Il veterinario risponde
a cura della d.ssa Nicoletta Bevere

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Salve dottoressa,
uno dei miei due gatti di 4 anni, Rodolfo, soffre di rinite cronica.
LI ho trovati in mezzo ad una cucciolata e li ho presi perchè una quasi completamente cieca (occhio chiuso ed uno con patina sopra) e l'altro già abbandonato dalla mamma perchè malato.
Rodolfo ha sempre avuto alti e bassi con la sua rinite e ha ricevuto numerosi antibiotici.
Adesso è un mese che continua ad essere iper intasato, mangia abbastanza ma non come sempre. E' molto solitario e mogio mogio. Credo che lotti contro la febbre.
L'ultima cura che ha fatto: 10 giorni di rocefin
Non ha funzionato, dopo il veterinario ha prescritto vibravet in pasta ma il micio ha avuto una reazione di schifo con bava alla bocca che quasi lo soffocava.
Al che di urgenza l'ho portato dall'unico veterinario di turno, un veterinario omeopata che mi ha suggerito una terapia di pulsatilla+echinacea. Inizialmente stava meglio ma adesso di nuovo ricaduta. E' un micio fragile, pensi che ha il vizio di ciucciarsi la zampa e farsi il pane contro qualcuno ma adesso non riesce a fare neanche quello. Cosa devo fare? Non voglio vederlo soffrire.
Cosa mi suggerisce?
Barbara

01/10/2005
 

Gentile Barbara, la presenza di sintomi riferibili a infiammazione cronica delle prime vie aeree (starnuti, rumori russanti, starnuti inversi, scolo nasale, diminuzione dell’appetito, a volte anche difficoltà a prendere sonno) può indicare la presenza di differenti patologie (polipi, stenosi, rinite linfocitica, corpi estranei, neoplasie, patologie dentali, eccetera), la cui terapia naturalmente non è la stessa. Per questo motivo la necessità di fare diagnosi risulta evidente, soprattutto una volta che diversi trattamenti antibiotici hanno fallito. La diagnosi delle patologie che colpiscono il naso e la gola si basa essenzialmente sull’endoscopia, spesso associata all’esame radiologico delle cavità nasali e all’esame citologico e istologico della mucosa nasale. Tutte le procedure vengono effettuate in anestesia generale durante una stessa seduta, non solo negli istituti universitari, ma anche in moltissimi ambulatori e cliniche private che usufruiscano della consulenza di un veterinario endoscopista in grado di occuparsi di rinoscopia. La diagnosi consente di pianificare una terapia corretta (chirurgica o medica) e di fornire una prognosi attendibile. Tuttavia la frase “non voglio vederlo soffrire” non mi dice niente di buono, così come non è compatibile un (probabile) prolungato stato febbrile con una semplice patologia nasale, in particolare subito dopo un trattamento antibiotico. Perciò le consiglio di subordinare la rinoscopia ad un profilo ematologico normale e a test per FIV e FeLV che abbiano dato risultato negativo. Se al contrario questi esami preliminari non dessero l’esito sperato, sarebbe necessario rivedere la priorità dei problemi attuali del gatto.

Cordiali saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere
 

Grazie dottoressa di avermi risposto.
Oggi ho portato Rodolfo in clinica per fare accertamenti. Per fortuna è risultato negativo fiv e felv.
Purtroppo anche se vaccinato risulta affetto da calcivirosi che già aveva da piccolo. Infatti aveva anche delle ulcere in bocca.
Mi hanno dato questa terapia: cefazolina 0,5 ml mattina e sera per 6 giorni e tra 7 un nuovo controllo.
Poi mi hanno ordinato l'interferone da dargli a settimane alterne più un integratore che si chiama omega pet.
Secondo lei è giusto? Ha qualche suggerimento. Riuscirà a tornare a stare bene come prima a parte la sua solita rinite cronica?
Grazie ancora.
Barbara

03/10/2005

 

Gentile Barbara, sono contenta per i test negativi, ma l’emocromo? Il gatto ha oppure no una febbre resistente agli antibiotici? Per quanto riguarda le sue domande, purtroppo devo lasciarle insoddisfatte, ma resta fermo tutto quello che le ho già detto.

Cordiali saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere

 

 

Salve........volevo delle indicazioni sulla mia cricetina russa. ho cercato di farla accoppiare........passati quasi 21 giorni gli è spuntata una gobba sulla schiena.........cosa significa??????????? la prego mi risponda al più presto.

02/10/2005

Gentile Signora, la durata della gestazione nel criceto è di circa due settimane, e soprattutto durante la gravidanza è l’addome ad aumentare di volume, non il dorso. Quindi l’unica correlazione che può esistere tra l’incontro dei due criceti e il sintomo attuale è una lite che abbia portato uno dei due animali a ferire l’altro, determinando la comparsa magari di un ascesso. La seconda possibilità, tutt’altro che trascurabile, è che la tumefazione sul dorso sia del tutto indipendente da quanto è avvenuto tre settimane fa. In ogni caso la diagnosi richiede almeno l’esame citologico della lesione, cioè l’esame di un campione di cellule prelevate dal veterinario senza bisogno di anestesia.

Cordiali saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere

 

Vorrei gentilmente un chiarimento sull'alimentazione del cane: ho sentito/letto da qualche parte che è assolutamente sconsigliato dare ai cani alcuni tipi di verdure e frutta quale sedano, uva etc.
Queste notizie sono vere? Ci sono altri alimenti "vietati" (a parte cioccolato, dolci in genere ..).
La mia cucciolona è un meticcio puro, peso ca. 25 kg.
Ringrazio in anticipo per un Vostro cortese riscontro.
Bettina Weiss, Milano

06/10/2005

Gentile Bettina, l’unico alimento vietato è il cioccolato fondente, anche se il cane ha una bassa tolleranza anche per la caffeina, e per le cipolle se date in grandi quantità. I problemi di solito si hanno però solo con il cioccolato, proprio perché un cane ingordo, che si trovi nelle condizioni di accedere liberamente a tale alimento, ne può ingerire molto. I numeri precisi? Le dosi tossiche (non letali) del cioccolato al latte e di quello fondente, rapportate ad un cane di 10 kg sono rispettivamente di circa 620 grammi e 70 grammi.
Riguardo alla sua domanda, non c’è chicco d’uva o fogliolina di sedano che possa far male, ma tornando al “vietato”, direi che ci sono molti esempi di diete vietate: sono dannosissime le diete vegetariane, le diete carnee contenenti fonti proteiche di bassa qualità (cioè sottoprodotti costituiti essenzialmente da pelle e ossa), le diete composte da solo muscolo o da omogeneizzati di carne.
Poi ci sono le infinite vie di mezzo.
Ma se si vuole invece andare proprio sul sicuro, sono altamente raccomandabili le diete commerciali, in formulazione umida o secca, studiate appositamente per i fabbisogni nutrizionali del cane, che tengano conto dell’età, della taglia, del tipo di attività fisica e di eventuali problemi particolari come la tendenza all’obesità di alcune razze, o la predisposizione ai problemi articolari di altre. I prodotti che danno garanzie di elevata qualità (per quanto riguarda sia le materie prime, sia il rapporto tra i vari princìpi nutritivi) sono tutti reperibili nei negozi per animali, e in misura inferiore nei supermercati dove si collocano solitamente nella fascia di prezzo più alta.

Cordiali saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere.
 

Ho 5 gatti in casa,non escono mai.
L'anno scorso a distanza di un mese l'uno dall'altro sono morti 2 gatti,diagnosi insufficienza renale.
Quest'anno 23/8/05 si e' ammalato un gatto di anni 6 con i seguenti valori:
Test fiv e felv negativo

PLT 807
CPK 179
ALT 52
AST 27
ALP17
BIL TOT 0,25
ALBUMINE 3,4
GLOBULINE 5,3
RAPPORTO AG0,64
UREA 605
CREATININA 11,46
GLUCOSIO 101
COLESTERTOLO 220
TRIGLICERIDI 73
LIPASI 19
CALCIO9,7
FOSFORO 24,4
SODIO 149
POTASSIO 5,3
RAPPORTO NA/K 28,1
CLORO 111
CLORO CORS.108
FERRO TOTALE 147


EMOCROMO:
RBC 7,78
HB 12,0
HCT 34,5
MCU 44
MCH 15,4
ACANTOCOTI+ WBC 16,0


ECOGRAFIA GATTO MASCHIO:

FEGATO NORMALE
MILZA NORMALE

RENE DX NEFROMEGALIA bilaterale con iperocogenita'  e ispessimento delle corticali-lieve raccolta ecopriva sottocapsulare

RENE SX
Vescica normale
Altra lieve raccolta ecopriva  a sede retroperitonale

Diagnosi: Quando compartibile con nefropatia a carattere linfoproliferativo e/o infiammatoria .
Sconsiglia prelievo citologico con ago sottile(non fatto perche' il gatto debilitato)

Terapia:
Baytrol punture 15gg
Cloruro di sodio flebo 10gg per vena ma fatto fino ad oggi ogni 3 giorni sottocute 100 cc.

Ora non mangia di nuovo,e' ridotto uno scheletro.
Nessuno mi sa dire cosa ha e come curarlo(Ha iniziato con inappetenza,alito pesante in bocca,con piccole ulcere).

Il 23 settembre altro gatto,femmina,di anni 4 stessi sintomi,stessa terapia fino ad oggi:

CPK 809
AST 46
ALT96
ALP9
GOT 0
BIL TOT 0,33
PROTEINE TOTALI 12,0
ALBUMINE3,3
GLOBULINE 8,7
RAPPORTO AG 0,38
COLESTEROLO 275
TRIGLICERIDI 160
LIPASI 30
UREA 661
CREATININA 16,41
GLUCOSIO 319
CALCIO11,2
FOSFORO 21,6
SODIO 130
POTASSIO 5,4
RAPPORTO NA/K 24,1
CLORO CORR.81
CLORO 73
FERRO TOTALE 122
RBC 11,1
HB 11,5
HLT 45,2
MLV 41
MCN 13
MCHC 32,0
WBC 22,1
PLT312
AGGREGATI PIASTRINICI:PRESENTI

FIV E FELV NEGATIVI

E' IN CONDIZIONI PESSIME,ANCHE QUI NON SANNO DARE UNA DIAGNOSI,DA TENER PRESENTE  CHE ANCHE UN ALTRO GATTO ANCORA COMINCIA AD AVERE GLI STESSI SINTOMI.

Confido in voi per un chiarimento,inerente alla guarigione dei miei gatti,aspettando una vostra risposta,vi ringrazio.

Distinti saluti
B. Iolanda

08/10/2005
 

Gentile Iolanda, vorrei sapere se è andata così: il gatto maschio è stato colpito abbastanza improvvisamente da leggero ottundimento, ulcere orali, alito cattivo, dolore addominale, assenza di appetito, temperatura normale o febbrile. Gli esami del sangue sono stati fatti dopo diversi giorni dall’insorgenza dei primissimi sintomi. La gatta è stata colpita con una sintomatologia uguale o un po’ più grave e gli esami del sangue sono stati fatti praticamente subito dopo l’insorgenza dei primi disturbi. I due gatti deceduti l’anno scorso non avevano mai manifestato, nei mesi/anni precedenti la malattia, un evidente aumento dell’assunzione di acqua, così come i tre gatti attualmente colpiti non bevevano molto, prima dell’inizio dei sintomi. Se per caso, in contemporanea con gli esami del sangue, fossero stati fatti anche gli esami delle urine, mi piacerebbe sapere il loro risultato. Ai fini prognostici è indispensabile conoscere il valore al quale si è stabilizzata la creatinina dopo le terapie effettuate. A presto.

Dott.ssa Nicoletta Bevere

 

 

Gentile redazione, mi hanno regalato un pinscher nano e, a giudicare dalle foto trovate sul web di pischer, chihuahua e meticci, deve avere qualche discendenza da chihuahua. Comunque, non è un problema perchè la adoriamo.
E' nera focata e ha 4 mesi. Il veterinario ha riscontrato 4/5 piccolissimi "buchi" senza pelo dalle ascelle a metà dorso (ma non arrossati o crostosi, solo senza pelo quindi si vede la cute bianca) di circa 6/7 mm di diametro. Lui dice che si tratta di "rogna rossa" che si manifesta in macchie a cartina geografica e che molto probabilmente andranno via con la crescita. Mi rivolgo a voi per sapere se questa patologia l'avete riscontrata qualche volta e se è facile debellarla senza che peggiori.
Vi ho detto che ha un trascorso con parenti chihuahua perchè sempre il veterinario mi ha detto che c'è una cura per la rogna rossa che però non è possibile dare ai chihuahua perchè per la loro razza è un medicinale mortale.
Vi prego se avete qualche notizia
Grazie per il vostro tempo

Susanna di Asti

10/10/2005
 

Gentile Susanna, la cosiddetta rogna rossa (…che non è chiamata rossa perché causa delle aree prive di pelo di colore bianco…), o demodicosi, o rogna demodettica è una malattia dermatologica abbastanza comune, che si manifesta con delle aree prive di pelo, di solito infiammate e arrossate, a volte complicate da infezioni batteriche più o meno profonde e da comedoni (“punti neri”). Tali lesioni possono colpire solo in parte il mantello, localizzandosi prevalentemente a carico del muso, della testa o della cute tra le dita, oppure possono generalizzare e colpire aree molto estese del corpo. La malattia, non contagiosa, è causata da un piccolo parassita del follicolo pilifero e delle ghiandole sebacee. La sua diagnosi viene fatta evidenziando al microscopio ottico tale parassita, prelevato tramite uno scarificato cutaneo profondo (esame semplice, rapido, che non richiede anestesia generale). Con una diagnosi certa, ottenuta in questo modo, si sceglie il protocollo terapeutico più adatto in base a razza, età, taglia dell’animale, tipo di lesioni. I farmaci che di solito vengono usati sono l’amitraz e l’ivermectina. Nei cani per i quali l’ivermectina è controindicata sono disponibili la milbemicina e la moxidectina. Se la diagnosi è stata fatta in modo sicuro (evidenziando davvero la presenza del parassita al microscopio), normalmente la terapia è seguita dalla scomparsa di tutte le lesioni in poche settimane.

Cordiali saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere
 

Buon giorno dottoressa, le scrivo da Palermo. vivo con 8 gatti positivi alla Fip e 3 cani. uno di questi cani, una york shire di circa 7 anni, ha una insufficienza mitralica che seguo con laxis (1/4 al giorno) lanoxin (1 al giorno in due volte) e vasotop (1/2 al giorno). Da una recente radiografia risulta un cuoricino enorme. Posso fare qualcosa oltre questa terapia? Andando così che prospettive ha questa mia cagnolina?

Buon giorno e grazie della risposta.

10/10/2005
 

Gentile signora, l’ampliamento della silhouette cardiaca è un dato radiografico comune in tutti i casi di insufficienza mitralica, ed è determinato dalla progressiva dilatazione atriale e ventricolare sinistra, generata a sua volta dal difetto della valvola mitrale. La terapia per questo disturbo viene stabilita in base al risultato dell’esame ecocardiografico, in base alla sintomatologia, nonché all’eventuale presenza di altri problemi più o meno direttamente correlati alla malattia cardiaca. Il clinico può decidere di effettuare elettrocardiogrammi, esami del sangue, radiogrammi, per avere un quadro preciso dello scenario, e per adattare con il tempo la terapia, modificandola in base all’evoluzione della patologia.  In generale la malattia cardiaca quindi non si presta a consulti a distanza. Quello che le posso dire è che la bontà della terapia adottata dipende con ogni probabilità dalla disponibilità sua e del medico curante ad effettuare gli esami richiesti e ad avvalersi di un ecografista cardiologo veterinario.

Cordialmente,

dott.ssa Nicoletta Bevere
 

Gentilissima Dottoressa, tenendo in casa ben 7 mici, mi chiedo se sia davvero pericoloso nel caso di una eventuale mia gravidanza, in riferimento alla toxoplasmosi.
Le premetto che , purtroppo, non sono immune e  che però i miei gatti non escono mai di casa..Data l'ignoranza generale sul tema (in primisi del mio compagno che potrebbe addossarmi la colpa per eventuali complicanze..), mi chiedo se, al giorno d'oggi, non vi sia nemmeno in fase sperimentale un tipo di vaccino, per noi o per i nostri amici gatti, oppure se non si possa far loro un'analisi specifica per scoprire almeno se ne siano portatori.e star così più tranquilli...o, in ultima analisi, che cosa occorra fare in pratica?
GRAZIE.

Monica (Roma).

11/10/2005
 

Gentile Monica, la toxoplasmosi si contrae consumando carni poco cotte, insaccati crudi, verdure crude, acqua inquinata, o ingerendo accidentalmente particelle di terriccio. Il gatto di casa molto difficilmente potrà essere fonte di infezione. Infatti il gatto contrae la toxoplasmosi una sola volta nella vita (generalmente fra i 2 e i 6 mesi di età), poi sviluppa un’immunità permanente. Dopo l’infestazione il gatto elimina con le feci le forme infestanti del parassita per un tempo di 7-21 giorni, e poi mai più nella vita. Il parassita eliminato con le feci del gatto, per poter infestare una persona, deve maturare ad una temperatura di circa 20-24°C per un minimo di 2 giorni. Quindi: se i suoi gatti stanno con lei da un tempo maggiore di 9 settimane (questo termine di tempo deriva dalla somma del tempo massimo di incubazione con il periodo massimo in cui il gatto può eliminare il toxoplasma con le feci), e se i suoi gatti non vengono alimentati con carni crude o insaccati crudi, non possono costituire alcuna fonte di contagio. Comunque, se vuole, può far titolare la presenza di anticorpi IgM per tutti i suoi gatti, di modo da sapere se recentemente sono stati esposti al parassita. Se uno di loro avesse un titolo IgM elevato, può come misura precauzionale rimuovere le feci dalla lettiera ogni 24 ore (le uova di toxoplasma non maturano in meno di 2 giorni) per le successive 3 settimane, oppure, con suo grande vantaggio, può dire al fidanzato che il veterinario consiglia di attribuire tra i vari compiti specifici del futuro papà anche la pulizia delle lettiere, per prudenza, almeno fino alla maggiore età del pargolo.

Felicitazioni e figlie femmine!

Dott.ssa Nicoletta Bevere
 

Gentile Dottoressa,

abito a Bari e sono proprietaria di un dogo argentino femmina di 18 mesi che, a fine agosto, ho fatto sterilizzare.

Trattata con AUGMENTIN e BETADINE SOLUZIONE, il decorso post operatorio è stato breve e soddisfacente. (Voglio precisare che non avendo avuto problemi di nessun genere, prima d’ora non ha mai assunto farmaci).

Sarà una coincidenza, ma, dopo una ventina di giorni dall’intervento, ha iniziato ad avere problemi di rossore localizzato sulla pancia e interno cosce.

In un primo momento ho pensato che potesse trattarsi di una reazione allergica all’anestetico (è stata utilizzata la gassosa) o alle lame utilizzate per la tosatura.

Subito è stata trattata con DELTACORTENE e KEFORAL. Chiaramente la terapia ha fatto il suo effetto, dopo, però, il problema si è ripresentato a fasi alterne: in alcuni giorni il rossore è più accentuato e la cagna si mordicchia, in altri meno.

A cosa pensare?

Allergia alimentare? (in previsione della sterilizzazione, due mesi prima ho iniziato ad alimentarla con il LEAN della REGAL, dopo l’insorgenza del rossore le ho dato l’HA della PURINA, proprio per escludere questa ipotesi);

Dermatite da contatto? (nulla è cambiato nelle mie e nelle sue abitudini. Per escludere anche questa evenienza le ho sostituito il materassino dove dormiva)

Fattore genetico? (ho con me i genitori e, nessuno dei due ha mai presentato problemi simili, come pure i fratelli)

Il veterinario ha detto di tentare ancora con una terapia antibiotica e da ieri le sto dando il KEFORAL.

Spero che il problema si risolva.

So che i problemi dermatologici possono avere cause diverse e quindi difficili da diagnosticare a distanza, ma gradirei avere un suo parere in merito.

La ringrazio per l’attenzione e la saluto cordialmente.

Arianna.

11/10/2005
 

Gentile Arianna, dubito che ci sia una relazione con i farmaci anestetici. Le cosiddette “ustioni” da tosatura e le reazioni locali ad alcuni antisettici usati per la preparazione del campo operatorio compaiono immediatamente, e non dopo tre settimane. Ha ragione nel dire che i problemi dermatologici hanno molteplici cause, ed è per questo che nel suo caso bisognerebbe cominciare ad escludere le cause parassitarie prima di considerare quelle allergiche. E anche tra queste, per diverse ragioni scientifiche, è necessario escluderne prima alcune e poi altre, seguendo un protocollo diagnostico preciso, senza il quale purtroppo non si va da nessuna parte. E’ anche possibile che il suo cane abbia una dermatite su base allergica, ed è altrettanto possibile, oltre che auspicabile, che con l’avanzare della stagione autunnale i sintomi scompaiano. Ma se così non fosse le consiglio, una volta escluse con certezza le dermatiti parassitarie o correlate a parassiti, di procedere dapprima con la dieta ad eliminazione. Questa non può essere inferiore alle 6 settimane e richiede, perché valga la pena di iniziarla, sia un proprietario ben motivato e ben informato dal proprio veterinario, sia un ambito famigliare cooperante. Successivamente, potrebbe essere necessario un esame allergologico eseguito sul sangue. Per le dermatiti allergiche da contatto, piuttosto rare rispetto ad altri tipi di dermatiti, non esiste alcun test specifico, ma certamente si potrebbe avanzare qualche sospetto se tutti gli altri esami avessero dato esito negativo e se i dati clinici fossero suggestivi (attualmente non lo sono in modo particolare).

Cordiali saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere

 

Sto vivendo un incubo. Un anno fa, Maggio 2004, scambiai per un colpo di calore una crisi della mia piccola lupa (Siberian Husky, quattro anni a Maggio 2006). Per precauzione io e mio marito interpellammo la sua veterinaria di fiducia (e lo è davvero) e dai sintomi ci disse subito che era una crisi epilettica ma di stare tranquilli: se le crisi avvengono ad un anno di distanza al momento non  sussistevano allarmismi ingiustificati. In effetti nel 2005 ne ebbe un'altra nello stesso mese. Certo non è piacevole assistere a crisi del genere ma, differentemente dalla prima volta, non fummo presi troppo di sorpresa. Ho cominciato a preoccuparmi adesso che, il 29 Settembre ne ha avuto un'altra completamente differente dalle altre due. Intanto le zampine non si muovevano, pochissima bava, sguardo fisso e pupille dilatate. Si è rialzata da sola ed è tornata come prima sotto lo sguardo un pò interrogativo mio, di mio marito e degli altri tre Siberian Huskies. Ho contattato l'allevatrice che è diventata poi una grande amica: ha appreso al notizia con molta ansia dato che è il primo caso in assoluto di epilessia tra i suoi cani. La veterinaria invece dice che ancora non è il caso di effettuare esami a dir poco stressanti per la piccola oltre che dispendiosi per noi. Ovviamente non mi interessa la parte economica: per lei siamo disposti a tutto. Ci ha detto di controllare la prossima, soprattutto a che distanza avviene. Sapendo quanto sono apprensiva con i miei "bimbi" mi ha raccomandato di essere tranquilla, si può vivere una vita normale anche con una malattia del genere. Io credo ancora nei miracoli e non smetterò mai di chiederne uno per la mia dolcissima e amata bimba

Lei cosa ne pensa?

Saluti,
Ornella

11/10/2005
 

Gentile Ornella, la sua cagnolina potrebbe soffrire di epilessia idiopatica. Si tratta di un disturbo che generalmente compare tra 1 e 5 anni di età del cane, è maggiormente segnalato nei cani appartenenti a razze di peso superiore a 15 Kg, ed è caratterizzato da un intervallo di tempo, tra la prima crisi e la seconda, superiore alle 4 settimane. L’esame neurologico effettuato nel periodo che intercorre tra una crisi e l’altra è del tutto normale e la TAC e la risonanza magnetica non danno alcun reperto significativo, di modo che se i dati clinici convergono su questo tipo di diagnosi molti veterinari (io tra essi) non consigliano tali esami, non tanto per il loro costo, quanto proprio per la scarsa probabilità di ottenere delle informazioni utili a fronte della necessità di effettuarli in anestesia generale. TAC o risonanza magnetica sono invece indispensabile se si deve escludere una patologia diversa dall’epilessia idiopatica. Tornando a noi, la frequenza delle crisi epilettiche può rimanere costante, diminuire o aumentare, in quanto il cervello è un sistema plastico, che si modifica nel tempo, e quindi anche i tempi e i modi delle crisi possono cambiare. Se attualmente la frequenza degli episodi sta aumentando è consigliabile trattare farmacologicamente il cane, ricordando che la fenobarbitalemia (ed eventualmente il livello di potassio bromuro) dovrà essere monitorata dopo un certo tempo dall’inizio della terapia e quindi ad intervalli costanti per tutta sua la durata, per evitare sottodosaggi o sovradosaggi. Visto che il cane è giovane, e senza scomodare i Santi per chiedere un miracolo, è possibile che in seguito ad un lungo trattamento medico (ad esempio 10-12 mesi), la malattia scompaia del tutto e che quindi, dopo un congruo periodo di terapia, si possa tentare di ridurre e poi sospendere il supporto farmacologico. Senza medicine è invece meno probabile che questo lieto evento accada. Le faccio i miei più cari auguri e le raccomando di non far riprodurre la cagnolina, in quanto per la genesi dell’epilessia idiopatica non si ritiene impossibile una componente ereditaria.

Cordiali saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere
 

Gentile dottoressa
il mio nome è Nancy e scrivo da Gaeta (LT), vorrei chiderle se la leishmaniosi puo' essere trasmessa attraverso il morso.
Nel ringraziare porgo distinti saluti
Nancy Festa 




17/10/2005

Gentile Nancy, la leishmaniosi non può assolutamente essere trasmessa da cane a uomo o da cane a cane attraverso il morso, in nessun caso. Il cane, in Italia come in altri paesi del bacino mediterraneo, contrae la leishmaniosi attraverso la puntura di un piccolo insetto che si nutre di sangue e che si chiama flebotomo o pappatacio.

Cordiali saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere
 

Gentile d.ssa Bevere,
mi rivolgo di nuovo a Lei stavolta per un quesito che non riguarda gli animali da affezione. Ieri sera, durante la passeggiata con il cane, ho trovato un riccio su un prato e visto che era vicino ad una strada abbastanza trafficata, lo preso in mano per spostarlo in un boschetto vicino. Ho notato che il riccio aveva addosso molte zecche (almeno dieci). Non sono riuscita a toglierle nel modo in cui le tolgo talvolta al mio cane e per non causare danni all'animale, l'ho liberato senza fare niente.
La mia domanda è: cosa avrei potuto fare? E' normale che un riccio abbia addosso tante zecche?
Grazie per il Suo gentile riscontro.

Bettina Weiss, Milano

20/10/2005
 

Gentile Bettina, forse le do notizie che non gradirà, ma spero tanto non se ne faccia un cruccio, e ne faccia invece tesoro per la prossima volta. I ricci sono abitualmente infestati da due tipi di zecche del genere Ixodes, particolarmente in primavera e in tarda estate, anche se tali parassiti sono attivi durante tutto l’anno. Le infestazioni massive possono causare, soprattutto in un animale giovane, anemia e debilitazione, per cui devono essere trattate mediante asportazione meccanica con una pinzetta o tramite l’applicazione di un antiparassitario stabilito dal veterinario. Un animale rinvenuto in tardo autunno, in pieno giorno, che non si appallottola appena ci si avvicina è quasi sicuramente malato. Se il riccio è di piccole dimensioni (inferiori a 300-350 grammi) si tratta probabilmente di un animale appartenente alla cucciolata più tardiva, che potrebbe non aver avuto il tempo di accumulare le scorte di cibo per andare in letargo, e che quindi è affamato e girovaga in cerca di cibo in un periodo non più propizio. Per un animale in queste condizioni, fortemente parassitato, è difficile superare l’inverno e quindi, in tali casi, è opportuno raccoglierlo e procurargli l’assistenza necessaria consultando un veterinario competente in materia o rivolgendosi ad un centro di recupero per la fauna selvatica. Appena possibile il riccio va poi restituito al bosco.

Cordiali saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere
 

Posseggo da circa sette anni un gatto europeo rosso il quale mangia a sproposito, a più riprese nell'arco della giornata. L'alimento preferito è il secco. siccome ha avuto un anno fa la struvite rendendo necessario l'applicazione di catetere per l'eliminazione del calcolo:
Sono particolarmente preoccupato in quanto sul dorso c'è una zona con pochi peli e particolarmente ispidi ed irti: Inoltre beve abbastanza e si lecca continuamente.
Inoltre ho un cane in giardino di circa tre anni il quale non fa altro che abbaiare al passare di gente nei pressi del suo recinto: Inoltre la notte, continuamente abbaia senza una ragione apparente: Forse è una domanda poco pertinente: Come posso fare per ridurre al minimo questo fenomeno: I vicini si sono lamentati e mio padre se ne vuole sbarazzare.
Io sono molto affezionato e non voglio perderlo. La prego di darmi un consiglio in tal senso. Nell'attesa porgo cordiali saluti
Carmine Ziccardi

20/10/2005
 

Gentile Carmine, il suo gatto ha ragione nel voler consumare numerosi pasti durante la giornata, perché questo è il comportamento alimentare tipico del gatto e non va contrastato. Tuttavia, se il gatto è obeso e non si può dargli un alimento specifico per la riduzione del peso (visto che c’è il problema urinario), si può costringerlo a fare un po’ di esercizio fisico prima di mangiare. Come? Si prende una bella bottiglietta di plastica trasparente, la si riempie per tre quarti di crocchette e le si praticano quattro o cinque fori delle dimensioni sufficienti a fare in modo che, quando si fa rotolare la bottiglia, esca una crocchetta alla volta. In questo modo il gatto gioca, fa del bel moto, sfoga il proprio istinto di cacciatore, e infine mangia. Per quanto riguarda i peli ispidi sul dorso non me ne preoccuperei, specie se fossero vicini alla coda, perché alcuni gatti hanno in quella regione un numero elevato di ghiandole sebacee che determinano tale aspetto del mantello. Per quanto riguarda la sete, il suo gatto beve troppo solo se in 24 ore consuma più di 80 grammi di acqua per ogni Kg di peso corporeo (cioè oltre 320 grammi di acqua se pesa 4 Kg). Se ha qualche dubbio può richiedere al suo veterinario l’esame chimico-fisico delle urine e/o un profilo ematochimico.
Per il cane la questione è problematica. Probabilmente lui è fortemente convinto di difendere la sua proprietà, quindi per ridurre il problema bisogna prima di tutto ridurre la vigilanza del cane. Questo si può fare spostando la cuccia nel luogo più lontano possibile dal passaggio delle persone, proteggendolo ulteriormente con una siepe o con qualche altro presidio. Inoltre il cane potrebbe essere ricoverato durante la notte in casa, vicino alla persona che egli considera il capo, di modo che ai suoi occhi la responsabilità della difesa fosse affidata al suo “superiore”. Se però il rischio che suo papà si liberi del cane è molto elevato e imminente forse, a queste imprescindibili indicazioni, andrebbe aggiunto un elemento fastidioso per il cane (ma non nocivo) che scoraggi direttamente l’abbaio, come un leggero spruzzo di acqua che viene erogato da alcuni collari “antiabbaio” quando il cane vocalizza. E’ un metodo coercitivo che non mi piace consigliarle, ma che le indico solo perché mi pare di capire che la situazione sia diventata un po’ precaria.

Cordialmente,

dott.ssa Nicoletta Bevere
 

Gentile dottoressa,le scrivo dalla calabria per chiederle aiuto. sono solo una padroncina innamorata della sua gattina e allo stesso tempo disperata. qualche giorno fa la mia gattina ha urtato contro la mia macchina saltando qua e là. deve essersi fatta male infatti ho subito notato che si lamentava e l'ho portata di corsa dal veterinario. il dottore mi ha detto che ha una piccola frattura allo sterno che si ricalcificherà in breve tempo e un ematoma che si riassorbirà tranquillamente. per essere sicuri le ha anche fatto 3 radiografie dalle quali è venuto fuori che ha il diaframma completamente distrutto perciò i visceri risalgono verso i polmoni in modo anomalo. mi ha detto che si tratta di ernia diaframmatica e che l'unico rimedio è un itervento ad alto rischio perchè durante l'operazione i polmoni potrebbero collassare,ma ha aggiunto che è un intervento salva vita, cosa devo fare? inoltre ha aggiunto che non può essere stato solo un urto a combinarla così, allora cos'è? potrebbe essere una cosa congenita? inoltre il veterinario mi ha fatto notare come da entrambi i lati a livello delle zampe posteriori il gatto presenti delle fossette dovute proprio al movimento dei visceri verso il torace.io ricordo di aver notato questo particolare sin da quando il gatto era piccolino, in particolar modo in seguito al parto, ed io ignorantemente lo attribuivo a questo. è possibile che il parto abbia provocato l'ernia? inoltre in alcuni momenti sembra che quelle fosse scompaiano, com'è possibile? la prego mi aiuti e mi dia buone notizie.

22/10/2005
 

Gentile signora, non è facile che un gatto si procuri un’ ernia diaframmatica semplicemente urtando contro una macchina. Questo tipo di lesione deriva di solito dalle cadute dall’alto come dai balconi, e meno sovente dagli incidenti automobilistici. Se anche il collega che segue il caso trova improbabile che il trauma appena subìto sia stato di entità sufficiente a causare l’ernia, allora magari il diaframma del suo gatto aveva già una piccola apertura, che ora si è semplicemente ampliata. Questa possibilità però può essere verificata solo con l’ispezione chirurgica dell’ernia. Gli animali che hanno un’ernia diaframmatica importante, per respirare, sfruttano anche la muscolatura addominale, di modo che si può vedere nella fossa del fianco una specie di sobbalzo. Tali animali inoltre, se l’ernia è presente da molti mesi, possono avere un addome stretto, che viene detto “levrettato” o “di lepre”.
L’ernia diaframmatica nel gatto è compatibile con la vita (cioè l’animale può convivere discretamente con questo problema anche per degli anni), ma di solito conviene trattarla chirurgicamente in quanto i rischi anestesiologici sono moderati, l’intervento è risolutivo e si evitano le possibili gravi complicanze legate all’ernia, anche se come già detto alcuni gatti vivono tutta la vita con una piccola ernia diaframmatica. E’ vero che i polmoni, durante l’intervento chirurgico fanno un po’ fatica ad espandersi, ma per questo evento (che è assolutamente previsto) l’anestesista provvede ad assistere la ventilazione manualmente o con un apposito strumento elettromedicale, di modo da garantire l’adeguata ossigenazione del paziente. Qualche difficoltà chirurgica (generalmente non insormontabile) invece viene posta qualora l’ernia sia avvenuta molto tempo prima dell’intervento, in quanto in questo caso possono essersi verificati due fenomeni: il primo è la formazione di aderenze tra i visceri, il secondo è la cosiddetta perdita di domicilio degli organi addominali, i quali non trovano più spazio nella cavità addominale, perché questa si è “ristretta” per adattarsi alla nuova situazione (da questo fenomeno deriva il cosiddetto addome levrettato).
Se la gattina adesso sta bene, lei ha qualche giorno per pensarci sopra, chiedere magari al suo veterinario di consultarsi sul caso con un collega anestesista e pianificare in tutta tranquillità l’intervento. Se inoltre fosse disponibile la prestazione di un chirurgo che ha già eseguito questo tipo di intervento, allora dovrebbe stare proprio tanto tranquilla. Le ho dato buone notizie?

Cordiali saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere
 

Gentile D.ssa Bevere,
da quest'anno possiedo un gatto comune europeo nato nel luglio 2004.
Fin da piccolo il micio ha avuto problemi all'apparato respiratiorio manifestando tosse e difficoltà a respirare.
Il veterinario -che momentaneamente aveva escluso la leucemia felina o la Fiv-gli ha prescritto il Fluibron e con la costante somministrazione il disturbo era sostanzialmente passato.
Tuttavia, al cessare della  somministrazione, il problema si ripresentava.
Con l'arrivo dell'estate e di migliori condizioni metereologiche e termiche il gatto non presentava più disturbi di alcun tipo e cresceva normalmente, purtoppo al ritorno del freddo ha avuto una ricaduta ed adesso ha le ghiandole del collo molto ingrossate e, anche se non tossisce ed ha appetito, noto che fatica notevolmente a respirare.
Alla sera soprattutto contorce la bocca come se dovesse "sputare" e con le zampe posteriori si gratta queste ghiandole.
Il gatto alla sera dorme dentro casa al caldo.
Non so se le ho dato sufficienti informazioni, ma lei cosa mi consiglia di fare e di cosa potrebbe trattarsi?

Grazie per la cortesia e la disponibilità
Francesco - Belluno
 

24/10/2005

 

 

Gentile Francesco, se i linfonodi retromandibolari sono molto aumentati di volume, la cosa più urgente da fare è un esame emocromocitometrico (magari anche fibrinogeno, proteine totali e albumine), ripetere FIV e FeLV ed eventualmente impostare subito una terapia antibiotica. Un veterinario curioso inoltre farebbe anche l’esame citologico di qualche sede linfonodale (semplicissimo, il gatto nemmeno si accorge).
Se il gatto risultasse positivo a uno dei virus, bisognerebbe capire se i sintomi attuali sono indipendenti oppure no rispetto all’infezione virale (aiutano appunto gli esami del sangue e la citologia di più distretti linfonodali).
Se invece il gatto fosse negativo ai virus, bisognerebbe discriminare un problema a carico delle prime vie aeree (naso e gola) da uno a carico delle vie aeree inferiori (trachea-bronchi-polmoni). Con una buona descrizione dei sintomi e con una visita, si riesce a localizzare anatomicamente il disturbo quasi sempre in modo corretto.

1)     Se la patologia fosse localizzata a carico delle prime vie aeree sarebbe necessaria una visita in narcosi e delle radiografie delle cavità nasali (in narcosi) per capire l’origine del problema. La diagnosi definitiva potrebbe però richiedere la rinoscopia e l’esame istologico di una biopsia della mucosa nasale. Si potrebbe trattare di rinite cronica, stenosi rinofaringea, polipi nasali, altro

2)     Se invece il disturbo originasse dalle vie respiratorie inferiori sarebbe conveniente eseguire una radiografia del torace, ed eventualmente un lavaggio bronco-alveolare. Potrebbe trattarsi di infezione batterica o virale, filariosi cardio-polmonare, infestazione da parassiti polmonari, asma bronchiale, altro.

Cordiali saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere
 

gentile dottoressa, scrivo dalla calabria e sono la padroncina della gatta con l'ernia diaframmatica. la gattina sta bene e la veterinaria mi ha detto che se la gatta fosse sua non la opererebbe. dice che è una gattina molto forte, che deve essersi abituata a vivere così e che probabilmente il diaframma è solo lesionato perchè dalla lastra fatta 2 gg fa risulta che l'ernia si è ritirata (sono queste le testuali parole). lei mi consiglia comunque di operarla? purtroppo abito in un piccolo paesino e non ci sono cliniche veterinarie, solo vari ambulatori. la ringrazio per la sua disponibilità, a risentirci.

28/10/2005

Gentile signora, le ernie possono ridursi spontaneamente e poi recidivare se la cosiddetta porta dell'ernia (ossia la breccia che consente agli organi di passare della sede naturale ad una sede che non è loro propria) è abbastanza ampia e se non si formano aderenze o altre complicanze.
Così succede che prima l'ernia si vede, poi non la si
trova più, poi ricompare, e così via. Sarebbe meglio che ciò non accadesse proprio, ossia sarebbe meglio chiudere la breccia presente nel diaframma, ma se i colleghi che si possono occupare del gatto, come sembra, non hanno particolare fiducia nell'intervento e forse non dispongono dell'adeguata strumentazione allora no, non le consiglio di far operare la gattina, perchè è possibile che con queste premesse i vantaggi dell'operazione non superino i rischi anestesiologici e chirurgici.
Cordialmente,
dott.ssa Nicoletta Bevere

 

Gent.ma Dott.ssa,

" nanismo ipofisiaco" ci hanno detto che é una malformazione sia dei cani che degli uomini. Di cosa si tratta per gli amici a 4 zampe? grazie per l'eventuale risposta.
Marina da Pescara

29/10/2005

Gentile Marina, il nanismo ipofisario, o iposomatotropismo congenito (ipo = poco, somato = corpo, tropismo
= crescita, congenito = connaturato, già presente al momento della nascita), è una malattia causata dal malfunzionamento o dalla carenza oppure dall’assenza dell’ormone della crescita. Questo ormone, chiamato GH (Growth Hormone) o ormone somatotropo, è prodotto da una piccola ghiandola, l’ipofisi, situata alla base della scatola cranica. Il GH durante la giovinezza serve a far crescere l’organismo, per cui un suo malfunzionamento esita fondamentalmente in crescita rallentata e ridotta statura. La disfunzione può riguardare contemporaneamente diversi tipi di ormoni, oppure un singolo piccolo anello di tutta la complicatissima catena di sostanze che interagiscono all’interno di un organismo, o ancora può colpire i tessuti periferici rendendoli “sordi” ai messaggi ormonali. Nell’uomo, grazie allo studio approfondito della malattia a livello molecolare, sono riconosciuti diversi sottogruppi di nanismo ipofisario, mentre negli animali ci si ferma molto prima nella diagnosi, di modo che si parla genericamente di nanismo puro o di nanismo complicato da qualche altro sintomo. La malattia, molto rara, può colpire qualsiasi animale, ma la casistica in medicina veterinaria riguarda soprattutto cani di razza Pastore Tedesco, per i quali il problema sembrerebbe ereditario. I sintomi principali del nanismo ipofisario sono ritardo di crescita a partire dal primo-secondo mese di vita, sviluppo corporeo generalmente armonico ma ridotto, persistenza del mantello lanuginoso tipico del cucciolo, poi perdita del pelo nelle zone soggette a frizione. Questa sintomatologia può essere eventualmente e variamente complicata da altri sintomi legati al coinvolgimento nella disfunzione di più ormoni. La diagnosi si basa sull’aspetto clinico e sui test ormonali. La terapia prevede la somministrazione dell’ormone o degli ormoni risultati insufficienti, ma nonostante il trattamento l’aspettativa di vita media nel cane è di 4-5 anni.

Cordiali saluti,

dott.ssa Nicoletta Bevere
 

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