dal Guido da Catania e Lisa da Verona |
Guido da Catania:
Vorrei tentare di dare un contributo cercando di fornire una risposta alle questioni poste dal chirurgo. Cercherò, lo dico subito, di spostare il centro dell'attenzione su un altro piano del discorso, senza per questo voler essere depositario di una verità assoluta.
Premetto che io non amo definirmi "animalista", nella misura in cui ritengo eccessivamente impegnativa tale auto-definizione. Vivo migliaia di contraddizioni e non mangiare la carne o cose del genere mi fanno sentire comunque ancora decisamente impotente rispetto a un contesto culturale che non lascia molto spazio alla coerenza. La cosa che più mi preoccupa, invece, nel sentire onestissime persone, sicuramente in gamba e preparate come il “nostro” chirurgo è l'assoluta mancanza dell'ombra di un dubbio nelle loro parole. Ciò è, credo, la conseguenza di un metodo e di una impostazione filosofica che vengono utilizzati nella formazione dei medici nelle facoltà universitarie. Io mi occupo di ricerca all'Università e quindi un po’ conosco l’ambiente, anche se opero in un ambito molto diverso (sociologia). Noi lavoriamo quasi sempre in un contesto metodologico di tipo opposto. Dubbio e critica sono la regola e non l'eccezione e dunque, mi dispiace dirlo, provo un certo sconforto nel sentire la sicumera esposta dal medico. Una sicumera che tracima spesso in tracotanza e che mi fa un po’ vergognare di essere dipendente di una Istituzione che continuo a rispettare, ma che considero in grande crisi. Una crisi che è certamente finanziaria, ma che soprattutto riguarda l’impostazione culturale di fondo messa in campo. Utilitarismo, scientismo, economicismo, burocraticismo sono gli ingredienti mortali con cui stiamo condendo la distruzione della conoscenza. In particolare vorrei invitarvi a soffermare la vostra attenzione su un aspetto meta-linguistico relativo alla comunicazione utilizzata dal chirurgo: a) tendenza alla deresponsabilizzazione. Ricerca di un livello astratto e generale di tipo “burocratico”. Modello utilizzato: <<io rispetto le regole, c’è chi è deputato a verificare la correttezza etica di ciò che faccio>> come dire: l’etica non mi appartiene. Esempi: 1- Tutto ciò che faccio nel mio laboratorio o si fa in altri, e' documentato, registrato, e deve passare per l'approvazione di un comitato etico 2 - Le stanze in cui gli esperimenti si svolgono sono sottoposte a controlli non annunciati a sorpresa da parte del comitato etico presente in ciascun ospedale di ricerca – 3 Qualunque procedura avviene sotto anestesia e somministrazione di antidolorifici 4 - le gabbie devono essere conformi a regolamenti internazionali, alla compilazione di questi regolamenti b) tendenza all’auto-compiacimento per essere un salvatore di vita umane: Modello utilizzato: <<sono capace di dare la vita, un semi-dio, come pensi di poter dubitare della mia purezza>>. Ancora una volta l’etica non mi appartiene. Nel senso che lui ritiene di essere al di sopra del bene e del male (parafrasando Nietsche) Esempio: 1- le assicuro che ci sono persone che mi hanno detto che sono stato la persona piu' importante della loro vita, al risveglio da un intervento in cui ho salvato loro la vita. 2 - A me serve per curare le persone. Per alzarmi alle quattro di notte per soccorrere un traumatizzato, o dormire in ospedale invece che con la mia famiglia perché c'e' una persona che e' stata operata e devo vigilare sulle possibili complicazioni. 3 - quando faccio gli esperimenti sugli animali (il mio settore e' chirurgico) penso che posso migliorare una tecnica che porterà alla salvezza di un essere umano in più. In realtà, nella prima risposta c’è un riferimento ad aspetti umani e concilianti, ma dopo essere stato attaccato in maniera precisa da Bairo il registro comunicativo cambia bruscamente e: c) costante riferimento a dimensioni economiche. Riferimento che diventa quasi parossistico nel dimostrare la bontà delle scelte effettuate. Modello utilizzato: <<se non fosse giusto quello che faccio spenderei soldi per farlo?>>. Riduzione dell’etica ad una quantificazione economicistica Esempi: 1 - Ma lei pensa veramente che se esistesse un'alternativa a quello che faccio, mi metterei a sperimentare su maiali, che costano quasi 500 euro l'uno? 2 - Lei e' davvero convinta che io potrei fare un'intervento chirurgico su un animale La chiusura della lettera è poi esemplificativa del tipo di spessore etico istillato ai medici nelle nostre Facoltà: Dice il chirurgo: caso 1: le viene un attacco di asma e viene portata al pronto soccorso. Una fiala di salbutamolo e' pronta per farla respirare di nuovo, mentre lei sta morendo asfissiata. Le faccio presente che il salbutamolo e' stato ampiamente sperimentato negli animali (come tutti gli altri farmaci del SSN). Allora, cosa fara'?Ha la coerenza di dirmi che si lascera' morire asfissiata mentre tutti la guardano, perché quella fiala ha fatto soffrire molti topolini e altri animali? Oppure accetterà il trattamento e la sua coerenza di animalista andrà a monte? Non essendo io un animalista, non so se il nostro chirurgo accetterà come buona la mia risposta, dato che prova evidentemente molto piacere a creare crisi di coscienza a chi tenta di porre dei limiti al senso di onnipotenza della scienza. Comunque la mia risposta è la seguente: Io tenterei di salvarmi la vita e prenderei il medicinale sperimentato sugli animali. Probabilmente farei lo stesso anche se sapessi che è stato sperimentato su bambini o su mia madre. Intendo dire che utilizzare un ragionamento di questo tipo non dimostra eticamente nulla e serve sola a pulirsi la coscienza. Esempio: probabilmente il nostro chirurgo è contrario all’omicidio in sé. Probabilmente non ucciderebbe neanche una mosca, ma se dovesse farlo per salvare la vita sua o di un suo caro?. Dunque, il fatto che per salvare la propria vita un attore sia disposto ad uccidere non significa che l’omicidio in sé (o la giustizia sommaria) sia eticamente ammissibile. Infatti, nella nostra società è vietato farsi giustizia da sé, ma sono previste attenuanti in caso di legittima difesa. La correttezza etica di un principio non si di mostra con simili pseudo -argomentazioni. Con questo non voglio dire che sia in assoluto sbagliato usare gli animali. Io non entro nel merito del dibattito scientifico, sono un profano. So che sono molti gli scienziati che sostengono l’inutilità della sperimentazione animale (specie a fine didattico), ma voglio sorvolare su questo. Quello che mi rende triste è il fatto che la medicina ufficiale non accetti la critica (magari aspra) e non sia disponibile a rimettersi in discussione. Bisogna uscire dal muro contro muro e tutti insieme ridiscutere la possibilità di rimettere in discussione l’antropocentrismo. Se già cominciassimo dall’accettazione del principio che non è un Assoluto che la vita dell’uomo valga necessariamente più di quella di un cane, sarebbe un gran passo. Ci sono società in cui alcuni animali sono sacri, ad esempio. Così come, qualche tempo fa, si pensava che la morte di un negro non valesse alcunché rispetto a quella di un bianco, ma per fortuna le culture cambiano. Si tratta di reint rodurre nelle università un luogo in cui si metta in discussione il problema dei valori che devono guidare l’operato di un medico. A prescindere dall’esito del dibattito. Si può anche dire che un animale non vale un uomo. Ma non lo si può dare per scontato. E bisogna assumersi la responsabilità delle scelte. E del fatto che molti possono pensarla diversamente. Ogni società crea delle stratificazioni gerarchiche tra gli elementi che “popolano” il mondo sensibile. La nostra mette l’uomo al vertice. Fino a poco tempo fa metteva le donne e i negri in basso. Tutto può cambiare nella cultura di un popolo. Se nella gerarchia ci fosse un vertice popolato da animali, probabilmente spenderemmo molto di più per trovare metodi di sperimentazione diversa piuttosto che accanirsi a sperimentare cose già conosciute al costo della vita di altri esseri viventi e senzienti (pazienti morali vengono definiti in etica, ironia della sorte). E’ stato detto: gli animali non hanno consapevolezza. E’ stato dimostrato il contrario. E’ stato detto: gli animal i non sono agenti morali. Si risponde: il fatto che i bambini o i feti non siano agenti morali (ma appunto pazienti morali) non li esclude da una certa protezione Purtroppo però la medicina, ma non solo, è vittima di pregiudizi, priva di autocritica, viziata da enormi interessi economici ed auto-referenziale (seleziona solo chi accetta lo status quo) . E’ molto più facile seguire sempre la stessa strada spianata da burocrazia, potere e ricchezza La vita per i ricercatori così è molto più semplice. Mi piacerebbe che il nostro medico ammettesse: Mi è stato insegnato questo metodo; io ho sempre fatto così; i miei colleghi fanno così; i soldi per la ricerca ci sono solo se si fa così; la carriera si fa così. Questa è l’Università, lo so benissimo caro collega (se posso permettermi). Ma l’Università è un’istituzione burocratica. La ricerca è altro. Non dico di abbandonare subito la tua metodologia che sicuramente salva delle vite umane, ma puoi pensare di dedicare un po’ della tua carriera a pensare se c’è un’alternativa? La r icerca ha la grandezza di rendere possibile cose che sembravano impossibili (ammesso che non siano già possibili). Rifare tutti sempre le stesse cose è stupidità, non scienza. La medicina però è sempre più diventata virtuale. Una scienza che da Cartesio in poi ha rifiutato la corporeità del mondo per accettare solo la mente, lo spirito. E con questo ha dimenticato il dolore. Quello degli uomini e quello degli animali. Si sono dimenticati che tutti gli esseri viventi abbiamo in comune un dato che può sembrare banale, ma non lo è: tutti abbiamo un corpo. Mi scuso se sono stato prolisso. Mi scuso con il medico per averlo “analizzato” così duramente, ma la mia critica non riguarda lui come persona, ma l’istituzione che rappresenta. Spero di aver dato un contributo. Mi dispiace se l’analisi del discorso non è stata scientifica, ma “impressionistica”; e vi consiglio una bella lettura: David Le Breton, L’adieu au corps, Métailié, Paris
Un saluto a tutti
Guido da Catania
Lisa da Verona:
Chi sarebbe questo nuovo "benefattore dell'umanita'"?Avrei pagine su pagine per contraddirlo,ma come dice lui...come si può spiegare in una mail così breve?
Non è che forse non vuole addentrarsi troppo nella questione?!E come mai questi"illustri" ricercatori pensano di avere sempre ragione e invece noi saremmo sempre nel torto?!Mi sembra di essere presa per il c..o ogni volta che questi signori si fanno avanti,ma non mi sembra di essermele sognate ;tanto per fare un esempio,le crudeltà inflitte agli animali per studiare determinati effetti psicologici...
Inoltre le loro commissioni e tutti i loro controlli sono fatti da personale del laboratorio,come i veterinari che in quell'ambiente malato di sicuro non hanno maggior pietà dei colleghi.Il signore in questione dovrebbe leggere Imperatrice Nuda,ma questo ovviamente è sempre e solo un esempio perchè ci sono illustri periodici dedicati proprio ai medici che affermano la brutalita' e l'inutilità della vivisezione.
"Ricordo un povero cane di cui M. cecava di mettere a nudo i nervi delle vertebre per dimostrare la teoria di bell,che M. TENTAVA DI SPACCIARE PER SUA.Il cane,mutilato e sanguinante,si sottrasse due volte a quel bisturi implacabile,gettò le zampe intorno al collo di M. e lo leccò,come per impietosirlo e chiedergli pieta'.
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