01 NOVEMBRE  2009

BRESCIA OGGI
1 NOVEMBRE 2009
 
Blitz all'impianto di cattura due denunce della Forestale
LOTTA AL BRACCONAGGIO. L'installazione avrebbe dovuto servire per scopi scientifici
Sequestrati uccelli vivi e morti destinati al mercato clandestino: la struttura del Giogo del Maniva doveva solo inanellare e liberare
 
 
Gli uccelli morti sequestrati dalla Forestale durante l'operazione
 
Provincia di Brescia - La scorsa settimana i colleghi del Nucleo operativo antibracconaggio avevano messo i sigilli su un roccolo autorizzato dalla Provincia in funzione a Vezza d'Oglio; nelle ultime ore, invece, gli agenti del «Nipaf», il Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale, costituito sempre da uomini del corpo forestale dello Stato, sono dovuti intervenire, con un altro sequestro, per un episodio ancora più grave. Nel mirino sono finiti i gestori (sempre autorizzati dalla Provincia) di un impianto di cattura e inanellamento scientifico a cavallo tra Valsabbia e Valtrompia.
LA STRUTTURA, installata al Giogo del Maniva, nel territorio di Bagolino, aveva l'esclusivo scopo di catturare con le reti gli uccelli di passo per catalogarli, sottoporli a misure biometriche e inanellarli per liberarli subito dopo. Invece, gli investigatori del Nipaf hanno scoperto che sarebbe servito anche ad alimentare un fiorente traffico di uccelli vivi e morti; protetti e non. L'impianto era stato installato in un'area di grande rilevanza per il passo dell'avifauna, nella quale in tempi recentissimi la Provincia (dopo una serie di diffide e ricorsi al Tar da parte delle associazioni ambientaliste) aveva instituito il divieto di caccia alla selvaggina migratoria.
Ma veniamo all'operazione, che si è conclusa dopo un lungo appostamento e che ha portato alla chiusura e al sequestro dell'impianto e alla denuncia di E.B., un pezzazese, e di G.B., residente al Villaggio Prealpino di Brescia, per uccellagione e maltrattamento degli animali. Ora il magistrato dovrà valutare se estendere le accuse anche al peculato e al furto ai danni del patrimonio indisponibile dello Stato.
Gli agenti sono intervenuti a colpo sicuro dopo aver osservato i movimenti del gestore della struttura e del suo collaboratore: attivi per tutta la mattinata, avevano lasciato l'area a mezzogiorno per ripresentarsi alle 15. A quel punto è scattato il controllo. Che ha portato alla scoperta di una trentina di esemplari vivi tra fringuelli, tordi sasselli, frosoni e peppole appena catturati, non inanellati e chiusi in sacchetti di tela pronti per essere venduti. Poi si è passati alle automobili: sulla Chevrolet di E.B. erano occultati 75 uccelli morti (cinciallegre, frosoni e pettirossi), mentre sulla Punto di G.B. erano nascosti altri volatili vivi: 21 frosoni, 13 peppole, 7 tordi sasselli, 4 fringuelli, un tordo bottaccio e una beccaccia morta.
INEVITABILE a quel punto la richiesta di perquisizione domiciliare autorizzata dal pm di turno, Alessandra Marucchi. E anche quest'ultima operazione ha avuto un esito positivo. Nel congelatore del pezzazese, conservati con cura in cinque contenitori di vetro con etichette di datatura, c'erano tra gli altri esemplari 16 balie nere, 14 prispoloni e 29 pispole, mentre in quello del bresciano gli agenti del Nipaf hanno trovato 33 pettirossi, 20 fringuelli, 6 peppole, 4 tordi bottacci, 7 regoli, 1 scricciolo, un codirosso e persino un martin pescatore.

BRESCIA OGGI
1 NOVEMBRE 2009
 
Cerva uccisa da un'auto che finisce fuori strada
IL CASO. L'altra notte a Edolo, terzo investimento in due settimane  Vettura distrutta e tanta paura per un giovane di Incudine
 
 
Lino Febbrari
 
Provincia di Brescia - E' finita male per una femmina di cervo la passeggiata notturna lungo la statale del Tonale. Come sovente capita da queste parti l'animale è stato investito e ucciso da un'auto. Decisamente più fortunato il giovane alla guida del veicolo che, nonostante la paurosa carambola, se l'è cavata solo con qualche botta. Dopo il violento impatto avvenuto al centro della carreggiata, la Peugeot 206 ha compiuto un volo finendo ruote all'aria nella scarpata che, in quel punto, precipita per una decina di metri sotto l'arteria: il conducente, un ventunenne di Incudine, è riuscito ad abbandonare l'abitacolo con le sue forze ed ad avvisare i soccorsi di quanto gli era appena capitato. L'ennesimo incontro - scontro tra un cervo e un automobilista, il terzo in meno di due settimane, si è verificato alle 22 di venerdì alle porte di Edolo.
IL GIOVANE stava viaggiando in direzione della cittadina dell'alta Valle, quando all'altezza della località Pagarola, a metà circa di un rettilineo, dopo essersi abbeverata nell'Oglio, una cerva ha deciso improvvisamente di attraversare il nastro d'asfalto per far ritorno nel fitto bosco. A nulla è valso il tentativo del conducente di evitare lo schianto: la femmina centrata in pieno è stata scagliata nel prato sul lato destro della statale, mentre, come detto, l'auto ha finito la sua corsa nella scarpata.
Trasportato al pronto soccorso del vicino ospedale per una visita di controllo il ragazzo è stato dimesso poco dopo. Una volta espletati i rilievi di rito effettuati dai Carabinieri di Ponte di Legno, intervenuti sul posto con i vigili del fuoco di Edolo, la carcassa dell'ungulato è stata recuperata da un agente della Polizia provinciale e portata al macello comunale di Cortenedolo. Nei prossimi giorni la carne sarà venduta al miglior offerente e il ricavato destinato probabilmente in beneficenza. Per il proprietario dell'auto, invece, oltre al rischio corso di procurarsi serie lesioni e al grave danno subito (il veicolo seminuovo è praticamente da buttare), si prospetta la beffa. Infatti, fino a poco tempo fa, a rimborsare i danni pensava un fondo regionale. Ora, pare, che aggrappandosi a un cavillo (la presenza o meno di cartelli che indicano il pericolo di attraversamento degli animali), le assicurazioni mettano meno facilmente mano al portafoglio.

IL CENTRO
1 NOVEMBRE 2009
 
Cinghiale investito in via Di Sotto
 
PESCARA. Una numerosa famiglia di cinghiali ha attraversato all’improvviso la strada, via Di Sotto, proprio mentre passava un’auto: inevitabile l’impatto e ad avere la peggio è stato uno degli animali, che è in fin di vita. Il mezzo che lo ha investito, una Oper Astra, è semidistrutto, mentre il conducente è uscito illeso dal singolare incidente, avvenuto la notte scorsa, intorno alle 23.  Da dove e perché il folto gruppo di cinghiali sia arrivato lungo l’arteria cittadina, proprio al confine tra Pescara e Montesilvano, è per adesso tutto da capire. Di certo l’uomo al volante dell’Astra non si aspettava di trovarsi davanti dei cinghiali in piena notte. Sbalordito ha cercato istintivamente di evitarli, con qualche esemplare ci è riuscito, altri sono scappati, uno è stato investito. Sul posto è arrivata una pattuglia della polizia stradale per i rilievi e anche per cercare di scoprire la provenienza della bestie, che solitamente non si trovano sul mare.

IL TIRRENO
1 NOVEMBRE 2009
 
Scontro fra un cinghiale e un fuoristrada
 
VILLAFRANCA (MS) - Uno spettacolare incidente stradale si è verificato attorno alle ore 20,30 di venerdì sera in località San Bernardino, nella periferia sud di Villafranca. A farne le spese un cinghiale, che il conducente dei un veicolo si è trovato di fronte all’improvviso, di notte. E non è riuscito a evitare l’impatto.  L’incidente ha visto come protagonista un grosso “solengo” del peso di oltre sessanta chili, che ha attraversato di gran carriera la strada statale della Cisa e finendo contro un potente Suv Montero (della giapponese Mitsubishi) proveniente da Aulla e diretto verso Villafranca.  Nonostante la bassa velocità fatta registrare dal conducente che teneva sotto controllo il mezzo per non incorrere nel vituperato Autovelox, posto davanti al supermercato Sma, la velocità dell’ungulato era invece impressionante, tanto che nello scontro con la vettura, l’animale è morto all’istante.  Il mezzo, nell’impatto con il cinghiale, è rimasto danneggiato.  Sul posto è giunta una pattuglia dei carabinieri di Pontremoli che dopo aver effettuato i rilievi di legge ha provveduto a sequestrare il cinghiale, che è stato consegnato alle Guardie venatorie.  A termini di legge il conducente del mezzo può richiedere l’indennizzo per i danni subiti.  Non è la prima volta che in Lunigiana, cinghiali o altri animali che di solito stanno nelle boscaglie, attraversano le strade all’improvviso finendo, talvolta con conseguenze gravi, sotto le ruote dei veicoli in transito.  

CORRIERE DELLA SERA
1 NOVEMBRE 2009
 
Fiumicino, vigili venatori salvano airone bianco «prigioniero» di una lenza
Forse l'aniamale era in acqua da oltre un giorno
 
FIUMICINO (RM)- Un airone bianco è stato recuperato dai sommozzatori dei vigili del fuoco di Roma poco prima delle 12 di questa mattina. L'animale era aggrovigliato a dei fili da lenza ed alcuni rami che lo tenevano prigioniero lungo la sponda di un canale in via delle Acque Basse a Fiumicino non lontano dall'aeroporto capitolino. Localizzato, è stato calato in acqua il gommone dai sommozzatori ed una volta raggiunto l'animale è stato liberato e consegnato al personale della vigilanza Venatoria, per prendersene cura. Probabilmente l'airone era da più di un giorno in quelle condizioni e quindi molto provato. Una ventina le persone incuriosite dalla presenza dei vigili che hanno applaudito al termine delle operazioni di salvataggio.

IL PICCOLO
1 NOVEMBRE 2009
 
Cormons, le auto fanno strage delle rane che attraversano la via
 
CORMONS (GO) -  Più che la strada delle ciliegie, sta diventando la strada delle rane... passate a miglior vita. Basta che piova e i poveri animali si fiondano in strada: passa un’automobile (e lì non si va certamente piano come in tutto il Preval e come in via Blanchis) e il risultato è evidente. I rospi finiscono maciullati la loro esistenza terrena. Basta fare un giro in zona per rendersi conto che il problema esiste, è reale, non è assolutamente amplificato. Ci sono decine e decine di ranocchie morte. Del resto, anche il Wwf qualche tempo fa aveva condotto una ricerca molto approfondita che - chiaramente - si può tranquillamente ritagliare su misura della nostra realtà. Ebbene: un animale selvatico su quattro termina la sua esistenza sotto le ruote di un’automobile. Dove? Non è difficile fare la ”geografia” degli investimenti. Le strade più rischio - come detto - sono quelle del Preval, la Cormons-San Floriano (detta anche ”strada delle ciliegie”) ma anche le carreggiate anguste e tutte-curve di Oslavia, il Vallone ma anche lungo il raccordo autostradale Gorizia-Villesse, «paradiso» della velocità. Il danno arrecato alla fauna selvatica dalle macchine è secondo soltanto a quello della caccia. Numeri che parlano da soli. Numeri pesanti di una strage che si perpetua ogni giorno, o meglio ogni notte quando in molti approfittano per schiacciare il pedale dell’acceleratore vista la più bassa possibilità di trovarsi di fronte il temutissimo autovelox. E così, si corre. Per ogni chilometro di strada extraurbana trovano la morte ogni anno una dozzina di mammiferi, quindici uccelli, una trentina di rospi, un numero imprecisato di piccoli rettili. Ma a rischiare seriamente l’estinzione sono gli indifesi ricci: secondo le statistiche del Wwf muoiono tre esemplari ogni 15 chilometri. Recentemente anche la Forestale ha lanciato l’Sos a livello nazionale.

VIRGILIO NOTIZIE
1 NOVEMBRE 2009
 
Halloween/ Salvati 71 gatti neri dai riti della Notte streghe
Interrotti riti satanici in Lombardia, Lazio, Umbria, Piemonte
 
Notte di Halloween di lavoro per i volontari delle "ronde del gatto nero". Sono stati 71 gli interventi effettuati nella scorsa notte dagli oltre 400 volontari Aidaa, divisi in 137 gruppi operativi che hanno controllato oltre 700 obiettivi sensibili su tutto il territorio nazionale. Gli interventi si sono prevalentemente concentrati in Lombardia, Piemonte, Toscana, Umbria, Emilia, Veneto e Lazio. Nella maggior parte dei casi (58) si è trattato di falsi allarmi o di semplice violazione dei cimiteri da parte di persone o piccoli gruppi che sono entrati nottetempo nei cimiteri controllati dai volontari di Aidaa senza comunque compiere atti vandalici o sacrifici: in questi casi abbiamo rilevato le targhe delle auto che saranno fornite alle autorità locali. Sono 13 invece i casi dove sono stati individuati e messi in fuga gruppuscoli di persone che presumibilmente si apprestavano a compiere sacrifici o riti esoterico-satanici. I luoghi in cui si stavano celebrando questi lugubri riti erano sia cimiteri che zone boschive. Quattro riti sono stati scoperti ed interrotti nella zona del basso varesotto, 1 nei boschi di Castello dell'Acqua in provincia di Sondrio in Lombardia. 3 presunti riti sono invece stati scoperti in Piemonte, 2 nella zona di Acqui e 1 in Val Pellice. Due riti individuati nella zona di Ciampino e lago di Bolzana, nel Lazio. Altri 2 casi si sono verificati nella zona di Narni, in Umbria. Un rito satanico è stato scoperto e sgominato rispettivamente nella zona di Lazzise in provincia di Verona, e nella zona di Carpi in Emilia. Nel corso delle operazioni sono stati anche ritrovati e salvati 71 gatti neri, ora affidati ai volontari Aidaa. "E' stata una notte davvero impegnativa, anche se il numero reale di interventi non si discosta di molto rispetto a quello degli scorsi anni, anche le zone utilizzate per i presunti riti sacrificali sono più o meno identiche a quelle degli scorsi anni. Solamente nei prossimi giorni con l'arrivo delle relazioni dei singoli gruppi saremo in grado di avere una mappa completa e dettagliata di quanto realmente accaduto nella notte di Halloween e scoperto dai volontari. Il dato sicuramente più significativo - ci dice Lorenzo Croce presidente nazionale Aidaa - è il ritrovamento dei 71 gatti neri avvenuto in 3 diversi depositi situati rispettivamente il Lombardia, Toscana e Umbria. Ora gli animali - conclude Croce -, che non sappiamo se fossero destinati a riti esoterici o ad altre pratiche, sono stati presi in cura dai volontari Aidaa e dopo le eventuali verifiche di proprietà saranno dati in adozione".

L'UNIONE SARDA
1 NOVEMBRE 2009
 
Una Principessa smarrita nella zona della Marina
 
Nella zona della Marina è stata persa una gatta grigia tigrata (nella foto). Si chiama Principessa, ha cinque anni, è dolce e affettuosa. La proprietaria la cerca senza sosta e chiede a chiunque abbia visto la micia di contattarla ai seguenti numeri: 070-654456 e 335-6143317.
 
http://persietrovati.blogspot.com/2009/11/cagliari-smarrito-gatto-femmina.html

IL MESSAGGERO
1 NOVEMBRE 2009
 
CAGNOLINA RITROVATA MA CON UN COSTO

FANO (PU) - Piccola odissea di una cagnolina: smarrita a San Lazzaro dalla proprietaria, una commerciante fanese, è stata ritrovata poco dopo e non lontano, ma la sua assenza da casa è durata una giornata. “Colpa di un errore compiuto dagli uffici dell’Asur al momento di trascrivere il codice del microchip”, afferma la proprietaria della cagnolina Jolie. “Il fatto è che ho dovuto pagare la bellezza di 40 euro per uno sbaglio non mio”, aggiunge la donna, piuttosto infastidita dalla vicenda.
I cani devono essere iscritti a un’apposita anagrafe curata dalla sanità locale. In caso di smarrimento, possono essere riconsegnati in tempi rapidi ai proprietari grazie a un microchip: un circuito elettronico in miniatura, di solito installato sotto la pelle del collo. Il microchip ha un codice che identifica ogni animale, ma nel caso di Jolie il conto non tornava. “Era stata affidata a una clinica per animali - conclude la proprietaria - e per un errore di trascrizione dell’Asur non si riusciva a risalire dal codice a me. Se invece fossi stata avvertita in tempo, avrei risparmiato i 40 euro, che avrei regalato ben più volentieri a chi aveva ritrovato Jolie”.

IL MESSAGGERO
1 NOVEMBRE 2009
 
Gli hanno dato la caccia per giorni e giorni fino a quando..
 
ANDREA SCASCIAFRATTE

Limiti di Greccio (RI) - Gli hanno dato la caccia per giorni e giorni fino a quando, nella tarda serata di venerdì, sono riusciti ad avvistarlo e ferirlo a morte. E’ finita così, nel peggiore dei modi, la rincorsa di Forestale, carabinieri e polizia municipale ad un grosso toro che per oltre una settimana ha vagato, seminando il panico, nelle campagne circostanti il centro abitato di Limiti di Greccio. Fuggito presumibilmente da un allevamento della zona (gli agenti non sono riusciti a risalire al proprietario in quanto l’animale era sprovvisto di regolare numero di matricola sull’orecchio), il toro è rimasto libero di scorazzare, finendo anche nell’aia di un’abitazione di via Saboni, a pochi metri di distanza dalla porta d’ingresso della famiglia Ciferri.
Nel vederselo arrivare dinanzi, la padrona di casa ha provato a scacciarlo, tirandogli addosso anche un’ascia. Ma la bestia ha proseguito la sua corsa e l’ha caricata prima di scappare nei terreni limitrofi. Cadendo a terra, la donna ha riportato escoriazioni e, in via precauzionale, è stata trasportata all’ospedale di Rieti da un’ambulanza del 118, chiamata dai familiari. Sul posto anche i carabinieri e la Forestale di Contigliano, oltre al comandante della municipale di Greccio, Ennio Menichelli. Nel giro di pochi minuti, il toro è stato localizzato in una strada senza uscita distante appena un centinaio di metri dal luogo dell’attacco. Vista la pericolosità e l’ordinanza del sindaco Albertina Miccadei, che ne disponeva l’abbattimento, il toro è stato soppresso dagli agenti e trasportato al mattatoio comunale di Rieti. Dopo gli accertamenti al pronto soccorso, che non hanno evidenziato complicazioni, la donna ferita è tornata a casa, ancora impaurita ma con una incredibile storia da raccontare.

L'UNIONE SARDA QUARTU SANT'ELENA
1 NOVEMBRE 2009
 
Margine Rosso. Un miglio al largo, su un fondale di sette metri
Presa una ricciola di 40 chili
 
 
Provincia di Cagliari - Pesca miracolosa al largo di Margine Rosso: Vito Margini, un esperto sub originario di Selargius ma residente a Sinnai, ha infiocinato e portato a casa una ricciola di quaranta chili. Un bestione catturato il 28 ottobre davanti al Trocadero, circa un miglio al largo e su un fondale di sette metri.
Margini, immersosi in compagnia dell'amico Tore Pusceddu, al momento della cattura era solo. «Utilizzo la tecnica dell' aspetto », spiega, «cioè scendo sul fondo e resto in attesa del pesce». La ricciola, un predatore, «si avvicina per curiosità: quello è il momento giusto per colpire».
Margini ha sparato «quando il pesce era distante circa due metri e mezzo, poi però per portarlo a riva ho dovuto combattere ben 40 minuti. È stata dura: gli ho dato 20 metri di sagola fino a quando la ricciola si è adagiata in un banco di alghe per cercare di togliersi l'asta». Non c'è riuscita, ma ha avuto ancora la forza di trascinare il sub per qualche decina di metri prima di morire. A quel punto è stato possibile tornare a riva.La ricciola in parte è stata mangiata e in parte regalata agli amici. Non è la prima volta che Margini porta a casa una preda del genere: sette anni fa, a fine agosto del 2002, più o meno nella stessa zona aveva arpionato e portato a terra un'altra ricciola, pesante in quel caso addirittura 45 chili.

IL SECOLO XIX
1 NOVEMBRE 2009
 
Arzeno (IM), battuta di cattura ma ai cavalli riesce la fuga
Il comune ha incaricato una società di recuperarli e metterli all'asta
Il tentativo ieri a Ne, gli stalloni scappano dal recinto. Bertozzi critico
 
Simone Schiaffino
 
Ne (GE). La battuta di cattura è stata disposta in tutta fretta, ma non ha dato i risultati sperati da chi l'aveva organizzata. Il sindaco di Ne, Cesare Pesce, si è accordato con una società di recupero di animali selvaggi per catturare la decina di cavalli che da qualche giorno hanno "invaso" la frazione di Arzeno, creando disagio, e qualche danno, agli abitanti. Così, ieri mattina, un camion e il personale di questa società di recupero si è arrampicato fino alla località, in alta val Graveglia ed ha iniziato la ricerca degli animali selvatici.
I cavalli sono stati individuati, circa una decina di capi. Sono stati raccolti in un recinto e stavano per essere caricati sul camion. «Per essere portati via ed essere battuti all'asta: il Comune mica se li può tenere», spiega il sindaco di Ne, Cesare Pesce. Ma gli animali, quasi come se avessero percepito la sorte che li attendeva - il macello, in ultima analisi - hanno con un balzo scavalcato la recinzione provvisoria che li separava dalla libertà e sono fuggiti al galoppo verso i pascoli dell'alta val Graveglia. E la battuta di cattura è proseguita.
Il tam tam, però, era già iniziato. Qualcuno tra gli abitanti (non evidentemente chi li vuole vedere tutti catturati) aveva avvertito le associazioni animaliste. Enpa, prima di tutto, e anche Enrico Bertozzi, il giornalista appassionato di cavalli che della questione su questi animali ha fatto, nelle ultime settimane, quasi una missione. Bertozzi è salito ad Arzeno, intorno alle 13, giusto per veder iniziare la seconda fase della battuta di cattura, quella dopo la fuga dei cavalli dal recinto.
«Credo vi siano irregolarità sul modo in cui questa battuta è stata organizzata, e sul preavviso che deve necessariamente essere dato, alla cittadinanza, in previsione di un'azione del genere - dice il giornalista - e per questo ho chiamato i carabinieri».
Così ad Arzeno sono giunti anche i militari di una gazzella, per gli accertamenti del caso. La battuta di cattura è terminata solo nel pomeriggio, con un nulla di fatto: nessun cavallo è stato preso e portato via.
«Meglio così - conclude Enrico Bertozzi - tra l'altro avevo proposto al Comune di Ne di provvedere io stesso, con una persona di mia fiducia, alla cattura dei cavalli. Per portarli in un recinto a Moneglia, dove avrebbero atteso una sistemazione idonea nella zona del parco dell'Aveto che sarà allestita nelle prossime settimane. Questo avrebbe fatto risparmiare al Comune i soldi spesi per la cattura, mancata, di oggi (ieri, ndr)».

IL TEMPO
1 NOVEMBRE 2009
 
Iniziata la campagna di allontanamento degli uccelli
Altolà agli storni, nell'aria risuona il «grido d'allarme»
È iniziata lunedì la campagna allontanamento storni promossa e finanziata dal Comune di Roma e dall'Ufficio tutela e benessere degli animali.
 
ROMA - «Gli operatori sono intervenuti nella zona Lungotevere Tordinona, utilizzando la tecnica del distress call (grido di allarme) che permette di rimuovere i dormitori degli uccelli - spiega l'assessore all'Ambiente, con delega per la tutela degli animali, Fabio De Lillo -. L'intervento, come da prassi è durato tre giorni ed è terminato ieri pomeriggio, al tramonto». «Si tratta di un metodo che ha dato in assoluto i migliori risultati, nel pieno rispetto degli animali e dell'ambiente - conclude De Lillo -. Consiste nel diffondere attraverso megafoni amplificati, all'interno del dormitorio, il particolare verso emesso in natura dagli storni che si trovano in situazioni di pericolo. La risposta del gruppo è immediata: gli storni abbandonano il posatoio e si allontanano dal luogo che hanno interpretato come pericoloso. I cittadini segnalino la presenza degli storni col numero verde (800088211).

L'UNIONE SARDA
1 NOVEMBRE 2009
 
Cacciatori nel mirino dei ladri di cani, continua la razzia di beagle e pointer
 
Calangianus (OT) - ladri di cani hanno messo a segno un altro colpo e anche questa volta sono riusciti a portare via segugi di pregio. É successo nei giorni scorsi a Calangianus, vittima è l'imprenditore e cacciatore Gianni Mannoni. Come è successo diverse volte su diverse occasioni, negli ultimi mesi, i ladri hanno scelto un canile dove venivano custoditi una decina di animali addestrati, alcuni dei quali di razza.
Il proprietario si è accorto qualche giorno fa della sgradita visita dei malviventi. I box si trovano nelle vicinanze della stazione ferroviaria di Luras. I carabinieri si stanno già occupando dell'episodio. A quanto pare per portare via gli animali la banda, composta da almeno quattro persone, si è introdotta all'interno del canile utilizzando una scala.
In questo modo è stata superata la recinzione e una struttura all'interno della quale viene custodito del materiale. I ladri sono saliti su una tettoia, quindi si sono calati all'interno dei box. Nessuno si è accorto del blitz il cui bottino è di diverse decine di migliaia di euro. I ladri hanno scelto anche il giorno giusto per prelevare gli animali utilizzati nelle battute di caccia grossa.
Sono entrati in azione, infatti, proprio in una giornata segnata nel calendario venatorio per le battute al cinghiale. Così, in caso di controllo da parte dei carabinieri o del Corpo forestale, con i cani a bordo c'era subito la scusa pronta dell'uscita a caccia.
Quello di Calangianus è l'ultimo di una lunga serie di episodi che hanno visto come vittime i proprietari di cani da caccia razziati in Gallura e poi portati in altre parti della Sardegna o in Corsica.
A quanto pare qualcuno è stato contattato da chi aveva rubato i segugi ed invitato a pagare migliaia di euro per riavere i suoi animali. Sono in corso indagini a tutto campo per verificare l'ipotesi di un traffico di cani da caccia organizzato da soggetti già noti alle forze dell'ordine.

LA NUOVA SARDEGNA
1 NOVEMBRE 2009
 
Spariscono cani da caccia destinati al mercato nero
 
Elia Sanna
 
ORISTANO. Le prime avvisaglie si erano avute alla vigilia della stagione venatoria, ora i furti di cani da caccia si sono moltiplicati con l’avvio della caccia grossa che parte oggi. Nemmeno l’Oristanese è immune da questa piaga che mette ogni anno a dura prova la pazienza dei cacciatori.  A sparire nel nulla sono cani già addestrati, come i beagle, i terrier, ma anche i meticci, che sono certamente quelli più ricercati da un mercato che ogni anno alimenta un giro d’affari a molti zeri.  Nemmeno il capoluogo viene risparmiato da questa brutta abitudine considerato che sono presenti centinaia di cacciatori. Spesso e volentieri il derubato, pensando che sia inutile, non denuncia neppure il furto del proprio cane. Qualche volta, se fortunato, lo recupera grazie a qualche amico, altre volte riesce ad ottenerlo anche dietro il pagamento di un riscatto.  Chi tiene al proprio amico a quattro zampe, soprattutto se di razza o perfettamente addestrato, non bada a spese e tira fuori i soldi dalla tasca. Qualche centinaio di euro vale la pena sacrificarlo quando l’animale ne vale anche cinquemila. «È la seconda volta che mi sparisce un cane addestrato - ha denunciato un cacciatore di Terralba -. Due anni fa era scomparso un meticcio, due giorni fa qualcuno si è portato via, dalla mia azienda di Arborea, il segugio a pelo corto, un vero campione. Se non è finito in qualche paese del Cagliaritano o del Nuorese forse lo ritroverò tra non molto. Non ci spero più di tanto. Per ora ho presentato una denuncia di smarrimento ai carabinieri».  Ma il mercato nero dei cani da caccia è diventato ormai un vero business. La Sardegna, in considerazione dell’alto numero di fucili, e di compagnie di caccia, si presta molto a questi traffici illeciti. Basta avere un amico in comune e non è difficile procurarsi un animale addestrato e di valore. «La mancanza dell’anagrafe canina, in Sardegna il servizio non è ancora partito, agevola certamente questa brutta piaga - ha sottolineato un cacciatore di Oristano -. Qui da noi è partita sola la fase del microchip che non è sufficiente per mettere a regime l’intero sistema. Questa carenza da parte della Regione e delle Asl, favorisce il commercio clandestino di animali e incrementa anche il randagismo. Anche i cacciatori, quelli poco seri, si sbarazzano spesso di cani non idonei alla caccia. La fregatura è sempre dietro l’angolo, soprattutto quando non si conosce l’animale. Il povero cane viene così abbandonato e finisce sulla strada o nelle campagne insieme agli altri randagi». L’omertà spesso favorisce questo commercio clandestino e le forze dell’ordine sono impossibilitate ad arginare il fenomeno. Alcuni anni fa una segnalazione anonima permise alla polizia di scoprire un traffico di cani rubati. Ma poi tutto si fermò nuovamente.

L'UNIONE SARDA
1 NOVEMBRE 2009
 
Sedici ambulatori e una clinica in città, sessantaquattro se si considera l'hinterland
Quando Fido diventa un paziente
L'intervento più praticato? La sterilizzazione di cani e gatti
 
FRANCESCA GHEZZO
 
CAGLIARI - Sedici ambulatori veterinari e una clinica: è il numero delle strutture private che in città si occupa di curare gli animali domestici. Solamente nel quartiere Sant'Elia risulta non esserci un medico per i quattrozampe, le altre zone sono coperte con più di uno studio. Tenendo conto anche delle strutture dell'hinterland, si arriva a calcolare 64 ambulatori in tutta la zona. Alcuni di questi, utilizzando più di uno specialista, possono permettersi di avere orari flessibili, con apertura la mattina e la sera, sabato compreso e reperibilità notturne. La clinica prevede anche il ricovero per più giorni.
LA SPESA Non esiste un tariffario, ogni struttura ha i propri prezzi e lavora in completa autonomia: «Una sterilizzazione, ad esempio, può essere eseguita in maniera differente da uno studio all'altro. C'è chi opta per togliere solo le ovaie e chi anche l'utero, chi predilige un'anestesia rispetto ad un'altra. Per questo i costi sono diversi», spiegano gli esperti del settore. Così si scopre che per la castrazione di un gatto si possono spendere da 60 euro a 75. Più cara, perché maggiormente laboriosa, la sterilizzazione di una micia: dai 100 euro in su, in genere non si superano i 145. Meno disparità quando si parla di vaccini: il richiamo annuale oscilla tra i 25 e 30 euro. Stesso prezzo per una visita generale. Tra gli interventi tradizionali più costosi c'è la sterilizzazione delle cagne: qualcuno applica tariffe diverse a seconda della grandezza dell'animale, altri non considerano questa differenza. Il prezzo varia dai 160 ai 280 euro.
I PAZIENTI Gli animali che vengono portati negli ambulatori sono prevalentemente cani, a Cagliari vivono 14 mila esemplari (si prendono in considerazione quelli che hanno il microchip) e gatti. Per i mici è impossibile stabilire un numero certo, ma potrebbe essere un numero simile a quello dei cagnetti. Negli ultimi anni, oltre a essere aumentato il numero dei veterinari che esercitano la libera professione (ognuno può aprire liberamente nel rione che desidera, sempre che la struttura abbia determinati requisiti e rispetti le norme igieniche previste) è cresciuta l'attenzione che i proprietari hanno verso i loro cuccioli domestici. Per curarli si fanno sacrifici enormi e non si lascia nulla di intentato. Anche l'amico a quattro zampe di quindici o sedici anni riceve le attenzioni dovute: le visite specialistiche (40 euro circa) sono in continuo aumento, così come i trattamenti per i senior.

LA ZAMPA.IT
1 NOVEMBRE 2009
 
I cani guerrieri spediti a scuola di buone maniere
Torino, al canile il corso di recupero per gli animali più feroci
 
ALESSANDRO MONDO
 
TORINO  - E’ pieno di cicatrici. Attacca tutti, indistintamente: uomini e cani. Come i detenuti più pericolosi, non ha diritto all’ora d’aria collettiva: quando si tratta di pulire il box lo spostano dalla zona chiusa a quella scoperta tramite una serranda manovrata a distanza. Nessuno sa in quale inferno sia stato temprato, tranne forse chi un anno fa lo consegnò al canile municipale: prima di dileguarsi, raccontò di averlo trovato.
Difficile stabilire se «Tango», il «Dogo Argentino» di 5-6 anni recluso nella struttura di via Germagnano, sia il cane più pericoloso di Torino. Di certo è il soggetto peggiore tra quelli ospitati nei due canili comunali, il «rifugio» e il «sanitario»: 50-60 chili di aggressività allo stato puro che lo distinguono persino dai consimili più intrattabili.
Dal prossimo anno anche lui, come gli altri 70 cani «mordaci» da anni dietro le sbarre, sarà inserito in un corso di recupero molto particolare: l’estrema chance offerta dall’Enpa, d’accordo con il Comune, per costruire un futuro ad animali che oggi nessuno si sognerebbe di adottare né di dare in adozione. Il progetto, seguito dall’assessore Roberto Tricarico, è già partito. Martedì Angela Stockdale, educatrice inglese esperta nella valutazione dei cani, sarà al canile sanitario per fornire una prima consulenza al personale della struttura. Nei giorni scorsi Ivan Farinazzo, un istruttore esperto, ha operato una prima ispezione tra i dieci soggetti più feroci: compreso «Tango». L’uomo, protetto da una tuta imbottita, ha stimolato l’aggressività dei cani per valutarne le reazioni. Due hanno cercato di attaccarlo alla gola: il che rivela «un’aggressività indotta», frutto di un addestramento specifico. Negli altri casi è stata riscontrata «un’aggressività da paura», retaggio di maltrattamenti mai dimenticati. Come spiega Giuseppe Portolese, dirigente del Comune, a gennaio ci sarà la valutazione vera e propria su tutti i candidati al progetto di recupero (20 cani l’anno). Il corso durerà sei mesi, con esercizi giornalieri alternati a verifiche mensili e trimestrali. In un paio di casi non si esclude un trattamento farmacologico per modulare l’aggressività e abbattere la paura di quegli animali che mostrano una serie di fobie verso l’uomo e i loro simili. Solo al termine si saprà quanti cani, e in che misura, sono stati riplasmati caratterialmente. Nel migliore dei casi, saranno dati in adozione a persone iper-selezionate. In caso contrario, l’auspicio è di riportarli ad un equilibrio tale da migliorarne la permanenza in canile. Da sorvegliati speciali a detenuti normali: sarebbe già un passo avanti.

IL TIRRENO

1 NOVEMBRE 2009

 

La leggenda di Hachiko e Lampo

 

Francesca Lenzi

 

PIOMBINO (LI). Uomini e cani. E soprattutto amore e fedeltà da parte di questi ultimi verso i propri padroni. Di tale argomento parla il film “Hachiko: a dog’s story”, uscito negli Stati Uniti il 13 giugno scorso, presentato al recente Festival di Roma e di prossima uscita nelle sale italiane.  Anche se per il momento non c’è una data precisa.  L’ambientazione della storia - una stazione ferroviaria - non può non ricordare le vicende di un altro cane, molto più vicino a noi, rispetto al collega giapponese: il suo nome era Lampo, e come un fulmine capitò, trasportato da un treno merci, un giorno di tanti anni fa, a Campiglia in provincia di Livorno.  Già soggetto di un film giapponese del 1987, oltre ad alcuni libri, Hachiko, cane di razza Akita, dal manto bianco, nato a Odate nel 1923, è entrato nella cultura nipponica come simbolo di assoluta fedeltà e profondo affetto nei confronti dell’uomo. Il film dello svedese Lasse Hallström, autore di titoli come “Buon compleanno Mr Grape” e “Chocolat”, ne riprende gli avvenimenti, confermando anche oltreoceano l’incredibile e malinconica avventura.  Non solo l’ambientazione di questo film rimanda comunque alle vicende del “toscano” Lampo, protagonista di un’altra storia, ugualmente emozionante e forse persino più straordinaria, anche se ancora non trasposta sul grande schermo.  Era un afoso agosto del 1953, quando alla stazione di Campiglia scese da un treno merci un cane, diventato il protagonista del libro “Lampo il cane viaggiatore”, scritto dal piombinese Elvio Barlettani nel 1962, pubblicato da Garzanti e tradotto in seguito in tutto il mondo.  «A prima vista, era un cane comunissimo, di taglia media, di razza indefinibile, dal pelo lungo e bianco, toppato di marrone sul rossiccio», così Barlettani descrive quella bestiola arrivata da chissà dove fino alla stazione di Campiglia, luogo che Lampo avrebbe eletto come propria residenza e dove, dopo la sua morte, gli è stata costruita una statua.  Ma torniamo per un attimo al Giappone. Adottato all’età di due mesi dal docente universitario del dipartimento agricolo di Tokyo, Hidesamuroh Ueno (interpretato nel film da Richard Gere), Hachiko era solito accompagnare il padrone pendolare per lavoro, al binario della stazione, per poi tornare a “riprenderlo” nel pomeriggio, al suo ritorno. Ma circa due anni più tardi il professore muore, non scendendo più da quel convoglio.  È da questo tragico evento che Hachiko raccoglie l’attenzione dei ferrovieri e dei visitatori della stazione di Shibuya, quindi dei media: regolato da una sorprendente perseveranza e da altrettanta dedizione, il cane continua per i successivi dieci, fino alla morte, a presentarsi al tacito appuntamento.  È possibile vedere ancora oggi il suo atteggiamento di ferma attesa nella statua, collocata fuori dalla stazione di Shibuya.  Per capire il senso della vicenda di Hachiko nella considerazione del popolo giapponese, si pensi al fatto che la notizia della sua morte fu riportata sulle pagine di tutti i giornali, e che fu indetto un giorno di lutto nazionale.  Italia. Toscana. Provincia di Livorno. La storia di Lampo si discosta dall’emblema della dedizione al padrone, come nel caso di Hachiko, per allargarsi alla personalità duttile di un animale straordinario, dotato di una sorta di temperamento quasi umano.  Seppur esemplare senza padrone, allergico a costrizioni e apertamente fiero, nonché poco incline a subire torti, Lampo scelse Elvio Barlettani e la sua famiglia, come compagni di vita, o meglio, di viaggio. E lo scalo ferroviario campigliese quale rifugio, prediligendo nello specifico l’ufficio gestione biglietti, reparto dove lavorava appunto Barlettani.  Cane singolare Lampo, che alternava i momenti familiari, con occasioni di isolamento; la vicinanza della piccola Mirna, figlia di Elvio, agli spostamenti liberi; l’amorevole presenza, con un’ indole indipendente. Forte di un’eccezionale capacità istintiva, riusciva a muoversi sui treni con inspiegabile perizia, riconoscendo abilmente la differenza tra un diretto e un rapido, per viaggiare da nord a sud lungo la ferrovia Tirrenica e per spingersi negli anni sempre più lontano da Campiglia, per poi ritornarvi regolarmente e senza particolare affanno. Naturalmente sempre viaggiando in treno.  Lampo amava arrivare a Piombino in tempo per accompagnare Mirna a scuola, tornare a Campiglia e a fine mattinata di nuovo in treno per aspettarla all’uscita delle lezioni.  Aveva anche uno spiccato intuito nell’individuare le carrozze ristorante dei convogli, riuscendo quasi sempre a rimediare qualche boccone saporito; salvo poi restare deluso e irritato con quanti azzardavano farlo oggetto di scherzi. Per due volte cercarono di allontanarlo, seguendo le rigide regole delle Ferrovie. Inutilmente: lo misero sul direttissimo per Napoli ma dopo 5 mesi Lampo tornò a casa, a Campiglia.  Hachiko, ammirato, e accarezzato da tutti per l’incessante e fissa insistenza, considerato alla stregua di un portafortuna, con tanto di pellegrinaggio alla stazione di Shibuya, sembra quasi non reggere il confronto con Lampo, più uomo degli uomini, con pregi e difetti. La sua morte - investito da un treno - segnò la tristezza per la perdita di una creatura unica, «un oscuro cane bastardo venuto chissà da dove», per piombare sfacciatamente nel cuore della ferrovia: «Sembra che sia stato uno di noi a rimanere sotto. Era uno di noi!».


IL TIRRENO
1 NOVEMBRE 2009
 
Attenti, l'Akita è aggressivo
 
VENEZIA. «Ben vengano le storie che parlano dell’amore degli animali verso l’uomo, anche se nel caso del film di Lasse Hallstrom c’è un pericolo da non sottovalutare» Lo dice l’etologo Danilo Mainardi a proposito del cane di razza Akita, protagonista della storia di Hachiko.  Dice Mainardi che ha scritto recentemente il libro “ L’intelligenza degli animali” (Cairo editore): «Quello di Hallstrom è un film girato apposta per far piangere la gente, soprattutto i bambini, ma il rischio è che l’Akita adesso diventi di moda, com’è purtroppo accaduto con il Dalmata dopo “ La carica dei 101”. E trattandosi di una razza abbastanza aggressiva, non certo da tenere in salotto, o da lasciare accanto a un bambino - una razza da ammirare al cinema e basta - la cosa mi preoccupa, anche perché ci potrebbe essere un’importazione esagerata di cuccioli».   È davvero possibile che un cane (o un gatto) riconoscano i luoghi come gli umani?  «Certo. Di solito i poveri animali si perdono per strada, ma quando ciò non accade il cane, ma anche il gatto, girano nella loro ricerca un po’ a caso, fino a quando trovano una traccia, che potrebbe essere una traccia odorosa, un vento che proviene da una direzione particolare. E, da quel momento, seguendo la traccia, trovano i luoghi che hanno conosciuto».   Luoghi che ricordano anche a distanza di tanto tempo?  Sì. La memoria nei cani e nei gatti è molto forte, perché il loro è un mondo abbastanza piccolo rispetto al nostro. Inoltre riescono a percorrere tanta strada in pochissimi giorni e tanto più si avvicinano, tanto più riconoscono il posto.  Di fronte alla morte del padrone alcuni animali, e i cani in particolar modo, si lasciano morire a loro volta.  Non si tratta però di una forma di suicidio, bensì di una vera e propria depressione per la perdita del loro amico, specialmente quando accanto a loro non c’è nessuno in grado di consolarli. E questa depressione può portarli alla morte.  Cosa ci insegnano soprattutto gli animali con i loro comportamenti?  A vivere in equilibrio con l’ambiente e a controllare l’aggressività all’interno della specie: le uccisioni di massa che fa l’uomo nel loro mondo non esistono, e in questo il mondo animale, tutto, è decisamente meglio del nostro. - M. Antonietta Schiavina

IL TIRRENO
1 NOVEMBRE 2009
 
La rivincita di sei stalloni maremmani
 
GROSSETO. Si è concluso ieri mattina, al Cemivet, con le prove finali e l’approvazione di sei stalloni maremmani, il performance test che ogni anno certifica i migliori esemplari in circolazione autorizzandoli a intraprendere l’attività riproduttiva in purezza, con fattrici maremmane, e consentendo loro di accedere anche al performance test organizzato dall’Unire per il cavallo da sella italiano.  Il performace test dell’Anam, l’Associazione nazionale cavallo di razza maremmana, è un programma di valutazione genetica degli stalloni maremmani, con prove che riguardano i puledri tra i 3 anni e i 3 anni e mezzo, con con genealogia accertata fino alla terza generazione.  Le prove che i giovani stalloni devono superare riguardano il carattere e la disponibilità, l’attitudine al salto, le andature, il comportamento sotto il cavaliere, la capacità di rendimento e la resistenza. Il risultato è un cavallo eclettico, adatto sia per il lavoro che per lo sport o il tempo libero.  Il presidente dell’Anam, Ugo Marcocci, ricorda che le linee su cui lavora l’Anam sono essenzialmente due, quella del cavallo da lavoro e quella del cavallo sportivo. Maurizio Silvestrelli, docente della facoltà di veterinaria dell’Università di Perugia e direttore del centro studio del cavallo sportivo pone l’accento sul fatto che dopo tanti anni di lavoro si è raggiunta una uniformità degli stalloni che vengono approvati, animali che hanno, tra le proprie caratteristiche, quelle più tradizionali del cavallo maremmano, ma anche quel qualcosa in più che li rende adatti anche agli sport equestri. Nonostante tutto, i risultati tardano ancora ad arrivare, ma per Silvestrelli il problema non è il cavallo. Semmai c’è un problema di contesto, di sistema che non supporta a sufficienza il cavallo maremmano. Ma il professore è convinto che presto risultati importanti, a livello nazionale, ma anche internazionale, arriveranno.  L’Anam continua a lavorare, forte del fatto che il cavallo maremmano è il primo cavallo selezionato in Italia attraverso i più moderni criteri. A Verona, a Fieracavalli, l’Anam presenterà il primo catalogo completo degli stalloni e - unica esperienza in Italia - delle fattrici che hanno superato i performance test. Intanto, resta il fascino di un animale che viene utilizzato dai butteri nella monta da lavoro e che si presta anche, agevolmente - dice Marcocci - a far scoprire ai turisti il territorio maremmano, in ogni stagione. E.P.

MESSAGGERO VENETO
1 NOVEMBRE 2009
 
Timori per l invasione di nutrie
 
CASARSA (PN). Cresce il numero delle nutrie che vengono avvistate nei corsi d’acqua di Casarsa. Dopo le segnalazioni avvenute in località Molino, altre ne risultano a nord del paese, in particolare nella zona di via Braide. Una situazione preoccupante, considerando i rischi che comporta la presenza di questi animali. Una segnalazione era stata fatta nei mesi scorsi al servizio della Provincia di Pordenone che si occupa della problematica specifica, ma in questi mesi la presenza di questi mammiferi sembra essere aumentata ed interessare anche altre zone del comune. Questi animali vivono nei corsi d’acqua, si nutrono di vegetali e si riproducono durante tutto l’anno. Due i problemi che causa la presenza delle nutrie. Sono mammiferi che scavano tane profonde nei pressi dei corsi d’acqua dove vivono. Tane profonde anche alcuni metri, che mettono a rischio la tenuta delle sponde dei canali e dei corsi d’acqua, riducendone, quindi, la stabilità con tutte le conseguenze che ciò comporta. Più pericoloso, però, l’altro rischio per la salute pubblica: le nutrie, infatti, sono considerate portatrici della leptospirosi, malattia infettiva mortale per uomini e animali. Il problema delle nutrie si è evidenziato in molte zone d’Italia negli ultimi anni e molte amministrazioni sono corse ai ripari per evitare i rischi che la presenza degli animali porta con sé. Fino ad ora a Casarsa non sarebbe stato preso alcun provvedimento, ma la presenza di questi roditori sta preoccupando molte persone.

IL TIRRENO
1 NOVEMBRE 2009
 
In campo 600 doppiette
 
Gianni Gorini
 
PIOMBINO (LI). Prima giornata di caccia al cinghiale oggi, festa di tutti i Santi.  Si apre la stagione di una tradizione venatoria che ha radici lontane. Si concluderà il 31 gennaio. Le squadre cacceranno due volte a settimana eventualmente anche la domenica. Da un calcolo di massima scenderanno in campo nella Val di Cornia oltre 600 appassionati.  I numeri dei cacciatori sono quasi gli stessi di un paio d’anni fa. Sette le squadre presenti nel nostro territorio divise ora in tre distretti; in precedenza c’era un solo consorzio. A Campiglia due squadre con responsabile Sandro Guglielmi: Campiglia e Campiglia Piazzone, per un totale di circa 150 cacciatori. Piombino, Riotorto e San Lorenzo (responsabili a turno) mettono in campo 3 squadre per circa 210 cacciatori in totale, nell’ordine 80, una settantina, 60/65. Suvereto e Sassetta (responsabili Luigi Cortigiani e Diego Venanti a Sassetta) vantano oltre 200 fucili, una settantina a Sassetta, quasi il doppio a Suvereto. Anche per questa stagione venatoria la squadra di San Vincenzo è stata invece inserita in un distretto della Val di Cecina.  In quasi tutti i comuni del nostro territorio sono già state effettuate battute fuori calendario con abbattimenti preventivi per contenere i danni causati all’agricoltura dai cinghiali presenti in gran numero.  Per la squadra di Piombino la tradizionale prima braccata è in programma fuori dal recinto di Populonia proprio per non creare problemi ai capanni e alle poste degli altri cacciatori impegnati con il passo dei colombacci. Appuntamento alle 11 alla villa dell’Inglese.  Si continuerà a cacciare anche nei prossimi giorni fuori recinto, proprio per catturare gli animali usciti dai varchi da loro stessi creati nelle reti di chiusura. Ce ne sono un buon numero. L’obiettivo - commentano i responsabili della squadra - è spingerli di nuovo dentro il recinto o catturarli. Per evitare che continuino a fare danni all’agricoltura, i varchi nella recinzione sono stati riparati. Nelle macchie nostrane non mancano i cinghiali. La loro presenza è molto numerosa in tutta la Val di Cornia. Prevedibile quindi una buona stagione di caccia e molte squadre hanno già stabilito un numero massimo di abbattimenti.  Si caccia secondo le antiche regole della tradizione: radunata dei cacciatori per conoscere le modalità della braccata da parte del responsabile, assegnazione delle poste, sistemazione lungo la zona dove si svolgerà la caccia, sciolta delle mute dei cani, suono del corno per inizio e fine della giornata. Tutti i cacciatori dovranno indossare giacchetti colorati per segnalare la loro presenza, si spara solo a palla asciutta.

TRENTINO
1 NOVEMBRE 2009
 
Sull'ex pista di cross pascoleranno capre: 500 firme a favore
 
VOLANO (TN). Cinquecento firme per sostenere le capre di Rita Bussola. Così tante persone hanno firmato in sostegno delle capre di Bussola, “a rischio” dopo lo sfratto del campo di motocross. Ai margini della pista, ma all’interno del terreno di proprietà dell’Asuc dei Quattro Masi, da una quindicina d’anni la signora Rita Bussola tiene 10 capre ed un cavallo, all’interno di un capanno. Finora è stata “ospite” del Motoclub Volano. Adesso che il Club deve andarsene, tutti i suoi animali sono in pericolo. Rita Bussola infatti non ha altri terreni adatti per custodirli.  Li tiene per compagnia; ogni giorno sale dal paese fino al campo, per dare loro da mangiare; molte famiglie di Volano, e spesso anche la mensa delle elementari, le regalano il pane raffermo. Per quindici anni il MotoClub Volano non ha avuto problemi nel lasciare uno spazio nell’ampio terreno dove si trova la pista. Lo “sfratto” da parte dell’Asuc dei Quattro Masi nasce dal fatto che quel terreno è sottoposto a vincolo di uso civico, che permette solo l’utilizzo a scopo di pascolo. Ciò non cozzerebbe con la presenza di dieci capre, ma sinora Rita Bussola non ha ottenuto alcuna garanzia dalla proprietà.

LEGGO ONLINE
1 NOVEMBRE 2009
 
MOSCHE TRAINANO BANNER E LA CAMPAGNA 'VOLA'
 
Duecento mosche svolazzanti nel pubblico, che trainano ministriscioni pubblicitari. E' l'idea che è venuta alla casa editrice Eichborn, in occasione dell'ultima fiera internazionale del libro a Francoforte. L'agenzia Jung von Matt/Neckar, che ha ideato la campagna, ha precisato che i minibanner sono stati incollati agli insetti con della cera, che si scioglie dopo qualche ora. Precisazione che non è bastata agli amanti degli animali, che si sono subito chiesti se incollare un ministriscione pubblicitario ad una mosca è da definirsi maltrattamento degli animali o no. In ogni caso, la campagna ha avuto un successo enorme sul web.
 
VIDEO
http://www.leggonline.it/video.php?idv=1030&id_news=32671

GAZZETTA DI PARMA
1 NOVEMBRE 2009
 
Busseto, i sospetti sulla «zoomafia»
 
Paolo Panni
 
Busseto (PR) - Proseguono a tutto campo le indagini per arrivare a smascherare gli autori sia della maxirapina avvenuta martedì scorso alla Zoocenter sia del grosso furto avvenuto, ventiquattrore più tardi, alla Fitofarma di Busseto. 
Entrambe le ditte prese di mira dai malviventi si trovano in via Ricordi e non è escluso che i due episodi, per quanto differenti nella dinamica, siano stati commessi dalle stesse mani o, comunque, che abbiano una origine molto simile. 
Alla Zoocenter sono stati trafugati medicinali per animali e prodotti zootecnici per svariate centinaia di migliaia di euro; alla Fitofarma, invece, sono stati rubati fitofarmaci per circa 100 mila euro. I carabinieri della stazione di Busseto (e con loro i colleghi del reparto operativo di Fidenza, del Ris e del Nas di Parma e di diverse altre stazioni della Bassa) stanno indagando a ritmo serrato ed hanno a disposizione numerosi indizi che portano tutti, puntualmente, al Sud Italia:  sulle tracce cioè di una pericolosa ed organizzata banda campana che avrebbe il proprio «quartier generale» nei pressi di Napoli. 
Al fine di aggiungere nuovi elementi investigativi, i carabinieri contano ancora sulla collaborazione dei cittadini, e li invitano a segnalare con la massima urgenza qualsiasi particolare, anche minimo, che potrebbe servire ai fini investigativi. 
Nel frattempo a Busseto continua l'allarme furti. Negli ultimi giorni un paio di abitazioni sono state «visitate» dai soliti ignoti che hanno fatto sparire nel nulla denaro ed oggetti preziosi. 
Ad agire in questi casi recenti potrebbero essere stati malviventi che nulla hanno a che vedere coi «professionisti del crimine» autori dei furti nelle aziende di via Ricordi.
E proprio per quanto riguarda questi ingenti furti di medicinali e di fitofarmaci, un aspetto inquietante sembra emergere con maggior vigore: quello della cosiddetta «zoomafia» che si nasconderebbe dietro questi episodi. 
Combattimenti illegali tra cani, corse di cavalli dopati, truffe ai danni dell’Erario, dell’Unione Europea e dello Stato, traffico illegale di medicinali, furto di animali da allevamento, falsificazione di documenti sanitari, fino al pesantissimo reato di diffusione di malattie infettive attraverso la commercializzazione di carni e derivati provenienti da animali malati: sono questi alcuni «affari» portati avanti da cosche mafiose, legate all’ndrangheta ma anche alla camorra.
Si tratta, per le cosche, di un business che comprende appunto combattimenti illegali tra cani, corse di cavalli dopati, ma anche traffico illegale di medicinali (ecco perché tutta questa attenzione verso i medicinali per animali), e numerosi altri reati per fare soldi: tanti soldi. 
Come si può leggere anche sul sito terrelibere.org, secondo Ciro Troiano (autore del libro «Zoomafia. Mafia, Camorra & Gli altri animali» edito da Cosmopolis), che ha stilato il recente rapporto «Zoomafia 2008» della Lav, «l'introito complessivo della zoomafia si aggirerebbe intorno ai tre miliardi di euro». 
Per quanto riguarda invece i prodotti fitosanitari per l’agricoltura (di cui è specializzata la Fitofarma), si tratta di composti chimici che, se opportunamente manipolati da esperti in laboratorio, possono essere utilizzati per confezionare potenti esplosivi: particolarmente utili, purtroppo, alle organizzazioni criminali.
 
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