01 SETTEMBRE  2009

IL GAZZETTINO
1 SETTEMBRE 2009
 
È nostro il primo esposto alla Procura di Venezia sulla morte di Nice
 
VENEZIA - «È nostro il primo esposto alla Procura di Venezia sulla morte di Nice, il cane dei vigili del fuoco trovato morto in macchina dal suo conduttore. Non si tratta di voler rivendicare la primogenitura dell’atto, bensì di sottolineare che anche noi abbiamo invitato la magistratura a fare chiarezza sull’intera vicenda, accertando una volta per tutte come si sono svolti i fatti».A parlare è Roberto Marzano, coordinatore regionale dell’Enpa Veneto, dopo aver letto sul Gazzettino che la delegata per Venezia e provincia dell’Associazione vegetariana italiana, Cristina Romieri, aveva depositato analogo esposto in tribunale. «La denuncia contro ignoti - continua Marzano - è stata inoltrata attraverso la stazione dei carabinieri di Mira lo scorso venerdì, quando ancora né stampa né tv avevano divulgato la notizia del decesso del labrador, protagonista con i pompieri di Mestre del salvataggio di una delle ultime superstiti del terremoto che ha sconvolto l’Abruzzo. Cosa abbiamo chiesto al magistrato? Il sequestro urgente del corpo, non mi piace usare il termine carcassa, dell’animale seppellito da quanto risulta all’interno del perimetro della caserma dei vigili del fuoco. A tal riguardo oggi (ndr. ieri) abbiamo provveduto a presentare un nuovo sollecito in Procura perché in questa circostanza il fattore tempo è come non mai decisivo. Più si aspetta più eventuali prove possono venire meno. Mi riferisco alle ferite che il labrador si sarebbe procurato alle zampe cercando disperatamente di uscire dalla gabbia chiusa lasciata in macchina in un giorno piuttosto afoso».«Ci siamo mossi sulla base di una segnalazione circostanziata che ci è giunta in forma anonima - spiega Marzano - come succede nella stragrande maggioranza dei casi in quanto ci sono spesso in ballo rapporti di vicinato o di colleganza. Non siamo dei creduloni e nemmeno dei fanatici. Ma sulla base dei dati raccolti e riscontrati abbiamo motivo di pensare che la vicenda necessiti di approfondimenti super partes. E per dissipare qualsiasi dubbio occorre stabilire con certezza la causa della morte di Nice e procedere di conseguenza. Lo ripeto - conclude Marzano - non intendiamo assolutamente gettare la croce addosso al conduttore già provato dalla perdita del proprio cane, il quale intervistato sui giornali ha dato la sua versione sull’accaduto, ma stabilire se vi siano o meno elementi tali da prefigurare il reato di maltrattamento di animale».

LA NUOVA VENEZIA

1 SETTEMBRE 2009

 

Cane nel Brenta, esposto dell'Enpa

 

VIGONOVO (VE). E’ stata fatta ieri mattina l’autopsia sulla carcassa del cane trovato morto accanto alla riva del fiume Brenta, a Vigonovo, gettato in acqua con una pietra al collo dal ponte dimesso accanto al parco fluviale Sarmazza. Intanto l’Enpa, l’ente nazionale protezione animali, ha deciso di presentare un esposto contro ignoti. La scorsa settimana, infatti, dei pescatori verso mezzanotte avevano udito uno sparo e poi un tonfo in acqua.  In acqua con ogni probabilità era caduto il povero animale, un pastore tedesco vittima del gesto disumano. Da un primo esame sul corpo dell’animale fatta ieri a Dolo, sembra compatibile che la morte dell’animale sia proprio all’origine del mistero che per quasi tre giorni ha impegnato squadre dei vigili del fuoco di Mira e carabinieri della Compagnia di Chioggia. Le indagini dei carabinieri proseguiranno anche nei prossimi giorni per rintracciare i colpevoli o il colpevole di questo fatto grave. Sono stati sentiti ieri altri testimoni. L’Enpa intanto ha deciso di presentare una denuncia contro ignoti per maltrattamento e uccisione di animale. «Questa vicenda - spiega Roberto Martano segretario regionale dell’Enpa - è emblematica di quello che purtroppo a volte si verifica quando ci si vuol disfare di un animale. Ci costituiremo parte civile contro i responsabili se verranno individuati».


LA PROVINCIA PAVESE

1 SETTEMBRE 2009
 

Le denunce dell'Enpa - da tempo diciamo che gli animali di Pavia erano su siti tedeschi -

Cani spariti, interviene il ministero

La sottosegretaria Martini ha chiesto chiarimenti all'Asl di Pavia
 

di Maria Grazia Piccaluga
 

PAVIA. Il grido di allarme dell’Enpa di Pavia è arrivato negli uffici del ministero del Welfare. Il sottosegretario Francesca Martini ha chiesto chiarimenti all’Asl.  L’Enpa da mesi solleva interrogativi sul destino dei cani pavesi, una volta fuori dal canile sanitario. Ne entrano più di 500 ogni anno, solo il 40% viene restituito ai padroni che l’hanno smarrito. Il restante 60% va in adozione. Una missione non facile quella di trovare una famiglia ai randagi, soprattutto se non si tratta di cuccioli.  Lo sanno bene all’Enpa di Voghera che gestisce il canile comunale, sempre saturo, o i volontari della “Lega del cane” di Travacò che in queste settimane hanno dovuto chiedere persino “ospitalità” per tre cani a un altro rifugio, quello di Villanterio, perché la loro struttura è al completo. In particolare a preoccupare l’Enpa di Pavia sono le foto, pubblicate su siti stranieri, di cani pavesi. «Su un sito tedesco nel maggio del 2007 comparivano le foto di Bettina, Gullit e Radon solo per citarne alcuni - spiega Lorenza Tardino dell’Enpa pavese -. Cani che risultavano, in quello stesso periodo, presenti al canile di Pavia. Basterebbe sfogliare i registri. Una cosa quanto meno strana». Un particolare che aveva spinto anche il Comune di Pavia, e in particolare l’allora assessore Pinuccia Balzamo, a interessarsi del problema.  «Non basta consultare l’anagrafe canina della Regione Lombardia che rivela il luogo in cui il cane è stato adottato - dice ancora Tardino -. E nemmeno telefonare a chi risulta essere il padrone affidatario. Bisogna fare controlli reali. Ovvio che se il cane è fuori regione, o addirittura all’estero, i controlli diventano effettivamente difficili». L’associazione chiede al ministero di indagare sul fenomeno dei prestanome e anche sul rispetto del regolamento che prevede che i privati possano richiedere e adottare non più di due cani a testa. Ma anche di far luce sui sospetti di un “mercato” parallelo verso altri Paesi, tra cui la Germania. E ieri l’appello è stato raccolto dallo staff del sottosegretario del Welfare, Francesca Martini, da sempre impegnata nella tutela degli animali e contro il loro sfruttamento, che ha chiesto ulteriori chiarimenti su quanto accade a Pavia.


LA PROVINCIA PAVESE

1 SETTEMBRE 2009
 

L'ex assessore

Assurdi i trasferimenti tra due canili
 

PAVIA. «Il canile di Pavia per anni ha avuto problemi di sovraffollamento. A un certo punto si è svuotato. Certo, merito anche della campagna con microchip che ha permesso di restituire molti cani ai legittimi proprietari. Ma il problema di questo svuotamento ce lo eravamo posto anche noi come assessorato, volevamo capirne meglio la dinamica» spiega Pinuccia Balzamo  assessore all’Ecologia nella precedente amministrazione. «Soprattutto volevamo essere certi che i cani catturati a Pavia non finissero altrove, magari lontano, dove non sarebbero stati controllabili» spiega. Per questo nell’autunno 2008 fu riunita la consulta delle associazioni animaliste. Il Comune inviò una lettera all’Asl di Pavia chiedendo che i cani accalappiati a Pavia non venissero adottati fuori provincia. «Ha poco senso che passino da un canile come quello di Pavia, che ha anche un’area riservata allo sgambo», a un altro canile». (m.g.p.)


LA PROVINCIA PAVESE

1 SETTEMBRE 2009
 

LA REPLICA
 

PAVIA. Da quando entra nella struttura di Strada Paiola, e nei seguenti 60 giorni, l’Asl ha il controllo del cane. «La competenza dell’Asl termina alla scadenza del preaffido del cane (60 giorni) che in seguito può essere ceduto mantenendo la ritracciabilità, secondo le normative vigenti, dalle associazioni a privati cittadini senza che venga comunicato nulla al canile sanitario. Pertanto la terminologia “centinaia di cani scomparsi” è riferibile unicamente a cani che risultano ceduti in affido definitivo in altre città, regioni o all’estero ma la cui competenza non rientra nell’ambito dell’Asl di Pavia e dell’anagrafe canina della Regione Lombardia». Il dipartimento di Prevenzione veterinaria effettua a campione sopralluoghi a sorpresa quando i cani si trovano in preaffido o ceduti sul territorio provinciale. E se l’animale è in territori diversi il compito è demandato all’Asl di riferimento. Ma l’azienda pavese non specifica quanti controlli siano stati fatti e con quali esiti.


Il Gazzettino.it
Martedì 1 Settembre 2009,  
 
Il coordinatore: «Chiesto il sequestro del corpo del cane prima che la vicenda fosse divulgata»
 
Morte di Nice, anche l’Enpa Veneto
ha presentato un esposto alla Procura

«È nostro il primo esposto alla Procura di Venezia sulla morte di Nice, il cane dei vigili del fuoco trovato morto in macchina dal suo conduttore. Non si tratta di voler rivendicare la primogenitura dell’atto, bensì di sottolineare che anche noi abbiamo invitato la magistratura a fare chiarezza sull’intera vicenda, accertando una volta per tutte come si sono svolti i fatti».
A parlare è Roberto Marzano, coordinatore regionale dell’Enpa Veneto, dopo aver letto sul Gazzettino che la delegata per Venezia e provincia dell’Associazione vegetariana italiana, Cristina Romieri, aveva depositato analogo esposto in tribunale.
«La denuncia contro ignoti - continua Marzano - è stata inoltrata attraverso la stazione dei carabinieri di Mira lo scorso venerdì, quando ancora né stampa né tv avevano divulgato la notizia del decesso del labrador, protagonista con i pompieri di Mestre del salvataggio di una delle ultime superstiti del terremoto che ha sconvolto l’Abruzzo. Cosa abbiamo chiesto al magistrato? Il sequestro urgente del corpo, non mi piace usare il termine carcassa, dell’animale seppellito da quanto risulta all’interno del perimetro della caserma dei vigili del fuoco. A tal riguardo oggi (ndr. ieri) abbiamo provveduto a presentare un nuovo sollecito in Procura perché in questa circostanza il fattore tempo è come non mai decisivo. Più si aspetta più eventuali prove possono venire meno. Mi riferisco alle ferite che il labrador si sarebbe procurato alle zampe cercando disperatamente di uscire dalla gabbia chiusa lasciata in macchina in un giorno piuttosto afoso».
«Ci siamo mossi sulla base di una segnalazione circostanziata che ci è giunta in forma anonima - spiega Marzano - come succede nella stragrande maggioranza dei casi in quanto ci sono spesso in ballo rapporti di vicinato o di colleganza. Non siamo dei creduloni e nemmeno dei fanatici. Ma sulla base dei dati raccolti e riscontrati abbiamo motivo di pensare che la vicenda necessiti di approfondimenti super partes. E per dissipare qualsiasi dubbio occorre stabilire con certezza la causa della morte di Nice e procedere di conseguenza. Lo ripeto - conclude Marzano - non intendiamo assolutamente gettare la croce addosso al conduttore già provato dalla perdita del proprio cane, il quale intervistato sui giornali ha dato la sua versione sull’accaduto, ma stabilire se vi siano o meno elementi tali da prefigurare il reato di maltrattamento di animale».


LIBERO

1 SETTEMBRE 2009

 

MATERA: SEQUESTRATO DAL CORPO FORESTALE CANILE ABUSIVO

 

Matera - Il Corpo Forestale di Matera ed il personale del Servizio veterinario dell'Azienda sanitaria di Matera hanno sequestrato un canile abusivo ubicato proprio a ridosso della periferia della citta'. Erano presenti 25 cani di razza in box senza condotta fognaria, privi di acqua potabile ed in cattive condizione igienico-sanitarie. Gli animali infatti si trovavano in una struttura costituita da ricoveri fatiscenti, maleodoranti, cosparsi di escrementi e realizzati con materiali di fortuna.La presenza di alcuni cuccioli di razza fa ipotizzare un utilizzo del canile a fini riproduttivi per la vendita a scopo di lucro di esemplari di razza richiesti dal mercato. Sono in corso tutti gli accertamenti di rito mirati ad individuare le responsabilita' dei detentori del canile. In ipotesi si puo' configurare il reato di maltrattamento di animali (art. 544 del codice penale) prevede la reclusione da 3 mesi ad un anno o la multa da 3 mila a 15 mila euro per chiunque provochi una lesione ad un animale, lo sottoponga a sevizie e a comportamenti o lavori insopportabili.La pena e' ulteriormente aumentata se dal fatto deriva la morte dell'animale stesso. Un recente Decreto del Ministero dell'Interno del 23 marzo 2007, che ha riformato tutta la materia, stabilisce che le attivita' di prevenzione dei reati commessi in danno agli animali sono demandate, in via prioritaria, al Corpo forestale dello Stato. Proprio in questo senso e' da intendersi l'iniziativa della Forestale di Matera tesa soprattutto al contrasto ed alla repressione di tutti i fenomeni criminosi che comportano reati a danno degli animali.


SESTO POTERE

1 SETTEMBRE 2009

 

Maltrattamento di animali, sequestrati tre cavalli a Siena

 

Siena  - Nell’ambito dell’attività di contrasto ai reati in danno agli animali, il personale del Comando Stazione forestale di Siena, coadiuvato da quello del Servizio Veterinario dell’ A.S.L., ha posto sotto sequestro tre cavalli custoditi in condizioni incompatibili con la loro natura, in un’ area alle porte di Siena. I tre esemplari, una cavalla, un puledro ed un pony, da tempo erano detenuti dal proprietario con scarsa diligenza: senza un’adeguata disponibilità di acqua, mangime o fieno e privi di un idoneo riparo dal sole e dalle intemperie. Più volte l’allevamento in questione era stato oggetto di sopralluoghi da parte del Servizio Veterinario della ASL e del Corpo forestale dello Stato, ma le prescrizioni impartite al fine di ripristinare le condizioni minime di vivibilità degli animali erano state disattese. Inoltre i tre cavalli, detenuti all’interno di un recinto fatiscente, spesso, riuscendo ad uscire, vagavano liberi nel territorio circostante costituendo un pericolo per la circolazione stradale. L’Autorità Giudiziaria di Siena, accogliendo le ipotesi investigative degli uomini della Forestale, ha disposto la misura cautelare del sequestro. Alcuni giorni fa il personale del Corpo forestale dello Stato ha provveduto a dare esecuzione al sequestro dei tre cavalli ed al trasporto presso un centro specializzato istituzionalmente riconosciuto, al quale sono stati affidati in custodia giudiziale. Il proprietario è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per maltrattamento e abbandono di animali.


E-CREMONA WEB

1 SETTEMBRE 2009

 

Canile: un altro veterinario indagato

 

Cremona - Nei giorni scorsi i carabinieri del Nas di Cremona , guidati dal maresciallo Raffaele Marongiu, hanno depositato in Procura una notizia di reato nei confronti di un altro veterinario di Cremona, coinvolto, secondo le indagini, nell'inchiesta sulle presunte uccisioni di animali avvenute nel canile cittadino. Le indagini che interessano la struttura di via Casello, infatti, stanno procedendo a ritmo serrato, e questo nuovo provvedimento, presentato al sostituto procuratore della Repubblica Cinzia Piccioni, titolare delle indagini, potrebbe preludere alla probabile iscrizione nel registro degli indagati del professionista. Già indagati ci sono Maurizio Guerrini e Cheti Nin, i due ex responsabili dell'Associazione Zoofili cremonesi, insieme alla veterinaria Michela Butturini e a due volontarie, Laura Gaiardi ed Elena Caccialanza.
Tutti devono rispondere dei reati di uccisione e maltrattamento di animali, esercizio abusivo della professione medica, abbandono di animali e abuso d'ufficio. Solo la posizione del veterinario sarebbe diversa: avrebbe infatti firmato ricette di quantitativi sproporzionati dei farmaci Tanax e Pentotal Sodium, utilizzati per l'eutanasia di animali ormai in fin di vita che, secondo l'accusa, sarebbero stati iniettati su animali perfettamente sani. Il professionista, medico di riferimento scelto dall'Associazione Zoofili cremonesi per seguirla nella gestione del canile, avrebbe fornito parte del grosso quantitativo dei farmaci senza poi verificarne l'utilizzo. Sempre nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria, inoltre, a breve saranno resi noti i risultati dell'autopsia del perito del giudice, il dottor Rosario Fico, dell'Istituto Zooprofilattico di Grosseto, sulle carcasse dei 32 animali (30 cani e 2 gatti) ritrovate dai carabinieri del Nas il 3 marzo scorso nelle celle frigorifere del canile cremonese. Secondo i dati in possesso della Procura, nel 2006 il canile comunale aveva mandato all'inceneritore 7.300 chili di carcasse, e 6.000 chili in sei mesi nel 2007.
Secondo le denunce depositate in Procura, gli animali uccisi venivano smaltiti attraverso altri canili, oltre a quello ufficiale della ditta specializzata di Castelverde. Infine il capitolo sulla gestione del canile, dove si sta lavorando, pur tra mille polemiche e la guerra infinita tra l'Associazione Zoofili cremonesi e la Lega Nazionale per la difesa del cane di Cremona. «Il lavoro fatto finora, pur tra tante difficoltà, è molto importante », ha detto l'avvocato Michele Tolomini, delegato a tutelare legalmente l'Associazione e la sua neo presidente, Federica Aroldi: «Insieme al garante Emilio Olzi, al Comune e all'Asl, si sta cercando di migliorare le cose e di tornare ad una situazione di normalità. E' stato speso del denaro per apportare migliorie alla struttura, sono stati effettuati gli adeguamenti che l'Asl aveva individuato, si stanno ordinando i dati e le schede dei vari animali, e c'è un maggior controllo sulle prescrizioni dei medicinali per gli oltre 300 ospiti della struttura. Per questo motivo è stato seccante il contenuto di alcune lettere fatte recapitare in Comune da parte della Lega Nazionale per la difesa del cane di Cremona che critica anche la nuova gestione dell'Associazione Zoofili. Quelle sono voci destabilizzanti che vogliono strumentalizzare la situazione. Noi riteniamo invece che l'Associazione abbia tutte le caratteristiche per mantenere in essere il rapporto con il Comune».


IL TEMPO

1 SETTEMBRE 2009

 

L'animale è stato rinvenuto dalla Guardia Forestale a poca distanza dal Parco naturale

Lupo nella trappola dei bracconieri strangolato da una corda d'acciaio

Scandriglia (RI) Caccia ai responsabili. Riesplode il problema dei micidiali lacci

 

Emanuele Faraone

 

Scandriglia (RI) - Giovane esemplare di lupo ucciso da un laccio che non gli ha lasciato scampo. La disperazione aveva portato l'animale a staccare il cordino di ferro ma il profondo taglio intorno al collo lo ha portato poi inevitabilmente alla morte. A recuperare la carcassa del lupo sono stati gli uomini del corpo forestale di Scandriglia in località Fosso Maestro a seguito della segnalazione di un uomo del posto che aveva riferito di aver visto il corpo di un animale, presumibilmente un lupo. Le sentinelle verdi sono così intervenute sul posto. Il giovane esemplare di lupo (Canis lupus), di circa un anno e mezzo, giaceva a terra a pochi passi dal corso d'acqua non molto distante dal confine con il territorio del parco regionale dei monti Lucretili, sul collo evidente la lacerazione provocata da una cordina in acciaio di quelle collocate dai bracconieri per catturare fauna selvatica di tagli media. Il lupo è morto così vicino all'acqua nel tentativo di spegnere la sete data dall'infezione che ormai lo stava divorando. Sul posto anche il veterinario del Comune di Orvinio e i Guardia Parco. La carcassa è poi stata trasferita all'Istituto Zooprofilattico di Rieti per gli accertamenti di competenza.


TICINO NEWS
1 SETTEMBRE 2009

 

Svizzera - Carcasse di animali a marcire sotto il sole

Polemica al Centro raccolta carcasse animali di Giubiasco. Un cittadino: 'Odori nauseabondi'. Vanzetti: 'Contesteremo questo modo di gestire'

 

 

Carcasse di animali, scarti di pollame e pure un cinghiale gettati in un cassonetto all’esterno del Centro di raccolta carcasse di Giubiasco. E il centro si trova a circa 10 metri dalla strada pedonale e dalla pista ciclabile. Inoltre la domenica la zona è spesso frequentata da famiglie con bambini. “Ci sono odori nauseabondi e mosche dappertutto a pochi metri dalla pista ciclabile”. Una situazione intollerabile per Michele Cavallero, cittadino giubiaschese, che dalle colonne della Regione dichiara: “Sono semplicemente container per la raccolta dei rifiuti che non sono a chiusura stagna e spesso sono colmi di resti”.
Nel container finiscono anche scarti di pollame, tra cui interiora, zampe, colli e teste. “Scarti come questi non dovrebbero essere depositati lì – osserva Laura Ochsner, responsabile amministrativa della ditta Ochsner che gestisce i centri di raccolta carcasse -. Il cassonetto serve nel caso di persone che devono depositare un grosso animale da soli: vi è infatti un apposito argano a mano che serve a evitare che gli animali vengano lasciati magari per terra. Bisognerebbe però comunque avvertire il responsabile del centro”. Il cassonetto esterno è utilizzato “in casi d’emergenza”, precisa Gianni Ochsner, responsabile della ditta. Che prosegue: “Abbiamo un accordo con l’Ufficio caccia e pesca affinché i guardiacaccia possano depositare alcuni animali che ad esempio sono stati investiti”. Ma secondo il veterinario cantonale Tullio Vanzetti, la soluzione del centro di Giubiasco non può essere accettata. “Sicuramente contesteremo questo modo di gestire la struttura e prenderemo contatto con la ditta per concordare una soluzione che soddisfi le esigenze dell’utenza e garantisca il rispetto delle norme igienico-sanitarie”.


IL TEMPO

1 SETTEMBRE 2009

 

Un mini zoo non in regola sequestrato dalla municipale

È stato sequestrato dalla Polizia Municipale un piccolo zoo di Latina per gravi illeciti amministrativi

 

Latina - Secondo quanto appurato dalla Polizia Municipale, la piccola struttura sarebbe priva del necessario nulla osta del Settore Attività Produttive del Comune di Latina, e ospiterebbe anche animali provenienti dai circhi. «Come dimostra questo caso, con la struttura priva perfino di un basilare nulla osta comunale, la normativa ha favorito il fiorire di grandi e piccoli zoo, destinati alla detenzione di animali» afferma una nota dell'Enpa, Ente nazionale protezione animali.


MATTINO DI PADOVA

1 SETTEMBRE 2009

 

Auto contro nutria Tanta paura e qualche danno

 

CONSELVE (PD). Per gli automobilisti, gli attraversamenti degli animali costituiscono uno spauracchio. Non solo quelli di gatti, cani, pennuti o cinghiali. Ci sono anche le nutrie adesso. Ne sa qualcosa Silvia L., che sabato ha urtato una grossa nutria sbucata improvvisamente da un fossato, lungo la strada che porta da Cartura a Conselve, luogo di residenza della ragazza. La ventottenne si era recata con il fidanzato a Rovolon per far visita alla famiglia, poi il rientro con l’inusuale incidente. Complice anche un acquazzone, la Ford Fiesta con a bordo i due giovani non è riuscita ad evitare l’impatto. L’animale è finito sotto l’auto causando seri danni al mascherone e al radiatore del veicolo. «Non ci siamo fatti male - racconta Silvia - ma resta il rammarico per i danni subiti e il pericolo corso».


Animalieanimali

1 SETTEMBRE 2009

 

TRASCURA LA GATTA, PERQUISITA LA CASA
Blitz giudiziario a Roma.

 

Se non fosse stato per la tenacia di un intero condominio e per l’intervento, in extremis, delle guardie zoofile dell’Ente nazionale protezione animali, le normali vie avrebbero condotto al più sinistro degli epiloghi un abbandono quasi invisibile.
Quando infatti, di 6 agosto, il sostituto procuratore Maria Bice Barborini dispone la perquisizione in un appartamento di Roma, via Monginevra, con ricerca e sequestro di corpo di reato, è anche per evitare che il reato venga portato a ulteriori conseguenze. Poiché il corpo in questione è un gatto. L’autorizzazione è stata richiesta da Claudio Locuratolo, capo delle guardie zoofile, il quale quattro giorni dopo entra nella casa con i vigili del IV Municipio, trovando ancora viva la micia di un’affittuaria sparita a novembre. «Una ragazza bruna dissolta nel nulla — racconta Paola, pensionata -. Credo che la bestiola sia rimasta giorni a digiuno, miagolava disperata». La donna si dilegua poco dopo aver comunicato ai padroni di casa l’intenzione di pagare l’affitto. Ha inizio una causa di sfratto che non consente ai proprietari di entrare nell’appartamento. Commenta Tito, marito di Paola: «Per fortuna la gatta poteva uscire sul balcone, così abbiamo preso a lanciarle cibo. Ma c’era il problema dell’acqua, e sono entrati in azione gli studenti ». Nel palazzo, infatti, alloggiano universitari che trovano modo di passare piatti attraverso una finestra delle scale. Altri inquilini sovvenzionano: «Compravo scatolette e le davo ai ragazzi — ricorda Annamaria —. Abbiamo chiamato polizia municipale e pompieri; ci hanno detto che non potevano fare niente. Non so descrivere l’odore che usciva da quella porta». Dice Letizia, invalida: «L’ho sentita piangere per otto mesi. Come si può abbandonare così una creatura?». Elisabetta Marinelli, moglie dell’amministratore, a fine luglio scrive all'Enpa: «A breve sarebbero andati tutti in vacanza e lei sarebbe morta». Subito Locuratolo effettua un sopralluogo e si rivolge all’autorità: «L’appartamento era in condizioni atroci e la gatta molto spaventata — riferisce —. L’ho presa con grande cautela ». La veterinaria Sylvie Renaud la trova «magrissima: ma poteva andarle ben peggio ». Ora la micia è in affidamento giudiziario presso la stessa Marinelli, mentre l’inquilina scomparsa è denunciata per maltrattamento e abbandono.


SAVONA NEWS

1 SETTEMBRE 2009

 

Lettrice ci scrive su incetivi del Comune su adozione cani

 

Ecco una lettera inviata presso la nostra redazione da una nostra lettrice che pubblichiamo qui di seguito.
Gentile redazione,

Il Comune di Savona, forse per recuperare l’apprezzamento degli animalisti dopo aver scacciato una colonia felina da una scuola, ha approvato un regolamento dormiente da tempo, con cui incentiva l’adozione dei cani del canile comunale dando soldi a chi ne adotterà uno.Le associazioni animaliste tutte sono contrarie a questa mercificazione, timorose che innescherà un vergognosa speculazione a danno degli animali, che saranno adottati per soldi e tenuti a stecchetto o, peggio, maltrattati.
Meglio sarebbe invece garantire visite mediche, vaccinazioni ed eventualmente scatolette e crocchette (mai soldi) riservati a chi possa effettivamente dimostrare la propria indigenza, come attualmente fatto a proprie spese dall’Enpa o con la pet card dall’ufficio diritti animali della provincia.
Il giudizio degli animalisti sul Comune di Savona rimane quindi totalmente negativo. Luciano Pescetto.


LA TRIBUNA DI TREVISO

1 SETTEMBRE 2009

 

Quel nido da salvare nel cortile di Marton

 

Probabilmente sono «volati» giù dal nido dopo il temporale di sabato ed ora sono lì, nel vaso di una pianta di gelsomini, in attesa che «mamma» arrivi a sfamarli. I due piccoli implumi (colombo o piccione, l’identificazione è ardua) non sono assolutamente in grado di volare e si rifugiano sotto il rado fogliame del gelsomino nel cortile della Libreria Ubik Marton in Corso del Popolo. Qualcuno ha provato a sfamarli con briciole di pane e acqua, ma hanno bisogno di aiuto urgente. Chi può venire in loro soccorso (Lav, Enpa o altri amici degli animali) chiami il 338.4064087.


TISCALI ANIMALI

1 SETTEMBRE 2009

 

Addio Chanel, è morta la cagnetta più vecchia del mondo

 

 

Chanel, la cagnetta più vecchia del mondo, è morta alla veneranda età di 21 anni (l'equivalente dei 147 anni "umani") nella casa dei suoi padroni Denice e Karl Shaughnessy a Long Island, New York.
Adottata in un rifugio per animali domestici, nel maggio del 1988, a sei settimane dalla nascita, negli ultimi tempi a causa del'età era stata costretta ad indossare maglioncino per proteggersi dal freddo e un paio di occhiali con un particolare tipo di lenti per la cataratta. Il Guinness World Record le aveva riconosciuto il primato il giorno del suo ventunesimo compleanno canino lo scorso 21 maggio. Per l'importante anniversario una nota marca di cibo per cani gli aveva organizzato una festa in un lussuoso albergo per animali di Manhattan.La "vecchietta" della Grande Mela non è riuscita ad entrare nel Guinness dei Primati: per farlo avrebbe dovuto battere Bella, un cane che è morto per un attacco di cuore quando aveva 29 anni.


LA ZAMPA.IT

1 SETTEMBRE 2009

 

Addio Chanel, cane più vecchio del mondo

Aveva 21 anni e deteneva il primato da maggio

 

NEW YORK - Nel maggio scorso aveva festeggiato il ventunesimo compleanno con un’esclusiva festa in un hotel di Manhattan assieme agli amici, rigorosamente a quattro zampe, del cuore. Ma Chanel, entrata nel Guinness del primati come cane più vecchio del mondo, non ha resistito per molto agli acciacchi della sua veneranda età, 21 anni, che corrispondono più o meno a 147 anni di un essere umano: la cagnetta è morta nella casa dei suoi proprietari, a Port Jefferson, Long Island, per cause naturali. Chanel, che ai bei tempi vantava una fulva criniera ormai sbiadita, era costretta a utilizzare degli speciali occhiali per la cateratta e indossava maglioni colorati per proteggere le ossa sensibili al freddo. I suoi padroni, Denice e Karl Shaughnessy, che l’avevano adottata da un canile quando aveva appena 6 mesi, l’hanno descritto come un «angelo di Dio», con la passione per gli occhiali colorati e il vizio di rubare il burro.La cagnetta era entrata nel Guinness World Records a maggio dopo la morte di un beagle di 28 anni della Virginia. In lizza per la successione come cane più vecchio del mondo c’è ora Max, della Louisiana, che secondo i suoi padroni avrebbe 26 anni ma che non ha ancora presentato i necessari documenti per dimostrare il primato.


IL GAZZETTINO

1 SETTEMBRE 2009

 

S.M.DI LUPARI (PD) - Ha superato pure un incrocio. Con il verde

Cavallo imbizzarrito in fuga per 10 chilometri

 

San Martino di Lupari (PD) - Ha scorazzato per almeno una decina di chilometri seminando il panico in tutta la frazione di Campagnalta. Protagonista un cavallo che, l'altra mattina, si è imbizzarrito, dopo essere stato punto da un'ape e ha cominciato ad andare di gran galoppo lungo via Moranda e viale dei Martiri. L'animale è arrivato fin quasi Abbazia Pisani, frazione di Villa del Conte. Nel frattempo, lungo il tragitto, Argai, questo il nome del cavallo di due anni, ha oltrepassato il semaforo di Campagnalta che, fortunatamente, in quel momento era verde. In più, quando il proprietario insieme a un conoscente, ha cercato di bloccarlo, il bel baio ha pensato bene di non fare del male al padrone scalciando invece contro l'auto. Il fatto è accaduto domenica mattina. Il cavallo è di proprietà di Angelino Mazzonetto, residente in via Nievo, 25, inmprenditore ora in pensione. L'azienda la "Vola snc" ora è seguita dai figli. «Mio padre è sconvolto per quanto accaduto - racconta uno dei figli -. Argai è tranquillo. Ci salgono anche le mie figlie di 4 e 9 anni. Arriva da un centro specializzato di Verona ed è addestrato. L'altra mattina mio padre, con altri appassionati, è uscito a cavallo. Si sono fermati, come al solito per un ristoro, al bar Moranda. Argai, legato alla staccionata, si è liberato e improvvisamente ha iniziato a correre. Mio padre ha cercato di rincorrerlo. A dargli una mano un giovane che ha la passione degli animali e sa come trattarli». Il giovane, a bordo della sua Renault Clio, e Mazzonetto hanno bloccato Argai.


MATTINO DI PADOVA

1 SETTEMBRE 2009

 

Cavallo in fuga fino ad Abbazia Pisani

 

SAN MARTINO DI LUPARI (PD). Il cavallo «perde le staffe» e, liberatosi dalla corda che lo legava a una staccionata, scappa via. Un assaggio di libertà durato dieci minuti, cinque chilometri, e terminato con il lunotto posteriore di un’auto mandato in frantumi. E’ successo domenica mattina, a San Martino di Lupari. Un gruppo di amici ha pensato di approfittare della giornata di sole per fare una passeggiata a cavallo. In via Moranda, la prima sosta per far riposare gli animali. Una scelta che a uno degli animali proprio non è andata giù: è riuscito a fuggire e da via Moranda ha imboccato viale dei Martiri, attraversando l’incrocio semaforico di Campagnalta che, in quel momento, fortunatamente, era verde. Da qui ha percorso il sottopasso di via Montegrappa, ha svoltato a destra, prendendo via Garibaldi, arrivando ad Abbazia Pisani dove, ormai stremato, ha terminato la sua corsa in via La Marmora. L’animale, addestrato, è stato inseguito dal proprietario e da un conoscente che aveva assistito alla fuga. I due uomini erano saliti, in fretta a furia, a bordo di una Renault Clio: bisognava fermare a ogni costo il cavallo imbizzarrito. Dopo un inseguimento di qualche chilometro sono riusciti a bloccarlo, ma l’animale, di starsene fermo, non aveva proprio voglia: con gli zoccoli delle zampe anteriori ha infranto il vetro posteriore della vettura, rilanciandosi poi alla fuga. Una corsa finita solo qualche metro più in là, in via La Marmora, al confine con Villa del Conte.


IL SECOLO XIX

1 SETTEMBRE 2009

 

Lo stufato di cinghiale requisito

Alla sagra di Mignanego: la carne non era di animali di allevamento

 

Francesca Forleo

 

Mignanego (GE) - NO CINGHIALE, no party. Ed è andata proprio così, domenica sera alla festa patronale di Vetreria di Mignanego, la festa della Madonna della salute. Quando una squadra del nucleo di guardie zoofile ambientali (composta dal capo Gian Lorenzo Termanini e dall'agente Monica di Meo) è andata a sequestrare due pentoloni fumanti di cinghiale già cucinato insieme alle patate, i molti avventori già in fila - proprio per mangiare il cinghiale, attrazione della serata - hanno girato i tacchi e salutato con l'amaro in bocca la sagra. La ragione del sequestro? «Alle sagre e alle feste patronali non si può utilizzare cinghiale cacciato ma bisogna cucinare e somministrare esclusivamente cinghiale di allevamento», hanno chiarito - regolamenti alla mano - le guardie zoofile. E poco ha contato quanto fosse invitante l'odore, quanto poco pratico fosse portare via due pentoloni da 25 chili ciascuno, quanto delusi siano rimasti gli avventori della sagra (molti attirati dalle valli vicine) e gli stessi organizzatori della sagra. I quali avevano ammesso candidamente alle guardie che gliene chiedevano conto il fatto di aver cacciato loro stessi i cinghiali che stavano cucinando. Senza sapere che stavano compiendo un reato, passibile di denuncia. «Sono anni che questo gruppo di cacciatori-cuochi organizza la festa patronale che è sempre un successo, anche grazie alla splendida cucina che ho provato più volte personalmente - dice il sindaco di Mignanego, Michele Malfatti - Sono davvero rammaricato per quanto è successo. La sagra è un evento importante e seguito per tutta la vallata e per i comuni limitrofi. Chiaramente il cinghiale è l'attrazione gastronomica principale. Ora, è giusto che chi ha sbagliato paghi, ma certo è stato un grosso dispiacere per tutti che la festa sia stata rovinata così». Il blitz delle guardie, scattato poco dopo le 18, si è concluso verso le 21, con il "ratto" dei pentoloni. E gli avventori che non hanno abbandonato comunque il campo, si sono dovuti accontentare di salsicce e carne diversa. Certificata di allevamento.


ANSA

1 SETTEMBRE 2009

 

CACCIA: SI TORNA A SPARARE, AL VIA PREAPERTURA

 

ROMA - Si torna a caccia. Domani, 2 settembre, i cacciatori potranno di nuovo impugnare i fucili grazie alla preapertura della stagione venatoria e alle deroghe concesse dalle regioni, o in singoli casi dalle province. Nel frattempo, alla metà di settembre si tornerà in commissione Ambiente a Palazzo Madama per l'esame della proposta di legge del senatore del Pdl, Franco Orsi, per modificare la legge 157 del 1992 che regola l'attività venatoria in Italia. Un testo che si porta dietro non poche polemiche e che potrebbe essere già a rischio, anche se si pensa di aprire a nuovi emendamenti nonostante ce ne siano pronti già 1.500. La preapertura permette ai cacciatori di imbracciare il fucile prima della data ufficiale di apertura della stagione venatoria, normalmente per la terza domenica di settembre. Quest'anno sarà condita da una particolarità: si inizierà 24 ore dopo, il 2 settembre, e non il primo perché cade di martedì, cioé uno dei due giorni di silenzio venatorio (il martedì e il venerdì). Ogni Regione con apposite deroghe decide sulle date e sulle specie cacciabili. Questo, mentre si riapre il 15 settembre l'esame del testo della proposta di legge del senatore Orsi. A questo proposito, il senatore Orsi apre all'opposizione e alle associazioni per salvare la sostanza della legge.
Su alcuni articoli ritenuti "provocatori - dice Orsi - la maggioranza non si farà impiccare: il testo non è blindato". E, per esempio, la norma che consentirebbe di dare un patentino ai sedicenni per poter impugnare un fucile e cacciare non farà più parte del testo perché a sopprimerla ci penserà un emendamento proprio di Orsi. A venir cestinate potrebbero essere anche le norme sui cacciatori nei parchi e nelle aree protette, quella sul prolungamento della stagione e quella che riguarda l'accesso, a pagamento, nelle aziende agricole per sparare anche dopo il tramonto.

ENPA,NO DDL ORSI NEL RISPETTO 'VOLONTA' DEGLI ITALIANI'
Con l'apertura della stagione venatoria 2009-2010, l'Ente nazionale protezione animali (Enpa) ha chiesto al Parlamento che "rispetti la volontà degli italiani e cancelli il Ddl Orsi dai lavori del Senato". Secondo l'Enpa, come ha reso noto da un comunicato stampa, gli italiani che praticano la caccia sono passati dai 2,2 milioni del 1980 ai circa 700 mila attuali, sottolineando un numero sempre maggiore di italiani che si sono schierati dalla 'parte della natura'.
Per questo motivo l'associazione animalista ha chiesto al Parlamento "di schierarsi dalla parte degli italiani, rispettandone così la volontà, e di cancellare dai lavori del Senato un testo che è una vera galleria degli orrori". Un recentissimo sondaggio promosso dalle associazioni ambientaliste ha evidenziato che il 91% dell'opinione pubblica é contrario alla caccia nei parchi e il 94% ai fucili in mano ai minorenni. Dati che proseguono la linea del sondaggio del 2004 di Enpa-Eurisko, secondo cui il 74% dell'opinione pubblica riteneva che l'attività venatoria dovesse essere cancellata definitivamente.


L’ARENA GIORNALE DI VERONA

1 SETTEMBRE 2009

 

STAGIONE VENATORIA. Italia Nostra, Legambiente, Lipu e Wwf all’attacco contro le decisioni e le scelte regionali

Caccia, gli ambientalisti sono sul piede di guerra

«A Venezia varata una politica "sparatutto" asservita alle lobby delle doppiette» A settembre previste otto giornate in più

 

Anche quest'anno numerose Regioni (veneto compreso) anticiperanno l'apertura della caccia nonostante, come sottolineano alcune associazioni ambientaliste, il parere in gran parte negativo dell'Ispra, l’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale.
Otto giornate di caccia in più in settembre, rispetto all'apertura generale prevista per legge per la terza domenica di settembre.
«I cacciatori dunque cominceranno a praticare la loro attività a stagione turistica ancora in corso», osservano in un comunicato congiunto Italia Nostra, Legambiente, Lipu e Wwf, «invadendo campi e colture ancora in atto, con tutte le conseguenze del caso, sia in termini di danni alle colture che di rischio per la sicurezza pubblica».
Lo scorso anno - ricordano gli ambientalisti - l'attività venatoria ha fatto ben 44 morti ed 84 feriti, «un carnet un po' troppo sanguinario per un'attività che qualcuno si ostina ancora a definire uno sport».
«La prossima stagione venatoria in Veneto si apre, purtroppo, sotto l'incombere delle prossime elezioni regionali, che si terranno nel 2010, ed allora ecco la gara a livello politico per accaparrarsi i voti dei cacciatori, concedendo quanto più possibile in barba a leggi o regolamenti, in una dissennata politica sparatutto di totale asservimento alla lobby dei cacciatori, in Regione ben rappresentata dall'assessore Elena Donazzan, ex segretaria di Berlato».
«Il calendario venatorio 2009/2010, emanato in luglio dalla Giunta regionale, contenente come al solito palesi violazioni alla normativa nazionale e comunitaria, specie in materia di limitazione alla caccia nelle zone di protezione speciale, tutela delle specie in estinzione, addestramento cani e via dicendo, è stato in tutta fretta integrato da un nuovo decreto (il 158 del 21 agosto 2009) che vieta la caccia alla Moretta ed al Combattente nelle Zps (a Verona il basso lago di Garda, lo Sguazzo di Rivalunga, quello del Vallese e le Paludi del Feniletto), oltre a prescrivere tutta una serie di vincoli per tutelare le aree di pregio della direttiva Cee Natura 2000».
«È vigente dal 2007 il nuovo Piano faunistico venatorio», proseguono le associazioni, «che di fatto è una vera e propria truffa che priva i cittadini del diritto alla biodiversità ed alla conservazione dell'ambiente, poiché ha aperto alla caccia aree importantissime e da tutelare: lago di Garda, Monte Baldo».
«Stessa cosa possiamo dire per la caccia in deroga, sinora effettuata grazie a leggine regionali ad hoc, con il Veneto già sotto inchiesta della Corte di giustizia europea per queste illegittimità che permettono la caccia per "fini ludici" di specie protette senza alcuna seria motivazione, e che quest'anno vuole essere riproposta includendo fra le specie cacciabili uccelli utili all'agricoltura».
«Vale appena la pena», aggiungono gli ambientalisti, «di notare che anche i roccoli, ovvero gli impianti di cattura utilizzati per rifornire gratuitamente i cacciatori di richiami vivi (tanto vengono pagati dalle province con i soldi di tutti i cittadini) saranno attivati con il parere negativo dell'Ispra».
«Se poi aggiungiamo a ciò che la vigilanza venatoria nella provincia di Verona è di fatto inesistente in seguito all'inchiesta che ha colpito la polizia provinciale e che ha seriamente demotivato i suoi agenti, possiamo renderci conto che il quadro è pessimo».


LA NAZIONE

1 SETTEMBRE 2009

 

Toscana, domani è già caccia
Scatta la prima preapertura

Nel mirino gli estatini: tortora, colombaccio, gazza, ghiandaia, cornacchia grigia. Con qualche eccezione. Non da poco. In provincia di Firenze la preapertura sarà limitata a domani, 2 settembre. Domenica niente spari

 

Firenze - SI SPARA subito: dalle sei e mezza di domani, primo giorno di preapertura. Poi ci sarà il bis domenica 6 settembre. Nel mirino gli estatini: tortora, colombaccio, gazza, ghiandaia, cornacchia grigia. Con qualche eccezione. Non da poco. In provincia di Firenze la preapertura sarà limitata a domani, 2 settembre. Domenica niente spari. Polemiche in vista. Nell’Atc 9 di Livorno spareranno solo i cacciatori che hanno la residenza venatoria lì. E ci sono limitazioni, in alcune zone, in provincia di Massa Carrara. Mentre in provincia di Siena bisognerà fare attenzione: nei boschi si potrà sparare solo da appostamento fisso. Altra novità attesa dai cacciatori e dagli agricoltori: la deroga per lo storno. Potrà entrare nel mirino dal 20 settembre al 18 ottobre, soprattutto per cercare di proteggere gli oliveti.Ecco le prime decisioni, quelle operative, annunciate ieri da Claudio Martini, presidente della Regione, che da un anno e mezzo (dopo l’elezione di Susanna Cenni in Parlamento) si è attribuito anche la delega all’agricoltura e alla caccia. Ma ieri è stata soprattutto la giornata dedicata all’annuncio della legge che rinnova le modalità di caccia in Toscana. Si abbattono alcuni tabù. Per esempio si stabilisce che si potrà andare a caccia in più Atc, ossia gli ambi territoriali di caccia. E’ vero che iscriversi a ogni Atc costa, ma è altrettanto vero che cambia la vecchia filosofia: il cacciatore non sarà più legato al territorio com’è avvenuto finora. Viene anche definita la natura giuridica degli Atc, con norme più precise sulla formazione degli addetti alla sicurezza. Riguardo al calendario venatorio, si prevede l’allungamento del periodo di caccia al cinghiale e per la caccia di selezione. Chi partecipa alle battute al cinghiale dovrà avere abbigliamento ben visibile. Non manca poi l’obbligo di segnare sul tesserino i capi di selvaggina migratoria subito dopo l’abbattimento. E questa prescrizione è contestata dai cacciatori. Può darsi che in aula sia proposto un emendamento. O la cancellazione della norma.

IL PROVVEDIMENTO, nel suo insieme, trova consensi, ma anche forti opposizioni, come diciamo anche nell’articolo qui sotto. Claudio Martini, però, non sembra impressionato. Rispondendo alle critiche, comprese quelle apparse ieri su La Nazione, afferma: «Abbiamo un compito preciso: ridurre i danni provocati all’agricoltura dalla fauna selvatica, limitando contemporaneamente l’aumento indiscriminato dei risarcimenti che ammontano a circa 2 milioni e mezzo di euro l’anno. Vogliamo poi ridurre gli incidenti stradali causati dagli animali selvatici. Sono incidenti in crescita: dai 188 del 2001 ai 478 del 2008, che è l’ultimo dato disponibile. Il totale di questi incidenti fa impressione: 2.812. Non basta: ridurre il numero degli animali dannosi significa anche evitare il proliferare di misure di delimitazione del territorio. Mi riferisco alle recinzioni messe a difesa delle coltivazioni aggredite dalla fauna selvatica. Sono recinzioni capaci di alterare addirittura il profilo paesaggistico della Toscana, ossia la grande caratteristica della nostra regione». Gli animali capaci di fare danni sono tanti: 165mila fra caprioli, daini e cervi; 150mila cinghiali, con una crescita del 25% l’anno.
E le polemiche? Martini si stringe nelle spalle: «La Regione si confronta con le associazioni territoriali fin dal 2008. Abbiamo organizzato decine di incontri tecnici e politici. Il risultato sono queste norme che mirano a cambiare la caccia e a tutelare meglio specie come il Combattente. E a preservare la Toscana più delicata».


BIG HUNTER

1 SETTEMBRE 2009

 

Savona: aumentati i capi cacciabili di cinghiali, daini e caprioli

 

In questi giorni l'assessore alla caccia della provincia di Savona Livio Bracco ha presentato il piano per il prelievo del cinghiale sul territorio ormai infestato dalla specie. I numeri di conseguenza sono alti, si parla di 8.500 abbattimenti da effettuare durante la prossima stagione venatoria al via il prossimo 20 settembre. 139 le squadre di cinghialai che saranno coinvolti nelle operazioni, 3000 i cacciatori in tutto.

“L’aumento dei capi da abbattere – circa mille in più rispetto alla scorsa stagione -  è la prova - dice l’assessore Bracco - del continuo aumento della presenza di cinghiali nei boschi e conseguentemente dei rischi e dei danni alle coltivazioni”. "L’emergenza ungulati è sempre più fuori controllo come dimostrano i danni crescenti alle coltivazioni - prosegue Livio Bracco - teniamo presente che da Varazze ad Andora ci sono l’85% dei danni di tutta la Liguria alle coltivazioni per colpa di quest’invasione. E che solo qui da noi c’è una popolazione di capi costantemente in crescita".Le squadre avranno però a disposizione soltanto 25 giornate in tutto, tutti i mercoledì e le domeniche dal 20 settembre al 31 dicembre, ma se gli obiettivi numerici non saranno raggiunti, probabilmente la Provincia concederà di continuare la caccia in deroga fino al 31 gennaio.

Tra le misure urgenti varate dalla provincia c'è anche l'abbattimento dei daini in eccesso in alcune zone, in particolare nell'albenganese, deciso in seguito ai censimenti della specie. “Nell’anno scorso- ha dichiarato l'assessore - erano stati rilevati nelle zone ingaune denominate Aussa e Valle 193 daini a fronte di 414 rilevamenti di quest’anno. Un aumento che non può essere trascurato ai fini della minaccia su campi e coltivazioni. Da qui l’esigenza di ridurne il numero procedendo all’abbattimento di 52 capi. E non escludiamo di procedere con la stessa misura anche nella zona di Vado, anch’essa alle prese con un vero boom di daini negli ultimi anni". La provincia ha aumentato anche il numero dei capi prelevabili di capriolo in calendario venatorio: 1727 a fronte dei 1529 dello scorso anno. 


IL GAZZETTINO DI ROVIGO

1 SETTEMBRE 2009

 

Cacciatori veneto vuole otto azioni urgenti per rilanciare subito la gestione venatoria

 

Rovigo - Otto azioni urgenti per rilanciare la gestione venatoria in Polesine. A chiederle dopo averle già sottoposte all'assessore alle Risorse faunistiche Claudio Bellan, è Cacciatori veneti che sollecita un intervento istituzionale di Palazzo Celio "per dare una svolta alla gestione della caccia soprattutto nell'atc Ro3".E' su questo ambito infatti che si concentrano le critiche del leader di Acv Lorenzo Monesi che non fa mistero di attribuirne la resposanbilità a chi ne guida il comitato di gestione. Dito puntato sulla selvaggina stanziale e in particolare sulla presenza di lepri: «L'atc versa in uno stato assolutamente precario e serve un'intervento della Provincia prima che la situazione diventi irreversibile - spiega Monesi -. Gli altri atc sono riusciti a ricostituire una buona presenza faunistica. Invece nel Ro3, a parte qualche caso isolato, la presenza di selvaggina stanziale alla vigilia della stagione venatoria è desolatamente inadeguata. Da territorio ricchissimo che fungeva da serbatoio per l'intero Polesine, ora è la zona più povera della provincia. Nel 2006 avevo denunciato la difficile situazione del Ro3 e la sua gestione insufficiente. Non sono stato ascoltato e in tre anni la situazione è peggiorata. Sembra che l'unico problema per il comitato di gestione siano cacciatori “foranei“ ai quali viene addossata ogni colpa del precario stato dell'atc. Non ci si è preoccupati di incrementare il patrimonio faunistico della stanziale. E' ora di intervenire sollevando i responsabili di questa situazione». Monesi continua puntando l'indice anche sui regolamenti degli atc e trasparenza. Denuncia che dovrebbero essere indicate le regole per l'accesso e soprattutto l'accertamento delle prestazioni dei cacciatori, le modalità della distribuzione della selvaggina sul territorio e l'accesso ai campi di addestramento cani, gestiti direttamente dagli atc. «L'attuale sistema da adito a gestioni di tipo clientelare ai danni soprattutto degli ambiti e dei soci».Si chiede anche l'attuazione del piano di contenimento dei nocivi incentivando la loro cattura e facilitando la soluzione dei problemi burocratici a carico dei selettori. La oasi di rifugio dovrebbero essere assegnate in gestione alle associazioni che ne hanno fatto richiesta nel 2007. Per Monesi, andrebbe anche sostituito il rappresentante degli agricoltori nel Ro2 "perché in conflitto di interessi, essendo beneficiario di sovvenzioni da parte dell'atc". Inoltre va riequilibrata la rappresentanza nel comitato. Si chiede anche più trasparenza con la pubblicazione sul sito della Provincia di tutte le notizie sull'attività venatoria. 


CORRIERE DELLA SERA

1 SETTEMBRE 2009

 

Oipa e Lav contro i viaggi della doppietta: «Troppe uccisioni indiscriminate»

«Basta caccia a leopardi e ghepardi»

Ambientalisti e cacciatori professionisti chiedono la moratoria dei permessi in Namibia

 

MILANO - Le associazioni animaliste dicono stop ai viaggi della doppietta: centinaia di cacciatori si recano ogni anno in Namibia per sparare ad animali da trofeo, con gravi danni all'ecosistema del territorio. Al punto che anche la locale associazione dei cacciatori professionisti, la Napha, si è rivolta al ministero dell'Ambiente e del Turismo per chiedere di interrompere il rilascio di permessi per la caccia a ghepardi e leopardi, a vantaggio invece di una caccia «etica e sostenibile» per le popolazioni locali.

INDUSTRIA MILIONARIA - A riferire della protesta dei cacciatori namibiani e delle diverse associazioni del territorio sono l'Oipa e la Lav che rilanciano in Italia la protesta contro la caccia al trofeo. «Si tratta di un'industria molto lucrativa per la Namibia, con un consistente afflusso di turisti - fanno notare le due associazioni animaliste -. Ogni anno vale circa 316 milioni di dollari. Cacciatori di ogni parte del mondo si recano in Namibia per potere uccidere gli animali: è un fiume in continua espansione, di persone che partecipano a viaggi tutto incluso per la caccia».

CACCIA «INSCATOLATA» - Oipa e Lav puntano poi il dito contro la pratica della cosiddetta «caccia inscatolata», ovvero la caccia ad animali intrappolati per poterli uccidere più facilmente. «L'afflusso di cacciatori senza scrupoli e non qualificati - dicono i due gruppi in un comunicato congiunto - sono fenomeni preoccupanti in continua crescita. Per chi uccide animali illegalmente vigono norme che impongono sanzioni e confisca degli animali, ma non sempre le norme vengono applicate».

LA MORATORIA SUI PERMESSI - I cacciatori della Napha hanno chiesto, secondo quanto riferito nei giorni scorsi dal quotidiano namibiano in lingua inglese New Era, che il governo stabilisca una moratoria nel rilascio di permessi per la caccia a ghepardi e leopardi per tutto il 2010. L'associazione ha anche eletto un Comitato per la caccia ai predatori che dovrebbe mettere a punto un meccanismo di maggiori controlli sull'attività venatoria. La Napha non è contraria ai safari, anzi, attraverso il proprio sito - in cui parla del proprio Paese come del «segreto di caccia meglio custodito», - li promuove esortando i potenziali ospiti a farsi accompagnare nelle battute di caccia da guide professioniste (molte le indicazioni fornite ai diretti interessati, tra cui quelle sulle limitazioni agli armamenti che specificano, ad esempio, il divieto di usare aggeggi come l'Ak 47, ovvero il Kalashnikov...). Tuttavia ritiene la misura della moratoria inevitabile «per assicurare il futuro dell'industria della caccia e la salvaguardia della reputazione della Namibia come destinazione per una caccia di tipo etico e onesto». New Era precisa che la Convenzione sul commercio internazionale delle specie in pericolo (Cites) per il 2009 prevede per il Paese africano una quota di esportazione di 250 leopardi e 150 ghepardi e che la moratoria è stata già di fatto introdotta per quest'anno. Resta ora da vedere se anche per il prossimo anno le due specie di felini potranno considerarsi in salvo. Dal 2011 poi si riaprirà il discorso.


SESTO POTERE

1 SETTEMBRE 2009

 

Nelle vallate cuneesi ronde della Coldiretti contro ... i lupi e la fauna selvatica

 

Cuneo - Organizzare turni di volontari che collaborino con i pastori alla sorveglianza di greggi e mandrie minacciate dai raid di lupi e cani selvatici. E’ questa la proposta formulata dalla Coldiretti alle organizzazioni ambientaliste nelle vallate cuneesi dove la convivenza con i lupi si fa sempre più difficile per i ripetuti attacchi registrati agli allevamenti che rendono la situazione insostenibile dal punto di vista agricolo e ambientale ma anche per la stessa presenza dell’uomo nelle montagne.
Si tratta di salvare il tradizionale trasferimento degli animali in alpeggio che oltre ad essere una risorsa fondamentale per l’economia montana, rappresenta anche - sottolinea la Coldiretti - un modo per valorizzare il territorio alpino e le tradizioni culturali che lo caratterizzano. Con il ritorno del lupo il lavoro dei pastori è però notevolmente cambiato divenendo - continua la Coldiretti - sempre più complesso e oneroso e stravolgendo le abitudini di una pratica storica come quella della pastorizia in alta montagna. Non è infatti più possibile - precisa la Coldiretti - lasciare gli animali in alpeggio allo stato brado, impiegando il tempo in tutte le altre attività che caratterizzano il lavoro in montagna, dalla lavorazione del latte alla fienagione. Negli ultimi anni si è infatti reso necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle da attacchi di lupi e cani randagi poiché recinzioni elettrificate e cani da pastori spesso non sono più sufficienti per scongiurare il pericolo.Secondo i dati forniti dal “Centro per la conservazione e gestione grandi carnivori” negli ultimi anni - riferisce la Coldiretti - sono centinaia gli animali rimasti vittima degli attacchi del lupo in Piemonte ai quali si aggiungono le stragi provocate dai cani randagi. Nelle ultime settimane però, in particolare dopo l’attacco eclatante a 17 vitelli avvenuto nel mese di luglio in Valle Tanaro, il problema della convivenza tra il grande predatore e la pastorizia è tornato alla ribalta mettendo in luce come gli indennizzi fino ad ora previsti per i danni da attacchi di canidi non siano più sufficienti. Coldiretti chiede dunque un impegno più concreto a tutti gli organi competenti, degli indennizzi equi che tengano in considerazione anche i danni indotti come la mancata produzione, gli aborti degli animali provocati dallo stato di stress, le spese legate alla necessità di una maggiore sorveglianza ed alla collaborazione di un aiuto pastore, un maggior impegno nella lotta al randagismo, una maggior celerità nell’erogazione degli indennizzi e una differente assegnazione del punteggio per la regolamentazione del premio di pascolo gestito.Essendo il lupo una specie protetta dalla normativa europea si rende indispensabile trovare un giusto equilibrio perché questa convivenza forzata tra l’animale e l’uomo non porti all’abbandono della pratica dell’alpeggio. Non sarebbero solo gli allevatori a perderci, ma l’intera comunità poiché - conclude la Coldiretti - i pastori attraverso la loro opera conservano e valorizzano la montagna e le sue tradizioni.


ANSA AMBIENTE

1 SETTEMBRE 2009

 

APPELLO TONNO ROSSO IN LISTA CITES SPECIE PROTETTE

 

ROMA - Introduzione del Tonno rosso nelle specie protette: questo l'appello lanciato al governo italiano dalle associazioni ambientaliste non governative Oceana e Marvivo. In vista della Conferenza intergovernativa Cites (la Convenzione internazionale sul commercio delle specie in via di estinzione) che si terra' a Doha a marzo del 2010, con una lettera indirizzata al ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e al ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia, il direttore esecutivo di Oceana, Xavier Pastor, ha mandato la richiesta dell'inclusione del tonno rosso tra la lista delle specie Cites in pericolo. La popolazione di questa specie, a seguito dello sfruttamento della pesca industriale e della pesca illegale, e' calata negli ultimi anni di circa il 75%. Per questo motivo il Principato di Monaco, la Germania, la Francia, i Paesi Bassi e il Regno Unito hanno gia' pubblicamente sostenuto questa proposta. ''La maggior parte delle catture del tonno rosso sono destinate al commercio internazionale - ha affermato Xavier Pastor - l'inclusione di questa specie nell'appendice I della Cites e' la misura piu' appropriata e immediata per eliminare la domanda di questa specie sul mercato internazionale che e' la principale causa del declino di questa specie''.


IL MATTINO

1 SETTEMBRE 2009

 

È allarme aviaria a Nocera Inferiore

 

ALGIA TESTA

 

Nocera Inferiore (NA). È allarme aviaria a Nocera Inferiore. La famigerata ”peste dei polli” ha mietuto vittime anche nella città capofila dell’Agro tanto da far scattare rigorose misure di prevenzione. L’obiettivo è di circoscrivere in tempi brevissimi la zona contagiata dal virus influenzale per evitare che colpisca volatili, selvatici o domestici, e si estenda a tutto il territorio cittadino. È il sindaco Antonio Romano, in qualità di massima autorità sanitaria del territorio, a dettare, attraverso un'ordinanza, le nuove regole da osservare molto scrupolosamente per prevenire qualsiasi tipo di contagio. Lo fa in seguito ad una nota ufficiale, datata 25 agosto 2009, con la quale l'Azienda sanitaria locale ha lanciato l'allarme aviaria. Secondo tale nota, pervenuta a palazzo il 26 agosto, non pochi animali di un'azienda avicola (P.G.) di via Fresa sono risultati positivi al test per l'influenza aviaria e sono stati opportunamente abbattuti. La presenza del virus è stata confermata anche da rilievi effettuati dal personale dell’Istituto zooprofilattico di Napoli. Difficile stabilire quanti polli siano stati eliminati ma, da indiscrezioni trapelate a palazzo di città, pare si tratti di parecchie decine di esemplari abbattuti, sebbene colpiti, pare, da un ceppo del virus influenzale a bassa virulenza (LPAI) appartenente al sottotipo H7N1. Considerato che la ”peste dei polli” è altamente contagiosa, e dal 1997 è stato definitivamente dimostrato che può essere trasmesso all’uomo anche se non per via alimentare, e che, da esperienze precedenti, anche i ceppi meno virulenti possono successivamente mutare dando origine ad uno stipite ad alta patogenicità, l’amministrazione Romano ha deciso di correre ai ripari per garantire la massima sicurezza ai cittadini. Dichiarando il Comune di Nocera Inferiore zona di protezione dall’influenza aviaria, nell'ordinanza Romano indica precise misure preventive che hanno come premessa necessaria quella di effettuare un censimento scrupoloso di tutte le aziende che ospitano specie sensibili attraverso controlli periodici e successive ed adeguate analisi. Viene autorizzato, inoltre, il sequestro di tutti quei volatili che presentino chiari sintomi riconducibili al virus anche se non ancora accertato. Ruolo determinante per la prevenzione viene affidato dall’ordinanza sindacale ai titolari di aziende agricole a cui viene indicato di effettuare una costante disinfestazione e disinfezione delle aree di entrata e uscita dei volatili dalle loro proprietà. Scatterà, inoltre, un servizio di vigilanza sui movimenti di tutte quelle persone addette al trasporto e alla manipolazione delle specie di volatili a rischio. Senza opportuni controlli e analisi è fatto divieto, inoltre, di trasportare volatili, di allevamento o selvatici, su strade pubbliche o private.


LA CITTA’ DI SALERNO

1 SETTEMBRE 2009

 

Positivi all'aviaria, abbattuti gli animali

 

E’ del 25 agosto la nota legata all’allarme aviaria. E’ da quella data che sono scattate - solo oggi la notizia trapela - le misure di prevenzione per circoscrivere la zona a rischio contagio ed evitare che il virus influenzale, che colpisce volatili selvatici e domestici (soprattutto polli), si estenda a tutto il territorio urbano.  Porta la firma del primo cittadino, Antonio Romano, un’ordinanza che detta le rigide regole da osservare per prevenire e contenere qualsiasi tipo di contagio. Martedì 25 agosto l’azienda sanitaria locale ha comunicato all’ente che un elevato numero di animali da cortile di un’azienda agricola sarebbero risultati positivi al test per l’influenza aviaria e, dunque, abbattuti. Dal 1997 è stato definitivamente dimostrato che il virus può essere trasmesso all’uomo.  Per questo l’amministrazione, dichiarando il Comune zona di protezione dall’influenza aviaria, stabilisce misure preventive che hanno come premessa imprescindibile un censimento di tutte le aziende che ospitano specie sensibili attraverso meticolosi controlli periodici, oltre alle opportune analisi del caso. Nell’ordinanza sindacale, inoltre, l’indicazione ai titolari di aziende agricole in merito alla necessitá di costanti operazioni di disinfestazione e disinfezione delle aree utilizzate per l’allevamento dei volatili.  Predisposto un servizio di vigilanza sui movimenti di tutte quelle persone addette al trasporto e alla manipolazione delle specie a rischio. Senza è fatto divieto assoluto di trasportare volatili, di allevamento o selvatici, su strade.


IL GAZZETTINO

1 SETTEMBRE 2009

 

Parte la terza campagna contro la rabbia silvestre

 

TRIESTE- La Regione sta avviando, dopo quelli di gennaio e maggio, un terzo intervento di vaccinazione orale delle volpi in Friuli Venezia Giulia. Questo intervento interesserà - ha spiegato la regione in una nota - tutti i Comuni delle province di Trieste e Gorizia, 71 Comuni della provincia di Udine, nonché 6 Comuni della Provincia di Pordenone. Le zone di vaccinazione saranno delimitate da appositi cartelli recanti inequivocabili indicazioni attinenti l'azione di profilassi in corso. Le esche non devono essere toccate dalle persone e sono simili ad una tavoletta di cioccolato, sono formate da una capsula avvolta da uno strato di grasso animale e farina di pesce il cui odore attira la volpe.

 
 

 

            01 SETTEMBRE 2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE
 

ZERO EMISSION TV

1 SETTEMBRE 2009

 

Ue: 50 milioni per ridurre test cosmetici sugli animali

 

1 settembre 2009 – Stop ai test cosmetici sugli animali. Un impegno che vede insieme la Commissione europea e l’industria della cosmesi per ridurre il ricorso alla sperimentazione animale. Ieri, al VII° Congresso mondiale sulle alternative all’impiego degli animali nelle scienze della vita che si svolge a Roma hanno presentato il loro impegno finanziario comune a favore della ricerca sui metodi alternativi per le prove di innocuità.
Il 30 luglio 2009 la Commissione europea aveva infatti pubblicato un invito a presentare proposte, dotato di uno stanziamento di 25 milioni di euro, e l’industria europea dei cosmetici, rappresentata dall’associazione europea dei cosmetici (Colipa), si è impegnata a mettere a disposizione un importo equivalente.
Ciò significa che saranno attribuiti 50 milioni di euro a progetti che costruiranno le basi scientifiche delle prove di innocuità future che saranno più rapide e meno impattanti dei test sugli animali."Siamo orgogliosi di questo nuovo tipo di cooperazione tra l’industria e la Commissione europea che dimostra la nostra determinazione ad evitare l’impiego degli animali nella ricerca rafforzando nel contempo la sicurezza dei prodotti di consumo”, dichiarano in una nota congiunta il commissario per la scienza e la ricerca Janez Potočnik e il vicepresidente Günter Verheugen.“Metodi alternativi più rapidi, meno costosi e più affidabili contribuiranno al rafforzamento della sicurezza e della competitività dell’industria europea. La messa in comune di risorse con dei partner privati, in questo caso con l’industria dei cosmetici, è indispensabile per finanziare la ricerca di punta a lungo termine che consente di affrontare queste sfide.” La cooperazione tra la Commissione europea e la Colipa consentirà di finanziare fino al 100 per cento dei loro costi ammissibili i progetti selezionati. Info per partecipare.

 

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