Il veterinario risponde
a cura della d.ssa Nicoletta Bevere
quinta pagina
sono Francesca da Bologna Ha qualche suggerimento da darmi? 03/01/2006 |
Gentile Francesca, la gattina trova più confortevole il divano rispetto alla lettiera, come mai? Siccome la gattina non ci dice se il problema sta nel sovraffollamento, nell’accessibilità della cassetta, nella frequenza delle pulizie o nel deodorante della lettiera, allora a noi tocca sparare nel mucchio. Le regole in questi casi sono le seguenti: disporre di un numero di cassette igieniche pari al numero dei gatti più uno, alternando cassette chiuse e aperte, posizionare le cassette igieniche in luoghi diversi, rimuovere le feci e gli agglomerati di urina tutti i giorni, adottare una lettiera non profumata, di granulometria media (non troppo fine e polverosa), non cambiare la marca della lettiera, pulire le cassette con detersivi neutri, evitare candeggina e ammoniaca per pulire sia le cassette sia i luoghi dove la gattina fa pipì e non dovrebbe. In questo modo viene incentivato l’uso della lettiera al posto del divano. Per scoraggiare di pari passo l’uso del divano, visto che mi dice che non può lavarlo (e penso che non possa nemmeno farlo sparire momentaneamente), dovrebbe riverstirlo di materiale plastico, di modo da trasformarlo in un substrato non assorbente, dove normalmente un gatto non ama urinare. Dopo che la gattina avrà deciso che in fondo fare pipì nella lettiera non è poi così orribile, lei potrà gradualmente tentare di ridurre il numero di cassette, la frequenza delle pulizie e le attenzioni in genere a questo argomento, fino al livello minimo tollerato da tutti i suoi gatti. Altri metodi come sostanze repellenti e punizioni non aiutano mai, mentre “in compenso” possono far nascere altri tipi di problemi. Cordialmente, dott.ssa Nicoletta Bevere |
Gentile dott.ssa Bevere, Grazie per la cortese attenzione gabriella frison 03/01/2006 |
Gentile Gabriella, il suo caso è molto diverso da quello della signora che dalla Calabria riferiva della sua gatta giovane e sana, alla quale l’ernia era stata diagnosticata in seguito ad un trauma avvenuto pochi giorni prima. Si trattava di un’ernia diaframmatica acuta, che si sarebbe dovuto e potuto operare con ottime probabilità di successo entro qualche giorno dal trauma, come di solito si fa. Infatti sebbene l’ernia diaframmatica nel gatto sia compatibile con la vita, a lungo andare ne abbassa la qualità e può determinare l’insorgenza di patologie acute anche mortali. In generale il trattamento chirurgico dell’ernia diaframmatica acuta (presente da pochi giorni) non presenta troppe sorprese e ha ottime probabilità di riuscita. Invece quando l’ernia diaframmatica è presente da molto tempo l’intervento può essere complicatissimo, non privo di incognite e richiede assolutamente la presenza sia di un bravo anestesista sia di un chirurgo che abbia confidenza con la chirurgia toracica e con procedure che normalmente nella routine non si effettuano. Uno studio americano del 2004 sulle ernie diaframmatiche croniche del cane e del gatto riporta il 14% di mortalità in seguito all’intervento chirurgico, ma soprattutto riporta la necessità di effettuare resezioni di porzioni di polmone, fegato o intestino per permettere di ripristinare i normali rapporti anatomici. Per questo, in assenza di personale e strumentazione adeguata, quel 86% di sopravvivenza risulta sicuramente un valore assai ottimistico. In pratica io non farei operare la gatta “a caso”, motivata solo dalla certezza che comunque il decesso sembra vicino, ma come lei ha già pensato cercherei, con l’aiuto di uno dei colleghi che fino ad ora l’hanno assistita in zona, un veterinario che ha già trattato ernie diaframmatiche croniche, in ambito privato o universitario (l’Università più vicina è a Perugia). In bocca al lupo, dott.ssa Nicoletta Bevere
|
Gentile Dottoressa Bevere 08/01/2006 |
Gentile Patrizia, le fistole perianali del Pastore Tedesco non si curano con la chirurgia o con le pomate, ma con la ciclosporina per via orale. E’ per questo che lei non ha visto nessun risultato. Naturalmente la tosatura della regione perianale, i lavaggi quotidiani con un blando antisettico e una terapia antibiotica attenuano leggermente il problema, ma l’unico farmaco che dà qualche garanzia di guarire le lesioni è appunto la ciclosporina. Esiste in merito una letteratura recente che il suo veterinario può recuperare, anche riguardante l’associazione con il ketoconazolo (nel caso la ciclosporina a dosaggio pieno non fosse utilizzabile per via dell’elevato costo iniziale). Cordialmente, dott.ssa Nicoletta Bevere |
gentile dott.ssa |
Può iniziare con 5-6 pasti al giorno a base di un mangime commerciale di otiima qualità come Puppy Mini Royal Canin, Puppy Small Breed Purina, Puppy & Junior Taglia Piccola Eukanuba, Puppy Mini Pollo Science Plan Hill’s. La quantità è indicata sulle confezioni dei vari prodotti. Si tratta di mangimi secchi che inizialmente andranno inumiditi con il latte che il cucciolo ha bevuto fino ad adesso. Comunque è ora di portare il cane dal veterinario! Saluti, dott.ssa Nicoletta Bevere
|
gentile dottoressa, le scrivo per il mio gattino di 5 mesi un siamese, da circa un mese il gattino dopo i pasti vomitava regolarmente, dopo averlo portato da tre veterinari e' stato fatto radiografia con bario ed e' stato diagnosticato un megaesofago, adesso lo sto alimentando in posizione verticale e devo dire di avere ottenuto ottimi risultati, ma il dottore mi dice che non si può operare, secondo lei può vivere abbastanza con questi accorgimenti oppure sarà tutto vano? sono disposta a fare qualsiasi cosa per lui anche tentare un'operazione, lui e' importante per me la prego mi risponda 16/01/2006 |
Cara Anna, il megaesofago può avere diverse cause, ma in un gatto di 5 mesi di razza siamese la forma di megaesofago più probabile è quella cosiddetta idiopatica, cioè senza apparenti cause sottostanti da poter curare farmacologicamente o chirurgicamente. In pratica il megaesofago idiopatico (per il quale i siamesi mostrano una predisposizione), è caratterizzato da un disturbo della motilità dell’organo senza che vi sia una causa evidenziabile e soprattutto in assenza di una malattia di interesse chirurgico, cosa che avranno già accertato i colleghi che la stanno seguendo, i quali forse avranno già messo in preventivo una esofago-gastroscopia, quando le dimensioni del gatto lo consentiranno. Se la disfunzione colpisce solo l’esofago e se non insorgono problemi come denutrizione o polmoniti ricorrenti, allora lei deve avere un po’ di speranza perché nell’arco di molti mesi la motilità esofagea potrebbe migliorare. Intanto deve insistere con i pochi presidi che si dispongono per ovviare alla ipomotilità esofagea: pasti in piedi, dieta energetica, eventualmente metoclopramide e farmaci antiacido. A volte tuttavia il disturbo esofageo è associato ad una disfunzione generalizzata, progressiva del sistema nervoso autonomo, chiamata disautonomia o sindrome di Key-Gaskell, ad esito generalmente infausto. Se fosse presente questa particolare forma, i sintomi dovrebbero evolvere rapidamente nell’arco di poche settimane. Visto invece che il gattino sta migliorando, penso che si possa essere cautamente ottimisti. In bocca al lupo, dott.ssa Nicoletta Bevere
|
Gent.ma dott.sa, 16/01/2006
|
Gentile Debora, fossi in lei metterei il test della FIP in fondo ad un cassetto e non ci penserei più, fino a quando non dovessero per disgrazia comparire dei sintomi riconducibili a questa bruttissima malattia che, fortunatamente per il suo gatto, non si presenta con una semplice diarrea e non si caratterizza certo per un andamento altalenante, ma al contrario è velocemente progressiva e fatale. L’intolleranza al glutine o celiachia è stata descritta nel Setter Irlandese, mentre per quanto riguarda il gatto non trovo alcuna segnalazione di questa malattia, che del resto non dovrebbe avere un grande impatto clinico, vista la dieta strettamente carnivora dei felini. In ogni caso gli accertamenti che lei deve fare sono due: un esame coprologico per flottazione (probabilmente negativo, ma non si sa mai) e una dieta privativa casalinga o commerciale per 6-8 settimane con i successivi test di provocazione. Si tratta dell’unico esame attendibile per evidenziare una intolleranza alimentare nel cane o nel gatto. Deve essere condotta in modo disciplinato e rigido, in maniera da non avere risultati fasulli. Se lei non fosse sufficientemente motivata a condurre questo test (i cui dettagli lascio al suo veterinario di fiducia), potrebbe semplicemente eliminare dalla dieta del gatto le scatolette che fino ad ora le sono sembrate responsabili degli episodi di diarrea. Cordiali saluti, dott.ssa Nicoletta Bevere
|
Gentile Dottoressa Nicoletta Bevere, 16/01/2006 |
Gentile Letizia, smetta subito di essere preoccupata! Se il suo gatto di 10 anni è risultato positivo solo al FIV, secondo me la cosa più probabile è che muoia di vecchiaia. Si scriva però da qualche parte che questo gatto non dovrà mai assumere la griseofulvina, nel caso non l’avessero già avvertita. Cordiali Saluti, dott.ssa Nicoletta Bevere
|
Gentile Dottoressa, 18/01/2006
|
Gentile Chiara, il tumore alla mammella è considerato frequente, in quanto rappresenta circa il 50% dei tumori della cagne. Cioè tra 100 cagne alle quali viene diagnosticato un tumore maligno, 50 hanno un tumore della mammella. Ma non è affatto detto che al suo cane debba venire questo tumore o qualsiasi altro tipo di cancro, o qualunque altro brutto male. Comunque (visto che a lei non piace la prevenzione, chissà perché poi) adesso è troppo tardi per prevenire il tumore alla mammella, in quanto l’incidenza di questo particolare tumore può essere abbattuta solo se l’intervento di sterilizzazione viene fatto entro il primo calore, e in misura minore se viene fatto entro il secondo calore. Dopo questo periodo d’oro, l’età della sterilizzazione non influisce minimamente sulla possibile insorgenza del tumore alla mammella. dott.ssa Nicoletta Bevere
|
gentilissima dott bevere 18/01/2006 |
Caro Pierluigi, questa notizia mi dà molto dispiacere. Aveva seguito le indicazioni che le avevo dato nell’ultimissima mail (la terza, mi pare)? Se lo ha fatto e nonostante tutto la cagna non ha mostrato alcun miglioramento, allora si metta in pace, perché ha fatto il massimo in assoluto, e di più non si poteva proprio. E se anche non ha potuto fare il massimo in assoluto per il suo cane, ma ha fatto solo quello che era nelle sue possibilità, le cure che ha potuto, compresa l’eutanasia, non ci deve più pensare, perché non serve a nessuno. Vi è capitata una brutta cosa, un cane giovane e sano che improvvisamente si ammala di un male frustrante e impossibile, che lo fa morire lentamente di fame. Vi è capitata una bruttissima cosa e non è certo una colpa. L’eutanasia, nel momento in cui l’avete decisa, ha risparmiato al cane di morire per fame, denutrizione e squilibri vitaminici, mentre non ha risparmiato a voi il peso di sopprimere un cane che lì per lì aveva voglia di vivere ancora. Caricarsi sulle spalle un tale peso (anche se forse lei non si aspettava che sarebbe stato così pesante) non è certo da vigliacchi. dott.ssa Nicoletta Bevere
|
Carissima dott.ssa, 21/01/06 |
Cara Laura, l’urea è un prodotto della degradazione delle proteine che può subire ampie oscillazioni in funzione della quota proteica assunta con l’alimento, nonchè in funzione dell’età e del bilancio energetico della dieta. Ad esempio aumenta durante il dimagramento e nei pazienti anziani. Inoltre l’urea in certe specifiche condizioni può essere prodotta da alcuni batteri intestinali e successivamente assorbita dall’organismo, causando degli aumenti del suo livello ematico non dipendenti dal buon funzionamento degli organi interni. Per questo un suo innalzamento in assenza di un aumento della creatinina non è un dato sufficiente per parlare di insufficienza renale. Cordiali saluti, dott.ssa Nicoletta Bevere
|
ho una gatta di 13 anni. Ha cominciato a rigurgitare subito appena mangiato e da qualche settimana non mangia più e fa degli strani movimenti rumorosi con la bocca come se masticasse un croccantino, anche se in bocca non ha niente.Non ha febbre e una cura anyibiotica si è rivelata inutile. Di cosa si potrebbe trattare? Grazie. Stefania 22/01/06 |
Gentile Stefania, deve chiarire se la gatta rigurgita o vomita. Il rigurgito è l’emissione di alimento dall’esofago prima che esso sia passato nello stomaco, ed è caratterizzato dall’assenza di nausea e di conati. Al contrario nel vomito sono presenti sia la nausea (forse rappresentata nella sua gatta da quel masticare a vuoto) sia i conati, che sono rapide e rumorose contrazioni della parete addominale. dott.ssa Nicoletta Bevere |
Buonasera, 23/01/06
|
Gentile Calvo, purtroppo mi fa domande alle quali non posso rispondere, in quanto: la risposta alla prima domanda dipende prima di tutto dalla diagnosi ( = perché il gatto perde il pelo: è una micosi, un’allergia, una rogna, una dermatosi a cellule giganti? Cosa le hanno detto?) e in secondo luogo dalla possibilità o meno che il sistema immunitario del gatto sia in grado di interagire con le cure stabilite in seguito alla diagnosi ( = il gatto è solo FIV e FeLV positivo o è anche malato? E con quale gravità?). La seconda domanda dipende dalle condizioni del gatto (di nuovo: il gatto è solo FIV e FeLV positivo o è anche malato?). Se sono presenti segni di FeLV o FIV conclamata e grave, ahimè non esiste alcuna cura. Auguri, dott.ssa Nicoletta Bevere
|
Gentile dottoressa ho un cucciolo di maltese di 5 mesi che da 4 giorni si rifiuta di mangiare dopo che per un rigurgito gli ho dato,forse sbagliando,un pò di riso insieme alla purina eukanuba puppy che prende da almeno un mese,prima prendeva hill's puppy!Io sto continuando regolarmente a dargli la sua porzione di cui ne mangia 25g e poi basta! 23/01/06 |
Cara signora, un cucciolo che non mangia da un giorno (quindi che ha rifiutato tre pasti consecutivi) si porta dal veterinario, figuriamoci dopo quattro!! Ci credo che è dimagrito, provi lei a stare senza mangiare per 96 ore. Più che dire di avere paura ed essere preoccupata, conviene agire: portare il cucciolo dal veterinario. Cordialmente, Dott.ssa Nicoletta Bevere
|
buongiorno dottore |
Gentile Davide, è evidente che l’integrità sessuale di un organismo non può comprometterne la salute, altrimenti ci saremmo già tutti estinti da un bel pezzo, oppure per riprodurci dovremmo arrangiarci come le amebe e i protozoi. Cordiali saluti, dott.ssa nicoletta Bevere.
|
il 7/11 ho sottoposto il mio labrador di 9 mesi ad un intervento di displasia del gomito di 3 grado.il decorso operatorio è stato regolare e dopo 60 giorni ha tolto il bendaggio e iniziato la riabilitazione con passeggiate brevi e fisioterapia. dopo una settimana e comparso un gonfiore al gomito operato l'ortopedico vuole effettuare una artroscopia x vedere premetto che il cane non zoppica e da quando ha tolto il bendaggio è molto vivace corre e salta anche in casa. Io vorrei un consiglio è proprio necessaria un'altra artroscopia visto che poi anche l'altra gamba dovrà essere operata x lo stesso problema.Grazie 25/01/06
|
Un gomito displasico di un labrador di 9 mesi, quasi certamente già con qualche alterazione degenerativa articolare, può aver subìto diversi trattamenti, a seconda della patologia primaria (che lei non mi dice), e a seconda delle inclinazioni dell’ortopedico. Quello che poi l’ortopedico si aspetta dal proprio intervento (cane perfetto, cane che zoppica poco, cane zoppo indipendentemente da tutto) dipende dalla patologia articolare primaria, dal grado di artrosi, da come è andato l’intervento, da come è andato il postoperatorio, dall’autostima del chirurgo, eccetera eccetera. Se il risultato è un po’ peggio rispetto alle aspettative, non è detto che le aspettative fossero giustificate. Ma poniamo che lo fossero. Allora questa seconda artroscopia serve solo ad andare a vedere cosa è successo? Io non la farei. Magari bastano un paio di radiografie o al peggio una TAC, o magari l’ortopedico può tenersi la sua curiosità. Oppure l’ortopedico con l’artroscopia vuole eseguire un lavaggio articolare? Forse io non vorrei fare nemmeno questo. Qualcuno opta per un paio di infiltrazioni di acido ialuronico con l’animale sedato. Oppure, molto improbabilmente, con l’artroscopia vuole metter mano ad una lesione sfuggita al primo intervento per qualche motivo? Allora potrei forse farmi convincere. Cordialmente, dott.ssa Nicoletta Bevere
|
Salve sono serena e ho un cane pastore tedesco di 7 anni.proprio oggi ho portato rex dal veterinario e gli hanno diagnosticato un tumore alla milza.quanto puo essere grave?il mio cane è da 4 giorni che sta male. È un operazione rischiosa o posso stare tranquilla. Grazie mille per la sua attenzione sperando in una sua risposta al piu presto grazie 30/01/06 |
Cara Serena, ma che tumore è? E di quale operazione mi parla? E perché non conosce la gravità dello stato di Rex? Se a Rex è stata fatta un’ecografia addominale e un esame emocromo, e da tali indagini la diagnosi emessa è quella di probabile emangiosarcoma di milza, con il fondato sospetto che il tumore sia andato incontro a lacerazione, determinando un versamento di sangue in addome, dolore addominale, debolezza, rifiuto del cibo, allora il tumore è molto grave, mentre l’intervento di splenectomia (rimozione della milza) non solo è rischioso come tutti gli interventi eseguiti in un animale gravemente malato, ma è anche completamente inutile perché non allunga di un giorno l’aspettativa di vita del suo cane, anzi… Auguri a lei e una coccola a Rex, dott.ssa Nicoletta Bevere
|