Il veterinario risponde
a cura della d.ssa Nicoletta Bevere

terza pagina

Gent.mma Dott.ssa

mi chiamo Paola e Le scrivo dalla provincia di Verona, vorrei sottoporLe un problema che riguarda la mia barboncina bianca di quasi 15 anni; da un paio di anni le sono comparse sulla pelle delle "escrescenze" di varie dimensioni e forma,( sono dei papillomi? alcune sono a forma allungata altre piatte, altre ancora a forma di "rosetta" cioè molto frastagliate). In un primo tempo erano alcune, poi sono aumentate in maniera vistosa. La cagnetta qualche volta si mordicchia provocandosi delle ferite che io disinfetto e tengo sempre pulite. Il mio veterinario dice che  sono dei papillomi  compatibili con l'età e frequenti nei cani bianchi, che non è possibile fare nulla anche perchè sono troppi.
La cagnetta sta bene e non ha altri problemi, ma il fatto è che vive da sempre in casa in perfetta simbiosi con l'altra barboncina di 10 anni (sua figlia) e con noi
( un eufemismo per dire divano, letto, e quant'altro).
Sono un pochino preoccupata perchè ho letto da qualche parte che questi "papillomi" sono di origine virale ed io ho 2 bambini, una di quattro anni ed un bambino di quattro mesi.
Gradirei avere una Sua risposta al più presto; dimenticavo anche la cagnolina piccola comincia ad avere qualche puntino.

In attesa, La saluto cordialmente

Paola


01/11/2005

Gentile Paola, se vuole conoscere la natura di queste neoformazioni deve sottoporle ad esame citologico o istologico. Di certo non è detto che si tratti di tumori (e molto improbabilmente di papillomatosi), perché spesso queste lesioni nei cani anziani si rivelano delle forme di iperplasia delle ghiandole sebacee. In tali casi vengono asportate solo quelle che arrecano qualche disturbo. In pratica: se non danno fastidio si lasciano lì. Se al contrario c’è qualche ragione per asportarle, si valuta il rapporto rischio-beneficio dell’intervento (che rarissimamente si fa in anestesia locale). Il papilloma canino invece è un tumore virale che, nella sua presentazione clinica più frequente, colpisce l’animale giovane con lesioni multiple, spesso localizzate nel cavo orale, caratterizzate da una base di impianto molto stretta, peduncolata, un po’ come le gemme degli alberi. I papillomi guariscono spontaneamente dopo alcune settimane e raramente si deve ricorrere alla chirurgia. I papillomavirus sono strettamente ospite-specifici e in particolare per quelli del cane non è segnalata la trasmissibilità all’uomo.

Cordialmente,

dott.ssa Nicoletta Bevere

 

 

 


 

Gentilissima Dottoressa Bevere,
una delle mie gattine che ha 5 anni, nonostante sia sterilizzata da circa 7 mesi, non ha perso l'abitudine (che aveva preso fin dal primo calore, verso l'anno e mezzo) di marcare il territorio facendo la pipì dappertutto e facendomi IMPAZZIRE a pulire in giro, anche per il timore che gli altri gatti che ho la imitino.. Su consiglio del mio veterinario, ho provato il Feliway spray, ma senza grandi risultai!!
che devo fare?sono abbastanza "disperata"..
GRAZIE in anticipo, come sempre
Monica, (Roma)

08/11/2005
 

Gentile Monica, gli elementi che mi ha dato sono troppo pochi, quindi posso solo esporre l’argomento nel suo complesso, per aiutarla a capire cosa succede alla sua gattina.
La marcatura urinaria si presenta così: il gatto annusa e sceglie il posto adatto, si gira, solleva la coda, ondeggia sui piedi, fa vibrare la coda e senza accovacciarsi spruzza poca urina su un supporto verticale, come un muro. In seguito controlla la traccia olfattiva lasciata, annusando nuovamente la superficie. Tale marcatura può avere significato sessuale o territoriale. La marcatura di tipo sessuale fatta da una femmina viene depositata in vicinanza dell’uscita e solo durante il calore, non dappertutto e non in continuazione. In questo modo la gatta fa sapere al modo esterno di essere in cerca di marito. Questo è l’unico tipo di marcatura che risponde pienamente alla sterilizzazione. Il secondo tipo di marcatura urinaria, sempre su superfici verticali bene in vista, compare anch’essa dopo la pubertà. L’urina è deposta in pochi specifici luoghi di passaggio all’interno del territorio e sta a dire: “questo luogo è occupato da me”. In condizioni normali il gatto non compie la marcatura ovunque. Quando questo normale comportamento di marcatura è ben radicato, la sterilizzazione tardiva non modifica particolarmente il fenomeno, che inoltre può essere appreso per imitazione anche da gatti sterilizzati conviventi. Nei gatti disturbati che presentano malattie come ansia, fobia, depressione, oppure in condizioni di sovrappopolazione, la normale marcatura urinaria può essere esacerbata in modo anomalo ed eventualmente, in relazione al tipo di patologia, accompagnarsi ad altri comportamenti indesiderati. Questo tipo di marcatura “multipla” non risponde alla sterilizzazione, ma risponde alla terapia comportamentale, al miglioramento delle condizioni ambientali e di relazione, alla terapia feromonale e/o farmacologica.
La minzione in luoghi non appropriati differisce dalla marcatura in quanto l’urina viene deposta in molti luoghi della casa, in grandi quantità, e soprattutto su supporti orizzontali, come i pavimenti. Il gatto può tentare di coprire l’urina, di modo che spesso i tappetini, le maglie o gli asciugamani dove il gatto ha urinato risultano arrotolati. In questo caso alla base del fenomeno possono esserci patologie del comportamento, sovrappopolazione, o scorretta gestione delle cassette igieniche. Anche la minzione in luoghi non appropriati non risponde alla sterilizzazione, ma risponde alla terapia comportamentale, al miglioramento delle condizioni ambientali e di relazione, alla terapia feromonale e/o farmacologica.
Fattori scatenanti per entrambi i problemi (marcature multiple e minzione in luoghi non appropriati) possono essere tutte le alterazioni dell’ambiente del gatto: traslochi, ristrutturazioni domestiche, cambiamenti anche transitori della composizione del gruppo familiare. Entrambi i disturbi vengono aggravati dalle punizioni inflitte dal proprietario e dall’interferenza con i messaggi olfattivi che il gatto cerca di depositare nel suo territorio (cioè dalle pulizie). Gli errori più comuni che si fanno in questi casi sono: infliggere punizioni al gatto, usare per pulire detergenti con odori pungenti, utilizzare una lettiera profumata o con una granulometria troppo fine e polverosa, cambiare in continuazione la marca della lettiera, avere poche cassette igieniche per molti gatti, pulire le lettiere con una frequenza insufficiente. Se lei si riconosce in qualcosa di tale scenario, allora dovrebbe smettere di punire la gatta, ma anzi coccolarla e farla giocare almeno per 15 minuti al giorno, lasciare sempre cibo a disposizione con diverse ciotoline sistemate in più ambienti della casa, rendere accessibili diversi luoghi rialzati (sedie, scaffali, scatoloni, mobili) di modo che tutti i gatti possano accedere ad un luogo per il riposo. Deve inoltre garantire la presenza (almeno inizialmente) di 6 cassette igieniche, con una sabbia non profumata di granulometria media, riempite per almeno 5 cm. Feci e urine vanno rimosse dalle lettiere tutti i giorni e la sabbia va cambiata completamente una volta alla settimana. Non deve pulire porte e muri per una fascia di circa 35 cm da terra e deve evitare completamente candeggina e ammoniaca. Pavimenti e cassette igieniche possono essere lavate con detergenti neutri, mentre tappetini, cuscini e coperte dove la gatta ha fatto pipì devono sparire. Bisogna continuare ad usare i feromoni (il Feliway).
So bene che tutte queste prescrizioni sono gravose, ma purtroppo non abbiamo a disposizione scorciatoie, anche perché il disturbo è presente ormai da tre anni. Se il problema non migliora molto/scompare in 3-4 settimane, pur rispettando proprio tutte le indicazioni che le ho dato, allora deve sicuramente rivolgersi ad un veterinario comportamentalista che visiti la gatta e che stabilisca una terapia farmacologia e comportamentale su misura. A Roma conosco il dott. Colangeli.

Cordialmente,

dott.ssa Nicoletta Bevere
 

Gentile Dr.ssa Nicoletta Bevere
posseggo un cane maschio di razza pinscher che adesso ha un anno e mezzo, negli ultimi sei mesi, ho avuto modo di notare che, durante i suoio bisognini quotidiani, al momento di defecare ha delle strane reazioni che prima non aveva e temo che sia qualcosa di Patologico...
le spiego meglio: gli escrementi che produce, sono in un primo momento duri, poi la seconda volta un po più morbidi, la terza morbidi la quarta e la quinta volta liquidi quasi trasparenti.
ho consultano il mio veterinario, che si rifiuta di fare l'esame delle feci perchè ritiene che sia una cosa naturale durante la pubertà...
Lei cosa ne pensa?
Mi dia un consiglio sul da farsi, è normale che nelle sue passeggiatine il cane abbia tutti questi stimoli ad evacuare?
N.B. Il Cane segue una sana alimentazione e non presenta visibilmente sintomi di malattia e deperimento organico e molto vivace e giocherellone "E' Tutta la mia Vita".
Gioia Tauro (RC), lì 09/11/2005
Distinti Saluti
Maria Teresa Macrì

09/11/2005
 

Cara Maria Teresa, la diarrea grazie al cielo non è un fenomeno naturale durante la pubertà, che tra l’altro nel cane si colloca verso i 6 mesi, mentre il suo Pinscher ne ha 18. Che ne penso? Il tipo di diarrea fa credere non tanto ad una patologia dell’apparato digerente in senso stretto, quanto piuttosto ad una manifestazione neurovegetativa, legata cioè ad uno specifico stato emotivo (alcuni veterinari parlano di colon irritabile). A volte si può trattare di certe forme di ansia, e in questo caso sarebbe associata ad altri disturbi di tipo comportamentale. In realtà tutti i cani che personalmente ho osservato con questo particolare tipo di diarrea non hanno mai sofferto di alcuna patologia comportamentale evidente, ma erano soltanto animali che durante le lunghe passeggiate andavano incontro ad uno stato di grande eccitazione. Forse il suo veterinario intendeva dire questo. Provi a indagare.

Cordialmente,

dott.ssa Nicoletta Bevere

 

Gentilissima dottoressa Bevere, le scrivo per avere qualche informazione sui problemi dei pastori tedeschi inerenti alla milza. Mi spiego meglio, io ho un pastore tedesco che ha compiuto 11 anni qualche mese fa, è sempre stato bene in salute, solo che da  una settimana abbiamo notato un calo generale sia nell'appetito che nella voglia di fare e muoversi. Ora sembra essersi ripreso, l'ho portato a fare una visita e la veterinaria alla palpazione ha notato un ingrossamento di fegato e milza. In effetti abbiamo fatto caso anche noi che il cane aveva lo stomaco un pochino gonfio. Sono state eseguite le analisi dal quale risulta che il fegato non è compromesso dato che i valori sono nella norma, quindi non si tratterebbe di un insufficienza epatica come si era sospettato. Si pensa alla milza. Lunedì verrà eseguita un ecografia, ma nell'attesa vorrei chiederle quali sono le patologie delle malattie della milza di questi cani. Spero che non si tratti di una neoplasia, e se fosse solo un infiammazione, lei pensa che sia il caso di operare? La ringrazio dell'attenzione e attendo con ansia la sua risposta. distinti saluti.

Alessandra

11/11/2005
 

Gentile Alessandra. Attenda l’esito dell’ecografia. Purtroppo le patologie della milza che determinano improvviso calo dell’appetito, distensione addominale, affaticabilità, difficilmente sono infiammazioni. Spero tanto che non sia il suo caso, ma se fosse un emangiosarcoma che ha dato un versamento addominale, fosse il mio cane, non lo opererei neanche per sogno.

Auguri,

dott.ssa Nicoletta Bevere

 

cara dott bevere sono il proprietario del pastore tedesco femm purtroppo la devo disturbare di nuovo in quanto dopo un mese e mezzo di terapia non vedo i risultati previsti le scrivo gli esami del sangue del mio cane sperando che lei sia ancora una volta gentile nel darmi  risposta . 

Esami richiesti  referto unità di misura 
valori di riferimento

[...............................................]

attualmente la cura è 4 capsule di TRYPLASE a vita più l antibiotico dato x un mese (flagyl) non c è un farmaco meno costoso che può andar bene ugualmente? ringraziandola x la sua cortese att 
La invito in Valtellina dove io personalmente sarei onorato di invitarla a casa mia x un buon piatto di pizzoccheri da me cucinati
grazie Pierluigi e Fam.
 

11/11/2005
 

Caro Pierluigi, l’esito degli esami supporta la diagnosi di insufficienza pancreatica esocrina, per cui la mancata risposta alla terapia può essere giustificata solo dall’inefficacia degli enzimi o da una concomitante malattia infiammatoria intestinale. In effetti l’aumento delle proteine alfa 2 e la leucocitosi (quel “WBC” un po’ alto) indicano la presenza di una patologia infiammatoria e, vista la lieve ipoprotidemia, non si può escludere una patologia intestinale. Questi dati sono suggestivi, ma non diagnostici. Inoltre va verificato assolutamente con uno striscio di sangue quel pazzesco “limph 99,9%”, che immagino sia un errore, anche se rarissimamente in corso di malattia infiammatoria intestinale sono descritte delle risposte leucemoidi.
L’eventuale coesistenza, insieme all’insufficienza pancreatica esocrina, di una malattia infiammatoria intestinale può essere chiarita solo dall’esame istologico di un piccolo frammento intestinale, ottenuto per via laparotomica e non endoscopica, sia dal duodeno sia dal digiuno. E’ un piccolo intervento chirurgico che richiede l’anestesia generale e l’incisione dell’addome. Se vi fossero degli insormontabili impedimenti alla biopsia intestinale, si potrebbe prendere in considerazione una terapia empirica con del prednisone orale a dosaggio immunosoppressivo a scalare per qualche settimana, e magari una dieta a base di idrolisati proteici per qualche mese (ferma la terapia enzimatica), anche se dal punto di vista scientifico questo approccio è orribile, e non è scevro da piccoli rischi.
Per quanto riguarda invece la possibilità che la terapia enzimatica non funzioni, a volte purtroppo accade. In questi casi, dato per certo che la dieta somministrata sia altamente digeribile, si può provare a sostituire gli enzimi con il pancreas fresco di suino, ma per ora sarebbe meglio escludere una coesistente malattia intestinale, in quanto è un evento più probabile, a maggior ragione visti gli esami del sangue.

Grazie per l’invito e auguroni,

dott.ssa Nicoletta Bevere

 

Egregia Dott.ssa,
Le scrivo per avere dei chiarimenti in merito alla displasia alle anche:
il mio cane di taglia medio/grande (Labrador) ha fatto la lastra a circa un anno di età dalla quale non di è riscontrato nulla....(tutti gli antenati, compreso madre e padre sono certificati esenti). Ora il cane ha circa 4 anni e ho ripetuto la lastra per una possibile cucciolata . La risposta del veterinario è stata negativa gli ha diagnosticato una displasia grave ad un arto e all'altro medio/grave. Premetto che questo veterinario ha la certificazione di fare queste determinate lastre, ma non vuole rilasciarmi l'esito scritto di quanto mi ha detto, dice che parla la lastra. E' una cosa normale tutto questo ?! Della cucciolata non mi importa nulla a questo punto, volevo l'esito per andare da un altro specialista, ma mi e' stato negato.
Io non mi sono mai accorta di nulla riguardo la situazione grave del cane , non ha mai dato cenni di sofferenza, mai zoppicato, sempre alimentato con cibo delle migliori marche per una dieta bilanciata e sana, fino ad un anno e mezzo mai fattogli fare sforzi, scale ecc..... ora anche dopo una corsetta in bici non da nessun segno!
Come si spiega tutto questo? Devo dedurre che le lastre certificate dalla FCI ad un anno - anno e mezzo di età di un cane non sono attendibili?!!!!
La ringrazio
Distinti saluti
(Sara da Milano)

17/11/2005
 

Gentile Sara, il certificato riconosciuto dalla FCI per l’esame ufficiale della displasia dell’anca è l’unica cosa che le deve interessare. Se lei è in possesso di tale certificato infatti significa che ha fatto eseguire le radiografie da un veterinario referente FSA, il quale ha seguito il protocollo approvato FCI/FSA, ha inviato la radiografia a Cremona, dove è stato stabilito da una commissione scientifica che il suo cane ha un grado (a quanto mi dice) A1 o A2, cioè è normale. La FSA conserva nei propri archivi la radiografia, rilascia il certificato con il grado di displasia riscontrato e può inviare i risultati della valutazione radiografica all’ENCI o al club di razza. Questo certificato basta e avanza per far riprodurre un Labrador sotto l’ala della FCI, anche se sarebbe ora di controllare in tutti i Retriever anche le patologie ereditarie del gomito, che hanno un impatto clinico assai superiore a quello della displasia dell’anca. Che poi un cane di grado A (= displasia esente) ad un anno e mezzo, appaia di grado E (= displasia grave) a quattro anni, è davvero assai improbabile!
Per quanto riguarda il collega che ha fatto la lastra, la sua posizione sarebbe del tutto accettabile e condivisibile nel caso in cui le avesse messo in mano la radiografia dopo averle dato il suo parere professionale. Se il cane ha una grave displasia dell’anca, è ovvio che la radiografia parla da sola, e lei può chiedere un secondo parere a chiunque. Non c’è alcun motivo per cui il collega le debba refertare la lastra, in quanto la competenza della refertazione spetta solo alle università statali (per le eventuali implicazioni legali) alla FSA (ai fini del riconoscimento ENCI). Se invece il veterinario che ha eseguito il radiogramma rifiuta di consegnarle la lastra, (è nelle sue facoltà in quanto la radiografia è proprietà del radiologo), in questo caso deve per etica professionale, ma non per legge, rilasciare una documentazione scritta contenente ad esempio il risultato della visita ortopedica, dell’indagine radiografica e la diagnosi posta. Se così non fosse, allora il comportamento del collega, ossia il rifiuto totale di rilasciare radiografia e qualsiasi documentazione cartacea, sarebbe ovviamente molto poco condivisibile e sospetto. Ma sono certa che le cose non stanno in questo modo. Mi faccia sapere!

Cordiali saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere

 

Gentile Dottoressa,
la mia gatta di 10 anni ha un problema. 
Qualche giorno fa era visibile, anche se parzialmente, la terza palpebra nel suo occhio sinistro. 
Le ho somministrato l'antibiotico per circa 5 giorni, e sembra migliorata, in quanto la terza palpebra è quasi scomparsa del tutto. Il problema è che la pupilla è rimasta più dilatata dell'altra. 
La gatta, però sembra stia bene, mangia senza problemi, gioca,e non si tocca mai l'occhio. 
Secondo lei di cosa potrebbe trattarsi? 
 
La ringrazio per l'attenzione,e la saluto. 
Simona da Milano
 
18/11/2005 
 

Gentile Simona, la terza palpebra sollevata a carico di un occhio può indicare la presenza di dolore oculare oppure di problemi a carico del sistema nervoso periferico. In pratica si può trattare di congiuntivite, cheratite, ulcere corneali, uveite, sindrome di Horner, o altro.
Normalmente in tutti questi casi il diametro della pupilla dell'occhio colpito risulta uguale o diminuito rispetto a quello della pupilla controlaterale, e non aumentato.
L'aumento del diametro pupillare può indicare però che la patologia, responsabile eventualmente del dolore oculare, ha interessato anche la retina. Per capire cosa è successo alla sua micetta, deve portarla dal veterinario. Se si trattasse di un distacco retinico le consiglio di far effettuare, oltre ad una visita completa, anche degli esami ematochimici.

Cordiali saluti,
dott.ssa Nicoletta Bevere

 

Gentilissima dottoressa Bevere,
le scrivo dalla provincia di Treviso per la cucciolona, un alano di 18 mesi.
Ho alimentato la mia "piccolina" con crocchette specifiche per cuccioli giant (prima puppy e poi junior). Sono sempre stata attentissima a non farle fare sforzi, corse e salti sconsiderati visto che so bene quanto sia importante e delicata la fase di accrescimento dei cani di grossa taglia.
Quattro giorni fa mi sono accorta che zoppica con l'anteriore sinistra e contemporaneamente ha riscontrato la presenza di grossi sassi nel mio giardino. Il veterinario l'ha visitata, non ha ritenuto opportuno fare la lastra e ha affermato che il cane sente dolore all'altezza della spalla probabilmente a seguito di un trauma che ha provocato una Osteocondrite (il veterinario ha ritenuto plausibile l'ipotesi che qualcuno abbia lanciato sassi contro il cane dall'esterno del giardino)
Mi ha prescritto due pastiglie al giorno di deltacortene per 10 giorni più due pastiglie al giorno per venti giorni di un altro farmaco per la cartilagine.  Sono preoccupata perchè temo che si trasformi in artrosi o qualche altra forma degenerativa che porti il cane all'infermità. Lei pensa che dovrei fare ulteriori indagini, magari radiografiche??
La ringrazio per l'attenzione e la saluto cordialmente.

21/11/2005 

Cara signora, è noto da un trentennio che l’osteocondrosi (che è la mamma dell’osteocondrite dissecante della spalla e di tutte le altre forme di osteocondrite) è una malattia multifattoriale, e con ciò si intende dire che la patologia riconosce una predisposizione genetica e una predisposizione ambientale, riferita alla qualità e alla quantità dell’alimento e (forse) al tipo di attività fisica condotta durante la crescita. E’ invece assolutamente escluso e non plausibile che una qualsiasi forma di osteocondrosi possa originare da una sassata o da qualsiasi altro tipo di trauma, quindi immagino proprio che il collega non le possa aver voluto dire una cosa del genere, che presupporrebbe una conoscenza sommaria dell’argomento. Inoltre l’osteocondrite dissecante (che nell’80% dei cani dà zoppia entro i 12 mesi di età) è una malattia di interesse chirurgico e se non trattata determina rapidamente delle irreversibili alterazioni degenerative articolari! Ciò significa che se il collega avesse davvero questo sospetto diagnostico, allora non dovrebbe impostare una terapia cortisonica, che non serve proprio a niente per tale malattia, ma dovrebbe eseguire una radiografia, che tra l’altro per la spalla non vuole sedazione. In pratica, stando a quello che lei mi dice, le decisioni prese fin d’ora sarebbero un po’ conflittuali in relazione alle affermazioni fatte, che già di per sé non apparirebbero proprio limpide. Chiarisca con il collega, perché magari non vi siete capiti.

Cordiali saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere

 

Gentilissima dottoressa,
ho un gatto europeo sterilizzato che pesa 8 Kg. di quasi 18 anni che circa 10 giorni fa ha fatto indigestione (mangiava molto e spesso). Poi ha ripreso mangiando 1-2 volte al giorno fino a sabato che ha saltato i pasti. Preoccupati lo abbiamo portato
dal veterinario il quale gli ha fatto l'esame delle urine (tutto nella norma) ed un'ecografia dalla quale si è rilevata la presenza di una ciste. Della natura di questa ciste non ci hanno però saputo dire nulla ed hanno presupposto (senza conferma clinica) sia di tipo tumorale.
Quindi ci hanno detto che se vogliamo possiamo fare operare il micio senza però darci alcuna garanzia: il gatto potrebbe non superare l'intervento per anzianità, potrebbero trovare una brutta situazione e quindi fargli l'iniezione finale, o se supera il tutto potrebbe andare avanti 2, 3, 5, 8 mesi?!?
Noi abbiamo scelto di non operarlo e quindi il veterinario ci propone una cura a base di cortisone. Intanto il micio si scarica e mangia 2 volte al giorno. Lei cosa ne pensa? Cosa consiglia? E' bene somministrargli il cortisone o meglio aspettare che
rifiuti il cibo?
La ringrazio infinitamente e porgo distinti saluti.
Elena

22/11/2005 
 

Cara Elena, nessuno sa se questa immagine sospetta, senza nome, rilevata da un ecografo, abbia qualche rapporto con la diminuzione del vorace appetito del suo gattone. Io personalmente non consiglierei una laparotomia esplorativa in un gatto grasso di 18 anni che accusa una diminuzione nell’assunzione dell’alimento, solo per un rilievo ecografico magari occasionale! Piuttosto, se persiste questa sintomatologia, farei degli esami del sangue e delle urine. Purtroppo concordo con la previsione che il suo gatto diciottenne prima o poi, forse, rifiuterà di mangiare e potrà vivere altri 2, 3, 5, 8 mesi, chi lo sa, ma è un po’ come dire che entro un tempo di 2, 3, 7 giorni l’acqua che ho messo nel bicchiere sarà tutta evaporata. E se poi non è ancora evaporata perché faceva molto freddo, tanto meglio. Per quanto riguarda il cortisone, non mi dice le ragioni per le quali gli viene dato, ma a parte rare malattie ben determinate, la terapia corticosteroide non è mai vita-natural-durante, quindi immagino che sia in previsione di ridurre gradualmente la dose e poi sospendere. Non interrompetelo bruscamente, ma seguite le indicazioni del collega.

Cordialmente,

dott.ssa Nicoletta Bevere

 

Gentile dottoressa
Una mia amica ha trovato una settimana fa,  e mi ha consegnato, due gattini abbandonati presso una colonia felina che curiamo in Maremma.
Li ha trovati nel solito giaciglio ma a distanza di un giorno l'uno dall'altra.
I gattini hanno circa un mese. Una sta bene, pesa 900 grammi, è stata sverminata (aveva mal di gola ed è stata curata con Sinulox - un quarto di pasticca due volte al giorno ma ha ancora i linfonodi gonfi). Gioca, corre, salta, mangia e poi.... dorme.
L'altro pesa 400 grammi e sta molto male. Era disidratato, ha un labbro staccato che si sta cicatrizzando, ulcere all'ano e ai testicoli (con un gonfiore che ora è molto diminuito), un colon "da adulto" e una diarrea liquida con sangue che si è bloccata tre giorni fa.
La veterinaria ha analizzato le feci che contengono ancora sangue e vermi (ossiuri e sospetta tenia). Non mangia e devo imboccarlo con il biberon o la siringa.
Il gattino sta sempre fermo seduto con la testa in giù anche se ora è più attento e va nella lettiera da solo per poi tornare nella cestina. Le feci sono morbide ma compatte e manifesta la voglia di mangiare leccando il cibo, non gioca affatto, non si muove e quando la sorella lo vede fuori dalla cuccia e intende fare la lotta si lamenta.
Dall'antibiotico in compresse Sinulox (un quarto di pasticca due volte al giorno) da ieri è passato alle iniezioni di Baytrill, una al giorno, è stato sverminato e da una settimana continua a prendere l'enterogermina (una fiala al giorno). Gli è stata praticata un'altra flebo. Dorme al caldo sopra una coperta termica perché non gli è stata riscontrata temperatura alcuna e invece la brachicardia. La veterinaria ha ventilato il sospetto di una di quelle malattie mortali virali per le quali i gatti si vaccinano.

Ma io mi domando:

  • Sono veramente due fratelli essendo l'una più del doppio dell'altro? Lei mangia anche i croccantini e salta come una pallina.

  • E se sono due fratelli com'è possibile che una abbia contratto un'infiammazione alla gola e l'altro la gastroenterite?

  • ho 5 gatti in casa e un cane, cosa devo fare?

Grazie per tutte le risposte.

Mariangela FI

22/11/2005
 

Gentile Mariangela, il fatto che i due gattini siano fratelli, visto che sono stati abbandonati separatamente e che sono tanto diversi, sarà anche assai improbabile, sono d’accordo, (900 grammi sono troppi per una gattina di un mese!) ma non vedo come questo la possa preoccupare. Io mi sarei interessata di più alla possibilità che il gattino malato potesse risultare affetto da malattie trasmissibili alla gattina sana o agli altri suoi cinque gatti di casa. Infatti sarebbe stato prudente isolare il gattino, pur continuando a curarlo. Adesso probabilmente non c’è molto da temere, visto che a quanto mi dice il piccolino è in via di guarigione, ha fame, non ha diarrea, non ha febbre e manifesta soltanto dolore durante il movimento. In questo caso vedrà che guarirà presto. Per quanto riguarda le cure somministrate, ovviamente sono state efficaci, ma deve sapere che il Baytril non è un farmaco molto adatto ad un gattino di un mese perché è condrotossico, cioè causa la morte delle cellule cartilaginee implicate nell’allungamento delle ossa, e questo potrebbe dargli dei problemi sul lungo termine. Lo sospenderei. Se le feci rimanessero molto morbide sarebbe opportuno ripetere il loro esame per essere ben sicuri che il gattino non abbia dei coccidi e magari fare una ricerca per Giardia, oppure nel dubbio trattare entrambi i parassiti.

In bocca al lupo per le adozioni!

Dott.ssa Nicoletta Bevere

 

Riferimento lettera del 22.11.2005

Gentile dottoressa
il gattino malato è stato isolato insieme alla gattina in una stanza. Non hanno avuto contatti diretti con i gatti di casa.
La gattina, presunta sorella, era già stata tenuta dalla mia amica vari giorni con il gattino malato perciò il contatto (o contagio, spero di no) c'era già stato.
Poiché mi occupo delle colonie feline di un paesino della Maremma, mi interessava conoscere la parentela per risalire a una o più persone che praticano gli abbandoni (non è la prima volta).
Le feci del gattino malato sono state ricontrollate e non ha coccidi ne altri vermi.
Ora tutto procede per il meglio perché la femmina sta sempre bene e il maschietto comincia a giocare, fa le fusa e mi viene incontro quando entro nel bagnetto dove stanno. Mi fiuta il viso, mi dà leggere testatine. Chiede anche il cibo con un leggero miagolio. Gli occhi si stanno aprendo e non sono più due oblique fessure, il musino si sta arrotondando e non è più un triangolino affilato, il labbro inferiore staccato si sta cicatrizzando e il suo corpicino è caldo tanto che a volte esce dalla cestina scaldata dal termoforo. Va sempre nella lettiera anche se cammina gobbino e lento. Cosa ne pensa?
L'ultima domanda: lei mi può confermare che il sospetto di quelle  malattie virali mortali sia ormai scongiurato?
Ho visto gattini sanissimi morire nel giro di due giorni per queste malattie.

Grazie.

Mariangela FI

25/11/2005
 

Cara Mariangela, come le ho già detto anche a me sembra poco probabile che i due gattini in questione possano appartenere alla stessa nidiata, ma potrebbero benissimo avere qualche grado di parentela se provengono dalla stessa colonia di gatte. Comunque l’età di gattini molto piccoli si può stabilire abbastanza precisamente con una visita. Penso che il gattino si stia avviando alla guarigione e che quando avrà l’età giusta potrà fare le prime vaccinazioni, tuttavia, per quanto riguarda assicurazioni, giuramenti e certezze assolute, se lei, come mi pare, frequenta appena appena la medicina, sa già che questa non è una materia che si presta a simili cose.

Cordiali saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere.

 

Gentile veterinario

ho una gatta di 13 anni che è sempre stata benissimo.
Da qualche mese fa degli strani rumori con la bocca, allungando il collo in avanti, come volesse starnutire o vomitare e poi deglutire senza riuscirci. A volte scuote anche la testa. Lo fa abbastanza spesso sulla sera  ( durante il giorno non me ne accorgo).
La mia veterinaria non ha trovato assolutamente nulla alla visita. La gatta sta bene.
Ha detto che possono essere dei polipi nel naso e che è inutile operare perché si riformerebbero.
Consiglia di lasciarla com'è. Certo è che io evito, assolutamente volentieri, qualsiasi intervento e voglio anche credere a quanto è stato diagnosticato ma mi piacerebbe la sua opinione.
Lei cosa ne pensa?

Grazie.
Leandro Bianchi

 24/11/2005

 

Gentile Leandro, non sono molto d’accordo, perché i polipi infiammatori del rinofaringe sono una malattia tipicamente giovanile. La comparsa in una gatta anziana di improvvisi rumori respiratori o di dispnea (difficoltà respiratoria), anche occasionale, secondo me potrebbe meritare qualche indagine.

Cordialmente,

dott.ssa Nicoletta Bevere
 

grazie prima di tutto, premetto che il mio cane un meticcio non ha mai segnalato alcun problema clinico di nessun genere, ha 10 anni. Pochi giorni fa avendo
l' abitudine di correre verso la porta quando qualcuno suona si è arrestata a metà corsa emanando un piagnucolio breve (come se si trattasse di una fitta improvvisa) , e tirandosi su la zampa destra,. anche stamattina continua ad alzare la gamba destra quando cammina. Quando cammina appunto a volte si ferma ed alza la gamba destra la trattiene per 5/7 secondi e poi la riappoggia a terra. Mi sono accorto anche che ieri sera mentre era accucciata in cuccia nel suo lato sempre destro emetteva come dei tic nella zona della gamba. L' ho portato dal veterinario , e li non siamo riusciti a fargli la lastra non siamo riusciti a girarlo sul lato perchè molto nervosa.
Pensavo potesse essere qualcosa sotto alla zampa un pezzettino di vetro visto che il problema sorge in concomitanza con una rottura di una bottiglia in cucina, ma lo escludono eppure mi sembra tutto cosi strano, cioè tutto cosi all' improvviso....chissà se mi risponderà, volevo chiederle ma si può fare una lastra addormentando leggermente il cane ? visto che il cane non se la fa fare...

grazie di cuore

ciro renzi

25/11/2005

 

Gentile Ciro Renzi, certo che si può fare una radiografia in sedazione, ma non sempre si ha la fortuna (o meglio la sfortuna) di trovare sulla radiografia una diagnosi. Mi spiego: con una visita ortopedica di solito si capisce quale sia la regione dove il cane accusa dolore (ginocchio, gomito, anca, ecc…) e a volte basta la sola visita (senza radiografie) per emettere una diagnosi, come ad esempio nella rottura del legamento crociato anteriore, che spesso si verifica in seguito ad una brusca frenata o ad una rapida rotazione del corpo, e che causa una zoppia abbastanza evidente. Se per qualsiasi motivo il veterinario non riesce a localizzare la sede della zoppia, tentare di fare una radiografia sperando che la lastra dica perché il cane ha male è generalmente di scarsa utilità, anche perché in un cane anziano vi possono essere mille riscontri radiografici che poco o nulla hanno a che fare con la zoppia attuale. In pratica le sto dicendo che può affidarsi con fiducia ad un veterinario che abbia visitato il cagnolino, evidenziando clinicamente la sede della zoppia con un buon margine di sicurezza, le abbia prospettato una serie di diagnosi differenziali (cioè: un brevissimo elenco di malattie all’interno delle quali si trova con ogni probabilità quella del suo cane), e le varie possibilità circa diagnosi e terapia. Solo in questo modo il collega che ha visitato il suo cane le può dire se è necessario, utile, inutile, sottoporre l’animale a sedazione o ad anestesia generale per eseguire dei radiogrammi.

Cordiali saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere

 

Caro Bairo
mi perito a scrivere di nuovo alla dottoressa Bevere e quindi scrivo a te come intermediario (se puoi).
Sabato scorso il mio gattino di un mese (quello della Storia piccolissima) che stava migliorando ha avuto una importante crisi respiratoria.
Il veterinario, dopo radiografia, ecografia, ecc. (sospetta ernia diaframmatica, sospetta polmonite ab ingestis, polmonite...) ha diagnosticato una cardiopatia.
Un cuore che funziona solo per due terzi, ovvero  che presenta un frazione media di eiezione del  37/% (prima misurazione) 43% (seconda misurazione) anzichè del 65%.
Mi hanno detto di aspettarmi la sua morte, non sanno quando: a breve, fra tre mesi oppure fra qualche anno....
Intanto io lo curo a vita con:
Fortekor 2,5 mg. : un sesto di compressa una volta al giorno (per un mese) Diuren soluzione: due gocce mattina e sera per via orale Karenal pet polvere: un quinto di cucchiaino al dì mescolato al mangime
Icfvet granulare: 1 goccia mattina e sera per via orale
A prescindere dalla terapia, cosa può dirmi la dottoressa per quanto riguarda il cuore?
Credimi, ho passato una settimana come fosse stato un mese.
L'impegno emotivo è forte.
Mariangela

28/11/2005
 

Carissima Mariangela, questi valori percentuali da soli non significano tutto, e inoltre lei non mi riferisce una diagnosi anatomica, per cui non si può proprio dire nulla, ad eccezione delle cose che sarebbero “a prescindere”: che mi sembra imprudente somministrare del potassio a chiunque senza monitorare la kaliemia (ma poi, in una precedente lettera, non mi aveva detto che il gattino era bradicardico??), che non è documentata l’opportunità dell’integrazione di potassio negli animali sotto ACE-inibitori, e che non è di alcun valore una prognosi di morte certa entro un tempo variabile da adesso a qualche anno. Mi spiace, ma ho inoltre la fastidiosa sensazione che questi nostri scambi epistolari non le portino alcun vantaggio e forse anzi possano arrecare qualche danno, non è detto. Se penso a quanto invece le potrebbe esserle utile una buona intesa e una aperta e chiara comunicazione con i veterinari che la stanno seguendo. Ma perché non vi parlate un po’??

Un abbraccio,

dott.ssa Nicoletta Bevere

 

Gentilissima dottoressa
ci parliamo eccome!
Sono veterinari che conosco da tempo ma io stessa, nonostante le tante domande, ho avuto l'impressione di risposte vaghe perchè sostenute da ipotesi e, secondo lei, fuorvianti.
Mi dica come può fare una persona che non è veterinario a districarsi nel mare di dubbi con quella sola  certezza del "cardiopatico"? E quindi della breve vita?
La veterinaria con cui parlo apertamente è una giovane, figlia di amici,  che da poco (2 anni) ha aperto la sua clinica dopo il tirocinio presso altri.
Il veterinario che mi fatto la diagnosi finale (del cuore per intenderci) è esperto perchè pratica da molti anni, mi ispira fiducia  ma.... Siamo sempre punto a capo.
Evidentemente nel campo veterinario le conoscenze hanno molti limiti e, causa i limiti,  contraddizioni o imprecisioni o mezze verità.
Per questo mi sono rivolta a lei, perchè ci tengo al mio gattino per il quale sono ormai e così lui mi considera, il suo totale riferimento. 
Per affidarmi a qualcuno, oltre che essere capace e di esperienza,  ho bisogno di saperlo amico degli animali, uno che "ci sente", che li tratta con lo spirito del "giuramento". E quindi lo consideri una personcina da rispettare e da trattare con assoluta importanza.
Lei sa bene che la maggior parte dei veterinari non lavorano in questo modo.
Lei collaborando con Bairo mi ha dato fiducia per ambedue gli aspetti e quindi, prima di continuare con la via crucis vorrei chiederle, sempre che lei sia disposta e possa continuare l'interessamento,  di farmi le domande necessarie per capire cosa devo fare.
Intanto le dò una descrizione aggiornata delle condizioni del gattino.
Sta meglio. Ha fatto una corsetta, si fa le unghie sul tappeto, è saltato giù dal letto, comunica i suoi bisogni miagolando e guardandomi,  si lava e va nella lettiera. Non ha diarrea nè altro. Fisicamente si è ripreso. Sta abbastanza fermo e buono nella sua cestina, anche solo e, quando si muove, cammina intirizzito.
Mangia poco, va stimolato. Mostra di aver fame ma dopo alcune leccate si ferma come a prendere fiato (mia deduzione). Allora gli dò il patè con il dito e va avanti. A volte glielo metto di forza in bocca. Ha un bel pancino tondo.
Quando sabato ha avuto una crisi respiratoria (boccheggiando e avendo conati senza vomito) e l'ho portato di corsa dal veterinario, questi, dopo radiografia, ecografia, auscultazione, ha stabilito che era tachicardico (bradicardico era al momento del ritrovamento in quanto si trovava in stato comatoso, senza temperatura corporea....) e che il cuore funzionava per due terzi (43 anzichè 65 la frazione di eiezione).
Altre informazioni che ho provengono dalla lettura dell'ecografia e cioè:

LIVELLO  VENTRICOLO SINISTRO

ventricolo sn diastole        13           13.8             13.6         13.5   mm.
ventricolo sn sistole          10           11.5             11.2         10.9   mm.
frazione di eiezione            51           39                40            43     %
frazione accorciamento     23           17                17            19     %
VSd  13.6
VSs   11.2
MVS    9
EF     40%
FS    17%
La cura a vita è quella che le ho detto e ora sono preoccupata per la sua osservazione sul potassio.
Grazie.
Mariangela

01/12/2005
 

Cara Mariangela questi valori indicano che il cuoricino del suo gatto mostra una diminuita contrattilità, cioè si contrae poco rispetto a quanto sarebbe la norma. Questa diminuita contrattilità o ipocinesia in un gattino di 30-40 giorni è probabilmente dovuta ad una cardiopatia congenita, cioè un difetto anatomico del cuore o dei grossi vasi direttamente collegati ad esso: in pratica il cuore ha una “forma” anormale. In un gattino così giovane è invece meno probabile una malattia miocardica, cioè un disturbo non tanto della “forma” del cuore, quanto della forza del suo muscolo. Sia nel caso che si tratti di un difetto congenito (il cuore ha una “forma” anormale), sia nel caso che si tratti di una malattia del muscolo cardiaco, è necessario formulare una diagnosi precisa, come ad esempio “malformazione della valvola atrioventricolare”, o almeno una diagnosi di sospetto come ad esempio “sospetta tetralogia di Fallot” o “sospetta insufficienza miocardica da carenza di taurina”. Infatti ogni malattia, anche se colpisce lo stesso apparato, ha una sua terapia, e una sua prognosi. Se proprio proprio non si riesce a fare una diagnosi anatomica, si può anche provare a trattare il gatto con una terapia basata almeno sul disturbo funzionale sospettato, ma non capisco se questo è quello che stanno facendo i colleghi. In ogni caso secondo me un proprietario va ben informato, cioè bisogna che sappia che non c’è una diagnosi definitiva e che si sta tentando una diagnosi ex juvantibus (un modo fine per dire: se l’animale migliora con questa terapia, allora vuol dire che probabilmente la diagnosi è questa).
A proposito del potassio, non trovo alcun motivo per somministrarlo in quanto la furosemide potrebbe aumentarne l’eliminazione attraverso i reni, ma l’ACE inibitore tende a risparmiarlo, e comunque non ci sono evidenti indicazioni che l’integrazione di potassio sia necessaria a priori. Inoltre, mentre un eccesso di potassio nel sangue può causare gravi alterazioni della conduzione cardiaca, la sua diminuzione difficilmente determina dei segni clinici importanti. E’ per questo che prima di prescrivere del potassio è meglio controllare che ve ne sia effettivamente bisogno, e dopo un breve periodo ricontrollare i livelli raggiunti.
In pratica lei o decide di rimanere con questi veterinari, affidandosi pienamente al loro giudizio, oppure deve cercare un bravissimo cardiologo. Il migliore cardiologo veterinario in Italia, espertissimo nelle cardiopatie congenite, lo conoscono tutti e lavora a Milano. Potrebbe chiedere ai colleghi di consultarlo.

Cordialmente,

dott.ssa Nicoletta Bevere

 

 

 

Gentile dottore,

ho due gatti siamesi di un anno e mezzo, fratello e sorella. Da qualche tempo sono notevolmente inappetenti e la veterinaria ha richiesto gli esami del sangue: emocromo e test Felv e Fiv. I test sono risultati negativi, l’emocromo della femmina normale, mentre in quello del maschio risulta un’alterazione nel rapporto neutrofili - linfociti, poiché i linfociti, pur rientrando nella scala dei valori normali, sono più alti dei neutrofili. La veterinaria ha voluto eseguire un secondo prelievo per inviare il campione all’ematologo e stabilire se ci sono problemi midollari. Io non ho capito bene cosa intendesse e vorrei sapere cosa posso scoprire da queste analisi sul mio gatto. Malattie incurabile forse? Aspetto la sua cortese risposta e la ringrazio anticipatamente.

Distinti saluti,

Maria

28/11/2005
 

Gentile Maria, che domanda mi fa! Secondo me quando si cercano dei problemi del midollo osseo che determinino linfocitosi, e li si vuole trovare solo attraverso uno striscio di sangue da inviare ad un ematologo, si può cercare soltanto una leucemia, ma non ho idea se la collega la pensi veramente così, quindi per levarsi la preoccupazione dovrebbe chiedere a lei di rispiegarle meglio quello che intendeva dirle, altrimenti questa non sarebbe la posta del veterinario, ma la posta del chiaroveggente. Comunque, la risposta del veterinario ad una possibile domanda sull’argomento sarebbe stata: una modesta linfocitosi costituisce generalmente una normale risposta del sistema immunitario che avviene: 1) in seguito a qualsiasi infezione che determini una prolungata stimolazione antigenica, 2) in seguito ad alcuni parassiti ematici (l’emobartonellosi nel gatto), 3) quale conseguenza della vaccinazione recente o 4) di un forte spavento.

Cordiali saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere
 

Gentilissima dottoressa Bevere, ringrazio di cuore per avermi risposto, veramente grazie mille. Ho sottoposto il cane a radiografia con sedazione, dalla lastra l' ortopedico veterinario dice di aver localizzato il problema all' anca, in effetti e come se al cane quando fa sforzo esca di fuori l' anca. Mi ha anche fatto sentire uno strano schiocco muovendo la gamba. Consumo della cartilagine vedo dalla rafiografia in zona cavità..non ricorso il nopme ma finisce con ...bolare. Mi ha dato degli antifiammatori, per 10 giorni, ma naturalmente anche pur essendo ignorante prevedo che la cartilagine non si riforma da solo anzi col passsare degli anni andrà a peggiorare. IL mio cane ha 10 anni, vorrei che passasse gli ultimi anni con dignità, onore, per il bene che mi ha data e che continua a farmi sentire dentro. Un operazione forse potrebbe risolvere parzialmente o totalemte il problema , una protesi all' interno della cavità che non faccia fuoriuecire l' anca? Volevo chiedere inotlre dove vi trovate voi esattamente.

Un saluto affettuoso, l' amore non ha confini.

28/11/2005
 

Caro Ciro, in base a quello che mi racconta, deduco che il suo cane è andato incontro alla riacutizzazione di un problema cronico a carico dell’anca, caratterizzato attualmente dall’artrosi. In pratica il cane da molto tempo accusava qualche problema articolare, ma solo ora, in seguito probabilmente ad un trauma minore (anche un salto) ha iniziato a zoppicare. E’ un fenomeno molto frequente, che può accadere in qualsiasi momento della vita di un’articolazione non perfetta, ma che si verifica con più probabilità in vecchiaia perchè, andando avanti con gli anni, diminuisce il sostegno della massa muscolare alle articolazioni, mentre di pari passo la malattia articolare tende piano piano a progredire. Quello che si deve fare in simili casi è controllare la fase acuta dell’infiammazione con antinfiammatori e riposo, come le hanno già detto, e gestire la malattia cronica curando che il cane non ingrassi (il fattore peso è importantissimo) e che mantenga una buona massa muscolare. L’attività fisica migliore è il nuoto, le lunghe passeggiate senza correre troppo, ed eventualmente la fisioterapia (anche fatta in casa, dal proprietario, una volta che gli sia stata spiegata da un veterinario). L’attività fisica più pericolosa è rappresentata dai salti e dalle corse scatenate, perché possono appunto causare delle improvvise riacutizzazioni del dolore e, se le alterazioni anatomiche a carico dell’anca lo predispongono, possono anche causare la lussazione dell’anca. Per quanto riguarda la terapia farmacologica sul lungo termine, vanno bene i condroprotettori, contenuti anche in alcuni mangimi formulati appositamente per cani con artrosi (J/d Hill’s, Mobility support Royal Canin), mentre la chirurgia, a meno che non si sia verificata una lussazione, non è sempre necessaria. Comunque, visto che le interessa sapere, in un cane di taglia piccola o media, di dieci anni, forse potrebbe convenire l’artroplastica per escissione (nessuna protesi), mentre in un cane di taglia maggiore la scelta tra l’artroplastica per escissione o una protesi dipende sia dal tipo di cane, sia dalla disponibilità economica del proprietario. Esattamente io lavoro a Milano, zona viale Monza, ma se ha bisogno mi può raggiungere anche solo telefonicamente. Chieda il numero a Bairo.

Cari saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere

 

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