maggio 2009 - dalla mailing list di Bairo
da Enrica da Cremona:
Aiutiamo questi 420 cani a rimanere nel loro territorio. Sosteniamo l'appello scrivendo agli indirizzi che trovate sotto e che comprendono anche le mails degli amministratori coinvolti in tale decisione. Questo maledetto vizio di sballottare poveri randagi da una regione all'altra è deleterio per la loro già misera e provata esistenza. Partecipate numerosi!!! Enrica
A I U T A T E C I ad impedire il trasferimento di n. 420 cani curati e custoditi DA ANNI nei canili della REGIONE BASILICATA in un mega-canile della REGIONE CALABRIA !INVIARE LA LETTERA CON OGGETTO "INFORMAZIONI" AI SEGUENTI INDIRIZZI METTENDO IN COPIA
ELENCO AMMINISTRATORI REGIONE BASILICATA DAI QUALI DIPENDE E LA SORTE DEI NOSTRI CANI Vito De Filippo Presidente Regione Basilicata Antonio Potenza Assessore Sanità Regione Basilicata Sabino Altobello Presidente provincia di Potenza Antonio Maria Imperatrice Presidente Comunità Montana Alto Agri PROMOTORE DEL BANDO PER L’ASTA DEI 420 CANI APPARTENENTI AI COMUNI DI : MOLITERNO,SPINOSO,MARSICO NUOVO,SAN MARTINO D’AGRI ,MONTEMURRO,GRUMENTO NOVA,SAN CHIRICO RAPARO, MARSICO VETERE, PATERNO, SARCONI, VIGGIANO
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MI UNISCO CON FORZA ALLA LETTERA QUI DI SEGUITO RIPORTATA Vogliate cortesemente concedere la Vs. attenzione su di un argomento di cui crediamo siate a conoscenza: la Comunità Montana Alto Agri ha indetto una gara per l’affidamento di nr. 420 cani custoditi nei canili della Basilicata a mezzo bando Europeo del 19/12/08 che è andato deserto. Dopo l’espletamento della gara i gestori dei canili della Basilicata hanno chiesto un incontro tecnico alla Comunità Montana Alto Agri. In data 8 aprile 2009 la stessa Comunità inviava una lettera di invito per l’affidamento del servizio a diversi canili ubicati in Regione e fuori Regione ben consapevole che nessun canile della Regione avrebbe risposto all’invito non avendo modificato nulla delle condizioni del primo bando. A questo invito ha risposto una sola ditta di Cassano Allo Ionio che ha un canile di circa 3000 posti. PERTANTO Vi chiediamo sostegno e aiuto per non dover” dopo “ CHIEDERE SCUSA AI NOSTRI CANI che vivono con noi da anni che amiamo e curiamo che per pochi centesimi saremo costretti a far emigrare…. Saranno sradicati da dove vivono perderanno il contatto con le persone che ogni giorno si prendono cura di loro li chiamiamo " Piccolo, Domenico, Michelina " siamo qui con voi mentre felici scodinzolano ringraziandoci con gli occhi delle carezze e dell’affetto che puntualmente diamo loro !!!! Pina Maselli a nome Maria Argenzio Associazione DNA - Diritti Natura Animali-Pz della Costituenda Associazione dei Canili della Basilicata : Canile E.C.O di Potenza CORDIALI SALUTI
NOME COGNOME CITTA’
LA NUOVA
9 MAGGIO 2009
E ora pure i cani saranno costretti ad "emigrare
Nino Grasso
In Basilicata costringeranno anche i cani ad emigrare. Anzi, se dovesse andare in porto una "procedura negoziata" avviata dalla Comunità Montana Alto Agri, assisteremo ad una sorta di "deportazione" di centinaia di randagi attualmente ospitati nei canili lucani alla volta di ricoveri fuori regione.
Comprendiamo che in questo momento di grave crisi economica, con fabbriche che chiudono da un giorno con all'altro, quasi senza preavviso per gli operai che vi lavorano da anni, il presidente della Regione abbia ben altre emergenze da affrontare. Però, proprio perchè il governatore De Filippo si sta spendendo, insieme con i suoi assessori, sul fronte delle politiche attive per il lavoro, sarebbe oltremodo contradditorio non far nulla per tutelare l'occupazione di quanti operano in Basilicata nel settore della prevenzione e del controllo del randagismo. Dai dati in nostro possesso, risulta che vi sono almeno 70 persone, tra operatori cinofili, assistenti veterinari, veterinari e dog sitter che lavorano a tempo indeterminato nelle strutture di Potenza Matera Latronico e Paterno, dove sono al momento ospitati 430 cani randagi catturati nei comuni della Val D'Agri. Se dovesse andare in porto la procedura negoziata avviata da quella Comunità Montana, almeno 15 persone perderebbero immediatamente il lavoro. E ove mai, disgraziatamente, quella stessa procedura dovesse far scuola anche in altre località, nel giro di poco tempo per i canili della Basilicata e per quanti vi operano con professionalità e passione da anni sarebbe la fine. Certo il momento è difficile. E le risorse economiche a disposizione sono poche anche quando si tratta di curare gli uomini. Figurarsi i cani. Però ci sono Leggi Regionali che vanno rispettate: a partire dalla numero 6 del 25 gennaio 1993, che porta la firma dell'allora presidente Tonio Boccia. Ma soprattutto vi è un preciso dovere morale, dettato dalla coscienza di ognuno, prima ancora che dalle leggi, che impone al consenso umano di non maltrattare gli animali a partire dagli "amici a quattrozampe". La legge Boccia per intanto non prevede che i randagi ricoverati nei canili di Basilicata possano essere "deportati" altrove, sradicandoli dal proprio ambiente e sottraendoli alle cure di quegli operatori che, tra non poche difficoltà economiche, se ne sono fatti carico per anni, tra gli encomi degli organi preposti alla vigilanza e al controllo.
Secondo: la stessa legge regionale '93 assegna un preciso ruolo di controllo alle Aziende sanitarie locali che in questo caso verrebbero meno per effetto di una "emigrazione" non certo volontaria della popolazione canina.
Terzo: ci sono livelli minimi di assistenza con relativi costi a cui nessuno può derogare. A meno che, come le autorità competenti hanno accertato in taluni casi (soprattutto in Campania, dove alcune maxi strutture sono state sequestrate) i canili non vengano trasformati in enormi "lager" a cielo aperto. Tanto - dirà qualcuno - sono animali...A chi vuoi che interessi se i cani mangiano più o meno bene. Se vengono curati. E soprattutto se diventano fonte di trasmissione di pericolose malattie. Con ciò non vogliamo dire per carità, che alla Comunità Montana Alto Agri siano diventati degli "aguzzini" rispetto alla popolazione canina della zona. Ce ne guarderemo bene. Però è a dir poco strano che dopo aver visto andare deserta una gara bandita a livello europeo, non ci si interroghi sulla congruità della cifra posta a base d'asta, ritenuta evidentemente incompatibile con la soglia minima di assistenza da assicurare ai randagi. Soprattutto è strano che all'improvviso una ditta calabrese che non s'era fatta avanti in sede di gara accetti - tra la sorpresa di tutti gli altri operatori - di garantire il servizio di assistenza di 420 cani di cui 160 da ricoverare presso la struttura comprensoriale di Viaggiano e il resto fuori regione. Si tenga conto che i circa trecento animali che dovrebbero "emigrare" sono al momento assistiti presso due canili di Potenza e Paterno. E quindi oltre all'occupazione che verrebbe meno, quantificata come dicevamo in non meno di 15 unità lavorative, l'intero indotto della zona ne risentirebbe fortemente a partire per esempio dalle aziende che forniscono mangimi e medicinali. La questione ovviamente è delicata, perchè su un piano strettamente legale i vertici della Comunità Montana Alto Agri possono obiettare che il loro interesse è quello di far risparmiare soldi alla collettività. Per cui ben venga il canile calabrese che fa pagare un bel po' di centesimi in meno al giorno per ogni "assistito" Tanto l'obbligo di verifica e controllo spetta ad altri organi a ciò deputati dallo Stato. Il punto però qual è? Può la Regione Basilicata far finta di niente? Come se il problema non esistesse? Come se i cani fossero "merce" infetta di cui disfarsi al mino costo possibile? Il che sia chiaro, non necessariamente deve indurci a pensare che in Caloria o in Campania tutti i canili siano dei "lager" come quello di Cicerale, messo sotto sequestro. Sicuramente si scoprirà che i maxi ricoveri realizzati nelle regioni vicine possono avere delle economie di scala che, al contrario i canili lucani non riusciranno mai a conseguire, perchè la legge dei numeri purtroppo anche in questo caso ci penalizza. Però se si dovesse ragionare solo sui numeri dovremmo dire che la Regione Basilicata, in quanto tale, non avrebbe titolo di esistere. Però c'è E con essa opera una classe dirigente che non per questo può essere mandata a casa perchè amministra meno di 600 mila abitanti: quanti se ne contano in medio un quartiere di Roma. Ecco perchè anche quella che, a prima vista, in questo momento di generale crisi economica, può apparire una vicenda di secondaria importanza, diventa di fatto la cartina tornasole di un governo regionale che non può chiudere gli occhi su come si affida il servizio di - recupero, ricovero, mantenimento e custodia dei randagi.- Il Presidente De Filippo - ne siamo certi - saprà ritagliare uno spicchio del proprio tempo da dedicare a quelle associazioni di volontariato che da mesi hanno chiesto di poterlo incontrare prima che sia troppo tardi. Prima cioè che anche per i cani di Basilicata cominci, come per gli umani, l'era della "emigrazione" forzata
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