritti all’anagrafe canina e che risultino di proprietà della donna. Sarà lei dunque a dover trovare per gli animali, se si renderà necessario, un’adeguata sistemazione.


ANSA AMBIENTE
1 DICEMBRE 2009
 
ANIMALI: SCOPERTA TRUFFA CON FINTA VENDITA CANI ONLINE
 
PARMA, - Usavano finti annunci via internet per la vendita di cani di razza pregiata e dopo avere ricevuto un anticipo si dileguavano. Una truffa on line che e' stata scoperta dall'Aidaa, associazione italiana per la difesa degli animali e dell'ambiente, grazie alla denuncia di un parmigiano che aveva inizialmente risposto ad una di queste false inserzioni. Attraverso i siti internet di diffusione di annunci online gratuiti erano state inserite delle proposte di vendite, a prezzi vantaggiosi rispetto alle quotazioni di mercato, di cuccioli di razza pregiata. Dopo il primo contatto online la persona veniva informata che il cucciolo si trovava all'estero e venivano chiesti in anticipo i soldi per la spedizione in aereo, dai 140 ai 500 euro. Ai truffatori pero' alla fine e' andata male in quanto sono stati scoperti e denunciati su segnalazione di un cittadino di Parma. L'Aidaa ha avviato una serie di ricerche via internet, con l'ausilio degli esperti informatici dell'associazione, ed ha individuato la postazione pubblica di internet da dove erano partite le richieste dei truffatori rivolte a circa 200 persone, che avevano gia' risposto all'annuncio civetta. Gli annunci venivano inviati da un internet point a Milano, in zona porta Venezia, in particolare da quattro persone, due nigeriani, un camerunese ed un italiano residente a Milano, che da diverso tempo usavano la postazione dell'internet point pubblico per inserire le inserzioni-truffa. La denuncia e' stata gia' inviata alla Procura della Repubblica di Milano e Parma. ''Questo ignobile giro di finte vendite di cani online - ha commentato il presidente di Aidaa Lorenzo Croce - hanno avuto un incremento in questo periodo prenatalizio. L'invito e' sempre lo stesso: se vogliamo cani andiamo a prenderli in canile dove ce ne sono oltre 150.000 subito adottabili che cercano una famiglia ed offrono amore senza chiedere nulla in cambio''.

IL GAZZETTINO DI PADOVA
1 DICEMBRE 2009
 
Rossiccio e di taglia piccola scomparso a Ca’ Onorai (PD)
 
(M.C.) Si chiama Rudy, è un meticcio maschio, rossiccio, taglia piccola, simile a un pinzer. È stato smarrito nei giorni scorsi nella città murata e pare sia stato avvistato l'ultima volta nella zona di Ca' Onorai. È un animale mansueto e amichevole, probabilmente qualcuno l'ha accolto in casa pensando fosse stato abbandonato, ma non è così. I proprietari lo cercano. Chi lo trovasse è pregato di rivolgersi ai gestori del Caffè fuori porta in Riva IV Novembre oppure al bar Cristallo in Borgo Vicenza.

TRENTINO

1 DICEMBRE 2009

 

Stella è fuggita da casa

 

ROVERETO (TN). È scappata di casa, e non si hanno più notizie. Si tratta di Stella, una cagnetta bianca e nera, di proprietà di una famiglia di Noriglio. È un piccolo setter inglese, con collarino bianco, di dodici anni di età. Inspiegabilmente, domenica pomeriggio alle 17 ha lasciato il cortile di casa, e non è più rientrata. I padroni, molto affezionati all’animale, ora sono preoccupati. Stella infatti era molto abitudinaria, e difficilmente lasciava il cortile dei padroni, che abitano nei pressi del parco di Noriglio. Chiunque la veda, contatti il 340 4901169.

 

http://persietrovati.blogspot.com/2009/12/rovereto-tn-smarrito-cane-setter.html


PROVINCIA DI VARESE

1 DICEMBRE 2009

 

Il cagnone Oliver fa scuola nella difesa degli animali

 

Provincia di Varese - Oliver, cane sequestrato a Travedona Monate, ha fatto giurisprudenza nella lotta contro il maltrattamento animale. È la prima volta che un magistrato convalida un sequestro di iniziativa della polizia giudiziaria in un privato domicilio. Ecco come si sono svolti i fatti. Un cittadino segnala la presenza di un meticcio grigio tenuto legato a una corda, senza un riparo, in una villa all'apparenza disabitata. Il Pec, gruppo che nasce dalla collaborazione costante tra polizia ecozoofila e carabinieri per reprimere i reati contro gli animali, entra in azione insieme a una veterinaria. È lei a riscontrare problemi nella postura e deambulazione dell'animale di età avanzata, nonché la mancanza di un riparo adeguato. Ragion per cui, considerate le condizioni igienico-sanitarie, il 14 novembre, il Pec entra nella proprietà privata e sequestra il cane. Il 17 il sequestro viene convalidato e si stabilisce che la custodia del cane debba avvenire secondo le prescrizioni della polizia giudiziaria, ovvero nel luogo dove l'animale sta meglio. «Ho sbagliato, ma in buona fede» dice il proprietario, Stefano Ciminelli, imprenditore: «Sono contento che questa mia leggerezza sia il punto di partenza per un nuovo atteggiamento nei confronti degli animali. Ho affittato quella casa apposta per Oliver. Sono stato costretto a tenerlo legato nei primi 10 giorni dopo il trasferimento perché la prima cosa che il cane ha fatto appena arrivato lì è stata quella di scappare, quindi volevo accertarmi che non diventasse pericoloso per sé e per gli altri. Ho incaricato una persona di portargli del cibo durante i quattro giorni che hanno preceduto il sequestro. Giorni in cui ho avuto l'influenza e mi sono trattenuto nella mia casa di Genova». Ciminelli racconta di essere molto affezionato al proprio cane, suo compagno per 13 anni, già in cura per l'artrosi. L'animale ora si trova in una pensione, in attesa che l'iter giudiziario abbia il suo corso. «Non vedo l'ora che torni a casa. Mi attiverò per fare in modo che i giornali diano risalto a situazioni di vero degrado».


ASYLUM
1 DICEMBRE 2009
 
MUCCA DA 500 CHILI DISPERSA IN MARE, SALVATAGGIO RECORD
 
 
Un bestione di cinquecento chili, perso in mare. E' stato un salvataggio decisamente complicato quello che si è dovuto affrontare nelle acque del Northern Territory, in Australia. Una mucca è stata notata mentre nuotava, con difficoltà, nella mattinata di ieri. La barca che l'ha vista ha chiamato la capitaneria di porto, chiedendo un aiuto. Sul posto sono arrivati i soccorsi, che si sono avvicinati all'animale e hanno ragionato sul da farsi. "Stava nuotando verso il largo - spiega uno dei soccorritori - avvicinandosi verso una piattaforma petrolifera. Una situazione a rischio". I marinai hanno pensato di bloccarla con una corda, per trascinarla a riva, ma inizialmente ha evitato di essere presa per il collo. "E' stato molto stressante e abbiamo impiegato diverse tempo prima di riuscire ad afferrarla". Una volta fermata con la corda, le hanno buttato una ciambella di salvataggio: è stato allora che si è calmata, forse capendo che quegli uomini volevano solo cercare di portarla in salvo. A quel punto, è stata trascinata lentamente verso riva: in tutto ci sono voluti 45 minuti di tempo. Quel che resta ancora da capire è come sia stato possibile che una mucca si trovasse in alto mare. E non è neanche un caso isolato: "Due anni fa ne abbiamo salvata un'altra", spiegano gli stessi marinai della barca intervenuta in questo caso.

IL TIRRENO

1 DICEMBRE 2009

 

Suini, macellazione a domicilio consentita fino a cinque capi

 

MANCIANO (GR). Da oggi e fino al 28 febbraio in tutta la zona sud e colline è possibile macellare i suini anche a domicilio purché non si superi il numero di cinque e si abbia il nulla osta dell’ufficio agricoltura comunale di Orbetello. E’ lo stesso sindaco lagunare, Altero Matteoli a disciplinare questa pratica che dovrebbe avvenire il giorno precedente a quello stablito per l’ispezione veterinaria. Ispezioni per le quali è stato reso noto il calendario: il lunedì dalle 10 alle 10,30 visite al centro lavorazione selvaggina Emiliani, località Patanella; il venerdì dalle 10 alle 10,30 al mattatoio pubblico di Pitigliano ed il sabato con orario 10-10,30 e 12-12,30 rispettivamente all’ex mattatoio comunale di Magliano e nella sede del dipartimento della prevenzione in piazza Aldi a Manciano. Durante i controlli, gli interessati dovranno presentare, per ogni animale macellato, lingua, tonsille, esoofago, trachea, polmoni, cuore, fegato, milza, reni e diaframma. Come prova dell’avvenuta visita sanitaria, il veterinario rilascerà un attestato di idoneità al consumo.


CORRIERE FIORENTINO

1 DICEMBRE 2009

 

Montagna Dal Tibet sull’Appennino 3 anni fa per una ricerca, erano destinati al macello. Salvati da Zaia. Anche Messner li alleva
Una mandria di yak pulirà i boschi delle Dolomiti

 

Massimo Spampani

 

CORTINA D’AMPEZZO (Belluno) — Sono la passione dell’alpinista Reinhold Messner. Ma ora anche del governo. Gli yak, lanosi parenti tibetani delle mucche, simili a bisonti, da sempre affascinano il grande scalatore altoatesino che ha portato questi ruminanti d’alta quota anche in Alto Adige (a Solda), e nel Veneto (nel Cadore). Il ministro delle politiche agricole e forestali Luca Zaia però non è da meno. Si è preso a cuore la sorte di un gruppo di questi bovini himalayani che rischiavano di tirare le cuoia e ieri è scattata l’«operazione yak», il trasferimento in grande stile di una mandria di 25 esemplari dall’Abruzzo alle Dolomiti, a Tambre.
Perché questa passione ministeriale? E perché dal Centro Italia? La risposta è semplice: per salvare queste mucche tibetane, portate sull’Appennino (prima sui Monti Gemelli a ridosso dei monti della Laga e poi in Abruzzo), dove sono state oggetto di una ricerca scientifica triennale.
A studio finito, senza l’intervento del ministro sarebbero stati abbattuti: troppo costoso mantenerli. «Sono certo — dice Luca Zaia — che gli yak contribuiranno a rendere ancora più bello il territorio delle Dolomiti. Grazie alla vocazione 'ecologica' di questo animale, l’ambiente sarà più pulito e potremo valorizzare ancora di più queste aree».
A conclusione della ricerca gli yak sono risultati ottimi «spazzini delle montagne»: si nutrono di piante non commestibili per gli altri animali (il cosiddetto falasco). Estirpandole favoriscono la ricrescita di altre piante foraggere. Poteva il ministero Zaia — che ha una laurea in Scienze della produzione animale — non avere un fremito al cuore per il destino di questi «operatori ecologici extracomunitari» tibetani? Ovviamente no. Tutto è partito nel 2005, quando il ministero allora retto da Gianni Alemanno finanziò il progetto di ricerca per verificare la possibilità di far crescere in Italia una mandria, affidato al Cra, Istituto sperimentale per la zootecnia (Isz) di Roma. Ma è stato Zaia che si è trovato tra le mani la patata bollente una volta conclusa la ricerca: che fare di questi bovidi imponenti? I risultati del progetto consentivano di prevedere di poter allevare lo yak sull’Appennino a quote che vanno dai 1.300 ai 2.200 metri di altitudine. Intanto però per questi esemplari, che sono un bene dello Stato, la destinazione sarà diversa: verranno dati in comodato d’uso gratuito a un’azienda privata nei pressi di una malga, sulle Dolomiti bellunesi, a Chies d’Alpago, e non saranno destinati alla macellazione. «Potranno vivere in un contesto climatico e ambientale ideale per loro — aggiunge il ministro —. La convivenza di questi 'spazzini del bosco' con animali di altre specie contribuirà ad accrescere la biodiversità e a favorire la salvaguardia dell’ambiente » . Certo, durante la ricerca sono state fatte anche prove di macellazione, che hanno dimostrato come la carne di yak sia di ottima qualità, ricca di acidi grassi insaturi e ferro, rame e zinco. Ma almeno per questi esemplari è rimandato il momento in cui finiranno in pentola. Ringraziando il ministro Zaia.


CORRIERE DELLE ALPI

1 DICEMBRE 2009

 

I buoi tibetani che puliscono i boschi

 

CHIES D’ALPAGO (BL). La montagna scarica tanta di quell’acqua che sembra addirittura venire giù, crollarci addosso. Ma gli unici a non scomporsi sono loro, gli yak o buoi tibetani. Il ministro Zaia, l’assessore provinciale Matteo Toscani e i sindaci si avvicinano, nell’intento di accarezzarli. Ma il gesto non è gradito. Questi animali vogliono starsene in pace. «Qui è l’ambiente ideale», spiega Zaia. «Questi yak li abbiamo strappati dalla morte sicura, riportandoli in un habitat naturale. Sono abituati a soggiornare in zone, quelle asiatiche, con temperature che vanno dai 15 ai meno 40º».  Gli animali hanno fatto parte del progetto di ricerca triennale avviato nel 2005 dal Ministero delle politiche agricole e forestali denominato “L’Allevamento dello yak per il recupero delle aree marginali: studi sull’adattamento e valutazione delle caratteristiche dei prodotti”, che è stato effettuato dal Cra-Istituto sperimentale per la zootecnia (Isz) di Roma. Il gruppo usato per la ricerca è stato collocato in un’area a quota 1450-1500 metri a ridosso dei monti della Laga detti “Monti Gemelli”, poi successivamente spostati in Abruzzo. In soli due anni l’animale ha dimostrato una notevole capacità di adattamento, tanto che il nucleo originario si è riprodotto e ora il gruppo è raddoppiato.  Il suo comportamento alimentare, poi, ha avuto il duplice effetto positivo di favorire il controllo della crescita delle infestanti e di consentire la ricrescita delle altre essenze foraggiere, contribuendo a un graduale ripristino delle condizioni normali dei pascoli dell’Appennino.  Sembra un deserto lunare, questa parte dell’Alpago. Senz’altro panoramica, col bel tempo. Una bolgia dantesca quando piove in misura troppo abbondante. Il ministro rincuora, conforta: «Lo yak pulisce a fondo i terreni marginali e qui noi ne abbiamo bisogno, basta guardarci intorno. Ma questo animale sarà anche come un grande elemento di promozione turistica per questi territori, dove portare i bambini il fine settimana». I bambini? Ieri, nonostante un tempo infernale, c’erano centinaia e centinaia di curiosi.  Proprio per la capacità di adattamento all’ambiente dello yak e per l’alimentazione, basata su vegetazione non utilizzabile da ovini, caprini e bovini, in Svizzera parte dei finanziamenti destinati a tenere pulito l’ambiente vanno agli allevatori che usano gli yak a questo scopo. Ma l’esponente di governo sottolinea il contributo economico e sociale più importante: «E’ un’ulteriore forma di allevamento, come abbiamo dimostrato con la pecora alpagota».  Da una parte, lungo la strada a monte, tra Chies e Tambre, la malga Cate, con la stalla rinnovata, dall’altra l’agriturismo. In un’area di 10 ettari, gli yak pascolano tranquilli. E nei prossimi giorni i gestori prenderanno contatto con chi conduce la mandria del monte Rite.  Anzi, i primi suggerimenti li ha portati Matteo Toscani, sindaco di Valle, che si è preso cura degli yak appena introdotti da Reinhold Messner nella sua terra.


IL GAZZETTINO DI BELLUNO
1 DICEMBRE 2009
 
Lo yak è un curioso bovino asiatico
 
Lo yak è un curioso bovino asiatico. Per i tibetani è un po’ come il nostro maiale: un animale del quale non si butta via niente. Ne esistono oltre 35 razze, tutte molto resistenti che possono vivere tra i 1000 e i 5000 metri di quota. In genere, lo yak si presenta come un bue di colore scuro, molto peloso e con due grandi corna. Un maschio può superare anche le quattro tonnellate, mentre la femmina non arriva alle tre e mezzo. Oltre ad essere un ottimo “spazzino del bosco”, lo yak produce latte, carne e lana di ottima qualità. Con il latte nelle zone vicino all’Himalaya si produce burro, mentre in Italia si sono sperimentati i formaggi. Ora la ricerca sta cercandone i microelementi caratterizzanti. Sulla carne di yak, invece, si è già arrivati a capire che è ricca di rame, ferro, zinco e, come il pesce azzurro, contiene buone quantità di omega 3 e 6 ma allevare un capo per questo scopo è scarsamente redditizio. A differenza della pecora, la lana dello yak è ben retribuita. Dal pelo lungo, che sulla pancia isola termicamente lo yak, si possono ricavare tende, coperte e tappeti; da quello corto, somigliante al cashmere, si possono fare abiti e coperte.

IL PAESE NUOVO
1 DICEMBRE 2009
 
Dietro le quinte dell'”American Circus”
Lecce (Salento) - “Chi in questi giorni ha dimostrato avversione agli spettacoli circensi con animali al seguito non conosce la realtà dell'American Circus”.
 
Lecce - Una grande tradizione dietro la famiglia Togni e l'”American Circus”, che dal 1958 gira l'intera Europa con una carovana di solo quattro specie animali. A chiarire il mondo dietro alle quinte del grande tendone a stelle e strisce il responsabile alle pubbliche relazioni Davide Padovan, il quale non ammette che si possa parlare di una cattiva cura degli animali, almeno all'interno del loro circo: “Il benessere dei nostri amici viene prima di tutto e questo in ogni viaggio. Infatti a ogni tot di chilometri vengono riforniti di acqua e cibo e di tutte le attenzioni di cui necessitano – continua Padovan. “Inoltre i loro apparati genitali non sono sottoposti a stress, quindi la temperatura basale è perfetta e questo è indice della loro fertilità”. Dunque tutta l'attenzione possibile per il loro bene, dalla pulizia degli ambienti all'affetto di cui hanno bisogno, perché ognuno ha un proprio carattere e sta alla capacità dell'uomo e del domatore avvicinarsi per capire il proprio stato: “Quando si hanno degli animali bisogna rispettarli e concedere tutti gli spazi affinché questo rispetto ci sia. Di fatto l'”American Circus” ha rifiutato parecchi inviti da parte di città sia d'Italia sia d'Europa proprio per l'assenza degli spazi necessari per la gestione dei nostri elefanti, cammelli, cavalli e tigri”. Le parole di Davide Padovan non lasciano alcun dubbio. “Gli animali prima di tutto” potrebbe essere il motto della loro attività circense, che include la presenza di quattro specie di animali, come già premesso. Si tratta di elefanti indiani, che in Asia vivono in comunità dove dal millenni svolgono i lavori più duri. I cammelli, venerati da molti popoli per l'aiuto vitale che da sempre forniscono. Ci sono poi i cavalli, di diverse specie e domati anche dallo stesso Flavio Togni, il quale, insieme al fratello, non potrebbe rinunciare ad un viaggio senza i propri amici. E infine le tigri, nate in circo di terza generazione e addestrate da Alfred Beatour, che le conosce nel dettaglio singolarmente. Un viaggio continuo quello dell'”American Circus”, da occidente a oriente con un numero eccezionale di mezzi e persone. In Italia però le difficoltà sembrano non mancare: “Ultimamente ci sono gruppi che non accettano che i circhi abbiano degli animali a seguito. Chiedono la loro liberazione ma sarebbe la cosa più brutta che possa esistere – dichiara Padovan – perché nessuno dei nostri animali sarebbe in grado di procurarsi del cibo in natura. Infatti sono nati in cattività. È questo che ancora non si riesce a capire, come del resto che i cuccioli sono il nostro primo pensiero al mattino a l'ultimo la sera”. E conclude: “Chi è convinto che i nostri animali non stiamo bene, venisse a vivere con noi un mese e sono sicuro che cambierà idea”.

IL MATTINO
1 DICEMBRE 2009
 
Se è vero che i gatti hanno sette vite..
 
Pomigliano d'Arco (NA) - Se è vero che i gatti hanno sette vite, Chicco, nato appena quattro mesi fa, dovrà stare ben attento nei prossimi anni a non sprecarne molte, perché finora è scampato a una brutta fine per ben tre volte: è stato lasciato in un cassonetto dei rifiuti chiuso in una scatola, si è fratturato una zampa cadendo da un’impalcatura, è finito in un pozzo di 15 metri nel cortile di una casa abbandonata a Pomigliano d’Arco. Quest’ultima disavventura si è conclusa bene solo grazie all’intervento dei vigili del fuoco, le cui squadre si sono impegnate al recupero della bestiola per ben tre volte in tre giorni, allertati da Cristina Carafa D’Ambrosio, che tre mesi fa trovò il gattino tra i rifiuti. E per questi tre giorni Charlie, il cane della donna, non ha voluto toccare cibo, in attesa del ritorno del suo compagno di giochi. Chicco, a parte la fame e la sete patita, non ha riportato ferite, e ora «è tornato a dormire con Charlie - spiega Cristina - che non appena lo ha rivisto gli ha portato un pezzetto della carne che aveva nella ciotola». E oggi stesso il pozzo della casa abbandonata sarà sigillato.

L'ARENA GIORNALE DI VERONA

1 DICEMBRE 2009

 

ISOLA RIZZA (VR). Il proprietario aveva messo in piedi un allevamento illegale. Analisi sugli animali
Sotto sequestro un edificio rustico diventato ovile per duecento pecore

 

Isola Rizza (VR) - Gli edifici rustici erano stati trasformati in allevamento senza i regolari permessi. Così il Comune di Isola Rizza ha disposto il sequestro di 200 pecore in una proprietà di via Casotti. Il sindaco Elisa De Berti ha firmato l’ordinanza relativa agli animali custoditi nei locali annessi all'abitazione di Mohamed El Mahmoudi, in via Casotti, a due chilometri dal centro, «per la tutela e la salvaguardia della salute pubblica», dopo un sopralluogo dei responsabili del servizio veterinario dell'Ulss 21. Gli ufficiali sanitari sono intervenuti su richiesta del sindaco al quale si erano rivolti alcuni residenti della zona. «Delle 200 pecore trovate solo 50 avevano la certificazione di carico e scarico. Per le altre 150 non c'era nessun documento», spiega il primo cittadino. Gli ufficiali sanitari hanno sollecitato la decisione per procedere all'identificazione e all'accertamento sulla salute degli animali senza certificato.
Il Comune ha incaricato lo stesso El Mahmoudi di custodire gli animali durante il sequestro e di assistere gli ufficiali sanitari durante gli accertamenti. Sabato scorso, poi, i vigili dell'Unione Destra Adige hanno compiuto un nuovo sopralluogo per verificare il rispetto dell'ordinanza, mentre i sanitari hanno effettuato prelievi di sangue sugli animali. «Sono già tre anni», spiega il sindaco, «che quella proprietà viene utilizzata per radunare periodicamente pecore vive. Ma è un allevamento abusivo, non regolare. Ora abbiamo deciso di definire la questione una volta per tutte. Da parte nostra non c'è la volontà di perseguire nessuno. Facciamo questo per rispetto di tutti gli altri allevatori di Isola Rizza che osservano la legge in maniera scrupolosa».


CUNEO CRONACA
1 DICEMBRE 2009
 
Due cacciatori di Robilante sorpresi in flagrante ad abbattere illecitamente tre caprioli/ Multati di 2 mila euro ciascuno, sequestrate le loro armi
SOLO UNO DEGLI UOMINI ERA AUTORIZZATO ALLA CACCIA DI SELEZIONE DEGLI UNGULATI. HANNO UCCISO UN MASCHIO, UNA FEMMINA E UN PICCOLO
 
ANGELA PITTAVINO
 
Vernante (CN) - Due cacciatori di Robilante sono stati sorpresi da un guardacaccia ad abbattere illecitamente tre caprioli nel Comprensorio Alpino Cn5, e precisamente nel Comune di Vernante. Entrambi sono stati multati di 2 mila euro e le loro armi sono state sequestrate.

A coglierli sul fatto un guardiacaccia che nascosto ha assistito a tutta la scena attendendo il momento appropriato per intervenire e sorprenderli in flagranza.

I due cacciatori, entrambi residenti a Robilante, sono D.D. di 54 anni e S.A. di 56 anni. Tra le accuse quella di aver abbattuto tre caprioli mentre solo uno dei due cacciatori era autorizzato alla caccia di selezione agli ungolati. “L’uomo era autorizzato al prelievo di un solo capo della specie capriolo – spiega il guardiacaccia Piero Macagno -. In totale invece ne ha abbattuti tre, un maschio, una femmina e un piccolo”.Continua il guardiacaccia: “Sono intervenuto quando l’uomo ha chiesto aiuto all’amico, anch’egli cacciatore, per recuperare gli animali abbattuti illecitamente”.Il guardiacaccia ha quindi allertato la Vigilanza faunistica e ambientale della Provincia e il Corpo Forestale dello Stato, Stazione di Borgo San Dalmazzo, i quali hanno provveduto al sequestro dell’arma e della selvaggina. Ai cacciatori sono state elevate sanzioni per circa 2 mila euro.


SAVONA NEWS
1 DICEMBRE 2009
 
Bergeggi (SV): carcassa di daino abbandonata dai bracconieri
 
Bergeggi (SV) - Una carcassa di un grosso daino è stata trovata da un escursionista sulle alture di Bergeggi, vicino alla cava del rio Eliceto.
Nella zona si trova da anni una colonia di circa 40 daini, amati e rispettati da molti residenti ma spesso bersaglio dei bracconieri. La carcassa è stata abbandonata dai bracconieri dopo essere stata accuratamente svuotata della carne.

IL VOSTRO GIORNALE
1 DICEMBRE 2009
 
Bergeggi (SV), denuncia Enpa: ucciso un daino
 
Bergeggi (SV). I resti mutilati di un grosso daino, ucciso dai bracconieri, sono stati rinvenuti sulle alture di Bergeggi da un escursionista, che ha avvertito i Volontari della Protezione Animali. La carcassa è stata abbandonata vicino alla cava del rio Eliceto.Nella zona si trova da anni una colonia di circa 40 daini. Il bracconaggio è diffuso nella provincia di Savona, in misura comunque non superiore alle altre regioni italiane; ne sono però vittima secondo l’ENPA alcune migliaia di animali ogni anno, soprattutto ungulati (cinghiali, caprioli, daini), piccoli mammiferi (tassi e volpi) e volatili.

IL TIRRENO

1 DICEMBRE 2009

 

Abbattuti 13 cinghiali

 

Eugenio Fagnoni

 

LARCIANO (PT). L’assessore provinciale alla caccia Rino Fragai ha risposto alle domande sollevate dal consigliere del Pdl La Pietra sugli esiti e sui costi del piano di abbattimento dei cinghiali.  Fragai ha premesso che la Provincia ha predisposto il “progetto cinghiale” in collaborazione con l’Atc, attraverso percorsi formativi dei cacciatori e un monitoraggio dei capi abbattuti. per verificare la dinamica delle popolazioni selvatiche. Il progetto si è sviluppato tra il 10 settembre e il 24 ottobre, con azioni mirate e tecniche diverse, come la cattura con “chiusini”, il “tiro da altana” e interventi in “girata con il cane”. Tutte le operazioni sono state fatte sotto il controllo e il coordinamento della polizia provinciale. Più in abilitati sono stati utilizzati per tutte queste attività. dettaglio i chiusini attivati sono stati 2, in funzione 24 ore al giorno e posizionati in punti critici: questo metodo ha portato alla cattura e all’abbattimento di 2 cinghiali. Altrettanti sono stati abbattuti attraverso le 5 altane predisposte, mentre le battute mobili sono state 6, con un cinghiale abbattuto. A quest’attività si è aggiunta la tecnica del “tiro all’aspetto”, con 7 interventi da parte della polizia provinciale, e che ha portato all’abbattimento di altri 8 cinghiali.  Il costo complessivo del progetto è stato di 1.600 euro. Per l’assessore è stato importante il ruolo svolto dal volontariato venatorio, giudicando importanti i risultati ottenuti «che hanno evidenziato la possibilità di attuare interventi mirati in modo celere», pur ammesso che con questi strumenti si può fare meglio. Il consigliere La Pietra si è detto soddisfatto delle risposte, ma ha criticato l’assenza di interventi specifici per il contenimento delle popolazioni di cervi e di altri ungulati.


LA NUOVA VENEZIA

1 DICEMBRE 2009

 

Lepre contesa fra due cacciatori, arriva la polizia

 

MARGHERA (VE). Una lepre fa litigare due cacciatori. Una lite animata, tanto da far intervenire una Volante della polizia per riportare la calma. È successo domenica mattina in via Bottenigo a Marghera. Alla fine gli agenti hanno spiegato che se le due doppiette non trovavano un accordo potevano rivolgersi al giudice. Sono le 10.20 quando alla centrale della Questura arriva la chiamata di un cacciatore che chiede l’intervento di una volante perché sta litigando con un altro cacciatore. Il motivo del contendere era una lepre che sfortuna sua era finita nel mirino di entrambe le doppiette: guarda caso avevano sparato quasi contemporaneamente sullo stesso animale. Non riuscendo trovare un accordo è stata chiamata la polizia.


LA NUOVA VENEZIA

1 DICEMBRE 2009

 

Lepre fa litigare due cacciatori

 

MARGHERA (VE). Il cadavere di una lepre fa litigare due cacciatori. Una lite animata tanto da far intervenire una volante della polizia per riportare la calma. È successo domenica mattina in via Bottenigo. Alla fine gli agenti hanno spiegato che se non trovavano un accordo potevano rivolgersi al giudice.  Sono le 10.20 quando alla centrale della questura arriva la chiamata di un cacciatore che chiede l’intervento di una volante perché sta litigando con un altro cacciatore. Il motivo del contendere è l’onore di cacciatore. O meglio è una lepre che, sfortuna sua, è finita nel mirino di entrambe le doppiette che, guarda caso, hanno sparato quasi contemporaneamente sullo stesso animale. Lui è morto ma il Dio dei conigli ha punito i cacciatori facendoli litigare: a chi spettava il cadavere del povero animale? Non riuscendo a trovare un accordo è stata chiamata la polizia.  Solitamente gli agenti hanno compiti ben più importanti che redimere queste faccende. Ma il cacciatore ha insistito parecchio e inoltre non dobbiamo dimenticare che entrambi erano armati. Chissà mai a cosa porta l’onore. Alla fine, ritornata la calma, ai due «grandi» cacciatori è stato spiegato che possono eventualmente rivolgersi al giudice per stabilire a chi spetta il trofeo. Chissà se il magistrato ordinerà un’autopsia sul cadavere dell’animale e pure una perizia balistica: potrebbe servire per stabilire il pallino che ha ucciso l’animale e da quale fucile è stato sparato... Ironia a parte, ci vuole coraggio comunque a far intervenire la polizia per stabilire a chi spetta una lepre, del valore di qualche decina di euro.


PORTALE ITALIA
1 DICEMBRE 2009
 
Sulla protezione degli animali durante il trasporto
 
Emiliana Matrone
 
Prevista una multa da Euro 2.000 a Euro 6.000 per chi effettui un trasporto di animali senza essere munito dell'autorizzazione rilasciata ai sensi degli articoli 10 ed 11 del regolamento (CE) n. 1/2005 del Consiglio, del 22 dicembre 2004, ovvero quando la stessa sia scaduta di validità. La stessa sanzione si applica a chiunque effettui il trasporto violando le prescrizioni dell'autorizzazione ovvero le prescrizioni particolari di cui all'articolo 23, paragrafo 3, del Regolamento, nonché all'organizzatore e al detentore che si avvalgono, per il trasporto degli animali, di un trasportatore sprovvisto di autorizzazione, ovvero con autorizzazione scaduta di validità, sospesa o revocata.
Il conducente che effettua un trasporto senza essere provvisto della prescritta autorizzazione è soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria da Euro 200 a Euro 600. Il trasportatore è obbligato in solido con l'autore della violazione per il pagamento della relativa sanzione.
I mezzi di trasporto devono presentare determinate caratteristiche in modo da:
a) evitare lesioni e sofferenze e assicurare l'incolumità degli animali;
b) proteggere gli animali da intemperie, temperature estreme e variazioni climatiche avverse;
c) essere puliti e disinfettati;
d) evitare che gli animali fuggano o cadano fuori ed essere in grado di resistere alle sollecitazioni provocate dai movimenti;
e) assicurare che si possa mantenere la quantità e la qualità dell'aria appropriata a seconda delle specie trasportate;
f) garantire l'accesso agli animali in modo da consentirne l'ispezione e la cura;
g) presentare una superficie d'impiantito antisdrucciolo;
h) presentare una superficie d'impiantito che minimizzi la fuoriuscita di urina o feci;
i) fornire un'illuminazione sufficiente per l'ispezione e la cura degli animali durante il trasporto.
Durante il trasporto gli animali devono essere abbeverati, nutriti e avere l'opportunità di riposare conformemente alle esigenze della loro specie e età.
È espressamente proibito:
a) percuotere o dare calci agli animali;
b) comprimerne parti sensibili del corpo in modo tale da causare loro dolore o sofferenze inutili;
c) sospendere gli animali con mezzi meccanici;
d) sollevare o trascinare gli animali per il capo, le orecchie, le corna, le zampe, la coda o il vello o trattarli in modo tale da causare loro dolore o sofferenze inutili;
e) usare pungoli o altri strumenti con estremità aguzze;
f) ostruire volutamente il passaggio di un animale spinto o condotto per qualsiasi luogo in cui gli animali debbano essere trattati.
Gli animali non devono essere legati per le corna, i palchi, gli anelli nasali ne' per le zampe legate assieme. Ai vitelli non deve essere messa museruola. Gli equidi
domestici di oltre otto mesi devono recare cavezze durante il trasporto, fatta eccezione per i cavalli non domati. Se gli animali devono essere legati, le corde, le pastoie o gli altri mezzi usati devono essere:
a) sufficientemente forti per non spezzarsi durante condizioni di trasporto normali;
b) tali da consentire agli animali, se necessario, di coricarsi e di mangiare e bere;
c) concepiti in modo tale da eliminare il pericolo di strangolamento o di lesione ma anche da permettere di liberare rapidamente gli animali.
Queste sono alcune delle disposizioni contenute nel Decreto Legislativo 25 luglio 2007, n. 151 recante le disposizioni sulla protezione degli animali durante il trasporto e sulle operazioni correlate.
http://www.italia-news.it/index.php?idcnt=26718&lang=it

GIORNAL
1 DICEMBRE 2009
 
Gatto-uomo, l'importante è capirsi
 
Scodinzola, miagola, muove le orecchie, chi almeno una volta non si è interrogato sul comportamento del proprio micio? Per cercare di dare una risposta a questi interrogativi dell'etologia felina è stato pubblicato il primo Dizionario Bilingue Italiano/Gatto e Gatto/Italiano.
Qualcuno potrebbe storcere il naso dinanzi a questa ardita iniziativa linguistica ma forse questo volume potrebbe venire in soccorso a tutti coloro che vogliono comunicare con il proprio amico a quattro zampe , i "padroni" interessati potrebbero essere molti dal momento che oggi oltre nove milioni di gatti vivono nelle nostre case. Vengono passati in rassegna e decodificati tutti i comportamenti e le situazioni della vita quotidiana attraverso oltre 180 parole-chiave classificate dalla A alla Z.
Nella prima parte del dizionario sono presentate situazioni in cui il gatto invia un messaggio al proprio umano. La seconda parte presenta situazioni in cui è l’umano a inviare un messaggio e spiega come esso viene decodificato dal gatto. Nella terza parte si trovano situazioni di comunicazione tra gatti, e infine un approfondimento sulle norme nazionali del Codice civile e penale.
Questo dizionario Sonda-Larousse è stato ideato da Jean Cuvelier, veterinario, e illustrato dal disegnatore Gilles Bonotaux, disegnatore di talento, amante degli animali. L’edizione italiana è curata dall'etologo Roberto Marchesini, in collaborazione con Ilaria Innocenti, responsabile nazionale Settore Cani e Gatti della LAV.

ANMVI OGGI
1 DICEMBRE 2009
 
L’EUTANASIA NEL CODICE DEONTOLOGICO VETERINARIO
 
La riflessione sull'eutanasia veterinaria si sposa con una nuova visione della professione, "sensibile e coerente con il mutamento sociale del rapporto uomo - animale". Se ne è parlato al Consiglio Nazionale FNOVI di domenica scorsa con gli interventi di Carla Bernasconi, Vice Presidente, della giurista Francesca Rescigno e della filosofa Barbara De Mori. Il codice deontologico non ha un articolo che parli espressamente di eutanasia, ma offre il punto di partenza per un approfondimento bioetico che non può più essere rinviato. Secondo Carla Bernasconi per ora  "non ci sono soluzioni, solo proposte, dubbi, spunti di riflessione. Non sarà un percorso agevole ma siamo orgogliosi di averlo iniziato e di avere avuto tanti riscontri di partecipazione e di condivisione da parte dei colleghi". Per la FNOVI, uno dei primi traguardi da raggiungere in tempi brevi è l'introduzione di un articolo dedicato alla eutanasia nel codice deontologico. Il problema non investe solo i medici veterinari che si occupano di animali d'affezione: investe tutta la categoria, da chi si occupa di animali da reddito destinati all'alimentazione dell'uomo a chi si occupa di tutela della salute pubblica. La professione è chiamata ad una crescita culturale che non può essere procrastinata e che viene richiesta da una parte consistente di colleghi. Per la FNOVI sono maturi i tempi per affrontare questo tema dal punto di vista etico e deontologico ancor prima che legislativo.

SALUTE EUROPA
1 DICEMBRE 2009
 
Il peso del fisco sulla Sanita’ animale: una vergogna italiana
 
Non basta la ratifica della Convenzione Europea per la protezione degli animali da compagnia per qualificare l’Italia come una nazione al passo con gli altri Paesi e con l’importanza crescente che tutti gli organismi internazionali della sanità attribuiscono alla salute degli animali. “Servono anche politiche fiscali che non gravino sulla prevenzione e sulle cure veterinarie- dichiara Carlo Scotti dell’ANMVI- Oggi di queste politiche non c’è traccia nel nostro Paese: le detrazioni sono ferme a soglie di recupero fiscale irrisorie e l’aliquota IVA sulle cure veterinarie è la stessa dei beni superflui: il 20%. E’ urgente cambiare rotta- continua Scotti- Governo e Parlamento ci riflettano seriamente nel varare la manovra finanziaria”. Secondo i veterinari dell’ANMVI basta poco per rendersene conto: le zoonosi, quelle ricorrenti e quelle riemergenti come la rabbia, le incognite epidemiologiche dei virus influenzali, la mutata geografia di malattie un tempo “esotiche” che i cambiamenti climatici hanno reso endemiche anche in Italia, sono tutti fattori che dovrebbero responsabilizzare i cittadini allentando la presa fiscale e premiando i comportamenti virtuosi della prevenzione veterinaria. E invece - continua Scotti - in Italia lo Stato grava sulla salute animale più di quanto sarebbe ragionevole attendersi da politiche fiscali realmente allineate con gli indirizzi di prevenzione sanitaria dettati dagli organismi nazionali, regionali e internazionali. In tutto il mondo la salute degli uomini è considerata tutt’uno con la salute degli animali. Nel nostro Paese c’è una politica fiscale in ritardo e farne le spese è la prevenzione veterinaria e in ultima analisi la salute pubblica”.  L’Associazione lamenta infine che le autorità sanitarie nazionali, Governo e Parlamento, non abbiano ancora compreso a fondo la necessità di creare al più presto una medicina veterinaria di base convenzionata che faccia fronte alle prestazioni veterinarie essenziali e vada incontro alle fasce sociali più deboli.

Animalieanimali

1 DICEMBRE 2009

 

ANNULLATO DIVIETO CANI NEI PARCHI CITTADINI
Tar boccia su istanza Lac l'Ordinanza di Schio (Vicenza).

 

«Parchi gioco offlimits per i cani». Così un paio di mesi fa il Comune di Schio aveva presentato la nuova ordinanza che rafforzava il divieto di introdurre cani nelle aree pubbliche dove sono presenti giochi e giostre per bambini. Peccato che però ora l'amministrazione della cittadina vicentina, retta dal sindaco Pd Luigi Dalla Via, sarà costretta a fare marcia indietro con - è proprio il caso di dirlo - la coda tra le gambe. Ad annunciarlo è l'avvocato Massimo Rizzato, legale Lac (Lega anti caccia), che nei giorni scorsi aveva presentato un ricorso al Tar contro il provvedimento, nel quale veniva contestato il divieto tout court: secondo il legale non avrebbe infatti potuto essere vietato l'ingresso a chi avesse rispettato sia gli obblighi igienici, portando paletta e sacchettini per raccogliere le feci del proprio animale, sia quelli di sicurezza, tenendolo al guinzaglio e con la museruola. «Il ricorso è stato fissato per la discussione cautelare al 2 dicembre - spiega il legale vicentino - ma il Comune ci ha già fatto sapere che revocherà l'ordinanza in via di autotutela e poi la adotterà di nuovo seguendo le nostre indicazioni. Era assurdo quel divieto senza alcuna discriminazione ».
L'ordinanza era di metà settembre e prevedeva una sanzione amministrativa di 100 euro per chi non l'avesse rispettata. «Risponde alle richieste pervenute dai cittadini e ha come obiettivo il miglioramento delle condizioni di sicurezza e igiene delle aree attrezzate destinate al gioco», aveva dichiarato in una nota l'amministrazione. L'ordinanza interessava 36 parchi gioco comunali e si inseriva nel più ampio impegno che il Comune sta dedicando da tempo al tema dei cani: il regolamento per la gestione dei rifiuti urbani prevede già l'obbligo per i padroni dei cani di avere l'attrezzatura idonea alla raccolta degli escrementi. In questo caso la sanzione prevista per i trasgressori è di 50 euro.


SWISS INFO
1 DICEMBRE 2009
 
Sulla neve, ma senza infastidire gli animali
Il freddo, la neve e la scarsità di cibo rendono l'inverno duro per molti animali selvatici,spesso disturbati anche dall'invasione di turisti. Una campagna di sensibilizzazione invita escursionisti e sciatori al rispetto di alcune regole per proteggere al meglio la fauna locale.
 
Denominata «Rispettare è proteggere», questa azione è stata lanciata martedì dall'Ufficio federale dell'ambiente e dal club alpino svizzero, con l'obiettivo di spiegare agli sportivi il modo migliore per divertirsi senza disturbare gli animali selvatici come i camosci o i cervi.Quando gli animali vengono infastiditi, sono costretti a fuggire e a sprecare così energia preziosa, hanno spiegato i responsabili della campagna. Le conseguenze possono essere pesanti, a livello di riproduzione e alimentazione, portando perfino alla morte per affaticamento.I promotori della campagna invitano quindi gli sportivi a rispettare quattro regole: rispettare le zone più tranquille e i siti protetti; all'interno dei boschi, camminare lungo i sentieri battuti; evitare il limitare dei boschi e le superfici non innevate, apprezzate particolarmente dagli animali; e infine tenere i cani al guinzagli, in particolare all'interno dei boschi.Coordinata da Svizzera e Austria, la campagna è sostenuta da diversi enti sportivi, turistici, economici e dalle associazioni di protezione della natura e del paesaggio.

ANMVI OGGI
1 DICEMBRE 2009
 
USEF, LA ‘PROGRESSIVE LIST ‘ PER IL BENE DEL CAVALLO
 
La USEF United States Eventing Association sta dalla parte della "Progressive List" approvata dall'Assemblea Generale della FEI in Danimarca. Le sostanze autorizzate a Copenhagen, dicono gli americani, sono sostanze già autorizzate nelle competizioni equestri negli Stati Uniti. Si tratta di alcune molecole antinfiammatorie non steroidee, utilizzabili anche in gara sui cavalli a fini terapeutici, con limiti di dosaggio.Non si tratta di sostanze considerate come dopanti nell'atleta umano dalla WADA, prosegue la USEF, e non sono nemmeno lesive del benessere del cavallo atleta che la FEI intende tutelare attraverso un rigido programma di controlli veterinari. Meglio, dicono gli americani, che lasciare proibizioni che si prestano ad impieghi inappropriati.L'unica obiezione riguarda i tempi dell'entrata in vigore della "Progressive List". Sarebbe problematico attenervisi già dal 1 gennaio 2010 perché non ci sarebbe il tempo per una adeguata preparazione, con conseguenze negative sul FEI World Equestrian Games che si terrà nel Kentucky nel 2010. Una implementazione prematura, senza una adeguata preparazione e un piano di comunicazione, potrebbe essere causa di involontari disagi e problemi anche agli stessi laboratori.Per la USEF la "Progressive List" è un passo avanti nell'impegno a tutelare il benessere animale. Bene ha fatto la FEI ad adottarla, ma la sua applicazione richiede tempo.Leo Jeffcott, ex presidente della commissione veterinaria Fei, ha scritto alla Principessa Haya che riteneva a suo avviso «la decisione prematura, assunta senza la necessaria meditazione e di grave regresso». Nella sua risposta a Jeffcott, Haya replica che i principi e i livelli di dosaggio, consentiti in linea con quelli applicati per l'atleta-uomo dalla Wada (Agenzia Mondiale Anti-Doping), erano stati consigliati e verificati anche da «un team di veterinari esperti».Il più convinto oppositore di queste nuove norme è il presidente della Federazione tedesca, Breido Graf zu Rantzau, che, travolto recentemente dalle polemiche conseguenti agli spiacevoli accertamenti di positività che hanno coinvolto alcuni cavalieri del suo Paese alle Olimpiadi 2008, ritiene che siano state sottovalutate soprattutto le conseguenze in termini di immagine e comunicazione. Inoltre la Principessa Haya avrebbe trascurato in modo grave l'opinione della maggior parte dei Paesi europei, suscitando una reazione che assume i contorni di una sfiducia totale nei riguardi del vertice della Fei. Breido ha detto: «Noi (l'Europa, ndr) non possiamo che essere uniti. Tutti i Comitati Organizzatori (in Europa ) sono con noi». Infatti Frank Kemperman, chairman managing board dello Csio di Aachen, ha precisato: «La decisione della Fei è in contraddizione con i nostri ideali dello sport».

IL CACCIATORE
1 DICEMBRE 2009
 
Senatori, valutate gli effetti di un decreto
L’ideologia animalista ha trovato la strada per diventare legge!!!!
 
Dopo l’approvazione alla Camera della Convenzione di Strasburgo sui diritti degli animali d’affezione del 1987, con un documento che contiene modifiche al codice penale (l’estensione del “maltrattamento” dell’art 544 che elimina la volontarietà e l’incrudelimento nella fattispece del reato), siamo venuti a conoscenza del testo sostitutivo della normativa sul randagismo (281/91), che in realtà intende normare l’intero comparto degli animali d’affezione, e che prevede un’ondata di repressione e di sanzioni tali, da cancellare di fatto, ogni attività legale con animali, se non gestita dagli animalisti stessi.
L’AACI si domanda: il programma di Governo contemplava la “dittatura dei pelosi”?
Allevatori, commercianti, cacciatori, detentori appassionati di animali di razza e molti veterinari, percepiscono queste regole come volontà di mettere fuori legge quanti più soggetti possibili, non di normare le attività con animali nell’interesse collettivo.Una legge che trasferisce interesse economico ad una categoria (le associazioni animaliste) per denunciare ogni forma di presunto maltrattamento ed ottenere poi un vantaggio dall’affido, dal sequestro e dalla confisca degli animali di altri, è una legge ingiusta, che contravviene alle libertà personali e ai diritto naturale preesistente, tutelato dalla nostra Costituzione.
Il “benessere animale” non può essere confuso con il “benessere degli animalisti”, una normativa equa non alimenta mai i conflitti nè legittima prevaricazioni dell’uomo sull’uomo!!!L’AACI sostiene da sempre la necessità di limitare gli egoismi umani che comportano sofferenze per gli animali, ma da li a concedere agli esseri senzienti i diritti del minore, si entra nell’ideologia di pochi.L’AACI sostiene una certificazione di qualità per chiunque operi con gli animali, mai ha però; proposto soluzioni discriminanti tra animali di razza e meticci, nè tantomeno fra le persone, e mai accetterà passivamente l’emanazione di leggi che, anzichè porre ordine e soluzioni condivise certe, alimentino solo il conflitto sociale, privilegiando gli interessi personali di una minoranza ideologizzata, il cui credo è fondato sull’odio verso altri uomini che non condividono il loro pensiero.Invitiamo tutti coloro che vivono nel mondo rurale, che lavorano con gli animali, che hanno interesse nella tutela delle attività tradizionali agricole, zootecniche e venatorie, o che semplicemente vogliono essere liberi di scegliere, a sottoscrivere e diffondere la seguente petizione da inoltrare ai rappresentanti dei partiti di Governo:
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ON. SILVIO BERLUSCONI, ALL’ON. UMBERTO BOSSI, ALL’ON. GIANFRANCO FINI:
NEL PDL E NELLA LEGA NORD CI SONO ALCUNI ANIMALISTI – ESTREMISTI CHE RICOPRONO INCARICHI DI GOVERNO.
SE QUESTI RAPPRESENTANO VOI, NOI NON CI RICONOSCIAMO NEI VOSTRI SIMBOLI. ALLE PROSSIME ELEZIONI REGIONALI DAREMO IL NOSTRO CONSENSO A CHI SARA’ PORTAVOCE DEI NOSTRI VALORI E DIFENSORE ATTIVO PER LE NOSTRE LIBERTA’.
VOTO, ERGO SUM !!!
CONTRIBUISCI ALLA CAMPAGNA DELL’AACI: LIBERI CON I NOSTRI ANIMALI
SEGUI SUL SITO GLI SPOSTAMENTI DEL CAMPER AACI CHE VIAGGERA’ PER DIFFONDERE QUESTO MESSAGGIO E RACCOGLIERE LATUA FIRMA.
CLIKKA QUI SOTTO PER LEGGERE IL TESTO DEL NUOVO DDL
www.ilcinofilo.it/pdf/DELIRIO_DDL.pdf

LA PROVINCIA DI SONDRIO
1 DICEMBRE 2009
 
Azzannato dal cinghiale che uccide il suo cane
 
Sorico (CO) - Il cinghiale non attacca l’uomo, hanno ripetuto più volte gli esperti. Solo nel caso in cui la femmina avverte una minaccia per i suoi piccoli, può reagire. Non è più minimamente convinto di questa tesi Mario Nonini, di Sorico, ex cacciatore e appassionato di montagna, che la domenica, unico giorno in cui gli impegni di lavoro consentono a lui e alla moglie di trascorrere qualche ora di relax assieme, si reca a fare i consueti due passi lungo il sentiero che passa appena sotto casa, ai limiti del bosco.
Proprio durante la passeggiata è stato azzannato da un cinghiale di grossa taglia, per giunta maschio. Ricordiamo inoltre che è proprio dall'Alto Lago che molti agricoltori valchiavennaschi temono che arrivino i cinghiali che negli ultimi mesi hanno provocato ingenti danni nella zona di Samolaco. Ma torniamo al racconto dell'uomo. «C’era con noi anche il nostro cane, Rebù, prelevato da un canile otto anni fa, che ad un certo punto è salito fin dinanzi a un ammasso di rovi e si è messo ad abbaiare con insistenza - racconta Nonini - . Ho pensato che avesse individuato qualche animaletto selvatico e, visto che i miei ripetuti richiami non avevano effetto, sono salito per prenderlo. All’improvviso dal cespuglio è sbucato un bestione di almeno un quintale, sicuramente un maschio, che ha azzannato Rebù squartandogli il ventre: d’istinto ho cercato di prendere il cane, ma il cinghiale si è avventato su di me facendomi cadere all’indietro. Ho sentito un dolore lancinante a un polpaccio e con l’altro piede sono riuscito a sferrare un calcio sul grugno dell’animale con tutta la forza che avevo». Colpito da uno scarpone corazzato, il suino selvatico ha mollato la presa e si è dileguato nel bosco. «Di solito per la passeggiata domenicale indosso scarpe da tennis - riferisce il malcapitato cittadino di Sorico - ma nell’occasione ho voluto provare gli scarponi ancora in ottimo stato che mio figlio, adolescente in piena fase di crescita, ha smesso perché troppo piccoli: direi che sono risultati provvidenziali, perché una scarpa da tennis avrebbe fatto solo solletico a un cinghiale di quella stazza». La giovane moglie di Nonini, che ha assistito paralizzata alla scena a una decina di metri di distanza, è tuttora scioccata. Il povero Rebù, con le viscere che gli fuoriuscivano, è stato invece raccolto e portato in braccio dal padrone fino a casa, ma il veterinario consultato non ha potuto far altro che sopprimerlo per evitargli un’inutile agonia. A quel punto Nonini ha controllato la sua gamba sinistra: «Fino a quel momento, forse a causa dell’adrenalina, non avevo più pensato al morso del cinghiale: ho sollevato il jeans bucato e mi sono accorto che la ferita provocata da una tagliente zanna arrivava fino all’osso. In ospedale mi hanno medicato, ma per un po’ di giorni era come se qualcuno mi martellasse continuamente l’osso. Ora, per fortuna, i dolori peggiori sono passati. Mi sento in colpa per la brutta fine del mio cane - aggiunge Nonini - ma penso anche alle tante altre persone, bambini compresi, che nelle belle giornate frequentano il sentiero sopra casa mia. A tutti dico di stare attenti, perché quel cinghiale è ancora in circolazione».

LA PROVINCIA DI COMO
1 DICEMBRE 2009
 
Cinghiale assale un uomo e gli uccide il cane a Sorico
 
Sorico (CO) - Un ex cacciatore e appassionato di montagna ha corso domenica una brutta avventura.
Mentre stava passeggiando con il suo cane su un sentiero vicino a casa sua, a Sorico, all'improvviso è stato assalito da un grosso cinghiale  di oltre un quintale di peso.
Il cane che era con l'uomo, Mario Nonini, si è scagliato contro la bestia, ma ha avuto la peggio. Il cinghiale gli ha aperto la pancia con le zanne. Poi si è scagliato contro Nonini che però ha avuto la prontezza di spirito e il coraggio di difendersi a corpi di scarpone. Così il cinghiale ha dovuto battere in ritirata non prima di avere azzannato l'uomo a un polpaccio.
Nonini e la moglie, che ha assistito all'assalto da poca distanza ed è ancora sotto shock, hanno raccolto il cane, ma per lui non c'è stato nulla da fare. Il veterinario l'ha dovuto sopprimere. A quel punto anche l'ex cacciatore si è accorto delle profonda ferita alla gamba e si è fatto medicare in ospedale. Ora nella zona c'è allarme per il timore che il grosso cinghiale possa assalire altri escursionisti.

PARCKS.IT
1 DICEMBRE 2009
 
I Guardiaparco sequestrano il fucile a un cacciatore
Nell'area naturale protetta non si può cacciare
 
Provincia di Roma - 1 dicembre 2009 – Un pomeriggio come tanti, con i Guardiaparco che svolgono il consueto servizio di vigilanza nell'area naturale protetta. All'interno del Parco non si può cacciare eppure alcuni cacciatori si spingono dentro il confine e, senza rispettare le regole che tutelano il paesaggio e la biodiversità, sparano ugualmente, diventando bracconieri. Il rumore di colpi sparati a distanza ravvicinata ha guidato i Guardiaparco verso uno di questi cacciatori che, vistosi scoperto, ha inizialmente provato a sottrarsi al controllo. L'arma è stata sequestrata e sono stati avviati gli atti giudiziari previsti in questi casi, il cacciatore è di Lariano, uno dei 15 comuni del Parco, ed è stato fermato in località Vivaro, all'interno del comune di Rocca di Papa.
"Il Parco – commenta il presidente Gianluigi Peduto – esiste affinché un territorio, delimitato da precisi confini, venga tutelato. Perché questa tutela possa concretizzarsi esistono specifiche leggi che siamo tenuti a far rispettare. Ci piacerebbe che tutti, ma soprattutto coloro che hanno la fortuna di vivere all'interno di un Parco naturale, possano sempre più comprendere che queste regole non sottraggono diritti ma li estendono ad un numero di soggetti maggiore, con benefici per tutti".

MARKET PRESS

1 DICEMBRE 2009

 

RABBIA SILVESTRE: INSEDIATA UNITA’ DI CRISI IN REGIONE VENETO

 

Regione Veneto - E’ stata insediata il 26 novembre in Regione Veneto, presso la Segreteria regionale Sanità e Sociale, un’Unità di Crisi istituita per seguire e coordinare gli interventi rispetto al problema del ripresentarsi della rabbia silvestre nel bellunese. L’organismo è presieduto dal Segretario Regionale Giancarlo Ruscitti Ne fanno parte i tecnici regionali, gli esperti dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie con sede a Legnaro (Centro di Referenza Nazionale per la Rabbia Silvestre) ed i rappresentanti delle Ullss 1 di Belluno e 2 di Feltre. Nel corso della riunione è stato fatto il punto della situazione e sono già state assunte alcune decisioni operative. Nei prossimi giorni verrà definito e diffuso in tutti i territori interessati un depliant per i residenti ed i turisti che conterrà tutte le informazioni necessarie, sia sulla malattia che sui comportamenti più opportuni da tenere in caso si venga a contatto con animali sospetti o si venga morsicati. Definite anche le modalità di approvvigionamento dei vaccini per la campagna rivolta agli animali e di quelli da tenere a disposizione per la profilassi delle persone che si presentassero negli ospedali a causa di un morso. Ad occuparsi della questione saranno gli uffici regionali competenti. Sempre nei prossimi giorni verranno anche organizzati incontri sul territorio rivolti alle categorie di persone che potrebbero essere più esposte al rischio di contrarre la malattia da un animale come, ad esempio, veterinari, guardie forestali, guardaboschi, operatori del soccorso alpino. L’unità di Crisi tornerà a riunirsi e lo farà ogniqualvolta ve ne fosse la necessità sino alla conclusione dell’emergenza.


CORRIERE DELLE ALPI

1 DICEMBRE 2009

 

La caccia sia riaperta se i cani sono vaccinati

 

BELLUNO. «Se i cani sono stati vaccinati, perché non può essere concesso che accompagnino i loro padroni nelle battute di caccia?». La Provincia di Belluno scrive alla Regione chiedendo che venga rivista l’ordinanza contro la rabbia silvestre, emanata la settimana scorsa dal governatore Galan, nel senso che venga riammessa la caccia con i cani, ad oggi vietata.  Oggi, intanto, si svolgerà una riunione tecnica a Palazzo Piloni per attivare una campagna di informazione a favore dei cittadini e dei turisti in arrivo.  «Le disposizioni precauzionali per affrontare la questione della rabbia si sono dimostrate efficaci, ma appaiono ora sproporzionate per il mondo venatorio», si legge nella missiva indirizzata da palazzo Piloni all’assessorato alla caccia nell’intento di tutelare l’attività dei cacciatori. Cacciatori che peraltro, nel vertice della settimana scorsa si era detti consapevoli del problema e non avevano sollevato obiezioni al divieto di caccia coi cani, vista l’emergenza. «Se si considera che i cani utilizzati dai cacciatori sono già stati vaccinati, non si vede perché non possano accompagnare i loro padroni nelle uscite».  Ma sulla questione la risposta viene dal dirigente della Regione Veneto Piero Vio. «Il problema non è la vaccinazione dei cani, ma delle volpi. Il rischio, infatti, è che un cane pur vaccinato, se viene morso prenda la rabbia, come accaduto ad Osoppo in Friuli. Questo può succedere o perchè il vaccino non ha fatto ancora effetto (ci vogliono infatti tre settimane dalla somministrazione della dose prima che ci sia la risposta immunitaria) oppure è già in fase di declino, oppure si trova in un ambiente dove le volpi, vettori del virus, non sono ancora vaccinate. La questione è che dopo 25 anni che non si fa più il vaccino antirabbico, la popolazione sensibile è particolarmente esposta e come abbiamo ribadito anche nel vertice della settimana scorsa, il pericolo che dobbiamo assolutamente evitare è che la rabbia silvestre si trasformi in rabbia domestica, cioè l’epidemia si sposti sugli animali domestici. Per cui è fondamentale che si eviti ogni tipo di movimentazione di cani, gatti, furetti e si proceda alla loro vaccinazione. Finchè non è chiaro il livello di diffusione della malattia, è meglio evitare occasioni di contagio»  Vio ribadisce che si tratta di misure restrittive in una situazione di emergenza. «Se, con l’andare del tempo, le condizioni miglioreranno allora si potrà modificare l’ordinanza regionale. Teniamo presente, inoltre, che saranno eseguiti dei controlli a campione sui cani per verificare l’effettiva vaccinazione e lo stato vaccinale dell’animale».  Intanto questa mattina ci sarà un vertice regionale con i tecnici ministeriali e gli esperti europei per la rabbia, per verificare la bontà del piano regionale.  Poi nel pomeriggio, si svolgerà un altro incontro con i veterinari per decidere le modalità di intervento.  Nella mattinata di oggi, inoltre ci sarà un incontro con i rappresentanti di Camera di Commercio, Consorzio Dolomiti, Dolomiti Turismo per attivare la campagna di informazione. Chi sarà trovato a circolare con un animale privo di vaccinazione rischia una sanzione da 1550 a 9300 euro.


IL PICCOLO

1 DICEMBRE 2009

 

Rabbia, vaccinazione obbligatoria nell’Isontino

 

Stefano Bizzi

 

Vaccinazione antirabbica obbligatoria per tutti i cani da caccia e da passeggio a partire dal 15 dicembre. A stabilirlo è una delibera dell’azienda sanitaria Isontina con la quale, inoltre, l’Ass invita i proprietari a tenere sotto controllo gli animali domestici quando si trovano in zone silvestri. I casi registrati in regione e in Slovenia invitano alla cautela. La provincia è di fatto circondata dalla rabbia e la probabilità di trovare un volpe ammalata sul territorio del Goriziano sono sempre più alte. La cautela è quindi d’obbligo anche perché gli addetti ai lavori temono che già nei prossimi giorni possa essere registrato il primo caso di rabbia nell’Isontino. A integrare le delibera dell’Azienda sanitaria c’è un’ordinanza del Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche sociali (in via di recepimento locale) con la quale il sottosegretario di Stato Francesca Martini invita i proprietari a vaccinare anche i cani, i gatti, i furetti e gli altri animali da compagnia del Friuli Venezia Giulia che di norma rimangono in casa. «Per questi animali – spiega Francesco Lovaria, neo-nominato direttore del dipartimento di prevenzione di via 9 Agosto – non c’è alcun obbligo, ma il consiglio pratico non può essere che uno: farli vaccinare. Bisogna ricordare che gli animali vanno vaccinati con 21 giorni d’anticipo. Quindi, per fare un esempio, se vaccino il cane il 15 dicembre e il giorno dopo esco per andare a caccia, ho formalmente adempiuto all’obbligo imposto, ma l’animale non è ancora coperto e non posso portarlo con me». L’obbligo previsto per l’attività venatoria vale anche per l’attività di tipo “ludico o amatoriale”. Traducendo dal burocratese, il dottor Lovaria aggiunge: «Si tratta delle passeggiate fuori dai centri urbani. In città è difficile incontrare delle volpi, invece andare a spasso sul Carso con il cane, in questo caso, è come andare a caccia». Dopo le campagne di vaccinazione orale delle volpi avviate dall’Azienda sanitaria a febbraio e a settembre, sabato 19 e domenica 20 partirà la terza campagna del 2009 e il dipartimento di prevenzione ha già previsto una nuova attività di contrasto alla rabbia per la primavera del 2010.


IL GAZZETTINO DI BELLUNO
1 DICEMBRE 2009
 
Ci sono anche asini e gatti fra gli animali trovati morti dalle guardie forestali ..
 
Belluno - Ci sono anche asini e gatti fra gli animali trovati morti dalle guardie forestali nei giorni scorsi e inviati all’istituto di zooprofilassi regionale per fugare i dubbi sul loro eventuale contagio da rabbia.Si allunga l’elenco delle vittime, accertate o ancora presunte, del virus che dallo scorso ottobre, sta dilagando in provincia. L’asino morto è stato ritrovato in Cadore, ma le cause sono ancora da accertare. «Analisi imposte dallo stato d’allerta - commenta Giovanni Benedetti, capo sezione prevenzione dell’Ulss 1 di Belluno –, ma che rientrano nel normale monitoraggio passivo rimasto sempre in vigore nel nostro territorio, anche nei decenni passati». Mentre si attende di conoscere il quadro sulla diffusione della malattia, in via di aggiornamento in queste ore in Provincia, è proprio quest’ultimo ente a scendere in campo per perorare la causa dei cacciatori bellunesi, chiedendo con una lettera all’assessore regionale una deroga perché i cani da caccia già vaccinati possano accompagnare gli appassionati dell’attività venatoria nelle battute. «Sproporzionate le misure imposte dal provvedimento sanitario» si legge nella missiva inviata lunedì scorso da palazzo Piloni al referente regionale alla caccia. La Provincia caldeggia invece una buona comunicazione per evitare altri contagi. Coinvolti nel piano provinciale di informazione anche i rappresentanti della Camera di Commercio, del Consorzio Dolomiti, di Dolomiti Turismo e di altri organi interessati, invitati oggi alla riunione con tecnici provinciali e referenti dell’Istituto di zooprofilassi delle Venezie a palazzo Piloni.

IL LEGNO STORTO

1 DICEMBRE 2009

 

Terremoto. Gli animali ci avvertono?

 

 

Giovanni Fronte

 

Terremoti, eruzioni vulcaniche, maremoti, burrasche magnetiche, tuoni, ecc. sono  fenomeni naturali che generano “infrasuoni”, ossia onde sonore con frequenza al di sotto della soglia inferiore (16 hertz) di udibilità dell’orecchio umano; sono onde lente e lunghissime e, come tali, quasi inarrestabili e senza barriere. E’ noto che gli animali, grazie ad organi di senso più affinati dei nostri, sono in grado di percepire onde infrasoniche che si propagano attraverso il terreno e "sentono", prima di noi, l'evento naturale che avanza. Ilmette in stato di agitazione e di paura che essi,ualcuno infatti ipotizza che dagli animali venga avvertita l'influenza di onde elettromagnetiche piuttosto che infrasoniche. "suono sismico", oltremodo potente e cupo, li inquieta non poco e li con i loro suoni naturali, trasmettono poi agli altri animali per avvertirli che qualcosa di anomalo sta succedendo nel loro territorio. Questo spiegherebbe il fenomeno di "preveggenza" a loro attribuito, forse, ingiustamente.  Se così fosse, comunque da accertare, l’approssimarsi di detti eventi potrebbe essere dedotto da un loro comportamento insolito ed ansioso. Alcuni di loro infatti mostrano evidenti segni di nervosismo anche con un anticipo di parecchi giorni rispetto al verificarsi dell’evento. Questi segnali, se tempestivamente e correttamente interpretati dall’uomo, potrebbero essere utili come preallarme per salvare la vita a migliaia di persone. Testimonianze sul comportamento anomalo degli animali, prima di un terremoto, non sono una leggenda priva di fondamento: i ricercatori hanno, infatti, osservato reazioni riconducibili alla percezione e alla produzione di infrasuoni ed ultrasuoni in molte specie animali. Va comunque precisato che alcuni animali sono in grado di percepire gli infrasuoni ed altri invece gli “ultrasuoni” che sono vibrazioni sonore con frequenza oltre la soglia superiore di udibilità umana (c.20 kHz), o entrambi, anche se con differente sensibilità. Fra gli animali che percepiscono gli infrasuoni ci sono: le balene, gli elefanti, gli ippopotami, i rinoceronti, le giraffe, gli alligatori, tanto per citarne alcuni fra i più noti. Tutti gli animali, il cui apparato acustico è in grado di percepire ed emettere infrasuoni, captano anche le vibrazioni prodotte da altri animali e le interpretano come un segno della presenza di branchi nelle vicinanze. Per l’istinto di conservazione poi reagiscono di fronte a quello che reputano essere un "pericolo generico" e quindi non necessariamente un terremoto. Non sono cioè in grado di distinguere una anomalia causata da un sisma intenso da quelle prodotte artificialmente dalle moltissime attività umane.Fra gli animali che invece percepiscono gli ultrasuoni ci sono: i cani, i delfini e le balene che li usano per comunicare tra loro, i pipistrelli che li usano per “vedere” gli ostacoli mentre volano di notte, ecc. e i gatti che hanno una maggiore sensibilità per gli ultrasuoni e una minore per gli infrasuoni.Gli storici scrivono che nel 373 a.C. gli animali, compresi ratti, serpenti, furetti, ecc., abbandonarono la città greca di Alicia qualche giorno prima che un terremoto la devastasse. Da allora, i racconti di simili avvenimenti su animali che percepiscono in anticipo l’arrivo dei terremoti si ripetono nella storia. Il nervosismo degli animali, in queste particolari circostanze, è stato anche segnalato in TV dal Prof. Giorgio Celli, etologo e grande conoscitore degli animali. Il continuo susseguirsi di eventi sismici (c. 500.000 terremoti all’anno in tutto il mondo) che frequentemente scuotono in modo più o meno severo la Terra, stimola gli studiosi a ricercare il motivo di un insolito e strano comportamento degli animali per dedurre se in esso c’è la probabilità di associarlo ad una possibile premonizione sismica. Preavviso che consentirebbe di organizzare tempestivamente e più efficacemente tutti i provvedimenti atti a minimizzare, per quanto possibile, i danni materiali e soprattutto quelli in vite umane. Una tale corrispondenza è stata osservata ed esiste, ma la deduzione di una previsione certa resta tuttora impossibile in quanto mancano gli strumenti atti ad interpretare univocamente il comportamento animale.I sismologi americani però sono scettici. Anche se ci sono stati casi documentati di strani comportamenti animali prima dei terremoti, la USGS (U.S. Geological Survey), ente governativo che fornisce informazioni scientifiche sulla Terra, dichiara che un collegamento specifico e “riproducibile” tra l’insolito comportamento degli animali ed un terremoto non è mai stato fatto. Gli animali reagiscono a molti stimoli: alla fame, alla difesa del loro territorio, al desiderio sessuale, ai predatori, ecc. per cui diventa complicato realizzare uno studio controllato per ottenere quel segnale d’allarme anticipato. «Ciò che abbiamo non è altro che un sacco di aneddoti» afferma Andy Michael, un geofisico dell’USGS. Negli anni ’70 l’USGS ha svolto alcuni studi sulla previsione basata sugli animali, «ma non è venuto fuori nulla di concreto» conclude Michael. Da allora l’ente non ha svolto ulteriori indagini su quella teoria. Tuttavia i ricercatori sparsi nel mondo continuano a perseguire l’idea. Ci sono però molti casi, documentati, in cui gli animali hanno dato prove di premonizione.Uno dei paesi più colpiti dai terremoti è la Cina, dove le devastazioni hanno causato la morte di innumerevoli vite ed hanno provocato seri danneggiamenti materiali. Ecco cosa è capitato in una provincia della Cina occidentale, poco prima che giungesse il disastroso terremoto del Maggio 2008: migliaia e migliaia di rospi, come in fuga, invadono le strade di Mianyang, sita a poca distanza dall’epicentro – le zebre di uno zoo che cominciano a sbattere la testa contro la porta della gabbia – elefanti, tigri, leoni, pavoni e serpenti che si muovono dai loro covi, anche nel freddo dell'inverno, giungendo persino ad uccidersi per cercare una via di fuga e, naturalmente, non mancano le polemiche sul perchè le autorità cinesi non abbiano tenuto conto di questi segni premonitori per prendere delle misure.A Nanning, una delle zone più soggette a terremoti ed una delle 12 città cinesi controllate da apparecchiature ad alta tecnologia, un team di scienziati ha sviluppato un nuovo metodo per predire i terremoti servendosi di serpenti i quali, fra tutte le creature esistenti sulla Terra, sembra siano i più sensibili ai terremoti ed in grado di percepire anzitempo, con anticipo fino a cinque giorni, l'arrivo di un evento sismico. In un Paese così vasto, sottoposto in maniera rilevante alle scosse sismiche, la scoperta è senz'altro di grosso interesse. Dall’esame del comportamento di questi rettili è stata rilevata la loro capacità di percepire un tremito da 120 km di distanza ed oltre. Quando un terremoto è in arrivo, dicono gli scienziati, i serpenti si muovono dai loro nidi, anche nel freddo dell'inverno e se il sisma è di elevata entità arrivano persino a fracassarsi contro le pareti rocciose cercando una via di fuga. Con l’installazione di telecamere nei loro nidi si sono avuti dei miglioramenti nella capacità di prevedere i terremoti; tant'è che il sistema è stato esteso anche in altre parti del Paese per avere delle previsioni più precise sull’incombente terremoto.Nel 1975 gli Ufficiali Cinesi ordinarono l’evacuazione di Heicheng, sita nella regione del Liaoning (Cina). Nel febbraio del 1975 avvenne il terremoto di magnitudo 7,3 Richter che viene citato come il primo terremoto realmente previsto. Si stima che l'allarme abbia salvato la vita di circa 150.000 persone; ne morirono solo (si fa per dire) oltre un migliaio. Secondo la versione iniziale delle autorità cinesi, la decisione di evacuare la regione fu presa dopo l'osservazione, da parte dei sismologi, di alcuni segnali ritenuti premonitori di scosse sismiche e cioè: spostamento degli equilibri della falda idrica, deformazioni geodetiche e comportamenti anomali di gatti ed altri animali domestici nei giorni precedenti la scossa. Soltanto una piccola parte della popolazione rimase danneggiata o uccisa. Se la città non fosse stata evacuata, si valuta che il numero di morti e infortuni avrebbe potuto superare i 150.000.Nella tragedia e nella devastazione provocata dall'ormai famoso “tsunami” che colpì lo Shri-Lanka, c'è una curiosità che ha attratto l'interesse dei ricercatori. Il racconto di alcuni guardia-parco e l'osservazione delle persone impegnate nell'aiuto delle popolazioni indigene e dei turisti, ha escluso danni alla fauna selvatica. «Vediamo elefanti, antilopi e grossi felini, all'interno del parco», raccontavano i rangers, «ma non vediamo alcuna carcassa. Evidentemente gli animali hanno sentito il terremoto prima dell'uomo e si sono messi in salvo ritirandosi sulle colline».Com’è noto, Istanbul è “in attesa” (come San Francisco) del suo big one che dovrebbe distruggere la città. Scienziati e studiosi stanno cercando di capire esattamente dove e quando questo terremoto, previsto di magnitudo 7,0 Richter, si verificherà. Un tale Kadir Sutcu, non esperto in materia, sostiene che egli è in grado di prevedere quando si verificherà un terremoto osservando le irregolarità di comportamento delle due colonie di formiche che egli tiene in casa. Il successo delle sue previsioni, con tale metodo, sarebbe confermato dal fatto di avere salvato migliaia di persone dopo averle avvertite, via e-mail, dell’imminente pericolo. Egli ha osservato che le formiche si muovono con grande difficoltà e cominciano a morire 24 ore prima del terremoto ed invita a iscriversi nella sua “mailing list “ in caso di bisogno. In effetti, egli ha previsto in tempo una scossa verificatasi nel giugno del 2008 e da allora gestisce una mailing list   vogliono essere avvisate con un congruo anticipo. Ha anche un sito internet, però solo in turco, per cui si omette il link. attraverso la quale avverte le persone che all’occorrenza Le segnalazioni dei proprietari di animali domestici descrivono gatti e cani che si comportano in maniera del tutto insolita prima di un terremoto: che abbaiano o gemono per nessun motivo apparente o mostrano segni di nervosismo o irrequietezza.La proprietaria di un cane racconta che il giorno precedente del terremoto del Friuli del Maggio 1976, il suo cane si scavò una grande buca dove si rifugiò per tutta la notte precedente il terremoto fino al dopo terremoto del giorno successivo, nonostante tutti i tentativi di farlo uscire. La gatta, invece, scappò al mattino e ritornò in casa solo dopo 3 giorni. Si racconta anche di cavalli e vitelli che non vollero rientrare nelle loro stalle e di cani e gatti che fecero di tutto per abbandonare le abitazioni dei loro padroni, distrutte poi dall'arrivo del sisma.
Altre testimonianze arrivano dal Giappone dove prima di alcuni forti terremoti aumentò la pescosità di fiumi e laghi e dove, in pieno inverno, si videro vermi e serpenti fuoriuscire dalle tane per poi morire dal freddo precedendo di poco l'arrivo di una scossa. In un pollaio, in una notte quieta, si sentono inspiegabilmente starnazzare galline, estemporanei chicchirichì e coccodè che precorrono un successivo grosso sussulto del terreno. Oscar Grazioli (veterinario, scrittore e collaboratore del quotidiano Libero) scrive in un articolo: «Alcuni animali hanno i sensi più sviluppati dei nostri. I cani, per esempio, quando sta per arrivare un terremoto, si agitano e cominciano ad abbaiare. Un altro esempio potrebbe essere quello dei cavalli; anch'essi, infatti, si agitano prima di un evento naturale», e conclude «Se vedessi il cane ululare e cercare di uscire d'improvviso una notte, un giro fuori a fumare una sigaretta lo farei volentieri»!


ASYLUM
1 DICEMBRE 2009
 
SEIMILA CAMMELLI INVADONO UN PICCOLO VILLAGGIO AUSTRALIANO
 
Ci siamo. Gli animali hanno dichiarato guerra all'uomo.
Chi di voi conosce l'Australia, sa che è abitata da temibili animali, tra cui squali, coccodrilli e ragni killer. Ma l'ultima battaglia nella guerra tra uomini e animali è stata ingaggiata da una specie che consideravamo meno pericolosa: il cammello. Un branco di seimila cammelli ha lanciato un attacco alla piccola cittadina di Docker River nel nord dell'Australia, seminando il panico tra la popolazione.
Il tutto ebbe inizio qualche settimana prima, quando circa 30 cammelli scesero in città a cercare dell'acqua. Da quel momento, il numero è aumentato, fino a superare le 6000 unità, un numero venti volte superiore agli abitanti del piccolo villaggio. I residenti sarebbe terrorizzati dato che i temibili dromedari hanno già divelto edifici e strutture alla ricerca di fonti d'acqua. Rappresentati del governo hanno già fatto sapere che, data la criticità della situazione, i cammelli saranno presto radunati e soppressi "umanamente".Va ricordato che in Australia esistono più di un milione di cammelli. Nel diciannovesimo secolo furono introdotti alcuni esemplari per aiutare nella costruzione della ferrovia. Da allora il loro numero è cresciuto a dismisura, data la mancanza di predatori naturali autoctoni.

LA ZAMPA.IT

1 DICEMBRE 2009

 

Meduse giganti invadono i mari del Giappone

 

Meduse giganti affamate e con tentacoli velenosi invadono le acque del Giappone: non è un film di fantascienza, è una emergenza reale che secondo gli esperti potrebbe essere provocata dall'inquinamento delle acque e dal surriscaldamento, elementi che favorirebbero la riproduzione delle meduse, soprattutto le pericolse Nomura. Esemplari di oltre due metri di lunghezza e 200 kg che rovinano l'habitat facendo strage di plancton e uova di pesce. Un fenomeno che, secondo gli esperti, ha già provocato danni per 110 milioni di dollari all'industria ittica giapponese: le meduse giganti rovinano le reti e, in qualche caso, hanno provocato il ribaltamento dei pescherecci.

 

VIDEO

http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=22560&tipo=VIDEO


LIBERO
1 DICEMBRE 2009
 
La nuova Guerra Fredda degli animali marini
 
La Guerra Fredda, parte II, coinvolgerebbe gli animali, al punto che la Russia starebbe addestrando alcuni animali marini per utilizzarli contro i nemici. Foche contro delfini: potrebbe essere infatti questa la risposta della Russia alla decisione del Pentagono di schierare all'inizio del 2010 delfini e leoni marini a difesa dei sommergibili nucleari nella regione di Kitsap, nello Stato di Washington. Lo sostiene il quotidiano filogovernativo “Izvestia”, ricordando che si tratta di una pratica abbandonata dopo il crollo dell'Urss per carenza di fondi.
«Vogliamo che i nostri animali lavorino come i leoni di mare americani», ha spiegato Ghennadi Matishov, direttore dell'istituto di biologia marina di Murmansk, nel nord della Russia. Secondo lo scienziato, i leoni marini usati negli Usa «piazzano mine su installazioni, filmano i fondali nemici e registrano le radiazioni».In passato, seguendo l'esempio americano, l'Urss aveva un delfinario speciale a Sebastopoli, in Crimea, per addestrare i suoi mammiferi da guerra a difesa della flotta del Mar Nero: i delfini stavano nella baia per segnalare eventuali intrusi e ucciderli, nel caso ricevessero ordine in tal senso, e, secondo Izvestia, erano dotati di un rostro per attaccare le navi nemiche ed erano in grado di annientare anche siluri sino a 120 metri di profondità. Teoricamente potevano anche essere lanciati da un elicottero.
La decisione di estendere il programma per difendere le flotte del Pacifico e del mare del Nord fu resa vana dalla carenza di mezzi finanziari e dalla successiva caduta dell'Urss. Attualmente, però, l'addestramento dei mammiferi acquatici potrebbe essere rispolverato, come auspica Matishov, le cui ricerche sono finanziate per adesso solo dall'Accademia delle Scienze. Prima ha provato con una balena bianca (belukha), poco adatta tuttavia ai rigori del nord, e poi con una decine di foche che a suo avviso sono in grado di scoprire le mine e portarle a galla, cercare nel fondo marino oggetti fatti vedere in superficie, interagire con i sub.
«Possono distinguere anche i nemici, ferirli o ammazzarli», ha assicurato, senza entrare però nel dettaglio degli esercizi e del programma di addestramento di questi “spetnaz” del mare: tutto è assolutamente «top secret».

LA STAMPA
1 DICEMBRE 2009
 
Rinunciare alla carne per salvare il mondo
E' possibile tagliare dell'80% i gas dell'effetto serra
 
PAUL McCARTNEY
 
Il nostro villaggio globale è a rischio: tutti dovrebbero preoccuparsi per i cambiamenti climatici e i danni che causiamo al nostro ambiente.
Non dobbiamo ignorare l'impatto che il riscaldamento globale avrà sui nostri figli e sulle generazioni future. Mentre ci preme che i politici approvino leggi a livello mondiale per ridurre le emissioni di carbonio, non dobbiamo dimenticare la nostra capacità individuale per combattere il cambiamento climatico: per esempio, limitando il consumo di carne.
Molti di noi si sentono impotenti di fronte alle sfide ambientali. Può essere difficile capire cosa fare per avere un mondo più pulito, sostenibile e sano; ma evitare di mangiare carne almeno un giorno a settimana è un cambiamento che ognuno può fare - e andrebbe al cuore di alcune importanti questioni politiche, ambientali ed etiche, tutto in una volta.
Per costruire un mondo migliore, abbiamo bisogno di cambiare il nostro stile di vita. Non tutti i cambiamenti che dobbiamo fare sono facili, e non tutti i cambiamenti facili sono significativi. Ma rinunciare alla carne per un solo giorno alla settimana è davvero una piccola cosa che può fare una grande differenza. Ad esempio, il gruppo «Compassion in World Farming» stima che se il nucleo familiare medio del Regno Unito dimezzasse il consumo di carne, le emissioni sarebbero contenute maggiormente che se si dimezzasse l’uso dell’automobile.
Il 3 dicembre porterò questo messaggio al cuore dell'Europa, a una grande conferenza internazionale: «Il riscaldamento globale e alla politica alimentare: meno carne = meno calore» presso il Parlamento europeo. Mi appello ai leader mondiali convergenti su Copenhagen per il meeting sul cambiamento climatico, ricordando loro che la politica alimentare sostenibile è un’arma fondamentale nella lotta al riscaldamento globale.
La prova che la produzione di carne è una delle principali cause del cambiamento climatico è chiara. Nel 2006, la relazione dell’organizzazione per il cibo e l'agricoltura delle Nazioni Unite, «Livestock’s long shadow», ha avvertito che le emissioni derivanti dalla produzione mondiale di bestiame comprende circa il 18 per cento delle emissioni annuali di gas serra, e potrebbe più che raddoppiare entro il 2050. La relazione rileva che il settore zootecnico contribuisce in maniera significativa ai problemi ambientali più gravi, a tutti i livelli, dal locale al globale.
Dai campi alla tavola, più produciamo e mangiamo carne, più grande sarà la traccia di carbonio che lasceremo. Un futuro sostenibile ne richiede un minore consumo; dal 1961 a oggi la popolazione mondiale è più che raddoppiata, il consumo di carne è quadruplicato e il consumo di pollame è aumentato di dieci volte. Non possiamo semplicemente continuare a consumare così.
Una nuova relazione, "Mangiare il pianeta: alimentiamo il mondo in maniera sostenibile, equa e umana", mostra che se i paesi occidentali riducessero i loro consumi di carne, il riscaldamento globale potrebbe essere attenuato, oltre ad avere un miglioramento per quanto riguarda il cibo mondiale e la sicurezza del combustibile. Questo studio, di «Friends of the Earth e Compassion in World Farming», ci indica che se il mondo industrializzato dimezzasse il consumo di carne sarebbe possibile alimentare il mondo nel 2050 senza dover ricorrere a una massiccia espansione agricola, a colture intensive e di allevamento degli animali, o a qualsiasi ulteriore deforestazione.
Se i Paesi sviluppati adottassero una dieta più sana e più povera di carne, e se il cibo venisse distribuito più equamente a livello globale, le opzioni per fornire cibo e combustibile a sufficienza potrebbero essere maggiori. Una dieta a basso consumo di carne può ridurre dell' 80 per cento i gas causa dell'effetto serra. I Paesi occidentali attualmente mangiano carne almeno sette volte la settimana, ma l'ultima relazione invita a seguire una dieta che prevede l'utilizzo della carne solo due, tre volte a settimana. Accanto alle singole azioni, i governi devono mettere in atto le giuste politiche. Ci sono troppe poche adesioni alle proposte, al fine di garantire un approccio coerente in tutto il territorio locale, regionale, nazionale, europeo e mondiale. Troppo spesso i ministri passano il loro tempo a difendere gli interessi acquisiti piuttosto che a cercare una soluzione strategica. Il potere del popolo può sempre avere la meglio sull'inazione del governo. Facendo un semplice cambiamento nel modo in cui si mangia, si prende parte a una campagna di cambiamento globale, in cui ciò che è bene per voi è anche un bene per il pianeta. Soprattutto, ricordate che il futuro inizia con le azioni che intraprendiamo adesso.

COI PIEDI PER TERRA
1 DICEMBRE 2009
 
Fao: “tra 18 mesi la peste bovina sarà sconfitta”

Fra circa 18 mesi, la FAO e l’OIE (l’Organizzazione mondiale per la salute animale) insieme ad altri partner dichiareranno ufficialmente sconfitta una delle piu’ devastanti malattie animali che l’umanita’ abbia mai dovuto affrontare: la peste bovina.
E’ la prima volta nella storia dell’umanità – fa sapere la Fao in un comunicato – che si e’ riusciti a sconfiggere una malattia animale e solo la seconda volta si e’ riusciti a debellare una malattia, la prima e’ stata il vaiolo nel 1980. Questa vittoria arriva a coronamento di un’intensa campagna durata decenni, condotta dalla FAO con un ampio numero di partner, per riuscire prima a relegare la malattia in isolate sacche e dopo spazzarla via una volta per tutte. La peste bovina non colpisce l’uomo direttamente, ma e’ letale per i bovini e tutti gli animali ungulati dai quali l’uomo dipende per nutrirsi, come fonte di reddito e come forza da tiro.
I tassi di mortalita’ durante le epidemie possono raggiungere il 100%. Causata da un virus, si propaga per contatto diretto o tramite materiali contaminati.
Nel corso dei secoli ha ucciso milioni di bovini, di bufali, di yak e dei loro simili allo stato brado, causando perdite economiche enormi e contribuendo a creare disordini sociali ed insicurezza alimentare. Importato in Europa dall’Asia, dalle tribu’ d’invasori, si ha notizia di epidemie di peste bovina gia’ nell’antica Roma, nel 376-386 d.C. Epidemie ricorrenti nella Francia del XVIII secolo hanno provocato carestie e cadute di produttivita’, alimentando le agitazioni culminate poi nella rivoluzione francese del 1789.
Quando la peste bovina si e’ introdotta in Africa sub-sahariana, alla fine del XIX secolo, ha ucciso tra l’80 ed 90% del bestiame della regione, mettendo a serio repentaglio le condizioni di vita di contadini e pastori, causando carestia diffusa, ed indebolendo notevolmente la regione nei confronti della colonizzazione europea. Nel momento di maggior diffusione, negli anni ‘20, la malattia si estendeva dalla Scandinavia al Capo di Buona Speranza e dalle coste Atlantiche dell’Africa all’arcipelago filippino, con un focolaio epidemico segnalato in Brasile ed un altro in Australia. Agli inizi degli anni ‘80, la malattia portava devastazione tra il bestiame del vecchio mondo, mentre devastanti epidemie colpivano il Sud dell’Asia, il Medio Oriente e l’Africa.
In quegli stessi anni le perdite in Nigeria raggiungevano i 2 miliardi di dollari. Un’epidemia nel 1994 nel nord del Pakistan ha annientato piu’ di 50.000 capi di bestiame prima che la situazione fosse riportata sotto controllo con l’aiuto della FAO.
http://www.conipiediperterra.com/fao-peste-bovina-1201.html
 
 

 

            01 DICEMBRE 2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE


 

MARKET PRESS

1 DICEMBRE 2009

 

SCRATCHBOT POTREBBE SALVARE VITE UMANE

 

Bruxelles, 1 dicembre 2009 - Un team di ricercatori britannici ha messo a punto un robot che, proprio come i ratti, utilizza i baffi (vibrisse) per analizzare l´ambiente circostante. Il progetto Scratchbot ("Spatial cognition and representation through active touch") - iniziativa del Bristol Robotics Laboratory e dell´Università di Sheffield (Regno Unito) - fa parte del progetto Icea ("Integrating cognition, emotion and autonomy") finanziato dall´Unione europea con 6 milioni di euro in riferimento all´area tematica "Tecnologie della società dell´informazione" del Sesto programma quadro. Il progetto Icea, che si concluderà a dicembre 2009, ha come obiettivo lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale ispirati alla biologia. Grazie alle sue innovative caratteristiche, Scratchbot è stato recentemente inserito nella lista delle migliori novità ("Best of What´s New") della rivista Popular Science. Scratchbot, ratto-robot frutto del lavoro di Brl - un partenariato tra l´Università del West of England Bristol, l´Università di Bristol e il laboratorio dedicato alla tecnologia Active Touch presso l´Università di Sheffield - sfrutta 18 vibrisse in plastica per muoversi avanti e indietro (5 volte al secondo) all´interno dell´ambiente in cui si trova. "Per lungo tempo la vista ha rappresentato l´organo di senso maggiormente studiato dagli scienziati", ha spiegato il dottor Tony Pipe del Brl. "Ma l´active touch (ovvero il tatto attivo) è un fattore cruciale per coloro che tra noi studiano i sistemi biologici che hanno implicazioni per la ricerca robotica. Alcuni sistemi sensoriali, come appunto le vibrisse dei ratti, presentano dei vantaggi particolari", ha aggiunto. "Negli esseri umani, in cui i sensori sono i polpastrelli, questi sistemi sono caratterizzati da un grado di vulnerabilità maggiore a danni e ferite rispetto alle vibrisse. I ratti riescono a muoversi anche se i loro baffi sono danneggiati. Nel caso del robot sarà possibile sostituire con semplicità i baffi che dovessero rompersi, senza che questo comprometta l´uso del robot e della costosa ingegneria alla base del dispositivo. Questo premio è il riconoscimento che la nostra attività di ricerca ha permesso di fare un passo avanti significativo per quanto concerne la tecnologia in questo ambito specifico. Gli scienziati hanno sviluppato questa nuova tecnologia osservando il contesto in cui gli animali utilizzano il tatto. I ratti, per esempio, sono in grado di determinare con esattezza la posizione, la forma e la struttura degli oggetti proprio grazie ai baffi. Inoltre, possono assumere decisioni sugli oggetti in modo rapido e accurato e utilizzare queste informazioni per sviluppare delle mappe ambientali. Quando uno dei baffi di Scratchbot si piega perché è entrato in contatto con un oggetto, un sensore posto sullo stelo segnala al software di far rotare il robot in direzione dell´oggetto. La vibrisse che si trovano molto vicine ad un oggetto si muovono meno, mentre quelle più lontane compiono movimenti più ampi per determinare le dimensioni dell´oggetto. "Nei mesi scorsi abbiamo organizzato un workshop presso l´Università di Sheffield in occasione del quale abbiamo dimostrato le eccezionali caratteristiche di Scratchbot e chiarito in quale direzione si sta muovendo la nostra attività di ricerca per lo sviluppo di sensori, analoghi alle vibrisse e controllati attivamente, per robot intelligenti", ha affermato il professor Tony Prescott dell´Università di Sheffield. "Sebbene i sensori di tatto siano già impiegati nei robot, finora è stata sottovalutata la possibilità di utilizzare questo senso come modalità principale. Con lo sviluppo di questi robot biometrici non progettiamo esclusivamente innovativi dispositivi che sfruttano il tatto, ma stiamo contribuendo in modo efficace alla comprensione della biologia del tatto come organo di senso". Questa nuova tecnologia potrà essere d´aiuto alle persone che si trovano in situazioni pericolose come, per esempio, gli operai di una miniera in cui è avvenuto un crollo. "La tecnologia delle vibrisse potrebbe essere utilizzata per individuare eventuali oggetti e per muoversi in condizioni particolarmente disagevoli", ha commentato il dottor Pipe. "In una stanza invasa dal fumo, per esempio, un robot come questo potrebbe aiutare le operazioni di salvataggio individuando i sopravvissuti all´incendio". Per maggiori informazioni, visitare: Scratchbot http://www. Brl. Ac. Uk/projects/neuro/index. Html Icea: http://www. Iceaproject. Eu/ .


CORRIERE DELLA SERA
1 DICEMBRE 2009
 
RICERCA
Staminali per le malattie reumatiche
Assieme alle cellule «mesenchimali» potrebbero servire in chi soffre di malattie autoimmuni
 
MILANO - Alan Tyndall ci lavora da più di dieci anni, al Dipartimento di reumatologia dell'ospedale universitario di Basilea, in Svizzera. Il ricercatore è convinto che il trapianto di cellule staminali sia il futuro della terapia di malattie reumatiche autoimmuni: parlandone a Rimini, all'ultimo congresso della Società Italiana di Reumatologia, ha spiegato che si tratta di «un'opzione terapeutica efficace», corroborata dai dati positivi di svariate sperimentazioni.
STAMINALI – La storia inizia nel 1996, quando è partito il primo progetto internazionale per il trapianto di cellule staminali emopoietiche (che si possono trasformare in cellule del sangue) nelle malattie autoimmuni. La lampadina si è accesa osservando casi di pazienti che, sottoposti al trapianto di midollo osseo per curare un tumore, vedevano sparire anche la malattia autoimmune di cui soffrivano. Dati simili si erano ottenuti negli animali, per cui si pensò di iniziare a studiare la faccenda seriamente anche nell'uomo. Il concetto è relativamente semplice: «Con il trapianto di cellule staminali emopoietiche si ottengono ottimi risultati perché si annulla la “memoria immunologica” del paziente, e quindi anche l'autoimmunità», spiega Tyndall. In sostanza, se il sistema immunitario è andato in tilt, può essere utile «resettarlo»: si estraggono le staminali, si conservano (e in qualche caso si trattano) in vitro e nel frattempo si azzera il midollo osseo con chemio e/o radioterapia; poi, si reinseriscono le staminali e queste, immemori del passato, fanno sì che il sistema immunitario «nuovo» non reagisca più contro l'organismo. Dal 1996 sono svariate centinaia i pazienti che sono stati sottoposti al trattamento, soprattutto malati di sclerosi sistemica, artrite reumatoide e lupus: in un terzo dei casi, riferisce Tyndall, c'è stata una remissione durevole della malattia perché il sistema immunitario in questo modo si “dimentica” che stava aggredendo l'organismo.
CELLULE MESENCHIMALI – La frontiera però sembra essere l'impiego di cellule mesenchimali, ovvero di cellule in grado di regolare l'attività del sistema immunitario. Sono anche queste cellule multipotenti (possono diventare ad esempio cellule adipose, ossee, cartilaginee), si estraggono dal midollo osseo e possono essere espanse in vitro per poi venire reinserite nell'organismo, dove avrebbero ottime capacità antinfiammatorie, antiproliferative e immunomodulanti. «Per ora sono state impiegate solo in ambito sperimentale, ma sembrano promettenti perché consentono di controllare l'eccessiva risposta contro i tessuti dell'organismo tipica delle malattie autoimmuni, senza però dover prima annullare il sistema immunitario del paziente come accade con le staminali», dice Tyndall. Franco Locatelli, della Clinica Pediatrica dell'Università di Pavia, frena: «Alcuni studi eseguiti su pazienti pediatrici dimostrano la capacità delle mesenchimali di modulare alcuni aspetti del sistema immunitario, ma non altri. I dati sono incoraggianti ma si tratta di terapie che, prima di essere diffuse su larga scala, devono essere ancora studiate con attenzione perché non tutti i meccanismi molecolari alla base della loro capacità di riparare i tessuti malati sono noti e controllabili». C'è molta strada da fare, insomma, prima di poterle usare a cuor leggero. La speranza è poterle iniettare almeno localmente, ad esempio per riparare le cavità che si formano nelle articolazioni dei malati di artrite reumatoide o per ricostruire la cartilagine consumata dall'artrosi.
 
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