02 SETTEMBRE  2009


 

LA PROVINCIA PAVESE

2 SETTEMBRE 2009

 

«Ecco i nostri cani in Germania»
Le segnalazioni dell’Enpa, detective sui siti stranieri

 

PAVIA. Slim, Pandora e Dago erano al cane municipale di Pavia. Le loro foto sono comparse sul sito dell’Asl, ci sono le loro schede anagrafiche. Erano certamente a Pavia nel 2007. Oggi compaiono su siti internet tedeschi. Come altri casi “pavesi” di cui si racconta la storia. I più fortunati sono fotografati insieme a una famiglia sorridente, altri sono ancora in cerca di padrone in Germania.
Le volontarie dell’Enpa di Pavia si sono trasformate in detective e, con pazienza certosina, cercano ogni giorno le prove di quello che sospettano essere un mercato parallelo di cani verso l’estero. «Se ci si arma di pazienza e si confrontano foto e schede si scopre un mondo all’estero» dicono. Tanto che a livello nazionale l’associazione ha promosso la campagna “Ti deporto a fare un giro” con cui chiede al ministero di fermare la deportazione di animali domestici. E il grido di aiuto è stato in parte accolto dal ministero, visto che nei giorni scorsi il sottosegretario al Welfare Francesca Martini (Lega) ha chiesto chiarimento al servizio Veterinario dell’Asl di Pavia sulla gestione degli affidi e delle adozioni dei cani che passano per il canile sanitario dopo la denuncia dell’Enpa: «Centinaia di cani spariti in provincia di Pavia». L’attenzione si accentra sulla fase successiva, dell’adozione.


LA NUOVA VENEZIA

2 SETTEMBRE 2009

 

Maltrattano il cane, condannati

 

Alessandro Abbadir

 

MIRA (VE). Padre e figlio maltrattano un cane, un giovane pastore tedesco e vengono condannati dal Tribunale di Dolo a 2 anni di reclusione trasformati dal giudice in quasi 10 mila euro di ammenda. A raccontare la vicenda, conclusa con la condanna di due residenti di Mira dopo due anni di iter processuale, è Roberto Martano coordinatore regionale dell’Enpa, Ente nazionale protezione animali.  «All fine del 2006 - spiega Roberto Martano -i nostri volontari hanno scoperto che in un cortile di una casa di Mira, era legato un cane, un pastore tedesco con un catena corta. Il cane non aveva alcuna cuccia, anche con la neve era costretto a dormire all’aperto e a soffrire ogni intemperie, sia caldo che freddo. Abbiamo invitato i proprietari del cane a provvedere a trovare un’altra sistemazione per la povera bestia, ma nulla, non c’è stato niente da fare. Non hanno voluto sentir ragioni, per questo abbiamo fatto partire un esposto-denuncia contro di loro». A portare avanti la causa in difesa dell’animale, per l’Enpa, è stata l’avvocato di Mestre, Maria Caburazzi. L’enpa ha portato in sede giudiziale una serie di prove che hanno confermato pienamente la responsabilità di padre e figlio nei confronti del povero animale, che nel frattempo, per volontà dello stesso Tribunale, è stato affidato alle cure dell’Enpa che gestisce diverse strutture di accoglienza per cani. «Qualche giorno fa - spiega Roberto Martano - è arrivata la sentenza. Padre e figlio sono stati condannati per maltrattamenti. Al posto dei due anni di reclusione previsti, visto che erano incensurati, a la pena gli è stata commutata in una ammenda di 2500 euro ciascuno e a 2500 euro di risarcimento nei confronti dell’Enpa, anche per le spese di mantenimento dell’animale. Padre e figlio inoltre sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali». Soddisfatto Martano «Questa sentenza - dice - è un monito per chi maltratta gli animali. Se ad esempio verrà scoperto l’autore dell’uccisione del pastore tedesco di Vigonovo, la pena in cui incorrerà in questo caso sarà molto più pesante. Abbiamo già fatto per questo ultimo caso un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica di Venezia. La pratica della soppressione degli animali, specie i cani, è ancora molto usata».


CORRIERE DELLE ALPI

2 SETTEMBRE 2009

 

Incendiata la cuccia due cani si salvano grazie al padroncino

 

FELTRE (BL). Cleo e Lucky hanno rischiato di andare arrosto. Li ha salvati il giovane padrone che si è accorto del capanno in legno e lamiere adibito a cuccia che aveva preso fuoco e li ha liberati. I due cani di taglia media piccola sono salvi, il capanno invece sarà da ricostruire. Due, trecento euro di danni. Poca cosa. Resta il gesto stupido e pericoloso di chi ha dato fuoco alla piccola baracca perché l’unico dato certo è che l’incendio è doloso. E’ successo ad Anzù.  Il piromane-vandalo ha fatto centro al secondo tentativo. Ci aveva già provato lunedì pomeriggio, ma in quel caso i proprietari hanno subito sentito la puzza di bruciato e sono intervenuti con una secchiata d’acqua. Ieri ha replicato, attorno alle 16,30 riuscendo nel suo intento. Resta da capire se chi ha agito ha voluto compiere uno sgarbo verso una delle due famiglie che risiede nella palazzina di via Monte Miesna oppure sia stato un gesto contro i due cani meticci. In ogni caso l’arrivo dei vigili del fuoco di Feltre e dei carabinieri del nucleo radiomobile ha destato la borgata dal torpore di un caldo martedì pomeriggio.  Le 16 sono passate da qualche minuto. Una ragazza, padrona di uno dei due animali, rientra a casa accompagnata dal fidanzato. Non notano nulla di anomalo. Mezz’ora dopo sono chiamati a gran voce dal ragazzino, proprietario dell’altro cane, che si trova di fronte l’incendio già in uno stadio avanzato. Il ragazzo riesce a liberare i due cani prima che possano essere soffocati dal fumo, o peggio finire arrostiti.  Parte la chiamata ai vigili del fuoco, mentre la ragazza e il fidanzato armeggiano con la pompa del giardino per cirscoscrivere il fuoco. All’arrivo dei pompieri l’incendio viene domato rapidamente, le lamiere rimosse e le fiamme spente definitivamente.  Resta da capire chi e perché abbia agito due volte nel giro di ventiquattro ore, rischiando di farsi notare dai proprietari o dai vicini. «Con i residenti della zona siamo in buoni rapporti», dice la diciottenne proprietaria di uno dei due cani, «non so spiegarmi questo gesto. Tra l’altro i due cani non disturbano».  Domande che si sono posti anche i carabinieri del nucleo radiomobile che hanno raccolto le testimonianze dei proprietari e poi hanno fatto un giro tra i vicini per raccogliere eventuali elementi utili. Nessuno ha visto o sentito niente. I due cani sono stati portati al sicuro all’interno dell’abitazione. Il primo tentativo di dare fuoco al capanno era stato compiuto nel tardo pomeriggio di lunedì. In quel caso le fiamme erano state stoppate subito con un secchio d’acqua, segno che il piromane aveva appena abbandonato il campo. Difficile per i carabinieri venire a capo della questione, anche se c’è da credere che almeno per qualche giorno le pattuglie faranno qualche passaggio in più nella frazione di Anzù per controllare che la situazione sia comunque rientrata.


IL GAZZETTINO

2 SETTEMBRE 2009

 

Fiamme dolose ad un canile

 

Feltre (BL) -  Incendio doloso ieri pomeriggio ad Anzù di Feltre. Le fiamme hanno mandato letteralmente in fumo un piccolo recinto ricoperto da tavole in legno abitualmente ricovero di due cani.Al momento dello sprigionarsi delle fiamme, fortunatamente, gli animali non erano all’interno della baracca.I pompieri di Feltre hanno sedato il rogo e bonificato l’area. Vista l’assenza di impianti elettrici o di particolari motori che possano sprigionare scintille, l’ipotesi più accreditata è quella che si tratti di un gesto doloso. Sul posto ieri anche i carabinieri


IL TIRRENO

2 SETTEMBRE 2009

 

Milo, sospesa l'adozione contestata

 

LUCCA. L’amministrazione comunale ha deciso di sospendere le pratiche dell’adozione del cane Milo, ospitato al canile municipale di Pontetetto e destinato a due coniugi, a cui in passato sono stati sequestrati 32 barboncini nani a causa delle condizioni precarie in cui vivevano.  La decisione di affidare il cane alla coppia aveva sollevato pochi giorni fa molte proteste.  A sollevarsi erano stati i 34 volontari del canile di Pontetetto, che si erano uniti in una petizione per impedire l’adozione.  Ieri, però, il Comune ha fatto sapere che l’adozione è stata sospesa.  «La decisione è stata assunta proprio per valutare al meglio la situazione - comunica l’amministrazione - che sarà attentamente analizzata, nel primo incontro utile, in sede di Commissione affari animali, organo consultivo di cui l’amministrazione si è dotata per valutare al meglio il rapporto uomo-animali».  Il caso è però più complicato di quello che sempra. Non ci sono infatti alcuni impedimenti giuridici per l’adozione, in quanto il marito è considerato capace di occuparsi di un cane, nonostante ciò che è successo in passato.  «I 32 barboncini vennero tolti alla coppia - spiega il veterinario e consulente esterno del Comune, Alessandro Bianchi - a causa non solo delle condizioni precarie in cui vivevano, ma anche perché secondo il regolamento comunale per possedere più di sei cani bisogna avere un canile».  «La situazione si fa ancora più complicata - afferma Bianchi - per il fatto che, lo scorso anno, dopo il sequestro dei barboncini venne promesso alla coppia che i tre cagnolini che non erano ancora stati adottati (gli altri trovarono tutti una famiglia) sarebbero tornati a loro. Purtroppo per un errore, attribuibile ad ignoti, i tre cani, che dovevano essere affidati temporaneamente, erano stati adottati ed i coniugi si sono trovati senza quello che gli era stato promesso».  «In questo momento le pratiche per l’adozione sono sospese - conclude il dottor Bianchi - anche se come ho detto non ci sono impedimenti legali e anche l’Enpa (ente nazionale protezione animali) aveva dato a malincuore il nullaosta. Ma dobbiamo valutare attentamente quale soluzione sarà la migliore. Infatti, consegnare alla coppia un cane del canile, ci dà la possibilità per legge di controllare lo stato in cui viene mantenuto. Se neghiamo ai coniugi questo cagnolino, potrebbero benissimo rispondere ad uno dei tanti avvisi, in cui persone che hanno appena avuto delle cucciolate, donano i piccoli gratuitamente, a volte senza neanche farsi molti scrupoli su chi gli ha contattati».


IL GIORNALE

2 SETTEMBRE 2009

 

AUMENTANO LE DENUNCE: CANI E GATTI SPARISCONO

Aumentano le denunce dei proprietari disperati L’Enpa: "Spesso sono vittime della criminalità"

 

Maria Paola Gianni

 

Benny, dolce barboncino bianco di tredici anni, è stato rapito da un’auto. È accaduto lo scorso 23 agosto, a Roma, sul lungotevere Aventino. I suoi «genitori adottivi» lo cercano dappertutto, sono disperati. Vasco, gattone a pelo semilungo di due anni, era uscito di casa per il solito giretto dalle sue micette di strada, ma non è più tornato, anche lui nella capitale, zona Portuense-Casetta Mattei. Stessa sorte al gatto nero Houdini che non ha lasciato più traccia di sé, dopo essere saltato giù dal balcone di casa, la notte del 25 agosto, a Legro, in provincia di Novara. C’è pure chi, tornato dalle vacanze il 25 agosto, s’è visto sparire il proprio cagnolino, tal Milo, un pincher affidato a una distratta dogsitter di Licola, in provincia di Napoli.
Sono solo alcuni appelli angosciati riportati sul sito www.enpa.it, dell’Ente nazionale di protezione animali, che lancia un nuovo sos rapimenti. Cani e gatti entrano in casa, ma anche nel nostro cuore, «prepotentemente». E se per una qualche ragione li perdiamo di vista, ci fanno disperare, peggio ancora se rapiti. «Sono cresciute soprattutto le segnalazioni», avverte la presidente Enpa, Carla Rocchi, «lo riscontriamo da numerose denunce pervenute, e anche dalla sezione “cerca-trova, smarrimento” del nostro sito».
Appelli e annunci accorati, ovunque, un po’ da tutta Italia, sui quattro zampe «desaparecidos». «A volte provengono da coniugi che si separano e si rapiscono l’animale del cuore come farebbero con i figli», prosegue Carla Rocchi, «o da liti di condominio tra vicini, specie per i gatti liberi accuditi negli spazi comuni. Nei peggiori dei casi sono vittime della criminalità. Per fortuna, più denunce aumentano la possibilità dei ritrovamenti, anche grazie ad una capillare rete animalista».
Tra gli altri casi più recenti, dal primo luglio al 22 agosto, tra Stresa, Baveno e Verbania sono spariti 142 gatti, 84 dei quali neri, quest’ultimi probabilmente anche utilizzati per riti satanici. Lo denuncia Lorenzo Croce, presidente dell’Associazione italiana difesa animali e ambiente, che segnala un furgone rosso con targa di Milano sul quale sarebbero stati caricati i felini. Sempre secondo Croce, poi, sono 26mila i cani di razza rapiti nel 2008, per un lucroso giro di affari di 40 milioni di euro, probabilmente venduti all’estero.
Un torbido mercato parallelo a quello dei cani di media o grossa taglia rapiti dalla criminalità organizzata, per lo più nei parchi cittadini, e destinati ai combattimenti, impiegati nelle arene della morte come «sparring partners». Pitbull, corsi o rottweiler addestrati alla violenza, per le scommesse clandestine. Le vittime fanno una fine atroce. Un raduno per scommesse clandestine su cani con 200 persone può fruttare persino 400.000 euro. Sia a Roma che a Milano sono stati avvistati dei furgoni sospetti, qualcuno millanta persino la scritta «Protezione animali» o «Polizia veterinaria» per non dare nell’occhio. I «catturatori» sono spesso persone dell’Est o rom, l’organizzazione criminale fornisce loro i furgoni e li paga un tot, si parla addirittura di 25 euro a cane rapito. Qualsiasi cane. Agiscono soprattutto nei parchi, spesso con cagnette in calore, per attirare i maschi e catturarli al momento opportuno. E finiscono nel nulla. Ecco perché non bisogna mai perdere di vista Fido durante la passeggiata senza guinzaglio.
Tutti i cani e i gatti, potenzialmente, potrebbero essere a rischio rapimento. Destinati ai combattimenti o agli esperimenti di laboratorio. A volte spariscono nel nulla decine di animali rinchiusi nei canili lager. Una cosa è certa: conviene sempre iscrivere il proprio animale all’anagrafe, tramite i servizi veterinari delle aziende Usl (in Italia per ora è obbligatorio solo per i cani), perché un pet «schedato» è rintracciabile e contrasta il commercio clandestino.
C’è anche il rapimento «da riscatto». Riservato soprattutto ai cani di razza e di taglia piccola, superviziati e coccolati, di signorotte benestanti, magari del centro storico. I «rapitori» agiscono singolarmente, non in gruppi organizzati, sanno dove abita la vittima e come contattarla per chiedere il riscatto, in genere da 500 a 5mila euro. Agiscono indisturbati dopo aver pedinato la coppia cane-proprietario durante le sue abituali tappe dello shopping o al negozio preferito, dove Fido viene solitamente attaccato al gancio esterno (guai a farlo, bisognerebbe abolirli). C’è anche il rapimento «per commissione»: per far rubare un cane-attore, oppure abile nella caccia o nella ricerca del tartufo, quest’ultimo, ben addestrato, può valere persino 50mila euro. Dulcis in fundo: meglio non fidarsi delle persone apparentemente gentili che si offrono di tenere il cane al guinzaglio per pochi minuti. Potrebbero sparire per sempre.


LA NUOVA VENEZIA

2 SETTEMBRE 2009

 

Inchiesta dell'Asl sulla morte del cane-eroe

 

Massimo Scattolin

 

Venezia - Dopo l’associazione zoofila anche l’Asl 12 vuole fare chiarezza sulla fine di Nice, il labrador del Nucleo cinofilo dei vigili del fuoco morto giovedì scorso. Il servizio veterinario dell’azienda sanitaria veneziana chiederà presto chiarimenti a Giorgio Panciera, il conduttore e proprietario del cane. E, intanto, spunta un altro esposto alla Procura.  «Nice era regolarmente iscritto all’anagrafe canina - fa sapere Giuseppe Carrara, responsabile del servizio veterinario dell’Asl 12 - Come ogni anagrafe (in quella dell’Asl 12 sono censiti circa 14mila animali) anche con i cani una volta che l’animale scompare va cancellato. Finora abbiamo seguito la vicenda dall’esterno, non siamo entrati nel merito. Ma quando il proprietario si presenterà per la cancellazione dell’iscrizione gli faremo qualche domanda».  Per il momento nessuna contestazione, dunque, da parte dell’Asl 12, nè commenti nel merito «dato che non siamo in possesso di alcun elemento». Il dottor Carrara, comunque, si sbilancia in una valutazione di metodo. «Forse sarebbe stato meglio, da parte del proprietario dell’animale, interessare da subito l’Istituto zooprofilattico delle tre Venezie» commenta il responsabile del Servizio veterinario.  Intanto, oltre a quello presentato da Cristina Romieri, portavoce dell’associazione vegetarina e zoofila, spunta un altro esposto alla Procura. Anche l’Enpa (ente nazionale protezione animali) chiede al tribunale di fare chiarezza sulla vicenda. Al magistrato è stato chiesto di disseppellire il corpo del labrador per effettuare un’autopsia da parte di un veterinario super partes. Un esame che superi quello già effettuato dal veterinario in nome e per conto del proprietario di Nice prima che la carcassa dell’animale venisse seppellita. I due esposti delle associazioni animaliste sono stati fatti sulla base di segnalazioni anonime, seppure definite «accurate e circostanziate» dagli estensori degli stessi. Nessun esposto, a quanto risulta, è stato inoltrato al comando provinciale dei vigili del fuoco. Neppure da parte di sedicenti persone a conoscenza dei fatti. Nessuna reazione nemmeno da parte dei vertici dei vigili del fuoco. Il comandante è in ferie e nessuno dei sostituti ha ritenuto opportuno prendere ufficialmente posizione sulla vicenda. Intanto il proprietario e addestratore di Nice, il labrador nero risultato decisivo in numerose operazioni dell’unità cinofila dei pompieri di Mestre (non ultima il salvataggio di Eleonora, la giovane rimasta sepolta per 42 ore sotto le macerie del terremoto de L’Aquila), si dichiara sgomento. Addolorato per la perdita del suo Nice («un cane che per me era molto più di un cane, e chi conosce lo sa») preferisce non commentare voci e dicerie di alcuni colleghi, tanto meno gli esposti. «Ho fatto tutto quello che dovevo fare, non mi rimprovero nulla» commenta Giorgio Panciera. E non manca chi, come Ferruccio Falconi, scrive al nostro giornale per stigmatizzare quella che definisce una «polemica zoofila e giornalistica per l’accertamento delle verità di quella morte certamente non voluta perchè i pompieri amano i cani anche nel ruolo di specifici loro collaboratori».


BIG HUNTER
2 SETTEMBRE 2009
 
Assolto l'allevatore accusato di maltrattamento. Ma i cani che fine hanno fatto?
 
Torna ad esercitare la propria lecita attività di allevatore Bernardo Tarchiani, grazie alla notifica della Guardia di Finanza di venerdì scorso in base alla sentenza del giudice Andrea Claudiani che ha ordinato il dissequestro dell'allevamento di segugi italiani del Tarchiani, nota in tutta Italia per gli ottimi requisiti di razza dei suoi esemplari.
L'allevatore, che ha ottenuto diversi riconoscimenti per la bellezza e la bravura dei suoi cani, ha subito un vero calvario dal 2007 quando su di lui cadde l'accusa di maltrattamento di animali e fu travolto dall'eccessiva enfasi mediatica, come spesso succede in questi casi. Pur riconoscendo che l'ambiente in cui i cani vivevano non era affatto impeccabile, l'allevatore ha respinto con forza la tesi dei maltrattamenti  “in effetti – dichiara Tarchiani alla redazione del sito Saturno Notizia -  le cucce, pur risultando funzionali allo scopo, non erano belle; che alcuni aspetti non erano proprio regolamentari e che anche l'ordine si potesse migliorare, ma i cani erano ugualmente accuditi con premura e affetto”.
Degli 82 cani al momento del sequestro, ne sono rientrati solo 39. La domanda ora è che fine hanno fatto gli altri 43 segugi? "Alcuni sono morti, altri dico che sono dispersi - risponde Tarchiani - non dimenticando che vi erano anche sei femmine gravide. Bene, quei cuccioli che aspettavano al momento del sequestro sono nati fuori Sansepolcro e non sono mai tornati nella loro "casa", per cui non saprei dire nemmeno quanti erano in totale, forse sui 150. Mi limito a ricordare che in un primo tempo i miei cani erano stati trasferiti a Modena; poi, in base alle morti accertate, abbiamo chiesto che venissero portati al canile rifugio di Todi. Con un altro risultato: in 50 giorni, deceduti altri 19 cani. Credo che ogni commento sia superfluo". Sulla distinzione fra manutenzione dell'ambiente in cui vivevano e cura degli animali verterà l'arringa del 23 ottobre a Sansepolcro, giorno in cui potrebbe essere emessa la sentenza.

SAVONA NEWS

2 SETTEMBRE 2009

 

Finale (SV): tre giovani ricci salvati da un'automobilista

 

Finale (SV) - Tre piccolissimi ricci sono stati raccolti da un'automobilista e consegnati alla protezione animali, dopo che hanno vegliato per diversi giorni la madre schiacciata da un’auto lungo la strada di Perti (Finale Ligure).I tre animaletti sono in cura presso una volontaria di Altare, specializzata nell'accudire giovani ricci orfani.
Nonostante lo stress dell'investimento e la mancanza di cibi per alcuni giorni, gli animaletti stanno bene e dopo aver passato l'inverno nel giardino protetto della Volontaria, in primavera saranno liberati in una zona adatta.


Animalieanimali

2 SETTEMBRE 2009

 

CAVALLI MORTI DI STENTI, UN DENUNCIATO
In Liguria.

 

Un “lager” per cavalli. Con filo spinato al posto delle recinzioni in legno, un malfunzionante dispositivo per la somministrazione di acqua. Senza una zona al coperto, impedendo quindi agli equini di ripararsi, ogni tanto, dal sole o dalla pioggia. E con poco, troppo poco cibo, rappresentato da un prato spelacchiato.
In queste condizioni vivevano 15 cavalli, in un appezzamento nelle vicinanze di Alpepiana, frazione di Rezzoaglio. Un terreno in uso a un quarantenne della zona, ora denunciato per maltrattamento di animali. Perché quella quindicina di capi è risultata essere malnutrita e disidratata. C’è di più: due cavalli sono morti di stenti, mercoledì scorso. La denuncia alla Procura della Repubblica di Chiavari è scattata dopo un sopralluogo, giovedì scorso, dei tecnici veterinari della Asl 4 Chiavarese. Un’ispezione a cui ha preso parte anche il sindaco di Rezzoaglio, Roberto Fontana.
«È apparso evidente che il manto erboso non era sufficiente a garantire una sufficiente quantità di foraggio all’intera mandria - hanno accertato i veterinari Asl - e si è constatato che tutti gli equini erano in cattivo stato di nutrizione. Per questo una relazione, contenente una notizia di reato nei confronti del proprietario, è stata inoltrata alla Procura».


L'ARENA GIORNALE DI VERONA
2 SETTEMBRE 2009
 
MALTRATTAMENTI. Denunciato il proprietario
Collari elettrici anti abbaiamenti Cani sequestrati
Scariche ogni volta che gli animali aprivano bocca
 
 
Vigasio (VR) - Aveva applicato ai due cani setter un collare elettrico in grado di provocare delle scariche una volta che i due animali abbaiavano.
Un fatto che rientra, a parere della Procura della Repubblica, nel reato di maltrattamenti di animali. E così due giorni fa, tre agenti del Corpo forestale dello Stato hanno sequestrato i setter ad A.D., 23 anni, residente a Vigasio, affidandoli agli animalisti della Lav che, a sua volta, li hanno trasferiti nel rifugio «San Francesco» di Villafontana. Ora il giovane, proprietario dei due setter, dovrà affrontare l’inchiesta della magistratura alla quale chiederà con ogni probabilità il dissequestro degli animali.
L’inchiesta è partita su denuncia degli animalisti della Lega antivivisezione che segnalavano la presenza di questi due cani con i collari elettrici, acquistati in un’armeria della provincia di Verona. Questi strumenti, a parere dei denuncianti, rappresentano una tortura per i migliori amici dell’uomo: «L’ utilizzo di queste apparecchiature è giustamente vietato dalla legge poiché le violente scariche elettriche, provocate dall’abbaiare del cane, ingenerano nell’animale paura, dolore e sofferenza», afferma Lorenza Zanaboni, responsabile della Lav di Verona. Che aggiunge: «Purtroppo tale pratica crudele è molto diffusa ed è agevolata dal paradosso normativo che ne punisce l’uso ma ne consente la vendita».
Anche la Cassazione, d’altro canto, ha sottolineato in una sentenza dell’aprile 2007 che il collare elettrico rappresenta «un congegno che causa al cane un’inutile e sadica sofferenza». Spesso i cani che hanno portato il collare elettrico «quando ne vengono liberati», riporta la nota della Lav, «sono condizionati a tal punto che benché sollecitati ad abbaiare, aprono le fauci senza emettere alcun vocalizzo».
Il giovane proprietario degli animali si è difeso sostenendo che non conosceva la legge che vieta l’utilizzo dei collari elettrici. La Lav, infine, invita i cittadini a segnalare alle forze dell’ordine o alle associazioni animaliste la presenza di cani con collare elettrico.GP.CH.

Animalieanimali

2 SETTEMBRE 2009

 

CFS SEQUESTRA DUE CANI DA CACCIA CON COLLARE ELETTRICO

Su istanza della Lav nel veronese, animali affidati

 

Nel pomeriggio di lunedì 31 agosto tre agenti del Corpo Forestale dello Stato sono intervenuti a Vigasio, a seguito di denuncia inoltrata dalla LAV, per porre sotto sequestro due cani setter al collo dei quali era stato applicato un collare elettrico. Il proprietario degli animali, che si è dichiarato ignaro circa l’illegalità dell’uso di questi strumenti, aveva comprato i collari antiabbaio in un’armeria della provincia di Verona.
“L’ utilizzo di tali apparecchiature è giustamente vietato dalla legge poiché le violente scariche elettriche, provocate dall’abbaio del cane, ingenerano nell’animale paura, dolore e sofferenza, tanto da comprometterne in maniera significativa l’equilibrio psicofisico” - dice Lorenza Zanaboni, Responsabile della sede LAV di Verona - “Purtroppo tale pratica cruenta è molto diffusa, sicuramente agevolata dal paradosso normativo che ne punisce l’uso ma ne consente la vendita.”Molto spesso i cani che per qualche tempo hanno portato il collare elettrico, quando ne vengono liberati sono condizionati ed intimoriti a tal punto che, benché sollecitati ad abbaiare, aprono le fauci senza emettere alcun vocalizzo.
La LAV invita i cittadini a segnalare alle Forze dell’Ordine o alle associazioni animaliste la presenza di cani con collare elettrico. Quest’ultimo è facilmente individuabile perché è costituito da una stringa cui è legata una scatoletta in plastica di pochi centimetri che aderisce al collo dell’animale.
I due cani sequestrati sono stati affidati alla LAV e portati presso il rifugio S. Francesco di Villafontana.


TUSCIA WEB
2 SETTEMBRE 2009
 
Corpo forestale - Sequestrati gli esemplari uccisi e i fucili dei due cacciator
ABBATTONO TORTORE PROTETTE DENUNCIATI
 
           
 
Viterbo - Due cacciatori viterbesi di circa cinquant'anni sono stati denunciati a piede libero dagli uomini del corpo forestale della stazione di Viterbo. I due, approfittando della pre-apertura della stagione venatoria, sono andati a caccia di tortore in località Monterazzano. Ma invece della Streptopelia Turtur, uccello migratore che è consentito cacciare, hanno abbattuto quattro esemplari di Streptopelia Decaocto, una specie protetta che vive in città.Gli uomini del corpo forestale li hanno colti sul fatto e denunciati."A volte può succedere che non si conosca la differenza tra i due animali - dice Paolo Bellapadrona, comandante della stazione viterbese del corpo forestale -. Ma spesso i cacciatori fingono di non sapere che la Streptopelia Decaocto è protetta, e la abbattono lo stesso".Oltre a denunciare in stato di libertà i due cacciatori, la forestale ha sequestrato i loro fucili e gli esemplari di tortora abbattuti.

GREEN REPORT
2 SETTEMBRE 2009
 
Il colpo di Stato fa male ai lemuri del Madagascar, non a bracconieri e industrie del legname
 
 
LIVORNO. I lemuri sarebbero in grande pericolo: in Madagascar la crisi economica e politica che paralizza il Paese si è tradotta in una recrudescenza della caccia di frodo di questi primati. A rilanciare l'allarme è  il quotidiano di Antananarivo L'Express de Madagascar: «L'impatto ambientale della crisi socio-politica colpisce anche la biodiversità. Il fenomeno dell'abbattimento illecito dei lemuri costituisce attualmente una delle peggiori forme della crisi. Una forte intensificazione della caccia è stata registrata in diversi parchi e riserve nazionali come Masoala, Marojejy, Maroantsetra, Ankarafantsika, Isalo, Bemaraha ed altre».L'aumento della caccia di frodo ai lemuri è molto preoccupante anche per Conservation International (Ci) che già il 20 agosto in un comunicato sottolineava  come «La biodiversità propria del Madagascar è alterata da un degrado scandaloso prodotto da bande criminali che approfittano della disgregazione dell'ordine pubblico dopo il recente colpo di Stato. L'ultimo scandalo, all'origine del massacro degli animali, riguarda il commercio dei lemuri che sono venduti come cacciagione ai proprietari dei ristoranti».Conservation International ha lanciato un appello alla comunità internazionale per chiedere un aiuto urgente per proter ggere la fauna e la flora malgasce ed ha avviato un'indagine sul campo che ha verificato che una catastrofe ecologica, con l'estinzione dei lemuri in gran parte del Madagascar, potrebbe essere vicina. Secondo quanto ha detto a L'Express de Madagascar da Tovonanahary Rasolofoharivelo, un primatologo che segue la situazione per conto di Conservation International, «La recente ricerca sul terreno nel corridor Mantadia-Zahamena, con l'obiettivo di ricercare nuove specie, si è rivelata inquietante. Dopo aver fatto molti chilometri non abbiamo ancora trovato dei lemuri».Se non verranno prese misure di salvaguardia e repressione urgenti l'estinzione delle specie più minacciate di queste proscimmie, come il vari rosso (Varecia rubra) che vive a Masoala, o del sifaka candido (Propithecus candidus) ancora presente a Marojejy, rischia di diventare incontenibile.Dopo il colpo di Stato la Banca mondiale e gli Usa hanno congelato i fondi destinati alla salvaguardia della natura ed allo sviluppo per il Madagascar, paralizzando di fatto le attività di repressione dei guardiaparco e dando il via libera ai bracconieri. Una situazione che le autorità locali per le acque e le foreste fanno finta di non vedere e di essere all'oscuro delle recrudescenza del bracconaggio. L'Express de Madagascar riporta le parole di un alto responsabile del dipartimento  Eaux et fôrets nella regione di Sava: «Attendiamo notizie provenienti da nostri collaboratori, così come quelle del  Madagascar national parks (Mnp) ».Intanto la radio locale malgascia di Maroantsetra ha dato con grande rilievo la notizia di un attacco ad un agente del Mnp da parte di abbattitori illeciti di foresta che gli hanno spezzato tutte e due le gambe. FléauxProprio il taglio illecito degli alberi, in particolare nel nord-est della grande isola africana, è l'altro corno del dramma dei lemuri: in aree protette come Masoala praticamente i guardiaoparco non sono più presenti sul territorio e la foresta sparisce sotto le motoseghe indisturbate di ben organizzate bande di boscaioli che riforniscono soprattutto imprese internazionali che se ne fregano di blocchi economici e sanzioni. Quell che si sta creando è un'esplosiva miscela tra la povertà e la caccia di frodo e il taglio di legname di "necessità" e le lucrose attività criminali che si sviluppano a spese di un ambiente unico e non disdegnano di utilizzare metodi mafiosi-terroristici. Secondo quanto dice al giornale di Antananarivo un guardiaparco, «Gli sfruttatori illeciti di legname sono armati e ci hanno minacciato di morte se continueremo a disturbarli. Il loro numero cresce di giorno in giorno», e di giorno in giorno sparisce un altro pezzo dell'habitat dei lemuri.Tovonanahary Rasolofoharivelo sottolinea che «Questi due flagelli combinati colpiscono naturalmente il futuro della biodiversità del Madagascar. Fino ad ora nessuno ha piantato alberi. Sono i lemuri che assicurano la sopravvivenza delle nostre foreste, piantando alberi spostandosi da un luogo ad un altro. Inoltre, questo habitat naturale dei lemuri che è la foresta gioca in più un grande ruolo per quel che riguarda il cambiamento climatico. Le nostre foreste contribuiscono alla lotta per la riduzione delle emissioni di CO2».

SAVONA NEWS

2 SETTEMBRE 2009

 

Borghetto (SV): chiarito il giallo delle anatre morte

 

Borghetto (SV) - E’ giunto nei giorni scorso a palazzo comunale la comunicazione dell’ASL n° 2 Savonese – Dipartimento di prevenzione sanità animale e igiene degli allevamenti – con la quale sono stati trasmessi i verbali di prelievo e i corrispondenti rapporti di prova delle cause di morte di carcasse di germano reale (Anas platyrhyncos), prelevate in data 27 e 29 luglio presso la foce del torrente Varatella di questo Comune. Il motivo sospettato della morte degli animali, fin dal primo momento diagnosticato nel “Botulismo aviare”, ha trovato conferma negli esami di laboratorio svolti presso l’Istituto Superiore di Sanità. Gli elementi anamnestici, la sintomatologia rilevati e, soprattutto, la positività alla ricerca della tossina botulinica, hanno confermato che la moria di anatidi verificatisi in quell’occasione, alla foce del torrente Varatella, sia da ascrivere effettivamente a Botulismo aviare. Tale microbo, che rappresenta una delle principali cause di morte negli uccelli acquatici, è una forma di avvelenamento che colpisce gli uccelli, selvatici e domestici, causata da una tossina prodotta dal batterio Closrtidium botulinum; il botulismo non è una malattia trasmissibile né una tossinfezione e non rappresenta un pericolo per la salute pubblica.
Il Closrtidium botulinum è un comune batterio della putrefazione, ampiamente diffuso in natura e normalmente presente in tutti i terreni, per il cui sviluppo sono necessarie alcune condizioni come quelle presenti nei giorni della morte delle anatre.
Sono state pertanto chiarite tutte le perplessità e le ipotesi della tanto temuta influenza aviaria, che aveva provocato, in altri paesi europei, vittime umane, che aveva creato molto allarmismo anche nella nostra città a seguito del ritrovamento dei volatili morti e che qualcuno aveva ipotizzato essere la causa del decesso.
L’ipotesi era stata comunque scortata sin dal momento del ritrovamento delle prime carcasse di animale.
L’Amministrazione comunale si è subito attivata analizzando tutte le soluzioni possibili per evitare ulteriori problematiche e risolvere gli inconvenienti oltre ad adottare misure che intervenissero a modificare le condizioni ambientali che favoriscono la germinazione e la moltiplicazione batteria realizzando interventi tecnici per favorire il ricambio d’acqua e quindi ridurre la temperatura e aumentare la sua profondità nella zona della foce oltre al prosciugamento, a monte, di alcune aree interessate ai ristagni). Sono stati altresì elaborate e messe in pratica ulteriori strategie per prevenire la diffusione del botulismo in particolare eliminando il materiale vegetale accumulato lungo le rive dei corsi d’acqua e degli uccelli acquatici morti prima della formazione della tossina.


TRENTINO

2 SETTEMBRE 2009

 

Sul lama il carico del trekking

 

VALLE DI FASSA (TN). C’è chi il giro delle Dolomiti lo fa in auto o in moto. I più volenterosi intraprendono un trekking da rifugio a rifugio superando dislivelli di tutto rispetto.  Non mancano gli emulatori delle grandi glorie del pedale che affrontano in bici le gravose salite dei passi. Qualcuno di buona memoria ricorda anche qualche appassionato di equitazione, ma non si erano mai visti i lama. Sì, proprio questi animali andini, sono stati utilizzati da due simpatici escursionisti germanici per girare le Dolomiti.  Gli animali, adoperati al posto dei cavalli, dei buoi e delle pecore nella regione andina, hanno dato prova della loro nota resistenza alla fatica anche tra le crode dolomitiche. Ed è scattata la curiosità di chi li ha visti.


LIBERO
2 SETTEMBRE 2009
 
Pompiere cattura un pitone da 90 chili Aveva in corpo una pecora incinta
 
 
Singolare preda catturata da un pompiere. Malaysia, nella foto un pitone siede sulla strada dopo aver inghiottito una pecora incinta nel villaggio di Kampung Jabor, circa 200 km a est di Kuala Lumpur. Il rettile di sei metri, che pesa 90 chili, era troppo gonfio per muoversi e si è reso facile preda per la cattura da parte di un pompiere.

LEGGO

2 SETTEMBRE 2009

 

TORERO INGLESE TORNA A 67 ANNI: "NON HO PAURA"

 

Ha quattro bypass e una protesi al ginocchio, ma per due tori di 500 chili non c'è stato nulla da fare: alla venerabile età di 67 anni, Frank Evans, in arte 'El Ingles' ha fatto ritorno alla plaza de toros ed è più in forma che mai. Nonno di cinque nipotini, l'unico matador britannico ha preso parte ieri ad una corrida a Benalmadena, sulla Costa del Sol, per la prima volta dopo una pausa di quattro anni, riportando soltanto qualche graffio. «Sono tornato a fare il matador professionista - ha raccontato l'uomo al Times - l'unica cosa che mi può fermare è la vecchiaia». Figlio di un macellaio di Salford, Evans a 22 anni aveva lasciato il Regno Unito per Valencia, dove aveva frequentato una scuola per toreri. «Il padrone della scuola mi diceva che ero pazzo, non si era mai sentito di un inglese addestrato a combattere contro i tori. Mi aveva detto di tornarmene a casa, ma io mi sono rifiutato», ha raccontato. Dopo aver lavorato in Francia come torero per tre anni e avendo difficoltà a guadagnarsi da vivere con la sua pericolosa occupazione, Evans nel 1969 era tornato a Salford, si era sposato e aveva messo su famiglia. Nel 1979 il ritorno in Spagna e nel 1991 il suo ingresso nella categoria più alta delle corride, quella dove i tori superano i 500 chili. Nel 2005 però a causa di una grave artrite al ginocchio, Evans era stato costretto a ritirarsi e a farsi operare. Proprio quando stava per tornare a esibirsi, nel 2007 gli erano stati diagnosticati dei problemi al cuore. «Avevo bisogno di quattro bypass. Sebbene mi abbiano salvato la vita, quando ho lasciato l'ospedale ero così debole che soltanto a lavarmi i denti mi stancavo», ha detto. Il suo sogno di tornare sulla plaza de toros gli ha dato la forza di rimettersi in sesto. Per allenarsi, racconta, colpiva con la spada un carrello della spesa pieno di paglia. E ieri, finalmente, il suo trionfale ritorno. «È stata dura, perchè si viene colpiti di continuo. Ma non avevo paura. Avrò anche 67 anni e sarò pure un nonno, ma mi sento più in forma di un 40enne», ha detto.


FOTO

http://www.leggonline.it/fotogallery.php?id_fg=6173&id_news=26614


ALTO ADIGE

2 SETTEMBRE 2009

 

Travolto e incornato dal suo toro

 

di Massimiliano Bona

 

VIPITENO (BZ). Travolto e incornato da un toro di 1.000 chili mentre sistemava il fieno davanti al suo maso. Un contadino di 60 anni di Mareta, frazione di Racines, si è procurato diverse fratture alle gambe e un trauma toracico. Il figlio l’ha soccorso e ha chiamato il 118.  L’incidente si è verificato lunedì sera, poco dopo le 19, a maso Haberle. L’agricoltore - le cui iniziali sono R.M. - come aveva fatto molte altre volte stava girando il fieno per i suoi animali, quando - per cause ancora in via di accertamento - è stato travolto e incornato dal suo toro, un bovino di cinque anni che pesa poco più di una tonnellata.  L’animale, come hanno spiegato ieri i carabinieri della stazione di Racines, è stato probabilmente distratto o infastidito da un rumore ed è diventato nervoso. In precedenza - ha spiegato il maresciallo Aniello Palomba, intervenuto due ore dopo l’accaduto - il toro, a detta degli stessi proprietari (che non intendono in ogni caso sopprimerlo) non aveva mai dato segnali di irrequietezza.  Lunedì sera, mentre stava pascolando, ha preso di mira il suo padrone e l’ha centrato da dietro, senza dargli nemmeno il tempo di reagire. Il contadino è finito a terra ed ha cercato vanamente di mettersi in salvo. In base alla prima ricostruzione dei fatti pare abbia anche tentato di scappare, ma è caduto pochi metri più avanti. Si ipotizza che l’uomo abbia anche perso conoscenza per qualche istante. Di lì a poco è stato provvidenziale l’intervento del figlio, che è riuscito a tranquillizzare l’animale. Subito dopo è andato incontro al genitore ed ha allertato la centrale d’emergenza 118 azionando la macchina dei soccorsi. Inizialmente l’infortunio non sembrava così grave, tanto che non sono nemmeno stati allertati i carabinieri della vicina stazione di Racines.  Nel breve volgere di alcuni minuti sono arrivati sul posto, nella parte alta del Comune di Racines, i volontari della Croce Bianca di Vipiteno e il medico d’urgenza. Il contadino è stato medicato sul posto e trasportato, quindi, d’urgenza all’ospedale di Bressanone per diverse fratture alle gambe ed un trauma toracico. I medici lo hanno soccorso in tempo e sono riusciti a rassicurare i familiari. Nel frattempo i militari dell’Arma, guidati dal maresciallo Aniello Palomba, hanno raggiunto maso Haberle, dove hanno cercato di ricostruire l’incidente. Ai carabinieri è stato dato il numero di matricola del toro, che ad un sommario controllo è risultato essere regolarmente registrato e di proprietà dell’agricoltore. Ciò significa - hanno spiegato ieri mattina i militari dell’Arma - che non vi saranno denunce. Il contadino, adesso, è fuori pericolo, ma per guarire e rimettersi completamente avrà bisogno di alcune settimane.


IL GAZZTTINO

2 SETTEMBRE 2009

 

Anche l’agopuntura per la paralisi del pangolino

 

Il dottor Oh Soon Hock tratta questo pangolino con l’agopuntura per cercare di rimediare alla paralisi degli arti posteriori nello zoo di Singapore dove si trova un a clinica per la cura e le ricerche sugli animali selvaggi. Il dottor Hock è noto per per i suoi trattamenti sugli animali per con la medicina tradizionale cinese che si basa sull'agopuntura combinata con la moderne ricerche scientifrico-mediche. Nel centro medico per animali dello zoo di Singapore col dottor Oh lavora un team di una decina di persone che devono prendersi cura dei circa 4 mila animali che vivono nello zoo. Il centro ha un sistema di apparati medici e scientifici che è costato 1.75 milioni di euro, incluso un sistema per i raggi X, macchine per ultrasuoni e sale operatorie. Il team interviene normalmente ogni settimana su 120 casi di animali "malati", compie una dozzina di anestesie (come per tagliare le unghie alle tigri) e cinque interventi chirurgici. Il pangolino ha il corpo ricoperto da scaglie cornee costituite di cheratina (la sostanza delle nostre unghie) che, sovrapponendosi l'una all'altra, vanno a formare una sorta di "corazza a piastre". Se spaventato si appallottola. Le scaglie della coda sono affilate come un’arma.


CORRIERE DI SIENA

2 SETTEMBRE 2009

 

Manca una tomba per Fido

Il Comune ha comunque intenzione di soddisfare questa richiesta. Non esiste un cimitero per gli animali, nonostante i solleciti.

 

SIENA - Anche Fido ha diritto ad una degna sepoltura. E magari il bosco o il giardino possono risultare soluzioni troppo spartane per chi ama applicare all’animale domestico il culto riservato ai defunti. Insomma, a Siena non esiste un cimitero per gli animali e in molti lo reclamano. L’argomento del resto è già stato sollecitato tempo fa in consiglio comunale dal riformista Marco Fedi. E ora torna di attualità. Dal Comune ci fanno sapere che “la sepoltura degli animali da compagnia rappresenta una possibile linea di sviluppo che l'amministrazione comunale valuterà prossimamente. Ad oggi, però non esistono in città strutture comunali adibite a questa funzione”. Incenerimento E' invece attivo il servizio di incenerimento degli animali che si dividono in tre categorie: animali da reddito (vacche, pecore, ecc.) In questo caso lo smaltimento è a carico del proprietario dell'animale (aziende agricole in particolare) che si raccorda con il Servizio Veterinario dell'Usl per il corretto smaltimento della carcassa. In virtù delle recenti problematiche legate a malattie infettive trasmissibili dagli animali la pratica dell'incenerimento è diventata obbligatoria. Animali da affezione (cani, gatti). Nel caso di cane, il proprietario dell'animale deceduto è tenuto a comunicare il decesso all'anagrafe canina della Usl, per provvedere alla cancellazione dal registro. Successivamente il proprietario è tenuto a trasportare l'animale presso l'Autoparco del Comune di Siena (Strada di Pescaia 1) munito di apposito certificato di cancellazione dal registro. Qui gli animali vengono raccolti in apposite celle frigorifero e poi consegnate ad una ditta specializzata (la ditta Savini di Acquaviva di Montepulciano) che si occupa del trasporto presso un inceneritore autorizzato. L'incenerimento degli animali da affezione ha un costo di 25,32 euro a carico del proprietario. Animali selvatici (selvaggina). Il Comune si occupa della raccolta delle carcasse degli animali deceduti sulle strade comunali su autorizzazione del Servizio Veterinario della Usl. Anche in questo caso gli animali vengono conservati in apposite celle frigorifero in attesa di essere consegnati alla ditta specializzata. Un apposito formulario certifica successivamente lo smaltimento dell'animale tramite inceneritore. Casina degli animali Nel luglio 2008 è stata inaugurata la "Casina degli animali", un polo unico pensato per controllare e tutelare la popolazione felina e canina del territorio comunale, sottoporla ai necessari trattamenti veterinari e quindi prevenire il fenomeno del randagismo. Il centro, presente in via Ugolino di Vieri, è stato finanziato dal Comune con la partecipazione della Fondazione Mps ed è gestito dall'Azienda Usl 7 Sanità Pubblica Veterinaria in collaborazione con l'Associazione Onlus "A.mici Miei". In questi locali vengono realizzati tutti gli adempimenti previsti dalla normativa regionale in materia di tutela dell'anagrafe felina (trattamento profilattico obbligatorio e sterilizzazione chirurgica) e canina (inserimento del microchip e tenuta dei registri). Gli operatori della "Casina degli animali" sono inoltre impegnati nell'assistenza sanitaria e chirurgica agli animali ammalati, randagi o vittime di incidenti. Regolamento per la tutela degli animali Il consiglio comunale ha approvato lo scorso luglio il regolamento per la tutela degli animali (in particolare da affezione) circa la loro tenuta e conduzione. Ciò conferma la costante attenzione dell'amministrazione comunale nei confronti della tutela e il rispetto degli animali.


ROMAGNA OGGI

2 SETTEMBRE 2009

 

Tartarughe, la Forestale: "Tuteliamo gli animali e gli operatori onesti"

 

CESENA (FC) - Tartarughe Beach, nuovo capitolo. A parlare questa volta è il Comandante Regionale del CFS, Giuseppe Giove: "Vorrei solo stigmatizzare il corretto operato degli uomini e delle donne della Forestale e precisare i veri termini della questione. I controlli sono stati attivati al fine di tutelare le specie protette e rare, minacciate di estinzione ma anche gli operatori onesti del settore". In tutto rilevate 13 infrazioni e sequestrate 23 tartarughe, di cui 2 rarissime.

"Al Corpo Forestale - dichiara Giove - quale Corpo di Polizia dello Stato sono attribuiti compiti di polizia amministrativa oltre che di polizia giudiziaria, con particolare riferimento all'ambiente ed alla specie animali e vegetali protette. In tale contesto durante la manifestazione Tartarughe Beach tenutasi a Cesena il 29 e 30 di agosto, sono stati attivati i dovuti controlli al fine di tutelare le specie protette e rare minacciate di estinzione, l'ambiente, i cittadini e gli operatori onesti del settore. Con correttezza e con rispetto di persone e di organizzatori, sono stati effettuati discreti controlli onde evitare problemi alla manifestazione che si è infatti regolarmente svolta con la presenza di un pubblico numeroso".

"In tale contesto - prosegue - è stata svolta azione di vigilanza che ha condotto a significativi risultati operativi: 13 infrazioni contestate di cui 12 penali ed 1 amministrativa, 8 soggetti deferiti all'Autorità Giudiziaria, 23 sequestri di cui 2 inerenti esemplari rarissimi di Geochelona radiata del valore stimato di oltre 4.000 euro rinvenute all'interno della fiera e 21 tartarughe sequestrate all'esterno del piazzale antistante, ove sono stati identificati alcuni soggetti."

Tali operazioni - dichiara ancora Giuseppe Giove - sono state condotte con professionalità e rispetto dei soggetti da parte della polizia giudiziaria del CFS che le ha compiute. Senza entrare nel merito dell'attività investigativa svolta dai reparti dipendenti, si può comunque asserire che l'esigenza del controllo è scaturita oltre che dagli obblighi di legge, dalle necessità di evitare che manifestazioni di così vasta eco, possano essere ritenute da operatori senza scrupoli, occasioni per poter porre in essere traffici illeciti di specie in via di estinzione con consequenziali profitti illeciti"

"E' del resto noto in generale l'attenzione che il Corpo Forestale pone a livello nazionale nel controllo del settore relativo alle specie in via di estinzione, atteso che secondo il rapporto ecomafia di Legambiente, il traffico internazionale di specie animali e vegetali ammonta a circa 25 miliardi di euro di cui 7-8 miliardi sono il giro d'affari illegali, aumentando a livello globale le specie a rischio di estinzione"."Si ritiene pertanto - conclude il Comandante Regionale del CFS - che quanto pubblicato sugli organi di stampa, su eventuale indicazione degli organizzatori della manifestazione Tartarughe Beach 2009, non rispecchi assolutamente il reale operato del Corpo Forestale dello Stato. Si coglie l'occasione per ribadire che il CFS, quale Corpo di polizia al servizio del cittadino e delle istituzioni, nella circostanza ha operato in forza delle norme vigenti e dei doveri scaturenti da tali norme. Come sempre è stato e come sempre sarà il CFS è ben lieto di avvalersi delle collaborazioni di cittadini ed associazioni che , al fine di perseguire principi di trasparenza e legalità, vorranno dare contributi positivi e non pretestuosi."


CITTA' DELLA SPEZIA

2 SETTEMBRE 2009

 

Operazione antibracconaggio della Polizia Faunistica: due denunce

 

La Spezia. I servizi antibracconaggio predisposti dalla Sezione Faunistica della Polizia Provinciale e coordinati dal responsabile della sezione Commissario Capo Fernando Paciolla, al fine di tutelare maggiormente la fauna selvatica, hanno portato nei giorni scorsi alla denuncia di due persone nella zona di Casano di Ortonovo.
Gli Agenti della Polizia Faunistica hanno riscontrato che i due hanno violato l'art. 18 della Legge 157/92 che stabilisce le 'Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio'. L'art 18 in particolare regola l?esercizio di caccia nel periodo di divieto generale intercorrente tra la data di chiusura e la data di apertura.Nel corso dell'azione sono stati sequestrati 1 fucile da caccia semiautomatico calibro 12, 1 carabina calibro 30.06, 1 caricatore, 5 cartucce calibro 30.06, 1 visore notturno completo di slitta e attacchi compatibili per il montaggio della carabina.


CORRIERE DI RIETI

2 SETTEMBRE 2009

 

I cacciatori rispettino il territorio

L’invito dell’assessore Pastorelli rivolto anche ai 600 che giungeranno dalle province di Terni e Roma. Cinquemila doppiette reatine pronte a sparare dalle prime ore di oggi.

 

RIETI - Cinquemilaseicento cacciatori pronti a sparare dalle prime ore della giornata nel territorio reatino. E’ la previsione numerica delle doppiette che oggi si daranno appuntamento nelle campagne e nelle montagne della provincia per la preapertura della stagione venatoria. Il dato somma i cacciatori reatini e quelli provenienti, per lo più, dalle province di Roma e Terni. “Prevediamo l’arrivo di 5mila 500 e più cacciatori - stima l’assessore provinciale Oreste Pastorelli -, 5mila dei quali reatini e 600 circa da fuori”. Con la preapertura della stagione arriva l’appello al rispetto delle regole, da parte dello stesso assessore: “E’ un invito rivolto ai cacciatori, affinché nell’esercizio dell’attività venatoria osservino le regole preposte al rispetto delle altre categorie, gli agricoltori per esempio, e del territorio, patrimonio di tutti. Mi auguro anzi che le diverse categorie operino in sinergia a tutela del nostro patrimonio naturalistico”. La preapertura della stagione venatoria, nel Lazio (così come in altre dodici regioni italiane), permetterà alle doppiette di poter sparare prima dell’avvio ufficiale della stagione di caccia, prevista per la terza domenica di settembre. E le polemiche, come al solito, non mancano. Le associazioni ambientaliste accusano infatti la Regione di aver “regalato” ai cacciatori due giorni in più: esse contestano, in particolare, il decreto 529 del 4 agosto scorso con cui la Regione ha concesso in deroga due giornate di esercizio venatorio da appostamento fisso o temporaneo alla tortora, cornacchia grigia, gazza e ghiandaia. “Queste concessioni - afferma Massimo Vitturi, responsabile nazionale Fauna selvatica della Lav - sono veri regali elargiti dal presidente Marrazzo e dall’assessore Valentini ai cacciatori, di cui la fauna selvatica del Lazio, anche quest’anno stremata dagli incendi estivi, non aveva proprio bisogno”. Tra la fine di agosto e i primi di settembre, contestano le associazioni ambientaliste, gli animali si trovano in “condizioni di particolare criticità e vulnerabilità in quanto al termine della stagione riproduttiva e, in alcuni casi, in procinto di completare l’accrescimento dei giovani”. Motivi per i quali la legge nazionale stabilisce la normale apertura della caccia dalla terza domenica di settembre. “La legge - ricordano gli ambientalisti - permette alle Regioni di anticipare l’apertura della caccia dal primo settembre, ma a rigorose condizioni cui si dovrebbe ricorrere solo in situazioni eccezionali”. Un recentissimo sondaggio promosso dalle associazioni ambientaliste ha evidenziato che il 91% dell’opinione pubblica è contrario alla caccia nei parchi e il 94% ai fucili in mano ai minorenni. Dati che proseguono la linea del sondaggio del 2004 di Enpa-Eurisko, secondo cui il 74% dell’opinione pubblica riteneva che l’attività venatoria dovesse essere cancellata definitivamente.


IL SECOLO XIX

2 SETTEMBRE 2009

 

Vigneti a rischio cinghiali? Una telefonata ai cacciatori

La Provincia autorizza battute di caccia supplementari per salvare l’uva

 

Provincia di Alessandria - Per proteggere i vigneti e salvare l’uva, battute straordinarie contro i cinghiali: in Provincia di Alessandria è stato attivato un tavolo tecnico. Il problema è rilevante anche se il numero di ungulati nell’Ovadese ha subito una diminuzione a causa dell’inverno freddissimo, la presenza di una coltre nevosa alta e persistente nel tempo con le difficoltà di nutrimento: parecchi capi sono stati rivenuti morti per fame.

Ora, agricoltori e vignaioli che hanno o temono problemi di invasione e distruzione dei vigneti e del raccolto, possono rivolgersi al Comune di spettanza e segnalare il caso. L’ente locale provvederà ad attivare l’Atc, Ambito territoriale di caccia, che organizzerà battute ad hoc. «Ultimamente - spiega l’assessore provinciale all’Ambiente Lino Rava che assieme a quello alla Caccia e Pesca Giancarlo Caldone ha promosso il tavolo - le segnalazioni di agricoltori e cittadini circa la presenza di cinghiali nelle aree agricole, vitivinicole ed anche urbane, sono numerose. Pertanto, su sollecitazione delle associazioni agricole (Coldiretti, Confagricoltura CIA), associazioni venatorie (Federcaccia, Arci Caccia, Libera Caccia, Enal Caccia), oltre agli Atc 1-2-3-4, si è deciso di concertare le attività connesse alla grave criticità della consistenza numerica dei cinghiali».


LA PROVINCIA PAVESE

2 SETTEMBRE 2009

 

Colture a rischio per le nutrie

 

Umberto De Agostino

 

PAVIA. Nutrie, cornacchie e cinghiali stanno mettendo a rischio le coltivazioni di tutta la provincia di Pavia. Gli agricoltori denunciano perdite del raccolto che, in alcuni casi, sfiorano il 10% e chiedono sempre più spesso l’intervento delle guardie ecologiche volontarie della Provincia, autorizzate ad abbattere gli animali che distruggono le rive dei fossi e rovinano i prodotti agricoli.  Non c’è zona che si salvi: Pavese, Lomellina e Oltrepo sono invasi da nutrie, cinghiali e cornacchie. Cristiano Lucchini è un risicoltore che opera nella zona fra Certosa, Marcignago e Vellezzo: nei giorni scorsi ha dovuto interrompere l’irrigazione delle risaie in asciutta a causa dell’intervento di un branco di nutrie. «Hanno aperto un buco in un canale che portava l’acqua sui miei terreni e così, da circa 15 giorni, non posso più irrigare le risaie che coltivo con il metodo dell’asciutta - spiega il risicoltore pavese -. E c’è da dire che il canale preso di mira da questi roditori è fatto di sasso con i muri di mattoni: eppure sono riuscite a scavare un buco tanto grande da far uscire l’acqua destinata ai campi».  Questo mammifero, che vive in stretto rapporto con l’acqua e che si ritrova generalmente in vicinanza di ambienti palustri, canali, fiumi e stagni, è ormai da anni l’incubo degli agricoltori delle zone irrigue a nord del Po. Quello di Lucchini non è per nulla un caso isolato: sono decine, se non centinaia, le aziende agricole che ogni estate devono fare i conti con questo roditore originario dell’America meridionale e trasferito in Italia per motivi commerciali. In Lomellina, oltre alla nutria, gli imprenditori agricoli devono fronteggiare anche il cinghiale. E’ quanto sta facendo Franco Bolognini a Garlasco.  La sua azienda si trova nella valle del Vignolo, a pochi passi da una zona di caccia libera e da un’oasi gestita dalla Lipu. «Quando i cinghiali sentono le prime scoppiettate si spaventano e scappano all’esterno della zona destinata all’attività venatoria: in questa stagione io ho perso circa cinque quintali di piselli, coltivati su cinque pertiche di terreno», racconta l’agricoltore di Garlasco. Sullo stesso terreno, situato nell’area del Vignolo, l’anno scorso Bolognini aveva piantato il mais e anche allora gli ungulati avevano fatto scempio delle piante.  Non si salva nemmeno l’Oltrepo. A Silvano Pietro Augusto Curti coltiva pomodori, che nelle ultime settimane sono stati attaccati da stormi di cornacchie. «Il danno non è rappresentato solo dal buco scavato dagli uccelli, ma anche dal fatto che il pomodoro marcisce se cresce vicino a un altro bucato».


IL TEMPO

2 SETTEMBRE 2009

 

Segnalati casi sospetti a Roccaraso

Scatta l'allarme brucellosi in alcuni allevamenti abbattuti diversi animali

Claudia Sette

 

ROCCARASO (AQ) -  Casi sospetti di brucellosi in alcuni allevamenti di Roccaraso

A seguito di indagini compiute dagli agenti del Corpo Forestale di Roccaraso, coordinati dall'ispettore Franco Di Bartolomeo e in collaborazione con il servizio veterinario della Asl, è stato disposto l'abbattimento di circa quindici mucche facenti parte di un allevamento locale. I capi di bestiame infatti, sono risultati essere infetti anche se si dovranno attendere circa dieci giorni per conoscere i risultati esatti dell'epidemia che ha colpito gli animali. L'ipotesi più accreditata comunque sembra essere proprio quella della brucellosi, ipotesi che ha fatto scattare una serie di controlli anche presso altre attività del posto. In alcuni degli allevamenti ispezionati, inoltre, le mucche sono state messe in quarantena, cioè in totale isolamento, in attesa dei risultati delle analisi da parte della Asl, mentre per quanto riguarda l'allevamento sottoposto ad abbattimento è stata disposta la totale sterilizzazione della stalla prima della reintroduzione di altri capi di bestiame.


MESSAGGERO VENETO

2 SETTEMBRE 2009

 

Rabbia, 52 mila esche per fermarla

 

Maura Delle Case

 

SAN DANIELE (UD). Con una massiccia campagna di vaccinazioni, la terza dall’inizio dell’anno, la Regione cercherà di dare il colpo di grazia al dilagare della rabbia i cui casi accertati, fino a oggi, ammontano a 24. Tra sabato e domenica personale del Corpo forestale, della vigilanza ittico-venatoria e cacciatori saranno infatti impegnati nella distribuzione di oltre 50 mila esche. Saranno sparpagliate sui territori della provincia di Gorizia e di ben 54 Comuni in provincia di Udine, facenti capo all’azienda sanitaria numero 4. In Alto Friuli la distribuzione delle esche è stata effettuata già la scorsa domenica e ha interessato i Comuni a sinistra dei fiumi Fella e Tagliamento, da Tarvisio passando per Venzone, Gemona e Osoppo. Questo weekend la nuova campagna di vaccinazione orale delle volpi sarà dunque completata. Più massiccia che in precedenza – sia a gennaio che a maggio erano state utilizzate “solo” 35 mila esche – questa terza puntata non è tuttavia l’ultima. In calendario ce n’è infatti una ulteriore in programma per la primavera prossima. Attratte dall’odore delle esche, che sono costituite da un sacchetto in alluminio/pvc rivestito da un materiale appetibile con aroma naturale di pesce, le volpi saranno indotte ad ingoiarle: il liquido vaccinale a contatto con la mucosa orofaringea ne provocherà l’immunizzazione rispetto al virus. In un comunicato diramato nei giorni scorsi dal servizio veterinario della Regione si sottolinea che dalla data di distribuzione delle esche nel distretto di controllo sono vietati, per 15 giorni, sia la caccia con il cane di seguito che le gare e le prove cinofile. Vanno inoltre limitate la circolazione di cani e gatti di proprietà. Questi ultimi – come spiega il comunicato - , se trovati in circolazione, saranno catturati e portati all’azienda sanitaria di riferimento. Quanto alle esche si raccomanda di lasciarle al loro posto e nel caso in cui inavvertitamente le si dovesse toccare di lavarsi accuratamente le mani con abbondante acqua, sapone e disinfettante. «Le esche – spiega la nota regionale – possono risultare pericolose solo se il raccoglitore si dovesse strofinare gli occhi con le mani imbrattate di vaccino o introducesse nel cavo nasale le dita intrise con questo materiale immunizzante». In tal caso è opportuno rivolgersi subito al proprio medico o al servizio di pronto soccorso.


LIBERO

2 SETTEMBRE 2009

 

India, disturba le tigri Autostrada chiusa di notte

 

Autostrada chiusa di notte per non disturbare le tigri. Lo ha deciso in India il governo del Karnataka, stato nel sud-ovest del Paese, dove si trova la Riserva di Bandipur, provocando subito l'ira del confinante Kerala. Secondo quanto scrive il quotidiano The Times of India, i dati relativi ai primi sette mesi del 2009 mostrano un aumento sensibile del numero di animali vittime di incidenti stradali. Le autorità del Karnakata hanno così deciso di correre ai ripari per salvaguardare la zona considerata vitale per i felini e da inizio agosto l'autostrada Bangalore-Kozhikode, che taglia in due i 1.400 chilometri quadrati della riserva, resta chiusa due ore al giorno. Il proposito però è di estenderne quanto prima la chiusura a tutte le ore di oscurità, dalle 21 alle 6 del mattino. La decisione di fermare una delle principali arterie dell' India meridionale ha però fatto infuriare le autorità del Kerala che, preoccupate per le ricadute che la chiusura potrebbe avere sul turismo, ha minacciato di ricorrere alla Corte suprema. Non è la prima volta che il Karnakata adotta misure del genere. Lo scorso anno l'autostrada che attraversa il cosiddetto «corridoio degli elefanti» nel Parco nazionale del Nagarhole, è stata chiusa di notte per concedere maggiore tranquillità ai pachidermi, isolando anche in quel caso una parte del Kerala.


ANSA AMBIENTE

2 SETTEMBRE 2009

 

TRENTINO; TORNANO LE AQUILE, RICERCA INDICA 10 COPPIE

 

TRENTO - Dieci coppie di Aquila reale, pari al 2% dell'intera popolazione italiana, sono state censite dall' inizio di giugno nel Lagorai, in Trentino, in una delle aree piu' naturale delle Alpi. La ricerca e' stata avviata con il coinvolgimento del Museo Tridentino di Scienze Naturali ed e' finalizzata alla tutela dell'Aquila reale in Italia e agli ambienti ideali che possono ospitare il grande rapace. Avviata a giugno, la ricerca sul Lagorai durera' un anno e vede impegnati gli esperti del gruppo di ricerca Zoologia dei vertebrati del Museo Tridentino di Scienze Naturali in coordinamento con la Lipu e Norda Spa. Gia' nel monitoraggio estivo di quest'anno, che prevede l' analisi delle caratteristiche ambientali e dei possibili fattori di minaccia mediante l'uso di modalita' informatiche di interpretazione dei dati cartografici (Gis) - chiariscono i promotori - le ricerche di campo hanno permesso di censire dieci territori di coppie di Aquila reale, pari al 2% del totale nazionale, a conferma di un'importante presenza della specie nell'area, registrando un lieve aumento (due nuove coppie) rispetto ai dati disponibili dall'ultimo censimento conclusosi 15 anni fa. Tra i fattori che possono spiegare l'incremento del rapace, e' l'accresciuta presenza della marmotta, la preda principale dell'Aquila sul Lagorai, nel periodo estivo. La catena alpina del Lagorai e' tra le meno antropizzate dell'intero arco alpino ed e' compresa tra la Val di Fiemme, il Parco Naturale di Paneveggio (S.Martino di Castrozza) e, a Sud, la Valsugana.


ANSA AMBIENTE

2 SETTEMBRE 2009

 

ALGERIA; PESCATO SQUALO PELLEGRINO DI 7 METRI

 

ALGERI - Uno squalo pellegrino di 7 metri e' stato pescato ieri al largo di Cherchell, 80 km ad ovest di Algeri. Lo squalo di oltre 1700 kg, scrive El Watan, e' finito nella rete del peschereccio Si Ahmed Benyoucef. Un evento rarissimo purtroppo finito male, sottolinea il quotidiano, visto che l'animale e' stato subito tagliato e venduto al mercato del villaggio prima che venisse avvisato il Centro nazionale di ricerche marine.

 

 

 

            02 SETTEMBRE 2009
VIVISEZIONE - SPERIMENTAZIONE
 

LA STAMPA

2 SETTEMBRE 2009

 

Non c'è bisogno delle parole

Dai corvi alle scimmie molti animali si rivelano più intelligenti di noi

 

GIORGIO VALLORTIGARA

 

UNIVERSITA’ DI TRIESTE
Spesso si suppone che esista una qualche relazione tra parole e pensieri, però la natura precisa di questa relazione è in larga misura ignota. Vi sono approcci diversi a questo problema, ma la strategia che perseguo è studiare le creature che, pur comunicando tra loro in modo sofisticato, non hanno nulla di analogo al linguaggio verbale: gli altri animali.Che cosa sono capaci di fare? Ci sono limitazioni - e di che natura - su quel che si può pensare in assenza di linguaggio? Sappiamo che gli animali privi di linguaggio fanno cose complicate. Un esempio riguarda il concetto di numero. Abbiamo sperimentato che i pulcini appena nati sanno fare aritmetica elementare. Se confiniamo un pulcino in una scatola trasparente, dalla quale vede sparire una pallina dietro un pannello e quattro palline dietro un secondo pannello, e poi spostiamo due palline da un pannello all'altro, il pulcino, soggetto all'«imprinting» anche nei riguardi di oggetti artificiali come le palline, una volta liberato, andrà dove ci sono più palline. Riuscirà a comportarsi così anche dopo una serie di esperimenti ripetuti, spostando un numero diverso di palline. Ciò significa che ci sono animali capaci di memorizzare e compiere semplici operazioni sul numero di oggetti senza capacità linguistiche né parole per designare i numeri.
Un altro esempio riguarda l'utilizzo degli strumenti. La nostra specie li fabbrica e li usa, ma non è l'unica. Il corvo della Nuova Caledonia costruisce con foglie e bacchetti piccole lance e uncini per catturare le larve nei buchi degli alberi. Alcuni corvi, portati in laboratorio e muniti di un pezzo dritto di filo di ferro, realizzano spontaneamente un uncino con cui sollevare un secchiello pieno di vermi. Nessuna scimmia antropomorfa lo fa e persino nella storia evolutiva umana questa capacità è sorta di recente.
Se il nostro «essere speciali» nel contare e usare strumenti è una questione di grado, che cosa ci offre la facoltà del linguaggio che non dà alle altre specie? Prima conviene riflettere sul problema inverso: sulla possibilità, cioè, che le parole e il linguaggio ci abbiano sottratto qualcosa. Può essere, infatti, che il cervello sia un «gioco a somma zero»: dato che il numero di neuroni è limitato, se lo si impegna per sviluppare certe abilità, forse lo si sottrae allo sviluppo di altre abilità.
Un esempio che illustra bene questo punto riguarda ancora i numeri. Uno scienziato giapponese ha addestrato uno scimpanzé a premere sullo schermo di un calcolatore una serie di numeri in sequenza, distribuiti a caso. L'animale riesce senza difficoltà nel compito. Non sembra avere problemi nemmeno quando, dopo aver pigiato il primo numero, alcune mascherine coprono gli altri. Lo scimpanzé riesce a ricordare sulla base della propria memoria a breve termine la posizione di tutti i numeri. Negli esseri umani solo alcuni bimbi molto piccoli presentano una capacità simile, che però scompare con l'acquisizione delle abilità linguistiche. Forse la possibilità di svolgere il compito come lo scimpanzé è il prezzo da pagare per avere la parola.In che cosa, dunque, il linguaggio ci rende speciali? Come noi, anche galline, piccioni e pesci sembrano capaci di risolvere i cosiddetti test di «inferenza transitiva» (se A è più alto di B, e B è più alto di C, allora A è più alto di C), forse perché queste capacità logiche sono importanti nei contesti sociali. Se in un pollaio giunge un individuo sconosciuto, che vince la lotta con il membro più forte, i membri deboli non si confronteranno con il nuovo arrivato, poiché ne deducono subito la propria inferiorità. Questa è quasi certamente la ragione per cui gli animali, non solo le galline, hanno queste capacità logiche sofisticate: perché servono in un contesto sociale.Secondo me, quello che rende speciali gli esseri umani non è la capacità di risolvere problemi, ma la capacità di comunicare agli altri quello che abbiamo pensato. A questo serve il linguaggio. Un giorno arriva nella tribù un individuo nuovo e io osservo le stesse cose che ha visto la gallina, ma non le voglio tenere per me, voglio dire a un mio parente o a un mio amico di non combattere con il nuovo arrivato, perché le ha suonate al capotribù.Il linguaggio ci offre la possibilità di condividere socialmente conoscenze come queste, esplicitando processi di pensiero per comunicarli agli altri e segnando un'enorme differenza nell'evoluzione della nostra specie. Molti strumenti che ci circondano, come i libri, le scuole e le biblioteche, non sarebbero possibili senza il linguaggio.Questo è ciò che il linguaggio ci ha dato, al prezzo di qualcosa che forse ci ha tolto.
Chi è Giorgio Vallortigara Etologo
RUOLO: E’ DIRETTORE DEL LABORATORIO DI COGNIZIONE ANIMALE E NEUROSCIENZE COMPARATE ALL’UNIVERSITA’ DI TRIESTE
RICERCHE: BASI NEUROLOGICHE DEI PROCESSI COGNITIVI


LE SCIENZE

2 SETTEMBRE 2009

 

Disturbi metabolici

Trovata la proteina che lega obesità e infiammazione

La proteina di tipo angiopoietina 2 dà inizio alla cascata infiammatoria, facendo sì che i vasi sanguigni si rimodellino e attraggano al contempo i macrofagi

 

L'infiammazione cronica associata al tessuto adiposo nell'uomo è ritenuta attualmente un fattore di rischio per la salute e caratterizza una gamma di disturbi e condizioni patologiche che vanno dall'obesità al diabete, fino alle malattie cardiovascolari.
Ora una ricerca pubblicata sulla rivista “Cell Metabolism” ha trovato una molecola che riveste un ruolo chiave per tale legame, aprendo la strada a nuove strategie terapeutiche in un campo della medicina che attualmente desta molta preoccupazione per l'epidemia di patologie metaboliche che si prospetta per i prossimi decenni.
Il gruppo di ricerca della Kumamoto University, in Giappone, guidato da Yuichi Oike ha infatti riscontrato come nei tessuti, in particolare quelli adiposi, dei topi vi siano livelli molto elevati della proteina di tipo angiopoietina 2 (angiopoietin-like protein 2, o Angptl2). Tali livelli aumentano in condizioni di deprivazione di ossigeno, tipiche dei tessuti adiposi dei soggetti obesi.
Inoltre, si è osservato come nei topi mancanti di Angptl2, il grado d'infiammazione dei tessuti adiposi fosse minore rispetto al normale, così come il loro livello di insulino-resistenza.
Nell'articolo, i ricercatori descrivono i dettagli dei processi a cui partecipa la Angptl2: essa dà inizio alla cascata infiammatoria, facendo sì che i vasi sanguigni si rimodellino e attraggano al contempo i macrofagi. Ciò porterebbe così a individuare nella proteina un mediatore chiave dei meccanismi biochimici che legano l'obesità all'insulino-resistenza.
"Negli animali e negli esseri umani sani, il ruolo preciso della Angptl2 non è ancora stato chiarito”, ha spiegato Oike. "Tuttavia, i topi in cui era silenziato il gene corrispondente nascono e si sviluppno in modo normale rispetto ai topi geneticamente non modificati. Per questo ipotizziamo che sia limitata la possibilità di gravi effetti collaterali in risposta a trattamenti che ne diminuiscano l'espressione negli animali o negli esseri umani.”


LE SCIENZE

2 SETTEMBRE 2009

 

Le vie della comunicazione

Metallica: il rock che rilassa le scimmie

I primati non umani rispondono appropriatamente alla musica purché sia composta ispirandosi ai suoni e ai ritmi che usano per esprimere emozioni

 

La musica è un importante strumento di comunicazione delle emozioni, ma questo finora sembrava che valesse solamente per la nostra specie e che perfino i nostri parenti più stretti, le scimmie, vi fossero pressoché insensibili. Una ricerca condotta presso l'Università del Wisconsin a Madison indica però che il fallimento delle precedenti ricerche in proposito sarebbe legato al fatto di aver testato brani musicali umani. Le scimmie vogliono una musica da scimmie.
Come riferisce Charles Snowdon in un articolo pubblicato sulle "Biology Letters", il tamarino a chioma di cotone risponde appropriatamente a una musica che sia composta ispirandosi ai suoni che esso emette per esprimere due opposte emozioni: sfida/paura e di affiliazione, ossia senso di tranquillità, sicurezza e contentezza.Lo studio ha infatti mostrato che le scimmie percepiscono e reagiscono alle differenti qualità di quei brani: cinque minuti dopo aver ascoltato la musica ispirata ai suoni di timore, le scimmie mostravano segni di ansia, mentre quelle che avevano ascoltato la musica di affiliazione riducevano i movimenti e mangiavano più volentieri, segno di tranquillità. Snowdon racconta che la ricerca è partita da una domanda di David Teie, docente all'Università del Maryland e membro della National Symphony Orchestra, che gli aveva chiesto se avesse mai testato gli effetti della musica sulle scimmie. Teie ha quindi composto una musica sfruttando alcune caratteristiche che aveva notato nei richiami del tamarino e la tipica durata dei loro suoni.
"Noi usiamo il 'legato' per calmare i bambini", spiega Snowdon. "Usiamo invece lo staccato per ordinare uno stop. L'approvazione ha un tono in salita e la consolazione è discendente. Noi aggiungiamo caratteristiche musicali al parlato in modo da influenzare lo stato affettivo del piccolo. Se abbaiassimo "GIOCA CON QUESTO', un bambino si gelerebbe. La voce, la struttura dell'intonazione, la musicalità contano più delle parole."
Le scimmie, peraltro, interpretano i toni in salita e in discesa in modo differente dall'uomo, tanto che - stranamente - l'unica risposta a diversi brani di musica umana rilevata da Snowdon è stata l'effetto tranquillizzante suscitato dal rock "duro" della band dei Metallica, a dispetto del fatto che il tamarino sia chiamato anche "scimmia di Liszt", per una presunta somiglianza con il grande compositore.
"Finora si è guardato alla comunicazione umana in termini di informazione trasmessa: 'Ho fame', 'Sono impaurito'. Ma è molto più di questo. Gli elementi musicali inducono un cambiamento a tempo relativamente lungo nel comportamento. La musica di affiliazione rende i tamarini più calmi: si muovono meno, mangiano e bevono di più, e mostrano comportamenti meno ansiosi".
"Noi facciamo lo stesso quando cerchiamo di calmare un bambino piccolo. Io non comunico solamente come mi sento. Uso questo modo di comunicare per indurre nel bimbo uno stato analogo."
Le similarità nella comunicazione fra uomini e fra scimmie suggerisce l'esistenza di profonde radici evolutive per gli elementi musicali del parlato. "Le componenti emozionali della musica e dei richiami animali possono essere molto simili e da una prospettiva evolutiva abbiamo scoperto che la struttura delle note, la dissonanza e il ritmo sono importanti per la comunicazione degli stati affettivi sia nell'animale che nell'uomo", ha concluso Snowdon. (gg)

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